green, tech, chic

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green, tech, chic
c r e ato r i d i s t i l i d i v i ta
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green, tech, chic
Coscienza ecologica e performance economica, creatività
ed etica, materiali innovativi e rispetto della natura. Lungo
queste coordinate pensano e agiscono i giovani che stanno
ridisegnando la nostra vita. Inventandosi guardaroba
da star col senso della misura e dell’ironia. Berline tedesche
con il parabrezza navigabile e trolley con il pieno di energia
solare da portarsi in giro. Poltroncine sognate al computer
e centraline per dare un’anima magica e pratica alla casa.
Così pensano, e progettano, i geni emergenti del design
che inventano gli oggetti del presente. E del futuro
duncan quinn lo stile dell'ot timismo
jan plechac e i classici della seduta, rivisitati
werner aisslinger e la sostenibilità da showroom
avril accolla e il cervello per gestire la casa
wolfgang egger e la macchina multimediale
di lulu berton, emanuela meucci, valentina ravizza,
gianluca torti. foto di dennison bertram, timothy fadek,
alberto guglielmi, andrea vailetti per style
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di lulu berton
foto di alberto guglielmi per style
«per celebrare giorni di gloria e notti d’eccesso», cui si
aggiungono eccentriche cravatte e gemelli, sono diventati un must tra attori e rockstar. Il rapper Sean Combs
(alias P Diddy), il fuoriclasse del basket LeBron James,
il designer Christian Louboutin e rock band come
i Green Day sono tra i suoi aficionados conclamati.
Dopo anni da avvocato, nel 2003 Quinn apre il suo
primo negozio a New York, poi a Los Angeles e Miami.
E case tra New York e Nizza, nel Sud della Francia. Per
incontrare Style sceglie però Balthazar, storico ristorante
chic di New York, e inizia con un consiglio: «la côte de
boeuf per due è il piatto migliore del menu».
Mr. Quinn, qual’è il suo approccio alla sartoria?
Sono cresciuto a Londra, ho viaggiato l’Europa in lungo
e in largo, e da anni vivo negli Stati Uniti. La mia sartoria
accoglie elementi estetici di quella inglese e italiana, ma
alla fine è un prodotto a sè stante.
Ed il suo modello di business? Produrre abiti memorabili, farli pagare quel che valgono, ed essere buoni con chi
ci supporta. Non ci vuole una scienza.
Quali sono a suo parere le principali differenze
quanto a stile tra un uomo americano, un inglese e
un italiano? Le stesse che ci sono tra un Martini cocktail, un Gin & Tonic e un Americano (ride). Cocktail a
parte, penso che gli italiani abbiano un maggior senso
del colore, gli inglesi del taglio, e gli americani tendono
a essere molto riservati. Comunque sia, mi è molto diffi-
cile generalizzare, specialmente quando hai a che fare
con personalità così speciali come i miei clienti, che per
la maggior parte non sono americani. Per questo la mia
visione del mondo è leggermente distorta.
Lei è riuscito a farsi un nome in un mercato come
l’America. Cosa ci vuole per raggiungere il successo
a New York? Passione e fortuna. Alla fine non importa
dove tu viva o che lavoro tu faccia. Se vuoi aver successo
devi amare quel che fai. Così anche qualora la fortuna
non dovesse sorriderti, ti alzerai la mattina sempre con
un bel sorriso sulle labbra, felice di dare un senso alla
tua giornata.
Non si alzava con questo spirito quando faceva l’avvocato? Ho tre diplomi, inclusi master e laurea. Ho praticato per anni da avvocato, a Londra e New York, ma la
giurisprudenza no, non è mai riuscita a farmi alzare la
mattina col sorriso. Per questo poi ho scelto di fare qualcosa che amo, perchè solo così il lavoro si trasforma in
una gioia, e quindi non è più un lavoro. Diciamo che grazie alla terapia sartoriale mi sto riprendendo solo ora da
anni nello studio legale.
Quali clienti scelgono un abito su misura in America? Quelli che sono cresciuti apprezzando la buona
sartoria, grazie ai loro padri e ai loro nonni, o anche solo
aspirandovi attraverso un film o una foto in una rivista. E
anche coloro che cercano di esser unici, come un lupo in
un mondo fatto di pecore. Gente piena di vita e con molte
i l lu s s o è b e l lo f i n c h é è v i n ta g e
la v ita d i d unc a n quinn at tr av er so le sue sei i co ne preferi t e
duncan quinn
Ex avvocato, stilista di tendenza, ricercato dalle nuove star. Per un’eleganza tra Savile
Row e il rock. E con la filosofica leggerezza del non prendersi troppo sul serio
Ovviamente quella «get laid guarantee» è da
intendersi con ironia: nessuno che si procuri uno degli asciutti, impeccabili abiti su
misura di Duncan Quinn ne ottiene davvero
la garanzia di fare una conquista in campo
erotico-sentimentale. Ma coglie un aspetto
dello stile che è stato a lungo sottovalutato:
la capacità di esprimere confidenza, fiducia, ottimismo, perfino gioia di vivere. Attra-
verso sartoria (più ironia) londinese e pensiero positivo all’americana: questa è forse
la cifra del «lifestyle designer» che (senza
aver ancora dimensioni industriali) sta maggiormente influenzando. «Vivi la vita al massimo, questa è la mia filosofia» proclama dal
suo atelier nel cuore del quartiere NoLita a
New York Duncan Quinn, prototipo di gentleman contemporaneo: «i vestiti sartoriali
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e gli accessori in edizione limitata che creo
ne sono solo una naturale espressione».
Trentacinque anni, inglese doc trapiantato a New York, Quinn ha rivoluzionato
la moda classica e i completi sartoriali per
l'uomo negli Stati Uniti con quello che è stato
definito lo stile gangster chic, un incandescente mix tra Savile Row e il rock’n’roll.
I suoi inconfondibili doppiopetto, creati
v intag e da polso:
v intag e da str a da:
v intag e da r eg ata:
v intag e da co rsa:
v i ntage gr and c ru:
Il mio or olog io
La mia Duc ati
g li Spir it Yach t
Por sch e 911 RS 1972
lo C hat eau Pal mer '61
co sta az z urr a
vach er on consta ntin
Ho sempr e pr ef er ito
sono bellissimi
è Sempr e il bo l i d e
T r a i gr and i r o ssi,
t engo c asa a ni z z a.
v i ntage i n vac anz a:
Patr imony
mezzi d i tr a spor to
da g ua r da r e,
ch e bat te qual si asi
È i l mi o preferi to.
e Amo i l c i b o, i l v i no,
Tr a d itionnelle.
con c a r at ter e,
e da timona r e:
a ltr a auto mo d erna
S e t i pi acc i o no
l’est e t i c a, l a luc e
lo considero tr a
e la mia Duc ati
il sof istic ato
og g i sul mer c ato,
i B o rd eaux. q uesto
e i co lo ri d el S ud
i pezzi essenzia li d el
è un pezzo unico
bila nciamento tr a
con c a r isma
È pur o v el luto sul l a
fr anc ese. e po i
g ua r da r oba. come
e dav v er o sex y.
peso e v elocità
e un fa scino senz a
l i ngua. mai senz a,
pr o fuma megl i o
le sc a r pe a r tig ia na li.
ma a nche la v espa...
li r end e imbat tibili.
pa r ag on i.
i n c ant i na.
d i ne w yo rk ...
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«agli inizi ero un legale.
solo or a, gr azie alla ter apia
sartoriale, mi sto riprendendo
d a g l i a n n i d e l l'a v v o c at u r a »
A chi ha dato uno stile: da sinistra, Christian Louboutin, genio francese della scarpa;
il rapper e produttore multiplatino P Diddy alias Sean Combs; la rockstar Billy Joe Armstrong,
della band Green Day; Adrian Grenier, star della serie televisiva Entourage.
storie da raccontare, in cerca d’esperienze
uniche, e non solo di un’ uniforme.
Cosa rende la sua sartoria diversa? I temi
di base sono quelli che la gran parte degli
uomini ha assimilato crescendo, da film, libri,
media. Produciamo abiti senza tempo ma con
un accento moderno e un dna che richiama
un’era fatta di personaggi memorabili, cocktail indimenticabili, auto veloci e barche a
vela di classe. Si vive una volta sola.
GETT Y IMAGES , OLYCOM
Un
uomo
creativo
come
lei
troverà
diverse
fonti
d’ispirazione...
M’ispira il mondo che mi circonda, e la
gente che lo popola. Mi affascina anche la
psicologia dell’abbigliamento, di come una
confezione preparata ad hoc per un cliente
contenga un messaggio speciale che poi
ingenera una specifica reazione. Grazie a
questo metodo siamo in grado di modulare
la percezione e cambiare il modo in cui i
nostri clienti percepiscono se stessi. Anche
se non si dovrebbe mai giudicare un libro
dalla copertina, lo facciamo sempre tutti.
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Lei
si
autodefinisce
un
bon-vivant.
Dove ha imparato l’arte del buon vivere?
Mio padre faceva il detective a Scotland
Yard. Nei primi anni Ottanta gli chiesero
se potesse consigliare un insegnante d’inglese per il figlio di un impiegato del Commissariato di polizia a Nizza. Mi prestai
come volontario. Detestai il figlio ma andai
molto d’accordo con i genitori, specialmente
con il padre. Iniziai a passare tutte le estati
sulla Costa Azzurra con il miglior Cicerone
che potessi trovare. Quell’uomo m’insegnò
un bel po' sui vini e le donne, instillando in
me dosi di joie de vivre che mi condussero
a diversi «fuoripista». Mi ritengo un uomo
fortunato perché ancora oggi passo molto
tempo nel Sud della Francia e anche in Italia, dove ci sono parecchi artigiani che producono quel che vendiamo.
Qual’è la sua definizione di stile? Senza
tempo, unico, e appartenente a chi lo ha.
Ogni persona ha uno stile diverso, ma trovare
il tuo è la chiave di tutto. Ad alcuni non basta
una vita, nè un sacco di soldi.
Ci si nasce con stile, o lo si forma? Credo
che alcune persone abbiano più talento di
altre ma il talento nel lungo periodo è fallimentare senza la dedizione e il lavoro sodo.
Quali sono gli articoli che non possono
mai mancare nel guardaroba di un uomo
elegante? Non c’è niente che batta un abito
ben tagliato, una buona camicia, una bella
cravatta, dei gemelli, il tutto accompagnato
da un elegante paio di scarpe di pelle fatte a
mano e un semplice orologio.
E in quello di una donna? Quel che rende
una donna elegante è un sorriso, una bella
parola… e un uomo elegante.
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I suoi modelli viventi di stile sono...
Michael Caine è uno degli uomini più eleganti in assoluto. Ha lasciato un segno indelebile con i film che ha fatto negli anni Sessanta, da Alfie a Get Carter, a The Italian Job.
Lei è anche un amante del cibo. Quali
sono i suoi ristoranti preferiti? Ho cenato
all’Enoteca Pinchiorri a Firenze ma preferisco La Dogana a Carezzano Pianore (Lu). Il
cibo da Daniel a New York è sublime, anche
se non ne amo molto l’arredamento. Il pranzo
più creativo e artistico è stato in un bugigattolo nel mercato del pesce Tsukiji a Tokyo.
Sono rimasto impressionato da quello chef
così attento nel suggerirci quale sale, foglia o
salsa andasse con ciascun taglio di pesce.
I beni a cui tiene di più? La salute, la
sanità mentale e il senso dell’umorismo.
Oltre alle auto ama molto la Vespa. Cosa
l’affascina? Credo sia il mezzo perfetto per
girare una città trafficata come New York. Il
che vale peraltro solo quando c’è il sole.
È anche il mezzo giusto per rimorchiare?
Le dico solo che quando le ragazze vengono a
farci un giro, sorridono sempre molto.
Il suo motto? La via dell’eccesso conduce al palazzo della saggezza (Quinn non lo
dichiara, ma sta citando una frase del poeta
William Blake, ndr).