LIVE HEARTH
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Federazione Istituti Di Attività Educative Via della Pigna 13/a – 00186 ROMA - Tel. 06.69880624 – 06.6791341 – Fax 06.6791097 Sito web: www.fidae.it - E-mail: [email protected] Comunicato stampa LIVE HEARTH – FAR VIVERE LA TERRA Si è aperto ieri con i concerti di Sydney e Tokio il “Live Earth”, la kermesse musicale di 24 ore, promossa dall’ex vicepresidente americano Al Gore per sensibilizzare il più gran numero possibile di persone intorno ai grandi cambiamenti climatici, che stanno sconvolgendo l’equilibrio della natura e mettendo in forte difficoltà la qualità e l’esistenza stessa della vita. Un problema arcinoto, sollevato più volte, e con sempre maggiore insistenza e preoccupazione, da tutti gli scienziati, ma, di fronte al quale, la politica delle grandi potenze industriali (in particolare Cina e USA) si dimostra indifferente o neghittosa nel non voler assumere decisioni che frenino i tassi di inquinamento delle loro aziende e delle loro città. Otto i megaconcerti, svoltisi in altrettante metropoli: Sidney, Tokyo, Shanghai, Amburgo, Londra, Johannesburg, Rio de Janeiro, New York; famosissimi gli artisti che vi hanno partecipato: Madonna, Smashing, Pumpkins, Shakera, John Meyer, i Genesis, Spinal Tap, Red Hot, Chili Peppers; 129 i Paesi coinvolti con altri settemila eventi; oltre due miliardi di persone come spettatori. Un evento indubbiamente “storico” per il suo immenso e fantasmagorico palcoscenico internazionale, ma anche estremamente significativo per il problema che richiama. “Vi cito un proverbio africano, dice Gore, nel suo discorso di apertura della manifestazione: Se una persona vuole andare vicino, può farlo da solo; se vuole andare lontano deve farlo insieme ad altri”. E conclude: “Noi ora dobbiamo andare insieme lontani e velocemente”. Di fronte al dramma della terra gravemente ammalata, ai cambiamenti che tutti, senza essere scienziati, avvertiamo ogni giorno nella scomparsa delle stagioni intermedie, nei forti contrasti delle temperature, nell’aria greve e irrespirabile delle città, nell’inquinamento delle acque del mare e dei fiumi, nelle spiagge sempre più sporche, nella scomparsa dei ghiacciai, nel deserto che già lambisce alcune aree del sud dell’Europa, nelle sempre più frequenti inondazioni e piogge tropicali, ecc. non possiamo non raccogliere il messaggio di questa manifestazione e impegnarci perché le cose, d’ora in avanti, cambino prima che tutto diventi irreversibile e drammatico: assumendo stili di vita quotidiana meno consumistici, sprecando meno le risorse della natura, riciclando oggetti ancora in buono stato di conservazione e di funzionamento, praticando comportamenti più austeri, parsimoniosi, sobri. Anche la scuola può e deve concorrere a risolvere questo grande problema che pericolosamente ci sovrasta. Non c’è ombra di dubbio che la soluzione politica è quella più immediatamente efficace per i grandi e veloci risultati che può raccogliere. Ma, non va dimenticato che il problema ecologico è, prima di tutto e soprattutto, culturale, etico: presuppone una visione della vita e del mondo, un particolare modo di porsi di fronte alla natura e di sentirsi parte integrante di essa, una graduatoria di valore tra l’essere e l’avere, tra il disporre dei beni indispensabili e il consumare sfrenato e ostentativo di essi. La scuola, perciò, deve promuovere un’educazione ecologista che intervenga su i principi e i valori che illuminano la vita, la presenza e l’azione dell’uomo nell’universo, ma anche sui piccoli comportamenti quotidiani. Lo deve fare, non attraverso discipline specifiche, ma in maniera ad esse trasversale e con insegnamenti, capaci di incidere e modificare gli abituali stili di vita: come non buttare carta per terra, non sprecare inutilmente oggetti e strumentazioni, praticare la raccolta differenziata dei rifiuti, respingere o contenere i bisogni artificialmente indotti dalla pubblicità, rispettare la natura quando si va al mare, in montagna, risparmiare energia elettrica, privilegiare l’uso del trasporto pubblico, ecc. Sono cose piccole che, per la loro apparente piccolezza, si ha ritrosia e quasi vergogna di elencare e proporre; ma sono cose piccole che, ripetute ogni giorno da milioni di persone, possono sensibilmente fare affaticare di meno la terra e aiutarla a guarire da questa febbre che la surriscalda e la spinge verso il collasso. Se tutto ciò accadrà, questa gigantesca e colorita kermesse musicale, voluta da Gore, non sarà passata invano perché ha aiutato a far prendere maggiore consapevolezza di questo problema, a sviluppare un più intenso desiderio di “sentirsi in armonia con l’universo”, come ebbe a dire il poeta Ungaretti, e noi aggiungiamo, in armonia anche con se stessi e con le generazioni che ci seguiranno. Riportare la terra ai suoi precedenti equilibri e splendori, rieducare l’uomo a non essere un suo predatore e dissipatore, promuovere una qualità della vita non poggiata sulla quantità dei beni posseduti e consumati, ma sui grandi valori ideali ed etici a cui essa si ispira e si conforma, è un traguardo difficile, ma non impossibile, se tutti, ognuno per la sua parte di responsabilità, andremo velocemente insieme e nella giusta direzione: quella di salvare la terra e con la terra gli uomini, cioè ognuno di noi. Roma, 9 Luglio 2007 La Presidenza Nazionale