Itinerario Praga, Berlino, Amsterdam

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Itinerario Praga, Berlino, Amsterdam
Praga, Berlino e Amsterdam… in camper
DURATA: 20 giorni (estate 2012) ITINERARIO: Chieri ‐ Praga ‐ Berlino ‐ Amsterdam – Chieri EQUIPAGGIO: Pata, Tiny e Pol, tre giovani amiche “Off we go” ‐ Questa semplice frase in inglese è il ritornello che il protagonista del libro “On the road” ripete costantemente nel corso del romanzo. Onde evitare citazioni del celeberrimo titolo, ormai consumato da viaggiatori di ogni tempo e luogo, abbiamo optato per queste tre parole meno conosciute ma forse più significative: infatti “Off we go” non vuol dire semplicemente “partiamo”, ma dà quel senso di incertezza propria dei viaggi che non hanno un percorso o una meta precisi. Il nostro viaggio, quindi, è in un certo senso indefinito, ma soprattutto è nuovo: tre ragazze (Pata, Tiny, Pol) alla guida di un camper per la prima volta, che decidono di visitare città mai viste finora, basandosi su di un programma indicativo che non pone limiti alla provvidenza. Dove siamo dirette non ci è del tutto chiaro, ma si può anticipare che l’itinerario includerà Praga, Berlino e Amsterdam; tutto il resto è nebbia. Date le fantastiche premesse di questa esperienza, come potevamo pensare di privare il resto del mondo di un resoconto delle nostre (dis)avventure?Non potevamo. Perciò questo più che un blog sarà un vero e proprio diario di bordo, con tanto di orari, luoghi e dettagli importanti. Leggetelo, altrimenti peste vi colga. GIORNO 1 Ore 9:47: partenza Località: casa Pnerd, Chieri (TO) Sveglia presto, ma non troppo. Il camper già in disordine, ma non troppo. Ultimi consigli dei genitori, quelli sì, forse troppi. Tanta è invece la voglia di partire, perciò, appena possibile, off we go! Pata al volante, volano i primi 130 km; prima fermata in autogrill, uno tra i posti più odiati ma allo stesso tempo indispensabili nel mondo degli automobilisti. La pulizia e l’accoglienza di quello di Stradella sono tali da concederci una pausa di ben 15 minuti. Si riparte, il pilota sta volta sono io. Prescindendo dalle incertezze dell’inesperienza, tutto sommato mezzogiorno arriva senza molti intoppi. Direi che l’ora parla da sé ed è facile intuire che dopo poco la seconda fermata è richiesta a gran voce dai nostri stomachi. Insalata pomodori e tonno, carotine, pane e Brie: tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Il pasto è intervallato da una piacevole ventata fresca di misantropia mista a cinismo che aumenta i già alti livelli di buonumore aleggiante all’interno di Pumba il Botolo (così abbiamo deciso di battezzare il nostro mezzo di trasporto): riceviamo la visita di un misterioso individuo giunto sin qui per un ultimo saluto. Il tempo però stringe, l’ora di condivisione del comune odio per il mondo è finita e si riparte: è il turno di Tiny alla guida. Di nuovo, i km volano e dopo un paio d’ore siamo alla terza fermata: 8€ per percorrere l’autostrada austriaca. Pata riprende le redini di Pumba e arriviamo al casello: 37€ per aver percorso l’autostrada italiana. La Praga, Berlino e Amsterdam diario di viaggio relazione con l’Austria è fugace ma intensa; pochi km e arriviamo in Germania all’urlo di “motherfoca” (che mondo sarebbe senza i Lonely Island) e ci dedichiamo al nostro primo pieno: 1.554 € al litro. Che gioia. La sera raggiungiamo la prima tappa del nostro viaggio: Bad Aibling, ridente cittadina termale nel sud della Germania, in cui una notte con il camper in un’area attrezzata costa quanto un Long Island al Quadrilatero. La quantità di studi medici e banche presenti nell’unica via del paese lascia intuire che l’età media degli abitanti sia la stessa di un reparto geriatrico in ospedale. Dopo la cena e una passeggiata serale contornata di pioggia, l’immancabile partita a Uno chiude la prima giornata. Meritato riposo e colazione a base di dolci tedeschi (la cucina tradizionale non si può non assaggiare) sono il preludio della seconda: Praga here we come! GIORNI 2 E 3 Località: Praga, Camp Fremunt Ora: 18.41 Dopo una mezza giornata alla guida, attraversando la via Carolina ( che ci ha sorriso ben 5 volte) la sera del giorno 2 raggiungiamo Trojskà ( “via” in ceco), strada ricca di campeggi. Nonostante un paio di tentativi falliti, troviamo posto all’ Camp Fremunt, accolte da un simpatico nonnino appassionato di manovre improbabili. La maestria dell’ autista Patata garantisce un atterraggio comodo e senza scossoni. La crisi economica si sente, infatti solo un camperista su tre in questo luogo è italiano. La cena è a base di uova strapazzate é zucchini interrogativi, il tutto accompagnato da 3 bottiglie di birra costate ben 70 centesimi ciascuna. La serata trascorre tra iPad, iPhone e chi più ne ha più ne metta: la tecnologia regna sovrana. L’indomani la sveglia suona alle 9, il centro di Praga è raggiunto alle 11. Un breve giro nei pressi di Staromestské Namesti, la via Karlova e poi la Celetnà, per poi raggiungere la vera meta turistica di questa città: il centro commerciale. Lo shopping impazza, ma tutto ha un inizio e una fine, quindi ci incamminiamo percorrendo l’ itinerario precedentemente descritto a ritroso. Tra musei della tortura, matrioske ??? e negozianti piacioni che ci accolgono con citazioni di alto livello intellettuale ( spaziando dalla Pausini a Nino d’ angelo) entriamo alla mostra del “libertino” più importante della storia: Alfons Mucha. Visita molto interessante, (stavolta senza ironia) seguita da un’altra tappa altrettanto meritevole, la casa danzante. Si ringraziano pertanto i consiglieri che ci hanno suggerito cosa vedere a Praga. L’ora è tarda, rientriamo in campeggio e decidiamo di riallacciare i nostri rapporti con acqua e sapone. La cena è un riciclo del pranzo davvero economico acquistato in giornata, prosciutto di praga; La sera prosegue con un’uscita in centro, che ci ha portate ad una scoperta sensazionale, ma questa è un’altra storia, domani è un altro giorno e si vedrà. GIORNO 4 E 5 Località: Praga; Berlino Ore: 11.03 Raggiungiamo il centro con il tram 17, attraversiamo il ponte Manesov e siamo in Mala Strana, quartiere ai piedi del castello. Dopo un pranzo tradizionale ceco (subway&starbucks), seguiamo la via Nerudova per arrivare al complesso di edifici che compongono il Prazsky Hrad. Con quest’ ultimo luogo di interesse si conclude la parte culturale della nostra visita praghese. Per chi ha buona memoria, l’ultimo post è terminato con l’annuncio di una scoperta sensazionale: ebbene, mi dispiace deludere le aspettative, ma questa scoperta non è il talento di Pata nello scaricare i bagni pubblici. Quello già si sapeva. La vera rivelazione del viaggio è la Scimmia Ubriaca (no, non sto parlando di Pata neanche stavolta), un locale di Praga. La sera ci siamo dedicate al cosiddetto “bar crawling”: iniziando proprio dal Drunken Monkey, si attraversa il centro della città facendo tappa in 4 o 5 pub diversi; si beve quanto si vuole alla modica cifra di €16 (€20 se si desidera anche la t‐shirt, noi ovviamente la desideravamo). Praga, Berlino e Amsterdam diario di viaggio Esperienza notevole, le gente é tanta e di tante nazionalità diverse: serbi che parlano di grappa, fotografi americani che sostengono di aver lasciato il loro studio ad Hollywood per trasferirsi a Praga a fare il barman, italiani di Monza che non sanno dove sia Milano, ma anche tedeschi educati. Così abbiamo trascorso la nostra ultima notte praghese, “gattonando” per locali. Rientrate in campeggio le nostre pance esigono cibo; abbiamo preparato una pasta e fagioli, giusto per star leggere. Di leggero non abbiamo di sicuro il sonno, la sveglia però è implacabile per definizione e suona crudelmente alle 9.30. Stanche e assonnate ci alziamo, paghiamo e carichiamo l’acqua; dopo un ultimo saluto al Campfremont ripartiamo: destinazione Berlino. Pata al volante, arriviamo in autostrada e sono ormai le 12.30, qui si ha fame! Pausa pappa di un’oretta e ci rimettiamo in marcia; guido io per un po’ ma ad un certo punto la stanchezza si fa sentire e decidiamo di fermarci per fare un pisolo. Al nostro risveglio ci attende un intoppo: la finestra non si tappa. Seguono svariati tentativi per aggiustare l’infernale aggeggio con scarsissimi risultati. Dietro consiglio del sommo padre decidiamo di svitare lo svitabile e finalmente Pumbalbotolo è di nuovo tappato. Il tragitto non è molto lungo e la fortuna è dalla nostra: troviamo posto al primo campeggio. Nonostante alcune difficoltà con l’invenzione di Edison, ci piazziamo lungofiume e mangiamo (mi rendo conto che il cibo venga menzionato di rado in questo blog, ma ogni tanto ci vuole). Sebbene la terribile notizia del wi‐fi a pagamento nel camping abbia scosso le coscienze, troviamo come occupare il tempo lo stesso, Berlino ci attende. GIORNO 6 Località: Berlino Ore: 8.00 Primo tentativo di sveglia fallito. Località: Berlino Ore: 9.00 Al secondo tentativo ci alziamo. Colazione poi si parte. Pullman, due linee di metro e poi il centro; la prima tappa è Potsdamer Platz. Anzi, rettifico, la prima tappa è lo Starbucks di Potsdamer Platz, sono le 11.50, è ora di pranzo. Dopo un po’ di lavoro d’ufficio ci muoviamo verso la porta di Brandeburgo, fermandoci però al Monumento Commemorativo degli Ebrei d’Europa Assassinati. Disegnato da Peter Eisenman, si presenta come una vera e propria distesa di blocchi in cemento rettangolari, diseguali tra loro. Il terreno è leggermente scosceso, i saliscendi danno movimento all’opera. L’abbiamo definita un’opera d’arte interattiva: non c’è ingresso prestabilito, ma ci si può addentrare in questa sorta di labirinto creandosi un percorso tutto personale. Fatte le dovute foto, giungiamo alla Porta di Brandeburgo, emblema della città. Sulla destra la nostra attenzione cade su di una scritta: “Room of Silence”. Entriamo. Scopriamo che si tratta di una stanza dedicata al silenzio come mezzo di comunicazione per la tolleranza tra popoli. Esponenti delle varie realtà religiose di Berlino l’hanno voluta qui poichè la Porta di Brandeburgo è stata inizialmente costruita come simbolo di pace e così deve tornare ad essere. Praga, Berlino e Amsterdam diario di viaggio Usciamo da questo regno incantato di armonia tra culture diverse e ci avviciniamo al Reichstag, un’occhiata all’architettonicamente affascinate stazione dei treni e ci incamminiamo verso Alexanderplatz. L’incamminarsi risulta più lungo del previsto, ma dopo bus scambiati per metropolitane, scambiate a loro volta per tram, peripezie lungo strade dai nomi impronunciabili e giri “a caso” per il centro, le nostre eroine riescono a trovare la mitica piazza. Dopo un brotchen würst e un berliner (giusto per arrivare a sera) partiamo in metro alla volta della meta turistica per eccellenza: Primark. Ore di shopping indescrivibilmente sfrenato seguono, per tanto non mi soffermerò su questi attimi di follia. La ricerca di un supermercato aperto si risolve in un nulla di fatto e, visto che non abbiamo granchè fame, ci dedichiamo ad un “sano” food box al ristorante cinese della stazione Walther‐Schreiber Platz. Raggiungiamo il camper dopo un estenuante viaggio di ritorno; acqua e sapone ci reclamano. Andiamo a dormire con ottimi propositi per la sveglia del giorno dopo: abbiamo un appuntamento al Checkpoint Charlie. GIORNO 7 Località: Berlino Ore: 9.31 Velocizzando la colazione, usciamo da Pumba prima del solito e ci dirigiamo verso Kreuzeberg, quartiere sud di Berlino, un tempo attraversato dal Muro. La fermata della metro ci porta al Checkpoint Charlie, punto in cui gli ufficiali americani e russi potevano passare dalla Berlino Est alla Ovest e viceversa. Questo luogo è storicamente famoso per essere stato il teatro di numerose uccisioni, in quanto le persone tentavano di passare da una parte all’altra del Muro proprio nei pressi del Checkpoint. Nonostante l’intellettualmente poco stimolante visione di un gregge di turisti intenti a farsi fare un “visto per attraversare” e una foto con due tedeschi vestiti da soldati americani, Charlie mantiene il suo fascino malinconico e angosciante. La nostra visita prosegue verso Gendarmenmarkt (anche se, va detto, la meta iniziale era un’altra, ma sbagliando strada si impara!). In seguito abbiamo un incontro ravvicinato del terzo tipo con un fantasma: la Schloss Platz. Anche seguendo mappe e indicazioni stradali, la piazza risulta introvabile, uno spettro. Rassegnate, ci spostiamo lungo Liebknecht Strasse e scopriamo il quartiere Nikolai Viertel, pittoresco crocevia di ciottolati che ci piace per la sua architettura. E i suoi ristoranti. Mangiamo con circa€10 a testa e ripartiamo. Dopo aver cercato free wifi in ogni dove, ripieghiamo sul nostro unico, vero, fedelissimo supporter: Starbucks. Aggiornato il blog e bevuto il frappuccino di rito, lasciamo la nostra seconda casa per una visita al quartiere dello Zoologischer Garten, molto diverso da quello descritto dalla ragazza dello zoo di Berlino che immaginiamo. La dispensa di Pumba si sente vuota e noi provvediamo prontamente: facciamo una spesa al Rewe e torniamo in campeggio. Dopo cena decidiamo che è sabato sera e non si può non uscire; è la regola. Il tentativo al locale jazz fallisce e optiamo, quindi, per una delle birrerie più vecchie di Berlino, di cui sfortunatamente non ricordiamo il nome. La metro (ATTIVA ANCHE LA NOTTE) ci riporta al camping dove, tra una bolla scoppiata e qualche sbadiglio, andiamo a dormire. GIORNO 8 Praga, Berlino e Amsterdam diario di viaggio Località: Berlino Ore: 11.10 Giornata dedicata ai musei. Il primo, Hamburger Banhof (no, non l’abbiamo scelto solo per il nome), ha aperto da 10 minuti quando lo raggiungiamo; scelte economiche portano due di noi a rinunciare alla visita, ma Pata lo consiglia caldamente a qualunque appassionato di arte contemporanea. È una domenica uggiosa ed il malinconico Checkpoint Charlie ci attrae come un magnete. Vi facciamo ritorno per pranzo (currywürst, ottimo piatto tipico berlinese) e dopo aver constatato che il Museo del Muro rimane aperto fino alle 22.00, decidiamo di tornare più tardi. La tappa successiva è il Museo del Cinema e della Televisione, in Potsdamer Strasse. Edificio moderno, ascensori trasparenti, esposizione interessante; ci piace. Proseguiamo il nostro tour con cieca fiducia nella guida che abbiamo tra le mani… Ingenue. Infatti, una volta arrivate dinanzi la Neue Nationalgalerie, la troviamo chiusa e ci rendiamo conto che l’orario scritto sulla guida è sbagliato di due ore. Destabilizzate dalla perduta occasione ci rechiamo, ancora una volta, al Checkpoint, ma i nostri piani vengono nuovamente stravolti: i €12.50 di ingresso sono troppi per vedere stralci di muro, inoltre il nome di Silvio Berlusconi nell’elenco delle persone famose che hanno visitato questo luogo ci conferma di aver intrapreso la retta via, andandocene. Ci resta un’ultima carta da giocare: il Sachsenhausen. Dato che la nostra fantastica guida non ne fa parola (in fondo è solo il campo di concentramento di Berlino) ci affidiamo a internet. Si tratta di un complesso di edifici, da cui partivano le deportazioni, che include anche il quartier generale delle SS. Questa volta, però, anche la rete ci tradisce, dandoci un indirizzo sbagliato; scopriamo solo dopo, grazie ad una provvidenziale telefonata al Sommo Padre, che il campo di concentramento si trova, in realtà, a circa 30 km a nord di Berlino. Ergo, un altro buco nell’acqua. Sebbene si possa dire che la giornata dei musei non sia andata come speravamo, una scoperta dell’ultimo minuto ci risolve la serata: in Karl Marx Allee troviamo la Festa Internazionale della Birra. 1.5 km di viale inondato di bancarelle e stand di varie dimensioni che vendono ogni tipo di birra e cibi tipici della zona. Ci fermiamo per cena e assaggiamo tre birre africane: banana, passion fruit e “palm” (questa dobbiamo ancora capire cosa sia). Affianco al nostro tavolo si siedono due ragazzi, parlano inglese e ci regalano le loro birre al mango e alla banana, effettivamente ai limiti del potabile. Il caso vuole che sulla via del ritorno li incontriamo nuovamente, scopriamo che sono due australiani in giro per l’Europa. Dopo averli aiutati a trovare la strada di casa e aver fatto parte del tragitto insieme, ci congediamo e rientramo al campeggio, pronte per un altro giorno, l’ultimo a Berlino. GIORNO 9 Località: Berlino Ore: 11.27 Usciamo dalla stazione metro di Charlottenplatz e troviamo due apparentemente innocue vecchine con una bancarella di libri che, avvicinandoci, scopriamo riguardare l’ambito religioso. “Cos’è la Bibbia?”, sono anni che me lo chiedo. Tiriamo dritto e imbocchiamo Schloss Strasse, di fronte a noi compare la visione dell’imponente castello, residenza estiva della regina Sofia Carlotta, moglie di Federico I. Non visitiamo l’interno della reggia, ma prendiamo il bus in direzione Zoologisher Garten (solo dopo aver fatto la seconda colazione, ovviamente). Praga, Berlino e Amsterdam diario di viaggio Da qui la metro ci porta in un quartiere di merda. Noi siamo ragazze perbene, fini ed educate, non utilizzeremmo mai una terminologia simile; ho dovuto riportare tale parola perché così la nostra altra guida, miracolosamente trovata ieri sera, definisce il Fredirichschein, o “F’hein”, come lo dicono da queste parti. È il quartiere famoso per aver dato luogo ad occupazioni di intere vie, ha visto la nascita di collettivi e comunità durante gli ultimi anni del Muro. Abbiamo occasione di visitare una galleria d’arte a cielo aperto: la East Side Gallery. 1.3 km di graffiti, realizzati da artisti di strada giunti sin qui da tutto il mondo per decorare l’ultimo simbolo della Berlino divisa ancora in piedi. Lo vediamo dall’inizio alla fine, osservando ogni murales, dal bacio di Kruscev con Honecker al “Test the Best”. Attendiamo il bus una ventina di minuti e, per l’ennesima volta, andiamo al Checkpoint Charlie. Dannate calamite. Dopo la solita capatina da Starbucks per scegliere il miglior campeggio di Amsterdam (per la cronaca, ha vinto il più economico), rientriamo alla Pumbamobile. Cena a base di pasta alla bolognese e formaggio di capra, dopodiché veniamo assalite da un amletico dubbio: che strada intraprendere? Il dilemma è di seguito esplicato. Opzione A) tirare dritto verso Amsterdam, fermandosi una notte in un’area di sosta (quale e in che città non ci è dato saperlo) risparmiando 100 km in tempo e danaro; Opzione B) fermarsi una notte a Brema per poi dirigerci verso il nord dell’Olanda e raggiungere infine Amsterdam attraversando la diga Afsluitdijk (giuro è il nome vero, non ho schiacciato a caso la tastiera). Se indovinate la scelta fatta vincete un “you don’t saaaaaay!” da parte nostra, altrimenti leggete il post successivo. GIORNO 10 Località: Berlino Ore: 10.32 Fatto il check‐out carichiamo Pumba di acqua e lo scarichiamo di cacca. Partiamo. Direzione… Brema! Ovviamente abbiamo scelto l’opzione B, siamo in giro per l’Europa e tra il nulla e il tutto scegliamo il tutto (cit. Tiny). Nonostante una componente del trio sia fiaccata dalle zie (parenti serpenti, sempre detto!) Pata ed io ci diamo il cambio al volante di Pumbalbotolo per percorrere i 400 km che ci separano dalla meta. Trasportando un cadavere a fondo camper riusciamo ad arrivare all’area di sosta di Brema, ci parcheggiamo e camminiamo verso il centro. Sono le 18.33, quindi possiamo concederci solo una rapida visita ai quartieri principali della città: Altstadt e Schnoor. Il primo è caratterizzato da edifici in stile gotico, resi ancora più imponenti dalla pioggia, che sembra neve. Schnoor, invece, è il classico quartiere medievale,composto da stradine larghe non più di un metro e mezzo e case piccole e ordinate. Viste le cose essenziali ci riuniamo in una consulta per definire Brema. Nascono due scuole di pensiero: “chippi‐
chappi” (leggasi “cippi‐ciappi”, alla spagnola) per alcuni, “carina e coccolosa” per altri. Ci teniamo a sottolineare il fatto che queste due tesi non si contrastino in contenuti, ma siano semplicemente due diverse espressioni dello stesso concetto. Rientriamo, scopriamo la password per internet e ci dedichiamo alla cena. Pasta zucchini e pancetta, l’immancabile brie e dolci ammuffiti. Dopo aver aggiornato il blog andiamo a dormire, pronte per la diga dal nome più random della storia. GIORNI 11 E 12 Praga, Berlino e Amsterdam diario di viaggio Località: Afsluitdijk; Amsterdam Ore: 10.17 Prima di partire ci dedichiamo una breve tappa dal pasticcere, acquistiamo dolci tipici ed usciamo da Brema. Nel primo pomeriggio arriviamo in Olanda e proseguiamo verso nord, raggiungendo la diga Afsluitdijk. Un saluto anche al mare, surrealmente più alto di 7‐8 metri rispetto al terreno e situato dall’altro lato dell’autostrada, per poi abbandonare questo fantastico luogo unico al mondo alla volta di Amsterdam. Ed è proprio qui che ci rendiamo conto che ci siamo scordate di una cosa importantissima: non abbiamo ancora battezzato Pumba. O meglio, all’anagrafe sì, ma su strada no. Provvediamo immediatamente. Una strettoia invitante attira il nostro mezzo e, in men che non si dica, due specchietti cozzarono allegramente. Un simpatico cuoco ci invita al suo ristorante cinese e ci consola, con un inglese un po’ olandese ma anche un po’ mandarino, sulla minima entità del problema: “Don’t worry, I don’t pay, you don’t pay, the insurance pay!” (cit.) Compilato il cid arriviamo al campeggio; bellissimo, collocato in mezzo ad un parco a meno di 10 km dal centro di Amsterdam. Ci piazziamo, laviamo i panni e poi Orfeo reclama attenzioni da parte nostra. Il risveglio è un po’ faticoso, ma riusciamo ad arrivare in centro verso le 13.00, destinazione: Prisengrscht 263. Tiny all’ultimo rinuncia alla visita, mentre Pata ed io scontiamo mezz’ora di coda per entrare a casa di una giovane scrittrice molto promettente: Anne Frank. L’arredamento è stato portato via dai nazisti e, per volere del padre di Anne, mai più sostituito. Le spiegazioni e la ricostruzione storica della storia della famiglia Frank sono molto accurate e l’attesa é decisamente ripagata. Alla nostra uscita il tempismo perfetto semplifica di molto il rendez‐vous con Tiny quando, all’improvviso, eccolo lì, ciò che la stragrande maggioranza dei turisti cerca in questa città: il Museo del Formaggio. Che fai lasci? No, compri. E assaggi pure. Andiamo poi fino alla Porta di Haarlem attraversando l’omonimo quartiere per poi ripiegare in centro. Pausa negli shop e nei café sino al fatidico momento della cena. Già a pranzo abbiamo trovato dei simpatici negozietti che vendono cibo di vario genere nelle macchinette a €1 o €2, con la possibiltà di comprare patatine fritte al banco; ci piace. Infine torniamo al campeggio intorno alle 10.32, Pata “adempie ai suoi compiti di scaricatrice” (cit. Tiny) e finalmente prova l’ebbrezza della doccia a gettoni. Dopodichè il letto ci attende, domani sveglia presto. Forse. GIORNI 12, 14 E 15 Località: Amsterdam Ore: 11.43 Dopo il primo giorno di rodaggio, abbiamo concluso che il modo più facile per girare Amsterdam è la bicicletta. Ce l’avevano detto, ma noi non ci fidavamo, dovevamo vederlo con i nostri occhi. Ne affittiamo una a testa al campeggio e partiamo, 5 km nel parco e 4 km per raggiungere il centro. Nonostante Tiny veda la morte ad ogni incrocio (sua o nostra che sia), giungiamo a destinazione alle 12.31: siamo al Museo Van Gogh. Un’oretta di coda e poi si entra: l’esposizione e indubbiamente degna di nota, la visita un must. Usciamo, ci dedichiamo al pranzo e poi al prato: il parco vicino ai musei è il luogo ideale dove rilassarsi in un pomeriggio di sole. Di lì a breve Pata lascia Tiny e me per visitare il Rijksmuseum, in cui sono esposte opere Praga, Berlino e Amsterdam diario di viaggio dell’arte olandese dell’età dell’oro. La nostra esperta d’arte esorta a prestare particolare attenzione a Rembrandt e Vermeer. Un giro per il quartiere e poi si rientra per cena. La sera decidiamo di sfidare le temperature artiche delle notti olandesi facendo una passeggia per i canali con qualche pausa qua e là. Anche se le indicazioni dateci per prendere il bus notturno non sono delle più chiare riusciamo a trovarlo e torniamo dall’amato Pumba. Il giorno dopo siamo in città alle 15.02 (stavolta senza bici, Tiny le odia quasi quanto odia i topi) e ci dedichiamo alla zona comunista di Amsterdam: il quartiere a luci rosse. Lascio le due fotografe una mezzoretta per approfondire le mie conoscenze sulla botanica tipica olandese e poi ci ricongiungiamo, dirigendoci verso Chinatown, il quartiere universitario e Rembrandtplein, tutto a 400 m dalla casa‐museo di Rembrandt, il nuovo centro del mondo. Tra acquisti colorati e ricerca di cibo passiamo la serata in centro, spostandoci poi in Liedesplein, quartiere meridionale di Amsterdam, sedendoci in un locale dall’insegna angelica. Stavolta il bus notturno è vicino e torniamo al campeggio prima della sera precedente. L’ultimo giorno ad Amsterdam è monopolizzato da un pazzo (o genio, che dir si voglia): Stanley Kubrick. La sponda opposta alla stazione centrale del fiume Ij ospita una mostra itinerante sulla vita e i film del famoso regista, da “Killer’s Kiss” a “Eyes Wide Shut”. Trascorriamo qui dentro quasi tre ore senza accorgercene e, una volta fuori, ci rilassiamo un po’ in riva al fiume, finchè la fame non ci costringe ad alzarci. Fatta merenda, verso le 19.04 diamo un ultimo saluto a questa città dalle case storte e dall’atmosfera idealmente serena e prendiamo la metro per tornare dal nostro Pumbalbotolo. Abbiamo una destinazione da decidere per domani. GIORNI 16, 17, 18 E 19 Località: Kinderdijk ‐ Loreley ‐Affing ‐ Monzambano Ore: indefinite Siamo sulla via del ritorno, abbiamo quattro giorni di viaggio per tornare a casa. Il primo lo trascorriamo ispirate da Don Quijote: combattendo contro i mulini a vento. Tentennamenti di varia natura (mare sì‐mare no, forse il caso ci guiderà, etc…) sfociano nella comoda opzione del mantenimento dello status quo. Un’ultima passeggiata lisergica tra i mulini sopracitati e ci piazziamo in un’area di sosta vicino al molo. Nonostante un bambino investito (non da noi, precisiamo, dannati motorini) la serata si conclude in tranquillità. L’indomani ripartiamo e ops! Siamo in Belgio. Com’è successo? Ai posteri l’ardua sentenza. Sta di fatto che in serata raggiungiamo Loreley, località lungo il Reno. Troviamo una piccola area attrezzata (ci stavano a dir tanto quattro camper) immersa tra i vigneti. I due simpatici proprietari ci invitano ad acquistare il vino da loro prodotto e noi eseguiamo. Si cena e si va a nanna, la stanchezza inizia a farsi sentire. Il mercoledì lasciamo questo paesaggio vagamente bucolico per raggiungere il sud della Germania, precisamente Affing. Il nostro impellente bisogno di una vera doccia ci porta a scegliere un vero campeggio, che scopriamo essere situato in riva ad un lago. Le fotografe si dedicano ad un tuffo nella sua pesantissima acqua mentre io giungo alla conclusione che il limite della decenza è troppo vicino e preferisco un’immediata riconciliazione con il sapone. Andiamo a dormire serene e pulite, ma non sappiamo cosa ci aspetta. Alle quattro del mattino i sensibili timpani di Tiny captano uno strano scricchiolio e, non potendosi trattare dell’iceberg del Titanic, intuiamo subito che la causa deve essere la bombola del gas, ormai prossima alla fine. L’impavida Pata affronta vento, pioggia ed ogni tipo di intemperia tentando di cambiarla immediatamente, ma fallisce. Praga, Berlino e Amsterdam diario di viaggio La mattina alle otto, non contenta, la sempre più coraggiosa scaricatrice di bagni chimici riprova, ma senza risultato (ci terrei a sottolineare che la pioggia non ha ancora placato la sua furia). Partiamo ugualmente, nel frattempo, grazie all’aiuto da casa, affiniamo la tecnica del cambio‐bombola, ma non basta. Nel primo pomeriggio rientriamo in patria (dannata Italia, Tiny è triste e lo condivide con il mondo attraverso dei cartelli) e arriviamo a Monzambano, vicino al Lago di Garda. Durante il viaggio ci assale un dubbio: e se la seconda bombola fosse più vuota della prima? Proviamo con la terza. E questa, in effetti, pesa il doppio delle altre due; dopo un giorno di patimenti finalmente cuciniamo una pasta al grido di “habemus gas!”. Dopo cena riceviamo la visita cinico‐
realistica di una strana entità il cui nome, temo, non é qui menzionabile, causa eventuali ripercussioni da parte del KGB. La nostra ultima notte su Pumba trascorre tra risse, maleducati e linguaggi incomprensibili (peggio addirittura dell’olandese) finchè il sonno non ha la meglio. GIORNO 20 Località: tristemente nota Ore: 14.58 Ebbene sì è finita. Siamo arrivate a Chieri, stanche, traumatizzate dal costo della benzina e vagamente malinconiche. Con Wiz Khalifa, Snoop Dog e l’inutile Bruno Mars di sottofondo la nostra avventura si conclude; ciò che accade da qui in avanti (scarico bagagli, festa di addio a Pumbalbotolo, lavaggio e riconsegna del suddetto) non vi è dato sapere nei dettagli, un po’ di mistero va mantenuto. Come ultima chicca, però, vorremmo lasciarvi con della statistica, liste, classifiche di varia natura e alcune foto. Se avete letto tutti i post sin qui pubblicati, beh, non aspettatevi un grazie, se non avete una vita sociale non è colpa nostra o se, ancora peggio, la vostra vita sociale gira intorno a noi, ci dispiace tanto. Addio e enjoy your life! Le informazioni indicate nell’itinerario sono puramente indicative, l’organizzazione non è responsabile per eventuali variazioni. Pata, Tiny e Pol Praga, Berlino e Amsterdam diario di viaggio