Sala Urbana - Bologna Welcome

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Sala Urbana - Bologna Welcome
Grafiche E. GASPARI - Cadriano di G. (BO) -stampa giugno 2015
La pittura è una celebrazione del committente, il cardinale
Bernardino Spada, i cui emblemi araldici, le spade e i gigli
di Francia, si intrecciano nei finti rilievi e sono esaltati nel
duello ingaggiato dai tre puttini alati al centro del soffitto.
Qui si combatte con tre spade e ci si difende con altrettanti
scudi, decorati col giglio di Francia.
Dopo i ritocchi di Flaminio Minozzi (1774) e la restituzione del
1852, un ulteriore restauro della sala venne compiuto negli
anni Trenta del Novecento, per destinare all’esposizione e
alla visita gli spazi appena liberati dagli uffici della Prefettura.
Durante i lavori, diretti dall’ingegner Guido Zucchini, le
pitture vennero ritoccate e il piano del pavimento abbassato
di diversi centimetri, modificando sensibilmente l’effetto
della prospettiva dipinta. A questo periodo risale anche il
prezioso pavimento in marmi antichi.
Testo a cura di Carla Bernardini e Antonella Mampieri
(Istituzione Bologna Musei)
Foto di Arturo Todaro e Daniele Zappi
Sulle pareti minori si fronteggiano, entro quadri riportati,
due opere urbanistiche realizzate in ambito bolognese
durante il pontificato di Urbano VIII: la via Urbana, posta
tra via Saragozza e via San Mamolo (oggi via d’Azeglio),
ampliata e dedicata al pontefice ad opera del cardinale
Spada (1629) e il Forte Urbano presso Castelfranco Emilia,
imponente fortezza a stella al confine tra la legazione di
Bologna e il ducato di Modena (1630-1634).
Tra le finestre, il registro più alto della decorazione
comprende gli stemmi dei papi che prima di accedere al
soglio pontificio furono legati di Bologna: Giovanni XXIII,
Eugenio IV, Giulio II, Leone X, Clemente VII, Pio IV, Giulio III,
Urbano VII, Paolo V, Urbano VIII.
Il soffitto piano è occupato da un importante esempio
di quadratura, la tipologia decorativa perfezionata a
Bologna in età barocca. L’applicazione della prospettiva
brunelleschiana ampliava la profondità dell’invaso con
architetture illusive: sfondati e finti colonnati, volte e
balconate. Al progetto generale, di uno specialista in
questo campo, collaborava un pittore di figura, con
inserti mitologici, allegorici e floreali. Ai quadraturisti qui
impegnati, Girolamo Curti detto il Dentone e Agostino
Mitelli, fu affiancato per le figure il giovane Angelo Michele
Colonna, alla sua prima prova pubblica.
Legenda
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Sale Rusconi
Biglietteria
SALA
URBANA
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Sala dei Cavalleggeri
Sala Urbana
Sala degli Svizzeri
L'Ottocento a Bologna
Sala del Comitato per Bologna
Storica e Artistica
Galleria Vidoniana
Sale Palagi
Sala Boschereccia
Pittura e grafica dal XII al XVIII secolo
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Mappa delle Collezioni Comunali d’Arte - Piazza Maggiore, 6
www.museibologna.it/arteantica
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Piazza Maggiore 1/e
Aeroporto G. Marconi, via Triumvirato 84
Informazioni turistiche
tel. +39 051 239660 - +39 051 6472113
Sala Urbana
Nel cuore del palazzo comunale
Al centro della Storia
(cappello verde), governatore (tocco nero), capitano (elmo),
nobile (corona). Nei cartigli sottostanti le insegne, a volte
reiterate per il rinnovo della carica, sono riportati il nome del
personaggio e la durata dell’incarico.
La Sala Urbana si trova all’interno delle Collezioni Comunali
d’Arte, museo civico istituito nel 1936 in quello che fu
l’appartamento ufficiale del Legato pontificio, al secondo
piano del palazzo pubblico, palazzo d’Accursio. Nello Stato
della Chiesa, Bologna era la seconda città per importanza
dopo Roma e veniva amministrata da un rappresentante del
Pontefice, il Legato. Con questa carica, il cardinale Bernardino
Spada giunse nel capoluogo emiliano nell’agosto 1627, e
“dal primo giorno che entrò nel gran palazzo destinato ai
legati principiò ad abbellirlo con rincontri di porte, finestre,
prospettive e simili cose, che lo fece comparire il doppio”.
La Sala Urbana è il fulcro di questi interventi, volti a rendere
gli antichi ambienti di palazzo più consoni alle esigenze
di rappresentanza dell’età
barocca. La sua decorazione si
colloca agli esordi della grande
stagione del quadraturismo
prospettico, per cui la scuola
bolognese divenne famosa
in tutto il mondo. Tornato a
Bologna nel 1630 per un secondo
mandato, il cardinale Spada
la fece costruire, dedicandola
al papa regnante, Urbano VIII
Barberini (1622-1644), da cui il
nome: Sala Urbana.
A pianta rettangolare, la sua sagoma spicca all’esterno,
innalzandosi al di sopra del coperto del palazzo per dodici
metri, a catturare la luce con ampie finestre per illuminare un
ambiente posto tra altre stanze. Comunica con gli ambienti
circostanti attraverso quattro delle sei porte esistenti, di cui
due sono murate. Sulle architravi dei portali, in caratteri
capitali latini, è ricordato il committente, Bernardino Spada.
L’ambiente è un vero e proprio museo araldico dipinto,
secondo una tradizione già praticata all’interno del palazzo
dell’Archiginnasio, sede dell’Università di Bologna dal XVI al
XIX secolo.
La decorazione delle pareti si compone di un alto zoccolo
monocromo, che imita un fregio scolpito con cappelli
prelatizi, api (simbolo della famiglia del papa, i Barberini), croci
astili e armi intrecciati. Sulle quattro
pareti, tra il fregio e la base delle
finestre, sono dipinti 188 stemmi
di cardinali legati, governatori
ed altri amministratori del
governo pontificio, dal 1327
al 1744. Sopra ogni stemma è
collocato il simbolo della dignità
ricoperta: cardinale (cappello
cardinalizio rosso), cardinale
già vescovo (con croce), vescovo
Dopo una lunga parentesi di degrado e abbandono, tra il
periodo napoleonico e la Restaurazione, la sala fu ripristinata
come luogo di memoria pontificia nel 1852 a seguito dei
restauri promossi dal pro-legato cardinale Gaetano Bedini e
sostenuti da papa Pio IX. Lo ricorda la lapide di uno dei due
monumenti dipinti al centro delle pareti maggiori, quello
sul lato sud verso la Galleria Vidoniana. L’incorniciatura
è dipinta a imitazione del marmo con statuette in finto
bronzo dorato, personificazioni della Storia (a sinistra) e
della Rappresentanza governativa (a destra). È opera del
bolognese Napoleone Angiolini, autore anche del grande
monumento dipinto che sulla parete di fronte celebra papa
Urbano VIII. Le figure della Poesia religiosa e della Fama, ai lati
dell’epigrafe con la dedica URBANO ET PATRIAE, richiamano
la giovanile attività letteraria del pontefice, il cui busto in
finto bronzo occupa la nicchia ovale posta in alto. Qui, in
origine, si apriva una porta a creare una comunicazione
visiva fra due ali del secondo piano del palazzo: la Cappella
palatina (poi Farnese) e l’Appartamento dei Principi (sale
5-10 delle Collezioni Comunali), attraverso le sale Regia (ora
Farnese) e Urbana.