Sanaatana Dharma

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Sanaatana Dharma
Sanaatana Dharma
Sanaatana Dharma è ciò che, dagli inglesi, è stato chiamato Hinduism per l’impossibilità di
identificare qualcosa che non apparteneva alle religioni tradizionali.
Il comune significato di questo termine è LEGGE PRIMORDIALE, VERITÀ, NORMA O
LEGGE ETERNA ecc.
È complesso descrivere il significato di Sanaatana Dharma poiché in Occidente non esiste
un equivalente esatto e pare alquanto arduo trovare un termine che renda un significato
esaustivo. Anche perché si rischierebbe di dare un’idea inadeguata.
NORMA ETERNA con cui si traduce usualmente il Sanaatana Dharma è un concetto
molto limitante.
Vediamo la parola Sanaatana …che può equivalere a eterno, perpetuo, perenne… anche
se eterno o perenne implica qualcosa di statico, di fermo, di immobile, congelato,
ingessato… e in un universo in cui tutto è caduco, in cui tutto ha un inizio e una fine, il
concetto di eterno, perenne o anche di imperituro, ci è difficile da realizzare… più
facilmente comprensibile è il termine PERENNITA’ …. per i puristi della lingua italiana può
essere raccapricciante ma PERENNITA’ dà quella sensazione giusta di continuità che è
peculiare al Sanaatana. Una continuità fluida senza inizio né fine.
Dharma invece si traduce normalmente con Legge, Legge cosmica, Legge Naturale… se
analizziamo la radice dhri che significa supportare, sostenere, mantenere… in poche
parole, può significare, conservazione e stabilità ….
Ma vediamo anche dhru, da cui proviene la parola dhruva che significa Polo o asse
terrestre che sia… o asse dell’universo…. e qui troviamo l’importante significato di perno,
stabile e invariato, centro, da dove tutto ruota.
Dharma è l’essenza stessa dell’universo, come il calore è l’essenza, il Dharma, del fuoco e
con il deperimento del dharma del fuoco viene meno l’essenza stessa del fuoco stesso: il
suo calore.
Quindi al Sanaatana Dharma si potrebbe dare quell’idea affascinante di una perennità
poggiata su basi stabilmente solide.
Un concetto che può apparire ostico, per l‘inusuale punto di vista, ma è importante capire
che, data la limitatezza della mente umana che non è in grado di concepire (se non
attraverso la sottile intuizione) una coscienza di perennità o di infinto, e di un tutto vuoto
che, in effetti, è pieno, è difficile avere una concezione esatta di ciò che potrebbe essere
chiamato Principio o Essenza oppure con il termine abusato di Dio.
Riporto un versetto della Brhadaranyaka Upanishad, per chiarire il significato di questa
nostra limitazione: “Non si può conoscere realmente Quello che rende possibile la stessa
conoscenza”.
Ed è uno dei limiti della concreta mente (fisica) umana che non può comprendere quello
che non può concretamente sperimentare.
E allora si potrebbe dire… ma come si può conoscere il Principio? Attraverso la
meditazione yogica, si può riuscire a instaurare quel silenzio in cui l’intuizione ci porta,
attraverso il vuoto a concepire il pieno o quantomeno chi o che cosa riempia il vuoto.
Oppure ricercando nelle dissertazioni logiche dell’esclusione del non quello e non questo
(neti neti) avere la percezione di ciò che non puoi escludere…. Di quello che rimane non
escludibile, solido, eterno, perenne.
I percorsi sono diversi come diverse sono le caratteristiche di ogni individuo.
Come i modi per arrivare a comprendere l’Origine sono tanti quanti sono gli individui, le
varie forme dell’Informe, che in questo caso chiamerò Brahman, lo sono.
Il Brahman è il principio senza qualità, o Guna. I Guna sono aspetti della Natura (Prakriti)
e di tutto quanto è stato creato.
Natura in senso globale, universale.
Questi tre aspetti Sattva, Rajas, Tamas.
Sattva la coscienza, Tamas la staticità e concretezza, e Rajas, che interrela fra i due, è
l’energia.
E tutto, animato e inanimato, esseri viventi, vegetali, minerali, aria, fuoco, acqua ecc.
sono composti da questi tre princìpi.
Quindi le forme si definiscono Brahman saguna, ovvero che hanno una loro propria qualità
e che fanno parte della manifestazione. Mentre il Principio, quello che si definisce come
Brahman nirguna (nir = negazione), ovvero principio senza qualità, è il SenzaForma,
ovvero che non ha una forma concreta.
Queste forme, che hanno contribuito a dare l’erroneo messaggio di una religione politeista
al Sanaatana Dharma, sono dunque aspetti della Natura, degli stati d’animo, delle qualità
che comunque devono essere trascese, per vedere al di là della forma e arrivare al
Principio che non ha forma.
Ma la mente, la devozione, e la visione limitata, ha bisogno di appoggiarsi alla forma, che
viene utilizzata come una leva per sollevare la propria consapevolezza al concetto del
Principio senza forma. Una specie di punto di stacco che consente a un atleta di spiccare
il salto in avanti o verso l’alto.
Da questa interpretazione dei guna si evince che l’uomo e le varie forme dell’universo,
siano esse piante, animali, minerali, sono un solo, unico Essere… un Unico respiro, che
attraverso il Sanaatana Dharma, la Perennità, o continua eternità, viene visto, conosciuto
e… che, alla fine, consentirà alle svariate forme di dissolversi in Esso.
E questo è la peculiarità monistica del Sanaatana Dharma.
Il Sanaatana Dharma ingloba ogni ideologia, religione, spiritualità rispettando ogni punto di
vista e percorso, necessari per arrivare al centro, all’Essenza.
Quindi il SANAATANA Dharma si può considerare l’Essenza stessa del genere umano
una piattaforma comune, come una casa che ha le fondamenta in comune con le altre
costruzioni, dove ogni pensiero, ogni linea, ogni credo può trovare il suo punto d’appoggio.
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Hari Om Tat Sat
Emy Blesio