green, tech, chic
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green, tech, chic
c r e ato r i d i s t i l i d i v i ta 73 green, tech, chic Coscienza ecologica e performance economica, creatività ed etica, materiali innovativi e rispetto della natura. Lungo queste coordinate pensano e agiscono i giovani che stanno ridisegnando la nostra vita. Inventandosi guardaroba da star col senso della misura e dell’ironia. Berline tedesche con il parabrezza navigabile e trolley con il pieno di energia solare da portarsi in giro. Poltroncine sognate al computer e centraline per dare un’anima magica e pratica alla casa. Così pensano, e progettano, i geni emergenti del design che inventano gli oggetti del presente. E del futuro duncan quinn lo stile dell'ot timismo jan plechac e i classici della seduta, rivisitati werner aisslinger e la sostenibilità da showroom avril accolla e il cervello per gestire la casa wolfgang egger e la macchina multimediale di lulu berton, emanuela meucci, valentina ravizza, gianluca torti. foto di dennison bertram, timothy fadek, alberto guglielmi, andrea vailetti per style style n. 3 marzo 2013 c reator i d i s t i l i d i vit a—74 75 di lulu berton foto di alberto guglielmi per style «per celebrare giorni di gloria e notti d’eccesso», cui si aggiungono eccentriche cravatte e gemelli, sono diventati un must tra attori e rockstar. Il rapper Sean Combs (alias P Diddy), il fuoriclasse del basket LeBron James, il designer Christian Louboutin e rock band come i Green Day sono tra i suoi aficionados conclamati. Dopo anni da avvocato, nel 2003 Quinn apre il suo primo negozio a New York, poi a Los Angeles e Miami. E case tra New York e Nizza, nel Sud della Francia. Per incontrare Style sceglie però Balthazar, storico ristorante chic di New York, e inizia con un consiglio: «la côte de boeuf per due è il piatto migliore del menu». Mr. Quinn, qual’è il suo approccio alla sartoria? Sono cresciuto a Londra, ho viaggiato l’Europa in lungo e in largo, e da anni vivo negli Stati Uniti. La mia sartoria accoglie elementi estetici di quella inglese e italiana, ma alla fine è un prodotto a sè stante. Ed il suo modello di business? Produrre abiti memorabili, farli pagare quel che valgono, ed essere buoni con chi ci supporta. Non ci vuole una scienza. Quali sono a suo parere le principali differenze quanto a stile tra un uomo americano, un inglese e un italiano? Le stesse che ci sono tra un Martini cocktail, un Gin & Tonic e un Americano (ride). Cocktail a parte, penso che gli italiani abbiano un maggior senso del colore, gli inglesi del taglio, e gli americani tendono a essere molto riservati. Comunque sia, mi è molto diffi- cile generalizzare, specialmente quando hai a che fare con personalità così speciali come i miei clienti, che per la maggior parte non sono americani. Per questo la mia visione del mondo è leggermente distorta. Lei è riuscito a farsi un nome in un mercato come l’America. Cosa ci vuole per raggiungere il successo a New York? Passione e fortuna. Alla fine non importa dove tu viva o che lavoro tu faccia. Se vuoi aver successo devi amare quel che fai. Così anche qualora la fortuna non dovesse sorriderti, ti alzerai la mattina sempre con un bel sorriso sulle labbra, felice di dare un senso alla tua giornata. Non si alzava con questo spirito quando faceva l’avvocato? Ho tre diplomi, inclusi master e laurea. Ho praticato per anni da avvocato, a Londra e New York, ma la giurisprudenza no, non è mai riuscita a farmi alzare la mattina col sorriso. Per questo poi ho scelto di fare qualcosa che amo, perchè solo così il lavoro si trasforma in una gioia, e quindi non è più un lavoro. Diciamo che grazie alla terapia sartoriale mi sto riprendendo solo ora da anni nello studio legale. Quali clienti scelgono un abito su misura in America? Quelli che sono cresciuti apprezzando la buona sartoria, grazie ai loro padri e ai loro nonni, o anche solo aspirandovi attraverso un film o una foto in una rivista. E anche coloro che cercano di esser unici, come un lupo in un mondo fatto di pecore. Gente piena di vita e con molte i l lu s s o è b e l lo f i n c h é è v i n ta g e la v ita d i d unc a n quinn at tr av er so le sue sei i co ne preferi t e duncan quinn Ex avvocato, stilista di tendenza, ricercato dalle nuove star. Per un’eleganza tra Savile Row e il rock. E con la filosofica leggerezza del non prendersi troppo sul serio Ovviamente quella «get laid guarantee» è da intendersi con ironia: nessuno che si procuri uno degli asciutti, impeccabili abiti su misura di Duncan Quinn ne ottiene davvero la garanzia di fare una conquista in campo erotico-sentimentale. Ma coglie un aspetto dello stile che è stato a lungo sottovalutato: la capacità di esprimere confidenza, fiducia, ottimismo, perfino gioia di vivere. Attra- verso sartoria (più ironia) londinese e pensiero positivo all’americana: questa è forse la cifra del «lifestyle designer» che (senza aver ancora dimensioni industriali) sta maggiormente influenzando. «Vivi la vita al massimo, questa è la mia filosofia» proclama dal suo atelier nel cuore del quartiere NoLita a New York Duncan Quinn, prototipo di gentleman contemporaneo: «i vestiti sartoriali style n. 3 marzo 2013 e gli accessori in edizione limitata che creo ne sono solo una naturale espressione». Trentacinque anni, inglese doc trapiantato a New York, Quinn ha rivoluzionato la moda classica e i completi sartoriali per l'uomo negli Stati Uniti con quello che è stato definito lo stile gangster chic, un incandescente mix tra Savile Row e il rock’n’roll. I suoi inconfondibili doppiopetto, creati v intag e da polso: v intag e da str a da: v intag e da r eg ata: v intag e da co rsa: v i ntage gr and c ru: Il mio or olog io La mia Duc ati g li Spir it Yach t Por sch e 911 RS 1972 lo C hat eau Pal mer '61 co sta az z urr a vach er on consta ntin Ho sempr e pr ef er ito sono bellissimi è Sempr e il bo l i d e T r a i gr and i r o ssi, t engo c asa a ni z z a. v i ntage i n vac anz a: Patr imony mezzi d i tr a spor to da g ua r da r e, ch e bat te qual si asi È i l mi o preferi to. e Amo i l c i b o, i l v i no, Tr a d itionnelle. con c a r at ter e, e da timona r e: a ltr a auto mo d erna S e t i pi acc i o no l’est e t i c a, l a luc e lo considero tr a e la mia Duc ati il sof istic ato og g i sul mer c ato, i B o rd eaux. q uesto e i co lo ri d el S ud i pezzi essenzia li d el è un pezzo unico bila nciamento tr a con c a r isma È pur o v el luto sul l a fr anc ese. e po i g ua r da r oba. come e dav v er o sex y. peso e v elocità e un fa scino senz a l i ngua. mai senz a, pr o fuma megl i o le sc a r pe a r tig ia na li. ma a nche la v espa... li r end e imbat tibili. pa r ag on i. i n c ant i na. d i ne w yo rk ... style n. 3 marzo 2013 c reator i d i s t i l i d i vit a—76 77 «agli inizi ero un legale. solo or a, gr azie alla ter apia sartoriale, mi sto riprendendo d a g l i a n n i d e l l'a v v o c at u r a » A chi ha dato uno stile: da sinistra, Christian Louboutin, genio francese della scarpa; il rapper e produttore multiplatino P Diddy alias Sean Combs; la rockstar Billy Joe Armstrong, della band Green Day; Adrian Grenier, star della serie televisiva Entourage. storie da raccontare, in cerca d’esperienze uniche, e non solo di un’ uniforme. Cosa rende la sua sartoria diversa? I temi di base sono quelli che la gran parte degli uomini ha assimilato crescendo, da film, libri, media. Produciamo abiti senza tempo ma con un accento moderno e un dna che richiama un’era fatta di personaggi memorabili, cocktail indimenticabili, auto veloci e barche a vela di classe. Si vive una volta sola. GETT Y IMAGES , OLYCOM Un uomo creativo come lei troverà diverse fonti d’ispirazione... M’ispira il mondo che mi circonda, e la gente che lo popola. Mi affascina anche la psicologia dell’abbigliamento, di come una confezione preparata ad hoc per un cliente contenga un messaggio speciale che poi ingenera una specifica reazione. Grazie a questo metodo siamo in grado di modulare la percezione e cambiare il modo in cui i nostri clienti percepiscono se stessi. Anche se non si dovrebbe mai giudicare un libro dalla copertina, lo facciamo sempre tutti. style n. 3 marzo 2013 Lei si autodefinisce un bon-vivant. Dove ha imparato l’arte del buon vivere? Mio padre faceva il detective a Scotland Yard. Nei primi anni Ottanta gli chiesero se potesse consigliare un insegnante d’inglese per il figlio di un impiegato del Commissariato di polizia a Nizza. Mi prestai come volontario. Detestai il figlio ma andai molto d’accordo con i genitori, specialmente con il padre. Iniziai a passare tutte le estati sulla Costa Azzurra con il miglior Cicerone che potessi trovare. Quell’uomo m’insegnò un bel po' sui vini e le donne, instillando in me dosi di joie de vivre che mi condussero a diversi «fuoripista». Mi ritengo un uomo fortunato perché ancora oggi passo molto tempo nel Sud della Francia e anche in Italia, dove ci sono parecchi artigiani che producono quel che vendiamo. Qual’è la sua definizione di stile? Senza tempo, unico, e appartenente a chi lo ha. Ogni persona ha uno stile diverso, ma trovare il tuo è la chiave di tutto. Ad alcuni non basta una vita, nè un sacco di soldi. Ci si nasce con stile, o lo si forma? Credo che alcune persone abbiano più talento di altre ma il talento nel lungo periodo è fallimentare senza la dedizione e il lavoro sodo. Quali sono gli articoli che non possono mai mancare nel guardaroba di un uomo elegante? Non c’è niente che batta un abito ben tagliato, una buona camicia, una bella cravatta, dei gemelli, il tutto accompagnato da un elegante paio di scarpe di pelle fatte a mano e un semplice orologio. E in quello di una donna? Quel che rende una donna elegante è un sorriso, una bella parola… e un uomo elegante. style n. 3 marzo 2013 I suoi modelli viventi di stile sono... Michael Caine è uno degli uomini più eleganti in assoluto. Ha lasciato un segno indelebile con i film che ha fatto negli anni Sessanta, da Alfie a Get Carter, a The Italian Job. Lei è anche un amante del cibo. Quali sono i suoi ristoranti preferiti? Ho cenato all’Enoteca Pinchiorri a Firenze ma preferisco La Dogana a Carezzano Pianore (Lu). Il cibo da Daniel a New York è sublime, anche se non ne amo molto l’arredamento. Il pranzo più creativo e artistico è stato in un bugigattolo nel mercato del pesce Tsukiji a Tokyo. Sono rimasto impressionato da quello chef così attento nel suggerirci quale sale, foglia o salsa andasse con ciascun taglio di pesce. I beni a cui tiene di più? La salute, la sanità mentale e il senso dell’umorismo. Oltre alle auto ama molto la Vespa. Cosa l’affascina? Credo sia il mezzo perfetto per girare una città trafficata come New York. Il che vale peraltro solo quando c’è il sole. È anche il mezzo giusto per rimorchiare? Le dico solo che quando le ragazze vengono a farci un giro, sorridono sempre molto. Il suo motto? La via dell’eccesso conduce al palazzo della saggezza (Quinn non lo dichiara, ma sta citando una frase del poeta William Blake, ndr).