Decameron, Chichibio e Andreuccio da Perugia riassunto

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Decameron, Chichibio e Andreuccio da Perugia riassunto
DECAMERON
Il Decameron, che significa 10 giorni, è stato scritto tra il 1348 e il 1353. E' composto da 100
novelle, 10 al giorno per 10 giorni.
E' formato da varie parti:
- Proemio (parte introduttiva): Boccaccio parla in prima persona e dice di voler divertire con le sue
novelle le donne che sono di animo nobile e che soffrono per amore. Dedica la sua opera alle donne.
- Cornice: è la storia di 10 giovani (7 ragazze e 3 ragazzi) che, durante la peste nera a Firenze, si
incontrano davanti alla chiesa di Santa Maria Novella e decidono di andare a vivere in campagna
per sfuggire alla peste. Trascorrono in campagna 2 settimane e, per passare il tempo, decidono di
raccontare ogni giorno (tranne il venerdì e il sabato,dedicati al riposo e alla preghiera) una novella
ciascuno. Ogni giorno sarà eletto un re o una regina che deciderà il tema delle novelle.
- le 100 novelle.
- Conclusione: Boccaccio saluta il suo pubblico (le donne) e si difende dalle accuse di scrivere cose
immorali.
I temi delle novelle sono (vedi tabella a pag.420 in alto). L'amore, il tema dominante dell'opera, e
gli altri temi, sono usati da Boccaccio per descrivere l'uomo come è, con i suoi pregi e i suoi
difetti, l'uomo che può scegliere, che è responsabile del suo destino.
Le novelle seguono un percorso morale dalla prima che ha per protagonista ser Ciappelletto, un
grande peccatore, all'ultima, in cui la protagonista è Griselda, esempio di perfetta moralità.
Nel Decameron ci sono più livelli di narrazione: Boccaccio è il narratore di primo livello,
perché è l'autore dell'opera; i 10 giovani che raccontano le novelle sono i narratori di secondo
livello; i protagonisti delle novelle che raccontano una storia sono i narratori di terzo livello.
Boccaccio usa il plurilinguismo e il pluristilismo: Boccaccio usa stili e linguaggi diversi (alto,
comico, basso) che si adattano agli argomenti, al carattere dei personaggi e alla loro classe sociale.
I personaggi delle novelle appartengono a ceti sociali diversi: aristocratici, nobili, servi, popolani
e, soprattutto borghesi dei quali Boccaccio esalta le virtù e i valori → il Decameron è considerato
l'epopea dei mercanti.
Il Decameron descrive il mondo “terreno”, laico, superando la mentalità medievale e
avvicinandosi alla mentalità umanistica in cui l'uomo cerca la felicità sulla terra, non nell'aldilà.
L'amore è considerato un sentimento naturale, non peccaminoso.
Boccaccio esalta le virtù laiche borghesi: intelligenza, furbizia, praticità, ma anche le virtù cortesi
come la prudenza, la cortesia, la gentilezza.
Boccaccio scrive per divertire i lettori, non per istruirli.
CHICHIBIO E LA GRU
Chichibio è la quarta novella della sesta giornata. Il tema è quello dei motti di spirito e delle
risposte argute. Questa breve novella è basata sulla battuta di spirito finale con cui Chichibio,
uomo di condizioni umili, riesce a placare la rabbia del padrone e a evitare la punizione. Un
personaggio di condizione sociale bassa riesce a comportarsi alla pari con il padrone, grazie alla sua
furbizia ed abilità verbale.
RIASSUNTO
Durante una battuta di caccia, Currado Gianfigliazzi, nobile e cavaliere, proveniente da una famiglia
di banchieri, trova e uccide una gru, che dà al suo cuoco, Chichibio. Il cuoco cucina il volatile.
Brunetta, la ragazza di cui è innamorato Chichibio, gli domanda una coscia della gru. Il cuoco
inizialmente rifiuta, ma, stuzzicato e provocato dalla donna, alla fine cede e le dona una coscia.
Chichibio serve poi la gru a Currado e ai suoi ospiti. Non appena vede la zampa mancante, il nobile
chiede spiegazioni al cuoco, che risponde che le gru hanno una sola zampa. Il nobile, irritato dalla
bugia di Chichibio gli dice che il giorno dopo sarebbero andati a vedere al lago per verificare l'esattezza di questa affermazione. Una volta giunti lì, i due uomini scorgono diverse gru su una zampa
sola, cioè nella posizione in cui questi uccelli di solito dormono. Currado grida “oh, oh” e gli uccelli, spaventati, volano via, tirando fuori anche la seconda zampa. Currado allora chiede a Chichibio: “Cosa ne dici golosone. Non ti sembra che le gru abbiano due zampe?”. Il cuoco risponde con
prontezza: “Certo, Signore, ma ieri sera voi non avete gridato oh,oh; se voi aveste gridato, la gru
avrebbe tirato fuori anche l'altra zampa, come hanno fatto queste”.
L'intelligente risposta di Chichibio fa ridere il nobile Currado, che quindi perdona il cuoco.
ANDREUCCIO DA PERUGIA
Quella di Andreuccio da Perugia è la quinta novella della seconda giornata del Decameron, dove i
dieci giovani della "allegra brigata" hanno stabilito di raccontare le avventure a lieto fine (qui la
narratrice è Fiammetta); protagonista è un giovane mercante che arriva dalla sua città natale Perugia - a Napoli, portando con sé cinquecento fiorini per acquistare cavalli. L’esperienza di una
notte turbolenta lo farà maturare e gli insegnerà come stare al mondo.
Boccaccio ritrae il mondo dei commerci e la nuova classe sociale dei mercanti: astuti e scaltri .
Andreuccio rappresenta i valori di questa nuova classe sociale.
La Fortuna ha un ruolo importante nella storia di Andreuccio che, dopo diverse disavventure,
riesce a tornare a Perugia, arricchito sia materialmente sia interiormente. Le disavventure di Andreuccio sono un percorso di formazione e di maturazione: da giovane ingenuo che era, Andreuccio diventa un furbo mercante, che usa l’astuzia (=furbizia) per sfuggire a situazioni pericolose.
RIASSUNTO
Andreuccio, che non si è mai allontanato da Perugia, è un mercante di cavalli giovane e molto ingenuo, che, arrivato a Napoli per concludere qualche buon affare, fa sfoggio della sua ricchezza sulla piazza del Mercato.
Andreuccio viene così notato da una prostituta siciliana che cerca di derubarlo: dopo aver visto il
giovane salutare in modo amichevole un'anziana donna, anch'essa siciliana, chiede a quest'ultima
notizie sul giovane. Il ragazzo viene invitato nella casa della donna, nella contrada Malpertugio, un
quartiere malfamato di Napoli. La donna gli racconta di essere sua sorella, figlia di una donna
conosciuta dal padre durante un viaggio in Sicilia. Il giovane è commosso dal racconto della donna
al punto che si lascia convincere a dormire a casa sua. Spogliatosi dei suoi vestiti e della bisaccia
con i soldi, Andreuccio va nella latrina (=buco che era usato come water), vi scivola dentro e cade,
senza farsi male; mentre la donna s'impossessa dei soldi di Andreuccio, il giovane inizia così a
gridare e a richiamare l’attenzione del quartiere. Interviene il ruffiano (=protettore) della prostituta,
che invita il ragazzo ad andarsene per evitare problemi più gravi. Direttosi verso il proprio albergo,
Andreuccio incontra due ladri: i due gli spiegano che è stato fortunato ad essere caduto fuori dalla
casa della prostituta, perché se fosse rimasto là sarebbe stato ucciso.
I due delinquenti raccontano poi al giovane che hanno intenzione di rubare gli oggetti preziosi (tra i
quali un anello molto costoso) dell’arcivescovo Filippo Minutolo, che, morto da poco, è stato
sepolto nel duomo di Napoli. Andreuccio decide di partecipare al furto. I due ladri, però, obbligano
il giovane a lavarsi, data la puzza che emana. Viene calato così in un pozzo vicino alla chiesa, ma
viene subito abbandonato dai due a causa dell’arrivo di alcune guardie. Queste, assetate, tirano su la
corda a cui era appeso il giovane e alla sua vista, impaurite, fuggono. Andreuccio incontra di nuovo
i due ladri che erano tornati per tirarlo su dal pozzo e tutti e tre vanno al duomo. Scoperchiata la
tomba in marmo dell’arcivescovo i due criminali obbligano il ragazzo a introdursi nel sepolcro.
Andreuccio, capendo che i ladri vogliono ingannarlo, tiene per sé l'anello e consegna loro tutti gli
altri oggetti preziosi. I due ladri chiudono il giovane nella tomba. Andreuccio sviene per la paura e
per il puzzo del cadavere. Rinvenuto, il giovane pensa a quale sarà il suo destino: morire di fame
nella tomba o, ritrovato da qualcuno, essere impiccato, quando sente arrivare delle persone che
volevano anche loro rubare gli oggetti preziosi dell'arcivescovo morto. Un prete prova a calarsi
nella tomba, ma Andreuccio gli afferra la gamba, terrorizzando lui e tutti gli altri ladri che fuggono
immediatamente. Finalmente libero, il giovane esce dalla tomba e torna all'albergo dove il padrone,
al quale Andreuccio racconta le sue disavventure, gli consiglia di tornare a Perugia. Il giovane torna
a Perugia con l'anello dell'arcivescovo.

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