Roberto Bignoli - parrocchiamilanino.it
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MUSICA Una finestra sulla Christian Music Roberto Bignoli Di recente, il Teatro Giovanni XXIII a Cusano ha ospitato un concerto di Roberto Bignoli. Il noto cantautore “cattolico” è stato chiamato come testimonial del Banco Alimentare che a Cusano Milanino rifornisce Caritas, san Vincenzo e Banco di Solidarietà. L’anno scorso ha ricevuto il premio Golden Graal, il premio Oscar della musica cristiana, a Roma. Ha 47 anni, è sposato con Paola e ha due figlie piccole. E’ un bluesman e un rocker. Vari i riconoscimenti artistici, tra cui i due prestigiosi Unity Award nel festival internazionale di musica cristiana che, negli States, premia il miglior artista internazionale dell’anno e la migliore canzone internazionale dell’anno (con la canzone “Ho bisogno di te”). Ha cantato davanti al Papa in molte occasioni, anche alla giornata mondiale della gioventù di Toronto. E’ passato dall’utopia politica alla disperazione ma ha risalito la china della droga e del carcere fino a giungere a Medjugorje dove ha incontrato un destino buono. Espressione di questo percorso è la bellissima Canzone a Maria, diventata sigla di Radio Maria. Lo abbiamo intervistato al termine del concerto. L’aver riscoperto la fede ti ha “normalizzato” oppure resiste in te qualcosa dell’inquietudine del passato? Aver trovato la fede è stato il dono più bello della mia vita, è stato come rinascere e scoprire intorno a me un mondo nuovo; pace e serenità quanto le ho cercate… ma il mio passato né lo dimentico né lo rinnego! e tuttavia, con il senno di oggi, non tornerei indietro. Oggi ho la forza di guardare avanti e testimoniare questo grande Amore che ha sconvolto e cambiato la mia vita. Testimoniare è un’esigenza, perché vuoi rispondere all’amore, è un compito che non ti lascia tranquillo nelle tue cose, è inquietudine, è la passione del presente. Ricordo invece l’amarezza e la delusione che ho provato quando,incontrando i miei vecchi compagni di militanza di un tempo, li ho sentiti dire che quello che si faceva allora era “perché eravamo ragazzi”! Eravamo ragazzi, capisci? Non è rimasto niente… Testimoniare è fatica o gusto? Nel rapporto con le persone io vivo totalmente il presente, mi ci calo del tutto, amo quello che faccio, mi metto in gioco, ci sono dentro con il massimo dell’interesse, sono completamente me stesso. Quando fai così, vedi subito che si genera come uno spartiacque, che la gente si divide, ti accetta o ti rifiuta. E’ uno scandalo, è faticoso accettare questa conseguenza, perché non la volevi. Cosa è la Christian Music e cosa significa per te collocarti dentro questa corrente? La Christian Music è la proposta a tutti del messaggio evangelico mediante il linguaggio musicale, al di là delle appartenenze e delle Chiese e delle confessioni. Si rivolge a tutti, così voglio fare io, a differenza, forse, della musica religiosa italiana che nasce all’interno dell’esperienza di singoli movimenti e tende a proporsi all’interno di questi. L’artista che ha scelto la Ch. M. fa un cammino di fede, cerca di vivere in prima persona i valori che canta. Il concerto, poi, non è solo una esibizione musicale ma è entrare in contatto col pubblico,raccontare la propria vita. Da noi, in Italia, si fa ancor fatica a proporsi, mentre in America la Ch. M. è una realtà alla portata di tutti. In America Latina e centrale ed in Polonia è una realtà molto forte e presente, sostenuta dalla Chiesa. E’ anche una realtà di amicizia? Sì. Ad esempio in Italia c’è l’associazione “Il mio Dio canta Giovane”, che raggruppa artisti religiosi e laici, così come semplici appassionati: fanno un convegno due volte all’anno, dove si condividono esperienze fatte, momenti di confronto spirituale, le nuove produzioni artistiche. Che cosa significa per te il rapporto col pubblico? Il rapporto col pubblico dà la forza di guardare avanti. In che senso? Non si può camminare da soli ed io non sono un solitario; è camminando con gli altri che si condivide e si costruisce. Mi capita anche di captare quello che la gente pensa e, semmai, non dice, oppure colgo le quattro parole che mi dicono quando mi avvicinano, me le ricordo, ci penso -io sono una spugna!capisco un sacco di cose da quelle quattro parole. Io ho bisogno degli altri, ma non per il consenso e l’applauso, capiscimi bene! Ma perché ho bisogno di camminare: come nella canzone “Ho bisogno di Te”, che vuol dire che abbiamo bisogno l’uno dell’altro, ma perché, insieme, abbiamo bisogno di un Altro. Ne abbiamo bisogno sempre, ogni momento,nel momento presente, nelle contraddizioni della vita. So che viaggi molto: che ne è scaturito dal punto di vista umano e artistico? Un’esperienza molto significativa l’ho vissuta in India, quando ho visitato il lebbrosario della Città dell’Amore di Katmandu, dove le suore di Madre Teresa assistono i bambini malati di tubercolosi. Che ho visto? Persone coi moncherini, messe in modo che a qualcuno potrebbero suscitare ribrezzo, che invece avevano un sorriso ed Segue a pag 11 > 10 n. 1 - marzo 2004