De Sica CorrieredellaSera 22.1.2014

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De Sica CorrieredellaSera 22.1.2014
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vivimilano
22 I 2014
ANGELO REDAELLI
INCONTRO ESCLUSIVO
IN «SALA BUZZATI» CON CHRISTIAN DE SICA, PROTAGONISTA AGLI ARCIMBOLDI DI «CINECITTÀ», UNO SHOW IN CUI, SUL FILO DI MILLE MEMORIE PERSONALI (E DI FAMIGLIA), RIPERCORRE L'EPOPEA DELLA MECCA DEL NOSTRO CINEMA, LE SUE LEGGENDE, I SUOI SEGRETI
Ecco la mia storia
 MAURIZIO PORRO
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«C
inecittà», il nuovo musical con
De Sica è un biglietto da visita
firmato di memorie di una fami­
glia allargata di cinema e di vi­
ta: attori smemorati, provini,
doppiaggi, canzoni, la magia di un mondo che il
crooner entertainer Christian conosce dal profon­
do, nel bene, nel male, nel medio. I lettori potranno
scoprirlo in un incontro esclusivo con Christian De
Sica, nostro ospite in Sala Buzzati, venerdì 24 (e
sul ViviMilano di mercoledì 29, inviti per lo show).
«Spettacolo divertente e faticoso: oggi, a 63 anni
da poco suonati il 5 gennaio, o mai più. Ballo,
canto, recito: il teatro mi purifica e l’affetto del
pubblico non ha prezzo» dice l’attore, dal 23 gen­
naio agli Arcimboldi con regia di Giampiero Solari.
Nel testo scritto con Casini e Mattolini, De Sica
racconta la sua Cinecittà seguendo il filo dei ricor­
di, da quando andò la prima volta sul set del
«Generale della Rovere» e vide suo padre rotolarsi
in terra con Vittorio Caprioli. «Fate di meno, fate di
meno, diceva Rossellini mangiando una "Coppa
del nonno". "E tu, ragazzino, che vuoi fare da gran­
de?" mi chiese. "Mica farai l’attore, vai a studiare
a Huston"». A Huston il disobbediente Christian non è andato,
con Rossellini ha recitato, e oggi è il divo dei
cine­panettoni («Forse è stato l’ultimo, ma come si
fa se ancora incassano?») e si prende in giro da
solo nello spettacolo, decorandosi con la laurea
honoris causa in «cine panettologia». «Cinecittà, specchio dell’Italia»
«Quello che con questo musical voglio dire alla
platea, che lo capisce benissimo, è che Cinecittà
riflette esattamente la storia del nostro Paese: è
stata aristocratica, imperiale, fascista; democrati­
ca, quando nel Teatro 5 ospitò gli sfollati della
guerra senza casa salvandoli; poi neorealista, ai
tempi di papà; americana, quando ci fu Hollywood
sul Tevere con i peplum; felliniana, naturalmente,
eccetera. Oggi è televisiva: dove hanno ballato
Ginger e Fred, Mastroianni e Masina, ora ballano
gli Amici di Maria De Filippi e ci hanno costruito la
casa del "Grande fratello". In ogni caso, Cinecittà
ha rappresentato il bisogno di sognare che mai
come oggi, con la crisi, è un bisogno primario». «Poi un film che sogno da anni» Ma ora la vogliono distruggere per fare chissà
cosa, speculazione. «Una follia, per dirla elegante.
Cinecittà è famosa nel mondo come Hollywood e
Bollywood, è uno dei nostri marchi di fabbrica ed
è un piacere, un onore e un dovere renderle omag­
gio. Non si possono rovinare le nostre specialità
per il gusto masochista». Un omaggio grande, pieno come una matrioska di
altri omaggi: all’amato padre Vittorio e alla mam­
ma Maria Mercader; dagli americani sempre colo­
nizzatori ai telefoni bianchi, da Alberto Rabagliati,
da san Fellini a Zizi Jeanmaire, da Sordi a Zavatti­
ni, alla Loren quando fu cacciata. «Ho in teatro una
piccola compagnia fatta di angeli, cherubini, colla­
boratori preziosi: i ballerini stupendi di Franco Mi­
seria, i tecnici tutti, innamorati ogni sera del me­

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