Documento Congiunto inc. 4/03/2014

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Documento Congiunto inc. 4/03/2014
Comunicato Stampa
A proposito dei contenuti dell’intesa Stato-Regioni e Province autonome e degli emendamenti
presentati dalle Regioni sulla razionalizzazione e l’efficientamento della spesa del SSN del
2015, SLOW MEDICINE, rete di professionisti e di cittadini che si riconosce in una Medicina
Sobria, Rispettosa e Giusta (www.slowmedicine.it ), esprime il proprio dissenso nei confronti
dell'ennesima riduzione delle risorse per la sanità pubblica. Vogliamo ricordare che la spesa
pro capite per la sanità in Italia è già inferiore a quella media dei paesi sviluppati, e che i
cittadini devono già affrontare di tasca propria molte spese, in particolare per la cura delle
persone anziane e di quelle disabili.
Anche se si concorda sulla necessità di aumentare l’appropriatezza clinica e di ridurre
l’eccessivo ricorso a molti esami e trattamenti, si dissente sul fatto che questo venga
imposto per decreto con l’unico fine del risparmio economico e attraverso meccanismi
sanzionatori per i medici.
Slow Medicine da più di due anni ha lanciato e conduce in Italia il progetto “FARE DI PIÙ NON
SIGNIFICA FARE MEGLIO”, che è inserito nel movimento Choosing Wisely internazionale.
Questo progetto si caratterizza per una forte assunzione di responsabilità dei medici e degli
altri professionisti, che sono chiamati a individuare, su basi rigorosamente scientifiche,
esami diagnostici e trattamenti che spesso non sono efficaci e anzi rischiano di provocare
danni ai pazienti, e a impegnarsi per ridurne l’utilizzo, con il fine di migliorare qualità e
sicurezza delle cure e di ridurre gli sprechi.
Il progetto è promosso anche da FNOM-CeO e IPASVI oltre che da molte associazioni di
professionisti e cittadini e, con la collaborazione di più di 30 società scientifiche italiane, ha
già individuato oltre 100 pratiche a rischio di inappropriatezza, che vengono effettuate in
eccesso in Italia.
L’effettuazione di queste pratiche, però, deve essere decisa volta per volta sulla base dei
segni clinici e della storia del paziente e condivisa con il paziente stesso; non è accettabile
che ne venga del tutto preclusa l’effettuazione, né che essa venga regolata per decreto:
questo rischia di provocare seri danni ai pazienti, e mette in discussione il delicato rapporto
di fiducia tra medico e paziente.
Slow Medicine si augura invece che possa essere messo in atto quanto era stato previsto nel
Documento congiunto del Comitato Tecnico delle Regioni e Province Autonome per la
Sicurezza delle Cure e Slow Medicine, redatto a seguito dell’incontro del 4 marzo 2014
presso Agenas a Roma, che prevedeva sia un monitoraggio sui percorsi di adozione e
implementazione delle diverse pratiche a livello di Aziende e di Regioni sia le azioni volte alla
graduale riduzione delle pratiche a rischio di inappropriatezza in Italia, attraverso il
coinvolgimento dei professionisti e dei cittadini.
Il Direttivo di Slow Medicine
20 aprile 2015
Documento congiunto Comitato tecnico delle Regioni e Province Autonome per la Sicurezza delle cure e Slow Medicine, a seguito dell’incontro del 4 marzo 2014 presso Agenas (Roma). E’ dimostrato che molti esami diagnostici e trattamenti farmacologici e chirurgici largamente diffusi nella pratica medica non apportano benefici per i pazienti, anzi rischiano di essere più dannosi che utili. Negli USA si valuta che almeno il 30% della spesa sanitaria sia utilizzata per prestazioni inefficaci. In uno studio condotto in Italia si stima l’inappropriatezza delle prestazioni radiologiche ambulatoriali riscontrabile in oltre il 40% delle prescrizioni (M. Cristofaro et al. Radiol med, 2012). Per contrastare l’utilizzo inappropriato di esami diagnostici e trattamenti è stato lanciato negli USA, nel 2012, il progetto Choosing Wisely: una importante associazione professionale medica, la ABIM Foundation, in collaborazione con una associazione di consumatori, ha invitato le società scientifiche a individuare, ognuna, 5 test o trattamenti sanitari comunemente utilizzati nella propria specialità, che spesso non sono efficaci ma anzi possono essere dannosi. A fine febbraio 2014, 52 società scientifiche USA hanno pubblicato le loro liste (alcune anche più di una) per complessivi 280 test e trattamenti sanitari ad alto rischio d’inappropriatezza. In Italia il rapporto tra risultati clinici e spesa pro capite per la salute è uno dei migliori a livello internazionale e nettamente più favorevole rispetto a quello USA: la spesa pro capite per l’assistenza sanitaria è inferiore alla media dei paesi OCSE e i risultati di salute mediamente superiori. Sono però presenti, accanto ad aree di sottoutilizzo di risorse (es. la spesa per le cure agli anziani), aree di utilizzo inappropriato: basti pensare all’altissimo numero di TAC e RMN per numero di abitanti, alla percentuale di parti con cesareo, all’utilizzo di antibiotici. Nel dicembre 2012 Slow Medicine, una rete di professionisti e di cittadini che si riconosce in una medicina sobria, rispettosa e giusta, ha lanciato in Italia, in analogia a Choosing Wisely degli Stati Uniti, il progetto nazionale “Fare di più non significa fare meglio”, per migliorare l’appropriatezza degli esami diagnostici e delle terapie. Il progetto si propone di migliorare la qualità e la sicurezza dei servizi sanitari in Italia attraverso la riduzione di pratiche sanitarie che spesso sono inappropriate. Slow Medicine invita le società scientifiche italiane che aderiscono al progetto a individuare, ognuna, una lista di cinque pratiche (esami diagnostici o trattamenti) che: • sono effettuate comunemente in Italia; • non apportano benefici significativi ai pazienti ai quali vengono prescritte; • possono esporre i pazienti al rischio di subire effetti dannosi. Come in Choosing Wisely l’utilizzo di questi test e trattamenti ad alto rischio d’inappropriatezza dovrà essere valutato volta per volta attraverso il dialogo tra medico e paziente. Accanto alla in appropriatezza clinica o prescrittiva di esami strumentali, interventi diagnostici e terapeutici, deve essere gestita anche la inappropriatezza allocativa delle risorse strutturali, tecnologiche e 1 soprattutto umane. Basta pensare per esempio a un turno di professionisti gestito inappropriamente come reperibilità, quando invece servirebbe un turno di guardia attiva per erogare un servizio con tempistica adeguata. Altro esempio potrebbe essere la messa a disposizione nei luoghi e momenti giusti di apparecchiature / dispositivi medici, seguendo una logica e i processi del Health Technology Assessment (HTA) Il progetto italiano intende favorire la collaborazione tra le diverse discipline e professionalità e coinvolge, a differenza di Choosing Wisely, non solo i medici ma anche gli altri professionisti della salute a cominciare dagli infermieri. Primum non nocēre rappresenta il più forte richiamo alla responsabilità di ogni professionista per eliminare esami e trattamenti di non provata efficacia. Tali pratiche possono infatti causare danni diretti come quelli legati alle radiazioni ionizzanti, specie nei bambini, agli effetti collaterali dei farmaci e alle loro interazioni, e danni indiretti come risultati falsi positivi e sovradiagnosi cui fanno spesso seguito stress, ansia, ulteriori indagini diagnostiche anche invasive e trattamenti interventistici e chirurgici. Oltre ai benefici sulla salute dei pazienti, dalla promozione di specifiche iniziative sulla inappropriatezza potrà derivare anche la riduzione degli sprechi legati a pratiche inutili e pericolose e quindi uso più corretto ed equo delle risorse. Accanto a Slow Medicine, che ha lanciato il programma e ne coordina la gestione, promuovono il progetto: • FNOMCeO -­‐ Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri; • IPASVI -­‐ Federazione Nazionale Collegi Infermieri professionali, Assistenti sanitari, Vigilatrici d’infanzia; • SIQuAS-­‐VRQ -­‐ Società italiana per la Qualità dell’Assistenza Sanitaria; • Istituto Change di Torino; • Partecipa Salute; • Inversa Onlus, associazione italiana di pazienti affetti da Idrosadenite suppurativa; • Altroconsumo; • Slow Food Italia. Specifiche iniziative sono state realizzate in alcune regioni e hanno riguardato la valutazione della trasferibilità al servizio sanitario regionale del documento “Choosing wisely” , la possibilità di supportare i clinici nella prescrizione diagnostica terapeutica con specifici strumenti di valutazione, il disinvestment per quanto riguarda i percorsi di cura delle malattie neurologiche e oncologiche.
Successivamente anche in molte altre Regioni sono state avviate insieme a Slow Medicine iniziative sul tema “Fare di più non significa fare meglio”. A livello nazionale sono invece più di 20 le Società Scientifiche mediche e infermieristiche e Organizzazioni di professionisti che hanno aderito al progetto di Slow Medicine a marzo 2014, e altre stanno aderendo. Sono già state definite 7 liste, di 5 pratiche ciascuna, di esami e trattamenti ad alto rischio di inappropriatezza in Italia da parte di società mediche e 1 lista da parte di società infermieristiche coordinate dall’IPASVI. Queste pratiche, cui tra breve se ne aggiungeranno altre, dovrebbero essere prese in considerazione a livello delle Regioni per impostare delle azioni coordinate di sensibilizzazione a 2 livello territoriale. Diventa fondamentale la diffusione di queste pratiche a livello capillare facendo in modo che le Aziende sanitarie promuovano da subito, attraverso un dialogo costruttivo con i propri professionisti, delle azioni concrete per aumentare l’appropriatezza delle cure prestate. Sarebbe anche auspicabile prevedere un monitoraggio sui percorsi di adozione e implementazione delle diverse pratiche a livello delle aziende e delle regioni anche al fine di facilitare: -­‐ una progressiva omogeneità delle iniziative in tutto il territorio nazionale e, -­‐ azioni di miglioramento continuo facilitate dai dati di rappresentazione della realtà. Le prossime azioni, volte alla graduale riduzione delle pratiche ad alto rischio di inappropriatezza in Italia, dovranno quindi comprendere: -­‐ il coinvolgimento dei professionisti e la loro formazione, particolarmente centrata sull’EBM e sulla relazione medico-­‐paziente; -­‐ lo sviluppo di metodologie appropriate per l’identificazione delle prestazioni dismissibili e la misurabilità delle rispettive proporzioni di disinvestment realisticamente perseguibili; -­‐ la messa a punto di strumenti di supporto alle decisioni cliniche relativi alle diverse pratiche, anche per contrastare l’esecuzione di prestazioni a scopo di “medicina difensiva” -­‐ azioni organizzative nelle diverse realtà volte a favorire la collaborazione e l’approccio multidisciplinare e multiprofessionale -­‐ l’attivazione di strumenti e progetti volti a valutare l’impatto economico della riduzione delle pratiche ad alto rischio di inappropriatezza -­‐ l’adeguata informazione di cittadini e pazienti anche attraverso specifico materiale informativo preparato in collaborazione tra professionisti e cittadini. Allegato: Elenco di pratiche ad alto rischio d’inappropriatezza in Italia di cui medici, altri professionisti e pazienti dovrebbero parlare, già definite dalle Società Scientifiche italiane a marzo 2014 nel progetto di Slow Medicine. 3 

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