LIVE HEARTH

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Comunicato stampa
LIVE HEARTH – FAR VIVERE LA TERRA
Si è aperto ieri con i concerti di Sydney e Tokio il “Live Earth”, la kermesse musicale di 24 ore,
promossa dall’ex vicepresidente americano Al Gore per sensibilizzare il più gran numero
possibile di persone intorno ai grandi cambiamenti climatici, che stanno sconvolgendo
l’equilibrio della natura e mettendo in forte difficoltà la qualità e l’esistenza stessa della vita. Un
problema arcinoto, sollevato più volte, e con sempre maggiore insistenza e preoccupazione, da
tutti gli scienziati, ma, di fronte al quale, la politica delle grandi potenze industriali (in
particolare Cina e USA) si dimostra indifferente o neghittosa nel non voler assumere decisioni
che frenino i tassi di inquinamento delle loro aziende e delle loro città.
Otto i megaconcerti, svoltisi in altrettante metropoli: Sidney, Tokyo, Shanghai, Amburgo,
Londra, Johannesburg, Rio de Janeiro, New York; famosissimi gli artisti che vi hanno
partecipato: Madonna, Smashing, Pumpkins, Shakera, John Meyer, i Genesis, Spinal Tap, Red
Hot, Chili Peppers; 129 i Paesi coinvolti con altri settemila eventi; oltre due miliardi di persone
come spettatori.
Un evento indubbiamente “storico” per il suo immenso e fantasmagorico palcoscenico
internazionale, ma anche estremamente significativo per il problema che richiama. “Vi cito un
proverbio africano, dice Gore, nel suo discorso di apertura della manifestazione: Se una persona
vuole andare vicino, può farlo da solo; se vuole andare lontano deve farlo insieme ad altri”. E
conclude: “Noi ora dobbiamo andare insieme lontani e velocemente”.
Di fronte al dramma della terra gravemente ammalata, ai cambiamenti che tutti, senza essere
scienziati, avvertiamo ogni giorno nella scomparsa delle stagioni intermedie, nei forti contrasti
delle temperature, nell’aria greve e irrespirabile delle città, nell’inquinamento delle acque del
mare e dei fiumi, nelle spiagge sempre più sporche, nella scomparsa dei ghiacciai, nel deserto
che già lambisce alcune aree del sud dell’Europa, nelle sempre più frequenti inondazioni e
piogge tropicali, ecc. non possiamo non raccogliere il messaggio di questa manifestazione e
impegnarci perché le cose, d’ora in avanti, cambino prima che tutto diventi irreversibile e
drammatico: assumendo stili di vita quotidiana meno consumistici, sprecando meno le risorse
della natura, riciclando oggetti ancora in buono stato di conservazione e di funzionamento,
praticando comportamenti più austeri, parsimoniosi, sobri.
Anche la scuola può e deve concorrere a risolvere questo grande problema che pericolosamente
ci sovrasta. Non c’è ombra di dubbio che la soluzione politica è quella più immediatamente
efficace per i grandi e veloci risultati che può raccogliere. Ma, non va dimenticato che il
problema ecologico è, prima di tutto e soprattutto, culturale, etico: presuppone una visione della
vita e del mondo, un particolare modo di porsi di fronte alla natura e di sentirsi parte integrante
di essa, una graduatoria di valore tra l’essere e l’avere, tra il disporre dei beni indispensabili e il
consumare sfrenato e ostentativo di essi. La scuola, perciò, deve promuovere un’educazione
ecologista che intervenga su i principi e i valori che illuminano la vita, la presenza e l’azione
dell’uomo nell’universo, ma anche sui piccoli comportamenti quotidiani. Lo deve fare, non
attraverso discipline specifiche, ma in maniera ad esse trasversale e con insegnamenti, capaci di
incidere e modificare gli abituali stili di vita: come non buttare carta per terra, non sprecare
inutilmente oggetti e strumentazioni, praticare la raccolta differenziata dei rifiuti, respingere o
contenere i bisogni artificialmente indotti dalla pubblicità, rispettare la natura quando si va al
mare, in montagna, risparmiare energia elettrica, privilegiare l’uso del trasporto pubblico, ecc.
Sono cose piccole che, per la loro apparente piccolezza, si ha ritrosia e quasi vergogna di
elencare e proporre; ma sono cose piccole che, ripetute ogni giorno da milioni di persone,
possono sensibilmente fare affaticare di meno la terra e aiutarla a guarire da questa febbre che la
surriscalda e la spinge verso il collasso.
Se tutto ciò accadrà, questa gigantesca e colorita kermesse musicale, voluta da Gore, non sarà
passata invano perché ha aiutato a far prendere maggiore consapevolezza di questo problema, a
sviluppare un più intenso desiderio di “sentirsi in armonia con l’universo”, come ebbe a dire il
poeta Ungaretti, e noi aggiungiamo, in armonia anche con se stessi e con le generazioni che ci
seguiranno.
Riportare la terra ai suoi precedenti equilibri e splendori, rieducare l’uomo a non essere un suo
predatore e dissipatore, promuovere una qualità della vita non poggiata sulla quantità dei beni
posseduti e consumati, ma sui grandi valori ideali ed etici a cui essa si ispira e si conforma, è un
traguardo difficile, ma non impossibile, se tutti, ognuno per la sua parte di responsabilità,
andremo velocemente insieme e nella giusta direzione: quella di salvare la terra e con la terra gli
uomini, cioè ognuno di noi.
Roma, 9 Luglio 2007
La Presidenza Nazionale