Social media, analytics e moda: adesso sfilano i numeri.
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Social media, analytics e moda: adesso sfilano i numeri.
1 IL LATO FASHION DEI DATI Social media, analytics e moda: adesso sfilano i numeri. 2 Indice 3 Executive Summary Se la moda dà i numeri La moda di fronte alle sfide del cambiamento Hai detto “dati”? Metodologia Una settimana in vetrina #idatisonofashion Parole, numeri, reti Metodi d’acquisto Made in Italy (e internazionalizzazione) Sostenibilità Tecnologia Omniprofile: la personalità social dei brand Appendice: un’altra dimensione dei dati Crediti & ringraziamenti 4 8 16 32 38 48 52 54 70 76 82 86 92 102 106 4 Nel recente CxO study di IBM, uno studio svolto su oltre 4000 membri dei board di aziende di tutto il mondo emerge chiaramente come sempre più CMO, CEO, CIO, CFO stiano ragionando sul come aprire le loro imprese ibm.com/it a una partecipazione attiva dei propri clienti in una forma collaborativa ibmblritalia.tumbler.com che – ed è qui la novità - vada oltre il semplice “aiutatemi a migliorare un prodotto”, ma cominci a considerare il coinvolgimento dei clienti nel disegno partecipato della strategia di business dell’azienda. Questo modo di fare business non può più semplicemente essere cliente-centrico come si diceva fino a qualche tempo fa, ma deve essere attivato- In collaborazione con: dal-cliente, cosa che richiede un ridisegno completo della relazione impresa-cliente. Significa essere pronti e “soprattutto volere cambiare i percorsi di relazione per seguire quei sentieri capaci di creare un valore mutuale” (Peter J. Korsten, Direttore Institute for Business Value IBM). Significa in altre parole trovare nuovi modi per includere i clienti a partecipare alle decisioni chiave del proprio business. In questa nuova visione, i canali digitali e in particolare quelli social rapresentano sicuramente una oppor- 5 tunità di ingaggio dei propri prospect o dei propri clienti e qui nascono le prime domande. Davvero i social media rispecchiano la realtà? E se la risposta fosse sì, come è possibile, in pratica, capire quali siano i trend, i desiderata, i temi sui quali poi instaurare un dialogo con prospect e clienti e quali evitare? La ricerca che vi apprestate a leggere ha scelto il mondo del fashion per raccontare come costruire un percorso di esplorazione utlizzando gli analytics applicati ai big data rappresentati dalle milioni di “parole”, o più tecnicamente “snippet” presenti sui social media per mostrare come tradurre in pratica il desiderio espresso dai CxO. E ha scelto di farlo in maniera innovativa analizzando il patrimonio dei dati attraverso l’integrazione di tecniche e metodi diversi: dall’analisi del testo e dei social network combinando processi tradizionali a innovativi strumenti di ricerca che permettono di individuare tratti impliciti presenti nelle conversazioni basati su tecniche psico-linguistiche. Un viaggio che ha portato i ricercatori di IBM in collaborazione con il team 6 Modacult dell’Università Cattolica di Milano attraverso oltre 65 miloni di post in lingua italiana prodotti nel periodo tra luglio 2012 e settembre 2013 su un vastissimo patrimonio di media digitali e social network e oltre 20 milioni di Tweet in lingua inglese utlilizzati per l’analisi psico-linguistica. Ne emerge un quadro che se da un lato conferma la corrispondenza dei social network alla immagine della realtà (un dato curioso è come il concetto di “fake” di prodotto venga mutuato dalla realtà delle strade e riproposto in forma digitale), dall’altro dà indicazione precise di come fenomeni come l’e-commerce prenda una piega ben diversa nella sua accezione social e che le piattaforme non siano solo la base tecnologica del presente (e futuro) sistema di acquisto, ma rappresentino uno strumento di influenza mediatica superiore ai magazine, ai blogger e inferiore solo alle celebrity. O ancora come la sostenibilità rappresenti un contenuto chiave per un brand che debba coinvolgere e attrarre nuovi clienti, al pari 7 di tecnologia e arte. Un viaggio che vi invitiamo a percorre nelle pagine che seguono, ma che potrete proseguire insieme agli esperti di IBM personalmente o “socialmente” per approfondire i temi che più vi interessano. Buona lettura. 8 9 SE LA MODA DA’ I NUMERI Paolo Iabichino Group Executive Creative Director Ogilvy&Mather Italy 10 Lavoro in pubblicità da una ventina d’anni e se solo un paio di anni fa qualcuno mi avesse detto che le principali maison avrebbero ascoltato i consumatori durante la settimana della moda milanese, avrei sicuramente pensato allo scherzo di qualche strambo idealista. Perché mentre i paradigmi del marketing e della comunicazione subivano la più importante delle rivoluzioni culturali, l’industria del fashion e del lusso sembrava proseguire il suo cammino di alterigia e distacco. Non che i più grandi stilisti del mondo non avessero saputo fare un uso intelligente di piattaforme digitali, social network e conversazioni in Rete, ma l’atteggiamento con cui la moda ha approcciato questi “nuovi media” non è mai stato diverso rispetto a quanto fatto altrove. Le sfilate in streaming, l’epica dei fashion blogger, e l’utilizzo pionieristico di piattaforme come Pinterest e Vine in realtà non hanno significato un nuovo mindset, perché la moda ha continuato a muovere la sua narrazione con un approccio top-down. I social network e internet in generale sono stati, nella stragrande maggioranza dei casi, solo un ulteriore mezzo di amplificazione, non uno strumento per 11 coinvolgere consumatori e stakeholder come è avvenuto – o si è provato a fare – in altri settori. Eppure qui c’è una ricerca, o forse è meglio dire un esperimento, in cui la moda si è messa in gioco attraverso milioni di conversazioni prelevate direttamente dalle principali piattaforme durante l’ultima edizione della Fashion Week della città di Milano. Forse perché non è più possibile restare indifferenti al “fascino dei numeri ” - citando il titolo di un saggio illuminante sull’importanza dei dati - per tornare a fare mercato in maniera efficace e intelligente. E forse anche il mondo del fashion può ricredersi sulle sue posizioni e cominciare ad aprire i propri santuari. Perché in fondo oggi le brand contemporanee sono costrette a condividere le proprie liturgie, interagendo con il proprio pubblico su un piano relazionale inedito e sconosciuto. Ecco perché diventa più che mai importante mettersi in ascolto e cercare di sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda dei propri pubblici di 12 “Anche le imprese più timorose sembrano pronte a prendere la strada del canale social, è un business che stanno annusando, nonostante sia chiaro che richieda un approccio diverso da quello tradizionale.” riferimento. In questo ci viene in aiuto la tecnologia che finalmente diventa una preziosa alleata del mondo del marketing e della comunicazione. Ma non solo, perché se i tanti dati in circolazione servono sicuramente ad affinare le strategie e a costruire nuovi modelli predittivi, oggi il cosiddetto “big data” sa essere un aiuto tanto più prezioso anche per chi ha a che fare con un’industria creativa come quella della moda. Perché, come ho ribadito altrove, i numeri oggi possono arrivare a guidare anche la produzi- Giovanna Zambelli, Adecco one delle idee: abbiamo imparato – o stiamo imparando – a interpretarli, analizzarli, scandagliarli, come non ci era mai successo prima d’ora. Non è più un fatto puramente statistico: attraverso i numeri non cerchiamo solo di produrre istogrammi quantitativi, analisi di mercato, cluster di target o sterili pianificazioni. L’enorme massa di dati in circolazione permette di penetrare i numeri su un piano più qualitativo, andando alla ricerca di insight, analizzando comportamenti e riflessioni, per offrire risposte sempre più vicine alle reali esigenze dei contesti e delle persone che li vivono. 13 E questo è vero, forse tanto più vero, anche per il mondo della moda e del lusso. Soprattutto in un momento in cui le persone sono molto più attente a come spendono il proprio denaro e noi addetti ai lavori dobbiamo sentire il peso di questa responsabilità, provando a dismettere la poetica dei bisogni indotti, per abbracciare quella dell’ascolto, per restituire a ciascuno un bene, un servizio, un vestito o un profumo che intende soddisfare un’istanza reale. E le istanze dei consumatori non sono necessariamente confinate nei bisogni primari, anche il lusso e il superfluo sono tali nella misura in cui concorrono a definire uno stile di vita, un’identità, una gratificazione o un “piccolo momento di trascurabile felicità”, per dirla con Francesco Piccolo. #idatisonofashion è la prova che anche la moda deve aderire a questa rivoluzione, allentando le maglie dell’autoreferenzialità per abbracciare nuove narrazioni di marca. Leggere i dati può servire ad avvicinare questi 14 nuovi pubblici e a conquistare nuovi segmenti di mercato. Può favorire in maniera importante l’ingresso sui mercati emergenti, sintonizzando le proprie creazioni sulle tensioni culturali dei diversi paesi. I numeri sono di moda ed è tempo che la moda cominci a leggerli come si deve. 15 16 17 LA MODA DI FRONTE ALLE SFIDE DEL CAMBIAMENTO Emanuela Mora/Marco Pedroni Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano 18 Ciò che caratterizza la moda è il passar di moda. La frase, at- prossimi paragrafi tenteremo di analizzare alcuni di questi pro- tribuita a Salvador Dalì, ben sintetizza il carattere ciclico ed evo- cessi di innovazione, cruciali per la contestualizzazione dei temi lutivo della moda, sovente descritta come un processo di in- indagati in questo report di ricerca e più in generale per la com- novazione per eccellenza. Questa rapidità, visibile nell’alternarsi prensione di come il panorama della moda stia evolvendo. di stili, colori e tessuti da una stagione all’altra, e oggi esasperata dai meccanismi del fast fashion, è oggi messa alla prova dal- L’internazionalizzazione lo sviluppo tecnologico che lancia al sistema della moda sfide Come in tutti gli altri settori economici, globalizzazione e digitaliz- culturali e commerciali. Un elenco parziale dei temi più caldi zazione pongono una serie di sfide anche al modo di lavorare nell’agenda delle aziende di moda comprende la sostenibilità, nella moda. Parlare di globalizzazione economica nella moda l’internazionalizzazione, la digitalizzazione, la rivoluzione nei for- oggi non significa solo affrontare i temi legati alla delocalizzazi- mat del retail e il generale processo di disintermediazione, che one produttiva, ma anche prendere atto del ruolo crescente si articola su diversi: nel rapporto tra produttore e consumatore della finanza negli assetti proprietari dei marchi più importanti di moda attraverso le piattaforme di e-commerce e i social net- della moda globale, sempre più spesso posseduti da fondi di work come canali di storytelling e dialogo, ma anche nel rap- investimento; è necessario considerare il ruolo giocato dai gran- porto tra produttori di informazioni (i magazine di moda) e lettori di gruppi retailer, come Zara e H&M che hanno punti vendita attraverso strumenti digitali, in primo luogo i fashion blog. Nei in tutto il mondo e relazioni industriali con fornitori collocati in 19 tutti i mercati nei quali essi operano; non si può non valutare molto interessante anche sotto il profilo creativo e progettuale gli effetti sulle funzioni creative della concentrazione all’interno e una competitività destinata a trasformare profondamente il di grandi gruppi multinazionali, del lusso e non, di marchi im- sistema moda globale consolidatosi in passato. In questo sce- portanti, nati come griffe indipendenti; significa anche trovare le nario cambia la struttura del sistema moda, così come siamo modalità di interazione con i nuovi player internazionali, soprat- abituati a pensarlo e cambia il suo modo di funzionare: che rap- tutto con quelli con cui fino a oggi le relazioni si sono basate porto c’è tra la corporate identity e l’immagine di marchi che su di una asimmetrica distribuzione del potere che vedeva nei non sono più legati alla personalità di singoli creatori? Quali paesi occidentali la concentrazione delle funzioni di progettazi- sono le fonti di ispirazione creativa e come avviene la gestione one, comunicazione e commercializzazione (cioè quelle con le dei processi progettuali? Quali competenze deve avere chi seg- marginalità più consistenti) e nei paesi del vicino e del lontano ue l’industrializzazione di un prodotto che può avere radici, ma- Oriente la semplice funzione produttiva (che come sappiamo teriali e immateriali in luoghi tanto diversi del pianeta? E come nel caso di un’industria a elevato valore culturale aggiunto è poi conciliare un’immagine di collezione presentabile su un mercato in gran parte una semplice funzione di riproduzione materiale globale con le identità culturali locali e differenziate che i marchi e seriale del prototipo, con profitti marginali molto limitati). Tali e gli uffici creativi esprimono e che costituisce uno dei valori player, come Cina, India, Brasile, Turchia, e in parte anche i pae- più significativi della moda, quello della distinzione e della dif- si dell’Est europeo, stanno sviluppando un’identità autonoma ferenziazione? 20 La digitalizzazione canali interattivi e orizzontali di comunicazione tra gli attori, sfida Sui processi di internazionalizzazione ha ovviamente un peso un mondo media che nel settore moda è rimasto fino a oggi rilevante anche la digitalizzazione. Parlare di digitalizzazione legato in modo tradizionale a un modello di comunicazione top significa interrogarsi su come la iperconnettività garantita dal down, dove i contenuti sono elaborati in un contesto protetto web, insieme allo sviluppo di software sempre più sofisticati per e specialistico di addetti al settore (giornalisti di moda, molto la progettazione e la gestione di processi stiano cambiando i vicini al mondo degli operatori delle imprese, vincolati alla riser- processi creativi e quelli di industrializzazione dei prodotti, fa- vatezza sulla vita delle imprese, coccolati da queste ultime) e vorendo - e anzi richiedendo - lo sviluppo di abilità di lavoro di trasferiti con cautela e parsimonia, per non perdere il controllo team, in cui persone diverse, con diversi expertise, competenze sulle conoscenze e le relazioni portatrici di investimenti pubblici- creative e tecniche, collocate in luoghi anche distanti tra loro, tari. La rete da un lato favorisce lo sviluppo di una comunicazi- collaborano per la realizzazione delle collezioni. Gli effetti della one bottom up e peer to peer, in cui i consumatori acquistano digitalizzazione sul mondo dei media legati alla moda ha degli potere e prendono una sorta di controllo, almeno sulle funzioni effetti altrettanto radicali, sia sul modo di produrre la comuni- di condivisione delle informazioni e di recensione, in un ambito cazione pubblicitaria e informativa che riguarda i prodotti, sia in cui è difficile che gli osservatori esperti, come per esempio i sul tipo di relazioni che si sviluppano tra offerta e domanda, tra giornalisti possano svolgere la loro funzione in modo indipen- imprese e consumatori. In particolare il web 2.0, promuovendo dente; dall’altro sfida il mondo del marketing e della comunica- 21 zione professionale a sviluppare nuovi canali e nuovi format di Una generale classificazione dei fashion blog può essere fatta interazione con i consumatori finali, che appunto vedano questi individuando tre categorie di contenuti. In primo luogo gli out- ultimi coinvolti come partecipanti attivi, in un’ottica di social fit, vale a dire l’insieme dei capi e accessori indossati da una business. persona. Uno dei più seguiti blog italiani è quello di Chiara Ferragni (The Blonde Salad), che propone quasi quotidianamente Il fashion blogging fotografie della sua autrice con mises sempre diverse. Esistono Il tema della digitalizzazione ci conduce alle nuove forme di poi blog dedicati agli streetstyle e ispirati al capostipite The Sar- fruizione, digitali appunto, dell’informazione di moda. Il pubblico torialist, in cui l’attenzione si concentra sui passanti e sui loro dei consumatori da alcuni anni ha affiancato alla lettura delle insoliti look. Una terza tipologia di blog si occupa invece di vin- riviste di settore anche la consultazione dei fashion blog, una tage e va alla ricerca di capi usati o nuovi, ma con una patina peculiare declinazione che il fenomeno del blogging ha assunto piacevolmente retrò. I tre generi possono ovviamente ibridarsi, nel campo della moda. Nati come diari personali di operatori, ma molti blog seguono da subito una di queste strade e la man- professionisti e consumatori per condividere con altri utenti i tengono nel tempo. Accanto a questa tripartizione dobbiamo propri personali gusti in materia di abbigliamento e tendenze, però osservare la nascita di fashion blog aziendali, promossi da si sono presto affermati come canale più interattivo e libero (al- imprese produttrici di moda per stabilire un contatto dialogico meno all’inizio) da condizionamenti commerciali. con i propri consumatori. 22 Come in altri settori, anche nella moda l’esplosione del fenome- tenzialmente trasforma un modello di comunicazione dall’alto no blog ha innescato alcuni importanti processi di cambiamen- in un modello dal basso o tra pari. I blog, in particolare, nati to sia sul versante della produzione sia su quello del consumo; spesso come diari personali o album fotografici commentati, il mondo dei media tradizionali sembra ancora incerto sul ruolo rappresentano per gli utenti l’opportunità di riappropriarsi di che i nuovi canali web possono giocare nella comunicazione di uno spazio espressivo al di fuori dei circuiti commerciali, in cui moda. condividere emozioni, pensieri, convinzioni con altre persone La tradizionale comunicazione di moda, che vede nel sistema che hanno gli stessi interessi. Si tratta di una rivoluzione co- delle sfilate e nelle riviste specializzate i suoi canali più consoli- pernicana che, soprattutto nel nostro paese, si scontra con il dati, funziona in base a un modello comunicativo top-down, in fatto che l’indipendenza dell’informazione e la funzione di critica cui le aziende cercano di controllare direttamente o attraverso sono fortemente condizionate dalla necessità di mantenere una propri consulenti ogni aspetto della comunicazione relativa alla soglia di investimenti pubblicitari da parte delle aziende, suf- loro immagine, con l’obiettivo di influenzare il più possibile il lav- ficiente a garantire la sopravvivenza delle testate specializzate. oro di decodifica, di lettura e di interpretazione dei significati di Alcune aziende iniziano invece a comprendere le potenzialità ogni collezione da parte del pubblico. In tale panorama i canali del web 2.0 nell’attivazione di relazioni più dirette e fedeli con di comunicazione online scardinano il controllo gerarchizzato i propri consumatori proprio attraverso lo strumento del blog, e centralizzato dei significati messi in circolazione. Il web po- mettendo in pratica i principi del marketing esperienziale. Ma le 23 aziende entrano in contatto con il blogging anche in altro modo. le autrici vengono invitate alle settimane della moda in posizioni I blogger più popolari vengono contattati dagli uffici marketing spesso precluse agli stessi giornalisti di settore. per partecipare a eventi e sfilate, ricevono capi e accessori in Lo stato del fashion blogging ci suggerisce alcune riflessioni omaggio, come anche richieste di inserzioni pubblicitarie me- sulla dialettica tra vecchio e nuovo nella moda. In primo luogo, diante banner. Il fashion system non ha tardato a individuare anche se in ritardo rispetto ad altri settori, i media tradizionali nel blogging generato spontaneamente un canale commerciale della moda stanno adeguando i loro processi ai cambiamenti potenzialmente produttivo, capace di esercitare un’influenza sui che la rete e le sue applicazioni interattive producono nei modelli consumatori di moda. Nonostante i blogger rivendichino un at- e nelle pratiche di comunicazione. In generale il mondo dei pro- teggiamento autonomo nei confronti dei regali e delle promozi- fessionisti della comunicazione non sembra avere approfittato oni cui possono accedere, è facile capire come il blogger – in delle opportunità offerte dal web per lo sviluppo di una funzione molti casi una giovane studentessa, con un budget limitato da di mediazione indipendente, sia sul piano dell’informazione che dedicare agli acquisti di abbigliamento – sia invogliato a parlare su quello della critica, capace ad esempio di valorizzare mondi nei suoi blog delle aziende da cui riceve materiali. La passione e creativi subculturali o marginali rispetto al mainstream. l’ingenuità degli outsider si espone così alle seduzioni commer- In secondo luogo, la novità del fashion blogging rischia di esau- ciali degli insider. I blog più visitati indicono addirittura concorsi, rire sul nascere la propria spinta innovatrice, almeno nella misura offrendo alle lettrici premi messi in palio dalle aziende di moda, e in cui l’attività delle blogger si fa sedurre dalle sirene del market- 24 ing aziendale, che ha individuato nei blog consumer-generated Il vecchio, inizialmente spiazzato dalla velocità del mutamento, un potente canale comunicativo o addirittura promozionale – tenta in sostanza di riassorbire il nuovo all’interno di meccanismi che si concretizza in banner pubblicitari o nel coinvolgimento ben oliati, e l’innovazione che ne scaturisce è solo parziale. delle blogger in attività di com-marketing. L’autonomia dei blog, legati a doppio filo alle aziende, ne risulta automaticamente Il fashion retail sminuita e il blogging eredita così la simbiosi tra marketing e Il panorama del fashion retailing, con le sue molteplici soluzioni comunicazione propria del giornalismo di moda. Il potenziale che spaziano dai canali monomarca a quelli multibrand, mostra rivoluzionario dei fashion blog è stato presto soffocato, coop- alcuni trend evolutivi. In primo luogo, si stanno affermando con tando in varie forme le blogger all’interno del sistema moda is- forza i negozi a elevata riconoscibilità, che attraverso le loro tituzionalizzato. varianti (flagship, concept, pop-up store) propongono un’idea Se è vero che le aziende usano il web forzandolo a funzionare di boutique come monumento e come evento, fino a negare secondo logiche che in fondo continuano a essere top-down, la funzione di vendita per proporsi come un luogo di entertain- potremmo concludere che nel mondo della moda, a differenza ment (ciò che potremmo definire una anti-boutique). Il “mono- di quanto accade in altri settori delle industrie culturali, il mod- marca esperienziale” si propone non come luogo del semplice ello creativo e produttivo continua a essere quello tradizionale e acquisto, ma come occasione di esperienze per un consuma- condiziona il modello comunicativo. tore che intende vivere lo shopping come una pratica, piacev- 25 ole, di produzione di senso. Le parole chiave di questa strategia Ma la categoria più interessante nell’ambito del travel retail retail sono identità, narrazione ed emozione: viene raccontato, è quella dei Factory Outlet Center, recente evoluzione di un attraverso lo spazio materiale del punto vendita, il mondo im- canale distributivo nato negli anni ‘70 come spaccio aziendale materiale della marca. Il racconto del brand diventa un progetto in grado di offrire giacenze di magazzino a prezzi vantaggiosi globale che unisce la comunicazione al retail. e trasformatosi negli anni ‘90 nel format della città multibrand, Una seconda tendenza riguarda il travel retailing, attività com- con decine di negozi monomarca ad alto valore aspirazionale merciale al dettaglio in luoghi di transito che ha come target all’interno di spazi enormi (10-40 metri quadrati) collocati al di consumatori (in prevalenza stranieri) che stanno effettuando fuori delle città, ma in prossimità di reti autostradali ed aeroporti. viaggi di media/lunga percorrenza. Il travel retail, facendo leva Punto (momentaneamente) conclusivo di questo percorso evo- sul ricordo e sull’“esperienza del non-quotidiano”, caratterizza lutivo è la trasformazione degli outlet in canali retail alternativi luoghi di transito, luoghi di divertimento e mete turistiche. Il (e non solo complementari) al retail tradizionale, con prodotti e consumatore è trasportato nella dimensione extra-ordinaria del collezioni distribuite ad hoc in aggiunta alle giacenze di maga- “parco tematico” à la Disneyland, la cui traduzione nel mondo zzino che, in virtù di sconti fino al 70%, sono finora state il tratto del fashion retail è il centro commerciale di ampia metratura e di caratterizzante degli outlet. Gli outlet di nuova generazione, facile raggiungibilità, pensato per impegnare una o più giornate simulando lo spazio urbano attraverso strade, piazze, fontane, nel viaggio del turista. edifici ispirati allo stile architettonico del territorio, aspirano ad 26 essere uno spazio completo e totalizzante, una città in miniatu- fronte più innovativo nella strategia multichannel di molti gruppi, ra, come osservava a metà degli anni ‘80 Jameson a proposito che affiancano a un sito di e-tailing un insieme di negozi di di- dei centri commerciali che offrono al consumatore un ventaglio versa tipologia.Il fashion retailing contemporaneo ha fatto pro- completo di servizi. pria la filosofia dell’“economia dell’esperienza”, trasformando i Una terza tendenza è il multi-channel retailing, strategia di dif- punti vendita in “experience providers”, teatri della rappresen- ferenziazione dei canali di vendita che integra soluzioni offline e tazione del brand e canali di rafforzamento del legame tra brand online. Le tecnologie digitali hanno rivoluzionato il tradizionale e consumatore. Pur essendo in continuità con le altre forme commercio al dettaglio a distanza, nato a fine Ottocento, sos- di comunicazione della marca, il negozio offre la possibilità di tituendo i cataloghi con i siti web e con le app per dispositivi un’immersione completa, soprattutto se la sua progettazione mobili. In questo modo l’acquisto diventa più rapido e il con- riesce a creare un’atmosfera percepita come autentica dal con- sumatore può disporre di maggiori informazioni, all’interno di sumatore. Nel retail si manifesta in modo evidente ciò che Feath- un’offerta più personalizzata, interattiva e disponibile 24 ore su erstone ha chiamato «estetica della sensazione», un’estetica 24, mentre il target di riferimento passa da quello di basso sta- che stimola il corpo facendo leva sull’immediatezza e sulla non- tus socio-economico tipico dei cataloghi cartacei a quello el- riflessività dell’attore sociale e che trasforma l’esposizione della evato e cool del commercio online, che richiede un certo grado merce in uno spettacolo coinvolgente e multisensoriale. di alfabetizzazione informatica. L’e-commerce rappresenta il 27 La sostenibilità ionato i sistemi della moda; il secondo riguarda l’evoluzione del Infine, se considerati insieme, il tema delle nuove forme modello di consumo. di globalizzazione e quello della digitalizzazione rivelano Negli ultimi decenni la moda industriale ha fatto ampio ricorso l’improcrastinabilità di un’altra questione di fondo che riguarda alla delocalizzazione produttiva che ha garantito ampi mar- tutto il sistema industriale e anche il settore moda, quella della gini per investire nell’immagine dematerializzata, incarnata dal sostenibilità ambientale, sociale ed economica dei processi pr- brand e messa a valore da un accentuato processo di finan- ogettuali, produttivi, commerciali. Si tratta di un tema che molte ziarizzazione. Questo è stato vero a ogni livello della piramide delle imprese più dinamiche hanno messo in cima alla loro del mercato, dai segmenti più elevati del lusso, dove si posizio- agenda, poiché sta diventando un ambito nel quale è possibile nano i brand storici della moda moderna, come Armani, Valen- giocarsi la competitività dell’impresa stessa, soprattutto se essa tino, Gucci, a quelli cosiddetti di mass market, dove si trovano è collocata negli strati medio-alti della piramide della moda. oggi alcuni dei marchi più popolari, come Zara, H&M, Mango. Il L’adozione di strategie sostenibili si presenta alle imprese dei principale risultato di tali processi può essere considerato come sistemi moda più avanzati come una possibile risposta a due un certo effetto di democratizzazione, ma, nello stesso tempo, complessi processi che hanno messo in discussione gli equilibri tali risultati hanno portato con sé anche alcuni effetti collaterali consolidatisi nel corso del XX secolo. Il primo è legato alle con- che spiegano l’interesse per il tema della sostenibilità anche seguenze della globalizzazione e al modo in cui essa ha condiz- nel campo della moda. In particolare il consolidamento a livello 28 planetario di un sistema industriale di fast fashion ha comporta- diffuso e concentrato su base distrettuale, questo insieme di to lo sfruttamento di ingenti risorse ambientali, e l’inquinamento fattori ha prodotto conseguenze rilevanti. In primo luogo la de- dei terreni e dei corsi d’acqua provocato dai concimi e additivi localizzazione ha portato con sé effetti di rottura delle forti soli- chimici utilizzati per le coltivazioni intensive. Inoltre, la delocaliz- darietà e interdipendenze tra imprese appartenenti agli stessi zazione produttiva nei paesi a basso costo del lavoro ha com- distretti e la crisi di quegli operatori economici più fragili nella fili- portato lo sfruttamento del lavoro manuale di operai pagati con era territoriale, sostituiti dai competitor più vantaggiosi nei paesi salari insufficienti e sprovvisti di qualsiasi tutela sociale e sinda- di delocalizzazone. cale. Infine, l’abbondante offerta di marchi e di pubblicità che La struttura a cluster geograficamente localizzati del sistema vengono presentati come veicoli di mondi valoriali e stili di vita produttivo italiano, però, sembra avere in sé le potenzialità per desiderabili produce una sorta di saturazione dell’immaginario, ricostituire le solidarietà di filiera, sebbene in una logica non nel quale non c’è più spazio per alcun nuovo significato as- più lineare, e riattivare le relazioni tra gli stakeholder, compresi sociabile a prodotti di moda, tutti già proposti e pre-interpretati i consumatori e le istituzioni di governance del territorio. I primi dalle sofisticate campagne di comunicazione di tutti i brand, portatori di interessi al benessere e alla soddisfazione personale alla disperata ricerca di tratti originali che consentano loro di e comunitaria, i secondi di istanze di salvaguardia dell’ambiente distinguersi dai concorrenti comune e della qualità del lavoro come risorsa collettiva per il Per il sistema moda italiano, fondato su un tessuto produttivo tessuto sociale. Emerge dunque in modo evidente il nesso tra 29 un’economia con un’organizzazione geograficamente localizza- percorse: il design della moda sostenibile è giunto a un livello di ta come quella italiana e l’agenda culturale della sostenibilità. maturazione che lo rende adeguato ai segmenti cosiddetti luxu- Le strategie con cui le imprese e le istituzioni affrontano tale ry della piramide del mercato della moda. Questo ha comporta- agenda possono venire ricondotte a due grandi famiglie, quelle to delle conseguenze nella struttura stessa delle collezioni, che che si basano sull’innovazione tecnologica e quelle che pun- incorporano materiali e processi di produzione ecologicamente tano sul design come fattore di cambiamento sociale. Molto e socialmente sostenibili e allo stesso tempo un’attenzione al spesso innovazione e design convivono. Innovazione e cambia- contenuto estetico che le rende compatibili e concorrenziali con mento possono partire da uno qualsiasi dei diversi stadi della le collezioni dei più innovativi marchi di ricerca, abbandonando filiera: la coltivazione e estrazione delle fibre tessili, il ciclo di vita così quell’estetica eccessivamente naturalista e anticonsumis- del prodotto, i suoi usi, lo smaltimento. tica che aveva caratterizzato le prime stagioni del fenomeno Nel design si intrecciano due tipi di processi, da un lato e che ancora si incontra in alcuni segmenti della moda sos- un’attenzione alla dimensione estetica dei prodotti e ai signi- tenibile. Quando il design si ripropone come strumento per af- ficati storici e culturali che essi incorporano; dall’altro una rif- frontare questioni legate al miglioramento delle performance dei lessione finalizzata al miglioramento tecnico e strutturale delle prodotti e alla tutela di ambiente e rapporti sociali, esso si co- performance dei prodotti stessi. Quando il design si applica ai niuga e contamina con la ricerca e l’applicazione di innovazioni temi della moda sostenibile, entrambe queste direzioni vengono tecnologiche. In questo caso, il progetto può focalizzarsi su dif- 30 ferenti stadi della filiera produttiva, dallo stadio della coltivazione ed estrazione delle fibre, attraverso il ciclo di vita e le modalità d’uso del prodotto, fino alle strategie per lo smaltimento finale. Qualunque sia la strategia adottata, tutti gli operatori convengono che per favorire la sostenibilità è fondamentale promuovere la differenza e la varietà di interventi, progetti e iniziative, la valorizzazione delle diversità, di cui il multiforme mercato della moda è ricchissimo. 31 32 33 HAI DETTO DATI? Pietro Leo IBM Executive Architect & GBS Global Technology Programme Manager IBM Academy of Technolgy 34 “Cos’è uno snippet? E’ una porzione minima di un testo (due o tre frasi) in un documento analizzato da un software di analytics”. La crescita esplosiva dei social media in tutte le varie forme dai blog, ai forum online ai piccoli o grandi social network come Facebook o Twitter e molti altri canali di interazione e discussione offre a tutti noi, utenti della rete, una platea incredibilmente ampia e ricca per condividere punti di vista ed opinioni relativi ad eventi, prodotti e servizi. Praticamente tutti i settori di industria sono interessati da questo fenomeno e, in generale, @pieroleo - 23.09.2013 questi dati, oggi sempre più spesso definiti “Big Data”, possono costituire una ricca fonte informativa per rendere più efficienti ed efficaci le nostre organizzazioni. Questa ricerca ha voluto indagare le opportunità che i dati possono fornire alle industrie in generale ed in particolare alla fashion industry italiana approfondendo due contesti di rilievo come le relazioni tra moda & tecnologia e quella tra moda & business, analizzando i riferimenti a questi due ambiti nelle discussioni pubbliche presenti sui social media nell’ultimo anno e mezzo. 65 milioni Tutti i numeri della ricerca 65.000.000 di documenti indicizzati 20.134.958 tweet (inglese) 151.476 di documenti intercettati dalle query 112.000 tweet (italiano) 31.849 documenti analizzati 91.609 snippet estratti 51.561 snippet classificati 24.800 snippet analizzati 151 mila 20 milioni 35 112 mila 51 mila 24 mila 91 mila 30 mila 36 Per la prima relazione l’obiettivo è stato quello di indagare e dar luce a fenomeni di interesse che legano, nell’eco delle discussioni, il mondo della moda e quello della tecnologia. Si è voluto scrutare in entrambe le direzioni: come la tecnologia viene percepita e se è un “influencer” nel contesto delle discussioni ascrivibili al mondo della moda e, viceversa, se la stessa tecnologia potrebbe beneficiare di una rinnovata linfa creativa da parte del mondo della moda per migliorare, ad esempio, la user experience dei consumatori degli stessi prodotti tecnologici. Nel caso della seconda relazione si è voluto indagare l’eco suscitato nelle discussioni sui social media relativamente a questioni legate all’efficienza e all’efficacia del business del comparto e in generale l’eco che suscitato da differenti azioni/strategie e fenomeni aziendali. Il percorso di indagine si è sviluppato analizzando un ampio insieme di interviste effettuate ad un panel di oltre 40 esperti del settore con l’obiettivo di far emergere le problematiche e i concetti-fenomeni di maggiore rilevanza in 37 riferimento agli ambiti esaminati. In seguito, è stata effettuata un’analisi dei social media per analizzare l’eco in diverse decine di milioni di discussioni (in lingua italiana) a partire dagli stessi concetti-fenomeni isolati dalle interviste. L’analisi sui social media è stata effettuata seguendo varie prospettive e tecniche di indagine utilizzando strumenti di Social Analytics avanzati in grado di classificare ed organizzare i testi ed estrarre i concetti di interesse, effettuare varie misure comparative degli stessi, tracciare mappe concettuali, rappresentare e caratterizzare tendenze ed intercettare nuovi topic e ulteriori argomenti emergenti, analisi del sentiment e della polarizzazione. Sono state rappresentate conversazioni sotto forma di rete di relazioni, con particolare focus al canale Twitter, ed utilizzate metriche tipiche della teoria dei grafi per identificare influencer, community e temi che hanno riscontrato maggiore interesse. L’analisi ha anche incluso l’utilizzo di innovativi sistemi di analytics messi a punto recentemente da parte di IBM Research per la lettura psico-linguistica dei tweet che hanno l’obiettivo di ricostruire i profili psicologici considerando il linguaggio e i costrutti dei contenuti dei post. 38 39 METODOLOGIA 40 Concettualizzazione degli obiettivi di indagine Questa fase ha avuto l’obiettivo di definire la direzione strategica dell’indagine e caratterizzare nel dettaglio gli argomenti e le ipotesi di ricerca. Si è voluto, in particolare, adottare un modello di concettualizzazione e indagine guidato dal crowd cercando di far emergere le stesse ipotesi di lavoro, gli interrogativi e i punti di vista da scrutare nelle discussioni considerando viste di esperti longitudinali e specialistiche del comparto fashion. Sono state realizzate oltre 40 interviste condotte durante la settimana della moda di Milano (dal 18 al 23 Settembre 2013) ad un panel piuttosto diversificato che includeva esperti del settore e blogger specializzati. L’analisi delle interviste ha permesso di isolare oltre 200 “concetti di interesse” che sono stati utilizzati come sonde per acquisire - dai social media - discussioni di potenziale interesse rispetto agli obiettivi dell’indagine. Nello stesso tempo, per un primo livello di classificazione, filtro, aggregazione e misurazione della popolarità degli argomenti e temi contenuti nelle discussioni sono stati considerati 32 brand, organizzati in 6 cluster business-oriented, come proposto nella pagina successiva. 41 Concettualizzazione e identificazione dei need Oltre 40 interviste a esperti del fashion, blogger, influencer Modeling vengono considerati circa 200 key concept dalle interviste Definizione di un range di domande chiave per indirizzare l’investigazione nelle aree principali Modello di analisi Vengono selezionati 32 brand I brand vengono catalogati in 6 cluster business oriented Vengono formulate 15 issue/temi principali per catalizzare l’analisi Analytics tool Analisi - analisi dei social media - Social Network Analysis -Omniprofile -Analisi predittiva e statistica Big Data analytics workbench Scoperta e osservazione di temi cruciali nella fashion industry. Raccolta dei findings e firmulazione delle conclusioni connesse alle domande chiave. Estratti ed analizzati >65M di documenti rilevanti da Blog, Forum, News, microblogs etc. da content social pubblici generati in italiano durante gli ultimi 15 mesi L’indagine si è sviluppata in quattro fasi principali, quali:1) Concettualizzazione degli obiettivi di indagine, 2) Costruzione di un modello di analisi; 3) Business Analytics; 4) Raccolta di findings ed osservazione dei fenomeni e delle tendenze. 42 Nell’ambito della metodologia di lavoro, i riferimenti ai brand hanno giocato il ruolo di catalizzatori delle affermazioni considerate per le analisi e catturate con i concetti sonda emersi dalle interviste al panel di esperti. In particolare, sono state isolate e considerate, per l’analisi, tutte quelle affermazioni che citavano e/o erano in prossimità linguistica rispetto ai brand sonda. I cluster prima citati hanno fornito un ulteriore livello di aggregazione e di misura dei fenomeni osservati (e.g. contesti di business e/o organizzativi). Costruzione di un modello di analisi L’analisi ha avuto sia l’obiettivo di misurare e valutare i riferimenti nelle discussioni relative ad un panel di argomenti/temi di interesse sia l’obiettivo di scoprire e misurare tendenze e nuovi concetti/temi che eventualmente emergevano nel periodo temporale di riferimento (1 luglio 2012 – 30 Settembre 2013). 43 Acquisiti Emergenti Fatturato Innovazione Quotabili Quotati Bulgari Angelo Bratis Bottega Veneta Apple Armani Cucinelli Fendi Fausto Puglisi Coin VF Corporation Calzedonia Ferragamo Gucci Francesca Liberatore Geox Diesel Prada Loro Piana Ludovica Amati Gruppo Miroglio Dolce&Gabbana Pucci Mauro Gasperi Luxottica Ermenegildo Zegna Valentino MSGM Safilo NUDE Tod’s Stella Jean Versace 1) Acquisiti (Aziende acquisite da gruppi multinazionali), 2) Emergenti (Brand che hanno partecipato per la prima volta alla Fashion Week nel 2012 o 2013)3) Fatturato (Principali aziende per fatturato)4) Quotabili (Aziende identificate da opinion leader e studi di settore come prossime alla quotazione) 5) Quotati (Aziende quotate) 6) Innovazione (aziende tecnologiche con prodotti o servizi dedicati al mondo della moda). 44 La tabella a fianco propone la lista dei temi rintracciati e misurati nelle discussioni nei contesti dei brand e dei cluster di business prima citati. Per ogni tema, sono stati individuati i casi più interessanti e le parole chiave utili a intercettare le conversazioni in rete. Business Analytics Questa fase ha avuto l’obiettivo di analizzare le discussioni attraverso vari strumenti di analisi linguistica avanzati per misurare i riferimenti ai temi individuati nel modello di indagine così come isolare potenziali nuove tendenze ed argomenti e/o punti di vista e findings di interesse. In particolare, l’analisi è stata effettuata su un dataset (vedi figura 3) contenente discussioni pubbliche raccolte ed acquisite da parte di content provider leader nel settore. Gli strumenti di analytics hanno permesso di esaminare il dataset attraverso varie propsettive e tecniche di indagine. In particolare sono stati usati strumenti di Social Analytics quali: - Text Analysis, in grado di classificare ed organizzare i testi ed estrarre i 45 I temi rintracciati e misurati nelle discussioni 46 concetti di interesse, effettuare varie misure comparative degli stessi, tracciare mappe concettuali, rappresentare e caratterizzare tendenze ed intercettare nuovi topic e ulteriori argomenti emergenti. Analisi del sentimenti e della polarizzazione. - Social Network Analysis per rappresentare relazioni e conversazioni sotto forma di rete di relazioni, con particolare focus al canale Twitter, e di utilizzare delle metriche tipiche della teoria dei grafi per identificare influencer, community e temi che hanno riscontrato maggiore interesse. Sono state inoltre utilizzati innovativi sistemi di analytics per la lettura psicolingistica dei tweet - messi a punto recentemente da parte di IBM Research - che hanno l’obiettivo di ricostruire i profili psicologici considerando il linguaggio e i costrutti dei contenuti dei post. Raccolta di findings ed osservazione dei fenomeni e delle tendenze L’ultima fase ha avuto l’obiettivo di utilizzare gli strumenti di Business Analytics per individuare findings ed osservazioni di interesse nel dataset di 47 Il dataset ha incluso complessivamente oltre 65 milioni di discussioni scritte in lingua italiana e prodotte nel periodo luglio 2012- Sett analisi e misurare fenomeni e tendenze rilevanti ricorrenti nelle discussioni. L’approfondimento l’esame delle discussioni ha avuto 2 obiettivi esplorativi principali: a) fornire una vista complessiva e longitudinale dei temi di in- teresse e della loro distribuzione sui vari canali di discussione digitale cogliendo anche eventuali nuovi potenziali temi che hanno acquisito popolarità nel periodo di riferimento; b) approfondire alcuni aspetti e tematiche specifiche individ- uando ed analizzando le discusisoni per isolare opinioni e punti di vista circa metodi di acquisto, l’internazionalizzazione o il tema della sos- 2013, provenienti da decine di migliaia di message board (forum online), blog, e news in aggiunta a discussioni pubblicamente condivise su alcuni social network pubblici cone Twitter e Facebook. I posti e i commenti sono stati analizzati e segmentati in accordo del modello di analisi ed estratti i passaggi testuali rilevanti o snippet, che tipicamente contengono il riferimento ad opinioni e commenti puntuali. L’analisi si è quindi tenibilità oltre che approfondire i diversi punti di contatto tra tecnologia e concentrata nell’esaminare e pesare gli moda. snippet testuali per far emergere temi e tendenze di interesse. 48 49 UNA SETTIMANA IN VETRINA 50 41 persone intervistate Sette giorni al di qua di una vetrina in via della Spiga, dentro il quadrilatero della moda, per tutta la durata della #MFW ad “ascoltare” la moda, ad essere parte della moda. Il team Social 24 interviste di IBM ha intervistato gli attori di una settimana di fashion, dai blogger agli economisti, per catturare le tematiche chiave dalla viva voce e dal live twitting dei protagonisti e rilanciarle nell’universo dei social media come parole chiave per essere scandagliate dai software di analisi. E non solo: ne è nata una carrellata di commenti e di considerazioni che rappresentano il lato qualititativo della ricerca e la fotografia in tempo reale di un universo sempre più ricco di sfaccettature. 51 52 53 #IDATISONOFASHION 54 Parole, numeri, reti “Utilizzare i social media ci consente di avere l’interesse dei consumatori che non stanno necessariamente nel nostro bacino d’utenza, i social media ci permettono la circolazione di informazioni molto più varia e in diverse direzioni ed in aggiunta abbiamo che la rete non dimentica, tutto resta fissato nel tempo.” L’indagine dei social media ha considerato diverse decine di miloni di discussioni provenienti da migliaia di sorgenti, pubblicate nel periodo dal 1 luglio 2012 al 30 settembre 2013. In totale sono state prese in considerazione circa 260,000 conversazioni*. Sono stati considerati diversi canali di discussione digitali, come i blog e i forum/community online, ma anche considerate discussioni presenti su grandi social network come Twitter e Facebook. Chiara Campione, Greenpeace *ll dataset analizzato, contenente discussioni pubbliche, è raccolto ed acquisito da parte di content provider tra i leader mondiali del settore. 55 Twitter News, blog, forum* I 112,000 tweet sono stati analizzati nell’ambito della SNA (Social Network Analysis) che offre un panorama diverso e graficamente immediato sulla relazione tra gli attori delle conversazioni e tra le conversazioni stesse. Tutti gli altri canali sono stati analizzati in base al modello sviluppato per questa ricerca che, filtrato, ha prodotto circa 31,000 conversazioni. tweet snippet *Facebook All’interno della categoria “forum” si trovano anche gli snippet afferenti a Facebook. 56 Le immagini raffigurano sia la distribuzione delle discussioni nei 6 cluster che raggruppano i brand, sia la distrubuzione delle stesse in accordo ai temi e concetti di interesse. Il fashion diventa mainstream (le discussioni si spostano da “uno a molti” a “molti a molti”). I dati dimostrano, inoltre, un cambiamento nelle modalità di discussione e nella scelta dei canali durante il periodo analizzato: i post sui blog hanno presentato una diminuzione dal 42,9% al 30,2% a fronte di una crescita del canale Forum da 8,6% a 21,8%. 57 Brand “Acquisiti” e “Quotabili” dominano la conversazione I brand del fashion considerati dal modello di analisi sono stati raggruppati in 6 diversi cluster e i gruppi “Acquisiti” e “Quotabili” sono stati citati in più della metà dei casi (55%). Non “solo” fashion “Stili”, “Sharing Economy” e “Materiali” sono i temi che hanno generato più discussioni. “Sharing Economy”, “Sostenibilità” e “Tecnologia”, in genere poco correlati al mondo fashion, rappresentano ben il 31% delle conversazioni. 58 Reti di conversazioni e reti di contenuti La prospettiva teorico-metodologica della Social Network Analysis (SNA) offre un’interessante alternativa di indagine che pone l’accento sulle relazioni tra gli attori e che offre metriche per individuarne centralità e rilevanza rispetto alla comunità di riferimento. L’analisi delle reti sociali è una metodologia sviluppatasi negli anni ’30 a partire dai contributi di Jacob Levi Moreno. Qualche decennio è passato e la SNA ha conservato il suo appellativo Social, a ricordo della sua origine, anche se ha trovato applicazione in tutti quei settori dove si vogliono visualizzare ed analizzare relazioni ed interdipendenze tra individui o meno. Twitter ha alcune peculiarità che lo fanno preferire ad altri social network per un’analisi SNA based: - Tutte le conversazioni sono pubbliche, non esistono pagine o gruppi privati - Piattaforma di microblogging per eccellenza si presta molto ad essere cas- 59 sa di risonanza e diffusione per contenuti innovativi - Molto utilizzata per il coverage di eventi (live tweeting) - I 140 caratteri a disposizione portano alla sintesi e all’utilizzo spinto di hashtag - Attira pubblici specifici -La sua struttura relazionale permette di modellare le interazioni tra gli utenti in termini di influenza, popolarità ed attività - E’ facilmente interrogabile tramite API L’approccio scelto per le analisi proposte è quello della visual analytics piuttosto di un utilizzo spinto delle metriche proprietarie della disciplina e vuole offrire una vista d’insieme cumulativa di tutte le interazioni intercorse nell’intervallo di tempo esaminato. Due sono le principali linee di indagine: le interazioni tra utenti (reti di conversazioni) e le copresenze degli hashtag (reti di contenuti). 60 “La parola chiave è network. È importante quello che si ha attraverso le tecnologie per il semplice fatto di essere una rete di soggetti. La rete crea movimento nella circolazione delle idee, nella circolazione degli oggetti, nella circolazione delle forme, dei gusti e quindi anche di quello che ogni anno, ogni stagione, chiamiamo moda” Paolo Volontè, Politecnico di Milano I nodi nell’area centrale del grafo sono quelli maggiormente interconnessi tra di loro, che quindi creano engagement più trasversale nelle community degli utenti. I nodi più periferici sono gli influencer per nicchie marginali di utenti; hanno un seguito ed interagiscono con sub-community o pubblici specifici. All’estrema periferia gli utenti che poco o nulla hanno interagito con il nucleo centrale. 61 Le conversazioni 112.866 tweet di cui 23.734 RT 31.435 utenti unici 442.709.195 Potential reach 62 L’area centrale è presidiata dagli account ufficiali dei fashion brand, dalle fashion blogger e dai magazine di settore, tutti in grado di dialogare tra di loro e di intercettare un pubblico trasversale e condiviso. La periferia del grafo riporta alcuni utenti che catturano l’attenzione e sono ingaggiati da pubblici specifici, quali le piattaforme di e-commerce dedicate, le celebrities ed alcuni account che sfruttano in modo opportunistico l’evento mediatico per dare rilievo ai propri prodotti o servizi. 63 64 Un buon indicatore per misurare la portata di un eventuale influencer è la somma dei RT e delle mention ricevute. Nel nostro caso i 112.000 tweet si traducono in 40.812 RT e mentions, dove il 25% degli influencer copre il 15% delle interazioni totali. Nell’immagine a fianco si può osservare che determinate categorie hanno una cassa di risonanza importante in termini di engagement e che, anche partecipando marginalmente o contribuendo in misura minore alle conversazioni, godono di un ottimo rapporto (ratio) tra ingaggi effettuati e ricevuti. 65 68.4 0 Tweet pubblicati 53.1 bubble size=engagement ratio 23.9 7.3 5.7 1.2 1000 500 RT e mention ricevute 2000 66 Temi emergenti La figura rappresenta i temi emergenti lungo l’asse temporale. In particolare, è stata rappresentata l’intensità della diffusione su base trimestrale. I Jeans sono i prodotti più ricorrenti nelle discussioni sulle varie tipologie di canali analizzati; sono oggetto di Notizie, ad esempio, relative ad eventi e novità in ambito così come i Blogger commentano le nuove tendenze. Gli utenti di Forum online li citano tra i “must have”. Le scarpe sono prevalentemente oggetto di post nei Blogs mentre gli utenti dei forum online parlano di Borse e Occhiali. I Jeans e le Borse sono i prodotti più citati su tutti gli intervalli temporali monitorati. L’effetto stagionalità influenza evidentemente le discussioni. Ad esempio, in primavera ed estate, si parla di più di occhiali, tra i più citati tra gli accessori, e da aprile 2013 emerge il tema gioielli. Dallo stesso periodo emerge anche un trend in decrescita dei post in cui si parla di scarpe. 67 Jeans e borse dominano la conversazone borse jeans accessori scarpe 68 Nel design così come nella moda assistiamo a una generazione nuova di giovani talenti che mescolano in maniera abbastanza originale attività di design e stile con attività di esecuzione e organizzazione della produzione, mettendo le mani in pasta e mettendosi in gioco, dimostrando che fare le cose è un modo per pensare” Stefano Micelli, Università Cà Foscari Gli utenti dei Social Media parlano dei brand focalizzando I commenti su tematiche specifiche. I diversi gruppi di brand appaiono correlati con maggiore affinità ad argomenti che li caratterizzano e a cui sono associati nei commenti dagli utenti dei Social. Questa figura rappresenta la correlazione tra i principali temi della ricerca e i brand analizzati. Il legame “e-commerce” – “Fatturato” conferma la rilevanza di questo canale per il reparto Moda. I social riconoscono, inoltre, la relazione tra aziende più innovative e temi di avanguardia, come “tecnologia” e “sharing economy”. 69 Gli “Acquisiti” sono più sensibili alla “Sostenibilità”, gli “Emergenti” puntano all’estero 70 Metodi d’acquisto “Le ragazze fanno business molto meglio dei maschi sui social network, perché sanno condividere”. 1 italiano su 10 è interessato a confrontarsi con gli altri quando si tratta di shopping. L’acquisto si conferma un attività sociale. Le discussioni legate a modalità di acquisto dei prodotti sono ampiamente presenti: in almeno il 10% dei passaggi testuali analizzati si discute e/o si cerca il confronto con altri Alberto D’Ottavi, Blomming utenti circa le modalità di acquisto dei prodotti offerti dai brand considerati. I riferimenti riguardano sia metodi di acquisto tradizionali (riferimenti a punti vendita, outlet e spazi di vendita in genere) che modalità digitali (eCommerce). I marchi quotati sono più bravi a creare brand experience nei negozi? I riferimenti alle modalità di acquisto si osservano in prossimità dei brand appartenenti al cluster “Acquisiti”. I riferimenti a Spazi Commerciali avvengono in prossimità dei brand del cluster “Quotati” e quelli relativi all’ecommerce al cluster dei brand appartenenti al “Fatturato”. 71 Modalità di acquisto e i brand analizzati 1 italiano su 10 condivide i propri acquisti Dall’e-commerce al social commerce. Per i brand una occasione da sfruttare, ma in modalità social. Ovvero, non si tratta tanto di product placement puro, quanto di stimolare la condivisione sull’esperienza di acquisto e “tutto quanto fa spettacolo” attorno al prodotto. 72 “Se intendiamo il negozio come luogo di comunicazione, si nota un grande cambiamento di questa comunicazione, che oggi è diventata molto più relazionale... la modalità con cui un’impresa si racconta nello spazio retail è un osservare dei valori dell’impresa”. Valeria Iannilli, Politecnico di Milano Lo spazio di vendita, il negozio, diventa sempre di più un luogo multiculturale. Oltre alla vendita e alla comunicazione, elementi inerenti a qualsiasi spazio commerciale, il recente e crescente aumento di informazione/aspettative/ potere da parte dei clienti ha fatto emergere, tra i diversi brand del fashion, la necessità di arricchire l’esperienza di chi decide di visitarli. Interazione, eventi, valori, percorsi narrativi, comunicazione, relazione, incontro. Ecco alcuni dei temi più citati nelle conversazioni sugli spazi commerciali che abbiamo avuto con diversi esperti del mondo della moda. Nel contesto dei riferimenti a Spazi Commerciali sul canale Blog si citano “negozi” e modalità di presentazione dei prodotti come le “Capsule Collection”. Sui forum emergono termini come “Outlet” e “grandi magazzini”. Una polarizzazione delle conversazioni che indica una tendenza da parte dei blogger di replicare i concetti e contenuti promossi dai brand stessi, mentre chi utilizza i forum si concentra su alternative di acquisto generaliste come gli outlet e i grandi magazzini. 73 I blog sono “istituzionali”, i forum aiutano a trovare gli sconti 74 “Il nostro obiettivo è integrare punto vendita, mobile, e-commerce e far vivere un’unica esperienza al cliente. Tutti i sistemi e processi aziendali vanno cambiati per supportare l’omnichannel”. Argomento per esperti Alegra O’Hare, Reebok - siti di comunicazione e condivisione annunci e novità Di e-commerce si scrive più in maniera uni-direzionale che bi-direzionale, il che rispecchia una situazione in cui un numero limitato di persone che ha know-how e influenza serve come catalizzatore di notizie e discussioni. Tra le sorgenti e piattaforme che più ospitano discussioni sull’e-commerce troviamo: - testate gioralistiche e blogs che si occupano di moda - siti di Tecnologia per la condivisione di informazioni sulla nascita di nuovi siti di e-Commerce, sui servizi offerti e sulle caratteristiche tecniche da considerare in fase di realizzazione. Il social e la strada. Come nelle vie delle città, il fake si fa presente sui social La presenza nelle discussioni di riferimenti a siti di e-commerce che pro- 75 pongono prodotti falsi e siti “pirata” è piuttosto diffusa e si riscontrano prevalentemente in prossimità dei cluster di brand “Acquisiti” e “Quotati”. Le conversazioni unidirezionali sull’e-commerce 76 Made in Italy (internazionalizzazione) Tranquilli: Il “Made in Italy” vende (e venderà ancora, la rete conferma) Il brand “Italia” affascina tutto il mondo e pochi settori dell’economia sono così strettamente legati al “Made in Italy” come la moda. Capire i valori, concetti e atributi associati alla moda italiana diventa, quindi, fondamentale per chi ha intenzione di giocare un ruolo rilevante in questo mercato. L’uso dell’espressione “Made in Italy” e delle sue varianti linguistiche è diffusa nelle discussioni analizzate, ed è stata osservata in almeno il 5% dei passaggi testuali considerati. La moda italiana, inoltre, conferma anche nei social la sua potenzialità in termini di business: i due cluster che corrispondono a più del 60% delle citazioni sono “Fatturato” e “Acquisiti”, a dimostrazione del fatto che il Made in Italy genera un importante giro d’affari e che – anche per questo - attrae investimenti dall’estero. 77 Chi sfrutta meglio il “Made in Italy” che vende e attrae 78 Il “Made in Italy” fa bene allo spirito (e al business) L’analisi della polarizzazione delle discussioni, negativa o positiva, nel periodo osservato mostra una tendenza verso l’asse positivo: circa il 30% dei passaggi testuali in cui ricorre l’espressione “Made in Italy” è tendenzialmente positiva a fronte del circa 8% di passaggi negativi. Settembre 2012, Febbraio 2013 e Luglio 2013 In corrispondenza di questi tre periodi si notano significativi aumenti del volume delle discussioni, soprattutto quelli positivi. Negli ultimi due anche i picchi negativi sono rilevanti. 79 Il sentiment del “Made in Italy” 80 Qualità, creatività, eleganza sono sempre gli elementi che identificano il Made in Italy (ma si affacciano anche la contraffazione e la crisi) Ancora una volta le conversazioni social rappresentano in maniera chiara e diretta gli argomenti che sono legati al fashion italiano: gli atributi che più generano commenti positivi sono legati alla creatività, qualità, eleganza e valore che i marchi riescono a creare e comunicare. Tra gli aspetti negativi troviamo l’impatto della crisi economica, la contraffazione e le acquisizioni da parte di gruppi stranieri, che sono state viste come una perdita di capitale intellettuale per il paese. Il tema della sostenibilità appare in entrambi i casi: con commenti positivi legati ad accordi firmati, ad esempio, con il Ministero dell’Ambiente, ma anche negativi quando si è toccato il tema delle sostanze tossiche ancora utilizzate nella produzione dei capi. 81 Il sentiment trova parole specifiche per esprimersi (#idatisonofashion appunto...) Come si traduce “Made in Italy” nelle parole sui social media? :-) :-( Sostenibilità (accordo Eleganza (delle collezioni) tra Gucci e il Ministero Fama (al via la MFW) dell’Ambiente) Creatività (cover limited edition per Galaxy S3) Serietà e Qualità (riconosciute anche all’estero: Fausto Puglisi nuovo direttore creativo di Ungaro) Sostanze tossiche (sfida di Greenpeace a 15 case di moda sulle sostanze tossiche nelle produzioni) Contraffazione (La GdF chiude due siti di prodotti contraffatti) Crisi (espressa anche nello stile delle sfilate con modelli a “spalle larghe”) Pregio (linea eco-luxury by Gucci) Valore (Collezione P/E di Stefania Belsito realizzata a mano da sarte italiane) Potenzialità (Armani ospita la sfilata di Stella Jean per dare spazio a giovani talenti) Acquisizioni (LVMH acquisisce ance Loro Piana) Condanne (i casi D&G e Marzotto) Finzione (le griffe preferiscono concorrenti cinesi e non si produce in Italia) Fatica (il lavoro manuale è “duro”, i tirocinanti abbandonano) 82 Sostenibilità “La parola sostenibilità forse è più chiara se la pensiamo come un dialogo continuo con tutti coloro che sono influenzati o hanno interessi nelle attività di un’azienda. Non è un punto di arrivo, è un percorso.” Marco Ricchetti, Sustainability Lab Siate sostenibili Il tema della “sostenibilità” con riferimenti a progetti, iniziative, eventi di tipo sostenibile, che mirano ad avere un impatto sociale e favorire la qualità attraverso il contributo artigianale, è stato osservato in circa il 7% del totale dei passaggi testuali considerati. Una percentuale decisamente rilevante che conferma l’importanza crescente di questa tematica sui canali social che sono particolarmente attenti ai temi etici (in senso lato) e decisamente propensi a promuoverli e condividerli (o viceversa a condannarne la mancanza o l’aspetto esclusivamente e palesemente commerciale). La nuova equazione economica infatti deve fare i conti con la trasparenza (attenzione è un processo a due vie: i clienti sono gli ambasciatori del brand tanto quanto lo sono le persone che lavorano per quel brand) 83 La “Sostenibilità” è evocata in ben il 7% di tutti gli snippet analizzati 84 La sostenibilità fa bene al pianeta (e anche alla brand reputation) I riferimenti al tema della sostenibilità sono maggiormente associati a discussioni in cui sono coinvolti brand appartenenti ai cluster “Acquisiti” e al cluster “Fatturato”. Il contributo del tema “sostenibilità” alla percezione positiva dei brand è molto più alto della media se confrontato con gli altri criteri presi in considerazione per la ricerca. Si arriva a un 69% di impatto positivo aggiuntivo per gli “Acquisiti” e a un +40% per il gruppo “Fatturato”. La sostenibilità si conferma tra i principali quesiti ai quali i brand della moda devono rivolgere la loro attenzione. 85 Quando una brand reputation si dice sostenibile 86 Tecnologia “I nuovi artigiani sono tecnologici. I makers mescolano il saper fare con la tecnologia” I riferimenti a temi tecnologici sono maggiormente associati a discussioni in cui sono coinvolti brand appartenenti ai cluster “Quotabili” e al cluster “Fatturato”. Analizzando i contenuti dei passaggi testuali emergono 3 tipologie di legami Stefano Micelli, Università Cà Foscari tra tecnologia e il mondo della moda: a) New User Experience: nelle discussioni trovano eco nuove iniziative che puntano a migliorare l’esperienza dei consumatori all’interno dei punti vendita avviate da vari brand, così come l’utilizzo dei canali digitali visti come nuovi punti di contatto tra i brand e/o designer e i consumatori finali. b) Technology Influencer: qui rientrano discussioni che fanno riferimento ad iniziative di alcuni brand che puntano a relazionarsi con quella sempre più ampia ed influente tech-culture generation, così come trovano eco nelle discussioni iniziative riguardanti l’adozione di nuovi materiali ad alto contenuto tecnologico e con caratteristiche innovative o semplicemente i 87 riferimenti all’esplorazione di nuovi cromatismi derivanti dal mondo dell’elettronica. c) Design di New Tech: in cui i temi nelle discussioni fanno riferimento ad iniziative dove il mondo della moda sta contribuendo o si propone, in qualche modo, a migliorare la stessa tecnologia rendendola certamente più ergonomica o seplicemente cool e desiderabile. Le tecnologia cita “Quotabili” e “Fatturato” 88 Social network analysis fashion & technology Si nota la presenza importante di hashtag che fanno riferimento ad altre piattaforme social diverse da Twitter, la fa da padrone Instagram, con i suoi hashtag-mantra (#instacool, #instagood, #picoftheday, #instafashion), meno citato ma comunque tra i più utilizzati Pinterest altro social dedicato alla pubblicazione e diffusione di foto e immagini. Ancora di rilievo hashtag quali #blog e #fashionblogger, a loro volta in relazione con il cluster precedente anche grazie al concetto ponte #outfit. Nota a parte per #chiaraferragni, una delle più seguite fashion blogger, che merita un hashtag dedicato. #app, #iphone, #ecommerce sono altri termini centrali nella rete di contenuti a testimonianza della stretta correlazione del sistema moda con il mondo della tecnologia e delle piattaforme a supporto dei canali di vendita e promozione. 89 La rete di relazioni tra moda e tecnologia 90 “Il tessuto nel passato ma anche oggi ha una forte componente di storia dell’arte” Margherita Rosina, Museo del Tessuto Fondazione Tecnologia e temi innovativi generano commenti positivi. Il “tradizionale” non è di moda. “Tecnologia” e temi innovativi come “Arte” e “Sostenibilità” sono quelli che influenzano maggiormente il sentiment positivo nei post analizzati. Contenuti tradizionali lo influenzano decisamente meno. Ratti Un esempio? Le “Celebrità”, che generano praticamente la stessa percentuale di commenti positivi e negativi. 91 Il sentiment attorno ai temi della moda. (percentuali di commenti positivi in verde, negativi in rosso) 92 Omniprofile la personalità social dei brand L’analisi delle discussioni sui social media offre ai brand nuove opportunità per comprendere con maggiore profondità ed immediatezza argomenti e punti di vista dei clienti. Il semplice ascolto o l’analisi ed interpretazione del mood verso uno specifico prodotto/servizio, una gamma di prodotti o servizi o un intero brand ha dimostrato la sua l’efficacia, per vari settori di industria, nell’ampliare gli elementi a disposizione supportare decisioni a vari livelli aziendali. In aggiunta a questi strumenti di analisi, nell’ambito della ricerca, sono stati sperimentati innovativi metodi di analytics avanzati, ideati nei laboratori di IBM Research, che puntano a fornire nuove interpretazioni delle discussioni ricavando ulteriori insight misurando l’uso del lessico usato in chiave psico-linguistica. Questi strumenti permettono di caratterizzare specifici tratti e caratteristiche di natura psicologica, utilizzando come base il modello teorico “Big 5” postulato da McCrae e Costa, tratti di natura socio-motivazionale basati sui lavori dello psicologo Shalom Schwartz, e tratti di tipo sociale, basati sui modelli studiati da Maslow, 93 gerarchia delle necessità e modelli di Kevin Ford nell’ambito di modellazione dei lavori delle esigenze dei consumatori. Queste nuove possibilità permettono non solo di estendere la gamma interpretativa ed informativa offerta dai testi, ma mirano ad aiutare a comprendere aspetti motivazionali degli argomenti discussi. La figura della pagina successiva fornisce una vista complessiva del risultato di analisi psico-linguistica dei tweet prodotti dai vari account dei brand considerati organizzati visivamente in accordo ai vari tratti, calcolati per ciascun brand. E’ interessante notare come emergano significative similitudini tra i cluster di analisi e segmentazione definiti dalla ricerca e la distrubuzione dei profili psico-linguistici dei tweet dei brand. Questo avviene sorprendentemente per tutti i raggruppamenti con un modesto numero di scostamenti. 94 95 96 Comparando specifici account è possibile cogliere ulteriori curiosità e propsettive qualitative dei tipo di lessico usato nelle discussioni. Ad esempio, confrontando il lessio degli account @stefanogabbana e @dolcegabbana, corrispondente al confronto in termini quantomeno teorici al modo di esprimersi di un designer rispetto a quello del brand, in questo caso per il primo il tratto di personalità più marcato risulta essere l’estroversione e l’amicalità, nel secondo l’apertura mentale e un atteggiamento coscienzioso. @stefanogabbana è spinto da driver motivazionali e necessità quali l’idealismo, l’eccitazione, la distanza. I driver che emergono dall’analisi di @dolcegabbana sono quelli dell’armonia e della curiosità. 97 @Stefanogabbana @dolcegabbana 98 E’ interessante anche notare le similitudini tra i tratti ottenuti dall’analisi di account dei designer che risultano essere tra loro più simili rispetto agli account dei brand. Come è il caso di @stefanogabbana verso @fausopuglisi i quali condividono un buon numero di tratti, specie quelli legati alla personalità. 99 @Stefanogabbana @faustopuglisi 100 Intriganti elementi emergono nel confronto tra i tratti di celebrità rispetto a brand a cui le prime sono in qualche modo legate o in generale sono notoriamente in relazione. E’ il caso degli account di Haifa Wehbe e di Roberto Cavalli (@haifawehbe e @robertocavalli). In questo caso i tratti relativi alla pesonalità e ai bisogni e motivazioni sono differenti ma vi è un significativo legame sui tratti relativi ai valori. 101 @haifawehbe @robertocavalli 102 103 APPENDICE: UN’ALTRA DIMENSIONE DEI DATI 104 I dati delle cose Esiste un’altra dimensione dei dati che, sull’onda del fenomeno delle smart cities, può essere considerato a tutti gli effetti sia una componente dell’universo fashion (dove vive la moda off-line se non nei quadrilateri dei centro-città o negli shopping mall?) sia una componente del flusso social perché, nonostante venga generato da fattori esogeni, entra a far parte delle discussioni quando veicolato attraverso le piattaforme come, in questo caso, Twitter. Durante la #MFW 2013 abbiamo posizionato dei sensori di rumore presso la nostra postazione in via della Spiga e comunicato in tempo reale i dati e gli scostamenti via Twitter. Per dimostrare cosa? Che dati come quelli di affluenza, di “traffico”, di successo o meno di un evento possono essere dedotti in modo diverso rispetto all’impressione soggettiva e condivisi in modo social a beneficio dei player del settore, ma anche degli amministratori delle città a vantaggio delle loro politiche di gestione degli spazi pubblici. 105 Che suono ha la moda? La misurazione in tempo reale di via della Spiga e la condivisione via Twitter 106 Crediti & ringraziamenti Questa ricerca è stata progettata, sviluppata, realizzata dai team di IBM Italia, IBM Research & IBM Human Centric Solution Center in collaborazione con Modacult/Università Cattolica del Sacro Cuore. I team di ricerca: IBM Italia: Piero Leo, Antonella Vaccina, Tiago Bueno, Alessandro Zonin IBM Research: Michelle Zhou, Liang Gou, Susan Crow, Fei Wang, Jeffrey Nichols IBM Human Centric Solution: Christel Amato, Anthony Hervé, Frederic Chanson Il team Social di IBM Italia “The Cave” Università Cattolica del Sacro Cuore: Emanuela Mora, Ivana Pais, Marco Pedroni Progetto grafico interno IBM con la collaborazione di Ogilvy&Mathers. Fotografie: Morgana Stell, Grazia Aversano, Franco Cavalleri/IBM. 107 Si ringrazia per la disponibilità e la partecipazione durante la Settimana della Moda: Alessandro Balossini, Raffaella Banchero, Enrica Banti, Lorenza Branzi, Veronica Benini, Eros Bernardi, Sara Bongiorni, Sabrina Bussolati, Patrizia Calvia, Chiara Campione, Paolo Canali, Francesca Carravieri, Luisa Casanova Stua, Maria Flora Cestelli, Simona Chiappa, Giovanna Ciotti, Fabrizio Cosi, Beppe Cova, Luca De Fino, Luisa Della Morte, Alberto D’Ottavi, Sergio Gaddi, Lara Emracora, Federico Faravelli, Pino Farinotti, Francesca Fedrizzi, Bianca Ferrari, Cristina Forlani, Mimi Kung, Valeria Iannilli, Luca Leoni, Carla Lunghi, Maurizio Macagno, Marta Maineri, Luca Mascaro, Giovanna Mascheroni, Antonio Mecca, Stefano Micelli, Alessandro Mininno, Marta Monaco, Federico Monti, Francesco Morace, Nicoletta Morozzi, Beatrice Mosca, Alegra O’Hare, Antonio Pangallo, Francesca Parviero, Paola Pernigotti, Marco Pozzi, Umberto Prunotto, Charlie Rapino, Jolanda Restano, Marco Ricchetti, Roberto Rizzoli, Margherita Rosina, Luciana Rota, Damiano Saggioro, Silvia Mazzucotelli Salice, Elisabetta Sancassani, Sara Sampietro, Cecilia Spanu, Marita Spera, Irina Torgovitzkaja, Silvia Uslenghi, Barbara Vegetti, Paolo Volonté, Giovanna Zambelli, Gloria Zanatorello. 108 109 © Copyright IBM Corporation 2013 November 2013 All Rights Reserved IBM, the IBM logo and ibm.com are trademarks or registered trademarks of International Business Machines Corporation in the United States, other countries, or both. If these and other IBM trademarked terms are marked on their first occurrence in this information with a trademark symbol (® or ™), these symbols indicate U.S. registered or common law trademarks owned by IBM at the time this information was published. Such trademarks may also be registered or common law trademarks in other countries. A current list of IBM trademarks is available on the Web at “Copyright and trademark information” at ibm.com/legal/copytrade. shtml Other company, product and service names may be trademarks or service marks of others. References in this publication to IBM products and services do not imply that IBM intends to make them available in all countries in which IBM operates. 110