Quando Chet Baker suonÛ a Firenze

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Quando Chet Baker suonÛ a Firenze
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SESSANT’anni fa, il 24 gennaio del 1956, il grande
poeta del jazz Chet Baker incantò la Sala del
Buonumore del Conservatorio Cherubini, che oggi lo
rievoca con un generoso menù. Allestito da Cam
Andrea del Sarto, Popolo del Blues, Lucca Jazz e dal
dipartimento jazz del “Cherubini”, presenta $IFU
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documentario di Ernesto De Pascale, e un film di
montaggio a cura di Lucca Jazz sul periodo versiliese e
la detenzione lucchese dell’artista. Accanto, le parole
degli esperti Paolo Carradori, Michele Manzotti ed
Enrico Romero. La musica di Baker è affidata a due
distinti ensemble del Cam diretti da Al Di Puccio (in
un repertorio Hard Bop) e Stefano Rapicavoli (pagine
invece Cool) ed a quello del Conservatorio guidato dal
suo docente di jazz Riccardo Fassi.
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L suo “No Logo”, impietosa denuncia delle
pratiche delle multinazionali nei paesi in
via di sviluppo, è stato il libretto rosso di
un’intera generazione, quella che agli albori
del nuovo millennio ha marciato nelle piazze
a fianco di ong e associazioni umanitarie, invocando un mondo più giusto nel quale scomparisse per sempre la differenza tra nord e
sud. Quindici anni dopo, lungi dal rassegnare le armi, Naomi Klein non ha smesso di puntare il dito contro mali e contraddizioni del
nostro tempo. Lo farà anche domani, in video collegamento Skype col pubblico dell’O-
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deon, per introdurre il suo ultimo documentario, “This Changes Everything”, realizzato
insieme al marito, il regista Avi Lewis, e presentato in anteprima al festival di Toronto
(ore 21; ingresso 8 euro, versione italiana).
Tratto dall’ultimo libro della giornalista e attivista canadese, “Una rivoluzione ci salverà.
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Perché il capitalismo non è sostenibile”, pubblicato in Italia da Rizzoli, e girato nel corso
di quattro anni in nove paesi di cinque continenti diversi, il film racconta la grande e ormai ineluttabile sfida imposta dal cambiamento climatico attraverso il ritratto di sette comunità in prima linea nella lotta al surriscaldamento del pianeta: dalle foreste
dell’Alberta, distrutte per ricavare petrolio
dalle sabbie bituminose, alla Grecia, in cui
gli investimenti per estrarre l’oro si intrecciano con gli sforzi per uscire dalla crisi economica, e ancora lo sfruttamento di carbone che
rischia di distruggere i villaggi dei pescatori
indiani, o la Cina, in cui l’inquinamento atmosferico ha raggiunto livelli talmente alti
da sollevare proteste violente in tutte le metropoli. Quello all’Odeon è il secondo appuntamento, dopo “How to change the world” di
Gerry Rothwell, sulla nascita di Greenpeace,
presentato la scorsa settimana, del ciclo “Serate per la nostra terra” promosso dal cinema fiorentino insieme a Navdanya International e TerraNuova Edizioni: un programma di nove serate di proiezioni e dibattiti dedicati ai temi dell’ambientalismo contemporaneo che fino a giugno si alterneranno nella
sala di piazza Strozzi alla presenza di ospiti
fra i quali Vandana Shiva, Giulietto Chiesa,
Izzedin Elzir, Alessandro Santoro, Pietro
Marcello.
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