LA FIORENTINA DI MONTELLA Vincenzo Montella

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LA FIORENTINA DI MONTELLA Vincenzo Montella
LA FIORENTINA DI MONTELLA
a cura di Massimo MIGLIORINI
(Longwood Tactical Coach)
Vincenzo Montella è stato un giocatore di grande talento, con una tecnica
eccellente, grazie alla quale compensava il fisico non proprio adatto ai canoni
classici del suo ruolo: il centravanti. Ha costruito la sua carriera di calciatore
basandosi su tecnica, velocità, fiuto del goal e talento; molte di queste
caratteristiche sono il suo imprinting anche come allenatore.
Nelle vesti di coach ha bruciato le tappe, come si usa dire, passando in pochi
mesi dalle giovanili della Roma alla prima squadra, in Serie A, per poi
trasferirsi al Catania, dove ha ottenuto risultati molto buoni, facendosi
apprezzare per il sistema di gioco da lui creato. I successi ottenuti lo hanno
portato, questa stagione, sulla panchina della Fiorentina, società ambiziosa,
che voleva far partire un piano di rilancio e sviluppo nuovo, dopo le delusioni
delle ultime stagioni.
Nuovo allenatore e nuovi giocatori in rosa, ben 16 nuovi acquisti hanno già
giocato questa stagione, tutti conformi alle richieste fatte proprio da
Montella, che ha voluto molti giocatori dotati di ottimi fondamentali tecnici,
per creare una squadra diversa dai canoni e dalle caratteristiche tipiche
italiane: una squadra capace di mantenere il possesso palla e costruire
molto, difendendo con il controllo della palla, sullo stile delle migliori
squadre spagnole.
Quest’anno la Fiorentina parte con una difesa a 3, sulla carta, seguendo l’
esempio di Juventus, Inter e Udinese, più un centrocampo con giocatori
tecnici e poco “muscolari”: Pizarro, Aquilani, Borja Valero ( o Fernandez); in
realtà i movimenti e gli interscambi dei giocatori sono così tanti che risulta
difficile dare un’ etichetta precisa al sistema ideato da Montella.
Se analizziamo la fase di possesso palla, infatti, scopriamo che tutte le azioni
partono dal giro palla dei tre centrali i quali cercano sistematicamente un
lato del campo, se la palla arriva a destra a Roncaglia, Savic dall’ altra parte,
contrariamente a quanto visto finora nelle altre squadre, cercherà di
allargarsi e proporsi come esterno alto. Questo perché lo spostamento della
palla in difesa è seguito dai movimenti dei due esterni: dal lato forte l’
esterno viene incontro in appoggio o comunque resta vicino al difensore con
la palla, dal lato debole invece, l’ altro laterale attacca la profondità con
profondi tagli verso l’ area avversaria; il difensore quindi sale per accorciare
lo spazio alle spalle dell’ esterno.
Il centrocampista vicino alla palla si propone nel centro per ricevere, gli altri
due si portano in avanti a ridosso delle punte, lo schema quindi diventa un
2-3-3-2. I centrocampisti che si propongono in appoggio sono di solito
Aquilani o Borja Valero, nel momento in cui entrano in possesso hanno tre o
quattro opzioni di passaggio per le quali, analizzando i matches, sembra che
Montella abbia assegnato una classifica di priorità, se così si può definire: la
prima opzione è il lancio ad incrociare il campo per l’ esterno che è avanzato
o per la prima punta che cerca la profondità, la seconda è il passaggio verso l’
esterno vicino e il susseguente movimento a sostegno per sviluppare l’ azione
sulla fascia, la terza è il passaggio filtrante per uno dei centrocampisti o
Jovetic che si posizionano a cavallo delle linee avversarie.
Quando la palla segue quest’ ultima opzione i giocatori cercano di sfruttare
le loro capacità tecniche ( in particolare Jovetic) e, un po’ copiando il
Barcellona, partono con azioni individuali di dribbling o veloci uno due per
liberarsi al tiro o chiamare su di se difensori e aprire così spazi ai compagni
sulle fasce; quando la palla invece segue la seconda opzione e viene passata
all’ esterno largo, oltre al centrocampista vicino, si propongono il difensore
sia sostegno sia in sovrapposizione, a seconda del piazzamento delgli
avversari, e un altro centrocampista in appoggio.
Nel gioco della Fiorentina si nota quindi la ricerca del gioco veloce con palla
a terra (se la prima opzione del lancio lungo viene a mancare), questo perché
quasi tutti i titolari sono ottimi palleggiatori, con buona tecnica di passaggio
e controllo palla; attenzione, però, quando la squadra non riesce a trovare
sbocchi sulle fasce, dove Cuadrado e Pasqual si propongono costantemente
come vere e proprie ali, si crea un sovraffollamento centrale con tre
centrocampisti e Jovetic che occupano tutti la zona centrale a 25-30 metri
dalla porta avversaria, schiacciandosi così in una linea piatta che non crea
sbocchi e linee di passaggio utili, se non grazie al talento di Jovetic o
Fernandez.
Offensivamente la vera “arma segreta” di Montella sono le palle inattive;
insieme al suo staff, in particolare coach Vio, hanno preparato schemi
specifici per le varie situazioni ( corners, punizioni) e la squadra dedica loro
molto tempo durante gli allenamenti settimanali per la preparazione e la
messa in pratica. La cosa più interessante, oltre alla grande efficacia
dimostrata, è l’ ottima idea avuta di preparare una situazione di partenza
per i corners e una per i calci di punizione laterali da cui poi poter
sviluppare diverse varianti; sui calci di punizione la Fiorentina schiera 5-6
giocatori in linea al limite dell’ area, al momento del cross partono tutti
verso l’ area seguendo traiettorie più o meno parallele, occupando così tutte
le zone dell’ area (non rischiando di avere passaggi troppo corti o troppo
lunghi) e creando confusione, sugli assegnamenti, ai difensori.
Nelle situazioni di calcio d’ angolo si dispongono tre bravi saltatori, di solito
Roncaglia, Rodriguez e Savic, molto vicini tra loro e verso il limite dell’ area;
Toni davanti alla porta al limite dell’ area piccola, uno dei centrocampisti all’
altezza del primo palo, al centro dell’ area e un altro giocatore nella zona
lunga verso il fondo dell’ area e un po’ più lontano dalla porta. Da questa
posizione le varianti viste quest’ anno sono moltissime: di solito Toni scatta
verso il primo palo, il centrocampista vicino esce dall’ area attirando almeno
un difensore, quello lontano attacca il secondo palo da lontano; i tre che
partono vicini sono quelli che cambiano di più, nello schema più usato
attaccano i due pali e il centro (hanno segnato per due domeniche
consecutive con questa azione, la seconda a Verona),oppure due prendono il
centro e uno il primo palo (ma a circa 6-7 metri dalla porta per non
ostacolarsi con Toni), oppure tutti e tre attaccano il primo e liberano la zona
del secondo palo per il centrocampista che arriva da dietro (goal anche con
questa opzione) o ancora: tutti e tre si schiacciano con Toni vicino alla porta
per lasciare libero il tiro da fuori di Aquilani o Pizarro.
Insomma, tante opzioni per sfruttare al meglio le occasioni delle palle
inattive che, come dicono le statistiche UEFA, sono ormai diventate un’
importantissima fonte di goals e quindi possibilità di sbloccare o vincere
partite altrimenti molto incerte e tirate.
La squadra di Montella è costruita per avere il controllo del gioco e del
pallone e i suoi punti deboli si manifestano, infatti, in fase di non possesso: l’
idea di alzare così tanto gli esterni crea tantissime volte dei buchi sulle
fasce, dietro a loro, nei quali i giocatori avversari possono passare, forzando
recuperi di 50 metri di Pasqual o Cuadrado o uscite di posizione dei centrali,
tanto più che l’ esterno dal lato debole viene tenuto sempre alto, fino a
quando la palla è a metà campo, per essere pronto a ripartire in caso di
recupero del pallone, ma lasciando sguarnito il centrocampo e il lato debole
difensivo.
La linea dei centrali viene tenuta alta quando la palla è coperta o lontana
per cercare di accorciare gli spazi di recupero ai propri laterali, ma nel
momento in cui viene attaccata in velocità con lanci o incursioni, visto lo
spazio lasciato dietro di se e la non eccessiva rapidità dei tre difensori, entra
subito in difficoltà e concede spazi per tagli profondi o incursioni dagli
esterni verso il centro; questo anche perché, nelle situazioni di palla persa, i
centrocampisti sono abbastanza lenti nel recuperare la posizione difensiva (
non sono centrocampisti di contenimento e recuperatori di palloni, ma
costruttori di gioco, la situazione migliora un po’ con l’ inserimento di
Romulo o Migliaccio).
Quando la difesa ha tempo di piazzarsi, i viola praticano il pressing offensivo
nelle situazioni di rimesse laterali o palla sull’ esterno, quando in possesso di
giocatori non molto tecnici; le due punte attaccano i difensori mentre Borja
Valero si mette in posizione centrale, da trequartista, per chiudere le linee di
passaggio al centrocampista avversario che si abbassa in appoggio. Quando
la palla arriva in zona difensiva, si crea una linea a quattro con l’ esterno dal
lato forte che esce per attaccare la palla e i tre centrocampisti che creano
una linea una decina di metri più avanti; la tendenza quando incontrano
attaccanti rapidi e tecnici, è quella di arretrare molto e concedere spazio al
tiro da fuori per non essere presi d’ infilata. Sicuramente non hanno
contribuito a rinsaldare la difesa i due portieri impiegati: alcune indecisioni
(risultate decisive ad esempio contro Roma e Udinese) hanno aumentato le
possibili insicurezze e titubanze dei difensori.
I buonissimi risultati conseguiti fino ad ora in campionato, con una squadra
quasi tutta nuova, fanno ben sperare la società ed i tifosi in un futuro roseo;
sicuramente Montella dimostra di poter superare tante convinzioni del
nostro calcio, ormai radicate da decenni, riguardanti caratteristiche tattiche
delle squadre e tecnico- fisiche dei giocatori; speriamo che dopo il suo
approccio, un po’ pionieristico, si facciano avanti altri allenatori con nuove
idee e sistemi di gioco innovativi.
Massimo MIGLIORINI