Carpe Diem - Liceo Scientifico Michelangelo

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Carpe Diem - Liceo Scientifico Michelangelo
Orazio: il tema del “Carpe
Diem”
Nel film “L’attimo fuggente”
In uno sfondo tradizionalista, figli di un futuro già scritto, gli alunni aspettano il
loro nuovo professore di letteratura. “Un matto”: questa è la prima impressione
che i ragazzi hanno del professor Keating. Si fa chiamare “Oh Capitano, mio
Capitano” e tale si rivelerà. Il Capitano porta con sè un messaggio,
un’esortazione, quella di cogliere l’attimo: “Oh vergine cogli l’attimo che fugge,
cogli la rosa quando è il momento, che il tempo, lo sai, vola. E lo stesso fiore
che sboccia oggi domani appassirà.” Il ruscello del Carpe Diem si insinua così
nel deserto della loro coscienza. Ecco che i loro sogni, repressi o forse mai
nemmeno espressi, emergono, scorrono lungo il ruscello, scivolano lungo la
scia del Capitano. Diventano adepti della “Setta dei poeti estinti”, nata per
assaporare il sapore della poesia, per succhiare il midollo della vita. Non tutti
credono nel presente: è quell’istante che trasforma il futuro in passato, quel
momento che vivi ma che non conosci, perché una volta conosciuto diventa
passato. Senza sapere quando, eppure esistiamo. Più veloce di un respiro, più
rapido di un lampo, più fugace di un pensiero, l’hic et nunc è la sintesi del
passato che guarda al futuro. Orazio ci invita a vivere, a riflettere sul fatto che,
per quanto fuggente possa essere, l’adesso è l’unico momento che abbiamo.
C’è chi rimpiange il passato, tanto prezioso solo perché l’abbiamo vissuto nel
presente, e chi cerca di dimenticare, rinunciando così ad una parte di se stesso.
C’è chi, come inizialmente gli alunni del Capitano, rincorre in una sfrenata e
interminabile corsa il domani, o chi interpreta la parte del suo personaggio
recitando un copione prescritto. Poi c’è chi teme il domani, chi vive in punta di
piedi per non lasciare traccia, per non condizionare il suo futuro. Solo i pazzi
lasciano volare il passato, prendendolo per quello che è: una piccola invisibile
ruga che plasma la nostra espressione, e non si preoccupano del futuro, che è
incerto: è la seconda pagina del libro che abbiamo aperto, quel dono ancora da
scartare. Vorrei impazzire, come i poeti, che fingono di provare ciò che provano,
che fingono di esistere: loro sono l’essenza del non sapere, trascrivono il
segreto sussurro della loro ispirazione. Il Capitano condanna l’atteggiamento di
chi aspetta a realizzare i propri desideri, chi vive da formica per morire da
cicala, il destino non ammette appuntamenti, è una strada buia che percorri
involontariamente, puoi scegliere in che direzione proseguire, senza mai sapere
dove stai andando o quanto sarà lungo il viaggio. Per questo Catullo scrive:
“Vivamus, mea Lesbia, atque amemus, rumoresque senum severiorum, omnes
unius aestimemus assis”. Con il congiuntivo esortativo esorta la sua amata a
non pensare a ciò che dice la gente, a non preoccuparsi di ciò che può
succedere, la invita a vivere ed a amare, a cogliere e accogliere le occasioni
che la vita le dà. “Nobis, cum semel occidit brevis lux, nox est perpetua una
dormienda” continua Catullo, ricordandole che arriverà un giorno in cui il nostro
tempo sarà finito, e tutto ciò che abbiamo lasciato sarà perso per sempre. La
invita a donargli mille e mille baci e a confonderne il numero “Nequis malus
invidere possit”. Catullo vive in un tempo difficile dove il pragmatismo romano
si contrappone alla natura più “trascendente” del pensiero ellenistico. Catullo
preferisce non occuparsi di politica ma avvicinarsi al mondo ellenistico, culla
della sapienza e delle arti, madre della bellezza. Si occupa così dell’amore e
della felicità, temi universali e immortali che catturano in un unico verso i
sentimenti più nascosti e profondi di tutti gli uomini di allora e di sempre.
Amore, disperazione, odio, passione: sono i sentimenti ad alimentare la nostra
speranza nel futuro e la nostra fiducia nel presente. “Carpe diem, quam
minimum credula postero”.
Ilaria Manchinu
Cogli l’attimo: esortazione che provoca una riflessione dal significato molto attuale.
Carpe diem: stessa frase ma all’epoca romana.
Un concetto immortale concepito da Orazio, nel I secolo a.C., periodo storico
influenzato da temi nuovi per la pragmatica Roma, quali l’amore, la felicità e
l’amicizia. Come Orazio anche Catullo, suo contemporaneo, fu influenzato dai temi
emergenti, e nel suo essere “trasgressivo” si unì a una sorta di “setta” , i “poetae
novi” intenzionati a portare a Roma un nuovo modo di fare poesia.
Questo modo “rivoluzionario” di pensare si ispira al mondo ellenistico e al pensiero di
Epicuro sulla l’imperturbabilità dell’animo di fronte ai problemi della vita. Si passava
dalla repubblica all’impero, le vecchie istituzioni, come il senato, rimanevano in piedi
solo formalmente, come un vecchio edificio abbandonato ma non del tutto abbattuto,
per non lasciare un vuoto nei passanti abituati a vederlo: era l’ambiente, era il clima
adatto alla riflessione di Orazio sul “carpe diem”.
Anche ai giorni nostri l’espressione “carpe diem” ispira tante persone, ne è un
esempio il fascino che crea nei ragazzi del film “L’attimo fuggente”, e nella setta dei
“poeti estinti” che riprendono vita per assaporare con le labbra il gusto della poesia,
nata proprio come superiore divertimento. Si riuniscono per i loro incontri in una grotta
come per nascondersi, atteggiamento che sottolinea l’ostilità di molte persone che
non comprendono questa forma di divertimento. Questa setta è ispirata dal professore
di letteratura che fa conoscere loro l’importanza di riuscire a cogliere l’attimo
nonostante la loro giovane età. Infatti questa esortazione è valida non solo in ogni
tempo ma anche ad ogni età: e attecchisce bene nel mondo dei giovani,
influenzandone le scelte, inibendo paure e il timore di sbagliare. Nel mondo giovanile
ci sono numerosi casi in cui l’esortazione a cogliere l’attimo potrebbe spingere un
ragazzo a compiere passi decisivi, e nel film ci sono numerosi esempi. In amore può
aiutare un ragazzo o una ragazza a dichiararsi. In altri casi può spingere una persona
timida ad aprirsi o a non lasciarsi calpestare, come nel finale del film in cui l’alunno più
timido, quello che aveva da sempre dimostrato la sua difficoltà ad aprirsi, è il primo a
ribellarsi di fronte all’ingiustizia nei confronti del proprio professore. Anche nel mondo
del lavoro e nel rapporto coi genitori, (nel film due temi strettamente legati in
relazione alla storia di uno dei protagonisti) può essere importante saper cogliere
l’attimo. Non bisogna perdere un solo giorno della vita, perché non tornerà indietro.
Gabriele Marino