Considerazioni sul personaggio di Cleopatra

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Considerazioni sul personaggio di Cleopatra
Considerazioni sul personaggio di Cleopatra
Rosa Maria Lucifora
Di quello che possiamo definire come illogos egiziano Orazio tratta diffusamente in due loci, l'Epodo
IX e l'Ode 1,37. Ai v\'. 11-16 dell'Epodo Antonio, protagonista assoluto, è specioso nemico della
Patria, immerso nelle dissolutezze ed asservito ad una femmina orientale: Romanus eheu - posteri
negabitis ~ / emancipatus feminae / fert vallum et arma mi/es et spadonibus / servire rugosis potest /
interque signa turpe militaria / sol aspicit conopium : già ampiamente diffamato dalle Filippiche di
Cicerone come incline a mollezze e lussuria, Antonio diviene un rinnegato che, in preda a passioni
vili, non esita ad attaccare la comunità della quale pur farebbe parte. Il problema fondamentale
dell' Ode resta attenuare, se non rimuovere, il giudizio di contraddittorietà tra le due parti: nella prima
Cleopatra appare una prostituta folle, nella seconda una nobile e virile sovrana. Occorre, ancora. chiarire come l'intera Ode ~ e non solo la prima parte - si armonizzi con l'antefatto dell'Epodo. È vero chc
qui Cleopatra è sbrigata con rapido cenno, è pur vero, pere\, che il suo ruolo è tuttavia determinante,
giacché il suo compagno è, essenzialmente vir uxorius: destituito, cioè, a vantaggio di una donna persino delle caratteristiche esteriori della virilità. L'opinione di Orazio appare abbastanza conforme a
quella ufficialmente più accreditata, di modo che l'evento di attualità ben si adatta a farsi luogo di confronto metaletterario. N eli' Elegia III, Il di Properzio, ad esempio la condizione di Antonio è additata
a modello di penoso asservimento. né l'ottica del servo d'amore interviene .lì salvare la regina da un
incandescente pamphler. Anche Enea, poi, è nella vicenda cartaginese vir uxorius; così lo apostrofa
Mercurio quando lo sorprende. dimentico dei suoi doveri, ad affannarsi nell'interesse di Didone: " ...
Tu nunc Karthaginis alrae /fìmdamenta locas pulchramque uxorius urbem / extruis, heu regni rerUlnque oblite tuarum? / ... / quid struis, aut qua spe Libycis teris otia terris?" (Aen. IV, 265-67, 271):
senza dire che l'Eroe ostenta un ornatus troppo raffinato persino per un Frigio. D'altro canto, è palese
che le due regine si prestano ad esser confrontate almeno per la morte volontaria.
L'avventura orientale di Antonio viene presentata con l'etichetta di bellum iniusrum, ingaggiato cioè in
spregio di ogni regola umana e divina: a carico del generale, dunque, va un "pacchetto" standardizzato
di imputazioni, rinvianti allo stereotipo dell' impius bellaror commette reati contro i tre livelli di organizzazione della società, ossia contro le tre funzioni - la sovrana, la guerriera, la produttiva - offende,
infatti, gli Dèi e la sovranità, il codice cavalleresco, il patrimonio ed il pudore. Tale stereotipo ha prodotto figure epiche, per limitarsi ai casi più noti, quali Achille e Mezenzio, ed ha influenzato la prosopopea storiografica per personaggi come Ciro II e Giulio Cesare. Analoga vicissitudine subisce il giudizio su Antonio, impius bellator sfrenato e depravato, contrapposto al paradigma positivo costituito
da Ottaviano, leader carismatico, inaccessibile alle lusinghe della meretrice.
Nell' Eneide l'impius bellator per eccellenza è sicuramente Mezenzio, ma non ne mancano tratti in
Turno: pretendente di Lavinia ed avversario di Enea a dispetto degli oracoli divini, egli ha come ispiratrice la regina Amata, che concluderà il suo ruolo nel poema con la follia ed il suicidio: vittima del
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forar amoroso, folle è anche Didone che, dal canto suo, evoca nella maledizione finale 1'impius bellator più odioso di tulla la storia Romana, Annibale.
La prima connotazione di Cleopatra nell' Ode 1,37 è, per 1'appunto, relativa alla pazzia, all' amentia:
"... dwn Capitolio / Regina dementis rainas /funus et imperio parabat" (vv. 6-8). Tra queste fo1Jie in
apparenza così distanti c'è una forte solidarietà per il loro convergere contro un comune bersaglio: la
missione provvidenziale di Roma. In ogni caso, quella tra combattente empio e consigliera di imprese
sconsiderate sembra nella Letteratura un associazione codificata. Nello stesso tempo, queste figure
femminili sembrano rinviare ad un altro stereotipo, anch'esso indo-europeo, quello della malia trivalente, attiva, cioè, in tutte e tre le sfere, la produLtiva, la gueniera e la sovrana. Questa mulier può
apparire con caratteristiche variabili per la terza funzione, ed esser di volta in volta madre, amante,
sposa, benefattrice; sarà inoltre guerriera e Regina o in qualche maniera influente su guerrieri e capi:
sono palesemente triodoi nel Pantheon greco-romano Giunone ed Eeate. Il triplice ordine di requisiti è
abbastanza cvidentc, mi pare, anche per Didone cd Amata. Lo stesso archetipo produce certe rappresentazioni femminili, ad esempio quelle di Ilia e Tanaquilla, e ne influenza altre, ad esempio quelle di
Marzia e Porzia congiunte di Catone.
È proprio su questo tencno che possono trovare unità le due parti dell'Ode Oraziana, Cleopatra è prostituta, guerriera e regina, ri vc1ando l'archetipo poli funzionale; neH' Epodo, d'altro canto, era prostituta ed ispiratrice dell' impius bel!alOr. Qui nell' Ode, addirittura hnpius hcllator è lei stessa: se ne addossa, infatti, le caratteristiche, assumendo in prima persona l'iniziativa della guerra e respingendo
nell'ombra Antonio. La sua follia, allora, mentre rimane assenza di consilium, si carica della sostanza
sovrannaturale delfuror guerresco che anima qualsiasi hel!ator, pius o impius, e lo muove a magnifiche imprese. Così la sua morte è atto liberatorio ed estremo gesto ostile, "deliberata morte ferocior"
(v. 29), clla si nega al trionfo nemico, e ribadisce la propria regalità: il trapasso segue un severo protocollo religioso.
Ulteriore conforto viene dalla già menzionata Elegia Hl, 11 di Properzio, che ai VV. 29 ss. dipinge la
regina d'Egitto alla stregua di demone ipersessuato, priva di qualsiasi tratto nobilitante: nell'audacia di
Cleopatra non c'è però follia, ma solo sconfinata aJToganza. Lo stesso testo properziano poco prima
aveva risparmiato a Scmiramide, pure antonimo di lussuria, ogni accusa in merito, ed anzi ne aveva
esaltato la qualità di regina e guerriera. È plausibile supporre chc l'Elegia scomponga con esito abbastanza convincente lo stereotipo trifunzionale, senza tuttavia rigettarne nessuna possibilità e ponga,
così, da un IalO la femmina tirannica, dall'altro la virago regale. È significativo poi che Lucano, certo
non indifferente a suggestioni ideologiche della generazione augustea, disegni la giovane Cleopatra,
non ancora regina, spregiudicata c lussuriosa, ma, messa da parte la follia, ne faccia un personaggio
lucido e determinato: regale e minacciosa fin dal primo apparire, ella fa da contrappunto nel poema a
personaggi probahiles per saggezza, coraggio, castità, quali Marzia, Cornelia, la stessa Giulia: Cesare,
impius bellatof: non può, de! resto, aver compagna differente.
A questo punto appare chiaro che la sapiente bipartizione dell' Ode oraziana, lungi dal riflettere ambiguità ed inccrtezze nelle opinioni del poeta segue una logica ben precisa, interpretando uno schema
narrati vo preesistente.
Non è alTatto che Orazio saturi alla meno peggio modelli femminili tra loro disomogenei, ne arricchisce, piullosto, uno di per sé complesso con elementi compatibili perché originari di un medesimo
sistema doxastico: Cleopatra, prostituta sì, ma regale e guerriera - insomma degno avversario - segna
giustamente di sé una dolorosa pagina di storia Romana.
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