Addio a Shevardnadze, padre della Perestroika
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Addio a Shevardnadze, padre della Perestroika
RASSEGNA STAMPA UNISANNIO 08/07/2014 Indice Il Mattino 1 3 Confindustria – Mataluni, il mandato bis s’inaugura con Squinzi L’analisi – Quelle critiche tutte anti Sud Ottopagine 5 Apice – I versanti saranno oggetto di studio dell’ateneo sannita Corriere della Sera 6 8 9 L’analisi – Flessibilità e rigore tanti errori ed equivoci L’analisi – Lavoro ai giovani, il sogno di un’estate aperta L’inchiesta – Donne, in Italia il lavoro paga di più ma la differenza con gli uomini aumenterà La Repubblica Napoli 11 12 L’opinione – Quanti soldi sprecati negli atenei napoletani L’opinione – Policlinico a Scampia, idea malsana e dispendiosa Il Sole 24 Ore 13 13 14 Storia - Addio a Shevardnadze, padre della Perestroika Lettere – La scarsa puntualità costa davvero caro al Pil del nostro Paese PA – Province, i dipendenti per ora non si spostano WEB MAGAZINE IlQuaderno.it Provincia Benevento. Il 28 settembre si volta pagina: Decideranno i partiti ed i comuni sanniti più grandi A fine luglio Bill De Blasio a S. Agata de’ Goti PAGINA / 0 UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO RASSEGNA STAMPA UNISANNIO PAGINA / 1 08/07/2014 Estratto da pag. 27 e 29 UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO PAGINA / 2 UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO RASSEGNA STAMPA UNISANNIO PAGINA / 3 08/07/2014 Estratto da pag. 1 e 50 UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO PAGINA / 4 UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO RASSEGNA STAMPA UNISANNIO 08/07/2014 Estratto da pag. 19 3 PAGINA / 5 UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO RASSEGNA STAMPA UNISANNIO PAGINA / 6 08/07/2014 Estratto da pag. 1 e UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO PAGINA / 7 UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO RASSEGNA STAMPA UNISANNIO PAGINA / 8 08/07/2014 Estratto da pagina 6 UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO RASSEGNA STAMPA UNISANNIO PAGINA / 9 08/07/2014 Estratto da pagina 5 UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO PAGINA / 10 UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO RASSEGNA STAMPA UNISANNIO PAGINA / 11 08/07/2014 Estratto da pagina X UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO RASSEGNA STAMPA UNISANNIO PAGINA / 12 08/07/2014 Estratto da pagina X UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO RASSEGNA STAMPA UNISANNIO 08/07/2014 Estratto da pagina 18 1928-2014 Addio a Shevardnadze, padre della Perestroika Fu Gennady Gerasimov, portavoce del ministero degli Esteri, ad annunciare nel 1987 l'esistenza di una "Dottrina Sinatra", chiamata così per un motivo del cantante americano: "My Way". Sembrò una battuta. Era l'enunciazione di un pilastro ideologico della Perestroika e allora non si capì - l'inizio della fine dell'impero: a quel punto anche la fine dell'Urss sarebbe stata questione di tempo. Per la prima volta con quella dottrina si riconosceva che i Paesi satelliti europei avevano il diritto di scegliere la loro strada: una volta venivano usati i carri armati, da quel momento ciascuno avrebbe fatto liberamente a modo suo. Fu Eduard Ambrosevich Shevardnadze, morto ieri, l'uomo che impose la rivoluzione diplomatica a un politburo sempre più spaventato dai cambiamenti. La Polonia aveva incominciato qualche anno prima. Ma tutti i Paesi dell'Est avevano iniziato a dare segni d'impazienza. La Perestroika, nata come ristrutturazione economica e applicata nella totale revisione della politica estera sovietica, è attribuita a Mikhail Gorbaciov. Forse il vero padre, o quanto meno il motore, è stato Eduard Ambrosevich Shevardnadze. Prima di Gorbaciov a Mosca, fu lui ad avviare in Georgia, della quale era diventato segretario del partito, le prime riforme economiche e una durissima campagna contro la corruzione dei quadri. È per questo che fu chiamato a Mosca. Quando Gorbaciov gli affidò il monumentale ministero degli Esteri, molti pensarono che avesse scelto l'uomo sbagliato. Senza conoscere molto del mondo fuori dalla Georgia, Eduard Ambrosevich andava a sostituire Andrey Gromyko, "Mister Niet", l'uomo che per 28 anni era stato il custode dell'impero e il sacerdote della Guerra Fredda. Come Gromyko, Shevardnadze fu il perfetto interprete della sua breve ma intensa epoca: evidentemente opposta a quella del predecessore. Con lui il mondo si aprì alla speranza, fu l'artefice di quello che qualche analista troppo entusiasta avrebbe chiamato "la fine della Storia". Dopo averla sfiorata al vertice di Reykjavik, quando fu proposto il pieno disarmo nucleare, si arrivò al ritiro unilaterale di 500mila mezzi corazzati dall'Europa e alla riduzione dei silos atomici. Quando i conservatori incominciarono a reagire, Gorbaciov attenuò la Perestroika. Convinto che, al contrario, le riforme andassero accelerate, Shevardnadze diede le dimissioni e tornò in Georgia. Aveva compreso ciò che a Gorbaciov era sempre sfuggito: il socialismo sovietico era irriformabile. (Ugo Tramballi) Lettere La scarsa puntualità costa davvero cara al Pil del nostro Paese Nei giorno scorsi, in vacanza a Finale Ligure, sono stato invitato a uno spettacolo in piazza. Uno spettacolo gradevole, che avrei apprezzato di più se non fosse iniziato con quaranta minuti di ritardo. Un imprevisto può succedere, ma nei quaranta minuti di attesa nessuno si è sentito in dovere di dire due parole per rassicurare e scusarsi; nemmeno negli interventi iniziali è stato detto «scusate il ritardo». Ho avuto l'impressione che il ritardo fosse considerato normale, come se il tempo (degli altri) non avesse valore. Riscontro che spesso incontri ed eventi iniziano non rispettando gli orari e con un ritardo che va al di là del "quarto d'ora accademico". Filippo Rosati Milano Gentile Rosati, concordo sulla sua osservazione generale. Ormai si può dire che le manifestazioni che rispettano gli orari previsti sono più l'eccezione che la regola. Ma per fortuna restano solidi baluardi anche senza doversi rifugiare in Svizzera: nei grandi teatri classici la puntualità è una tradizionale talmente consolidata che non fa notizia. Ma ai concerti rock viene considerato invece normale che gli idoli si facciano attendere. E nella vita comune tuttavia capita spesso che la mancata puntualità (nostra e degli altri) faccia non solo, come è ovvio, perdere tempo, ma anche mettere di malumore, far svanire un affare, far andare al vento un'occasione magari del tutto privata. La puntualità in un appuntamento è soprattutto un segno di rispetto verso le altre persone. È un dovere morale, è il mantenere un patto, è un permettere che i meccanismi sociali e del mercato funzionino al meglio. Si racconta che il massimo interprete del dovere morale, Immanuel Kant, era talmente puntuale che il parroco di Konigsberg aggiustava l'orologio del suo campanile quando vedeva il filosofo uscire di casa per la sua quotidiana passeggiata. Ma quanto costa la mancata puntualità in un paese come l'Italia? Lo hanno calcolato, ovviamente con grande approssimazione, Andrea Battista e Massimo Ongaro nel loro libro Elogio della puntualità (Ed. Giubilei Regnani, 206 pagine, 16 euro). Il dato è comunque sconvolgente: "Stimando che ogni lavoratore italiano perda in media 10 minuti al giorno per i ritardi altrui, in un anno si accumula un danno all'economia fra i 22 e i 44 miliardi di euro, come dire fra l'1,4 e il 2,6 per cento del Pil". E gli autori aggiungono: "Se a livello aziendale è facile consigliare ai manager di cominciare loro per primi a rispettare il tempo dei collaboratori, in una situazione come quella nazionale, dove è proprio dall'alto che arriva il cattivo esempio, è più difficile far capire che un miglioramento della situazione potrebbe partire anche da un piccolo sforzo individuale per essere più puntuali". Certo, non tutti i ritardi fanno perdere punti al Pil, ma non sono una bella cosa anche se fanno solo perdere la pazienza. [email protected] PAGINA / 13 UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO RASSEGNA STAMPA UNISANNIO 08/07/2014 Estratto da pagina 34 Pubblico impiego. Slitta il ridisegno di attività e organici Province, i dipendenti per ora non si spostano Avrebbe dovuto vedere la luce entro oggi la nuova geografia delle funzioni locali, chiamata anche a redistribuire fra Regioni e Comuni il personale impegnato nelle attività che le Province "leggere" dovrebbero abbandonare. I tre mesi dall'approvazione della riforma, pubblicata sulla «Gazzetta Ufficiale» il 7 aprile scorso, sono passati senza nemmeno fissare in agenda un incontro con i sindacati, tappa necessaria per arrivare agli accordi sulla redistribuzione del personale, e i tempi si allungano. I calendari elastici sono il classico effetto collaterale dell'ingorgo di decreti attuativi che accompagna il sovrapporsi delle leggi approvate, ma in questo caso l'incrocio è ancora più complesso. In gioco, infatti, c'è anche il decreto sulla Pubblica amministrazione, che fissa il principio della mobilità "libera" entro 50 chilometri dalla sede di prima assegnazione e sembra quindi aprire una via più facile per spostare i dipendenti: resta il fatto, però, che senza la riassegnazione delle funzioni su lavoro, ambiente e sugli altri settori che dovrebbero essere abbandonati dalle Province resta impossibile decidere dove e come trasferire i dipendenti. Anche perché nel frattempo il clima dei rapporti con i sindacati si sta scaldando. Ieri Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato una «mobilitazione generale del personale degli enti locali» perché le incertezze nel settore si intensificano. Tra i cronoprogrammi saltati c'è, per esempio, anche quello previsto dal comitato temporaneo fra Governo ed enti locali che dovrebbe risolvere la grana dei contratti integrativi fuori regola, e che entro giugno avrebbe dovuto preparare una nuova circolare e una direttiva all'Aran nel tentativo di evitare il danno erariale per i dirigenti e le richieste di restituzione di soldi ai dipendenti. Al momento non si è visto ancora nulla, anche perché la strada adatta a superare lo stallo che coinvolge Roma, Vicenza, Reggio Calabria e tanti altri Comuni (a Milano l'annuncio della Giunta di voler adeguare gli integrativi della Polizia locale ha originato una protesta per il 10 luglio, giorno dell'ultimo concerto di Vasco Rossi a San Siro) è quella di una revisione normativa. Intanto per domani è in calendario a Roma la manifestazione dei segretari comunali contro l'addio ai diritti di rogito scritto nel decreto sulla Pa e la loro confluenza in un ruolo unico della dirigenza abbozzato dalla legge delega. G.Tr. © RIPRODUZIONE RISERVATA PAGINA / 14 UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO