L`Astronauta di Palenque

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L`Astronauta di Palenque
Nibiru 2012
L'Astronauta di Palenque
Inviato da Sirius_Cily
Verso la fine degli anni sessanta, lo scrittore svizzero Erich von Däniken portò all'attenzione del grande pubblico un
controverso ritrovamento. Nel suo libro Ricordi del Futuro, pubblicato nel 1968, Däniken racconta della scoperta di una
pietra tombale presso il Tempio delle Iscrizioni nella città di Palenque (Messico), che secondo lo scrittore rappresenta una
solida testimonianza di una visita che una civiltà aliena avrebbe svolto sul pianeta terra in tempi antichi. Le incisioni
presenti su questo reperto, fanno in effetti pensare ad un uomo intento a pilotare un qualche genere di veicolo a razzo;
queste teorie furono discusse anche in Italia grazie allo scrittore e giornalista Peter Kolosimo, alias Pier Domenico
Colosimo, ritenuto uno dei fondatori della paleoastronautica o archeologia misteriosa insieme a Erich von Däniken.
La storia del Re Pacal
Palenque è un importante sito archeologico situato nello stato di Chiapas, in Messico, vicino al fiume fiume Usumacinta.
Si tratta di un sito di medie dimensioni ma, nonostante questo, contiene alcune delle più belle opere architettoniche e
scultorie create dalla civiltà Maya. Alcuni resoconti storici la indicano come la più grande città dell'emisfero occidentale ai
tempi del suo splendore che comincia circa nel 400 d.C. e prosegue per quattro secoli, fino a quando la città viene
misteriosamente abbandonata e lasciata alla giungla. Verso la fine del diciassettesimo secolo, le rovine di Palanque
vengono ritrovate da uno spagnolo, Antonio del Rio, che però non da importanza alla cosa e getta nuovamente la città
nell'oblio. Nel 1830, il soldato di ventura Jean Frédéric Waldeck riscopre la città. L'uomo rimase nella zona per più di tre
anni, realizzando diversi schizzi delle rovine. La città venne poi portata alla ribalta dai famosi esploratori Stephens e
Catherwood, che nel 1840 si recarono nella città e scrissero un libro a proposito. Gli scavi archeologici iniziarono molto
tempo dopo, nel 1930 e furono diretti dall’archeologo M. A. Fernandez, in collaborazione con F. Blom e Ruz
Lhuillier, fu nel corso di questi lavori che vennero riportati alla luce numerosi templi; soprattutto è da ricordare la scoperta
del Tempio delle Iscrizioni (foto in alto), il quale custodiva un sensazionale reperto. Nel Giugno del 1952, Ruz Lhuillier
stava lavorando a dei restauri nel Tempio delle Iscrizioni. Casualmente si imbattè in una lastra del pavimento munita di
alcuni fori. L'uomo vide che la lastra si sollevava e scoprì un passaggio segreto che conduceva ad una piccola cripta
situata nel cuore della piramide a diciotto metri di profondità. All'interno della cripta vi era una tomba coperta da una
colossale lastra di pietra da cinque tonnellate. Secondo le iscrizioni, in quel luogo era sepolto colui chiamato halac uinic,
che significa 'vero uomo'. Dovrebbe trattarsi di K'inich Janaab' Pakal, conosciuto anche come Pakal il grande o
semplicemente Pacal. Fu l'ultimo re della grande città di Palenque; la cosa che colpì particolarmente l'archeologo fu la
strana incisione sulla lastra di pietra che copriva la tomba: il re Pakal viene infatti ritratto all'interno di quella che potrebbe
sembrare una capsula spaziale, intento a tirare leve e pigiare bottoni. Nella parte posteriore della rappresentazione vi è
una struttura che qualcuno ha identificato come un motore, dalla quale si diramano fiamme. La notizia fece scalpore e,
verso la fine degli anni 60, la questione venne trattata dallo scrittore svizzero Erich Von Däniken nel suo libro Ricordi del
Futuro e anche in Italia da Peter Kolosimo. L'interpretazione dello scrittore si basa sul fatto che i Maya siano stati visitati
da una razza aliena di cui ormai si è perso il ricordo. Questa teoria, anche se affascinante, non concorda pienamente
con i fatti: per prima cosa, i lineamenti della figura incisa sulla lapide sono chiaramente Maya, non alieni. Anche
l'abbigliamento non ha niente a che fare con l'astronautica, ma è invece un comune vestito dell'epoca. Può darsi che
l'interpretazione 'spaziale' sia stata troppo frettolosa. Teorie
Nel 1974, un congresso di studiosi interpretò diversamente il simbolismo della stele di Palenque; attribuendogli un
significato spirituale ed identificando uno ad uno i diversi simboli che si intrecciano nella rappresentazione: in tale
contesto, la figura umana centrale viene identificata come il sovrano-sacerdote Hanab Pakal II, posta sopra la maschera
del dio della pioggia, da cui si dirama un'albero cruciforme con un serpente bicefalo e l'uccello Quetzal. Studi più
approfonditi hanno allontanato sempre di più l'ipotesi che il re Pacal fosse stato un paleocosmonauta. Si è infatti
scoperto che l'elaborato bassorilievo sulla lastra di pietra è in realtà la fusione di sei bassorilievi, rinvenuti anche
singolarmente ed indipendentemente gli uni dagli altri in altri siti archeologici e di cui gli esperti di civiltà precolombiane
hanno stabilito incontrovertibilmente l’esatta valenza simbolica.
Andiamo con ordine: partendo dal basso della raffigurazione (così come è mostrata nell'immagine sopra) il plimo glifo che
troviamo è quello che per la cultura Maya rappresenta l'occidente, dove il sole cala e 'muore' creando l'accesso per il
mondo dei morti. In un’antica mappa Maya, l’occidente viene collocato in basso, proprio come nella pietra
di Pacal; il nord, simboleggiante la terra della pioggia, è a sinistra di esso. Il sud è a destra e rappresenta il sole a
mezzogiorno, quindi il luogo del calore; infine l’est, in alto, è il luogo dove sorge il sole e quindi dove ha inizio la
nascita o la rinascita. Sopra il primo glifo ne troviamo un secondo, che secondo la maggioranza degli studiosi
rappresenta la maschera ossea del dio della morte, signore del livello dell’Oltretomba. Sopra di esso è collocata
una figura umana; tutti ritengono si tratti di Hanab Pakal II, sovrano-sacerdote di Palenque; i cui resti sono stati
conservati per secoli sotto questa enorme lapide.La mitologia Maya vede i quattro punti cardinali (Nord, Sud, Ovest, Est)
uniti da una gigantesca croce chiamata l'Albero della Vita, che collega il cielo, la terra e il regno dei morti. Questo ci porta
al terzo glifo, posto appena sopra la figura umana: esso rappresenta, in questa raffigurazione, oltre che l'albero della
vita, anche l’albero, inteso come vegetale, la Via Lattea ed il "Bianco Cammino", una strada sacra che corre da
oriente ad occidente, dalla nascita alla morte. Si presume infatti che la stele rappresenti il viaggio del Re Pacal verso gli
inferi.Il quarto glifo è sovrapposto all'albero della vita e rappresenta un serpente bicefalo che i Maya adoravano; era
conosciuto come Itzamnà o Dragone Celeste. Simbolicamente esso rappresenta la vita e la morte.Giungiamo infine al
quinto simbolo, che si trova nella parte più alta del bassorilievo e rappresenta un Quetzal, un uccello sacro per i Maya e
odierno simbolo nazionale del Guatemala. La combinazione di questi simboli ha tratto in inganno molti studiosi poichè
visti nel complesso sono difficilmente riconoscibili. La chiave che ha permesso di decifrare il complesso simbolismo è
costituita proprio dalla presenza di Hanab Pakal II, che nella rigida gerarchia della Città-stato di Palenque rappresentava il
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Nibiru 2012
fulcro dell'universo; la sua posizione 'centrale' nella raffigurazione è dovuta proprio al suo status.Fonte:
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