alcoholism center treatment
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VOLONTARI E FAMIGLIE IN RETE PER LA SALUTE MENTALE Edizione 2015 Recovery Nuovi percorsi per la salute mentale Antonio Maone Diversi gradi di “guarigione” in medicina Cure Recovery Remission Response Che cos’è la malattia mentale? Che cos’è la malattia mentale? Criteri DSM per la Schizofrenia 1. Deliri 2. Allucinazioni 3. Eloquio disorganizzato( per es. deragliamento o incoerenza) 4. Comportamento grossolanamente disorganizzato o catatonico 5. Sintomi Negativi (diminuzione dell’espressione o delle emozioni, o abulia) Crisi della psichiatria? Crisi o età dell’oro della psichiatria? John H. Krystal, MD Professor of Translational Research and Professor of Neurobiology; Chair, Department of Psychiatry; Chief of Psychiatry, Yale-New Haven Hospital; Director: NIAAA Center for the Translational Neuroscience of Alcoholism ; Director, Clinical Neuroscience Division, VA National Center for PTSD; Director, VA Alcohol Research Center; Medical Director, Schizophrenia Biological Research Center, DVA • Le diagnosi sono basate sui sintomi piuttosto che sulla patofisiologia; • i trattamenti di cui disponiamo non sono sufficientemente efficaci; • i farmaci più recenti hanno prodotto vantaggi limitati (quando non nulli) rispetto a quelli precedenti; • l’industria farmaceutica ha intrattenuto relazioni indecenti con soggetti e organizzazioni appartenenti alla nostra professione; Kristal, 2008 • gli psichiatri prescrivono farmaci che trattano i sintomi, piuttosto che correggere anomalie biologiche note; • la comprensione dei substrati neurobiologici dei disturbi psichiatrici è limitata, e non disponiamo di marker biologici che possano indirizzare le diagnosi e i trattamenti specifici per ogni paziente; • gli psichiatri prescrivono farmaci che trattano i sintomi, piuttosto che correggere anomalie biologiche note; Kristal, 2008 Quanto è curabile la malattia mentale? Quanto funzionano i farmaci antipsicotici? Efficacia degli antipsicotici nel primo episodio schizofrenico acuto follow-up 12 mesi Percentuali di remissione dei sintomi: dal 20 al 40% Boter et al., 2009 Lo studio CATIE Risultati • Il 74% dei pazienti ha interrotto il trattamento, per inefficacia o per gli effetti collaterali, nel corso dei 18 mesi dello studio • Non sono state dimostrate differenze significative fra vecchi e nuovi antipsicotici • L’efficacia valutata con la riduzione dei sintomi psicotici oscillava fra il 2 e il 10% - Leggermente più effica la Clozapina Come funzionano gli antipsicotici? La risposta dell’industria farmaceutica: La teoria dello squilibrio chimico “Nella schizofrenia si ritiene che alcuni squilibri chimici siano responsabili della malattia. La medicina gioca un ruolo chiave nel correggere questi squilibri.” Pfizer, 2006 La risposta della psichiatria accademica Ross J. Baldessarini, Director: International Consortium for Bipolar Disorders Research, and Psychopharmacology Research Programs; Director Emeritus, Bipolar & Psychotic Disorders Program • “La vasta e convincente utilità clinica dei farmaci antipsicotici ha apportato dei cambiamenti rivoluzionari nella psichiatria moderna. Essi mostrano un’efficacia notevole, anche se sono essenzialmente dei palliativi. • L’efficacia antipsicotica è più evidente nelle sindromi acute. La mancanza di motivazione e della capacità di vivere in modo indipendente rimangono delle sfide irrisolte anche con i farmaci di ultima generazione” Baldessarini, 2001 Nancy Andreasen, ex Editor dell’American Journal of Psychiatry Andrew H. Woods Chair of Psychiatry, University of Iowa, Roy J. and Lucille A. Carver College of Medicine. “La corteccia prefrontale non riceve gli impulsi di cui ha bisogno e gradualmente si spegne. Questo riduce i sintomi psicotici. Ma provoca anche una lenta atrofia della corteccia prefrontale” Intervista al New York Times, 2008 Indipendentemente dai trattamenti, qual è il corso naturale del disturbo a lungo termine? 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 TASSI DI GUARIGIONE NEGLI STUDI A LUNGO TERMINE SULL’ESITO DELLA SCHIZOFRENIA, INDIPENDENTEMENTE DAL TRATTAMENTO “I tassi di guarigione dei pazienti ricoverati in ospedale prima dell’introduzione dei farmaci antipsicotici (intorno al 1955) non sono migliori di quelli dei ricoverati subito dopo la Seconda guerra mondiale o nelle prime due decadi del XX secolo” “L’entità dei tassi di guarigione nel corso delle ultime decadi non è aumentato, malgrado la maggiore disponibilità di trattamenti farmacologici e interventi psicosociali.” Warner, 2004; Jääskeläinen et al., 2013 L’esito sfavorevole nella schizofrenia non è necessariamente una componente della storia naturale del disturbo, quanto piuttosto il risultato dell’interazione fra l’individuo ed il suo contesto sociale ed economico Richard Warner, 2007 “Durante uno studio di follow-up che prevedeva interviste ripetute, una paziente mi disse: ‘Dottore, ma perché non mi chiede mai cosa faccio io per aiutare me stessa?’ Sto ancora cercando di rispondere compiutamente a questa domanda. La paziente stava sollevando la questione della soggettività. Non considerava sé stessa unicamente una vittima della sua malattia, un oggetto i cui sentimenti e le cui azioni fossero irrilevanti al fine di misurare il peggioramento o il miglioramento. Stava chiedendo perché io, noi operatori della salute mentale, non includiamo questi aspetti soggettivi nelle nostre teorie, nelle nostre azioni, nella ricerca.” Strauss, 2008 Molti pazienti dicono: “Ciò che più mi ha aiutato a stare meglio è essermi sentito preso sul serio”. In un caso è la madre del paziente, in un altro un assistente sociale, in un altro un amico. Sono cose che si sentono spesso ‒ se si fanno domande e si è interessati a risposte che si pongono al di fuori delle usuali preoccupazioni scientifiche. Strauss, 2008 Che cos’è la malattia mentale nell’esperienza di chi la vive in prima persona? L’esperienza soggettiva della malattia descritta nelle narrazioni La malattia mentale è definita come evento catastrofico: non tanto per la sua dimensione clinica, quanto per le disastrose conseguenze che essa ha prodotto sull’esistenza della persona. “Una ferita così profonda da non potersi nemmeno trasformare in un grido” L’esperienza soggettiva del ritiro psicotico e dei “sintomi negativi” • Vivere in uno stato di “congelamento” • Stare seduti a fumare una sigaretta dopo l’altra, con pause di sonno drogato e senza sogni • Essere una “non-cosa”, un “non-mondo”, un “non-sé” • Essere totalmente risucchiati dal vuoto del futuro • Sentirsi interamente immobilizzati dalla sconfitta, dalla vergogna, dal senso di inutilità, dal terrore L’esperienza soggettiva della malattia descritta nelle narrazioni e nella ricerca qualitativa • Perdita del senso di sé, sostituito dall’identità di paziente psichiatrico • Perdita di potere, di scelta e di valori personali • Perdita di senso, di ruolo sociale • Perdita di speranza, con rinuncia e ritiro Spaniol et al., 1997 Malattia mentale ed “Erosione del Sé” Queste esperienze producono una erosione del senso di sé e dell’auto-efficacia, cioè proprio di quegli elementi necessari sia ad affrontare le conseguenze della malattia, sia le domande che pone l’esistenza stessa di un individuo. Ciò conduce a perdita di speranza, di rispetto di se stessi, del senso di controllo sulla propria vita. Bellack, Drapalski, 2012 Dunque… Recovery dalla malattia o recovery della persona? Recovery dalla malattia o nonostante la malattia? Recovery: una parola, due significati Recovery clinica ESITO Remissione dei sintomi e della disabilità, misurabile attraverso criteri standardizzati Recovery “personale” PROCESSO Impegno attivo nel tentativo di ripristinare un certo grado di controllo sulla propria vita e di recuperare potenzialità e aspettative di realizzazione di sé, nonostante la persistenza dei sintomi Recovery clinica Per almeno 2 anni: • Totale remissione dei sintomi • Lavoro a tempo pieno o part-time • Vita indipendente senza assistenza • Rete sociale Recovery personale • Acquisizione/restituzio ne di potere e controllo sulla propria vita • “Essere connessi”: relazioni interpersonali e partecipazione alla vita sociale “normale” • Ricostruzione di un’identità positiva (nonostante la malattia e la disabilità) Tew et al. 2011 Lieberman et al., 2002 Il nucleo dell’intero processo di recovery è nel tentativo di ripristinare un ponte fra il nucleo del Sé “potenzialmente sano” e il mondo esterno, con il fine di potenziarlo e far evolvere le risorse interne sclerotizzate e mortificate dall’esperienza della malattia mentale e dalle sue conseguenze (disabilità, stigma sociale, stigma interno, autosvalutazione, passiva accettazione) MONDO ESTERNO Stigma sociale, stigma internalizzato, conferme negative, bassa autostima Dimensioni del Sé con potenzialità di ripresa Effetti degli atteggiamenti iatrogeni dei curanti, interdipendenze patologiche con i familiari MONDO ESTERNO Stigma sociale, stigma internalizzato, conferme negative, bassa autostima Dimensioni del Sé con potenzialità di ripresa Effetti degli atteggiamenti iatrogeni dei curanti, interdipendenze patologiche con i familiari ESPERIENZE DI CONFERMA DELL’IDENTITA’ Il “cuore” dell’idea di recovery: AGENCY • Traduzioni possibili: “agentità”, “esercizio dell’autodeterminazione” • Il senso INDIVIDUALE di ciò che posso fare o pensare di poter fare • La MIA PROPRIA capacità di intraprendere un’azione, sentirmi efficace, assumermi la responsabilità del mio comportamento. • L’agency è un elemento ESSENZIALE per sentire il controllo della mia vita: credere nella mia capacità di gestire i miei pensieri per conto mio, sentire fiducia di poter gestire una serie di compiti e situazioni Self-Determination Theory Tre bisogni umani fondamentali per la motivazione e il benessere: • Bisogno di autonomia • Bisogno di competenza • Bisogno di relazionarsi con gli altri Tutti gli esseri umani hanno una tendenza naturale a cercare risposte a questi bisogni Ryan & Deci, 2000 IMPLICAZIONI PER I SERVIZI Cosa vuol dire “servizi orientati alla recovery”? Empowerment Per favorire i processi di recovery : • i servizi dovrebbero rinunciare a una parte del potere legato al ruolo (“io so cosa è meglio per te”) e restituirlo al paziente (“in che modo posso aiutarti?”) • L’utente dovrebbe avere voce in capitolo su tutto ciò che lo riguarda • Restituire il controllo e la scelta su cosa fare della propria vita: dove e con chi vivere, quali valori adottare, in quali attività impegnarsi Processo non-lineare • Recovery non è un processo prevedibile o programmabile • Non è una “passeggiata”, ma un sentiero lungo, stretto e tortuoso, durante il quale si può cadere, rialzarsi e riprendere a camminare • Un particolare rapporto con un operatore, trovare un amico o un partner, avere una casa propria, perseguire un desiderio o un sogno, possono essere determinanti Punti di forza • Facilitare la recovery implica ribaltamento del modo di considerare la disabilità: dal focus sui DEFICIT DA RIPARARE al focus sui PUNTI DI FORZA personali e ambientali • Il massimo grado di energia noi tutti lo traiamo dalla volontà o dal desiderio di fare le cose, piuttosto che da programmi per recuperare le abilità Rispetto • Non si può favorire la recovery se non si prendono effettivamente sul serio e non si ascoltano le istanze del paziente, se non si rispettano le sue opinioni, il suo modo di essere, il suo diritto alla privacy, ecc. • Anche il paziente più grave e disabile è in grado di distinguere se il rispetto è genuino e autentico, o piuttosto fittizio o convenzionale Condivisione del rischio Considerare che esistono due tipi diversi di rischio: Rischio DANNOSO, connesso a comportamenti illegali, violenti, autolesivi, o di ricaduta Rischio UTILE, che porta a sfidare le situazioni della vita per crescere ed evolvere Condivisione del rischio • Il diritto di sbagliare (la “dignità del rischio”) è parte integrante del processo di recovery, come per la vita di ogni essere umano. • L’evitamento sistematico del rischio, invece, comporta la rinuncia a fare esperienze, riscoprire o acquisire competenze, imparare a cavarsela • Il rischio dovrebbe essere valutato, discusso e condiviso Place and train, vs. train and place • L’approccio tradizionale della riabilitazione ci ha abituati a procedere con GRADUALITA’, prima PREPARARE e poi COLLOCARE: – Imparare le abilità quotidiane, e POI cercare una casa – Imparare a stare con gli altri e POI trovare amici – lavori “protetti” e POI lavori “veri” • La conseguenza di ciò (ampiamente dimostrata) è che si finisce per rimanere indefinitamente nella fase di PREPARAZIONE Place and train, vs. train and place L’orientamento alla recovery implica l’assunzione che le persone sono “organismi orientati a uno scopo” e apprendono dalle esperienze reali quando queste sono concretamente disponibili, non dopo aver dimostrato un miglioramento dei sintomi e del funzionamento. Responsabilità • Quando vengono sistematicamente riconosciuti i diritti, la dignità, l’autonomia di giudizio, il rispetto e l’ascolto, le persone tendono naturalmente ad assumersi le responsabilità della propria vita. • Discutere insieme la terapia farmacologica e condividere le decisioni, ad esempio, impegna la persona a rispondere delle scelte che fa • Contare sulla responsabilizzazione dell’utente è una grande risorsa per il lavoro dei servizi Responsabilità “Proprio come nel caso di una persona diabetica, che deve gestire il controllo della sua glicemia, prendere i farmaci, seguire la dieta, la recovery diventa primariamente responsabilità della persona, non del medico, a prescindere da quanto sia bravo e coscienzioso il medico” Davidson, 2015 Speranza • La maggior parte degli utenti in recovery considera la speranza come il punto di partenza • La speranza è la base della determinazione (agency), e la determinazione è necessaria per mantenere lo sforzo nel raggiungimento degli obettivi • La speranza non è un costrutto retorico: è dimostrato scientificamente che la speranza promuove il benessere, il funzionamento, la capacità di fronteggiare i problemi C’è un bisogno più forte della fame, del sesso, o della sete: il bisogno di lasciare la propria impronta da qualche parte nel mondo. Arthur Miller, Morte di un commesso viaggiatore