Discorso di Sua Santità Tenzin Gyatso il Quattordicesimo Dalai
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Discorso di Sua Santità Tenzin Gyatso il Quattordicesimo Dalai
Discorso di Sua Santità Tenzin Gyatso il Quattordicesimo Dalai Lama, sulla questione della sua reincarnazione. Ai miei cari compatrioti Tibetani che vivono in Tibet e quelli che vivono fuori dal Tibet, a tutti coloro che seguono la tradizione Buddhista Tibetana e anche a tutti coloro che hanno una connessione con il Tibet e i Tibetani. E' grazie alla lungimiranza dei nostri Re, dei ministri e degli eruditi e praticanti dell’antichità che tutti gli insegnamenti del Buddha, nella loro completezza delle scritture e della pratica dei tre Veicoli e delle quattro classi del Tantra insieme ai loro vari soggetti e discipline, si sono mantenuti e propagati perfettamente nella Terra delle Nevi. In questo modo il Tibet è stato la sorgente del Buddhismo e delle tradizioni culturali Buddhiste nel mondo. In particolare ha contribuito in modo molto efficace alla felicità di innumerevoli esseri in Asia, anche in Cina, Tibet e Mongolia. Nel processo di mantenimento della tradizione in Tibet abbiamo sviluppato una cultura particolare che consiste nel riconoscere le reincarnazioni di eruditi e praticanti che sono stati di aiuto immenso al Dharma e agli esseri senzienti, in particolare alla comunità monastica. Fin dal momento in cui l'onnisciente Gedun Gyatzo fu riconosciuto come la reincarnazione di Gedun Drub, nel quindicesimo secolo, e con il fondarsi del Gaden Potrang cominciò l'istituzione dei Dalai Lama e il riconoscimento delle loro successive reincarnazioni. Il titolo Dalai Lama fu conferito alla terza reincarnazione, Sonam Gyatzo. Nel 1642 il quinto Dalai Lama Ngawang Sonam Gyatzo, fondò il governo Gaden Potrang e divenne così il leader spirituale e politico del Tibet. Per più di 600 anni, fin dall’avvento di Gedun Drub, sono state riconosciute una serie di giuste reincarnazioni nel lignaggio dei Dalai Lama. I Dalai Lama hanno così funzionato sia come leader politici sia spirituali del Tibet per 369 anni fin dal 1642. Oggi ho volontariamente terminato questa tradizione con l’orgoglio e la soddisfazione di conseguire un tipo di governo che si basa su un sistema democratico, così come avviene in altre parti del mondo. Infatti, sin dal 1969 avevo reso chiaro che le persone che erano interessate dovevano decidere se le reincarnazioni del Dalai Lama dovevano continuare nel futuro. Però, in assenza di linee guida precise, se le persone e il pubblico in questione esprimessero un forte desiderio che la tradizione dei Dalai Lama continui, ci potrebbe essere il rischio che tutto ciò coinvolga anche degli interessi politici, così da manipolare il sistema delle reincarnazioni per realizzare delle agende politiche personali. Perciò finché sono in uno stato mentale e fisico di salute, mi sembra importante che ora si facciano delle linee guida chiare sulla base delle quali si possa riconoscere il prossimo Dalai Lama in modo da non lasciare nessuno spazio al dubbio o all’inganno. Affinché’ queste linee guida siano completamente comprensibili, mi sembra essenziale che si comprenda bene qual è il sistema di come si riconoscono i Tulku e il concetto di base dietro questo sistema. Perciò, ora lo spiegherò brevemente. Vite passate e vite future Per accettare la realtà della reincarnazione e di ciò che chiamano Tulku, bisogna aver compreso l’esistenza delle vite passate e future. Gli esseri senzienti nascono, nella loro vita presente, dalle loro vite passate e ancora di nuovo rinasceranno una volta che muoiono. Questo tipo di rinascita continua è anche accettato dalle tradizioni spirituali indiane, dalle scuole filosofiche antiche Indiane, a parte i Ciarvaca che sono un movimento materialista. Alcuni pensatori moderni negano le vite passate e future sulla base del fatto che non possiamo vederle. Altri non riescono a trarre delle conclusioni chiare. Benché molte religioni e molte tradizioni spirituali accettino la rinascita, esse differiscono nel loro modo di vedere cosa è che rinasce, come e cosa attraversa il periodo di transizione tra una vita e l’altra. Alcune religioni accettano la prospettiva delle vite future ma rigettano l’idea delle vite passate. In generale, i Buddhisti credono che non ci sia un inizio alla nascita e che una volta che si ottiene la liberazione dal ciclo delle esistenze, eliminando le emozioni distruttive e il nostro karma, non si rinascerà più sotto il potere di queste condizioni. Perciò, i Buddhisti credono che ci sia una fine al tipo di rinascita che è governata dal karma e dalle emozioni distruttive, ma la maggior parte delle scuole filosofiche buddhiste non crede che il continuo della mente stessa giunga a una fine. Il rifiuto delle vite passate e future, la non accettazione delle vite passate e future, contraddirebbe il concetto buddista della “base, del sentiero e del risultato”, che è spiegato in conformità a una mente che è disciplinata o indisciplinata. Se accettiamo questo tipo di argomento, in altre parole che vite passate e future non esistono, logicamente dovremmo anche accettare che il mondo e i suoi abitanti sorgono senza cause e senza condizioni. Perciò, chiunque sia un Buddhista necessariamente accetta le vite passate e future. Per coloro che si ricordano delle loro vite passate, la rinascita è un’esperienza chiara, però la maggior parte degli esseri ordinari si dimentica delle loro vite passate nel momento in cui attraversano il processo della morte, dello stato intermedio e della rinascita. Poiché le vite passate e future sono leggermente nascoste a queste persone, per provare le vite passate e future per queste persone è necessario usare un’evidenza che si basa sulla logica. Ci sono tanti argomenti logici differenti che Buddha ha insegnato e che anche i commentari hanno spiegato che provano l’esistenza delle vite passate e future. In breve tutte si basano su quattro punti: 1) La logica che tutte le cose sono precedute da fattori che sono simili a loro; 2) La logica che le cose sono precedute da una causa sostanziale; 3) La logica che la mente ha familiarità con avvenimenti del passato 4) La logica che si acquisisce esperienza delle cose nel passato. Alla fine tutti questi argomenti sono basati sull’idea che la natura della mente, la sua chiarezza e la sua cognitività, devono avere come causa chiarezza e cognitività. La sua causa non può essere una qualunque altra entità, come un oggetto inanimato che funziona come la sua causa sostanziale. Questo è molto evidente. Tramite l’analisi logica arriviamo a inferire che una continuità nuova di chiarezza e cognitività non può avvenire senza cause o sorgere da cause che non hanno nessuna relazione con essa. Poiché si osserva anche che la mente non può essere prodotta in laboratorio, possiamo inferire che non c’è niente che può eliminare la continuità sottile della chiarezza e della cognitività. Per quanto io sappia, non c’è uno psicologo moderno, un neuro scienziato o un fisico che sia stato in grado di osservare o predire la produzione della mente dalla materia o senza le cause. Ci sono persone che possono ricordarsi la loro vita precedente e anche molte delle loro vite precedenti e sono in grado di riconoscere posti e anche persone e parenti delle loro vite passate. Questo non è qualcosa che è solamente avvenuto nel passato. Anche oggi ci sono molte persone nel mondo, sia in oriente che in occidente, che si ricordano di situazioni e di esperienze delle loro vite passate. Negare questa realtà non e’ un modo imparziale e onesto di condurre una ricerca perché così si rifiuta l’evidenza. Il sistema tibetano di riconoscere le reincarnazioni è un autorevole modo d’investigazione che è basato sul ricordo delle persone delle loro vite passate. Il modo in cui si rinasce Ci sono due modi in cui si rinasce dopo la morte. Si rinasce spinti dal karma e dalle emozioni distruttive o tramite il potere della compassione e delle preghiere. Per quanto riguarda il primo modo, a causa dell’ignoranza si creano delle azioni positive e negative che chiamiamo karma e le loro impronte rimangono sulla coscienza. Queste impronte sono attivate tramite la forza del desiderio e dell’attaccamento e ci spingono nelle vite future e così si rinasce involontariamente sia in stati inferiori o superiori. Questo e’ come gli esseri ordinari circolano incessantemente nell’esistenza, come il girare di una ruota. Anche in queste circostanze gli esseri ordinari possono impegnarsi diligentemente con delle disposizioni positive e delle pratiche virtuose nella loro vita giornaliera, in questo modo si famigliarizzano con la virtù, e nel momento in cui muoiono, possono riattivare queste impronte virtuose che diventano il mezzo per ottenere delle rinascite in uno stato di esistenza superiore. D’altra parte coloro che sono dei Bodhisattva superiori che hanno ottenuto il sentiero della visione, non rinascono più tramite la forza delle azioni che chiamiamo karma e delle loro emozioni distruttive, ma grazie al potere della loro compassione per gli esseri senzienti e spinti dalle loro preghiere di aspirazione di voler beneficiare gli altri. Sono in grado di scegliere il posto, il momento della loro nascita e i loro futuri genitori. Questa nascita, che è solamente per il beneficio degli altri, è la rinascita tramite la forza della compassione e delle preghiere. Il significato di Tulku Sembra che ci sia la tradizione di applicare l’epiteto Tulku, che vuol dire corpo di emanazione del Buddha, alle reincarnazioni riconosciute cominciò quando i devoti lo usarono come un titolo onorifico per quella persona, ma ora è divenuta un’espressione comune. In generale, il termine Tulku si riferisce a un particolare aspetto del Buddha, uno dei tre o dei quattro aspetti descritti nel Veicolo dei Sutra. In accordo a questa spiegazione degli aspetti del Buddha, la persona che è completamente legata dalle emozioni distruttive e dalle azioni o karma, ha la potenzialità di ottenere il Dharmakaya o il corpo di verità che unisce il corpo della saggezza trascendentale e quello di natura. Il primo si riferisce alla mente illuminata del Buddha che vede direttamente tutti i fenomeni precisamente così come esistono, in ogni istante. Questa mente è priva di tutte le emozioni distruttive e anche delle sue impronte, un risultato ottenuto tramite l’accumulazione dei meriti della saggezza per un periodo lunghissimo di tempo. Il secondo, il corpo di natura vero, si riferisce alla natura vuota della mente onnisciente. Questi due sono gli aspetti dei Buddha stessi. Comunque, anche se questi aspetti non sono accessibili agli altri, ma solamente fra i Buddha stessi, è necessario che i Buddha manifestino una forma fisica che sia accessibile agli esseri senzienti per poterli aiutare. Quindi, l’aspetto fisico definitivo del Buddha è il corpo del completo godimento che si chiama Sambogakaya che è accessibile ai bodhisattva superiori e ha cinque certezze, che sono delle caratteristiche quali il risiedere nella terra pura di Akanishta. Da questo corpo di completo godimento si emanano una miriade di corpi di emanazione o Tulku che si chiamano anche Nirmanakaya dei Buddha che appaiono come dei, come umani e così via e sono accessibili anche agli esseri ordinari. Questi due aspetti fisici del Buddha si chiamano corpi della forma e servono per essere di beneficio agli altri. Il corpo di emanazione ha tre aspetti: il corpo di suprema emanazione, come per esempio Buddha Shakyamuni, il Buddha storico che manifesta le 12 azioni di un Buddha come rinascere in un posto che ha scelto e così via. Il secondo aspetto è il corpo di emanazione che serve gli altri prendendo l’aspetto di un artista o artigiano. Invece il terzo è il corpo di emanazione incarnato con il quale i Buddha appaiono in varie forme come esseri umani, deità, fiumi, ponti, piante medicinali, alberi che aiutano gli esseri senzienti e così via. Di questi tre tipi di corpi di emanazione, la reincarnazione dei maestri spirituali che sono riconosciuti e considerati Tulku in Tibet, è la terza categoria. Tra questi Tulku ci possono essere alcuni di loro che sono veramente incarnati qualificati corpi di emanazione del Buddha, ma non necessariamente tutti loro lo sono. Tra i Tulku del Tibet ci sono reincarnazioni di bodhisattva superiori, bodhisattva sul sentiero dell’accumulazione e preparazione, anche dei maestri che è evidente che devono ancora entrare in questi sentieri del bodhisattva. Perciò il titolo di Tulku è dato ai lama reincarnati sia sulla base della loro somiglianza con gli esseri illuminati o tramite la connessione con alcune delle qualità degli esseri illuminati. Come il maestro Jamyang Kyenze Wangpo ha detto: la reicarnazione è ciò che succede quando qualcuno rinasce dopo la morte del predecessore. L’emanazione è quando le manifestazioni avvengono senza che la sorgente muoia. Il riconoscimento delle reincarnazioni La pratica di riconoscere chi è e chi non è identificandolo con qualcuno della vita passata, avvenne anche quando Buddha Shakyamuni stesso era ancora vivo. Ci sono molte circostanze che si trovano nella sezione delle quattro Agàma nel Canestro del Vinaya, nelle Storie Giataka, nel Sutra del saggio e del folle e nel Sutra delle cento azioni e così via, nel quale il Tathagata ha rivelato l’aspetto del Karma, raccontando innumerevoli storie di come gli effetti di certe azioni create nelle vite passate sono sperimentate da quella persona in questa vita presente; anche nelle storie delle biografie dei maestri indiani che sono vissuti dopo il Buddha, molti di loro hanno rivelato le loro precedenti rinascite, i loro precedenti posti di rinascita e ci sono molte di queste storie, ma un sistema vero e proprio di riconoscere e numerare le loro reincarnazioni non era presente in India in quel tempo. Il sistema di riconoscere le reincarnazioni iniziò in Tibet. La questione delle vite passate e future era anche tenuta in considerazione dalla tradizione Bon, che è la tradizione spirituale indigena del Tibet prima dell’arrivo del buddhismo. Dal momento in cui il buddhismo si è propagato in Tibet, in sostanza tutti i tibetani sono diventati buddhisti e credono nelle vite passate e future. L’investigare le reincarnazioni di molti maestri spirituali che hanno propagato il Dharma, così come la tradizione di rivolgere devotamente delle preghiere a loro, fiorì dovunque in Tibet. Molte scritture autentiche, libri tibetani come il Mani Kabun e i cinque insegnamenti Katang e degli altri come il libro dei Discepoli Kadampa e delle Ghirlande di Gioielli: le risposte a varie domande, fatte al glorioso e incomparabile maestro Indiano Atisha Dipankara dell XI secolo in Tibet, raccontano le storie delle reincarnazioni di Arya Avalokitesvara che è il bodhisattva della compassione. Comunque, la presente tradizione di riconoscere formalmente le reincarnazioni dei maestri iniziò dapprima all’inizio del tredicesimo secolo con il riconoscimento di Karmapa Pagshi come la reincarnazione di Karmapa Dusum Kienpa, riconosciuto dai suoi discepoli in accordo alle sue predizioni. Da allora ci sono stati 17 reincarnazioni del Karmapa per più di 900 anni. Similmente anche la reincarnazione di Kunga Sangmo, come la reincarnazione di Kandro Choky Dronme nel 15 secolo e ce ne sono state più di 10 reincarnazioni di Santem Dorje Pamo. Così anche tra i Tulku riconosciuti in Tibet ci sono sia praticanti che sono monaci sia praticanti laici, uomini e donne. Questo sistema di riconoscere le reincarnazioni gradualmente si propagò alle altre tradizioni Buddhiste, anche al Bon in Tibet. Oggi ci sono Tulku riconosciuti in tutte le tradizioni buddhiste Sakya, Gelug, Kagyu e Gnima, anche Gionampa e Bodon, che servono il Dharma. E’ anche evidente che alcuni, tra questi Tulku, sono una vergogna. L’onnisciente Gedun Drub era un discepolo diretto di Je Tzong Khapa e fondò il monastero Tasci Lunpo nella regione dello Tzang in Tibet e si prese cura dei suoi discepoli. Egli morì nel 1474 all’età di 84 anni. Benché inizialmente non fu fatto nessuno sforzo per identificare la sua reincarnazione, a un certo punto la gente fu obbligata a riconoscere la sua reincarnazione in un bambino chiamato Sanghie Chopel, che era nato in Tanak nella regione dello Tzang nel 1476, per ciò che diceva e a causa della sua incredibile e perfetta memoria della sua vita passata. Da allora incominciò la tradizione di ricercare e riconoscere le successive reincarnazioni del Dalai Lama da parte del Gaden Potrang Lhabrang, e in seguito del governo Gaden Potrang. I modi in cui si riconoscono le reincarnazioni Dopo che si formò il sistema di riconoscere i Tulku ci furono molte procedure che si svilupparono in questo contesto. Tra queste, la più importante riguarda le lettere di predizione lasciate dai predecessori e altre istruzioni che indicano ciò che succederà: per esempio, il fatto che l’attendibilità della reincarnazione che dovrebbe ricordarsi delle sue vite passate, essere in grado di parlarne, che dovrebbe riconoscere i possedimenti e le cose che appartenevano al predecessore e riconoscere anche delle persone che erano state vicine a lui nella vita passata. Inoltre, ci sono anche degli altri metodi che includono il chiedere a dei bravi e affidabili maestri spirituali delle divinazioni e anche basarsi sulle predizioni fatte dagli oracoli mondani che appaiono attraverso dei medium che entrano in trans, e anche osservare le varie visioni che si manifestano nei laghi sacri di protettori come Ihamo Lhatso, un lago sacro a sud di Lhasa. Quando succede che c’è più di un prospettivo candidato a essere riconosciuto come il particolare Tulku e diventa difficile decidere chi sia, allora c’è la pratica di decidere tramite una divinazione che si chiama zentak, che è un metodo che si fa tramite delle palline di zampa davanti ad un’immagine sacra e invocando delle parole di verità. Emanazioni che avvengono prima della morte del predecessore. Generalmente parlando, una reincarnazione deve essere qualcuno che rinasce come un essere umano dopo che è morto. Gli esseri ordinari in generale non possono manifestare delle emanazioni prima di morire, ma dei bodhisattva superiori che possono manifestarsi in centinaia o migliaia di corpi simultaneamente possono manifestare un’emanazione prima della morte. Nel sistema tibetano di riconoscere i Tulku ci sono delle emanazioni che appartengono allo stesso continuo mentale del predecessore, emanazioni che sono connesse ad altri tramite il potere del karma e delle preghiere ed emanazioni che avvengono come risultato delle benedizioni e dell’essere nominati tali. Lo scopo principale dell’apparire di una reincarnazione è di continuare il lavoro non finito del predecessore, di servire il Dharma e gli esseri senzienti. Nel caso di un lama che è un essere ordinario, invece di avere una reincarnazione che appartiene allo stesso continuum mentale qualcun’altro con delle connessioni con quel lama tramite il potere puro del karma e delle preghiere può essere riconosciuto come il suo o la sua emanazione. In alternativa, è possibile per il Lama scegliere il suo successore che può essere sia un discepolo sia qualcuno giovane che può essere riconosciuto come la sua emanazione. Giacché queste eventualità sono possibili, nel caso di un essere ordinario un’emanazione prima della morte che non è dello stesso continuum mentale è possibile. In alcuni casi un grande lama può avere diverse reincarnazioni simultaneamente come la reincarnazione del corpo parola e mente e così via. In tempi recenti ci sono state delle emanazioni molto conosciute avvenute prima della morte come l’emanazione di Dujom Jidral Yeshe Dorje e Chogye Trichen Ngawang Kyenrab. L’uso dell’urna d’oro Con l’intensificarsi della degenerazione dei tempi e anche nel momento in cui sempre più reincarnazioni dei lama vengono riconosciute, alcune per scopi politici per esempio, un grande numero è stato riconosciuto tramite dei metodi inappropriati e questionabili e il risultato è che c’è stato un grande danno al Dharma. Durante il conflitto del Tibet con i Gurka dal 1791 al 1793 il governo Tibetano dovette essere sostenuto dall’armata dei Manciu. Di seguito l’armata dei Gurka fu espulsa dal Tibet dopodiché gli ufficiali Manciu fecero una proposta in 29 punti col pretesto di rendere più efficiente l’amministrazione del governo tibetano. Questa proposta includeva il suggerimento di scegliere da un’urna d’oro per decidere il riconoscimento delle reincarnazioni del Dalai Lama, del Pancen Lama e Utuctus che è un titolo Mongolo dato ad altri lama. Perciò questa procedura fu seguita nel caso di riconoscere alcune delle reincarnazioni dei Dalai Lama, dei Pancel Lama e di altri grandi Lama. Il rituale da seguire fu scritto dall’ottavo Dalai Lama Jampel Gyatzo. Anche dopo che questo sistema fu introdotto, non fu adottato per il nono, per il tredicesimo e per me stesso, il quattordicesimo Dalai Lama. Anche nel caso del decimo Dalai Lama l’autentica reincarnazione era già stata trovata e in realtà questa procedura non fu seguita, però per far piacere ai Manciu fu così annunciato che questa procedura era stata osservata. Il sistema dell’urna dorata fu usata effettivamente nei casi dell’undicesimo e dodicesimo Dalai Lama, comunque il dodicesimo Dalai Lama era già stato riconosciuto prima che la procedura fosse utilizzata. Perciò ci fu solo un’occasione quando un Dalai Lama fu riconosciuto tramite l’uso di questo metodo. Nello stesso modo, tra le reincarnazioni del Pancen Lama, a parte l’ottava e la nona, questo metodo fu mai usato. Questo sistema fu imposto dai Manciu ma i Tibetani non avevano fede in questo sistema perché privo di qualunque tipo di qualità spirituale. Ciononostante, se fosse usato onestamente mi sembra che potrebbe essere considerato come simile a quello della divinazione nel quale si usano delle palline di tzampa, lo zentak. Nel 1880, durante il riconoscimento del tredicesimo Dalai Lama quale reincarnazione del dodicesimo, esistevano ancora delle tracce tra il Tibet e i Manciu, di relazione guida spirituale/politica. Egli fu riconosciuto come la reincarnazione certa dall’ottavo Pancen Lama, le predizioni degli oracoli di Ne Chung e Samie e anche tramite l’osservare le visioni che apparivano nel lago di Lhamo Lhatzo, perciò la procedura dell’urna dorata non fu seguita. Questo si comprende chiaramente anche dal testamento finale del tredicesimo Dalai Lama, nel 1933, l’anno dell’acqua-scimmia in cui egli disse: “Come tutti voi sapete sono stato scelto non tramite l’urna dorata, ma la mia selezione è stata divinata e predetta. In accordo a queste divinazioni e profezie sono stato riconosciuto come la reincarnazione dei Dalai Lama e sono stato messo sul trono”. Quando io sono stato riconosciuto come la quattordicesima reincarnazione del Dalai Lama nel 1939, la relazione guida spirituale/politica tra il Tibet e la Cina era già terminata, perciò non ci fu nessun dubbio o il bisogno di confermare la reincarnazione impiegando l’urna dorata. E’ noto che il reggente del Tibet e l’Assemblea Nazionale Tibetana seguirono la procedura del riconoscimento della reincarnazione del Dalai Lama basandosi sulle predizioni di grandi lama, degli oracoli, delle visioni del lago di lhamo lhazo. I Cinesi non ebbero nessun coinvolgimento in nessuna di queste procedure. Eppure, alcuni ufficiali del Guomingtang in seguito furono scaltri nel propagare delle menzogne sui giornali, dichiarando che erano d’accordo nel non usare l’urna dorata e che Wu Chunzin presidiò al mio insediamento ed altre mezognie di questo genere. Queste falsità furono in seguito esibite da Nagpo Ngawang Jigme, il vice presidente del comitato del congresso nazionale del popolo, che era considerato un personaggio molto progressivo nella repubblica popolare Cinese, durante la seconda sessione del quinto congresso del popolo della regione autonoma del popolo del Tibet il 31 luglio del 1989. Questo è chiaro quando, alla fine del suo discorso in cui diede una spiegazione dettagliata degli eventi presentando un’evidenza dei documenti e chiese: “Che bisogno c’è per il Partito comunista di seguire e continuare le menzogne del Guomingtang?” Strategie ingannevoli e false speranze In un passato recente ci sono stati casi di amministratori irresponsabili di proprietà di Lama facoltosi che hanno continuato a praticare dei metodi impropri per riconoscere le reincarnazioni e hanno così sminuito il Dharma, la comunità monastica e la nostra società. Inoltre, fin dai tempi dei Manciu le autorità politiche cinesi ripetutamente hanno usufruito di mezzi ingannevoli, utilizzando il Buddhismo, i maestri Buddisti e i Tulku come strumenti per portare a compimento i loro scopi politici, mentre essi stessi erano coinvolti in affari Tibetani e Mongoli. Oggi i capi autoritari della repubblica popolare cinese poiché sono comunisti rifiutano la religione, ciononostante continuano a coinvolgersi in affari religiosi, hanno imposto ciò che chiamano le campagne di rieducazione, dichiarando ciò che viene chiamato l’Ordine N. 5 che riguarda il controllo e il riconoscimento delle reincarnazioni che è stato messo in atto il 1 settembre 2007. Tutto ciò è una vergogna ed è assurdo. L’imposizione di vari metodi inappropriati per riconoscere le reincarnazioni, per sradicare la nostra unica cultura tibetana e le nostre tradizioni, sta causando un danno che è difficile da riparare. Inoltre dicono che stanno aspettando la mia morte per riconoscere la loro scelta del quindicesimo Dalai Lama. E’ anche chiaro dai loro regolamenti recenti e anche dalle loro dichiarazioni che hanno una strategia dettagliata per ingannare i Tibetani, e i seguaci della tradizione Buddhista Tibetana e anche la comunità mondiale. Perciò, poiché ho la responsabilità di proteggere il Dharma e gli esseri senzienti e di eliminare questi schemi distruttivi, adesso farò questa dichiarazione. La prossima reincarnazione del Dalai lama Come ho detto in precedenza, la reincarnazione è un fenomeno che avviene tramite un’intenzione volontaria della persona stessa o almeno tramite la forza del suo karma, dei meriti e delle preghiere. Perciò la persona che si reincarna è l’unica autorità legittima di dove, come o quando, lui o lei, rinascerà e come quella reincarnazione deve essere riconosciuta. E’ una realtà che nessun altro può imporre, alla persona a riguardo o manipolarla. E’ particolarmente sbagliato per i comunisti Cinesi, che rifiutano esplicitamente anche l’idea delle vite passate e future, senza parlare del concetto di Tulku reincarnati, di mischiarsi nel sistema delle reincarnazioni, specialmente quelle dei Dalai Lama e dei Pancen Lama. Questa intrusione contraddice la loro ideologia politica e rivela anche la loro doppia faccia. Se questa condizione continuasse in futuro sarebbe impossibile per i tibetani e per coloro che seguono la tradizione buddhista tibetana accettare o riconoscere questa cosa. Quando sarò vicino ai 90 anni, consulterò dei grandi Lama della tradizione Buddhista tibetana, il pubblico tibetano e altre persone di interesse che seguono il Buddhismo Tibetano per rivalutare se l’istituzione del Dalai Lama deve continuare o no. Su quella base prenderemo una decisione. Se si decide che le reincarnazioni del Dalai Lama devono continuare e che c’è bisogno per quindicesimo Dalai Lama di essere riconosciuto questa responsabilità sarà principalmente di coloro che sono gli ufficiali del consiglio del Gaden Potran dei Dalai Lama. Dovranno consultare i vari capi della tradizione del buddhismo tibetano e anche affidabili protettori del Dharma che sono legati inseparabilmente al lignaggio del Dalai Lama. Dovranno basarsi su consigli e direzioni di queste persone e dovranno portare avanti la procedura della ricerca e del riconoscimento in accordo alla tradizione passata. Io lascerò delle istruzioni scritte molto chiare a questo riguardo. Ricordatevi che, eccetto la reincarnazione riconosciuta tramite questi metodi legittimi, nessun altro riconoscimento o accettazione deve essere dato a un candidato che è scelto da chiunque per scopi politici, inclusi quelli della Repubblica Popolare cinese. Il Dalai Lama a Dharamsala