LA MUSICA NELLA STORIA DEGLI ANNI `30 e `40

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LA MUSICA NELLA STORIA DEGLI ANNI `30 e `40
Mauro Sasdelli *
LA MUSICA NELLA STORIA DEGLI ANNI ‘30 e ‘40
(1ᵃ parte)
Questa relazione è dedicata alle canzoni degli anni ‘30 e ‘40, inserite nel loro periodo storico.
E non è fatta solo di canzonette perché sono stati anni intensi, drammatici, densi di avvenimenti
tragici che hanno segnato profondamente la nostra storia.
Trattando di avvenimenti che ancora oggi dividono gli italiani, ho cercato di essere il più obiettivo
possibile, raccontando i fatti principali insieme alle canzoni del momento comprese quelle fasciste
e quelle partigiane perché quella era la realtà del tempo.
Ma ho scelto quegli anni anche perché dal punto di vista musicale sono stati uno dei periodi più
creativi, più belli della canzone italiana, in cui sono nati brani indimenticabili eseguiti ancora oggi.
Gli anni ‘30
Siamo negli anni di Mussolini e del fascismo.
Negli anni ‘30 Mussolini era alla ricerca del consenso che ottenne grazie al
controllo sui mezzi di comunicazione (giornali, radio, cinema), alla sua abilità
oratoria, alle sue doti istrioniche derivanti dalle sue origini romagnole e soprattutto grazie ad una serie di riforme appropriate quali la creazione
dell’INPS, con cui costruì il primo sistema pensionistico per i dipendenti pubblici e privati; dell’INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro);
dell’OMNI (Opera Nazionale Protezione Maternità e Infanzia) per la tutela delle donne bisognose con bambini; la lotta alla tubercolosi con la costruzione di
una rete di sanatori, tra cui il Garbasso di Arezzo (vedi foto sotto); la creazione
di nuove città in zone bonificate dalle paludi come Littoria, ora Latina; la battaglia demografica con
la tassa sui celibi e con i premi per le famiglie numerose in modo di arrivare e superare le famose
otto milioni di baionette; la battaglia del grano per incrementare la produzione agricola e rendere
il paese autosufficiente dalle importazioni; il sabato non lavorativo, detto sabato fascista, dedicato
alla politica e sopratutto allo sport, molto curato; i treni popolari a prezzi bassi per permettere ai
ceti meno abbienti di andare al mare o ai monti; le colonie estive gratuite per i figli dei lavoratori
fino a 14 anni.
Con tutto questo riuscì a convincere la maggior
parte degli italiani che era l’uomo giusto per portare la prosperità e il progresso per cui diventò
molto popolare.
Ebbe l’appoggio anche dei grandi gruppi industriali, bancari e dei latifondisti agrari. Anche molti intellettuali come D’Annunzio, Guglielmo Marconi e i Futuristi furono dalla sua parte.
Il consenso dei cattolici fu ottenuto attraverso la
firma dei patti lateranensi che riconoscevano lo
stato del Vaticano e i privilegi della chiesa cattoliInaugurazione dell’Ospedale Garbasso ad Arezzo
ca.
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Mussolini poi alimentò con la propaganda il mito dell’eroismo e delle doti guerriere del popolo italiano, rifacendosi ai fasti di Roma antica.
Mirava a fare dell'Italia un paese temuto e
rispettato, realizzando il controllo italiano
sul Mediterraneo (il mare nostro) e reclamando il ‘posto al sole’: anche l’Italia aveva diritto ad avere un impero.
Nel 1931, nel quadro dell’esaltazione del
passato glorioso, ad Arezzo venne riesumata la Giostra del Saracino (vedi foto a
lato) dal podestà Pier Ludovico Occhini per
ricordare le gesta degli eroi della battaglia
di Campaldino.
La prima giostra del Saracino ad Arezzo
Poi il regime creò la GIL (Gioventù Italiana del Littorio) che si occupava della formazione militare e
sportiva di tutti i giovani: a 4 anni i bambini erano ‘figli della lupa’ e indossavano la prima camicia
nera (vedi foto sotto a sin.); a 8 anni i maschi diventavano ‘balilla’ e a 14 ‘avanguardisti’, così erano pronti per il servizio militare; le bambine a 8 anni erano ‘piccole italiane’ e a 14 anni ‘giovani
italiane’ (vedi foto sotto a destra), pronte a diventare brave mogli e madri prolifiche.
l regime entrò anche nella vita quotidiana per
modificare le abitudini giudicate troppo borghesi: al posto del ‘lei’, si doveva usare il ‘voi’;
per salutarsi, non bisognava dare la mano, ma
alzare il braccio, e fare il saluto romano (vedi
foto a lato).
Tutte le parole straniere vennero proibite: al
posto di film si diceva filmo, di cachemire casimiro, di pullover farsetto; la canzone “Saint
Louis blues” diventò “Le tristezze di San Luigi”.
Il saluto romano
Anche le canzoni del regime facevano parte della propaganda: erano piene di retorica, di esaltazione del regime fascista e del duce condottiero, della patria e delle doti guerriere degli italiani. Esse furono un abile strumento di propaganda, diffuse durante i raduni e dalla radio, che venivano
comprese e impresse nella mente con facilità anche dagli analfabeti che allora erano la maggioranza. (‘Giovinezza’ e ‘Inno a Roma’, cantate da Beniamino Gigli; ‘Inno dei giovani fascisti’,
‘All’armi’, ‘Fischia il sasso’, dal Coro Eiar).
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Però non erano tutte rose e fiori: il regime era una dittatura. Il parlamento era stato occupato dai
fascisti, i partiti erano stati sciolti; i giornali dell’opposizione bruciati e chiusi, i sindaci sostituiti dai
podestà di nomina governativa; per chi non era pronto a ‘credere, obbedire e combattere’ c’era
l’OVRA, la polizia segreta deputata ad arrestare gli oppositori che venivano poi giudicati dai Tribunali Speciali che emanavano condanne senza diritti per la difesa.
Così vennero eliminati oppositori come
Giacomo Matteotti, deputato socialista
che fu assassinato, o condannati alla prigione o all’esilio come il comunista Antonio Gramsci e i socialisti Sandro Pertini e
Pietro Nenni.
Poi nel ‘38 il regime emanò le vergognose
leggi razziali (vedi foto a lato) che allontanarono gli ebrei dagli incarichi pubblici,
preludio alla loro deportazione nei campi di sterminio nazisti.
E veniamo alle canzoni: il sogno è di guadagnare mille lire al mese (‘Mille lire al mese’ cantata da
Gilberto Mazzi).
Nel 1930 nasce in America il cinema sonoro che arriva in Italia nel ‘31 con il film “Gli uomini che
mascalzoni” di Mario Camerini con Vittorio De Sica (vedi foto sotto a destra) che canta ‘Parlami
d’amore Mariù’.
Le mille lire degli anni 30
Nel 1933 Adolf Hitler prende il potere in Germania e si sentono venti di tempesta.
Noi non abbiamo la Rhur, ma abbiamo Napoli dove nascono canzoni appassionate, di grande successo, come ‘Na sera ‘e maggio’; e Roma non è da meno, e dalla radio si diffonde ‘Chitarra romana’.
Un film del ’34, “L’aria del continente”, lancia la canzone Portami tante rose, cantata da Oscar Carboni.
Nel 1935 inizia la guerra di conquista dell’Etiopia, allora chiamata Abissinia, con cui avevamo un conto aperto dalla disfatta
di Adua del 1896. L’imperatore di Etiopia, Hailé Selassié, chiamato Negus (foto a lato), diventa “il nemico”. Partiamo cantando ‘Ti saluto e vado in Abissinia’ cantata da Crivel.
Nel ‘36 Mussolini annuncia la conquista dell’Etiopia e la creaIl Negus Hailé Selassié
zione dell’Impero e raggiunge l’apice della popolarità.
La canzone di moda diventa Faccetta nera cantata da Carlo Buti, ma dopo l’emanazione delle leggi
razziali verrà censurata perché alludeva all’amore tra italiani e donne indigene.
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Nel ‘39 diventa papa Eugenio Pacelli con il nome di Pio XII.
In mancanza di meglio, occupiamo l’Albania e sottoscriviamo un ‘patto d’acciaio’, foriero di guai,
con la Germania di Hitler dichiarandole eterna amicizia.
In quegli anni il Minculpop, il ministero fascista della propaganda, induce l'Eiar a formare delle orchestre stabili, per far fronte
alla grande popolarità dei programmi da ballo che venivano trasmessi da Radio Londra. Una di queste orchestre viene affidata
a Cinico Angelini (foto a lato).
Nato a Vercelli, iniziò dirigendo un orchestra da ballo a Torino.
Poi nel 38 fu chiamato alla Radio e da allora la sua orchestra diventò la più popolare in Italia fino agli anni 60, sempre presente
al festival di Sanremo Erano gli anni della canzone melodica,
detta all’italiana, derivante dalla tradizione lirica.
Tra i cantanti melodici ricordiamo (li vediamo nelle foto sotto):
Carlo Buti, fiorentino, che è stato il caposcuola di questo stile (Violino tzigano). Beniamino Gigli, di
Recanati, grande tenore, molto famoso in America dove era considerato l’erede di Caruso (Non ti
scordar di me). Gino Bechi, fiorentino, famoso baritono (Creola). Ferruccio Tagliavini, di Reggio
Emilia, definito tenore di grazia per la voce calda e morbida (Signorinella). Daniele Serra, milanese,
tenore (Tango delle capinere). Oscar Carboni, di Ferrara, tipico cantante all’italiana (Tango della
gelosia). Odoardo Spadaro, fiorentino, che si ispirava agli chansonnier francesi (La porti un bacione a Firenze).
Carlo Buti
Beniamino Gigli
Ferruccio Tagliavini
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Daniele Serra
Oscar Carboni
Odoardo Spadaro
Altri cantanti melodici di successo sono stati Tito Schipa, Alfredo Clerici, Lina Termini e Nella Colombo.
Ma contemporaneamente ebbe grande successo anche la musica
sincopata che si rifaceva allo swing americano. Il governo fascista,
che aveva bandito le parole inglesi e i film americani, lasciò fare,
accettando che questa musica venisse trasmessa dalla radio, almeno fino al 1942. La migliore orchestra di swing fu quella di Pippo Barzizza (vedi foto a lato), genovese. I suoi sax, contrapposti ai
violini di Angelini, diventarono la base dei suoi arrangiamenti.
Tra i cantanti sincopati ricordiamo (ambedue nelle foto sotto):
Alberto Rabagliati, che aveva tentato la fortuna nel cinema americano, ma senza successo, come erede di Rodolfo Valentino (Baciami piccina).
Natalino Otto, torinese, che aveva vissuto negli Stati Uniti. Per i suoi atteggiamenti esterofili venne allontanato dalla radio, ma continuerà ad essere l’idolo delle giovani fanciulle di allora (Bambina innamorata).
Natalino Otto
Alberto Rabagliati
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Il trio Lescano (foto a lato), tre sorelle di origine
olandese. Dotate di un ritmo eccezionale, in Italia ebbero un successo straordinario. La loro
carriera finì in maniera drammatica: vennero
arrestate e torturate dalla polizia fascista nel
‘43 perché ebree e sospettate di spionaggio.
Riuscirono poi a fuggire in Argentina dove
scomparvero nel nulla (Tornerai; Maramao
perché sei morto; Tulipan).
Vanno inoltre citati Maria Jottini, Norma Bruni,
Silvana Fioresi e Ernesto Bonino.
Il 1° settembre 1939 la Germania invade la Polonia e inizia la 2ᵃ guerra mondiale, il conflitto più
sanguinoso della storia. Mussolini dichiara la “non belligeranza” e l’Italia rimane fuori dalla guerra,
… per ora.
Relazione tenuta il 19 gennaio 2012
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Past President 1999-2000
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