150116 Sole Fgf
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Stampa Articolo 1 di 1 INDUSTRIA FINANZA http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web/print.php Il Sole 24 Ore 16 GENNAIO 2015 sportswear Il brand Blauer Usa vale il 70% dei ricavi, ma a crescere di più è C.P. Company (+10%) «Abbiamo chiuso il 2014 con un incremento di fatturato del 7% sul 2013, passando da 47 a 53 milioni. Gli ultimi tre anni sono stati particolarmente difficili, ma ora vediamo la cosiddetta luce in fondo al tunnel». Enzo Fusco, presidente di Fgf Industry, non ha nascosto la testa sotto la sabbia aspettando che la tempesta passasse: ha continuato a tener duro e a pensare positivo perché «piangersi addosso non serve». Dopo il periodo di crisi vissuto dal Gruppo di Montegalda (nel 2011 il giro d’affari di Fgf Industry si attestava sui 70 milioni), a fine 2014 l’imprenditore ha deciso di lanciare un nuovo marchio, Prince Tees. Le magliette in cotone e cashmere dell’etichetta, creata in collaborazione con Emanuele Filiberto di Savoia, sono una delle novità che il gruppo veneto ha presentato a Pitti Uomo 87: «Abbiamo avuto un ottimo riscontro, così abbiamo deciso di allargare la collezione alle magliette stampate e alle felpe. Sono prodotti di qualità, ma anche a portata di molti. Il prezzo base è 29 euro per le t-shirt da donna e 39 per quelle da uomo». Fgf Industry è una realtà familiare guidata da Fusco – che continua a manifestare l’intenzione, in futuro, di sbarcare in Borsa – e a esso fanno capo cinque etichette: Blauer Usa, Be Proud of this Dress (Bpd); Ten C; Prince Tees e C.P. Company. Il core brand di Fgf Industry è Blauer Usa: grazie a un accordo di licenza ultradecennale per la produzione e la distribuzione delle collezioni ispirate ai look dei policemen americani (negli Stati Uniti Blauer è leader nella produzione di abbigliamento tecnico proprio per la polizia), oggi il marchio genera il 70% dei ricavi del gruppo veneto: «Blauer sta tornando a crescere in maniera organica – dice Fusco – la clientela ha scelto di premiare la nostra capacità di coniugare ricerca tecnica e design in una serie di capi e accessori contemporanei». A dare riscontri migliori lo scorso anno, su scala globale, è stata però C.P. Company, che Fusco ha rilevato nel 2010 da Carlo Rivetti di Stone Island: nel 2014 l’etichetta, che assorbe il 25% del giro d’affari del gruppo veneto, ha registrato un incremento del 10%. Una crescita trainata dai mercati stranieri, che assorbono l’85% del fatturato del marchio, e in particolare dalla Gran Bretagna: «Le vendite delle collezioni C.P. Company nel Regno Unito crescono del 20-30% a stagione – dice Fusco –; abbiamo anche scelto Londra per la prima tappa dei festeggiamenti dei 40 anni del marchio». L’estero è una delle potenziali direttrici di crescita anche per Blauer Usa, il cui primo mercato è quello domestico: di recente la proprietà del marchio ha autorizzato FGF Industry a commercializzare le collezioni del brand anche negli Stati Uniti, aprendo così una nuova strada per il suo sviluppo internazionale. «Abbiamo dato vita a Fgf Usa, nostra seconda consociata dopo FGF Japan – spiega Fusco – e ora stiamo cercando il partner giusto per approcciare il mercato americano: una piazza difficile, ma dal potenziale elevato». L’intenzione di Fusco è di strutturare una rete di monomarca, ma per ora non sembra esserci, in mancanza di accordi commerciali con un partner locale, una road map definita. Gli occhi di Fgf industry sono puntati anche a Oriente: in Cina Blauer ha due monomarca e nei piani dell’imprenditore c’è la ricerca di un partner commerciale che curi la distribuzione dei brand del gruppo: «I nostri brand hanno ampio margine di crescita soprattutto all’estero – conclude Fusco – e vogliamo concentrarci sui mercati stranieri, senza però abbandonare quello interno dove sia i negozi a insegna Blauer sia gli store FGF, che riuniscono più marchi del nostro portfolio, stanno dando risultati positivi». © RIPRODUZIONE RISERVATA Marta Casadei CORRELATI Intel, profitti in rialzo ma l'outlook delude Il superdollaro traina gli arrivi Usa Il superdollaro traina gli arrivi Usa nel nostro Paese Algoritmi spiazzati dal blitz sul franco Il Qe come arma per indebolire l’euro 16/01/2015 10:13