Italia a lume di candela

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Italia a lume di candela
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I SAGGETTI
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Italia a lume di candela
Marzio Bellacci
Italia
a lume di candela
Prefazione
di Margherita Hack
© 2010 L’Asino d’oro edizioni s.r.l.
Via Saturnia 14, 00183 Roma
www.lasinodoroedizioni.it
email: [email protected]
ISBN 978-88-6443-049-2
ISBN ePub 978-88-6443--0
ISBN pdf 978-88-6443--
Copertina: disegno di Massimo Fagioli
Indice
Prefazione di Margherita Hack
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Introduzione
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Capitolo 1. Il ricatto energetico
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1.1 Programmi e ripensamenti
Capitolo 2. Storia del nucleare italiano
2.1
2.2
2.3
2.4
L’occhio lungo di Enrico Mattei
Avanti in ordine sparso
Faide: Felice Ippolito
L’Agip Nucleare e l’avventura dell’italiano Cirene
Capitolo 3. Entra in scena l’Enel
3.1
3.2
3.3
3.4
3.5
3.6
I Piani Energetici Nazionali
L’atomo fa paura
La tomba del nucleare
Il referendum
Il costo del nucleare mancato
Il ritorno?
Capitolo 4. La favola del carbone
4.1
4.2
4.3
4.4
4.5
4.6
Vuoti di memoria: Gioia Tauro
Le autostrade del carbone
Entra in scena il vecchio Po
La beffa sarda
La fine dell’Agip Coal
Anche le speranze muoiono?
Capitolo 5. Il metano ti dà una mano
5.1 Eni ed Enel a tutto gas
5.2 I rigassificatori
5.3 Metano, un cappio al collo?
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Capitolo 6. Energie rinnovabili e pulite
6.1 I sacerdoti del sole
6.2 I cacciatori del vento
6.3 È ora di cambiare marcia
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Tabelle
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Glossario
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Bibliografia
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A Stefano, Matteo, Michele e Massimo
Prefazione
La lettura di questo libro, ben documentato sulle vicende relative alle politiche energetiche del nostro Paese,
lascia un senso di profondo sconforto sulle capacità ed
efficienza delle classi dirigenti, dei politici a livello nazionale e locale e dei cosiddetti esperti.
L’Italia è completamente o quasi dipendente dall’estero per l’approvvigionamento di fonti energetiche, e l’autore fa notare che basta un braccio di ferro tra Mosca e
Kiev, o un inverno particolarmente freddo, o anche
un’imprevedibile bufera che ha stroncato un abete facendolo cadere rovinosamente su una linea ad alta tensione che collega la Svizzera all’Italia per lasciarci “a lume di candela”. Infatti noi compriamo energia dalla
Francia, dalla Svizzera, dall’Austria, dalla Slovenia, siamo terrorizzati dall’idea di costruire centrali nucleari in
Italia, ma acquistiamo energia nucleare da tutti questi
paesi confinanti. Se si verificasse un disastro noi avremmo gli stessi danni loro, senza averne goduto i vantaggi.
Nel corso di quest’ultimo mezzo secolo si è assistito
alle proposte di piani faraonici, buttati là con gran faciloneria, di imprese iniziate e lasciate a metà con sperpero
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enorme di denaro pubblico, di una incapacità di prendere decisioni basate su analisi serie della fattibilità, dei
costi, dei vantaggi e degli svantaggi delle varie soluzioni.
L’autore passa in rassegna la storia dell’approccio alle
varie tecnologie capitolo per capitolo.
La storia del nucleare italiano risale agli inizi degli anni Cinquanta quando Valerio dell’Edison, Valletta della
Fiat e soprattutto Mattei, creatore dell’Eni, furono abbastanza lungimiranti per rendersi conto della necessità
di rendere l’Italia autonoma in campo energetico. Cosa
che pochi sanno, nel 1964 l’Italia era il terzo paese produttore di energia nucleare dopo Stati Uniti e Inghilterra e produceva l’11% dell’energia elettrica fornita dall’atomo in tutto il mondo. Il referendum del 1987 ha
messo fine all’utilizzo delle centrali esistenti, a ulteriori
sviluppi di centrali già in costruzione, alla perdita di
competenze, con sperpero enorme di denaro. Il sogno
di Mattei di rendere l’Italia indipendente in campo energetico finì con la sua morte in un incidente aereo che
ancora non si sa quanto sia stato veramente accidentale.
Un altro convinto sostenitore del nucleare è stato Felice
Ippolito, vittima delle faide interne, che portarono alle
accuse di presunte irregolarità nella direzione del
CNEN. L’unica colpa concreta accertata fu di avere usato l’auto di servizio per raggiungere la sua casa estiva e
per questo reato fu condannato a 11 anni di carcere di
cui ne scontò due prima di essere graziato dal Presidente
Saragat. Oggi più di mezzo Parlamento dovrebbe essere
in carcere per simili e anche più gravi reati. Il trattamento riservato a Ippolito ebbe l’effetto di aumentare ancora i lacci e laccioli che rallentano la ricerca nelle nostre
università; infatti la gran maggioranza dei direttori di
istituto non aveva il coraggio di prendere le decisioni
Prefazione
più semplici, senza il benestare dei vari burocrati ministeriali.
Da notare che del nucleare all’Italia erano rimaste le
scorie, ma non un piano su dove stoccarle in sicurezza.
La soluzione è stata di darle alla Francia che naturalmente per questo importante servizio si fa pagare.
Si calcola che l’uscita dal nucleare, più i prezzi di allora del petrolio, metano e carbone sia costata all’Italia
più di 100 miliardi di euro. Inoltre paghiamo l’energia
elettrica il 40% in più della media europea con quale
vantaggio per la competitività delle nostre industrie è facile immaginare.
Chissà se questa storia ha insegnato nulla all’attuale
governo. Sembra di no visto che Berlusconi con l’usuale
leggerezza dichiara che si dovrebbe disporre di quattro
centrali nucleari entro il 2018 e addirittura di 9 o forse
12 entro il 2030.
Tramontati i progetti di sviluppo del nucleare, si moltiplicano le discussioni, i pensamenti, i ripensamenti, i
ri-ripensamenti sulle altre fonti d’energia – carbone, petrolio, metano. Un capitolo è dedicato a “la favola del
carbone” che è molto abbondante e costa meno, anche
se è più inquinante. Ma quello che sbalordisce è l’ignoranza da parte degli esperti di cosa voglia dire trasportare
le enormi quantità di carbone dal luogo di produzione
al luogo di utilizzo. Si scopre che le chiatte che dovrebbero trasportare il carbone dal mare nella Val Padana
tramite il Po e il Ticino, non possono farlo perché il fondale del Ticino è troppo basso; il trasporto in treno in
tutto il mondo avviene su carri con portate fra 70 e 80
tonnellate, necessarie per mantenere i treni di lunghezza
accettabile. Ma i carri italiani hanno una portata da 24
tonnellate, e i binari esistenti non sopporterebbero il pe-
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so di quelli da 70. Bisognerebbe rifare una rete ferroviaria apposita.
Un capitolo è dedicato al metano, la fonte meno inquinante ma più costosa, e ai problemi dei rigassificatori.
La legge “Marzano” prevedeva un aumento di importazioni di metano sotto forma di gas naturale liquefatto. È
cominciata la corsa ai rigassificatori; ne sono progettati
undici dall’Adriatico al Mar Ligure e al Canale di Sicilia
riempiendo il Mediterraneo di impianti sulla costa o su
piattaforme marine, che darebbero luogo a un centro tra
Medio Oriente, nord Africa ed Europa, con baricentro
in Italia. Naturalmente sono subito scoppiate resistenze
da parte di comuni, province, regioni, ambientalisti, oltre
a interventi della magistratura per sospetti di mazzette.
Un altro progetto, frutto della collaborazione tra Eni
e Gazprom, è la costruzione di un gasdotto che dovrebbe trasportare il gas siberiano fino in Bulgaria e da qui a
sud in Serbia, e a nord in Romania e Germania. L’Italia
spera di poter convogliare parte di questo gas dal Kosovo all’Adriatico e poi all’Italia.
Non sono mancati malumori da parte di inglesi e francesi per gli accordi dell’Italia con la Russia.
L’ultimo capitolo è dedicato alla grande speranza degli ambientalisti: le energie rinnovabili e pulite.
Anche in questo campo ci sono per ora molte illusioni,
sia per quanto riguarda i costi che la produzione. Si dice
che le rinnovabili contribuiscono al 16,8% della produzione elettrica nazionale. Ma questo 16,8% è costituito per
il 73,9% dai classici bacini idroelettrici, per l’1,4% dagli
impianti eolici e soltanto per lo 0,06% dall’energia solare.
C’è bisogno di ricerca per sviluppare nuove tecnologie che
stanno dando i loro frutti in Germania, Danimarca e Spagna, mentre l’Italia si è mossa con grande ritardo.
Prefazione
Un mordace commento, purtroppo giusto, dei nostri
cugini francesi l’ha fatto lo scienziato George Vendryes:
«Noi francesi e voi italiani ci troviamo in condizioni
energetiche molto simili per mancanza di risorse proprie.
Ma c’è una differenza: il programma nucleare francese
fu varato nel 1973 dal nostro governo di allora. Ma è stato considerato da tutti i governi successivi come il programma nucleare della Francia. Voi italiani, invece, ogni
volta che avete cambiato ministro dell’Industria, vi siete
dati un nuovo piano energetico».
L’autore discute in dettaglio i vari problemi connessi
con l’utilizzo dell’energia solare, e le speranze connesse
con lo sviluppo della tecnologia fotovoltaica. Un progetto su cui si fondano speranze per il futuro è “Archimede”, ancora in fase sperimentale. Ma i problemi non
mancano: per ottenere i risultati di una normale centrale
termica a olio o a gas occorre disporre di una distesa di
specchi solari coprenti un’area di 100 chilometri quadrati, un’area non facile a trovare in un paese densamente
popolato come il nostro e traversato dagli Appennini.
Anche le installazioni di grandi impianti per sfruttare
l’energia eolica hanno subito sollevato proteste per la deturpazione del paesaggio
Le conclusioni sul nostro futuro energetico e sulla
possibilità di riuscire a realizzare i piani dell’Unione europea entro il 2020 sono molto pessimistiche. Infatti entro il 2020 dovremmo coprire il 20% del fabbisogno
energetico con le energie rinnovabili, migliorare l’efficienza del 20% e tagliare del 20% le emissioni di anidride carbonica. Un’analisi seria delle nostre potenzialità ci
dice che saremo costretti a importare energia nucleare
da tutti i nostri paesi confinanti, energia eolica da Germania e Danimarca e biocarburanti da vari paesi. Il fab-
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bisogno di questi ultimi è valutato in 4,6 milioni di tonnellate all’anno, di cui al massimo un milione di tonnellate potrà essere prodotto in Italia.
La lettura di questo libro sarà estremamente utile per
sfatare molte leggende, illusioni, anche antiscientifiche
paure e capire i vantaggi e gli svantaggi di ciascun tipo
di tecnologia, i loro costi e la loro fattibilità in tempi relativamente brevi.
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Margherita Hack
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