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FlashArt design O7 delfina delettrez Cover Delfina.indd 103 04/07/12 10.34 SPECIALE FIERE DEL DESIGN Booming Dubai alla scoperta del design del golfo Maria Cristina Didero Sarà perché fra circa mezzo seco- Museum e Direttore della summer school di Boisbuchet, i brasiliani fratelli Campana, l’imprenditore locale Rami Farook e la star libanese la designer Nada Debs; forse in linea con Madame Edelkoort, la sua prossima sfida è aggiungere spiritualità al design. Ongoing le performance dei giovani viennesi mischer’traxler che hanno presentato per la galleria Carwan il loro progetto Gradient Mashrabiya, un sistema modulare ispirato all’architettura del Medio Oriente fatto da 650 piccoli giunti in legno libanese lavorato a mano a formare un’iperdecorata credenza e i fiori-Shylight di Studio Drift che sbocciano e illuminano a suon di musica. Il critico e collezionista Rabih Hage ha sostenuto l’evento e sottolineato a ragione che si ama — e soprattutto si compra — un pezzo di design perché ne si è attratti senza una precisa spiegazione razionale, e ha lo — dicono le statistiche — le scorte di petrolio si esauriranno. Sarà perché da qualche anno esiste una dinamica fiera dell’arte contemporanea come Art Dubai che continua a portare grandi risultati. Sarà perché la Biennale di Sharjah è stata capace di suscitare la curiosità di tanti fin dalla prima edizione. Sarà perché, come è noto, la più verde e vicina Abu Dhabi sta costruendo quattro mega-musei delle firme più autorevoli dell’architettura sull’isola naturale di Saadiyat o perché la creatività in senso lato, e quella applicata al design contemporaneo, ha raggiunto anche il Golfo, ma sembra proprio che Dubai abbia trovato un nuovo modo per suscitare interesse e curiosità in fruitori sempre attenti all’attiva vita culturale cittadina ma anche una modalità capace di incrementare l’economia dell’Emirato che in merito a zeri di certo non delude. Succede a Dubai, succede con il design. Lo scorso marzo si è infatti inaugurata, a due passi dal Burj Khalifa, l’edificio più alto (e inaccessibile) del mondo, e accanto al rutilante Dubai Ritratto di Ralph Nauta e Lonneke Gordijn fondatori di Studio Drift. Studio Drift, Flylight, 2011. Materiali vari. Courtesy Studio Drift. Da sinistra: ritratto di Ahmed e di Rashid bin Shabib Cofondatori/Co-Direttori, Brownbook Magazine / The Pavilion / Shelter, Dubai. Mall, la prima edizione della fiera di design contemporaneo degli Emirati Arabi, Design Days Dubai. La manifestazione è stata ospitata in una tensostruttura pensata e creata appositamente per l’evento, la Tent (casualità o tradizione beduina?) che gode della bene- X FlashArt Design DubaiSTDA.indd 112 dizione della famiglia reale e del sostegno del Dubai Culture&Arts Authority, guidato da Sheikha Latifa Bint Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, ha presentato una serie di lectures, incontri e workshop con designer locali come quello tenuto da Huda Smitshuijzen Abi Farès con Lara Assouad Khoury (Khatt Foundation) sulla scrittura araba (Arabic Lettering & Arabesque in Product Design) o sull’utilizzo della pelle di cammello (Camel Leather Weaving) tenuto da Kwangho Lee. Grandi nomi della scena internazionale del design all’interno del comitato d’onore della fiera, tra cui l’affascinante guru-trendsetter Lidewij Edelkoort, patron d’onore della fiera (il suo workshop a pagamento dal titolo Bliss, Spirituality in Everyday Life è andato subito esaurito), Alexander von Vegesack, chairman di Vitra Design • l u gli o ag o s t o se t t em b re 2 0 1 2 04/07/12 10.38 booming dubai tenuto un workshop dal titolo: Discovering, Collectiong and Investing. Hage è particolarmente attento al mercato e monitora costantemente l’andamento dei Zaha Hadid e Marc Newson di turno fornendo un aggiornatissimo servizio a chi vuole collezionare per investimento. Da non sottovalutare anche se si acquista di pancia. Presenti le gallerie più prestigiose del palcoscenico internazionale del design da Carpenters’ Gallery, R20th Century, Gallerie Downtown Francois Laffanour, debutto della coreana Croft Gallery, alle italiane Secondome, Galleria Paola e Rossella Colombari e Nilufar (con sedute quasi trasparenti del collettivo torinese Nucleo) che si son ritrovate qui per indagare, scoprire, valutare le potenzialità del design in questa limitata striscia di terra che si affaccia al mare. Designer del calibro di Robert Stadler, Hella Jongerius, Karim Rashid, Joaquim Tenreiro e il più giovane canadese di base a Londra Philippe Malouin, si sono affiancati a creazioni del mondo arabo; una delle figure di spicco del design mediorientale e il progettista più noto e pluripremiato degli Emirati Arabi, Khalid Shafar, ha presentato per la Carwan Gallery la lampada Arabi, costituita da ventitre egal, i cordoni neri usati per fermare il copricapo arabo, la quale ben riassume la sua storia e tradizione. Dopo otto anni di attività, Shafar lascia un lavoro d’oro nel marketing, si divide tra Dubai e Auckland per dedicarsi alla passione della sua vita, il design: il suo è caratterizzato da linee semplici arricchite da dettagli ornamentali e sofisticati materiali, in bilico tra Oriente e Occidente. Sostiene che “la lontananza da casa lo ha avvicinato ancora di più alla tradizione della sua cultura”. La sua produzione si ispira al revival dell’Avanguardia anni Cinquanta, Sessanta e Settanta ma “deve essere innanzitutto capace di raccontare una storia”, aggiunge. “Arabi vuole essere un pezzo contemporaneo ma con una forte caratteristica araba. Dubai è un luogo molto particolare, che dà tanta libertà perché si possono mescolare più gusti e culture ed è stimolante per un creativo”. La sua definizione di design? Trovare la giusta forma per la funzione. Secondo Shafar i designer occidentali dovrebbero imporre in modo più significativo la loro personalità e non lasciare comandare i materiali. Le due prossime stelle locali? Il saudita Ahmad Angawi e il marocchino Younes Duret. Pezzi dal linguaggio artigianale particolare sono stati presentati dalla galleria sudafricana Southern Guild che lavora solo con artisti del suo paese; poetiche le opere in acciaio lavorato del designer Gregor Jenkin — alle spalle diverse collaborazioni con il grande William Kentridge — appartenenti alla collezione Migrants Migrate; una serie di tavoli in acciaio che simulano animali sorprendentemente dalla straordinaria grazia. E poi tocca all’arte. Pochi giorni dopo l’inaugurazione, Design Days Dubai ha lasciato il passo alla consorella Art Dubai, mentre il Direttore di origine francese Cyril Zammit con orgoglio ha dichiarato: “Siamo alla prima edizione della fiera e abbiamo avuto un grande riscontro con 8.500 visitatori provenienti da tutto il mondo e dalla regione con diverse richieste di partecipazione da parte di designer, aziende e studenti per il prossimo anno; questo cosa ci fa molto piacere per posizionare l’evento non solo in quanto fiera dal respiro internazionale ma anche come piattaforma per il design del Medio Oriente”. In città vale la pena di menzionare il programma d’eccezione di due location gestite dai gemelli Rashid e Ahmed Bin Shabib, proprietari di Brownbook, la rivista più trendy della zona: il centralissimo e no profit Pavillion Downtown Dubai, 14.000 metri quadrati firmati dall’architetto canadese Abboud Malak in Emaar Boulevard, hub creativo dalle grandi vetrate che presenta la mostra “Living with Video”, carrellata di video d’autore dell’albanese Anri Sala, Wolfgang Tillmans, Gabriel Orozco, Allora Studio Drift, Fragile Future III, 2011. Materiali vari. Courtesy Studio Drift. & Calzadilla e Mona Hatoum, a cura di Chantal Crousel; e lo Shelter un poliedrico community workspace nella zona di Al Quoz, area periferica in forte espansione che accoglie anche l’ultima nata delle gallerie di design della città, la Galerie Nationale di Monsieur Cuiry. Dubai e gli Emirati Arabi Uniti procedono a ritmo incalzante nella corsa al futuro: un luogo particolare questo, unico al mondo nel suo genere, dove a una penisola artificiale a forma di palma [The Palm, ndr] con ville e resort da sogno si aggiunge il grattacielo più alto del mondo; un luogo dall’età inferiore a quella dei genitori di chi scrive che ama sfatare i miti, guardare indietro per correre avanti. Ora, seppure ancora in germe, siamo curiosi di vedere che cosa saprà fare del suo design. Maria Cristina Didero è design professional. Vive e lavora a Milano. luglio agosto settembre 2012 • DubaiSTDA.indd 113 FlashArt Design XI 04/07/12 10.38