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Cineteatro Stella
via Pezzotti 53 - 20141 Milano
SMETTO QUANDO VOGLIO
Regia:
Scenegg.:
Fotografia:
Costumi:
Scenografia:
Italia 2014
Sidney Sibilia
Sydney Sibilia, Valerio Attanasio, Andrea Garello
Vladan Radovic
Montaggio:
Gianni Vezzosi
Maria Rita Barbera
Musica:
Andrea Farri
Alessandro Vannucci
Durata:
100’
INTERPRETI:
Edoardo Leo (Pietro) Valeria Solarino (Giulia) Valerio Aprea
(Mattia) Lorenzo Lavia (Giorgio) Libero De Rienzo (Bartolomeo) Paolo Calabresi (Arturo)
Stefano Fresi (Alberto) Pietro Sermonti (Andrea) Neri Marcorè (Murena)
IL REGISTA
Sidney Sibilia (Salerno – 19/11/1981), autore di film pubblicitari,
promo e cortometraggi (Iris blu, 2007 - Oggi gira così, 2010) esordisce nel lungometraggio
con Smetto quando voglio (2014).
IL FILM
Chimici, ricercatori, accademici disoccupati non disperate: un sistema
per sbarcare il lunario si trova sempre, anche se tavolta si rivela un po' troppo stupefacente...
LA CRITICA
"Occhio a Smetto quando voglio e al suo realizzatore dallo strano
nome, Sydney Sibilia, al primo lungometraggio professionale. Perché nella sua vocazione
consapevolmente d'intrattenimento, è un risultato molto brillante e ricco di densità. Finalmente
un'indicazione solida e non fatua in favore della buona commedia. Italiana, certo, debitrice
all'archetipo dei Soliti ignoti ma, come dice l'autore, 'al tempo di Ocean's', e anche al tempo di
The Bing Bang Theory (la sitcom che ha per protagonisti due giovani cervelloni imbranati: più
o meno la traduzione della parola "nerd") e di Breaking bad, la serie, tragica e cupa, che si è
imposta al culto degli spettatori più giovani ed esigenti."
(P. d'Agostini – La Repubblica)
"Si tratta dell'uovo di Colombo: utilizzare il paradosso di una situazione nostrana per
rileggerla. Con i toni comici e surreali e i ritmi appena più ariosi di una sitcom televisiva (non a
caso nel cast sono presenti alcuni dei volti di Boris). Non molto più di quello che si faceva
negli anni d'oro della commedia all'italiana. Analizzare le contraddizioni della nostra società (o
della mentalità) e riderci sopra mantenendo un retrogusto amaro che facesse emergere la
riflessione critica. La differenza è che il retrogusto amaro, in questo caso drammatico, è già
tutto nella situazione (...) e la riflessione critica non affiora perchè sedata a colpi di comicità
spiazzante e circostanze grottesche."
(G.P. Frasca – Cineforum)
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