Immagina che

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Immagina che
Immagina che
IMMAGINA CHE (Imagine That)
Genere: Commedia
Regia: Karey Kirkpatrick
Interpreti: Eddie Murphy (Evan), Yara Shahidi (Olivia), Thomas Haden Church (Whitefeather),
James Patrick Stuart (Pratt),Vanessa Williams (Lori),Mel Harris (Maggie), Timm Sharp (Tod),
Stephen Rannazzisi (Kulick), Catherine McGoohan (sig.ra Pressman).
Nazionalità: Stati Uniti
Distribuzione: Universal Pictures International Italia
Anno di uscita: 2009
Origine: Stati Uniti (2009)
Soggetto e sceneggiatura: Ed Solomon, Chris Matheson
Fotografia (Scope/a colori): John Lindley
Musiche: Mark Mancina
Montaggio: David Moritz
Produzione: Lorenzo Di Bonaventura, Ed Solomon.
Durata : 107'
Soggetto
Nella trama del film, Evan Danielson (Eddie Murphy) è un uomo di successo che lavora nella
finanza. Elegante, ambizioso e separato, Evan si occupa, tempo e lavoro permettendo, della figlia
Olivia (interpretata da Yara Shahidi). Alla vigilia della sua promozione, in una competizione con il
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collega e rivale Whitefeather (interpretato dall’ attore Thomas Haden Church), Evan si ritrova a
doversi occupare a tempo pieno della figlia Olivia che non si separa mai dalla sua coperta viola
(come la “coperta di Linus”). Solo a poco a poco Evan riesce ad entrare nel mondo fantastico di
Olivia e a comunicare con lei. Il giorno della recita scolastica Evan si presenta al teatro vestito da
principe come lei voleva. Proprio la strana copertina di Olivia diventerà l’ asso nella manica di
Evan: sembra infatti che la coperta possa essere estremamente utile nella strada del successo
della carriera di papà Evan…
Anche la sospirata promozione arriva, ma ora Evan sa di dover cambiare modo di fare. E' sabato e
risponde al proprietario della azienda che lui non lavora fino a linedì. Olivia e la moglie Lori lo
aspettano.
Il tema forse non è nuovo ma stavolta le difficoltà di un uomo in carriera e la sua capacità di
superarle facendo ricorso alla sensibilità della figlioletta e insieme riuscendo a riavvicinarsi a lei
sono raccontate con un garbo e una misura davvero notevoli. Eddie Murphy riesce a dare
credibilità al percorso del proprio personaggio, e grande importanza viene assegnata al recupero
di una fantasia spontanea e autentica che é naturale nei piccoli ma serve anche ai grandi:
contrapposta a quella artificiosa del rivale di lui sul lavoro. Ne esce una storia forse prevedibile ma
non banale, simpatica e spigliata fino alla conclusione.
(dal sito htpp://www2.chiesacattolica.it/acec/ : l'Associazione Cattolica Esercenti Cinema è
l'organismo, costituito nel 1949 per mandato dell'Episcopato italiano).
Da focalizzare
“Ma tu non mi ascolti”
Come ascoltare di più se stessi e gli altri
Linee di riflessione
► “Ma tu non mi ascolti” sembra essere il tema ricorrente all’interno del film.
Nel film infatti sembrano vedersi due mondi paralleli.
► Il mondo della bambina è immaginario, fantastico, con il grande desiderio di stare con suo
padre; ha delle amiche immaginarie con le quali si rapporta tramite una coperta.
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► Il papà è tutto incentrato sul suo lavoro, non riesce a fare il papà e a passare del tempo con
sua figlia, pur avendola avuta come figlia si lamenta con l’ex moglie di non essere in grado di fare il
papà.
► I due mondi, così distanti, si incontrano, quando il papà si accorge del dono della figlia nel
prevedere gli investimenti migliori che si devono fare nel mondo finanziario.
I rituali. a cui la figlia lo sottopone per ottenere informazioni dalle principesse immaginarie, servono
inizialmente al papà per il suo lavoro, ma lo conducono passo passo ad entrare nel mondo
della piccina e ad insegnargli che ascoltare la figlia e tanto importante quanto ascoltare le
principesse esperte di alta finanza.
► Le insicurezze del padre sono paragonabili alle insicurezze della figlia: se da una parte
la coperta “copre” le incertezze della figlia nel relazionarsi con gli altri, dall’altra il lavoro del
padre “copre” le sue incapacità di relazionarsi con la sua famiglia.
Una volta che tutti e due fanno posto l’uno all’altro all’interno della propria vita, le rispettive
“coperte” (il lavoro e la coperta) riprendono la loro funzione naturale, non hanno più la capacità di
infondere sicurezza.