RD 350/MITO - Altervista
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RD 350/MITO - Altervista
64 Special Paolo D’Ambrosio - Foto: Lorenzo Gargiulo LUGLIO 2006 65 TEMPI D’ORO Il motore dell’RD 350 può ancora dire la sua se inserito in una ciclistica leggera ed efficace come quella della Cagiva Mito. Ecco un esempio di come si possa creare una bella special a 2 tempi in economia, ma con tanta razionalità, ingegno personale e una buona dose di tempo da passare con gli attrezzi in mano embra proprio che il caro vecchio motore a due tempi, dopo anni di onorato servizio, non lo voglia più nessuno: bistrattato dalle Case motociclistiche anche nelle piccole cilindrate, essenzialmente per questioni di inquinamento, è abbandonato pure dai regolamenti delle corse, che seguono, come è noto, S LUGLIO 2006 66 Un bel mix: esteticamente si evidenzia parte dello stile della Cagiva Mito e parte di quello della Suzuki RGV Gamma 250. In primo piano la forcella Showa ex 888 SP5 e il cerchio Marchesini in magnesio a cinque razze. Il parafango anteriore è di una Ducati SS. Si noti il supporto della strumentazione in alluminio. la falsariga dei primi. Ma qualcuno che non riesce a fare a meno dell’odore acre dell’olio incombusto e di quel classico tintinnio ancora c’è. Per Nicola Rolle, infatti, è una vera e propria filosofia di vita, visto che LUGLIO nel suo garage conserva sei Yamaha RD 350, alcune radicalmente modificate, come quella di cui stiamo 2006 trattando. La base di partenza è la ciclistica di una Cagiva Mito EV del 1995, mentre il motore è appunto 67 TEMPI D’ORO Bello il lavoro fatto sul forcellone: la saldatura della capriata di rinforzo è accurata; il braccio destro invece ha la classica forma a “banana” della Mito. Il cerchio posteriore è sempre Marchesini a cinque razze, ma in alluminio. il bicilindrico a due tempi, con perni di biella sfasati di 180°, di una RD 350 del 1986. Si tratta di una special volutamente non raffinata e pregiata, ma estremamente razionale, concreta e soprattutto funzionale. Nella mente del proprietario il progetto era infatti spendere poco (circa 3.500 euro tutto compreso), affidandosi del tutto alla propria esperienza, alla propria capacità manuale e alla fondamentale arte di sapersi arrangiare, con il minimo degli attrezzi indispensabili e un trapano a colonna, ma senza frese e tornio, fattore che ha comportato parecchie ore di lavoro con la lima in mano. In questa ottica, la ciclistica dell’RD 350 ha caratteristiche tipiche delle moto di oltre vent’anni fa ed è stata quindi sostituita con una più moderna proveniente da una Cagiva Mito. Di quest’ultima sono stati conservati il telaio bitrave in alluminio e il forcellone nello stesso materiale con il caratteristico disegno del braccio destro “a banana”, utile nella moto originale per far passare in maniera quasi rettilinea lo scarico. Qui però si è scelto il passaggio alto degli stessi, con la conseguente rivoluzione a livello motoristico della quale parleremo tra breve. Sul forcellone è stata aggiunta una capriata di rinforzo, con una forma tale da non compromettere il funzionamento del monoammortizzatore, che è rimasto per ora quello di L’ammortizzatore posteriore è l’unità di serie della Mito, ma serie, compreso il suo levesono al vaglio elementi più raffinati. raggio in alluminio; sono L’estetica è sicuramente ben riuscita, e anche la verniciatura replica, realizzata in casa, è di buona qualità. LUGLIO 2006 68 Un particolare dell’impianto elettrico: il cavo del tachimetro passa attraverso il parafango per fissarsi su una staffetta interna. Sul disco è posizionato il sensore. Nella vista di tre quarti spicca il posteriore della Mito, da cui Si notino i supporti in allumi- fuoriescono i terminali di scarico. Essi eccedono la sagoma nio del motore e l’airbox in del codino per estendersi della misura necessaria a dare la ABS, entrambi fatti a mano. giusta volumetria alle espansioni. però al vaglio soluzioni più adatte ai nuovi parametri di potenza del motore. Soffermandoci ancora sulla ciclistica, le quote di interasse, avancorsa e inclinazione del cannotto di sterzo sono rimaste volutamente invariate, poiché costituiscono una base sicura per equilibrio e performance della moto. La forcella è la Showa a steli rovesciati da 41 mm completamente regolabile di una Ducati 888 SP5, ideale perché calza senza modifiche sulle piastre di sterzo originali (che hanno fori da 50 mm sopra e 54 mm sotto). L’idraulica, giudicata efficiente, è rimasta invariata, ma sono state modificate le molle per avere una risposta più adeguata alla massa notevolmente inferiore rispetto ai 200 kg della 888, che si attesta a 122 kg in ordine di marcia (61 kg sull’asse anteriore; 61 kg sull’asse posteriore), con tutti i liquidi e mezzo litro di carburante nel serbatoio. Poiché le piastre sono rimaste quelle della Mito, il cui interasse tra i fori è inferiore rispetto a quello Ducati, da cui deriva la forcella, i piedini di quest’ultima e le pinze dei freni sono stati fresati per adattarli ai dischi Brembo in ghisa flottanti da 320 mm di diametro. La pompa del freno anteriore è invece l’unità da 16 mm “scatolata” di serie di una Ducati SS 900. Sono state provate pompe freno più raffinate, ma la frenata era Il lavoro di integrazione delle parti provenienti da moto diverse è così ben condotto che solo pochi elementi (lo scarico e il doppio disco) denunciano che la moto non è proprio una Mito… LUGLIO 2006 69 TEMPI D’ORO Un particolare dei carburatori Mikuni a valvola piatta e del radiatore dell’acqua modificato. risultata troppo “cattiva” per una moto dal peso tanto ridotto, così si è deciso di fare un passo indietro. L’impianto frenante posteriore è invece quello di serie della Mito. Da notare che il suo serbatoio dell’olio è stato sostituito da un Razionale e ordinato l’impianto elettrico, ridotto al minimo. Si no- pezzo di tubo, alla ricerca tino il connettore a 8 poli e la centralina della strumentazione AIM della massima semplicità e leggerezza. I cerchi sono dei Marchesini a cinque razze, ma quello anteriore è in magnesio, mentre quello posteriore è in alluminio e deriva da un’Aprilia RS 250 trofeo. Questo, infatti, era l’unico con una larghezza accettabile (4,5 pollici) con la stessa forma dell’anteriore, poiché la ditta brianzola non produce più cerchi di tale diametro, ma parte da quelli da 5 pollici in su, troppo grandi per la gomma da 150 posteriore, che si voleva lasciare inalterata per non diTolta la carenatura si riconosce subito il classico telaio Cagiva, qui verniciato in nero aggrin- minuire la maneggevolezzante. Nella prima edizione di questa moto, il radiatore era montato longitudinalmente do- za. Allo stesso scopo l’alve ora risiede l’airbox. Soluzione valida in inverno, ma con l’arrivo dell’estate è stata abban- tezza della spalla del donata. pneumatico anteriore è riLUGLIO 2006 70 Per disegnare le espansioni di scarico, Nicola ha fatto ricorso ai consigli di un amico: il buon Alex Arletti, che i nostri lettori ormai conoscono da tempo. Nella vista anteriore nulla lascia intendere il notevole trapianto di cui questa moto è stata oggetto. Solo la forcella Showa ex Ducati fa pensare a qualcosa di losco… masta il 60% della larghezza: al proprietario piace staccare molto in fondo, a curva già impostata con la moto che “cade” dentro quasi da sola, sfruttando la leggerezza e la manegge- Una delle peculiarità di questa special: gli scarichi sotto la coda. volezza della ciclistica. Ma il pezzo forte è sicuramente il bicilindrico parallelo, che ha beneficiato di cospicue modifiche. Innanzitutto, per poterlo alloggiare nella ciclistica della Mito, senza modificarne il telaio, è stato accorciato di 57 mm, asportando la parte posteriore del carter motore, che nell’RD contiene solo la pedivella della messa in moto (adesso parte solo a spinta). Dopodiché è stata costruita una piastra in alluminio 7020 che è stata saldata da una ditta specializzata, per “chiudere” il carter. La saldatura è avvenuta in seguito a un trattamento termico: i carter sono stati messi in forno, fatti salire lentamente di temperatura, sino al raggiungimento di quella ottimale per la saldatura. Questo perché l’elettrodo del saldatore al TIG porta la temperatura dell’alluminio a circa 300/400 gradi e se questo non fosse già caldo tenderebbe a snervarsi. È stata creata inoltre una staffa apposita, imbullonata nel carter, per il fissaggio al forcellone, proprio come nel motore di serie della Mito, in modo da mantenere inalterata la distribuzione dei pesi, avere le stesse reazioni vincolari e La strumentazione AIM Mychron 3 plus è un vero e proprio computer di bordo, essendo in grado di tenere sotto controlLa strumentazione AIM è montata su un supporto in allumi- lo (attraverso apposite sonde) le temperature del motore. I danio che funge anche da sostegno per il cupolino. ti acquisiti possono essere scaricati su PC per l’analisi tecnica. LUGLIO 2006 71 TEMPI D’ORO Il motore appena finito: il carter accorciato balza all’occhio, così come il nuovo attacco motore. I cilindri sono girati e i carburatori adesso si trovano davanti. lasciare il pignone alla stessa altezza di quello originale (l’altezza del pignone influisce sulla trazione della ruota posteriore). Anche l’attacco anteriore del motore, costituito da due staffe in alluminio, mantiene le stesse quote di quello originale. Dunque è il motore ad essere stato adattato al telaio e non il contrario. Rispetto al propulsore di serie sono stati girati i cilindri di 180°, per avere una marmitta più rettilinea possibile, al posto della classica doppia curvatura (sotto al motore e poi nelle vicinanze del forcellone) con il passaggio basso delle marmitte. Una configurazione simile ai vecchi motori Yamaha TZ 250 racing dei primi anni ’90. L’operazione ha comportato notevoli difficoltà: girando i cilindri, i fori di questi ultimi non corrispondono più ai prigionieri, per cui si è reso necessario ricostruirli. Sono stai eliminati i prigionieri originali con la fresa, poi- ché, dopo tanti anni, con l’estrattore sarebbe stato impossibile toglierli; la zona è stata spianata, riempita di alluminio e riforata. Visto che i pistoni sono in asse con l’albero motore, la loro posizione è rimasta invariata. Ovviamente si è provveduto a ricostruire tutta la minuteria attorno al motore, nonché l’airbox, (che si sviluppa sotto il motore, dove ora c’è tutto lo spazio necessario), costruito con ABS termosaldabile, con ben 8 litri di volume. Nei cilindri, inol- Ancora un’immagine d’insieme di questa bella special. Vista così fa pensare ad una GP niente male. Non ci dispiacerebbe incontrare di nuovo Nicola in pista per provare questa piccola belvetta. LUGLIO 2006 72 Il motore viene alloggiato nella sede originale di quello della Mito, con tanto di perno passante anche attraverso il forcellone. Si noti come le varie parti combacino perfettamente. Un particolare del carter motore prima e dopo l’operazione di asporto dell’avviamento a pedale. tre, sono stati creati dei bypass in aspirazione, con due fori sulle pareti che portano direttamente sui travasi di lavaggio; in questo modo si aumenta il riempimento volumetrico della camera di combustione. È stato poi cambiato totalmente il diagramma di distribuzione, senza toccare LUGLIO l’altezza dei travasi, spessorando la parte inferiore del cilindro di 1,5 mm e fresando la parte superiore, in modo da aumentare il numero di gradi della distribuzione, senza intervenire sui travasi, evitando quindi di indebolirli. Questa operazione sposta la curva di erogazione verso l’alto di un migliaio di giri (circa 12.500 giri di rotazione massima): si perde un minimo di coppia sotto ma si guadagna in allungo, per un totale di circa 61 CV alla ruota. Sono stati creati ex novo anche gli ingranaggi della primaria, con altri a denti dritti al posto di 2006 quelli a denti elicoidali originali che, superate certe potenze, potrebbero creare torsioni all’albero motore. L’ammissione è affidata a pacchi lamellari in carbonio monopetalo: il montaggio è avvenuto asportando del materiale nella loro sede, guadagnando così anche qualcosa nell’area (circa il 5%). Purtroppo nella configurazione originale sono molto piccoli perché si trovano proprio vicino ai prigionieri del cilindro. Per aumentarli di diametro bisognerebbe spostare i prigionieri, ricostruendo completamente il cilindro dal pieno (una delle future mo- 73 difiche che il paziente proprietario ha già in cantiere). Il miscelatore dell’olio è stato eliminato: la miscela col carburante viene fatta a mano, utilizzando quando possibile benzina Avio e olio Castrol RC 747. Il radiatore dell’acqua è quello originale della Mito, modificato per far spazio ai due carburatori Mikuni a valvola piatta da 35,2 mm; lo scarico riprende nelle misure essenziali i migliori aftermarket in commercio, ma è stato fatto completamente in casa, piegando e saldando lamierini di 6,5 decimi di spessore, e leggermente accorciato per adattarlo al nuovo diagramma di distribuzione. L’impianto elettrico è stato del tutto rifatto e riposizionato: le centraline sono collocate su un’unica piastra in alluminio, appena sotto il serbatoio, ove è facile accedervi. Adesso c’è un solo connettore a otto poli per collegare e scollegare il motore, in modo da facilitare al massimo l’eventuale operazione di smontaggio dello stesso TEMPI D’ORO Il segreto del buon bilanciamento ciclistico di questa moto è incentrato nella posizione del motore nel telaio e quindi nelle pesanti modifiche che esso ha subito. dal telaio. La batteria è una di quelle piccolissime al gel da 1,2 Ampere, più che sufficiente per dare il consenso al ridimensionato impianto elettrico. Una grossa spesa è stata la strumentazione digitale AIM Mychron 3 Plus, indispensabile soprattutto per tenere sotto controllo la temperatura dei gas di scarico, comportando anche l’intero ricablaggio del motore. Uno sguardo alle forme per capire che della vecchia RD non è rimasto nulla: codone, fianchetti e serbatoio sono della Mito, mentre la carenatura appartiene ad una Suzuki RGV Gamma 250. Sul cupolino è stata ricavata una presa d’aria stile Yamaha M1 (ha solo funzione estetica), mentre gli sfoghi del radiatore sulle fiancate sono stati adattati per averli alla giusta altezza. Persino la verniciatura è artigianale, coerente al concetto-base di “home made”. L’ammissione del cilindro di sinistra, già lavorata, a confronto con quella dell’altro cilindro: la differenza è notevole e ha perIl carter motore già tagliato e saldato è pronto per le lavora- messo il montaggio del pacco lamellare monopetalo in carbonio. zioni per il montaggio dei nuovi prigionieri. LUGLIO 2006