Il trattamento dell`osteoporosi da glucocorticoidi: Attualità
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Il trattamento dell`osteoporosi da glucocorticoidi: Attualità
330 Attualità Recenti Prog Med 2010; 101: 330-332 Il trattamento dell’osteoporosi da glucocorticoidi: recenti acquisizioni Anna Valentina De Marino1, Sabrina Lisi2, Margherita Sisto2, Massimo D’Amore1 Riassunto. L’osteoporosi è una malattia caratterizzata da una riduzione della resistenza ossea, da alterazioni della massa e da modificazioni qualitative e quantitative che coinvolgono sia l’osso corticale sia l’osso spugnoso. Essa può essere primitiva o secondaria, generalizzata o distrettuale, in base al coinvolgimento scheletrico. Tra le forme secondarie, quella da glucocorticoidi è la forma più comune che si manifesta indipendentemente dall’età, dal sesso e anche dopo somministrazione di dosi minime di steroidi. Summary. The treatment of the glucocorticoids-induced osteoporosis: recent knowledges. Parole chiave. Fratture, glucocorticoidi, osteoporosi. Key words. Fractures, glucocorticoid, osteoporosis. Osteoporosis is a skeletal disorder characterized by compromised bone strength predisposing to an increased risk of fractures that affects both cortical bone and trabecular bone. Osteoporosis may be either primary or secondary. Among the secondary forms, the glucocorticoid-induced osteoporosis is most common form that occurs, regardless of age, sex, and even with low doses of glucocorticoid. Introduzione L’osteoporosi è una malattia caratterizzata da riduzione della resistenza ossea con decremento della massa, rarefazione e riduzione dello spessore delle trabecole dell’osso spugnoso e assottigliamento della corticale. Nell’osso compatto tali alterazioni causano un aumento del rischio di fratture anche per traumi di piccole entità. È noto che esistono varie forme di osteoporosi: le primitive (osteoporosi post-menopausale, senile e idiopatica giovanile); e quelle secondarie a patologie sistemiche (endocrinopatie, malattie gastrointestinali, patologie epatiche, renali, trapianti d’organo, emopatie, malattie che causano acidosi) oppure secondarie a farmaci quali difenildantoina, eparina e sopratutto glucocorticoidi (GC)1. Osteoporosi indotta da glucocorticoidi L’osteoporosi indotta da glucocorticoidi è la forma più comune di osteoporosi secondaria e si manifesta, indipendentemente dal sesso e dall’età, nel 30-50% di pazienti trattati anche con dosi minime di steroidi e per periodi anche non prolungati. I glucocorticoidi riducono la densità ossea attraverso diversi meccanismi: – l’effetto inibitorio (dimostrato sia in vivo sia in vitro) sulla secrezione dell’ormone della crescita (GH), del fattore di crescita insulinosimile (IGF1), del TGFa, delle proteine morfogenetiche ossee (BMP2), con aumentata espressione – – – – – della collagenasi 3 che degrada il collagene di tipo 1 e 2 avendo, così, un effetto negativo sulla neoformazione ossea e sulla formazione della matrice2. l’inibizione della trascrizione della osteocalcina, la principale proteina della matrice ossea sintetizzata dagli osteoblasti e che promuove la mineralizzazione delle ossa; l’inibizione diretta ed indiretta degli ormoni steroidei gonadici, responsabili di un’aumentata apoptosi degli osteoblasti e ridotta apoptosi degli osteoclasti, contribuendo alla riduzione di massa ossea; la riduzione dell’assorbimento intestinale di calcio e fosforo; l’aumento secondario dei livelli di paratormone; l’incremento dell’escrezione urinaria di calcio con conseguente ipercalciuria1. La perdita di massa ossea avviene in due fasi: una precoce e una tardiva. Nella prima fase il riassorbimento osseo avviene grazie all’attivazione del sistema RANKL/OPG. Il RANK (Receptor for Activating NFkB) è una proteina degli osteoclasti la cui espressione è richiesta per il riassorbimento osseo. Il suo ligando naturale (RANK) è una proteina di transmembrana presente sugli osteoblasti, che dopo essersi legata al RANKL, induce l’attivazione degli osteoclasti maturi e la differenziazione dei precursori degli osteoclasti. Gli osteoblasti producono anche un inibitore del RANKL chiamato osteoprotegerina (OPG)3. 1Sezione Reumatologia, Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Pubblica; 2Dipartimento di Anatomia Umana ed Istologia, Università di Bari. Pervenuto il 7 aprile 2010. A.V. De Marino et al.: Il trattamento dell’osteoporosi da glucocorticoidi: recenti acquisizioni I glucocorticoidi, infatti, aumentano l’espressione del RANKL ed inibiscono la produzione dell’OPG da parte degli osteoblasti, determinando così un aumentata differenziazione ed attivazione degli osteoclasti (riducendo l’apoptosi) e una riduzione dei livelli di osteoprotegerina. La fase tardiva si realizza per inadeguata neoformazione determinata dalla ridotta osteoblastogenesi, attività osteoblastica e aumentata apoptosi sia degli osteoblasti sia degli osteociti, che determinano un rapido incremento del rischio di frattura2. L’effetto negativo dei corticosteroidi si manifesta prevalentemente a livello del compartimento osseo metabolicamente più attivo (l’osso trabecolare), mentre la massa ossea corticale si riduce in misura inferiore e più lentamente. Come conseguenza di questo effetto, saranno più precoci e frequenti le fratture in corrispondenza delle vertebre e delle coste, dove è maggiormente presente l’osso trabecolare4. L’effetto sulla riduzione di massa ossea è dose- e durata-dipendente, ma un dosaggio di prednisone ≥ a 2,5mg/die aumenta il rischio di fratture, riducendo la massa ossea anche dopo un breve trattamento. Circa un terzo dei pazienti che assumono GC per oltre 3 mesi sviluppa osteoporosi e fratture, soprattutto se si tratta di donne in post-menopausa, pazienti di età ≥65 anni, oppure se le dosi utilizzate sono elevate (≥15 mg/die di prednisone equivalente)5. Le fratture dei corpi vertebrali si presentano con un dolore acuto a livello della colonna, esacerbato dai movimenti, dalla stazione eretta e dalla manovra di Valsalva. Tale dolore è causato da un collasso più o meno completo dei corpi vertebrali. Le sedi più coinvolte sono quelle del tratto lombare e dorsale. Obiettivamente si può rilevare una deformità della colonna con ipercifosi. Nelle forme avanzate si nota una riduzione dell’altezza del paziente, mentre nell’episodio acuto si può verificare una distensione delle anse intestinali che nei casi più drammatici può provocare un ileo paralitico causato dall’emorragia retroperitoneale dovuta al collasso vertebrale6,7. L’invalidità del paziente, inoltre, innesca un meccanismo a cascata, poiché l’immobilità comporta il peggioramento dell’osteoporosi, che a sua volta induce un aumento ulteriore del rischio di fratture non solo vertebrali. Terapia È stato dimostrato che i bisfosfonati devono essere utilizzati come farmaci di primo livello in pazienti affetti da osteoporosi da glucocorticoidi ed in seconda battuta – quando questi risultino inefficaci – si può utilizzare il teriparatide associato al calcio e alla vitamina D38. I bisfosfonati sono efficaci nella prevenzione e nel trattamento della osteoporosi indotta da glu- cocorticoidi (GIOP), ma esistono nuove strategie terapeutiche. Studi sperimentali e clinici indicano che teriparatide (1-34), la porzione attiva dell’ormone paratiroideo intero (PTH), è efficace per il trattamento di GIOP, essendo in grado di indurre un aumento della massa ossea in questi pazienti. La somministrazione intermittente di PTH umano (1-34) stimola la formazione ossea, aumentando il numero degli osteoblasti . Inoltre, il teriparatide (1-34) modula il livello e/o l’attività dei fattori di crescita prodotti localmente e delle citochine. In diversi studi clinici è stato dimostrato che il teriparatide è in grado di diminuire significativamente l’incidenza di fratture in pazienti colpiti da osteoporosi da glucocorticoidi9-11. Uno studio randomizzato, controllato e in doppio cieco, ha confrontato il teriparatide alla dose di 20 microg/die con l’alendronato alla dose di 10mg/die nel trattamento dell’osteoporosi indotta da corticosteroidi. In questo studio sono stati arruolati, per una durata di 36 mesi, 428 soggetti con osteoporosi (età 22-89 anni) che avevano ricevuto ≥ 5 mg/die di prednisone equivalente per ≥3 mesi precedenti10 lo screening. Nel gruppo trattato con teriparatide si è avuto un aumento della densità di massa ossea (BMD) rispetto al gruppo trattato con bisfosfonato e a 36 mesi i risultati sono stati 11,0% versus 5,3% per la colonna lombare, 5,2% versus 2,7% per l’anca, e 6,3% versus 3,4% per collo femorale (p<0,001 per tutti). I soggetti trattati con teriparatide hanno mostrato una minore incidenza di fratture vertebrali rispetto a quelli trattati con alendronato: 3 (1,7%) su 173, versus 13 (7,7%) su 169, P=0,007 nei primi 18 mesi; mentre non vi era nessuna differenza significativa tra i gruppi nell’incidenza di fratture non vertebrali (16 [7,5%] di 214 soggetti che assumevano teriparatide rispetto a 15 [7,0%] di 214 soggetti trattati con alendronato, P=0,843)11. Attualmente non ci sono studi sull’efficacia del PTH (1-84) nel trattamento dell’osteoporosi da glucocorticoidi nonostante quest’ultimo sia entrato, da tempo, nell’armamentario terapeutico dell’osteoporosi post-menopausale in donne ad alto rischio di fratture (studio TOP, OLES). Come per il teriparatide e per il paratormone intatto, la via di somministrazione è quella sottocutanea e il picco di concentrazione plasmatica avviene, la prima, dopo 5-10 minuti, mentre la seconda si verifica dopo 1,5-2 ore. Tra gli effetti collaterali rilevati con più frequenza vi sono: nausea, dolore agli arti, cefalea e vertigini. È preferibile evitare la somministrazione in gravidanza ed allattamento. Uno studio del 2004 condotto da Vahle13 e collaboratori ha sottolineato l’importanza sia della dose sia della durata del trattamento e dell’età all’inizio del trattamento con teriparatide. 331 332 Recenti Progressi in Medicina, 101 (9), settembre 2010 Questo studio è stato condotto su ratti femmine F344 e aveva come end-point primari l’incidenza di neoplasie ossee, gli effetti sulla massa e sull’architettura ossea (valutata sia con tomografia computerizzata quantitativa, sia con isto-morfometria). In questo studio è stato documentato l’aumento significativo dell’incidenza di tumori ossei (osteoma, osteoblastoma, e osteosarcoma) nei ratti trattati con 30 µg/kg per 20 o 24 mesi, mentre alla dose di 5 µg/kg non solo non ci sono stati effetti cancerogeni, ma vi era un sostanziale incremento della massa ossea13. A causa degli elevati costi, la Nota AIFA 79 riserva l’utilizzo del teriparatide e dell’ormone paratiroideo ai pazienti con una osteoporosi severa e altissimo rischio di nuove fratture da fragilità. Questo livello di rischio è identificato dalla presenza di multiple fratture vertebrali severe o dalla comparsa di nuove fratture dopo un congruo periodo di terapia con altri farmaci. La nota prevede che un paziente può essere in nota 79 per teriparatide o paratormone se ha multiple, pregresse fratture vertebrali moderate-severe o di femore o, limitatamente a teriparatide, se sono presenti fratture pregresse moderate-severe ed il paziente è in terapia steroidea cronica. La definizione di severità di frattura è quella descritta da Genant (Nota AIFA 79). Il metodo di Genant et al.14 è definito semiquantitativo e contempla una valutazione soggettiva. In generale, una frattura lieve si caratterizza per una diminuzione dell’altezza del 20-25% dei corpi vertebrali rispetto alle dimensioni originarie. Questi valori aumentano a >25-40% per le fratture moderate e >40% per le fratture severe. Con il metodo di Genant le riduzioni dell’altezza non sono stimate rispetto a vertebre adiacenti. Ciò invece viene chiaramente richiesto nella Nota 79, senza peraltro indicare se la vertebra di riferimento sia quella sovra o quella sottostante. In mancanza di indicazioni, è autorizzato l’utilizzo o del muro posteriore della stessa vertebra o della prima vertebra integra sottostante. In quest’ultimo caso, i valori soglia sopra-indicati possono essere ragionevolmente stabiliti a 25-35%, >35-50% e >50% per fratture lieve, moderate e severe, rispettivamente. Questa interpretazione della Nota qualifi- Indirizzo per la corrispondenza: Prof. Massimo D’Amore Viale Salandra 43 70124 Bari E-mail: [email protected] ca la diminuzione in altezza >50% come deformità vertebrale severa. In conclusione, l’uso del teriparatide offre un’efficace e valida alternativa alle terapie tradizionali nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi post-steroidea. Bibliografia 1. D’Amore M, De Marino AV, D’Amore S. Le terapie dell’osteoporosi: lo stato dell’arte 2009. Recenti Prog Med 2009; 100: 393-400. 2. Di Munno O, Delle Sedie A. Glucocorticoid-induced osteoporosis and rheumatic diseases. Pathogenesis, prevention and treatment. Reumatismo 2006; 58: 11-21. 3. Marcus R. Agenti che influenzano la calcificazione e il tournover osseo. In: Goodman Gilman’s. Le basi farmacologiche della terapia. Milano: McGraw-Hill 1996: 1663. 4. Rocchietti March M, Pisani D, Aliberti G. Osteoporosi cortisonica. Minerva Endocrinol 2009; 34: 325-32. 5. Di Munno O, Delle Sedie A. 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