c`è Lucky!!!

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c`è Lucky!!!
Scuola Primaria “Istituto Casa San Giuseppe”
Suore Vocazioniste
Meno male che c’è Lucky!!!
La missione del W.F.P. in Madagascar
Classe IV
Maestre: Cristina Iorio – M. Emanuela Coscia
È il 19 febbraio 2011 e sembra una giornata come
tante altre.
Suona la sveglia per William che, aperti gli occhi,
sorride vedendo il sole romano entrare dalla finestra.
Si alza dal letto, seguito dal suo fedele Lucky che
ha molta fame, e tutti e due vanno a fare colazione.
Una ciotola di croccantini per Lucky e, da buon
inglese, un delizioso tè con un goccio di latte per
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William. All’ improvviso squilla il telefono: il capo
del W.F.P. lo avvisa che Bingiza, un fortissimo
ciclone, ha spazzato via molti villaggi in
Madagascar.
William, senza nemmeno finire di bere il tè, pensa ad
avvisare i suoi compagni di squadra del W.F.P.
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Dopo qualche squillo, Elisabeth finalmente risponde,
sbadigliando: «Prontooo!!» - e, dopo aver
riconosciuto la voce di William, aggiunge - «ma lo
sai che ore sono qui a New York? È notte
fonda!».
«Scusa per averti svegliata, ma è un’emergenza: c’è
stato un fortissimo ciclone in Madagascar e
dobbiamo subito riformare la nostra squadra per
portare cibo ed acqua nei villaggi distrutti» - le dice
William.
«Ma è terribile! Preparo subito la mia roba e
prendo l’aereo per Roma» - esclama Elisabeth.
«È meglio vederci direttamente a Dubai, perché lì c’è
il deposito del W.F.P più vicino al Madagascar» dice William.
«Ok, ci vediamo lì. Avviso io Nicolas: a Parigi, in
fondo, è già giorno e di sicuro sarà in laboratorio a
lavorare con le sue provette da chimico».
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William telefona anche a Ivan che, riconoscendo il
suo numero, gli risponde facendogli uno scherzetto e,
tappandosi il naso, dice: «Questa è la segreteria
telefonica di “Ivan il Terribile”, se volete lasciate un
messaggio e forse, prima o poi, vi richiamerò».
William conoscendo il carattere scherzoso di Ivan
non ci casca e, dopo qualche secondo, gli racconta
cos’è successo in Madagascar e lo prega di arrivare
il prima possibile a Dubai: con l’aereo, da Mosca,
non ci vuole poi tanto.
Per finire di ricomporre la squadra, William telefona
in Brasile a Paulinha, che è un’ abile aviatrice, ed
al palermitano Salvatore, un esperto in dieta
alimentare .
Il giorno seguente si ritrovano tutti alla base del
W.F.P. di Dubai.
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Grazie alle informazioni raccolte da William da
alcuni suoi colleghi malgasci, la squadra capisce
quali alimenti portare in Madagascar. Siccome in
ogni container è possibile trasportare solo 35
tonnellate di cibo, William decide di portare 10
container. Salvatore, dopo aver studiato quali siano i
cibi che i malgasci mangiano di solito e quelli di cui
hanno più urgente bisogno, indica quali quantità per
ogni alimento caricare nei container:
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130 tonnellate di cereali
60 tonnellate di legumi
20 tonnellate di olio
70 tonnellate di farina
15 tonnellate di zucchero
15 tonnellate di sale
10 tonnellate di latte
30 tonnellate di acqua
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La squadra è ormai pronta e, dopo aver caricato
sulla nave i container, parte.
La navigazione procede tranquilla ma, nella notte,
qualcosa si “muove”.
Mentre tutti dormono Lucky, con il suo udito, sente
un fruscio proveniente dal mare e dà l’allarme
abbaiando. Tutti si svegliano e vedono due motoscafi
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pieni di pirati armati che si stanno avvicinando alla
nave per rubare il carico.
La squadra del WFP, presa dal panico, corre da
una parte all’altra per verificare dove siano i pirati e
vede i due motoscafi girare veloci intorno alla nave.
Sente che non c’è via d’uscita e ne è atterrita. I
motoscafi si fermano ai lati della nave e si preparano
ad assaltarla. Tutti sono in silenzio, solo Lucky
abbaia.
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Ad un certo punto a William viene un’idea: corre ai
comandi della nave e, con una serie di strambate, crea
delle onde che fanno allontanare i motoscafi.
William grida:” Ed ora avanti a tutto motore!”, e
la nave sfreccia via lasciando indietro i pirati che,
arrabbiati, iniziano a sparare, ma inutilmente: la
nave del W.F.P è già lontana.
Scampato il pericolo tutti si abbracciano contenti e
ringraziano William che, con la sua intuizione e il
suo sangue freddo, è riuscito a salvarli.
Il giorno seguente arrivano al porto di Tamatave,
dove i colleghi malgasci di William li stavano
aspettando con ansia avendo saputo della loro
“avventura” con i pirati.
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William, Elisabeth, Ivan, Nicolas, Paulinha,
Salvatore e il fedele Lucky, contenti di essere
finalmente in Madagascar, scendono dalla nave
mentre degli operai caricano, con delle gru, i
container sui camion per portarli agli abitanti di
Tamatave ed Antsohihy.
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Guidando verso i villaggi, la squadra del W.F.P.
vede le conseguenze del ciclone Bingiza: campi
agricoli allagati, alberi sradicati e con rami spezzati,
villaggi interi distrutti, case senza tetto.
I sopravvissuti, preoccupati, vanno alla ricerca dei
loro cari di cui non hanno più notizie e cercano anche
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di recuperare ciò che è rimasto intatto nelle loro
abitazioni.
Nei loro occhi si legge una grande tristezza e tanta
paura, ma anche rabbia perché la furia del ciclone ha
distrutto tutto quello che avevano.
Dopo tre ore di cammino arrivano al villaggio di
Tamatave, dove la Protezione Civile Internazionale
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ha già allestito una tendopoli e la Croce Rossa un
ospedale da campo in cui vengono curati i feriti.
La squadra del W.F.P. parla col responsabile della
Protezione Civile Internazionale per sapere quanti
siano i sopravvissuti di quella zona, per dividere bene
l’intero carico.
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Gli abitanti dei villaggi sono felici perché il W.F.P
è finalmente arrivato ed ha portato il cibo necessario
a sfamare tutti.
I bambini dei vari villaggi si avvicinano alla
squadra del W.F.P. incuriositi.
Arrivati ad Antsohihy, dopo aver scaricato i viveri,
ad un certo punto Ivan va verso il camion e ritorna
dai bambini con uno zaino che tutti guardano stupiti.
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Ivan lo apre e, sorpresa delle sorprese, tira fuori
tante barrette di cioccolata che distribuisce loro.
I bambini saltano dalla gioia e lo ringraziano
abbracciandolo. Allo stesso tempo Nicolas tira fuori
dal suo zaino un pallone ed inizia a fare due tiri con
loro.
Quando William, Elisabeth, Paulinha, Ivan e
Salvatore li vedono, si avvicinano e propongono di
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fare una vera partita di calcio. Con gli zaini segnano
le estremità delle porte: inizia la partita!
Tutti giocano con allegria e per un po’ dimenticano
la catastrofe vissuta.
Finita la missione, la squadra del W.F.P. si
prepara a ripartire.
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È dispiaciuta di andar via, ma felice perché ha
aiutato, ancora una volta, le persone in difficoltà.
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