La Barriera Magazine 02

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La Barriera Magazine 02
La webzine ufficiale del sito www.labarriera.net
Anno 1 - Numero 2, Ottobre 2010
L’ EDITORIALE
Rieccoci di nuovo dopo la pausa estiva servita a molti
di noi per ricaricare le batterie e riorganizzare un po’
di idee per l’autunno imminente. “L’inverno sta arrivando” diceva qualcuno di nostra conoscenza ma già
le tempeste di novità sembrano imperversare i lidi di
internet. Su tutti spiccano i trailer e le ultime indiscrezioni giunte dai set della serie televisiva che approderà a marzo grazie all’HBO.
Le prime immagini presentate al pubblico non hanno fatto altro che incendiare ulteriormente i fans che
già erano in trepida attesa. L’entusiasmo che sta accompagnando la produzione di Game of Thrones (La
Guerra dei Troni, traduzione non ufficiale N.d.A.) ha
sorpreso talmente tanto gli stessi autori ed i committenti che già si inizia a parlare della seconda stagione.
Conosceremo nel dettaglio le ultime novità nel consueto articolo di approfondimento a cura di Sonia.
In questo secondo numero di Barriera Magazine
apriamo invece a due nuovi argomenti, uno dei quali ci riguarda molto da vicino, che torneranno ad accompagnarci in futuro speriamo con una cadenza
piuttosto frequente.
In primis abbiamo il piacere e l’onore di ospitare sulle
nostre pagine Paolo Accolti Gil, editore e traduttore per
conto di Italycomics della versione italiana a fumetti di
The Hedge Knight e The Sworn Swords, quest’ultimo di
recente pubblicazione. Grazie alla sua disponibilità
abbiamo potuto intervistarlo e venire a conoscenza
di alcuni retroscena legati alla produzione di questo
comics.
Una delle lamentele più ricorrenti legate al mondo di
George Martin era la mancanza di brani musicali ispirati alle sue composizioni.
Altri autori fantasy come Tolkien hanno portato vere
e proprie vene compositive per innumerevoli gruppi
metal e folk mentre per Martin nessuno lo aveva mai
esplicitamente citato. Ma l’attesa è finalmente terminata grazie ai Blind Guardian, gruppo tedesco Power
Progressive Metal di fama internazionale, che ha inserito nel loro recente lavoro distribuito a partire dal 31
luglio alcuni brani dedicati a Le Cronache del Ghiaccio
e del Fuoco. Già famosi in tutto il mondo per la loro
opera omnia Nightfall in Middle Earth ispirata al Silmarillion di Tolkien ed a singoli brani come Lord of The
Rings, questa volta ci propongono due canzoni legate
al mondo Martiniano con citazioni disseminate per
l’intero album. Potrete quindi leggere una recensione
con l’analisi delle tracce proposte.
Altri articoli e nuovi approfondimenti vi aspettano
all’interno della webzine e lascio a voi il piacere di
scoprirli.
Barriera Magazine tornerà a Dicembre dove speriamo
di potervi regalare qualche gradita sorpresa alla quale
stiamo lavorando da un po’ di tempo.
Buona lettura!
“LA SPADA GIURATA”
A FUMETTI
Giunge finalmente in italia il secondo capitolo in versione comics della
serie Dunk&Egg. Abbiamo intervistato Paolo Accolti Gil, autore della
trasposizione per conto di Italycomics.
The Hedge Editor, editore
e traduttore della versione
a fumetti dei due racconti.
[BM] Paolo, vuoi presentarti ai lettori di Barriera
Magazine?
La serie di Dunk&Egg, spinoff della saga Le Cronache
del Ghiaccio e del Fuoco
ambientata circa un secolo prima della trama narrata nei romanzi principali,
è stata accolta con grande
entusiasmo dai fan di Martin, voraci come sempre di
nuove storie ambientate
nel mondo di Westeros e
ansiosi di entrare in possesso di nuove informazioni che permettano di
conoscere sempre più a
fondo gli intricati misteri
che costellano l’universo
Martiniano.
A differenza della saga
principale, che narra vicende corali raccontate
dal punto di vista di molti
personaggi, Dunk&Egg si
focalizza su due personaggi principali, il cavaliere
errante Duncan e il misterioso ragazzino Egg, e sulle
loro avventure. In totale la
serie di Dunk&Egg comprenderà nove racconti di
cui però solo tre sono già
stati completati: The Hedge
Knight, The Sworn Sword
e il recente The Mystery
Knight. Purtroppo solo il
primo di tali racconti è stato tradotto in italiano, con
il titolo Il Cavaliere Errante,
pubblicato
all’interno
dell’antologia
Legends
e successivamente nel
volume I Re di Sabbia; al
momento non si hanno
notizie sulla possibilità di
avere in lingua italiana il
secondo ed il terzo racconto. Una sorte migliore
l’ha avuta però la trasposizione fumettistica della
serie, distribuita nel nostro
Paese dalla Italycomics:
dopo l’uscita del primo
racconto nel 2004 è stato
pubblicato il secondo, La
Spada Giurata. Per questa
ragione siamo onorati di
avere ospite sulle pagine di Barriera Magazine
Paolo Accolti Gil, iscritto
sul forum di Barriera come
[PAG] Beh, diciamo che da
vent’anni mi occupo di fumetto professionalmente
nel ruolo di traduttore e
supervisore di pubblicazioni oltre che di avido
gestore di librerie specializzate in fumetti. La mia
ultima avventura, che si
chiama Italycomics, è nata
nel 2000 come fumetteria on-line e dal 2004
è diventata anche una
casa editrice focalizzata
principalmente sulla produzione nordamericana. Il
Cavaliere Errante è stato il
primo dei nostri “colpacci”
ed è anche stato il (bellissimo) biglietto da visita
con cui ci siamo presentati
ai lettori italiani.
[BM] Qual è precisamente il tuo ruolo nella
realizzazione di un volume a fumetti quale La
Spada Giurata?
[PAG] Dunque, vediamo:
mi occupo del contratto
di licenza con il detentore dei diritti, poi della
traduzione, della supervisione del lettering e
dell’impaginazione. Infine,
dato che sono un “hedge
editor”, mi occupo anche della spedizione dei
volumi stampati ai distributori, insomma il mio
ruolo spazia da quello
dell’imprenditore a quello
del facchino.
[BM] Dal momento della scelta aziendale di
pubblicare un volume
come La Spada Giurata
sino alla sua uscita in
fumetteria, quali sono
le fasi da attraversare?
Quanto tempo può passare prima che il volume
arrivi sugli scaffali?
[PAG] Avrei già risposto
ma la domanda mi dà
occasione di dire troppe
cose! Per La Spada Giurata eravamo pronti già
tre anni fa ma abbiamo
dovuto continuare a discutere con alcuni rappresentanti della Marvel
americana, che era subentrata nel progetto editoriale alla DBP, dopo che
avevamo già acquisito i
diritti attraverso la stessa
DBP. Anni di attesa alla
fine dei quali è stato inequivocabilmente chiaro
che non avevano alcuna
intenzione di agevolarci
come avevano dichiarato
nei primi contatti. Nel
frattempo io continuavo
a fare figuracce sul vostro
ed in altri forum perché
non potevo accusarli apertamente. Ce ne ha (perché in realtà parliamo
di un singolo individuo)
fatte di tutti i colori, dal
chiederci di stipulare una
polizza assicurativa per
tre milioni di dollari (hai
capito bene!) contro non
si sa quale eventualità
sino allo sbattermi definitivamente la porta in
faccia accusandomi di essere “aggressivo e minaccioso” solo perché gli avevo detto che non potevo
continuare a non dire
nulla alle migliaia di lettori italiani che chiedevano spiegazioni. A questo
punto ho giocato il tutto
per tutto: ho spiegato
la situazione a Martin in
persona ed ai suoi agenti
e… beh, lo abbiamo pubblicato quindi qualcuno
è stato ridimensionato e
qualcun altro aveva ragione. Preciso però che
la ragione non ci sarebbe servita a nulla senza
l’intervento di George
Martin.
[BM] Rispetto ad un libro, quali sono le peculiarità della traduzione
di un fumetto?
[PAG] Mah… non invidio
affatto un traduttore di
libri. Nella narrazione di
tanti autori americani le
descrizioni sono spesso
piene di termini tra loro
sinonimi che non è detto
abbiano tanti corrispettivi
in italiano. A parte questi,
che nei fumetti mancano
perché le immagini sop-
periscono ad essi, non
trovo differenze.
[BM] Come ci si trova
a dover lavorare con
un’ambientazione già
tradotta, almeno parzialmente, da altri?
[PAG] In questo caso male.
Nella mia precedente
vita di traduttore negli
anni ’90 mi chiamavano
lo “Sgarbi dei Fumetti”
perché non mi stancavo
di ripetere che il rispetto
verso l’autore originale
era un obbligo e che frasi
come “traduttore traditore” non sono altro che
scuse per gente a cui fa
comodo fare un lavoro
di corsa. Quando ho affrontato la traduzione del
primo The Hedge Knight,
ho dovuto confrontarmi
sia con l’edizione italiana
di quella storia sia con i
volumi Mondadori della
saga principale e ovviamente già questi due differivano tra loro. Mi sono
trovato davanti a scelte
operate da altri la cui logica mi sfuggiva del tutto:
alcune potevano rientrare nella voce “scelte”
(per esempio non capisco
perché chiamare ‘trono di
ferro’ invece di ‘trono di
spade’ però alla fin fine è
fatto di armi fuse e in italiano suona meglio quindi
è una scelta comprensibile), altre nel “mi gira
di rendere il termine più
comprensibile allo sciocco lettore” (e allora si usa
Primo Cavaliere, come
se parlassimo di cavalieri della tavola rotonda,
invece di Mano del Re
come dice Martin, magari
proprio per discostarsi da
quel termine), altre volte
mi sono trovato di fronte
a veri e propri errori. Diciamo che nel primo caso
ho rispettato le scelte
altrui anche se non le
condividevo, nel secondo
e nel terzo ho preferito
rispettare Martin ad eccezione dei nomi di città
importanti dove ormai il
danno è stato fatto.
[BM] In una situazione
di ambientazione in comune con altri traduttori, come ti poni nel
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caso tu debba affrontare nomi o toponimi
mai tradotti fino ad
ora, sapendo che la tua
scelta potrebbe costituire un precedente per
traduzioni future dei
medesimi nomi?
[PAG] Dubito di poter costituire un precedente per
qualcuno… e per questo
mi sono quasi sempre
attenuto a lasciare tutto
in originale. Coldmoat,
dove si svolge buona
parte di La Spada Giurata,
ha rischiato di chiamarsi
Fossofreddo ma in realtà
doveva essere Fossato
Freddo che suona troppo
male quindi…
[BM] Allarghiamo il campo: come vedi questo
connubio tra il mondo
dei fumetti ed il genere
fantasy, rappresentato
fino ad ora, almeno da
noi, quasi completamente da titoli come
Berserk? Ritieni che ci
sia spazio per un solido
mercato di genere?
[PAG] Penso proprio di sì,
soprattutto in casi come
questo dove la cura degli
autori è stata maniacale.
Inutile poi menzionare
tutto quanto è stato fatto
su Conan che tuttora viene pubblicato anche in
Italia. Il problema però
non è tanto il genere
quanto il mezzo: il fumetto sta conoscendo una
crisi senza prospettive di
ritorno ormai da anni e
questo 2010 è stato devastante. Il nostro primo
volume di The Hedge
Knight fu, ed è tuttora, il
nostro best seller. Sperando in vendite simili
avevamo annunciato la
ristampa ed il nuovo volume a 16 euro. Purtroppo
gli ordini iniziali si sono
dimostrati talmente bassi
da costringerci a portare
il prezzo a 18 euro, che è
ancora basso in rapporto
con i libri che hanno costi
di stampa infinitesimali
rispetto a un fumetto a
colori, ma è pur sempre
il 50% in più di quanto
riuscimmo a farvi pagare
la prima edizione sei anni
fa. Purtroppo sono scelte
obbligate.
[BM] In base alla tua esperienza come editore,
che
atteggiamento
pensi ci sia nel nostro
Paese verso il genere
fantasy? È ancora visto
come letteratura di
serie B o ritieni che ci
sia un cambiamento in
atto?
[PAG] Aspetta che inizi
l’adattamento televisivo
de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, aspetta
che altra gente resti catturata dai libri come del
resto è successo a me che
non lo conoscevo prima
di scoprire The Hedge
Knight ed altro che serie
B!
[BM] Parliamo del tuo
rapporto personale con
il mondo de Le Cronache
del Ghiaccio e del Fuoco,
inteso nell’insieme di
saga e racconti correlaLa Barriera Magazine - OTTOBRE 2010
ti: ci puoi indicare un
pregio e un difetto del
mondo e dell’intreccio
Martiniano, visti con gli
occhi di un lettore?
[PAG] Sappiamo tutti che
di difetti ce ne è uno solo:
i tempi di attesa tra un
volume e l’altro! Martin
dovrebbe vendersi i singoli capitoli a puntate!
[BM] E con gli occhi di
uno sceneggiatore incaricato di trarre un fumetto da un racconto di
Martin?
[PAG] Guarda, Ben Avery,
sceneggiatore di entrambi i volumi a fumetti,
ha trovato la soluzione
migliore e più rispettosa:
si è praticamente annullato. Posso garantire,
avendolo verificato, che
i dialoghi nei volumi a
fumetti sono al 99% di
Martin, presi pari pari
dai libri. Avery ha fatto
anche in modo che ciò
che bisognava tagliare
dalle descrizioni narrative fosse comunque descritto da Miller nel disegno. E di descrizioni ce
ne sono perché leggendo
si capisce che queste storie sono i ricordi narrati
da un Duncan ormai divenuto comandante delle
Guardie Reali.
[BM] Da un punto di
vista puramente realizzativo, sarebbe pensabile una trasposizione
fumettistica
della
saga principale de Le
Cronache del Ghiaccio e
del Fuoco?
[PAG] Tutto è possibile, ho
citato prima Conan i cui
libri sono stati adattati in
decine e decine di storie
a fumetti da Roy Thomas.
Il problema sarebbe solo
la continuità grafica.
Sono passati i tempi dei
John Buscema capaci di
seguire la stessa serie
per anni senza mancare
una consegna. Personalmente già tremo all’idea
che un terzo volume di
The Hedge Knight possa
finire in mano ad altri rispetto Avery e Miller che
ha saputo caratterizzare
La Barriera Magazine - OTTOBRE 2010
CHI E’ LA MADRE
DI JON SNOW?
La saga di George Martin fornisce una serie di misteri e situazioni che
stuzzicano le fantasie e le possibilità create nelle menti dei lettori. Una delle
più argomentate riguarda la vera madre del ‘bastardo’ di casa Stark.
Le lunghe attese che
inframezzano le pubblicazioni dei volumi de Le
Cronache del Ghiaccio e
del Fuoco consentono ai
fan più accaniti di avere
molto tempo per passare
al vaglio il testo dei libri
alla ricerca di suggerimenti, così tanto amati
da Martin, sul proseguo
della storia. Arrivano
così a prendere corpo
vere e proprie teorie, con
tanto di valutazione dei
pro e dei contro e vaglio
degli indizi, e di certo una
delle più famose è discusse è l’ipotesi che vede Jon
Snow figlio di Rhaegar
Targaryen e Lyanna Stark,
battezzata dagli utenti
R+L=J.
I due personaggi, ad
un’analisi
superficiale,
restano ai margini della
biografia ufficiale di Jon
benissimo i personaggi.
Ho letto più volte parole
critiche nei confronti di
Mike Miller. Invece è proprio il suo stile privo di
eccessi e al tempo stesso
accurato a far risaltare
i personaggi di Martin.
Dare The Hedge Knight in
mano ad autori più famosi avrebbe reso la storia
meno “Dunk&Egg” e più
del “Jim Lee” di turno. Insomma, una volta trovato
il disegnatore più adatto
ma anche un editore
disposto a sobbarcarsi la
produzione di una serie
regolare, non vedo ostacoli a realizzare anche la
serie madre.
[BM] Negli Stati Uniti
si è appena conclusa
la pubblicazione della
versione fumettistica
di Fevre Dream, l’horror
scritto da Martin negli
anni ’80 recentemente
ripubblicato
anche
in Italia con il titolo Il
Battello del Delirio. Ci
potrebbero essere speranze per una versione
Snow. Di lui sappiamo
infatti che nacque nel
sud di Westeros nel 283
durante le battute finali
della Ribellione di Robert
Baratheon, che spezzò
il dominio Targaryen sul
continente dopo trecen
italiana del fumetto?
[PAG]
Effettivamente
siamo interessati al titolo
ma l’editore americano ha
già un paio di riferimenti
in Italia… vedremo. State
certi che comunque non
resterà inedito.
[BM] Perfetto, grazie infinite per la partecipazione e le risposte. Speriamo di ripetere quanto
prima
l’esperienza,
magari in occasione
dell’uscita di The Mystery Knight.
Un saluto a tutti voi e
prima di dimenticarmi
un ringraziamento particolare a quanti mi hanno
dato una mano attraverso
il forum de La Barriera!
to anni. Eddard Stark lo
portò quindi a Grande
Inverno presentandolo
come suo figlio bastardo,
e decidendo di crescerlo
nel castello ancestrale
della casa Stark piuttosto
che affidarlo ad un’altra
famiglia. Nei libri finora
pubblicati vengono nominate espressamente
due donne che potrebbero aver partorito Jon:
Ashara Dayne (AGOT 6,
ACOK 45), la bellissima,
tragica, lady di Stelle al
Tramonto, di cui Eddard
Stark era innamorato
prima di sposare Catelyn
Tully per ragion di stato, e
la popolana Wylla (AGOT
11, ASOS 43), balia al servizio proprio della Casata
Dayne. Dalle anticipazioni di ADWD sappiamo
che viene nominata una
terza figura femminile,
ma per approfondire
l’ipotesi dovremo attendere l’uscita del libro.
Perché Rhaegar e Lyanna,
quindi?
È innegabile che la biografia di Jon Snow dipenda in maniera rilevante
dalla cronologia della
Ribellione di Robert, e di
fatto quest’ultima trova
nei personaggi di Rhaegar e Lyanna la sua ultima ragione di esistenza.
Nel 281, l’anno della falsa
primavera, ebbe infatti
luogo il grande Torneo di
Harrenhal, in cui il Principe Rhaegar Targaryen,
vincitore, offrì la corona
d’amore e di bellezza a
Lyanna Stark, promessa
sposa di Robert Baratheon, preferendola alla
sua stessa moglie Elia
Martell (ASOS 42). Dopo
pochissimo tempo Rahegar e Lyanna sparirono e
la situazione nel reame
degenerò rapidamente:
Brandon Stark, fratello
maggiore di Lyanna ed
erede di Grande Inverno,
si recò ad Approdo del Re
per chiedere soddisfazione del rapimento della
sorella e venne a sua volta
imprigionato da Re Aerys.
Lord Rickard Stark venne
convocato nella capitale e lì ucciso assieme al
figlio. Da qui alla guerra
il passo era inevitabile, e
sono note le vicende che
portarono al rovesciamento della monarchia
Targaryen, dalla morte
di Rhaegar sul Tridente a
quella di Re Aerys, ucciso
da Ser Jaime Lannister
della Guardia Reale. Merita tuttavia menzione un
episodio forse marginale
ai fini bellici, in quanto
avvenuto dopo che le armate ribelli avevano conquistato Approdo del Re
e liberato Capo Tempesta
dall’assedio in cui lo cingevano le forze dei Tyrell:
Lord Eddard Stark, assieme ad una scorta di sei
uomini tra cui Howland
Reed, si reca fino a Torre
della Gioia, una piccola
fortezza sperduta tra le
Montagne Rosse di Dorne, combatte un epico
duello contro le Guardie
Reali Gerold Hightower,
Oswell Whent e Arthur
Dayne, e, una volta guadagnato l’accesso alla
torre, ritrova la sorella
morente, che spira tra le
sue braccia (AGOT 39). Si
può ben dire quindi che
Lyanna figuri tanto nelle
scene iniziali quanto in
quelle finali del conflitto
civile che infiammò Westeros tra il 281 e il 283.
Già da queste poche righe la teoria R+L=J inizia
a prendere corpo: Lyanna scomparve dalla vita
pubblica dei Sette Regni
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per parte del 281, tutto
il 282 e l’inizio del 283.
Lo stesso fece Rhaegar,
dal momento che sappiamo per certo che non
era a corte al momento
della morte di Rickard e
Brandon Stark, e lo rivediamo invece a guerra
inoltrata, all’inizio del
283, a condurre l’esercito
realista alla Battaglia del
Tridente. Di fatto nella
catena degli eventi non
c’è nulla che impedisca il
concepimento di Jon in
un qualche momento del
282, prima che i doveri
di principe di Rhaegar
richiamassero il principe
ad Approdo del Re.
Il semplice fatto che
l’avvenimento non sia
impossibile non implica
però che sia realmente
accaduto: occorre quantomeno un movente.
E proprio per questa
ragione diventa necessario tentare di sondare
l’animo di Rhaegar Targaryen. La stessa nascita
del Principe del Drago, a
Sala dell’Estate nel 259,
è già di per sé un mistero: pare infatti che essa
sia da ascrivere al fallito
esperimento di Aegon V
e di suo figlio maggiore
Duncan il Piccolo di riportare in vita i Draghi e alla
loro conseguente morte
(AFFC 36). Sin dall’infanzia Rhaegar mostrò, forse
a causa delle circostanze
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della sua venuta al mondo, un senso di predestinazione che lo portava a
dare tutto sé stesso e ad
eccellere in qualsiasi ambito si fosse cimentato.
Vorace lettore sin da
bambino la sua vita cambiò radicalmente dopo
una particolare lettura
che lo indusse a dismettere i panni dell’uomo
di pace per vestire quelli
del guerriero (ASOS 42).
Dalle visioni di Daenerys
nella Casa degli Eterni
(ACOK 48) e da quanto
rivela Maestro Aemon
(AFFC 36) sappiamo che
Rhaegar era passato dal
pensare di dover essere egli stesso “il Principe
che fu Promesso”, atteso
dalle profezie, all’idea
che dovesse essere uno
dei suoi figli. Altri particolari della visione (ACOK
48) rivelano che Rhaegar
era quasi ossessionato
dal fatto che il drago,
simbolo dei Targaryen,
dovesse avere tre teste,
e da questo discendeva
per lui la necessità di avere un terzo figlio oltre ai
due, Rhaenys ed Aegon,
che aveva avuto da Elia.
Elia, cagionevole di salute, non poteva avere altri figli? Rhaegar si
innamorò di Lyanna al
torneo di Harrenhal? I libri non ci danno queste
informazioni. Di certo
però Lyanna, agli occhi di
Rhaegar, doveva essere la
candidata ideale per un
figlio che sarebbe dovuto
diventare il Principe che
fu Promesso ed al quale
avrebbe dovuto attribuirsi la Canzone del Ghiaccio
e del Fuoco. Chi meglio
dei Targaryen, la stirpe
del Drago, simboleggia il
fuoco? E chi meglio degli
Stark, signori del Nord in
cui scorre puro il sangue
dei Primi Uomini, rappresenta il ghiaccio? E che altro può essere il Principe
che fu Promesso se non
l’unione di questi due
elementi? Non sappiamo
se Lyanna fu sedotta e
seguì Rhaegar di sua volontà o se fu rapita, non
sappiamo se Rhaegar
agì per amore o in ragione del convincimento di
agire in ottemperanza ad
una profezia, ma di fatto
il movente, almeno per il
Principe del Drago, è forte.
Altri particolari che potrebbero far propendere
alla R+L=J sono disseminati qua e là per la trama:
la posizione geografica di
Torre della Gioia, vicina
al feudo della casa reale di Sala dell’Estate, o il
fatto che Rhaegar avesse lasciato di guardia a
Lyanna ben tre Mantelli
Bianchi, tra cui il suo migliore amico Arthur Dayne (ASOS 9). Il fatto che
considerasse Torre della
Gioia più importante
della guerra in corso contro le forze ribelli, unito
alla sua certezza di stare
adempiendo ad una profezia, è un indizio che può
avvalorare l’idea di un figlio di Rhaegar e Lyanna.
Le ultime parole di Lyanna morente (“Prometti,
Ned!”) hanno un’interessante chiave di lettura
nell’ambito del tema
in oggetto (AGOT 39):
avrebbe infatti perfettamente senso che Lyanna
chiedesse a suo fratello di
tenere nascosta la nascita
di un figlio di Rhaegar, che
Robert Baratheon, ancora
insicuro sul trono appena conquistato, avrebbe
voluto senza alcun dubbio morto quanto prima.
Infine una delle visioni di
Daenerys alla Casa degli
Eterni mostra un fiore
azzurro che cresce in un
muro di ghiaccio (ACOK
48); il fatto che Jon si trovi
alla Barriera e che le rose
azzurre fossero i fiori preferiti di Lyanna viene generalmente considerato
come una delle prove più
forti della R+L=J.
Indizi non legati alla vicenda possono però
fungere da contesto per
inquadrarne meglio la
reale veridicità: i continui riferimenti al fatto
che la Guardia Reale sia
incaricata di proteggere i
membri della famiglia regnante offrono un significato più profondo alla
presenza di Hightower,
Dayne e Whent a Torre
della Gioia. Il riferimento
al “letto di sangue” (AGOT
69), inteso come parto,
ricalca inoltre il letto di
sangue in cui Eddard ritrova Lyanna morente. I
costanti, cupi, pensieri di
Eddard alla promessa fatta alla sorella danno l’idea
di un impegno gravoso,
difficilmente spiegabile,
ad esempio, con la richiesta di Lyanna di essere
sepolta a Grande Inverno.
Ma sono assolutamente
in linea con l’idea di dover
mantenere segreta l’identità di Jon, mentendo a
sua moglie Catelyn ed al
suo migliore amico Robert. Significativo inoltre
il fatto che Eddard si riferisca sempre a Jon come
ad una persona del suo
sangue, e non come ad
un proprio figlio (AGOT
7, AGOT 46): delicatezza
verso la moglie, innata al
RECENSIONE
Wild Cards 1: L’Origine
George R.R.Martin
Wild Cards: L’origine
Ed. Rizzoli
Giugno 2010
Titolo originale:
Wild Cards
Traduzione di
Riccardo Bentsik ed Anna
Benucci Serva
Prezzo €16.00
Pagine 420
20
settembre
1946:
nonostante
l’allerta
dell’alieno
conosciuto
come dottor Tachyon,
nessuno è in grado di
impedire che il virus
soprannominato Wild Cards
si diffonda sul New York.
Il virus distribuisce le
sue carte, assi, jokers e
dame nere: la stragrande
maggioranza delle persone
infettate muore, le altre
subiscono delle mutazioni
di vario tipo dotandosi
di superpoteri o di
malformazioni… o anche
entrambe le cose. C’è chi
ha la possibilità di passare
tramite i muri o di volare,
e chi si dota di un grande
becco o di una proboscide
al centro della faccia.
È un libro di Martin che
non è solo di Martin
(nonostante il nome che
campeggia a lettere cubitali
in copertina, in omaggio ad
una discutibile strategia di
marketing): gli autori sono
molteplici, tra cui nomi noti
ai martiniani e non solo
come Roger Zelazny (suo il
personaggio più originale)
e Melinda Snodgrass.
È un’antologia di racconti
decisamente
singolare
visti i continui incroci tra
storie e personaggi, alcuni
dei quali compaiono in
più storie (basti pensare,
oltre al già citato Tachyon,
al Dormiglione, a Golden
Boy o anche alla Grande e
Potente Tartaruga, creatura
primigenia di Martin stesso).
Nato da un gioco di ruolo tra
scrittori, ciascuno dei quali
vi interpretava uno o più
supereroi di sua invenzione,
il libro ripercorre tramite le
vicende dei protagonisti la
storia d’America da Truman
a Reagan, passando per
la Corea ed il Vietnam, la
commissione
McCarthy
e la morte di Kennedy,
la Guerra Fredda ed il
Watergate. La saga delle
Wild Cards ha avuto inizio!
di F. C.
La Barriera Magazine - GIUGNO 2010
punto di essere espressa anche sotto forma di
pensiero, oppure effettivamente Eddard non
è il padre di Jon? Merita
infine menzione il fatto
che Eddard, ormai imprigionato, desideri parlare
un’ultima volta proprio
con Jon (AGOT 59), piuttosto che con uno dei
propri figli legittimi.
Un’ultima serie di indizi
può essere trovata se si
esce in qualche modo
dalla storia narrata e ci
si concentra sul rapporto tra scrittore e lettori,
un rapporto che Martin
ama trasformare in una
sfida, con una serie di
rimandi e richiami fitta
e mai banale sia all’interno dei libri della saga
sia verso il mondo reale.
Ad esempio, il fatto che
il corvo di Lord Mormont
pronunci la parola “Re”
in presenza di Jon potrebbe essere un indizio,
avulso dalla trama dei
libri, lasciato a bella posta da Martin stesso per
giocare in qualche modo
con i lettori (ACOK 7).
Molto più significativa
è tuttavia la leggenda,
tramandata da Padre Bonaventura da Lama, di
Bianca Lancia d’Agliano,
ultima moglie di Federico
II di Svevia Sacro Romano
Imperatore: Federico era
sposato e si innamorò
perdutamente di Bianca Lancia. I due ebbero
per un certo tempo una
relazione clandestina e
Federico tenne rinchiusa
Bianca Lancia nella torre
di Gioia del Colle. Bianca
Lancia partorì Manfredi,
STORIA E FONETICA DELLA
LINGUA DOTHRAKI
La trasposizione su grande schermo ha reso necessaria la creazione della
lingua parlata dal popolo dell’est. Vediamo come l’esperto linguista David
Peterson è riuscito a ricrearla mettendo insieme i pochi indizi forniti nei libri.
Nella creazione della serie TV di Game of Thrones, i produttori Weiss e
Benioff hanno incaricato
l’esperto linguista David
J. Peterson di creare un
vero e proprio linguaggio
per il popolo dei Dothraki. Inventare un linguaggio non è cosa semplice,
sebbene Peterson sia
uno dei maggiori esperti
mondiali avendo inventato almeno una dozzina di
essi. E’ lo stesso Martin ad
affermare che, nell’ambito della stesura della saga,
non si era posto questo
problema in quanto bastava
semplicemente
scrivere che due personaggi stavano parlando
una determinata lingua.
di parto. Lo stesso Martin, tuttavia, invita a non
cercare mai corrispondenze biunivoche tra la
storia reale e gli eventi
di Westeros: il gioco di
somiglianze e differenze,
evocato in maniera plateale e quasi spudorata
dall’assonanza tra la torre
di Gioia del Colle e la Tor
re della Gioia, potrebbe
essere quindi della misura giusta per costituire
un’ulteriore
ennesima
prova per una delle teorie più amate e discusse
dai fan de Le Cronache
del Ghiaccio e del Fuoco.
LO SAPEVATE CHE...
Nelle Appendici, tra gli alfieri dei Lannister, compare un
certo lord Tytus Peake, non meglio specificato.
È verosimile che si tratti di un omaggio a Mervyn Peake,
autore della trilogia fantasy dedicata al regno di Gormenghast, il cui protagonista, guarda caso, è Tytus of Gormeghast (Tito, nell’edizione italiana edita da Adelphi).
che giunse effettivamente al trono, per poi lasciarsi morire. Certo, non tutto
collima: Federico rinchiuse Bianca Lancia per gelosia e ciò non sembra
intonato a quanto si sà di
Rhaegar. Bianca Lancia si
suicidò per l’umiliazione
della prigionia e non morì
La Barriera Magazine - OTTOBRE 2010
Speriamo che la tanto
agognata uscita di ADWD
possa portare nuovi elementi per fare luce su un
mistero che tiene ormai
sulle spine i lettori da
quasi un quindicennio.
di M. P.
Con la messa in scena il
realismo che traspare dai
libri è venuto a mancare,
ed è proprio per questo
che Weiss e Benioff hanno deciso rivolgersi ad un
linguista perché ricreasse
un linguaggio ad hoc per
il popolo Dothraki. Tra
le varie proposte giunte
sul loro tavolo ve n’erano alcune di linguisti di
tutto rispetto tra i quali
Bill Welden, conosciuto soprattutto per aver
adattato i film de Il Signore degli Anelli. Alla fine
la scelta finale è caduta
su quella di Peterson.
Il linguista, che fa parte
della Language Creation
Society, per creare il linguaggio Dothraki si è basato essenzialmente sui
pochi indizi che ha potuto recuperare dai libri;
nomi di persona soprattutto maschili, la successione nome-aggettivo.
In tutto una trentina di
parole, ma sufficienti, a
suo dire, per cominciare
a gettare le basi di una
grammatica. Il fine ultimo era quello di creare
un linguaggio che ricordasse in qualche modo
le scene presenti nei libri.
Il primo passo è stato
quello di estrapolare una
fonologia di base sfruttando le parole che aveva
a disposizione. Ad esempio notando la posizione
della /u/, che nei libri ap
pare quasi sempre dopo
la /q/, Peterson è risalito
al suono /kw/. A seguito
di questa ed altre considerazioni ha così creato un sistema sonoro a
quattro vocali. Il secondo
passaggio è stato ricreare
un sistema morfologico, ovvero alcune parole
basi che sarebbero servite successivamente per
sviluppare
paradigmi
verbali, paradigmi dei
casi e di altre derivazioni
morfologiche. Partendo
dalla parola “dothraki”
che indica il popolo e
quindi le persone, dalla
parola “Vaes Dothrak”
la città dei Dothraki ed
dal verbo “dothrae” che
significa “cavalcare”, Peterson ha individuato le
lettere terminali di ciascuna di queste parole,
e quindi /-k/,/-i/ ed /-e/,
come possibili desinenze della radice “dothra”.
Tuttavia, come egli stesso
ammette, ha avuto molta libertà di inventare.
Infine, per quanto concerne il vocabolario vero
e proprio Peterson dice di
essersi inspirato in modo
preponderante ai libri,
cogliendo alcune particolarità della vita dei Dothraki: la loro avversione
per l’acqua salata, la loro
abitudine di muoversi a
cavallo e lo sdegno per
coloro che si muovono a
piedi. Tutti elementi che
l’hanno aiutato a forgiare
un migliaio di parole circa. Altre fonti di ispirazione sono state delle vere
e proprie lingue, oltre ad
alcuni tipi di linguaggi
da lui stesso inventati. In
particolare le desinenze
dei sostantivi dothraki
si rifanno al sistema del
linguaggio Zhyler, le derivazioni verbali trovano
fondamento nel Kamakawi come anche il sistema
degli accenti è ispirato ad
un linguaggio artificiale
chiamato Gwedyr. All’interno del sistema dei
casi vi è un elemento direttamente ispirato dalla
lingua russa, le sonorità
invece devono molto allo
spagnolo ed all’arabo. Attualmente il vocabolario
del linguaggio Dothraki
conta circa 2356 termini.
Gli attori che dovranno
utilizzare questo linguaggio pare siano stati dotati
di molto materiale da studiare, inclusa una guida
alla pronuncia fonetica in
file mp3 in cui Peterson
recita tutte le battute,
mentre sul set sono seguiti da personale predisposto per i dialoghi.
Nonostante le speculazioni che si possono trovare nel web non esistono all’oggi programmi su
un’eventuale possibilità di
rendere il linguaggio Dothraki disponibile al pubblico ed ai fans della saga
di Martin. Come affermato dallo stesso Peterson
pare che l’HBO sia attualmente focalizzata sulla
realizzazione della serie.
di S. B.
5
GAME OF THRONES:
LE ULTIME DAL SET
Dopo la scelta degli attori principali sono continuati i casting di HBO per la
ricerca dei ruoli secondari ed una serie di personaggi primari dei quali ancora
si avevano defezioni. Ecco riassunte le ultime novità dalla produzione.
L’HBO è nel pieno della
lavorazione per la prima stagione di Game of
Thrones, la serie fantasy
basata su Le Cronache
del Ghiaccio e del Fuoco di George Martin.
Dopo l’uscita del primo
trailer la produzione ha
continuato a cercare attori per i vari personaggi,
secondari e/o complementari, che ancora mancavano all’appello e che
dovrebbero comparire in
questa prima stagione.
Il 27 luglio scorso sono
incominciate le riprese
ufficiali della prima stagione. Pare che il set sia
blindatissimo ed è difficile reperire, da parte
dei fans, materiale fotografico. Tuttavia l’HBO
non ci ha lasciati a bocca
asciutta ed ha rilasciato
un secondo trailer ufficiale, dal titolo “Raven”, un
filmato “dietro le quinte”
con i commenti di George Martin, dei produttori
Benioff e Weiss e di alcuni
attori. Infine è disponibile un filmato di Gemma
Jackson, uno dei designer
della serie, in cui si mettono in evidenza le modalità con cui la produzione
sta tentando di ricreare
le ambientazioni e le atmosfere descritte da Martin. A questo proposito
lo scrittore americano,
di recente intervistato
in Australia in occasione
della WorldCon, ha affermato di aver dovuto
condividere alcuni “se-
greti” dei prossimi libri
per aiutare gli autori nella
stesura dell’adattamento.
Martin ha inoltre aggiunto che tutti i costumi, le
armi e gli accessori utilizzati durante le riprese
sono stati creati appositamente dagli artisti
dell’HBO, per questioni
principalmente legate ai
copyright. Per questo motivo non sarà la Valyrian
Steel a sponsorizzare le
armi di scena come si era
ipotizzato inizialmente.
Di recente le riprese sono
state effettuate a Tollymore Forest nell’Irlanda
del Nord, lo stesso luogo
in cui è stato girato anche il prologo, ed a Malta,
dove alcuni scorci delle
città di Mdina e La Valletta (qui a fianco in figura) potrebbero fare da
sfondo ideale ad alcune
scene di Approdo del Re.
Da alcune indiscrezioni
pare che le riprese della
prima stagione dovrebbero durare complessivamente 30 settimane.
L’uscita di Game of Thrones, invece, resta confermata per la prossima
primavera.
di S. B.
I volti ufficiali di “Game of Thrones”
Petyr Baelish
Aidan Gillen
6
Jorah Mormont
Iain Glen
Samwell Tarly
John Bradley
Robert Arryn
Lino Facioli
Pycelle
Julian Glover
Marillion
Emun Elliot
Ser Loras Tyrrel
Finn Jones
Gendry
Joe Dempsie
Yoren
Francis Magee
Ser Vardis Egan
Brendan Mc
Cormack
Ian Mc Elhinney
Jory Cassel
Jamie Sives
Jon Arryn
John Standing
Gregor Clegane
Syrio Forel
Conan Stevens
Miltos Yeromelou
Jeor Mormont
James Cosmo
Osha
Natalia Tena
Myrcella Baratheon
Tommen Baratheon
Doreah
Roxanne McKee
Irri
Amrita Acharia
Shae
Sibel Kekilli
Jon Umber
Clive Mantle
Renly Baratheon
Gethin Antony
Ciarda Bermingam
Septa Mordane
Susan Brown
Janos Slynt
Dominic Carter
Ser Hugh
Jefferson Hall
Alliser Thorne
Derek Halligan
Mycah
Rhodri Hosking
Margareth John
Vecchia Nan
Aemon
Peter Vaughan
Rast
Luke Mc Ewan
Hodor
Kristian Nairn
Waymar Royce
Rob Ostlere
Lancel Lannister
Rickon Stark
Art Parkinson
Mirri Maz Duur
Mia Sotiriou
Rakharo
Elyes Gaber
Ilyn Payne
Wilko Johnson
Eugene Simon
Varys
Conleth Hill
Lysa Arryn
Kate Dickie
Pyp
Josefh Altin
Mord
Bronn
Jerome Flynn
Aimee Richardson
Mhagen
Antonia Cristopher
Callum Wharry
Barristan Selmy
La Barriera Magazine - OTTOBRE 2010
I BLIND GUARDIAN
OMAGGIANO MARTIN
Nell’ultimo lavoro del gruppo tedesco si possono trovare numerosi riferimenti
a Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Dopo anni di attesa i fan possono
ascoltare musica di alto livello ispirata al capolavoro di Martin.
Con At the Edge of Time
i Blind Guardian raggiungono il traguardo
del nono studio album.
Il gruppo tedesco, autore di un Power Metal
melodico con forti contaminazioni sinfoniche
e venature Prog, è da
sempre apprezzato nella
scena fantasy mondiale. I
testi e le musiche da loro
proposti hanno sempre
tratto ispirazione da vari
autori fantasy e leggende
del Medioevo europeo.
Tra gli autori che più
hanno influenzato la
produzione discografica
spiccano Stephen King
(dal suo romanzo “It” deriva il nome della band),
Michael Moorcock e J. R.
R. Tolkien. A quest’ultimo
i Blind Guardian, soprannominati anche Bardi di
Krefeld (la loro città natale), dedicano un intero
concept album intitolato
Nightfall in Middle-Earth,
tratto dal “Silmarillion”,
che per molti fan resta
l’apice della loro carriera. Nell’ultimo lavoro i
Blind Guardian tornano
prepotentemente a trarre ispirazione da svariate
opere fantasy tra cui spiccano La Ruota del Tempo
di Robert Jordan e Le Cronache del Ghiaccio e del
Fuoco di George Martin.
L’album parte alla grande con Sacred Worlds,
una scelta coraggiosa
data la sua lunghezza
(9:17). Tuttavia è necessario considerare le parti
orchestrali di oltre due
Direttore
Andrea Fusco
Redazione
Matteo Patanè
Francesco Casarotto
Sonia Brambilla
Marco Monchera
Grafica
Nicola Gennari
La Barriera Magazine - OTTOBRE 2010
minuti aggiunte rispetto
alla prima versione uscita
nel 2009 come colonna
sonora del videogames
Sacred II. Il brano sfoggia
subito tutto quello che
ha reso grandi i Bardi di
Krefeld: un Power Metal
melodico con grandiosi
cambi di atmosfera, inserti sinfonici e cori incisivi. In questi ultimi partecipa anche un membro
dei Van Canto, i “Neri per
caso dell’Heavy Metal”.
Ad essa segue Tanelorn
(Into the Void) che strizza l’occhio al passato piu
metallico della band. La
terza Road of No Release
inizia come una lenta ballata sino a sfociare in una
potente marcia metallica.
In questa canzone è Hansi Kürsch a dominare la
scena. La sua voce, a tratti
sognante a tratti aggressiva, si intreccia magnificamente con la corale.
Con Ride Into Obsession torna alle consue
te cavalcate metalliche potenti ed efficaci
che richiamano i Blind
Guardian del passato.
Altro brano di rilievo, situato a metá album, è
Curse My Name nel quale
troviamo forti richiami
al folk inglese prima di
sfociare a ritmiche veloci.
Le seguenti Valkyries e
Control the Divine sono
due massicce mid-tempo
ricche di patos, nelle quali
spiccano maggiormente
le doti vocali di Hansi, costantemente sopra le righe. Da notare in Valkyries
un altro chiaro riferimento a Martin nella frase “It’s
a feast for crows”, titolo di
uno dei libri della saga.
E si giunge ai due brani
più esplicitamente tratti
da Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Si parte
con War of Thrones la cui
versione dell’album è
leggermente più corta di
quella del singolo ed è
arricchita dall’uso del pia-
noforte. Anche in questo
caso si tratta di una semiballata, formula che in
questo album si dimostra
essere un vero punto di
forza della band. Chitarra
acustica e pianoforte si
sposano alla perfezione
con la sezione ritmica e
lasciano spazio a gene
rosi inserti orchestrali
mentre la voce ci accompagna verso la Barriera,
prossima alla caduta,
dove gli estranei avanzano e più a sud la Guerra
dei Troni infuria. Nel testo della canzone inoltre
troviamo quelli che potrebbero essere i pensieri
di Jon Snow che dall’alto del muro di ghiaccio
osserva la desolazione
del mondo ai suoi piedi.
A Voice in the Dark contrasta fortemente la precedente, lenta e malinconica, e ci propone un metal
aggressivo e prepotente.
In questa canzone i richiami alle cronache non
sono espliciti, tuttavia
li possiamo scorgere in
qualche frangente di testo come “Believe in dark
wings and dark words”
(credi nel detto ‘ali oscure,
oscure parole’). Altra nota
richiama invece i Maestri della Cittadella nella
frase “They send a sign
when dead winter will
come
again”
(manderanno
un
segno
quando il mortale inverno
farà
ritorno).
Chiude l’album l’arabeggiante suite Wheel of Time
che con i suoi magnifici
intermezzi strumentali fa
da contrappeso all’opener dell’album e conduce alla sua conclusione.
In questo ultimo lavoro
i Blind Guardian sembra
abbiano trovato il giusto
equilibrio tra complessitá
strutturale, efficacia melodica e ritmica e i ricchi
cambi di patos, che da
sempre
contraddistinguono le loro canzoni. At
the Edge of Time va sicuramente a collocarsi tra gli
episodi migliori della loro
discografia, un album che
ha tutte le carte in regola
per riscontrare successi
anche in sede live. I Blind
Guardian sono infatti già
partiti con un tour europeo che ha toccato le
città italiane di Roma e
Milano
rispettivamente il 12 e 13 Ottobre.
di M. M.
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