Dossier Vietnam
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Dossier Vietnam
DOSSIER VIETNAM Ottobre 2008 A cura del Settore Crediti Corporate 2 CONTENUTO Presenza e operatività delle banche italiane in Vietnam, assetto e performance del settore bancario vietnamita ed altri elementi di approfondimento su questioni economico-finanziarie Dati macroeconomici relativi al Vietnam e rapporti con l’Italia Dati di sintesi sul sistema bancario vietnamita 3 4 Presenza e operatività delle banche italiane in Vietnam, assetto e performance del settore bancario vietnamita ed altri elementi di approfondimento su questioni economico-finanziarie 5 Indice 1. 2. Le Banche italiane in Vietnam 1.1 Presenza delle banche italiane in Vietnam 1.2 Accordi di collaborazione tra banche italiane e banche vietnamite 1.3 Dati sull’operatività delle banche italiane con il Vietnam 1.4 Valutazione del rischio Paese Vietnam Elementi di approfondimento sull’evoluzione del sistema bancario e finanziario vietnamita 2.1 Struttura e assetti proprietari del sistema bancario vietnamita 2.2 Riforme, privatizzazioni e adesione all’Organizzazione Mondiale del Commercio 2.3 Performance del sistema bancario e mercato del credito 2.4 Regime del tasso di cambio 2.5 Mercato dei capitali 2.6 Rapporti con le istituzioni finanziarie internazionali 6 1. Le Banche italiane in Vietnam1 1.1 Presenza delle banche italiane in Vietnam In Vietnam è presente HVB (Unicredit Group) con un ufficio di rappresentanza ad Hanoi. Inoltre sono in corso le procedure per l’apertura di un ufficio di rappresentanza di Intesa Sanpaolo a Ho Chi Minh City. BNP Paribas (capogruppo di Banca Nazionale del Lavoro) è operativa in Vietnam dal 1989 con una filiale ad Ho Chi Min City e un ufficio di rappresentanza ad Hanoi. Calyon – Crédit Agricole (capogruppo Cariparma e Friuladria) è presente in Vietnam dal 1974 attraverso una filiale ad Hanoi e una ad Ho Chi Minh City. 1.2 Accordi di collaborazione tra banche italiane e banche vietnamite Alcune banche hanno optato per una presenza sul mercato in forma indiretta, attraverso accordi di collaborazione con intermediari locali. In particolare, da un’indagine effettuata presso le banche italiane più attive sui mercati internazionali, è emerso che quattro gruppi bancari italiani hanno stipulato accordi con banche vietnamite, finalizzati all’assistenza della reciproca clientela. Circa le prospettive di sviluppo dell’attività delle banche italiane sul mercato vietnamita, dalla medesima indagine è emerso l’interesse a monitorare il Paese per valutare l’opportunità di sviluppare ulteriormente l’operatività e rafforzare la collaborazione con nuove controparti, laddove si registri un incremento della domanda da parte degli operatori. 1.3 Dati sull’operatività delle banche italiane con il Vietnam Al fine di disporre di informazioni dettagliate ed aggiornate sull’operatività del sistema bancario italiano con il Vietnam, nel mese di agosto 2008, l’ABI ha condotto una specifica rilevazione su un campione composto dalle principali banche italiane attive sui mercati esteri. Nella tabella che segue sono riportati i risultati quantitativi di tale indagine. 1 Il presente documento è stato redatto sulla base delle seguenti fonti: Asian Development Bank, CIA The World Factbook, Commissione Europea, Deutsche Bank Research, Economist Intelligence Unit , Financial Times, HSBC Global Research, ICE, International Finance Corporation, ISTAT, PricewaterhouseCoopers, Rilevazioni ABI, SACE, Sintesi 2000 srl, Unctad, World Bank. 7 Plafond Complessivo (mln di €) (totale impegni in essere e disponibilità a Agosto 2008) Plafond utilizzato (mln di €) Totale a breve con senza Sace Sace 38,2 241,4 Totale a m.l.t. 130,72 72,2 202,9 14,8 4,7 10,1 69,6 47,6 22,0 84,4 42% Totale** 168,9 313,6 482,5 20,4 10,3 10,1 106,7 75,4 31,3 127,1 26% Totale 279,6 con senza export Altro** export Sace Sace 5,7 5,7 0,0 37,1 27,8 altro* 9,3 Util./ Totale 42,8 15% Totale * Finanziamenti concessi, anche attraverso succursali, a società locali partecipate da imprese italiane, e/o ad imprese a capitale interamente straniero; finanziamenti per l’acquisto titoli di Stato e di partecipazioni in società private. ** Si segnala che gli importi stanziati sul medio-lungo sono comprensivi di alcuni plafond segnalati dalle banche come indistinti tra breve e lungo termine. Complessivamente risulta un plafond stanziato di 482,5 milioni di euro, di cui 127,1 milioni utilizzati (26% del totale). Il 58% del plafond è destinato ad operazioni a breve, mentre il rimanente 42% è allocato sul medio-lungo termine. Tale allocazione riflette la natura della domanda di finanziamento per l’operatività delle imprese con il Vietnam, che è sbilanciata sull’export a breve prevalentemente di prodotti manifatturieri, tessili, pellame, calzature, apparecchiature elettroniche e mediche, macchinari. Il 65% del plafond stanziato non prevede copertura assicurativa ed è allocato maggiormente sul breve termine (77% del totale). Il plafond SACE (35% del totale) è allocato per il 77% sul medio-lungo termine. Per quanto riguarda più in dettaglio il livello di utilizzo delle risorse, il plafond senza copertura SACE (106,7 milioni di euro, pari all’84% del totale impiegato) è utilizzato maggiormente per finalità export (71% del totale). Il plafond SACE (20,4 milioni di euro, pari al 16% del totale) è utilizzato per il 72% del totale sul medio-lungo termine. 1.4 Valutazione del rischio Paese Vietnam A ottobre 2008, Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch assegnavano al Vietnam un rating “accettabile” con attenzione, pari rispettivamente a Ba3, BB e BB-. Secondo le tre agenzie non sussiste pericolo di insolvenza a breve termine ma vi è vulnerabilità nel caso di mutamenti delle condizioni di equilibrio economico generale. Per quanto riguarda la valutazione del rischio Paese effettuata dalla SACE, che segue la classificazione stabilita in sede OCSE da uno specifico gruppo a cui partecipano le Export 2 Tale importo comprende la linea di credito pari a 68,4 milioni di euro (corrispondenti a 100 milioni di dollari al cambio del 26 settembre 2008) concessa da Intesa Sanpaolo a Vietcombank. Il prestito, che avrà una durata di 3 anni, sarà coperto per il 70% da garanzia SACE. 8 Credit Agencies dei Paesi dell’Organizzazione, il Vietnam (a ottobre 2008) si colloca nella quarta categoria di rischio su sette. 2. Elementi di approfondimento sull’evoluzione del sistema bancario e finanziario vietnamita 2.1 Struttura e assetti proprietari del sistema bancario vietnamita A seguito dell’unificazione del Paese nel 1975, il sistema bancario vietnamita, con la chiusura delle banche private ed estere, era controllato interamente dallo Stato attraverso la State Bank of Vietnam, che esercitava funzioni e poteri sia di banca centrale che di banca commerciale. Il programma di riforme “Doi Moi” (rinnovamento), avviato dal Governo nel 1986 per favorire la transizione da un’economia pianificata ad un’economia di mercato, e le misure introdotte nel settore bancario a partire dal 1988 hanno favorito il passaggio da un sistema pressoché “monobancario” ad un sistema a due livelli (banca centrale e banche commerciali), in cui potevano operare banche pubbliche, banche private, banche estere e cooperative di credito. Attualmente, le banche vietnamite possono essere raggruppate in sei classi: - State-owned commercial banks - SCB (5) - Policy Banks (2) - Rural and Urban Joint-stock banks – JSB (35) - Joint Venture Banks – JVB (5) - Banche estere (28) - Cooperative rurali e urbane (più di 900) - Altre istituzioni finanziarie (21) State-owned commercial banks Tra il 1975 ed il 1988, la Banca Centrale forniva tutti i servizi bancari attraverso un’estesa rete territoriale, ad eccezione del credito export e del credito per opere pubbliche e progetti infrastutturali, affidato a due banche specializzate: Bank for foreign trade of Vietnam (Vietcombank), creata nel 1963, e Bank for investment and development of Vietnam (Vietindebank), fondata nel 1958. 9 Successivamente, nel 1988, con il passaggio ad un sistema a due livelli, la Banca Centrale trasferì le attività commerciali, esercitate fino ad allora, ad altri due istituti: Industrial and Commercial Bank of Vietnam (Incombank, rinominata Vietinbank da aprile 2008), specializzata nello sviluppo industriale, e Agricultural Bank of Vietnam (Agribank) nel finanziamento all’agricoltura; nel 1997 è stata istituita la quinta State-owned commercial bank, Mekong Housing Bank, la cui operatività si concentra sul retail e sul credito alle PMI. Le banche commerciali pubbliche sono state utilizzate prevalentemente quale strumento di sostegno ai piani economici del Governo per il finanziamento delle grandi imprese pubbliche (SOEs – State Owned Enterprises), che beneficiavano di “prestiti politici” a condizioni spesso non correlate all’effettivo merito di credito, con conseguenze negative sulla qualità dell’attivo dei lenders. Attualmente, le cinque SCB (tabella n. 1), di proprietà della Banca Centrale, dominano il settore con il 63% degli assets (dicembre 20073). Tab. 1 State-owned commercial banks (SCB) Assets (miliardi di dollari, dic 2007) Bank for Agriculture and Rural Development (Agribank) 18,3 Bank for Investment and Development (Vietindebank) 12,7 Bank for Foreign Trade (Vietcombank) 12,1 Industrial and Commercial Bank (Vietinbank) 10,7 Mekong Housing Bank (MHB) Totale 1,7 55,5 Fonte: PWC 2008 Policy Banks Le due Policy Banks rappresentano circa il 10% degli assets di settore e perseguono obiettivi di politica macroeconomica e progetti di interesse pubblico. La Vietnam Bank for the Poor, creata nel 1995, inizialmente serviva le classi più povere della popolazione appoggiandosi alla rete di filiali della Agribank. Nel 2003 è stata rinominata Vietnam Bank for Social Policies (VBSP) e ha iniziato a sviluppare una propria rete e a rivolgersi ad una fascia più ampia della popolazione, compresi studenti, disabili e micro-imprenditori. La Vietnam Development Bank, fondata nel 2006, ha incorporato il preesistente Fondo di assistenza e sviluppo per la riduzione della povertà e finanzia progetti pubblici nel settore delle costruzioni, irrigazioni, trasporti rurali, nelle aree remote. 3 PricewaterhouseCoopers, Poised for rapid growth: Entering the Vietnamese financial services sector, 2008. 10 Complessivamente, le State-owned commercial banks e le policy banks detengono il 73% degli assets di settore (dicembre 2007). Rural and Urban Joint-stock banks Le Joint-stock banks (JSB) urbane (31) e rurali (4) sono banche private o semi private e detengono il 15% degli assets di settore. Create negli ultimi quindici anni, hanno una dimensione minore4 ma sono più dinamiche e innovative rispetto alle banche commerciali pubbliche (SCB), con capacità manageriali più sviluppate e strategie più orientate al mercato. L’attività delle JSB è focalizzata sul credito al consumo e sul finanziamento alle PMI. A causa della crescente concorrenza, le JSB stanno attuando una politica di crescita dimensionale e sviluppando servizi maggiormente specializzati (ad esempio strumenti derivati, mobile banking) o diretti a specifiche fasce di popolazione (es. donne). Grazie alla performance positiva e a generose politiche di distribuzione dei dividendi, le joint-stock banks hanno attratto un crescente afflusso di capitali negli ultimi anni, anche a seguito della progressiva apertura del mercato agli investitori avviata nell’ambito dei negoziati per l’adesione all’Organizzazione Mondiale del Commercio (par. 2.2). In linea con questo trend di crescita, recentemente (luglio 2007), HSBC ha aumentato la propria partecipazione nella JSB Techcombank dal 10% al 15%, ed è già stato approvato dal Governo un ulteriore incremento del 5%. Nell’ottobre 2007, Deutsche Bank ha acquisito il 10% della Hanoi Building Commercial Bank ed è in corso l’aumento al 20%. La scorso febbraio, anche BNP Paribas ha annunciato di voler aumentare al 20% la quota detenuta in Orient Commercial Bank, attualmente pari al 10% (tabella n. 2). Figure 3 – Significant foreign investments in the domestic banking sector 4 Molte JSB presentano un livello di assets inferiore a 500 milioni di dollari (Fonte: PWC, 2008). 11 Tab. 2 Joint-stock banks Banca Partner estero Techcombank (Vietnam Technological and Commercial Bank) Asia Commercial Sacombank (Saigon Thuong Tin Commercial Bank) Orient Commercial Habubank (Hanoi Building Commercial Bank) Export Import Commercial VP Bank (Vietnam Commerical Bank for Private Enterprise) Southern Commercial Phuong Nam Bank (Southern Bank) HSBC (Regno Unito) Standard Chartered (Regno Unito) ANZ (Australia) BNP Paribas (Francia) Deutsche Bank (Germania) Sumitomo Mitsui (Giappone) OCBC (Malesia) Mirae AM (Singapore) United Overseas (Singapore) Quota attuale 15% Aumento programmato 5% 10% - 10% - 10% 10% 10% 10% 15% – 10% 5% – 15% 10% 10% Fonte: PWC 2008 Joint-venture banks Le cinque Joint-venture banks operanti sul mercato vietnamita sono detenute pariteticamente al 50% dallo Stato e da quattro Paesi asiatici (Malesia, Taiwan, Corea del Sud, Thailandia) e dalla Russia, con un peso di circa 2% sul totale attivo di settore (tabella n. 3). Tab. 3 Joint-venture banks Banca VID Public Bank Indovina Bank ShinhanVina Bank VinaSiam Bank Vietnam-Russia Bank Partner estero Public Bank Berhad (Malesia) Cathay United Bank (Taiwan) Shinhan Bank (Corea del Sud) Siam Commercial Bank PCL & Charoen Pokphand Group (Thailandia) Vneshtorgbank (Russia) Partner locale Vietindebank Vietinbank Vietcombank Agribank Vietindebank Fonte: Deutsche Bank Research 2007 Banche estere Le banche estere, presenti direttamente nel mercato, detengono circa il 9,3% di settore attraverso 38 filiali5. Sono inoltre presenti 53 uffici di rappresentanza. 5 Deutsche Bank Research, Understanding Vietnam: A look beyond the facts and figures, luglio 2007. 12 L’apertura delle dipendenze di banche estere nel Vietnam unificato è divenuta nuovamente possibile a partire dal 1989, quando è stata autorizzata l’apertura di uffici di rappresentanza, mentre dal 1992 è stata autorizzata l’apertura di filiali. Tra i principali intermediari che dispongono di filiali nel Paese si ricordano la Commonwealth Bank, ABN Amro, ANZ, Bank of China , Bank of Tokyo Mitsubishi, Bangkok Bank, BNP Paribas, Calyon, Cathay United Bank, Citibank, Deutsche Bank, Far East National Bank, First Commercial Bank, HSBC. Da ultimo, anche il gruppo PPF della Repubblica Ceca è entrato nel mercato, a testimonianza dell’interesse globale per il Paese. L’attività delle filiali di banche estere si incentra sulla clientela retail e corporate estera e sulle rimesse degli emigrati (6 miliardi di dollari nel 2007). Ad oggi non vi sono invece sussidiarie di banche estere nel Paese, in quanto l’apertura è divenuta possibile dall’aprile 2007 (par. 2.2). Peraltro, la regolamentazione vietnamita prevede che l’autorità di vigilanza del Paese della banca estera richiedente debba a tal fine sottoscrivere un accordo con la State Bank of Vietnam; finora sono stati conclusi accordi con Corea del Sud, Taiwan, Russia, Malesia, Australia e Regno Unito. In tale contesto, a marzo 2008, Standard Chartered e HSBC hanno ottenuto l’autorizzazione per la costituzione di proprie sussidiarie e il gruppo australiano ANZ ha avviato le relative procedure. Si ricorda infine che cinque intermediari pubblici esteri detengono nelle Joint-venture banks (cfr. par. precedente) quote paritetiche del 50% insieme a banche pubbliche vietnamite. 2.2 Riforme, privatizzazioni e adesione all’Organizzazione Mondiale del Commercio Il processo di riforma del settore bancario, iniziato tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta, ha attraversato fasi alterne di rallentamento e accelerazione. Dal 2001, tuttavia, è stato rilanciato, con l’approvazione di un programma pluriennale6 finalizzato a: i) consolidare il quadro normativo, istituzionale e di vigilanza; ii) diversificare il settore finanziario; iii) rafforzare la trasparenza e l’accountability; iv) ristrutturare le State commercial banks, promuovendone un maggior orientamento al mercato. In particolare, il programma di ristrutturazione delle State commercial banks prevedeva la graduale ricapitalizzazione con fondi pubblici, la riduzione dei prestiti politici, l’allineamento dei sistemi contabili, dei criteri di classificazione dei prestiti e del livello di 6 World Bank, VN-Second Payment System and Bank Modernization Project, 2005. 13 trasparenza agli standard internazionali. Inoltre, il programma del 2001 era volto anche al rafforzamento del quadro regolamentare di vigilanza e al consolidamento delle Joint stock banks. Questa prima fase della riforma si rivelò tuttavia limitata. Il livello dei non performing loans continuava infatti ad essere elevato e la ristrutturazione dei prestiti alle SOE era ostacolata dal coinvolgimento di numerose agenzie e funzionari pubblici con i vertici locali e nazionali delle SCB. Di fatto non sussistevano sufficienti incentivi per l’attuazione delle riforme introdotte, dal momento che la proprietà delle banche rimaneva totalmente pubblica. Le SCB pertanto continuavano a rappresentare la principale fonte di finanziamento delle imprese statali. Anche l’implementazione di nuovi standard di classificazione dei prestiti si rese problematica e le misure per introdurre gli IAS per gli accantonamenti al fondo rischi sui crediti non furono mai adottate. Il grado di trasparenza bancaria rimase molto limitato. Infine, sussisteva un problema di credibilità a causa della partecipazione diretta della BC nel capitale delle State-owned commercial banks, nonché un’inadeguata funzione di vigilanza, che non prestava sufficiente attenzione ai diversi rischi connessi all’attività bancaria7. Nel 2003, la SBV decise di dare ulteriore impulso al programma di riforme con l’approvazione del “Piano per l’integrazione economica internazionale del sistema bancario entro il 2010”. Punto chiave del piano era il miglioramento dell’infrastruttura bancaria, attraverso lo sviluppo del sistema dei pagamenti, l’introduzione di un sistema 8 interbancario di clearing e settlement e l’informatizzazione del settore . A questo programma ha fatto seguito la Banking sector reform road map9, varata dal Governo vietnamita nel maggio 2006, finalizzata alla riforma della State Bank of Vietnam, attraverso il conferimento di maggiore autonomia a quest’ultima nella gestione della politica monetaria e la separazione dei poteri di vigilanza dalla titolarità delle quote di capitale detenute nelle banche commerciali pubbliche. La road map ha inoltre delineato rilevanti cambiamenti negli assetti proprietari del sistema con l’obiettivo di accelerare la ristrutturazione delle State commercial banks, con la privatizzazione parziale10 di tutte le SCB tra il 2007 ed il 200911 e l’allineamento ai criteri 7 IMF, 2003 Art. IV Consultation – Staff Report, IMF Country Report No. 03/380, dicembre 2003. World Bank, op.cit., 2005. 9 IMF, Vietnam: 2006 Article IV Consultation - Staff Report; IMF Country Report No. 06/421, Novembre 2006. 10 Il processo è detto “equitisation”. 11 IFC, Vietnam: Financial Sector Diagnostic, Luglio 2007 8 14 prudenziali internazionali di Basilea I entro il 201012. In particolare, il programma di privatizzazione delle banche di proprietà interamente statale prevede la riduzione della quota di capitale detenuta dallo Stato al 51% entro il 2010. A seguito del processo di privatizzazione, le quote pubbliche di proprietà della SBV nelle SCB saranno trasferite alla State Capital Investment Corporation13 (SCIC), eliminando il conflitto di interesse che si è finora sovrapposto alla funzione di vigilanza. Le riforme previste dalla road map sono incluse in alcuni disegni di legge, che dovrebbero essere approvati a novembre 200814 ed entrare in vigore nel 200915. La prima banca commerciale pubblica ad aprirsi agli investitori privati è stata la Vietcombank, che, a dicembre 2007, ha raccolto 652 milioni di dollari attraverso la vendita di 97,5 milioni di azioni (6,5% del capitale) in un’offerta pubblica16. Successivamente, a gennaio 2008, il Governo vietnamita ha annunciato la privatizzazione del 25% di Incombank (rinominata Vietinbank) e, a marzo 2008, del 31,9% di Mekong Housing Bank17. Non sono tuttavia note per il momento le date delle IPO e non sono ancora stati identificati gli investitori strategici. A causa del calo del mercato azionario nei primi mesi dell'anno e della crescente inflazione, il Governo ha rinviato i piani di privatizzazione per evitare che l’annuncio di nuove quotazioni potesse esercitare una pressione al ribasso sui prezzi azionari, indebolendo ulteriormente la borsa. Inoltre, l’attitudine del Governo a dare priorità alla massimizzazione dei profitti derivanti dalla cessione di quote di capitale piuttosto che ai benefici attesi di lungo periodo dalla privatizzazione, non ha agevolato le trattative ed ha scoraggiato l’interesse degli investitori. 12 IMF, op.cit. 2006. Si stima che tra il 2007 ed il 2010 la quota pubblica di circa 1300-3000 imprese pubbliche sarà trasferita alla SCIC. La SCIC, operativa dal 2006, esercita i diritti di proprietà dello Stato nelle imprese pubbliche, gestisce gli investimenti pubblici, può costituire joint-ventures con altri investitori, comprare assets di altre imprese, mobilizzare il capitale domestico ed estero prendendo a prestito ed emettendo obbligazioni. È finanziariamente indipendente con un capitale sottoscritto di 5 mila miliardi di dong (315 milioni di dollari), di cui mille proveniente dal bilancio statale ed il resto dalle imprese pubbliche. 14 IMF, Vietnam: 2007 Article IV Consultation—Staff Report, IMF Country Report No. 07/387 Dicembre 2007. 15 Commissione Europea, Report on Vietnam, Commercial Counsellors 2008. 16 Financial Times, Vietcombank IPO sets tone for state issues, 28 Dicembre 2007. 17 A marzo 2008 è stata annunciata la vendita del 15% delle azioni ad un investitore strategico e del 13,11% ai privati. Lo Stato manterrà il 68,1% per almeno cinque anni e venderà il 1,79% ai propri dipendenti e il 2% al proprio sindacato. 13 15 Adesione all’organizzazione Mondiale del Commercio L’entrata del Vietnam nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, avvenuta nel gennaio 2007, ha dato nuovo slancio al processo di liberalizzazione del settore. Le principali condizioni concordate in sede OMC si riferiscono a: - modalità di presenza diretta delle banche estere: le banche estere, che già potevano operare in Vietnam attraverso uffici di rappresentanza, filiali e joint-venture (con una proprietà estera inferiore al 50%), da aprile 2007 possono anche chiedere l’autorizzazione alla costituzione di sussidiarie; - requisiti per l’ingresso stabile nel mercato: per la costituzione di una filiale, la casa madre deve disporre di assets superiori a 20 miliardi di dollari nell’anno precedente alla richiesta di licenza; per la costituzione di una joint-venture bank o di una sussidiaria, la casa madre deve detenere assets superiori a 10 miliardi di dollari nell’anno precedente alla richiesta di licenza; - limiti alla partecipazione estera: la partecipazione massima al capitale di una banca vietnamita consentita ad una banca estera è stata innalzata dal 10% al 15% e può arrivare al 20% con un’approvazione del Primo Ministro. Il limite complessivo alla quota riconducibile ad azionisti esteri è pari al 30% per singolo intermediario locale18; - restrizioni sui depositi: nei primi cinque anni dall’entrata nell’OMC, il Governo ha imposto limiti alle filiali di banche estere sull’accettazione di depositi in valuta locale da parte di privati locali prima di poter beneficiare di un trattamento analogo a quello delle banche locali. Nella tabella n. 4 è riportata la quota di depositi in valuta locale sul capitale sottoscritto che le banche estere dovranno rispettare fino al 2011. Tab. n. 4 Restrizioni sui depositi Anno 1 gennaio 2007 Depositi/Capitale sottoscritto 650% 1 gennaio 2008 800% 1 gennaio 2009 900% 1 gennaio 2010 1000% 1 gennaio 2011 Trattamento nazionale Fonte: IFC La graduale liberalizzazione del settore bancario accrescerà la concorrenza nel mercato domestico con conseguenti riduzioni delle quote di mercato e dei margini delle banche 18 Nella maggior parte degli altri settori, gli investitori esteri possono detenere fino al 49% del capitale. 16 locali. Secondo alcune analisi19, le banche più piccole saranno costrette a fondersi contribuendo ad un consolidamento del settore nei prossimi anni. 2.3 Performance del sistema bancario e mercato del credito Il settore bancario vietnamita è cresciuto ad un tasso annuale del 20% dall’inizio del decennio e ha raggiunto un volume complessivo in termini di assets di 88 miliardi di dollari nel 200720. Per quanto riguarda gli indicatori di redditività, nel 2006 il ROA medio è stato pari allo 0,9% per tutto il settore e superiore all’1% per le Joint-stock banks; il ROE medio è stato invece pari al 15-17% e compreso tra il 20-25% per le JSB21, evidenziando una performance migliore delle banche a capitale privato o misto rispetto a quelle pubbliche. Nel 2006, il livello dei non performing loans sui prestiti totali, secondo i principi contabili nazionali (VAS – Vietnamese Accounting Standards), si è attestato intorno al 3%, valore che raggiunge però il 7% se stimato secondo gli IAS22. I NPLs delle quattro banche commerciali pubbliche sono diminuiti dal 13% nel 2001 al 3,2% nel 2006 (secondo i VAS). Utilizzando standard contabili internazionali (IAS), le quattro banche commerciali pubbliche hanno registrato crediti in sofferenza per il 15-20% dei presti totali. Nel settore privato, i NPLs delle JSB sono stati pari all’1% e quelli delle banche estere allo 0,06%23. Complessivamente, secondo dati più recenti24, i NPLs sui prestiti totali si attestano al 2% alla fine del 2007. Il sistema bancario vietnamita presenta un basso livello di capitalizzazione ed è caratterizzato nel complesso da un portafoglio con un elevato profilo di rischio, connesso alla concessione di credito alle imprese pubbliche: il capital adequacy ratio delle State commercial banks si attesta tra il 4-6% (Vietncombank ha raggiunto l’8% prima della privatizzazione), contro una media regionale del 13% in Asia25, ma tale livello potrebbe essere ancora più basso se calcolato secondo i principi contabili internazionali. Tra il 2001 ed il 2005 sono stati compiuti progressi nella ristrutturazione e ricapitalizzazione delle SCB grazie a iniezioni di capitale per un totale di 11 mila miliardi di 19 IFC, op. cit. e Mekong Securities, 7 dicembre 2007. PWC, op. cit. e Reuters UK, 15 febbraio 2008. 21 IFC, op. cit. 22 I principi contabili attualmente in vigore sono i VAS. Le banche pubbliche (SCB) stanno attuando una serie di misure migliorative al proprio interno, nelle struttura organizzativa, nei controlli interni, al fine di applicare gli IAS entro il 2010 (Fonte Commissione Europea). 23 IFC, op. cit. 24 PWC, op. cit. 25 IFC, op. cit. 20 17 dong (circa 700 milioni di dollari, 1% del PIL)26. Considerato che nell’aprile 2005 la Banca Centrale ha introdotto l’indice di capitalizzazione minimo dell’8% e nuovi standard prudenziali (anche per le banche private27), si stima che saranno necessarie iniezioni di capitale nelle SCB per ulteriori 65-70 mila miliardi di dong (4,3 miliardi di dollari)28. Il sistema bancario vietnamita presenta rilevanti prospettive di sviluppo, sia per la crescita economica del Paese (dal 2000 il PIL è aumentato ad un tasso medio superiore al 7% e pari a 8,5% nel 2007), sia in considerazione del fatto che su circa 87 milioni di abitanti solo una percentuale che si attesta intorno al 5-7% ha attualmente un conto bancario, contro una media regionale del 45%. Inoltre, sono in circolazione 4 milioni di carte di credito (1-2 milioni nel 2005)29 e il 50% dei pagamenti avviene in contanti. Il rapporto prestiti/PIL del Vietnam è aumentato rapidamente soprattutto negli ultimi due anni. Nel 2006 esso era pari al 71% rispetto al 104% della Cina, al 76% della Corea e al 77% della Thailandia30 e ad una media regionale dell’Asia Sudorientale dell’80%. Nel 2007 la quota prestiti/PIL è aumentata all’85% e il rapporto depositi/PIL al 92% (dal 78% nel 2006)31. Infatti, il credito all’economia è cresciuto in modo molto marcato negli ultimi due anni e in particolare del 25% nel 2006 e del 52% nel 2007, raggiungendo i 75 miliardi di dollari32. Il volume di finanziamenti concessi dalle JSB è aumentato del 95% a novembre 2007 rispetto ai 12 mesi precedenti, mentre le SCB hanno attuato politiche meno espansive, facendo registrare un incremento del 25%33, al fine di contenere l’assunzione di nuovi rischi in portafoglio in vista della privatizzazione. In linea con il quadro delineato, si attende una forte espansione dei finanziamenti alle corporate private, in particolare PMI, e del credito al consumo, mentre si stima una ulteriore riduzione dei prestiti alle imprese pubbliche, dovuta al programma di ristrutturazione delle State Commercial Banks, che prescrive il miglioramento della qualità degli attivi e un maggior orientamento al mercato. Dal 1994 al 2007, la quota di finanziamento alle imprese pubbliche (SOE) sul totale del credito all’economia (al netto del finanziamento al Governo) è passata dal 63% al 31%, come indicato nella tabella n. 5 e nel grafico n. 1. 26 IMF, op.cit., dicembre 2007. Le JSB devono avere un capitale sottoscritto di 60 milioni di dollari (1.000 miliardi di dong) entro il 2008 e di 185 milioni di dollari (3.000 miliardi di dong) entro il 2010; attualmente solo la metà delle JSB è conforme a tali requisiti, pertanto sarà necessario raccogliere tra 0,6 e un miliardo di dollari. 28 IFC, op. cit. 29 Deutsche Bank Research, op. cit. 30 Idem. 31 PWC, op. cit. 32 L’attività di finanziamento in dollari rappresenta un quarto del totale dei prestiti (Fonte EIU). 33 World Bank, East Asia: testing times ahead, aprile 2008. 27 18 Tab. n. 5 Credito all’economia (miliardi di dong) 1994 Credito totale all’economia* 1996 2002 2003 2004 2005 2006 2007** 33.345 50.751 231.080 296.740 420.340 553.110 693.800 738.300 alle SOE 21.004 26.810 89.500 105.400 142.900 181.310 218.550 231.830 agli altri settori 12.341 23.941 141.580 191.340 277.440 371.800 475.250 506.470 erogato dalle SCB 27.610 38.320 175.490 214.800 315.340 381.410 440.500 456.800 alle SOE agli altri settori erogato da altre banche*** 18.604 22.030 81.600 95.700 145.800 158.010 175.700 182.400 9.006 16.290 93.889 119.100 169.540 223.400 264.800 274.400 5.735 12.431 55.589 81.937 105.00 171.700 253.300 281.500 alle SOE 2.400 4.780 7.900 9.700 16.300 23.300 42.800 49.400 agli altri settori 3.335 7.651 47.689 72.237 88.700 148.400 210.500 232.100 Fonte: elaborazione su dati IMF *Al netto del finanziamento al Governo ** Marzo *** Joint-stock banks, joint-venture banks, filiali di banche estere e dal 2005 anche 5 società finanziarie. Graf. 1 Credito alle imprese statali (SOE) e al resto dell'economia (in % sul credito totale*) 100% 90% 80% 37% 70% 43% 47% 50% 48% 52% 55% 58% 61% 67% 60% 77% 67% 69% 69% 50% 40% 30% 63% 20% 57% 53% 50% 52% 48% 45% 42% 39% 33% 10% 23% 33% 31% 31% 0% 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 alle SOE 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 mar al resto dell'economia Fonte: elaborazione su dati IMF *Al netto del finanziamento al Governo Nello stesso arco di tempo, le SCB hanno perso progressivamente quote di mercato: dal 1994 al 2007 (marzo) la quota dei prestiti erogati dalle SCB sul credito all’economia (al netto del finanziamento al Governo) è passata dall’83% al 62%, come riportato nel grafico n. 2. Parallelamente, il peso del portafoglio prestiti delle JSB è aumentato dal 17% nel 1994 al 38% nel 2007 (marzo), con una quota crescente di PMI tra i propri clienti. 19 Graf. 2 Credito erogato dalle SCB e dalle altre banche (in % sul credito totale*) 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 1994 1996 2002 2003 SCB 2004 2005 2006 2007 mar altre banche Fonte: elaborazione su dati IMF *Al netto del finanziamento al Governo A fronte della positiva performance del mercato del credito tuttavia, dal 2006 la pressione inflazionistica ha avuto una dinamica accelerata, con un tasso passato dal 6,6% nel 2006 al 12,6% nel 2007, fino a raggiungere il 25,2% (su base annuale) a maggio 200834. Al fine di contrastare questa tendenza, la Banca Centrale, a giugno 2007, ha più che raddoppiato la riserva obbligatoria sui depositi bancari in dong e in valuta estera (dal 4% al 10%), ma dato il basso livello dei tassi interbancari, gli analisti prevedono che si renderanno necessarie ulteriori misure per limitare l’eccesso di liquidità35. Parallelamente, a conferma della politica di inflation targeting, il Governo ha rivisto l’obiettivo di crescita del PIL per il 2008 al 7% rispetto all’iniziale 8,5%-9%36 programmato. 2.4 Regime del tasso di cambio Fino al 1989 in Vietnam vigeva un regime a tassi di cambio multipli, ossia tassi differenziati per diverse voci della bilancia dei pagamenti37. Successivamente, i diversi 34 L’aumento dell’inflazione riflette il rapido incremento dei prezzi internazionali del petrolio, dei beni alimentari (soprattutto riso), dei materiali da costruzione, dei beni importati da altri Paesi asiatici, le cui valute continuano ad apprezzarsi nei confronti del dollaro. Con il dong ancorato al dollaro ed un’economia molto aperta (le esportazioni di beni e servizi rappresentano il 76,8% del PIL nel 2007; secondo le previsioni di EIU nel 2008 arriveranno al 90%), i cambiamenti nei prezzi mondiali si riflettono rapidamente nei prezzi domestici. 35 IMF, Vietnam: selected issues, IMF Country Report No. 07/385, dicembre 2007. 36 HSBC Global Research, Vietnam Monitor, Issue 13, 8 maggio 2008. 37 Il sistema multiplo includeva un tasso di cambio ufficiale, un tasso commerciale (per gli scambi commerciali), un tasso non commerciale (per rimesse e transazioni invisibili come il turismo), un tasso convertibile (per transazioni con Paesi che disponevano di valuta convertibile), un tasso effettivo (tasso amministrato ed ancorato ad un paniere di valute estere). 20 tassi sono stati unificati in un unico rapporto, ancorato al dollaro, che si muoveva in una banda di oscillazione soggetta ad aggiustamenti periodici. Nel febbraio 1999, la Banca Centrale ha introdotto un nuovo sistema nel quale il tasso di cambio ufficiale coincideva con il tasso sul mercato interbancario quotato giornalmente e calcolato come la media ponderata dei tassi del mercato interbancario rilevati il giorno precedente. Il valore del dong non poteva deprezzarsi più dello 0,1% sul valore del giorno precedente. La banda di oscillazione fu poi estesa allo 0,25% nel 2002. Il regime è stato riclassificato come crawling peg (parità mobile), ma il dong è de facto ancorato al dollaro. Negli ultimi anni, il crescente afflusso di capitali ha esercitato pressioni sul tasso di cambio e costretto le Autorità ad interventi al fine di evitare l’apprezzamento del dong38. Le operazioni di sterilizzazione sono tuttavia risultate insufficienti a drenare l’afflusso di liquidità, a prevenire la crescita del credito ed il deterioramento della bilancia commerciale39. Nei primi mesi del 2007 la SBV ha aumentato le operazioni di mercato aperto attraverso la vendita di titoli di Stato; ciò nonostante la base monetaria a maggio 2007 risultava cresciuta del 34% rispetto all’anno precedente, determinando un’ulteriore espansione del credito (cfr. par. 2.3) e alimentando la spirale inflazionistica. Peraltro, per contenere le pressioni inflazionistiche collegate a un eccessivo afflusso di capitali, la Banca Centrale ha avviato nel 2006 una roadmap per la liberalizzazione del regime di cambio, in base alla quale la banda di oscillazione dovrà essere gradualmente allargata fino alla piena convertibilità del dong entro il 201040. In ottemperanza a tale roadmap, a gennaio 2007 la SBV ha ampliato la banda di oscillazione al +/-0,50% rispetto al cambio quotidiano di riferimento, e successivamente al +/-0,75% (dicembre 2007) e al +/-1% (marzo 2008). L’obiettivo di lungo periodo è portare la banda di oscillazione a +/- 2%41. Al fine di realizzare la piena convertibilità del dong vietnamita è prevista anche la rimozione dei vigenti controlli sui capitali: recentemente sono state infatti approvate 38 Fino al 2007 il dong si è deprezzato contro il dollaro ad una tasso annuale dell’1% dal 2004. Nel 2007 si è apprezzato dello 0,2% (Fonte: HSBC Global Research, Vietnam Deficit Dangers?, 3 aprile 2008). 39 Il deficit si è inasprito soprattutto a causa dell’aumento di importazioni di beni intermedi e beni capitali. Nel 2007 esso è stato pari a 14,4 miliardi di dollari (16% del PIL); tra gennaio e marzo ha raggiunto il 53% del PIL e si stima al 25% del PIL nel 2008 (HSBC 27 giugno 2008). Finora, il Paese non ha avuto difficoltà a finanziare il deficit, grazie alle rimesse (8% del PIL nel 2007), agli investimenti diretti esteri (impegni per 15,3 miliardi di dollari rispetto ai 4,4 mld dell’anno precedente, di cui 4,4 miliardi erogati), agli aiuti allo sviluppo (impegnati 5,4 miliardi di dollari nel 2008 rispetto ai 4,4 miliardi del 2007) e ai flussi di portafoglio (7 miliardi nel 2007). Il deficit commerciale determinerà un’ulteriore riduzione delle riserve in valuta estera che, aumentate più del 75% rispetto al 2006, raggiungendo i 23,9 miliardi di dollari nel 2007, si sono ridotte a 18 miliardi di dollari a giugno 2008. 40 IMF, op.cit., novembre 2006. 41 HSBC Global Research, Vietnam Deficit Dangers?, 3 aprile 2008. 21 misure che permettono, da un alto, il libero trasferimento dei profitti all’estero e dall’altro rimuovono l’obbligo di mantenere un investimento per almeno un anno nel Paese42. 2.5 Mercato dei capitali Mercato azionario Alla fine del 2007 la capitalizzazione del mercato azionario era cresciuta da 0,6 miliardi di dollari (1% PIL) nel 2005 a 30 miliardi di dollari (43% del PIL); ma l’obiettivo del Governo è raggiungere quota 50% sul PIL entro il 2010. Sono presenti due mercati regolamentati: Ho Chi Minh Stock Exchange (HOSE), fondato nel 2002, e Hanoi Security Trading Centre (HASTC), costituito nel 2005, in cui si negoziano principalmente titoli a bassa capitalizzazione (small caps) e obbligazioni. A novembre 2007 le imprese quotate erano complessivamente 221, di cui 125 su HOSE e 96 su HASTC, con una capitalizzazione totale di 29 miliardi di dollari. L’HOSE è dominato dalle imprese “blue chip” che rappresentano il 55% del totale delle azioni quotate e il 61% della capitalizzazione. I player internazionali detengono il 33% della capitalizzazione sull’HOSE ed il 13% ad Hanoi43. Il mercato over-the-counter è cresciuto rapidamente e secondo alcune stime è superiore per capitalizzazione di 5-10 volte rispetto al mercato ufficiale. Il Governo ha cercato di regolare tale mercato introducendo l’obbligo di registrazione presso la State Securities Commission. La rapida crescita del mercato dei capitali è stata sostenuta principalmente dalla privatizzazione delle imprese pubbliche44 e dall’afflusso di investimenti speculativi sia nazionali che internazionali: grazie alla solida performance macroeconomica e al segnale positivo associato all’adesione all’OMC, gli investimenti esteri di portafoglio sono aumentati da 0,9 miliardi di dollari nel 2005 a 7 miliardi nel 200745. L’espansione è stata favorita anche da un cambiamento nella politica del Governo, che ha innalzato il limite all’investimento estero in imprese quotate (eccetto banche), dal 30% nel 2005 al 49%, e ha eliminato gli incentivi fiscali alla quotazione a partire dal 2007, 42 Deutsche Bank, op.cit. IFC, op.cit. 44 Finora sono state privatizzate circa 3000 imprese ed entro il 2010 saranno privatizzate altre 10001500 (Fonte: Deutsche Bank), soprattutto nei settori dei trasporti e delle telecomunicazioni. Attualmente si contano 1800 imprese pubbliche, che rappresentano il 36% del PIL, da 12.300 nel 1990 (Fonte: IFC e Ministero delle Finanze del Vietnam). 45 IMF, Vietnam: selected issues, IMF Country Report No. 07/385, dicembre 2007. 43 22 inducendo numerose imprese a entrare nel mercato entro la fine dell’anno precedente e determinando una forte accelerazione del fenomeno. Il sistema bancario ha contribuito notevolmente al boom azionario, sia con investimenti diretti in azioni sia con finanziamenti a terzi per l’acquisto di titoli. Di conseguenza si è verificata una graduale ricomposizione degli attivi di banche e imprese verso una prevalenza di partecipazioni azionarie domestiche a fronte della progressiva dimissione di quelle in valuta estera46. L’esposizione è concentrata nelle JSB, cui è riconducibile circa la metà dei finanziamenti complessivamente concessi per l’acquisto di azioni, per le quali questa tipologia di credito rappresenta una quota compresa tra il 30% ed il 40% dei prestiti totali. Il surriscaldamento del mercato azionario e la crescente esposizione del settore bancario hanno indotto la Banca centrale ad introdurre misure al fine di scoraggiare nuovi investimenti speculativi sul mercato dei capitali e a migliorarne la regolamentazione. In particolare, da gennaio 2007 sono state introdotte le seguenti misure: i) le banche non possono erogare credito a società di intermediazione mobiliare affiliate né concedere presiti non garantiti per investimenti in titoli/valori mobiliari; ii) i risk weight per i securities-related loans sono stati innalzati da 100% a 150%; iii) la supervisione del mercato azionario è stata rafforzata, con l’applicazione di requisiti di disclosure, meccanismi sanzionatori per le violazioni e il miglioramento della corporate governance47. Inoltre, da maggio 2007, le banche possono detenere solo il 3% del portafoglio totale in stock market loans e devono presentare periodici rapporti alla SBV sulla propria esposizione azionaria48. Anche la State Securities Commission ha inasprito le norme sulla trasparenza e richiesto alle imprese quotate di migliorare qualità e tempestività delle informazioni; la Commissione ha tuttavia poteri di vigilanza e di enforcement limitati, in quanto opera sotto l’egida del Ministero delle Finanze, l’Autorità che emette titoli di Stato in evidente conflitto di interessi con il proprio ruolo di regolatore. D’altra parte, la regolamentazione introdotta con la “Securities Law”, in vigore da gennaio 2007, costituisce un effettivo passo avanti in materia di trasparenza e di disclosure finanziaria, dal momento che a tutte le public company (quotate o non quotate) è richiesto di pubblicare le proprie informazioni finanziarie49. 46 Idem. Idem. 48 Idem. 49 Deutsche Bank, op. cit. 47 23 Mercato obbligazionario Per quanto riguarda il mercato delle obbligazioni, alla fine del 200650, esso rappresentava circa il 13% del PIL. Il mercato è dominato dalle emissioni pubbliche, nonostante il volume degli scambi sia ancora modesto, intorno a circa 20-30 milioni di dollari al giorno. Sebbene le emissioni da parte delle imprese siano aumentate negli ultimi anni ad un totale di 500 milioni nel 2006, il mercato corporate è praticamente inesistente. 2.6 Rapporti con le Istituzioni Finanziarie Internazionali Banca Mondiale Le relazioni con la Banca Mondiale sono regolate dalla Country Partnership Strategy 51 2007-2011, approvata nel febbraio 2007, che prevede finanziamenti per un totale di 4 miliardi di dollari (circa 800 milioni all’anno) da destinare a: a) miglioramento del business environment b) rafforzamento dell’inclusione sociale; c) sviluppo sostenibile; d) azioni per il miglioramento della governance. In particolare, per quanto riguarda il primo pilastro, la Banca Mondiale incentra le proprie azioni sulla riforma del settore finanziario, sulla competitività, sull’integrazione nell’economia mondiale e sulla costruzione di infrastrutture più efficienti. Dal 1993, quando la Banca Mondiale ha ripristinato le operazioni con il Vietnam, sono stati finanziati 35 progetti, per un ammontare di 6 miliardi di dollari, di cui 2,7 erogati. Tra i progetti di maggior rilievo vi è l’ammodernamento del sistema dei pagamenti e del settore bancario. Nel 2003 è stata completata la prima fase, che prevedeva prestiti concessionali (maturity di 40 anni e periodi di grazia di 10 anni) per 49 milioni di dollari, finalizzati alla realizzazione di un sistema dei pagamenti pilota presso la Banca Centrale, in grado di ridurre il float da 30 giorni nel 1995 a 24 ore. Inoltre, le banche commerciali coinvolte hanno modernizzato le proprie infrastrutture tecnologiche, ridotto i costi operativi e introdotto prodotti e servizi più efficienti e moderni (come ATM, same day payment services, credit management). Nel 2005 è stata approvata la seconda fase del progetto. In particolare, la Banca Mondiale ha erogato 105 milioni di dollari per migliorare l’efficienza e l’affidabilità del sistema dei pagamenti interbancario e promuovere l’utilizzo di nuovi prodotti, strumenti e canali distribuitivi, quali internet e phone banking. 50 Idem. La Country Partnership Strategy (CPS), detta anche Country Assistance Strategy (CAS), è il documento con cui la Banca Mondiale pianifica i programmi di assistenza nei Paesi in via di sviluppo in conformità alle strategie di sviluppo elaborate dal singolo Paese e sulla base di ampie consultazioni con i Governi, le componenti economiche e sociali e con la comunità dei soggetti donatori. 51 24 Nell’ambito del gruppo Banca Mondiale, l’IFC (International Finance Corporation) gestisce la Mekong Private Sector Development Facility (MPDF), un programma di consulenza/assistenza tecnica operativo dal 1997 che copre Laos, Vietnam e Cambogia. I donatori della MPDF sono Australia, Canada, Unione Europea, Finlandia, IFC, Irlanda, Giappone, Nuova Zelanda, Olanda, Norvegia, Svezia e Svizzera. La Mekong Private Sector Development Facility (MPDF) conduce ricerche sul buisiness environment, elabora progetti di assistenza tecnica e promuove il dialogo e le riforme. Infine, in collaborazione con il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale promuove la creazione di una Banca Centrale moderna, attraverso specifici programmi di assistenza tecnica in materia di politica monetaria e vigilanza bancaria. Banca Asiatica per lo Sviluppo (ADB) La Banca Asiatica di Sviluppo (Asian Development Bank – AfDB) è un organismo multilaterale fondato nel 1966 con la finalità di promuovere lo sviluppo economico ed il progresso sociale dei Paesi membri. Gli azionisti sono 48 Paesi della regione asiaticapacifico e 19 Paesi di Europa (tra cui l’Italia) e America. La banca concede finanziamenti al settore privato e pubblico, cofinanziamenti, garanzie, acquisizioni di partecipazioni, assistenza tecnica e doni. Le operazioni con il Vietnam, membro fondatore, sono state sospese tra il 1979 e il 1992, per poi riprendere nel 1993. A livello cumulato, il Paese ha ricevuto prestiti sovrani per 5,31 miliardi di dollari, progetti di assistenza tecnica per 150 milioni di dollari e doni per 115 milioni di dollari, per un totale di 5,5 miliardi di dollari, di cui 2,3 erogati. I settori di destinazione dei progetti sono stati principalmente i trasporti e le comunicazioni (35%), l’agricoltura e le risorse naturali (14,8%), l’energia (14%), la finanza (8%), acqua e raccolta rifiuti (7%). Il Vietnam è il principale beneficiario dei prestiti concessionali dell’Asian Development Fund, con un totale di 578 milioni di dollari allocati per il 2007 ed il 2008. Le operazioni dell’ADB erano inizialmente focalizzate sulla ricostruzione e sul sostegno alle riforme economiche. Dal 2002, la banca ha sostenuto l’impegno del Governo nella riduzione della povertà attraverso lo sviluppo sostenibile, l’inclusione sociale e la good governance. Esso promuove inoltre iniziative per lo sviluppo del settore privato, incluse partnership pubblico-private, lo sviluppo delle infrastrutture materiali, il miglioramento del business environment, il rafforzamento del mercato finanziario e lo sviluppo delle risorse umane. 25 26 K KE EY YN NU UM MB BE ER RS SV VIIE ET TN NA AM M Dati macroeconomici relativi al Vietnam e rapporti con l’Italia 27 VIETNAM (ottobre 2008) Key Numbers dell’economia Indicatore 1997 2002 2005 2006 2007 Italia UE27 PIL nominale (mld US$) 27 35 53 61 71 2.101 16.838 Variazione PIL Reale (%) 8,2 7,1 8,4 1,4 2,9 358,1 434,2 632,5 6 6 5,3 4,8 4,3 6,1 7,4 Tasso di inflazione medio (%) 3,2 3,8 8,3 7,4 8,3 1,8 2,4 Debito Pubblico (mld US$) -- 13,3 23,2 26,3 Debito estero (mld US$) 21,7 13,3 19,2 Debito Pubblico/PIL (%) -- 38,2 44,0 43,3 81,1 38,1 36,3 33,2 PIL pro-capite (US$) Tasso di disoccupazione (%) Debito estero/PIL (%) Saldo bilancia commerciale (mln US$) 8,2 718,0 20,2 8,5 823,0 36.140 34.150 29,9 2.331,5 201.318 21,8 996 -- 42,0 104 59 30,9 47,4 -- -1.247 -1.054 -2.439 -2.776 -10.360 4.242 -117.122 Popolazione (mln) Tasso di crescita della popolazione (%) 75,4 80,6 83,8 84,9 85,9 58,1 493 1,5 1,3 1,3 1,3 1,3 0,0 0,3 Fonte: EIU, Banca Mondiale, CIA The World Factbook Interscambio Italia – Vietnam (Valori in milioni di euro) 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008* Esportazioni 181 282 300 326 283 216 300 515 212 Importazioni 337 374 395 397 403 471 608 695 384 Saldo -156 -92 -94 -70 -119 -252 -308 -180 -172 Interscambio totale 519 655 695 723 687 689 908 1.210 596 Fonte: ISTAT *Dato provvisorio (giugno 2008) Secondo i dati pubblicati dall’ISTAT nel periodo 2000-2007 sia le esportazioni che le importazioni dell’Italia verso il Vietnam hanno subito un rilevante incremento, rispettivamente del 184% e del 106%. L’interscambio commerciale complessivo con l’Italia è passato da 519 milioni di euro nel 2000 ai 1.210 milioni nel 2007. Secondo gli ultimi dati disponibili, l’Italia, a marzo 2008, è l’ottavo cliente del Vietnam (quindicesimo a dicembre 2007), con una quota pari al 2,3%. I primi cinque Paesi acquirenti sono gli Stati Uniti (20,7%), Giappone (15%), Cina (7,5%), Australia (6,7%) e 28 Germania (5,8%) (Fonte: elaborazioni ICE su dati FMI-DOTS). Le principali merci italiane importate sono: cuoio, calzature, abbigliamento ed in genere prodotti manufatti, ma anche prodotti dell’agricoltura e della pesca. A marzo 2008, l’Italia era il tredicesimo fornitore del Vietnam, con una quota di mercato pari allo 0,9%. I principali Paesi fornitori sono Cina (23,5%), Singapore (13%), Giappone (11,1%), Thailandia (7,5%) e Corea del Sud (6,7%). Le principali merci esportate dall’Italia sono: macchine e apparecchi meccanici, motoveicoli, prodotti chimici e farmaceutici, cuoio e derivati, macchine elettriche e apparecchiature di precisione. La quota dell’Italia sulle importazioni vietnamite è aumentata passando dall’1% nel 1998 all’1,3% nel 2007. Per quanto riguarda i maggiori Paesi europei, la Germania ha visto ridurre la propria quota di mercato dal 3,2% nel 1997 al 3,0% nel 2007, così come la Francia (dal 2,8% all’1,1%), mentre è cresciuta quella dei Paesi Bassi (dallo 0,3% allo 0,8%). Al di fuori dell’Unione Europea, il peso della Cina è aumentato (dal 9,2% nel 1997 al 20,9% nel 2007), così come quello dell’India (dal 1,1% al 1,5%), degli Stati Uniti (dal 2,5% al 3,3%); si è ridotta invece quello del Giappone (dall’11,9% al 10%) e della Corea del Sud (dal 12,2% al 7,8%). (Fonte: elaborazioni ICE su dati FMI-DOTS). Investimenti Diretti Esteri Nel 2007 l’afflusso di investimenti diretti esteri in Vietnam è stato pari a 6.739 milioni di dollari, con un aumento del 185% rispetto all’anno precedente (2.360 milioni di dollari nel 2006) (Dati Unctad). 8.000 Flussi di IDE in Entrata 6.739 7.000 Milioni di dollari 6.000 5.000 4.000 3.000 2.021 2.000 1.450 1.610 2003 2004 2.360 1.000 0 2005 2006 2007 Fonte: UNCTAD 29 Inoltre, il peso degli IDE sul PIL è aumentato nel periodo 1990-2000 passando dal 25,5% al 66,1%, mentre tra il 2000-2006 ha subito una leggera diminuzione attestandosi al 54,8%. Nel 2007, tale rapporto è stato pari al 56,3% del PIL (dati Unctad). Per quanto riguarda gli investimenti diretti italiani, a fine 2007 si registravano ventiquattro progetti, con impegni complessivi pari a 94,4 milioni di dollari. I principali Paesi investitori in Vietnam sono la Corea del Sud, Singapore, Taiwan, Giappone e Hong Kong. Nel 2007 l’Italia occupava la trentatreesima posizione nella graduatoria dei paesi di provenienza. In particolare, in Vietnam, secondo dati ICE, sono presenti 41 imprese italiane, tra le quali Segis, Mapei, Perfetti Van Melle, Meteco, Bonfiglioli e Piaggio. 30 K KE EY YN NU UM MB BE ER RS S S SIIS ST TE EM MA AB BA AN NC CA AR RIIO O Dati di sintesi sul sistema bancario del Vietnam 31 Data analisi 01/08/08 KEY NUMBERS SISTEMA BANCARIO VIETNAM Struttura: Dati in milioni di US$ Banche statali Banche private Banche estere Non identificate Totale Numero Numero per Total Assets Mercato dei prestiti Mercato dei depositi effettivo cui i dati (valore assoluto e (valore ass. e % su (valore ass. e % su sono percentuale su tot) tot) disponibili tot.) 7 6 57.115 59,73% 35.962 62,03% 46.672 64,80% 21 10 15.690 16,41% 8.312 14,34% 12.604 17,50% 5 4 1.110 1,16% 644 1,11% 857 1,19% 14 10 21.703 22,70% 13.056 22,52% 11.893 16,51% 47 30* 95.618 57.974 72.026 *Solo 18 banche su 30 hanno i dati di bilancio al 2007. Indicatori dell’andamento del settore: I dati medi si riferiscono al campione di 18 banche dell’analisi (che costituiscono l’85% degli assets di settore del sistema bancario del Vietnam). Dati a dicembre 2007 Tasso di interesse medio sui prestiti Tasso di interesse medio sui titoli a lungo termine 11,4% Tasso di interesse medio sui depositi % Non performing loans ROE Margine di intermediazione (Mg interesse + commissioni nette + attività di trading nette) Margine di interesse 7,9% n.d. n.d. 19,23% n.d. US$/mio 2.195 US$/mio Livello di bancarizzazione dell’economia: Dati in milioni di US$ a dicembre 2007 In valore assoluto e percentuale (depositi+prestiti) /PIL Depositi /PIL Prestiti /PIL (72.026+57.974)/70.700 183,8% 72.026/70.700 101,8% 57.974/70.700 82,0% Processo di privatizzazione: Il governo vuole continuare ad avere il controllo del settore. Le 4 grandi banche statali detengono una quota del 70% degli assets di settore. Regolamentazione di vigilanza: Le banche non sono soggette agli accordi di Basilea. Gli IAS non sono obbligatori, sono per lo più in vigore le pratiche contabili locali.