Burt Bacharach italiano - Klaus Savoldi Bellavitis

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Burt Bacharach italiano - Klaus Savoldi Bellavitis
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15-01-2010
20:51
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AGENDA
IL CONCERTO
di EDILIO RUSCONI
Q
uest’anno a Milano sotto
l’albero di Natale in piazza
Duomo, alto ben 42 metri,
Giovanni Terzi, assessore comunale
ai grandi eventi, ha realizzato un
suo grande sogno; regalare ai milanesi il concerto di Burt Bacharach.
Il concerto è stato splendido e commovente nonostante le condizioni
proibitive del tempo che hanno obbligato Burt a suonare il pianoforte
con i guanti e hanno fatto rinunciare all’orchestra di 35 elementi il
tradizionale smoking richiesto dall’artista.
Risultato della serata: artisti, organizzatori e pubblico soddisfatti
quanto intirizziti, poiché nulla ha
pregiudicato il raffinatissimo excursus musicale di oltre sessant’anni di successi dell’ultimo
chansonnier del Novecento.
Nemmeno il dolore alla schiena di
Burt ha nuociuto alla qualità dell’esecuzione, dolore che sarà presto
risolto in questi giorni con una delicata operazione chirurgica, che, a
causa dei suoi 81 anni, preoccupa
non poco i suoi fan di tutto il
mondo.
Milano ha quindi ricevuto il suo regalo musicale grazie anche a chi si
è alacremente impegnato nell’organizzazione dell’eccezionale evento.
Una particolare menzione è dovuta
ad Andrea Lavezzoli, segretario
dell’assessore, che ha coordinato
giorno e notte musicisti, logistica e
tecnici del palco sotto l’implacabile
morsa del freddo.
Bacharach, con il suo carisma, minuta e delicata figura, ha più volte
espresso soddisfazione per il concerto e il suo sincero amore per
l’Italia che a suo dire corrisponde
con grande sincerità e calore.
Ma avviciniamoci di più all’epicentro personale e musicale di Bacharach raccontando la conferenza
stampa di palazzo Marino dove
erano presenti, oltre alla splendida
moglie Jane, il collega compositore
e cantante Klaus Savoldi Bellavitis
che si è guadagnato l’appellativo di
“Bacharach italiano” e Claudio Novelli, presidente del Burt Bacharach
Fan club italiano.
Non appena Burt entra in sala, tutti
i presenti rimangono ammutoliti in
quanto si percepisce l’inadeguatezza di porre banali domande. Davanti a loro si staglia infatti una
figura gentile, riservata ma dalla
imponente cultura. La sua sola presenza rappresenta oltre mezzo secolo di arte, musica e spiritualità.
Se si dovesse fare un film sulla
vita di Bacharach, da che momento della sua vita potrebbe iniziare e con che episodio potrebbe
terminare?
«Comincerebbe
da
bambino
quando verso i dieci anni mia
madre mi fece disamorare della
musica, ma io egualmente iniziai a
comporre precoci canzoni che nessuno ascolterà mai e lo farei termi-
In conferenza stampa. Burt
Bacharach con Giovanni Terzi,
assessore agli eventi del
Comune di Milano
Sulle note di Bacharach
In piazza Duomo l’artista americano, genio della melodia
e dell'armonizzazione, e un’orchestra di 35 elementi hanno scaldato
il pubblico nonostante le temperature sotto zero
nare con il culmine della mia carriera, il periodo cioè in cui Hollywood mi ha dato grande spazio nei
film. Ad oggi comunque sono stati
già realizzati musical a Broadway
sulla mia vita».
Secondo lei l’industria discografica è ancora in grado, come ai
suoi tempi, di avere una mission
più “art oriented” e meno “marketing oriented”? Pensa che si
tornerà mai ad un clima di maggiore “attenzione” e rispetto per
la qualità artistica?
«Temo di no, l’industria con la crisi
si è chiusa in se stessa e non predi-
lige altro che risultati
economici senza rispetto per la qualità dei
contenuti artistici. Se
fossi nato in questi anni
ho la certezza che le
mie canzoni non avrebbero avuto successo. Ad
esempio se avessi composto solo dieci anni fa
“Alfie” non avrebbe
venduto un solo disco».
Non crede sia comunque compito dell’artista includere
nella propria musica valori estetici, umani e filosofici?
«Dovrebbe essere così, ma così non
è. Il pubblico non cerca quel tipo di
contenuto e dalla musica richiede
sempre più intrattenimento, distrazione e fruizione “superficiale”.
Solo l’artista può, con il suo esempio di vita e la sua umanità, rappresentare dei valori. In questo modo i
testi delle canzone verranno percepiti come realmente sinceri e profondi, tanto profondi quanto risulta
essere il suo esempio di vita».
Un grande nome del panorama
itaiano di oggi?
«Sicuramente Mario Biondi, una
grande presenza e una voce imponente».
Il suo rapporto con l’Italia?
Bacharach incontra il suo
“collega” italiano Klaus
Bellavitis con il produttore
discografico Roberto Scarano
«Adoro sinceramente l’Italia e il
suo calore, qui mi sento davvero a
casa e sento apprezzamento nei
miei confronti a differenza di altri
Paesi europei, dove ho suonato in
teatri con migliaia di posti con la
sala mezza vuota. Una volta mi è
capitato in un teatro francese di
avere solo 700 presenze su 3.000,
cose simili non succedono negli
Stati Uniti o in Italia».
Prossimi progetti?
«La mia massima aspirazione oggi
è fare un Natale con tutta la mia famiglia riunita. Alla mia età essere
ancora autonomamente in grado di
viaggiare e suonare è un grande
dono che adesso voglio dedicare
alla mia famiglia. I miei figli sono
la più alta espressione artistica della
mia vita».
L’ARTISTA
Una voce
che scalda
il cuore
L’ottantaduenne tre volte
premio Oscar, Mr. Burt
Bacharach, è sicuramente uno
dei compositori di musica
popolare più importanti del
ventesimo secolo, allo stesso
livello di nomi quali George
Gershwin o Irving Berlin. Le
sue sofisticate produzioni
toccano i più svariati generi, dal
cool jazz, al soul, alla bossanova brasiliana fino al pop
tradizionale, e coprono un arco
di tempo di ben quattro decadi.