Antonella Ricciardi intervista Dagoberto Bellucci

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Antonella Ricciardi intervista Dagoberto Bellucci
Dea Notizie
Antonella Ricciardi intervista Dagoberto Bellucci. Terza parte
Inviato da Antonella Ricciardi
giovedì 15 marzo 2007
3) Attualmente sei il corrispondente dal Libano per il quotidiano Rinascita, e con una serie di servizi
speciali stai illustrando la situazione nel Paese dei Cedri, conoscendo bene in particolare il movimento sciita degli
Hezbollah, ad un tempo milizia e partito accreditato in Parlamento. In estrema sintesi, puoi dare un quadro della
situazione attuale?
La situazione libanese è in continua quotidiana evoluzione. Inutile nascondercelo: quaggiù potrebbe realmente
scoppiare, in qualsiasi momento, una nuova guerra civile. Abbiamo una situazione estremamente difficile da
rappresentare per chi non segue l'evoluzione della politica regionale del Vicino Oriente e quella locale libanese.
L'aggressione sionista dello scorso luglio ha rimesso infatti in discussione i rapporti di forza interni tra le forze politiche
libanesi. Hizb'Allah e la Resistenza Nazionale hanno opposto uno scudo di fuoco alle quotidiane incursioni terroristiche
dell'aviazione israeliana contro le banlieus meridionali della capitale, la Beka'a orientale e il sud a maggioranza sciiti. Nel
corso del conflitto scatenato dall'entità criminale sionista contro il Libano sembrava che finalmente i libanesi avessero
raggiunto un'unità ed una solidarietà nazionale. Questa prospettiva si è dimostrata fragilissima: un miraggio se
consideriamo le polemiche scoppiate immediatamente dopo il cessate il fuoco concordato e difficilmente imposto dalle
Nazioni Unite agli israeliani e all'esecutivo libanese.
Purtroppo il dopoguerra ha modificato totalmente i rapporti tra le diverse fazioni politiche libanesi. Il governo Siniora ha
mostrato palesemente di aderire alle strategie americane e sioniste e sostenere i diktat della comunità internazionale per
disarmare la Resistenza Nazionale. Hizb'Allah , fino a novembre scorso parte integrante dell'esecutivo, ha scelto di
abbandonare la maggioranza perchè questo governo stava difendendo interessi stranieri e non ha praticamente mai
avviato alcun programma per la ricostruzione..
Per capirci l'occasionale unità d'intenti tra maggioranza e opposizione è stata mandata in fumo dall'adesione pressoché
corale delle forze del cosiddetto fronte del 14 Marzo alle strategie atlantico-sioniste: i vari Walid Jumblatt, Samir Geagea,
Saad Hariri e l'intero esecutivo Siniora si sono rivelati quinte colonne americane nel Paese dei cedri [si tratta,
rispettivamente, del libanese druso del partito socialista progressista, di un esponente falangista cristiano-maronita, del
figlio dell’ex premier sunnita Rafik, assassinato nel 2005 e del governo del premier sunnita, n.d.r.] . Ora contro
una simile svendita della dignità nazionale libanese e contro i tentativi di disarmo della Resistenza - che in ultima analisi
rappresenta il principale problema per i potentati sionisti e per l'America - si è andata costituendo un'Opposizione
Nazionalista formata da diversi partiti e movimenti politici che ha deciso, su indicazione del segretario generale di
Hizb'Allah , Sayeed Hassan Nasrallah, di scendere in piazza e mobilitarsi per far cadere quest'esecutivo anti-nazionale
che ha mostrato tutti i suoi limiti e le sue responsabilità prima, durante e dopo l'aggressione..
L'Opposizione Nazionale Libanese raggruppa i partiti sciiti di Hizb'Allah e Haraqat 'Amal, i due principali partiti alleati
della comunità' maronita (Tayyar o Corrente Patriottica Libera del Generale Michel Aoun e Haraqat Marada di Souleiman
Franje), i nazionalsociali siriani [si tratta di libanesi a tutti gli effetti, ma sono chiamati "nazionalsociali siriani" in quanto,
all'epoca della formazione del partito, Libano e Siria costituivano ancora corpo unico, sotto la Francia coloniale, n.d.r.], i
due partiti comunisti libanesi, Haraqat Shaab (Movimento del Popolo) laico e panarabista, i nasseriani, i drusi del Partito
Nazionale Democratico di Talal Arslan e quelli della Corrente per l'Unificazione Nazionale di Wiam Wahab, i panarabisti,
il Baath libanese, il Partito del Dialogo Nazionale laico diretto dal sunnita Fouad Makhzoumi e altri movimenti minori del
panorama politico libanese. Un magma eterogeneo di sigle e volti che hanno dato vita ai sit-in di piazza e alle imponenti
manifestazioni del dicembre scorso quando almeno due milioni di libanesi, forse due milioni e mezzo su una popolazione
che a malapena arriva a quattro milioni, hanno preso festosamente d'assalto le piazze Riyad el Sohl e quella dei Martiri
per chiedere tra canti patriottici e slogan, balli e bandiere al vento, le dimissioni di un Governo che non ha saputo far
niente di meglio che trincerarsi dietro le sue posizioni filo-americane..
Abbiamo partecipato per tre settimane a tutte le manifestazioni della piazza, scambiato impressioni con i militanti della
tendopoli che si è venuta a formare giorno dopo giorno tutt'attorno alle colline del Serail dove ha sede il palazzo del
Governo e ottenuto numerose interviste dai principali dirigenti politici dei diversi partiti. Abbiamo vissuto quest'atmosfera
festosa e sperato che Siniora mollasse quanto prima la presa e cedesse alle richieste invero modeste della piazza: un
governo di unità nazionale, una nuova legge elettorale e nuove elezioni. Ma a quanto pare quest'esecutivo, pur se ridotto
al minimo, non intende proprio dimettersi. E' incostituzionale e illegittimo ma in Occidente arriva quasi esclusivamente la
propaganda pro-governativa. Devo ringraziare dunque la redazione di "Rinascita" per avermi dato la possibilità di spiegare
giorno dopo giorno quanto stava succedendo in Libano e il Coordinamento Progetto Eurasia che ha accolto alcune
interviste ad autorevoli esponenti di Hizb'Allah e dell'Opposizione Nazionale sulle pagine del suo trimestrale di
geopolitica. Il lavoro da corrispondente, durante e dopo l'aggressione, non è altro che la prosecuzione di una militanza
politica di vecchia data. Non è cambiato niente per il sottoscritto: in piazza; ieri come oggi. Con una sola differenza: qui si
fa realmente sul serio ed i rischi che la polveriera libanese sia pronta a saltare per aria sono altissimi viste le continue
provocazioni del fronte atlantico. Vedete al nostro rientro a Beirut , ventiquattr'ore prima degli incidenti scoppiati il 25
gennaio scorso all'Università Araba, abbiamo trovato tutt'altro clima rispetto a quello festoso lasciato a dicembre: ovunque
c'è tensione, i libanesi si guardano sospettosi l'un l'altro. Qualcuno vorrebbe continuare a seminare discordia e sedizione
in seno alla societa' libanese: ci sono quasi riusciti. Ma Hizb'Allah e l'Opposizione hanno dichiarato risolutamente che
non intendono cadere in questo clima d'odio e di violenza; che non risponderanno alle violenze con altre violenze e che i
loro obiettivi sono politici e non hanno assolutamente intenzione di fomentare un conflitto confessionale che vedrebbe il
Libano precipitare in una nuova generalizzata guerra di tutti contro tutti. Non è un conflitto religioso nè etnico quello che
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oppone la maggioranza di governo ai partiti dell'opposizione: è un conflitto politico esclusivamente politico. Le forze della
destabilizzazione atlantico-sionista stanno lavorando per favorire certi progetti americani. L'opposizione ha chiaramente
denunciato questi complotti a cui non sono certo estranei alcuni protagonisti della scena politica locale: i Geagea e i
Jumblatt sono "carte conosciute". Nessuna novità dunque trovarli al lato dell'America. L'opposizione chiede una riforma in
senso laico dello Stato e delle sue Istituzioni, una quota di partecipazione maggiore ad un esecutivo allargato ai partiti
che, come Tayyar, vantano rappresentanze parlamentari importanti ma non hanno voce in capitolo per decidere.
Nessuno vuole lo scontro confessionale tra sunniti e sciiti anche se c'è chi sta soffiando sul fuoco di antiche rivalità e
tensioni. In realtà quello che si sta cercando di esportare in Libano è il modello "iracheno" cioe' la strategia americana di
seminare odio e discordia tra i musulmani. Hariri e la sua Corrente Futura finora non hanno capito che stanno facendo il
gioco sporco di quelle forze che, come il Partito Socialprogressista di Jumblatt e le Forze Libanesi di Geagea, in caso di
accordo con l'opposizione perderebbero tutta la loro influenza. Sono forze minoritarie ed estremiste ma al momento
dirigono la politica del fronte del 14 Marzo. Tutti si aspettano delle novità entro la fine dell'inverno o all'inizio di aprile dopo
il vertice della Lega Araba di Riyad: non credo si riuscirà a mutare però una situazione che rimane di assoluto gelo tra le
due fazioni politiche libanese. L'America non lo permetterà e, se potrà, cercherà di fomentare ancora disordini e nuove
divisioni. E nessuno si dimentica che a sud, al di là della frontiera meridionale, l'entità' criminale sionista è probabilmente
pronta a quel "secondo round" che minaccia praticamente dall'estate scorsa.... "Israele" ha subito una sconfitta
strategica, militare, diplomatica e politica umiliante. I sionisti non dimenticano niente: ecco perchè è quasi certo che
primo o poi colpiranno nuovamente. I libanesi lo sanno e sono pronti. Tutto qui. Come vedete non c'è proprio un bel
niente da stare allegri ma che volete farci ognuno è fatto a modo suo e personalmente noi al rischio cominciamo ad
essere abituati.
Fine della terza parte-continua
Antonella Ricciardi
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