L`intervista a Vanity Fair di Maria Schneider

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L`intervista a Vanity Fair di Maria Schneider
SHOW
Maria Schneider
non pronunciate quella parola
L’attrice di Ultimo tango a Parigi e Professione: reporter, che è in Italia per ricordare Antonioni e a settembre sarà in Toscana
per girare un film con Lizzani, non ama ricordare il suo turbolento passato. E non provate, poi, a parlarle di burro di Marina Cappa
Che effetto le ha fatto rivedersi in Professione: reporter?
«Un po’ di nostalgia, però è un film ancora molto moderno».
Non diceva lo stesso di Ultimo tango...
«Infatti, è l’ultima cosa decente che ha fatto Bertolucci, ma
adesso è datatissimo».
Mai fatto pace con Bertolucci?
«Ormai... Però non gli ho più parlato. Quel film non aveva
niente a che vedere con ciò che sono io, mentre Antonioni era
riuscito a rappresentarmi per come sono».
Con Antonioni, quindi, ha continuato a parlare?
«Siamo sempre rimasti amici. Io sono una che odia o ama».
Fra i due registi qual era la differenza nel modo di girare?
«Bertolucci è stato molto influenzato da Marlon Brando nella
regia di Ultimo tango, e non è stato un bene. Io ero isolata rispetto a loro due, e lui era un grande manipolatore. Antonioni invece non era un regista di attori: tu entravi nel copione e
semplicemente lo seguivi. Ma guardi che io di film ne ho fatti decine. Poi, certo, mi porto dietro questa immagine tragica,
che dipende forse anche dalle mie origini greche».
O forse da episodi di depressione e abusi di pillole...
«Avevo vent’anni e sono stata lapidata dopo quel film, ma questo appartiene al passato, non voglio parlarne».
È vero però che, anche nei momenti difficili, le è sempre
stata vicino Brigitte Bardot?
«È una vera amica, Brigitte. All’inizio, ho vissuto a casa sua per
un anno intero, ero giovanissima e mi ha aiutato».
BB ha deciso presto di abbandonare il cinema...
«Ha trovato un’altra missione, gli animali. Mi diceva che sui
set si annoiava, non le piaceva più recitare».
Lei quando ha scoperto di amare il cinema?
«All’inizio volevo fare l’archeologa o la pittrice. Poi, a 16 anni
sono andata a vivere da sola ed è allora che tutto è franato».
Nella sua vita?
«Nel mondo: c’è stato il ’68. Ero a Parigi, ho vissuto malissimo
il Maggio: io volevo studiare e non si poteva più. Così, ho iniziato a fare la modella e mi sono iscritta alla jeunesse gaulliste.
Sono sempre rimasta da quella parte».
Mentre di Bertolucci lei non amava nemmeno le idee politiche.
«La sua è la “sinistra caviale”, quella da ricconi comunisti: certo che non la amo».
È vero che per Ultimo tango
è stata pagata 5.000 dollari?
«Sì, e poi, nonostante il successo, Bertolucci non mi ha
mai dato un soldo in più.
Adesso mi occupo di un’associazione che aiuta la gente
di spettacolo con problemi di
salute o di soldi».
Oltre all’associazione, che
cosa fa nel tempo libero?
«Amo andare al mercato, cucinare...».
Che cosa cucina?
«Piatti indiani, il guacamole
messicano».
Vive da sola?
«No. Sto da trent’anni con la
Dall’alto: Maria Schneider, stessa persona. Fedele? Forse
oggi 56 anni (a sinistra), sì, ma sono anche una persocon Jack Nicholson in na che ama la solitudine».
Professione: reporter (1975); C’è stato un periodo in cui i
con Marlon Brando in Ultimo giornali si occupavano della
tango a Parigi (1972). sua omosessualità.
«Tutti insistevano a dire che ero un sex symbol, e io
per provocare avevo raccontato di aver dormito con
30 uomini e 50 donne. Ci hanno creduto subito».
Ha qualche film in preparazione?
«A settembre ne farò uno con Carlo Lizzani, che
gireremo in Umbria e Toscana. È una storia su
Santa Maddalena, dove io interpreto una nobile
francese. Mi piace venire in Italia. Per lavoro, s’intende, perché per piacere difficilmente viaggio. E
comunque non in aereo».

Foto: Francesco Escalar/Lightshape. Coordinamento: Gianni Ferrazza per Lightshape.
Special Thanks: Enrica Antonioni e Tiziana Giacci.
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VANITY FAIR 30.04.2008
webphoto
L’
intervista è preceduta da una richiesta: «Non pronunciare la parola “burro”». D’accordo. Ma, anche senza
scivolare sul burro, come si fa a dimenticare Ultimo tango a Parigi? Maria Schneider oggi è una signora dai capelli corvini, i grandi occhi e in faccia qualche segno del tempo, inevitabile perché lei non ricorrerebbe mai alla chirurgia
estetica. Quell’ingombrante passato che le ha provocato crisi,
la rottura con Bertolucci, «lapidazioni» pubbliche preferirebbe
dimenticarlo. Non le dispiace invece ricordare Michelangelo
Antonioni, che nel 1975 l’aveva diretta in Professione: reporter. È
per questo che è venuta (in treno: odia l’aereo) in Italia, ospite del Busto Arsizio Film Festival che ad Antonioni ha dedicato un tributo e una maratona cinematografica.