1 A) Il geosito comprende la rupe di Civita di Bagnoregio e la Valle
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1 A) Il geosito comprende la rupe di Civita di Bagnoregio e la Valle
DESCRIZIONE GEOSITO 13: CIVITA DI BAGNOREGIO E VALLE DEI CALANCHI A) DESCRIZIONE GEOLOGICA, NATURALISTICA E PAESAGGISTICA DEL GEOSITO Il geosito comprende la rupe di Civita di Bagnoregio e la Valle dei Calanchi, elementi rappresentativi dell’evoluzione geomorfologica dei versanti che si affacciano sulla piana del Fiume Tevere, condizionata dal contatto tra le vulcaniti del Distretto Vulcanico Vulsino ed il substrato sedimentario. Attraversato il ponte che collega l’abitato di Bagnoregio con la “Città che muore”, si può osservare, l’Ignimbrite di Orvieto-Bagnoregio che compone la rupe di Civita, la più estesa colata piroclastica del Complesso del Bolsena, messa in posto da una eruzione esplosiva avvenuta 333 ka (Foto 1). Gran parte della sezione (circa 20 m) mostra la facies scoriacea dell’ignimbrite, dall’aspetto di un tufo litoide di colore rossastro. Alla base della facies scoriacea sono presenti livelli decimetrici di ceneri e pomici a gradazione inversa, ai quali seguono un paleosuolo ed altri livelli cineritici con travertino, riconducibili, i primi, ai depositi pliniani basali della colata piroclastica ed, i secondi, a depositi ancora pliniani della più antica attività eruttiva del distretto vulcanico (Complesso del Paleobolsena, 576 ka) (Foto 2). 1 Foto 1. Rupe di Civita di Bagnoregio vista dal ponte di accesso e dalla valle sottostante. 2 Foto 2. Base della facies scoriacea dell’Ignimbrite di Orvieto-Bagnoregio. La sequenza vulcanica è sovrapposta ai depositi sedimentari dell’Unità delle Argille Sabbiose del Pleistocene Inferiore (Calabriano Inferiore), costituita da argille sabbiose e sabbie argillose di ambiente marino, mal stratificate o a stratificazione piana orizzontale. Il passaggio tra la sequenza vulcanica e quella sedimentaria è marcato da una sensibile variazione di pendenza; qui le argille del substrato danno luogo a versanti poco acclivi ed a paesaggi blandamente ondulati quali quelli che caratterizzano la Valle dei Calanchi, dove le peliti affiorano estesamente. La morfologia della valle è interrotta da versanti relativamente più acclivi a causa dell’instaurarsi di tipici fenomeni di dissesto, tra i quali i più caratteristici sono certamente le forme prodotte dall’erosione calcanchiva (Foto 3). Queste forme si possono osservare sia dalla strada che conduce alla Civita, prima di arrivare al ponte, sia dalla stessa “Città che muore”, oltre che dalla strada che corre parallela al corso del Torrente Torbido, con imbocco prima dell’abitato di Bagnoregio. I calanchi costituiscono sistemi di drenaggio molto densi e gerarchizzati in conseguenza di profonde incisioni su substrati argillosi; all’origine del fenomeno, vi sono certamente la elevata erodibilità dei depositi argillosi e le condizioni meteoclimatiche legate all’esposizione dei versanti. Nell’intorno di Civita di Bagnoregio, si distinguono due forme calanchive: una meno accentuata, caratterizzata da impluvi poco incisi delineati da creste non molto affilate, corrispondente a stati quiescenti dell’attività erosiva; una più accentuata, caratterizzata da vallecole con profilo a V e delimitate da creste molto aguzze ad andamento rettilineo, in cui è in atto un continuo approfondimento delle incisioni. 3 Foto 3. Valle dei Calanchi. Nell’intorno di Civita di Bagnoregio e nella Valle dei Calanchi si possono osservare anche altre forme di dissesto. Fenomeni di crollo e ribaltamento interessano le scarpate verticali e fessurate della facies litoide dell’Ignimbrite di Orvieto-Bagnoregio e caratterizzano la Civita, provocando lo smantellamento del perimetro dell’antico abitato. Il tipo di dissesto è agevolato dallo scalzamento delle argille da parte delle acque dilavanti alla base del bancone tufaceo; il fenomeno può essere meglio ricondotto alle frane per espansione laterale, che trovano, quale causa predisponente, la sovrapposizione di materiali rigidi fessurati, il tufo litoide, su materiali plastici, le argille del substrato. Altri tipi di dissesto sono piccole frane di colate nei terreni argillosi, versanti interessati da soliflusso ed una profonda erosione lineare presso i Torrenti Torbido e Lubriano che approfondiscono la rete idrografica nei sedimenti ad elevata erodibilità. L’insieme di questi fenomeni ha prodotto dal XVIII secolo all’attuale una notevole variazione topografica della cresta, che precedentemente univa la Civita all’abitato di Bagnoregio, e 4 produrranno in futuro l’ulteriore smantellamento del residuo lembo di tufo su cui sorge la “Città che muore”, in ragione dell’elevato valore di degradazione specifica che interessa l’area. B) DESCRIZIONE DEL RISCHIO DI DEGRADO Il geosito è compreso nell’area protetta SIC/ZPS (IT6010009) Calanchi di Civita di Bagnoregio. Non sono presenti evidenti fenomeni di degrado in atto e potenziali di origine antropica. Invece, sono emblematicamente diffusi nell’area fenomeni erosivi e di dissesto, naturale evoluzione geomorfologica dell’area, che compromettono la stabilità di Civita di Bagnoregio. Sono proprio i fenomeni della spinta erosione che costituiscono uno dei motivi caratterizzanti il geosito. C) DESCRIZIONE DEL GRADO DI INTERESSE Il geosito offre diversi caratteri di interesse di tipo geomorfologico e vulcanologico, ai quali si associano l’elevata naturalità dell’area e peculiari aspetti storico-paesaggistici. L’evoluzione geomorfologica del paesaggio a calanchi rappresenta certamente un elemento di rarità e rappresentatività, soprattutto se si tiene conto dell’interazione del fenomeno di erosione con l’abitato di Civita di Bagnoregio. Un altro elemento di interesse è l’esemplarità dell’esposizione della sezione dell’Ignimbrite di Orvieto-Bagnoregio. D) RIFERIMENTI DOCUMENTALI BIBLIOGRAFICI ENEA (1990) – Civita di Bagnoregio: osservazioni geologiche e monitoraggio storico dell’ambiente. Associazione Progetto Civita, Roma. Garofalo G. (2005) – Analisi del dissesto idrogeologico in un sito di interesse comunitario: l’esempio della Valle dei Calanchi (Bagnoregio, Viterbo). Tesi sperimentale, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Università degli Studi della Tuscia, Viterbo. Mancini M., Girotti O., Cavinato G. P. (2001) – Carta geologica della media valle del Tevere (Appennino centrale). CNR, Autorità di Bacino del Fiume Tevere e Università degli Studi “La Sapienza”, Roma. Nappi G., Capaccioni B., Mattioli M., Mancini E., Valentini L. (1994) – Plinian fall deposits from Vulsini Volcanic District (Central Italy). Bull. Volcanol., 56, 502-515. Nappi G., Capaccioni B., Renzulli A., Santi P., Valentini L. (1994) – Stratigraphy of the OrvietoBagnoregio Ignimbrite eruption (Eastern Vulsini District, Central Italy). Mem. Descritt. Carta Geol. It., 49, 41-254. Nappi G., Renzulli A., Santi P., Gillot. P. Y. (1995) – Geological evolution and geochronology of the Vulsinian Volcanic District (Central Italy). Boll. Soc. Geol. It., 114, 599-613. Nappi G. (2002) – I laghi vulcanici dell’Italia centrale: origine ed evoluzione strutturale. Bolsena International Conference Proc. 29 September – 3 October 2002, 116-128. Nappi G., Valentini L., Mattioli M. (2004) – Ignimbritic deposits in central Italy: pyroclastic products of the quaternary age and Etruscan footpaths. Field Trip Guide Book, P09 32° IGC, Florence (Italy), 20 – 28 August 2004, pp. 32. Società Geologica Italiana (1993) – Guide Geologiche Regionali, 5, Lazio. BE-MA editrice. E) EVENTUALI COMMENTI E ANNOTAZIONI AGGIUNTIVE Il geosito offre molte possibilità di carattere paesaggistico e turistico, quali, per esempio, visite all’area protetta di interesse naturalistico dei Calanchi di Civita di Bagnoregio ed all’antico abitato della “Città che muore”. 5