2.24.1 Marta Marzotto - COMPAGNIA DEI MEGLIOINSIEME
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2.24.1 Marta Marzotto - COMPAGNIA DEI MEGLIOINSIEME
BREVIARIO PER UNA VECCHIAIA CONSAPEVOLE / CONDIVISIONI /Marta Marzotto/ pagina 2.24.1 (versione 1) “EMOZIONATA E GRATIFICATA DALLA VITA SI’, MA RESA FELICE NO: NON NE HO AVUTO IL TEMPO!” di Marta Marzotto (*) Nata a Reggio Emilia nel 1931, figlia di un casellante ferroviario e di un’operaia, di cognome Vacondio prima del matrimonio di fiaba con l’erede di una famosa dinastia di industriali (che la porta ad avere cinque figli e il titolo di contessa) Marta Marzotto, raggiunta la venerabile età di 85 anni, ha deciso di aggiornare la sua precedente autobiografia. Insieme alla giornalista Laura Laurenzi dà alle stampe “Smeraldi a colazione” (Cairo Editore) dove si racconta di un’epoca (la Prima Repubblica) che ha ormai seppellito quasi tutti i suoi protagonisti, tranne lei. °°° Sandro Pertini, Renato Guttuso, Lucio Magri, Umberto Marzotto, Ciriaco De Mita, Bettino Craxi…Amici, amanti, mariti: Marta Marzotto li rievoca tutti con tenerezza. A 85 anni si dice fiera della sua “faccia da squaw” e con l’autoironia che è sempre stata il suo elisir di giovinezza sogghigna alla battuta di Roberto d’Agostino: “Non baciate la Marzotto. Vi attacca le rughe!”. Giura di essersi arresa alle lusinghe del lifting soltanto in un’occasione (“Era un periodo buio”): non lo rifarebbe più. Mentre da ragazza non si apprezzava un granché (“Troppo magra, longilinea, con qualcosa di selvatico e nulla di mediterraneo”) adesso si piace “un sacco” così com’è, tanto da dedicare il nuovo libro a se stessa! °°° Il mémoir ripercorre le diverse stagioni della sua vita. Quella del matrimonio con Umberto Marzotto, caratterizzata da una mondanità ancora castigata ed incontri “altolocati” (come quello con Ernest Hemingway, Francisco Franco, Ranieri di Monaco, Onassis…), ma fondamentalmente contrassegnata da una grande insoddisfazione (tanto che Giuseppe Berto - che di depressione se ne intendeva!- le consiglia di andare a farsi dare una “controllatina" dal suo psicanalista di fiducia). E poi quelle che la vedono diventare la protagonista delle lunghe e molli notti romane. °°° “E’ stata Roma e non la psicanalisi a salvarmi, a guarirmi!” dichiara sicura Marta Marzotto. E prosegue: “Non era più la città della Dolce vita, ma quella di De Chirico, Sciascia, Moravia, Elsa Morante, Rossellini, Visconti. E naturalmente di Renato Guttuso”. Con Renato Guttuso (che la chiama “la mia dolce libellula d’oro”) Marta Marzotto si sente rinata: è uscita finalmente dalla crisalide! Sono entrambi coniugati, però il severo PCI - di cui Guttuso militerà fino all’ultimo in qualità di BREVIARIO PER UNA VECCHIAIA CONSAPEVOLE / CONDIVISIONI /Marta Marzotto/ pagina 2.24.2 (versione 1) intellettuale “organicissimo”! - accetta la relazione. Addirittura nelle feste dell’Unità i militanti comunisti la chiamano confidenzialmente “la compagna bionda”! Poi lei si invaghisce di Lucio Magri, uomo affascinante e dal curriculum politico decisamente “sofferto” (prima DC, poi PCI, quindi tra i fondatori de Il Manifesto, PDUP, infine di nuovo PCI). “La nostra storia - ricorda - fu una storia importante, che durò dieci anni. Diceva di amarmi. La verità è che amava solo se stesso”. Il ritratto di rivoluzionario vanesio che ne viene fuori dopo la rottura è impietoso, addirittura troppo: “Quella di Lucio era un’intelligenza cattiva, feroce. E’ come se rimproverasse al mondo che il suo sogno di essere accanto a Che Guevara non si era mai avverato (…) Amava la tavola apparecchiata con tovaglie preziose e ricamate, e le stoviglie dovevano essere sempre d’argento”. Nel 2011, poco prima che Magri, profondamente prostrato, decidesse di morire in Svizzera con suicidio assistito Marta Marzotto fu sul punto di telefonargli, dopo tanto tempo. Però non ci fu verso: gli impegni mondani glielo impedirono… °°° Nel suo ultimo libro Marta Marzotto confessa che il letto è ancora il suo regno. Ma ormai per farci le telefonate, le parole crociate, i solitari (“un modo intelligente per rilassare il cervello nella solitudine” le aveva suggerito Renato Guttuso). Ogni giorno si fa ancora stirare le lenzuola di lino con il ferro a vapore passato fumante direttamente sul materasso! Continua a ritenere che l’ambra le “porti sfiga” e che i gioielli non vadano indossati a cena ma a colazione (“perché di notte tutte le collane sembrano uguali”). °°° Le capita spesso di piangere. Soprattutto quando le viene di pensare alla ressa di fatti e persone che affollano il suo passato, ed in particolare quando pensa ad Annalisa, la figlia morta a soli 32 anni. Si domanda se sia mai stata felice, e si risponde impietosa: “Emozionata, gratificata sì, ma felice no!”. Non crede in Dio: al massimo arriva a credere alla reincarnazione. (Sull’argomento Alberto Arbasino, ricordando le serate trascorse con lei, ha detto: “Il nostro segreto? Era che ci divertivamo a morte! E chi si è tanto divertito andrà in Paradiso. Anche se corre voce che non esista…”). A Laura Laurenzi, che per sette lunghi anni l’ha seguita nel progetto dell’autobiografia, ha confidato di ritenersi immortale: “Se proprio devo morire - le disse un giorno - quel giorno arriveranno gli scienziati della Nasa e mi squarteranno per vedere come sono fatta dentro, per esaminare i circuiti, i microchip, le schede, l’hard-disk. Capire che animale strano che ero, e svelare il mistero di questa infinita energia che mi porto dentro”. (*) Considerazioni tratte da articoli di Marco Cicala e Laura Laurenzi apparsi su Il Venerdì di “La Repubblica” del 17.6.2016, in occasione dell’uscita dell’autobiografia di Marta Marzotto.