La Battaglia della Vita di Charles Dickens, le piccole battaglie

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La Battaglia della Vita di Charles Dickens, le piccole battaglie
La Battaglia della Vita di Charles Dickens, le piccole battaglie quotidiane della
vita
La Battaglia della Vita: Una storia d’amore è una novella poco conosciuta di Charles Dickens,
pubblicata per la prima volta nel 1847. È il quarto dei cinque “Libri natalizi” e l’unico dei cinque
privo di elementi sovrannaturali o esplicitamente religiosi.
All’inizio degli anni quaranta dell’Ottocento Dickens si interessò al Cristianesimo Unitariano –
sebbene non si allontanò mai dall’Anglicanesimo laico- così subito dopo il suo ritorno in Inghilterra
dagli Stati Uniti incominciò a lavorare sulla prima delle sue novelle natalizie, Canto di Natale,
scritto nel 1843, che fu seguito da Le campane (1844), Il grillo del focolare (1845), La battaglia
della vita e Il patto col fantasma (1847).
Diversamente la maggior parte delle opere di Dickens la vicenda è ambientata in un villaggio della
campagna inglese senza alcun riferimento all’ambiente cittadino. Tuttavia una peculiare
caratteristica contraddistingue questo piacevole sito rurale, infatti la piccola cittadina sorge sul
campo di un’antica e sanguinosa battaglia. Benché sia passato molto tempo e, come afferma il
narratore, il ricordo di essa sia gradualmente divenuto una leggenda, alcuni personaggi spesso si
riferiscono alla battaglia come una metafora per le battaglie quotidiane della vita, da cui il titolo.
“Dico […] che il più grande favore che potreste fare a me e, credo, anche a voi stesso, sarebbe di
provare qualche volta a dimenticare questo campo di battaglia e altri che gli somigliano, per quel
vasto campo di battaglia della vita sul quale il sole splende ogni giorno.”
Alfred rivolto al dott. Jeddler
Il libro narra la vicenda di due sorelle, Grace e Marion, che vivono felicemente in un villaggio della
campagna inglese con il loro padre, il dott. Jeddler, vedovo e di buon carattere, due servitori,
Clemency Newcome and Benjamin Britain. Il dott. Jeddler ha una filosofia particolare: considera la
vita come una farsa. Egli infatti afferma che quasi nulla è degno di essere considerato importante o
serio, dal momento che tutto non è nient’altro che una burla.
“’Io non difendo la vita in generale’,aggiunse, fregandosi le mani con un sogghigno,’ è piena di
pazzie,piena di qualche cosa di peggio. Dichiarazioni di fiducia e di abnegazione e via dicendo!
Bah, bah, bah! Noi vediamo bene quel che valgono. Però della vita non si deve ridere; è un gioco
che dobbiamo giocare ed è veramente un gioco molto serio! Tutti quanti lo giocano contro di voi,
sapete, e voi giocate contro di loro.”
Il signor Snitchey discutendo con il dott. Jeddler riguardo la sua filosofia
Marion, la più giovane, è la promessa sposa di Alfred Heathfield, il protetto del dott. Jeddler, che
lascia il villaggio per completare i suoi studi. Affida Marion alla cura di Grace e promette di
ritornare per ottenere la mano di Marion.
Tre anni dopo gli avvocati Snitchey e Craggs, amici intimi del dott. Jeddler, credono che Michael
Warden, un libertino sul punto di lasciare il paese, stia per sedurre Marion e convincerla a fuggire
con lui. Una notte Clemency assiste a un incontro clandestino tra Marion e Warden, ma decide di
fidarsi della ragazza.
Tuttavia, nel giorno del ritorno di Alfred, si scopre che Marion è scappata. La sua presunta fuga
d’amore causa molto dolore sia a suo padre sia a sua sorella.
L’ultima parte della storia si svolge sei anni dopo quel fatidico giorno: Clemency Newcome e
Benjamin Britain ora sono sposati e vivono felici nella taverna che hanno aperto; il signor Craggs è
morto, lasciando solo e triste il suo partner, il signor Snitchey; il dott. Jeddler, dolorosamente
provato dall'abbandono di sua figlia, ha cambiato idea sulla vita. Inoltre Alfred, dopo aver curato il
suo cuore spezzato, ha sposato Grace e insieme hanno avuto una bambina, di nome Marion.
Nel giorno del compleanno di Marion, Michael Warden ritorna da solo al villaggio, sollevando
timori sulla morte di Marion, ma la ragazza in persona appare quella sera al tramonto e spiega la sua
scomparsa alle parti coinvolte. Si scopre che non è affatto scappata ma si è stabilita nella casa di sua
zia Martha per fare in modo che Alfred si innamorasse di Grace. Ella infatti aveva indovinato nel
cuore della sorella la lotta contro un forte sentimento nei confronti di Alfred e, per impedire a Grace
di sacrificare la sua stessa felicità per lei, era fuggita dalla loro casa.
Lacrime vengono versate e gioia e perdono regnano perché la sorella scomparsa è riunita con il
resto della sua famiglia e dei suoi amici.
“Io credo, signor Snitchey, […] che ci sono vittorie e lotte tranquille, grandi sacrifici di se stessi,
nobili atti di eroismo - ad onta di molte leggerezze e contraddizioni- […] che vengono compiuti
ogni giorno in angoli oscuri,in piccole casette e nei cuori di uomini e donne. Ciascuno di questi atti
basta a riconciliare con un mondo simile l’uomo più severo e a riempirlo di fede e di speranza in
esso, anche se i due quarti della sua popolazione fossero in guerra e un altro quarto in tribunale; e
questa è un’affermazione audace.”
Alfred rivolto al signor Snitchey
La concezione della vita di Dickens è presentata chiaramente nel libro attraverso le parole di
svariati personaggi, forse in modo più evidente che in altre opere e secondo un inusuale punto di
vista ottimistico.
Infatti, sebbene i personaggi debbano sperimentare dolore, incomprensione e solitudine prima del
prevedibile lieto fine, la loro sofferenza non è minimamente comparabile con le prove affrontate,
per esempio, da Oliver Twist o David Copperfield o Pip nel romanzo Grandi Speranze. Le
situazioni nella storia non riguardano mai la disumanità delle case di lavoro, la miseria delle
periferie londinesi o le orribili condizioni delle prigioni; i personaggi non sono mai completamente
soli e perfino gli avvocati sono persone rispettabili, benché non siano esenti dall’ironia dell’autore.
L’amore non è la fonte primaria di dolore e non può essere vista come una vera passione,
presentandosi più come affetto fraterno.
Come in tutti i suoi libri lo stile di Dickens è caratterizzato dalla precisione della dizione e da frasi
lunghe, dettagliate e talvolta leggermente contorte; inoltre la metafora che compara la battaglia alla
vita è piuttosto chiara.
“Ogni giorno nei cuori che lottano ci sono vittorie conquistate, in confronto alle quali questi campi
di battaglia non sono niente.”
Marion rivolata a Grace
Come negli altri quattro “Libri natalizi” l’autore sembra lasciare in disparte il suo interesse nei
problemi della società e concentrarsi sulle scelte quotidiane dei suoi personaggi, sui loro sentimenti
e sulle loro relazioni reciproche. Tuttavia, mantiene il suo ruolo di osservatore instancabile e critico
delle qualità esterne delle persone, dipingendo personaggi realistici e vivi con contraddizioni e
desideri.
“Tutto oggigiorno mi sembra diventato troppo facile. È il vizio dei nostri tempi. Se il mondo è uno
scherzo (ed io non sono affatto disposto a dire che non sia) si dovrebbe almeno farne uno scherzo
molto difficile. Dovrebbe essere una lotta dura quanto è possibile.”
Il signor Craggs rivolto al dott. Jeddler