e del suo acquedotto

Transcript

e del suo acquedotto
e del suo acquedotto
Ciao!
Sono
e ti voglio raccontare
una storia bella bella.
Hai voglia di ascoltarla?
Allora volta la pagina e...
seguimi!
Far scorrere l’acqua da un rubinetto è gesto semplice. Del resto, l’acqua
è dono di Dio, si sa. Quello che non tutti sanno è che in Puglia l’acqua
è anche sacrificio dell’uomo. In una terra priva di fiumi significativi e di
laghi, portare acqua salubre nelle case di tutti i cittadini è stata una opera
immane che ha richiesto il duro lavoro di migliaia di persone. Raccontare ai
bambini questa grande epopea storica che ha visto protagonisti i loro (nostri) bisnonni aiuterà tutti, ne siamo certi, a dare maggiore valore all’acqua,
bene comune.
Gli autori
C’era una volta
un bellissimo Regno,
ricco di fiori e di piante.
Si chiamava
In questa terra fortunata, viveva una principessa.
Il suo nome era
Una fanciulla
tanto cara
che passava
tutto il tempo
a giocare
nei giardini
del Regno
di Pugliabella.
Nel neolitico la Puglia è ricoperta da boschi
prevalentemente calcarei. Nelle zone costiere mediterranee l’estate è secca
sempreverdi. Le zone costiere sono ricoperte da selve
e le precipitazioni sono scarsissime. Per questo gli arbusti sempreverdi sono
impenetrabili che offrono selvaggina e legname
provvisti di radici molto sviluppate in grado di raggiungere gli strati profondi
all’uomo. Fra gli alberi vi sono la sughera, il pino domestico,
del terreno per cercare l’umidità e le sostanze minerali, mentre i loro fusti
il pino d’Aleppo e il leccio, pianta tipicamente mediterranea.
producono un fogliame denso e persistente che offre rifugio agli animali e
Una quercia sempreverde col tronco corto e chioma fitta e tondeggiante;
ripara il suolo in modo che non si dissecchi rapidamente.
prospera bene nei luoghi esposti al sole, resiste alla siccità, cresce nei suoli
Giardini sconfinati
che nascevano sui monti e finivano in riva al mare.
Tanto vicino al mare
che i fiori si divertivano
a giocare con i pesci.
Nel corso del tempo, gli incendi, l’introduzione di pratiche agricole e l’allevamento del bestiame trasformano le foreste in boscaglie. La macchia mediterranea in Puglia è oggi costituita perlopiù da arbusti e cespugli termofili.
Si tratta di piccole estensioni di bosco, boscaglie e lembi di costa. Ciò che
la distingue dagli altri ambienti delle aree temperate è la presenza di sempreverdi che conservano le foglie anche nella stagione invernale, quando nei
boschi gli alberi si spogliano e la vita si ferma, mantenendo al contrario una
vivacità di colori unica.
L’acqua
sgorgava ovunque
e faceva
arcobaleni
di mille colori.
Ruscelli, fiumi e laghi
giravano tutt’attorno
le città
e dissetavano
gli abitanti
del Regno.
Il leccio e la sughera sono le specie dominanti. Tra le altre spiccano il corbezzolo, il lentisco, il mirto, l’oleandro, il ginepro coccolone, il pino d’Aleppo, il
cisto, presente in diverse varietà, l’ipocisto, il timo, con gli affascinanti fiori
di colore violaceo, la scilla, in grado di resistere agli incendi grazie al suo
bulbo sotterraneo ricco di sostanze nutritive, e l’alloro, con cui i Greci incoronavano i poeti e gli atleti di gare sportive. Acquedotto Pugliese ha contribuito al rimboschimento di un’area di oltre 2 ettari di macchia mediterranea
nell’agro di Gioia del Colle in provincia di Bari.
BZ
Z
Un giorno, una strega cattiva
tutta secca e rugosa
dal nome
MAL’ARIA
Z
Z
arrivò dal regno
buio e roccioso.
...
BZZZZZ...
BZ
che bisbigliava un fastidiosissimo
BZZZZZ...
Z
B
..
ZZ.
ZZZ
di sotto,
Era gelosa della bellezza
della principessa
e voleva seccare
tutti i giardini fioriti.
La Puglia è una regione priva di fiumi e laghi significativi. La natura carsica
del suolo non consente accumuli o riserve d’acqua in superficie, lasciandola
scendere a grandi profondità. Una falda spesso inutilizzabile per il contatto
con le acque salmastre marine. Non solo attraverso le rocce l’acqua penetra
nel sottosuolo, ma anche attraverso sprofondamenti del terreno che prendono il nome di voragini, grave, inghiottitoi, attraverso i quali il prezioso liquido
precipita nel sottosuolo, dando origine a veri e propri corsi d’acqua sotterranei. Il terreno viene quindi eroso in profondità, dando origine a gallerie e
grotte di diversa forma e grandezza che, comunicanti anche tra di loro, formano un groviglio indecifrabile. Un esempio tra i più spettacolari di questa
azione erosiva è dato dalle Grotte di Castellana, espressione millenaria del
volto nascosto della Puglia. In queste condizioni la Puglia si presenta come
una terra costantemente a rischio di aridità e con tristi cicli di siccità.
La deficienza di corsi d’acqua significativi è anche conseguenza del fatto
che gli Appennini lucano e campano lasciano scorrere le acque sul versante
tirrenico lasciando alla Puglia il solo Ofanto.
Z
Z
Z
Z
...
Con un malefico incantesimo
Mal’aria fece prosciugare tutti i fiumi
e i laghi di Pugliabella.
Gli abitanti del Regno non ebbero
più buona acqua da bere.
BZZZZZ...
BZ
Z
Z
Z
B
Z
...
ZZ
ZZZ
...
BZ
Z
Z
Z
Z
...
L’incantesimo era terribile.
Non appena scendeva
giù l’acqua della pioggia,
la terra di sotto
l’inghiottiva come
una enorme
spugna.
Per secoli i pugliesi sopperiscono alla mancanza di acqua salubre in superficie con rudimentali sistemi di grondaie, caditoie, scorrimenti, acquedotti
senza canali che fanno arrivare l’acqua dove occorre, schivando le insidie del
calcare pronto ad inghiottirla nelle viscere. E anche dalle cummerse, i tetti
appuntiti di Locorotondo, e dai trulli, l’acqua purissima scivola per essere
raccolta. L’acqua viene prelevata anche dai pozzi che attingono dalla falda.
Non mancano acquedotti locali, per lo più comunali, realizzati in epoca ro-
mana di cui ancora sono visibili tracce, come nel caso dell’Acquedotto del
Triglio che corre verso Taranto. Altri esempi quello di Canosa realizzato da
Erode Attico o di Gravina di Puglia, dove la struttura settecentesca è ancora
visibile. Quest’ultima è costituita da una rete di canali che convogliano l’acqua all’interno di un serbatoio che funge anche da vasca di decantazione. Di
qui, l’acqua viene convogliata verso una fontana pubblica. L’opera comprende 6 diramazioni e si approvvigiona da un fitto sistema di pozzi.
Da quel giorno....
senza acqua fresca
da bere,
la principessa
e gli abitanti del Regno
iniziarono
ad ammalarsi
di malaria...
con grande
soddisfazione
della brutta
strega!
Prima dell’Acquedotto in casa l’acqua viene conservata in grossi orci panciuti
di terracotta dalla bocca molto larga dove si immerge l’inconfondibile mestolo di rame per attingere con parsimonia e non sprecare il liquido prezioso.
Ci si lava in poca acqua nel bacile di rame o di ferro smaltato ed avere in casa
il gabinetto con pozzo nero è lusso di pochi.
Le malattie gastro-intestinali e in particolar modo le febbri tifoidee, causano
ogni anno numerose vittime, specialmente nella stagione estiva.
La mortalità infantile è impressionante ed i decessi si contano a decine di
migliaia. La presenza delle cisterne e dei pozzi privati, con le loro acque stagnanti, rappresenta il substrato ideale per lo sviluppo della zanzara Anofele,
causa del diffondersi della malaria che, nelle zone rurali rappresenta una
delle principali cause di morte.
Nel Comune di Castelnuovo della Daunia nel 1916, su un totale di 213 morti, se ne contarono 16 per malaria “perniciosa” più altri 13 per malaria; nel
1917, sempre su un totale di 213, 30 persone morirono per “perniciosa”,
più altre 7 per malaria.
Un giorno arrivò
un principe di nome
Camillo.
IA
AN
P
CAM
Camillo raccontò al re
di un posto molto lontano,
sui monti della Campania,
la terra dove tutti parlano
con il din e con il don
e dove l’acqua
scorreva copiosa.
Si trovava, però, dall’altra
parte della montagna.
“Basterebbe
- disse Camillo al re che le costruissimo
un letto per farla
arrivare fin qui.”
L’idea di un acquedotto che trasporti l’acqua delle sorgenti Sanità di Caposele, nell’alta Irpinia fino alla Puglia nasce nella seconda metà del 1860,
dall’intuizione di un Ingegnere del Genio Civile di Bari, Camillo Rosalba. Un
progetto rivoluzionario dove per la prima volta si parla di un acquedotto unico regionale. L’idea, ritenuta al tempo rivoluzionaria quanto visionaria, viene
poi ripresa nei decenni successivi da De Vincentiis e Zampari e costituisce
la base di ricerca per i lavori della Commissione reale nominata, con D. M.
del 27 maggio 1896, per lo studio delle questioni attinenti alle acque potabili e, in particolare, all’Acquedotto Pugliese. Il progetto esecutivo sul quale
verranno avviati i lavori per la realizzazione dell’Acquedotto, porta la firma
dell’Ing. Capo del Genio Civile di Bari, Giovanni Battista Bruno. Tra i politici
impegnati in quegli anni si distinguono l’On. Giuseppe Pavoncelli, che poi
assumerà la carica di primo Presidente dell’Acquedotto e l’On. Matteo Renato Imbriani, firmatario della prima proposta legislativa.
Il re, scettico, chiese al ministro
di occuparsi della cosa.
Tra questi ce n’era uno che arrivava
dalla Liguria, e precisamente
da Genova, una città lontanissima.
Il Ministro delle Costruzioni
del Regno di Pugliabella
che si chiamava
Si chiamava
ed era forte e robusto
fu subito
entusiasta
della proposta
del principe Camillo
..e chiamò tutti
gli uomini
a raccolta.
Il 26 giugno 1902 il Parlamento italiano approva la
legge per la costruzione dell’Acquedotto Pugliese,
gestito da un Consorzio istituito tra lo Stato e le Province di Bari, Foggia e Lecce, grazie al forte impulso
dato dall’allora Ministro per i Lavori Pubblici, Nicola
Balenzano. Un bando di gara - il primo a livello europeo – dà inizio nel 1906
ai lavori per la costruzione del canale che dalle sorgenti del fiume Sele, attraversa l’Appennino campano e porta l’acqua in Puglia. La Ercole Antico,
ditta di Genova si aggiudica i lavori. Oltre 20 mila operai sono impegnati
e insieme al Principe Camillo
partirono
per la
Campania.
nella costruzione dell’Acquedotto; maschere di fango e sudore che avanzano
senza sosta per superare difficoltà d’ogni genere, tra i timori di un’illusione
e speranze di prosperità. L’opera, del resto è titanica, impervio il territorio.
La boscaglia e le polle d’acqua sorgiva mista al fango mettono a dura prova
le capacità di resistenza alla fatica.
I numeri sono impressionanti: 30 i depositi di dinamite per sbancare le montagne, 250 i chilometri di ferrovia allestita per il trasporto degli uomini e
delle materie prime necessarie, 60 gli ingegneri impegnati lungo la dorsale
dei lavori che comprende un centinaio di cantieri.
Ci vollero molti anni per costruire
il grande letto, ma alla fine ci riuscirono.
L’acqua della Campania arrivò a Pugliabella
come un fiume che chiamarono
Acquedotto Pugliese.
I cittadini di Pugliabella
così guarirono
dalla malaria
e tornarono forti e belli.
Così la principessa riprese
a curare i giardini
che diventarono
verdi
e rigogliosi.
Il 24 aprile del 1915 l’acqua corrente giunge per la prima volta a Bari. Una
grande festa. “All’acqua, all’acqua, alla fontana nova, ci no tiene la zita (fidanzata) se la trova” si canta nei paesi benedetti dalla nuova acqua.
L’acqua corrente raggiunge Foggia nel 1924, Lecce nel 1927, grazie al completamento di un’altra imponente opera: il “Sifone leccese”. L’Acquedotto
Pugliese migliora in modo determinante le condizioni igieniche degli abitanti dell’intera Regione. Il pittore Domenico Cantatore, all’epoca dodicenne,
racconta così l’arrivo dell’acqua a Ruvo di Puglia: “I possidenti buttarono le
chiavi delle cisterne nella strada e le donne andarono in chiesa a ringraziare
i santi…”.
Successivamente, con i lavori di fognatura ed il completamento degli allacci
idrici vengono installati i gabinetti nelle case.
Oggi l’Acquedotto Pugliese, per garantire il costante rispetto delle caratteristiche di salubrità delle acque e a tutela dell’ambiente, dispone di un sistema di laboratori distribuiti su tutto il territorio regionale in grado di controllare capillarmente la qualità delle acque potabili e di quelle depurate.
Il re convocò quindi il Principe Camillo
per ringraziarlo di aver
fatto ritornare il sorriso
a sua figlia e a tutta
la sua gente.
E quando Camillo fu dinanzi
alla principessa...
i due
si innamorarono
perdutamente.
A distanza di cento anni dal primo colpo di piccone, per estensione e capacità Acquedotto Pugliese è ancora oggi fra le più imponenti ed esemplari opere
di ingegneria idraulica realizzate al mondo. Un sistema di acquedotti interconnessi che si estendono per oltre 21 mila chilometri, convogliando ottima
acqua da bere nelle case di 4 milioni di persone, secondo necessità, anche
grazie ad un innovativo sistema di telecontrollo. Una qualità certificata da
una efficiente rete di laboratori, da centinaia di migliaia di controlli l’anno
e soprattutto dall’impegno di tecnici dalla alta professionalità e grandi capacità. Al capillare sistema di distribuzione dell’acqua potabile, corrisponde
una rete per l’allontanamento ed il trattamento delle acque reflue. Oltre 10
mila chilometri di reti fognarie e impianti di depurazione dislocati su tutto il
territorio servito che restituiscono acque chiare e trasparenti, contribuendo
alla difesa dell’ambiente. Un percorso di crescita in costante evoluzione, in
grado di favorire benessere e prosperità al territorio.
Ben presto furono celebrate le nozze regali
e vissero
tutti felici
e contenti
nel meraviglioso
Regno di Pugliabella!
Dimenticavo bambini...
vi chiederete: che fine ha fatto
la brutta strega Mal’Aria?
Sconfitta dall’arrivo della fresca
acqua portata dal fiume
Acquedotto Pugliese...
Z
Z
Z
Z
...
Z.
..
BZ
ZZ
Z
e
nessuno
la vide
mai più!
B
Z...
Z
ZZZ
BZ
se ne andò nella
lontanissima
terra di Sciò Sciò
IO’
C
S
O’
SCI
La storia di Pugliabella
e del suo acquedotto
Da un’idea di
Vito Palumbo
Viviana Bucci
Testi
Vito Palumbo
Stella Armenti
Caterina Quagliarella
Progetto grafico
e impaginazione
Viviana Bucci
Illustrazioni
Valerio Scrignoli
Prima edizione
ottobre 2011
www.aqp.it