Serena Musante, Jules Verne tra fantascienza

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Serena Musante, Jules Verne tra fantascienza
Jules Verne
tra fantascienza ed esoterismo
Serena Musante
Jules Gabriel Verne, nato a Nantes nel 1828 e morto ad Amiens nel 1905, fu autore di romanzi
d’avventura ispirati al progresso tecnologico, raccolti nella serie Viaggi straordinari attraverso i mondi
conosciuti e sconosciuti - tra i più noti Viaggio al centro della terra (1864), Dalla terra alla luna (1865), I
figli del Capitano Grant (1867-68), Ventimila leghe sotto i mari (1869-70), Il giro del mondo in ottanta
giorni (1873), L’isola misteriosa (1874) – che riscossero successo internazionale come letteratura per ragazzi
e, per molti versi, rappresentarono e rappresentano un antecedente del genere moderno della fantascienza.
Jules Verne, al pari di F. Bacone, oltre ad aver dato fiducia al progresso tecnologico, che può dar vita a
risultati notevoli, tuttavia affrontò una riflessione sulla tecnica, ne analizzò il suo lato oscuro. Bacone,
nell’opera Dedalo costruttore di macchine, riprese il mito greco per avvertirci di quanto può essere dannoso
uno sfruttamento eccessivo della tecnica che può arrecare la distruzione dell’uomo e della sua libertà e della
società. Proprio come successe a Dedalo, che, giocando troppo sulla sua abilità di costruttore generò la
macchina distruttrice rappresentata dal minotauro. Jules Verne invece, fornì la sua riflessione pessimistica
nell’opera Paris au XX siècle (1863)1: l’eccessivo progresso non avrebbe garantito il benessere psicologico,
culturale e spirituale dell’uomo. Nel XX secolo saranno Einstein e Schweitzer a lanciare la loro
preoccupazione circa la bomba atomica, frutto di studi e progressi scientifici2 e Hannah Arendt vedendo,
nelle società totalitarie, i risultati apocalittici di tali scoperte. Gli scritti di questi filosofi, letterati e pensatori
non sono tramontati e chiusi in un archivio del passato, ma ci sono utili perchè riguardano la nostra società
odierna e sono tematiche – quelle da loro trattate - che ci toccano molto da vicino. La tecnologia, oramai alla
portata di tutti, ha cambiato il modo di pensare degli individui: velocità, efficientismo e mercificazione sono
le parole d’ordine.
Chi non ha mai letto Jules Verne? Tutti abbiamo avuto l’occasione di penetrare nei mondi stravaganti
raccontati nei suoi romanzi; la fiducia nel progresso scientifico, l’ provato meraviglia, stupore, entusiasmo
per la scoperta, la suspence, il fascino per il mistero e il tenebroso, l’aver condiviso conquiste e disavventure
dei suoi personaggi, uomini coraggiosi, talvolta colti e geniali, capaci di sfidare i propri limiti, curiosi,
amanti della scoperta e di morire per essa: tutto ciò affascina ancora.
Ricordo, alla fine della lettura de Il giro del mondo in ottanta giorni e, poi, in Viaggio al centro della
terra, oltre ad aver avuto la sensazione di essere stata risucchiata tra una riga e l’altra del racconto con la
fantasia come in un vortice potente di una macchina del tempo che ci trasporta da un mondo all’altro senza
sosta, di aver assaporato l’avventura, di aver provato fascino e attrazione; peraltro, ho provato turbamento e
perplessità, che mi hanno stimolato una riflessione come se Verne avesse tenuto nascosto un segreto e fosse
reticente nel rivelarci qualcosa di molto più profondo, benché alla superficie poteva farne trapelare qualche
indizio, a cominciare dalle personalità e dalle azioni dei protagonisti delle vicende, come se ci fosse qualcosa
di catartico nelle loro imprese. In effetti non avevo proprio tutti i torti.. A chiarirmi le idee in merito è stata la
lettura del saggio di Michel Lamy Jules Verne e l’esoterismo (2005).
Come si evince dalle ricerche del Lamy, emergono le vicende e gli intrecci di una complessa struttura
esoterica dietro l’apparente facciata della science finction. All’interno delle opere dello scrittore si celarono
codici e indizi di tipo esoterico che ricostruirono un messaggio segreto identificando luoghi e persone
attraverso anagrammi, cosicché Jules Verne avrebbe fatto parte di una società segreta, la Societé Angelique,
alla quale sarebbero stati legati altri letterati come Gérald de Nerval, George Sand, Victor Hugo, Anatole
France, vincolati da un comune segreto e coordinati dalla personalità controversa e ambigua dell’editore
Hetzel. E ancora correlazioni con La Massoneria, i Rosa+Croce, gli Illuminati di Baviera e altri esponenti
chiave dell’occultismo, il mistero del villaggio di Rennes-le-Chateau, legato al ritorno del Grande Monarca
profetizzato da Nostradamus e al segreto dei tesori dei Re di Francia contenuto nell’opera Clovis Dardentor,
1
Gianfranco de Turris, Il drago in bottiglia, Ibiskos editrice, Empoli, 2007, op. cit. pp. 20.
Cfr. A. Guglielmi Manzoni, Pace e pericolo atomico- Le lettere tra Albert Schweitzer e Alber Einstein -,
Claudiana, Torino, 2011.
2
1
nome, quest’ultimo, che evoca il re Merovongio Clodoveo e l’oro ad esso legato (dardentor- d’ardent or- di
oro ardente)3.
Rennes-le-Chateau: una vicenda che vide protagonista l’abate Saunière, povero e modesto, che durante
i lavori di strutturazione della chiesa di Santa Maddalena nel 1891, scoprì la presenza di alcune insolite
pergamene. Attraverso l’abate Bieil, a Parigi, nella cappella a Saint-Sulpice, venne a contatto con numerosi
occultisti e membri di società segrete per poi ritornare a Rennes e scoprire, scavando al di sotto della lapide
collocata davanti all’altare principale, un tesoro legato alla storia della dinastia merovingia e alla figura di
Goffredo di Buglione, discendente dei Merovingi, che, nel 1099, fondò una società segreta sul monte di Sion
per restaurarne la regalità. A legare la vicenda di Bèrenger Saunière e Saint-Sulpice a Jules Verne è Emma
Calvé, cantante lirica, assidua frequentatrice degli ambienti occultisti, specialmente quello di Saint-Sulpice.
Qui conobbe Saunière con il quale ebbe una relazione. Poco prima della sua morte, Emma Calvé vendette il
castello di Cabrières alla sua amica Madame Hurbin, che per più di dieci anni fu la precettrice dei bambini di
casa reale d’Asburgo, a loro volta rivendicatori dell’eredità dei Merovingi e del trono d’Europa legati per
perseguire i loro scopi a società segrete4. Per esempio Francesco III di Lorena, sposo a Maria Teresa
d’Asburgo nel 1736, fu massone, alchimista, affiliato alla Rosa+Croce d’oro. Anche Jules Verne conobbe i
reali d’Asburgo quando, durante un suo viaggio nel 1884, si fermò a Venezia dove ricevette la visita di Luigi
Salvatore di Toscana, arciduca d’Austria, nipote dell’imperatore Francesco Giuseppe con il quale ebbe
frequenti rapporti epistolari nei quali si fece menzione di Johann Orth5, arciduca d’Asburgo, che abdicò per
rispetto verso i propri ideali in favore di una vita che non limitasse le libertà degli esseri umani; di lui Verne
scrisse la vita nel romanzo I naufraghi di Jonathan.
Il linguaggio codificato e allegorico (trobar clus6) della scrittura di Verne, composto da combinazioni
di numeri, associazioni di parole (anagramma o crittogrammi), i giochi di parole, la farsa, proprio come nel
medioevo il linguaggio apparentemente di scherzo dei giullari, mascherava un doppio significato e quindi
tendeva a dissimulare importanti segreti che rappresentarono la chiave del romanzo. Questi rebus e la
struttura particolare del testo costruirono la struttura del cerchio, tema onnipresente nei Viaggi Straordinari.
Attraverso il cerchio si cercò di conferire una spiegazione di tipo storico in cui l’uomo ha il libero arbitrio sul
controllo del ciclo nel mondo: può accelerarne o ritardare il corso degli eventi. L’uomo può decidere della
sorte della sfera terrestre, preparare l’avvento di un nuovo regno, quello del Puro Spirito7. Lo scopo è dunque
arrivare alla spiritualità. L’esploratore partirà per ritornare sia che faccia il giro del mondo come Phileas
Fogg o, come Lindenbrock, faccia il giro passando dal centro della terra prima di ritornare a casa. La storia
non termina se lo scopritore di nuove terre non torna per raccontare le sue scoperte. Il protagonista non può
rimanere statico ed è importante il viaggio in sé perché rappresenta una rottura con il quotidiano in cui
l’esperienza (quella iniziatica) si fa possibile. Appropriarsi del cerchio (rappresentato dalla figura dell’isola)
per esplorarlo, visitarlo per scoprire il luogo arcano e trovare la soluzione all’enigma: il segreto nascosto nel
centro assoluto del cerchio di tutti i cerchi. Quindi la ricerca di un tesoro di cui Verne non manca di fornire
indicazioni, anche attraverso l’uso di meridiani e paralleli, trattandosi di opere geografiche.
Analizzando il romanzo Viaggio al centro della terra, vi si possono incontrare i temi e le
caratteristiche del viaggio immaginario: Axel sposerà la bella Grauben, la quale rappresenta il premio al
coraggio e all’audacia dimostrati nell’avventura. Essa è collegata all’avventura ma soltanto nella funzione di
stimolo e punto di arrivo. Axel rappresenta il metallo che deve essere lavorato nel fuoco della terra (il
vulcano), purificato dall’acqua dell’oceano sotterraneo; l’avventura gli fornirà il suo vero essere. Il viaggio
appare come una discesa agli inferi, una ricerca del centro che è la stessa di tutte le religione misteriche:
l’eroe acquista nuova vita dopo una rinascita (Axel penetra nella terra attraverso un vulcano spento per poi
riemergere all’esterno durante l’eruzione di un vulcano). Se Axel è il novizio, il sacerdote o saggio che lo
accompagna nell’impresa (iniziatica) è rappresentato dal Professor Lidenbrock (colui che apre gli occhi8).
La scoperta del luogo avviene in un momento sacro, il solstizio estivo. Il novizio viene separato dal
proprio universo e subisce delle prove preparatorie: incontro con l’abisso, i lebbrosi9 e la morte, la scalata
dello Sneffels. Il percorso iniziatico vero e proprio incomincia con la discesa nel cratere. L’entrata nel
dominio della morte si accompagna a riti di purificazione: mancanza di acqua, viaggio attraverso il diamante
3
Michel Lamy, Jules Verne e l’esoterismo, Mediterranee edizioni, Roma, 2005, op. cit. pp. 73.
M. Lamy, op. cit. pp. 100.
5
M. Lamy, op. cit. pp. 101.
6
M. Lamy, op. cit. pp. 22.
7
M. Lamy, op. cit. pp. 30.
8
M. Lamy, op. cit. pp. 36.
9
J. Verne, op. cit. pp. 80.
4
2
e smarrimento nel labirinto. Il novizio perde conoscenza e la riacquista all’interno dello spazio sacro. Axel si
bagna nelle acque primordiali prima di intraprendere la traversata. Viene inviato in sogno alle origini del
mondo. Egli contempla la fonte di vita rappresentata dal geyser. Durante la tempesta riceve il battesimo del
fuoco, infine ritorna al mondo profano attraverso il fuoco. Ora è in grado di contemplare le cose altre.
Tuttavia il viaggio iniziatico non è una soluzione sufficiente per spiegare i legami di Verne con l’esoterismo
di fine secolo.
Egli prese in considerazione il modello dei rituali massonici, soprattutto per la composizione
dell’opera le Indie nere, ispirata al Flauto magico10 di Mozart, anch’egli massone, per esprimere la propria
appartenenza alla Massoneria di rito scozzese. Uno dei principali protagonisti della storia (che si svolge in
Scozia) si chiama James Starr, che riporterà alla vita la miniera dopo lunghi anni di chiusura. Evoca il nome
di Sarastro (Sole Nero), ma anche quello di James Stuart, il re che risvegliò la Massoneria, sospesa dopo il
processo ai Templari. Starr abita ad Edimburgo nel borgo di Canongate, che un tempo ospitò i massoni della
nobiltà scozzese e all’estremità del quale si trova il palazzo reale di Scozia: Holyrood. Egli fa parte di
un’associazione di antiquari scozzesi di cui fu nominato presidente. L’allusione alla sua appartenenza alla
massoneria viene sottolineata nelle incisioni del romanzo quando viene mostrato con una riga a T, che
sostituisce la squadra appoggiata accanto ad un compasso11, la sua appartenenza all’Istituzione regale –
quella della Massoneria istituita da J. Stuart -, il Presidente Elphiston (figlio della pietra12) che James Starr
avvertirà quando non potrà recarsi a una riunione, proprio come in alcuni casi il massone è tenuto ad avvisare
il venerabile della loggia cui appartiene. La miniera stessa appare come una loggia soggetta ad una nuova
rinascita, la purificazione è compiuta attraverso i quattro elementi di terra, aria, acqua e fuoco. Ed infine il
personaggio di Harry Ford, che rappresenta un tipico lowlander (terre basse) trasformato in landsdown,
termine che rimanda alle antiche Costituzioni massoniche del XVI secolo13.
La Via Crucis della chiesa di Santa Maddalena a Rennes-le-Chateau è anch’essa legata alla massoneria
scozzese. Basti pensare al legame tra il diciottesimo grado di Rosa+Croce della Massoneria scozzese e le
decorazioni: rose e croci ornarono tutte le stazioni della Via Crucis. Del mistero di Rennes Verne venne a
conoscenza grazie all’editore Hetzel, per il quale diresse la rivista Magasin d’education et de Récréation14, e
lo stesso lo mise a contatto con George Sand, scrittrice appassionata di scienze occulte e delle idee
filosofiche di Leroux15 e amica del pittore Delacroix, il quale, a sua volta, decorò la cappella degli angeli e la
chiesa di Saint-Sulpice, dove l’abate Saunière chiese chiarimenti circa le pergamene trovate ai piedi
dell’altare della sua chiesa di Santa Maddalena.
L’influenza letteraria ed esoterica della scrittrice Sand su Verne fu enorme. Nell’opera della scrittrice,
Laura ou le voyage dans le cristal, si trova la teoria esoterica della terra cava16 secondo cui i Poli Nord e
Sud rappresenterebbero delle aperture alle sue estremità per poter accedere ad un interno abitabile. Questa
teoria, oltre ad essere presente nell’opera Viaggio al centro della terra quando Axel ricorda che “la teoria di
un capitano inglese, che assimilava la terra a una sfera cava, all’interno della quale l’aria si mantiene
luminosa a causa della propria pressione, mentre due astri, Plutone e Proserpina, vi tracciano le loro
misteriose orbite”17, la si può trovare in altri romanzi quali Le avventure del capitano Hatteras, testamento di
uno stravagante, mentre nelle Indie nere si richiamano antiche leggende riguardanti popoli antichi
sprofondati sotto terra e mai più ricomparsi. E’ opportuno citare le opere di Saint-Yves d’Alveydre Mission
de l’Inde (1910), e Betes, hommes et dieux, di Fernand Ossendowsky, in cui nel regno sotterraneo
dell’Argatha regnerebbe un misterioso re del mondo i cui inviati, i superiori sconosciuti, agirebbero sui
governanti dei paesi di superficie. Il re del mondo potrebbe essere legato alla magia 18. Ossendowski lega
l’Agartha al problema dell’immortalità e nella frase di Leroux è: il re del mondo che il re della terra è
collegato al vampirismo19. Vampirismo e teoria dell’immortalità legata alla figura di Bram Stoker, autore
della celebre opera Dracula, composta nel 1830, stesso anno in cui Verne compose Il castello dei Carpazi
10
M. Lamy, op. cit. pp. 45.
Cfr. Viaggio al centro della terra.
12
M. Lamy, op. cit. pp. 51.
13
M. Lamy, op. cit. pp. 52.
14
M. Lamy, op. cit. pp. 92.
15
(1797- 1871), filosofo, giornalista, politico francese. Costruì il neologismo del socialismo in seguito
all’esperienza nella Carboneria e sansimoniana. Libertà e organizzazione economica e sociale rigidamente pianificata.
16
M. Lamy, op. cit. pp. 151.
17
M. Lamy op. cit. pp. 152 e cfr. Viaggio al centro della terra.
18
M. Lamy, op. cit. pp. 155.
19
M. Lamy. Op. cit. pp. 156.
11
3
legato al tema del vampirismo. Stoker fece parte dell’élite del movimento neo-rosicruciano della Golden
Down, nato a Londra nel 1865 da Robert Wentworth Little, inizialmente sotto il nome di Societas
Rosicrociana in Anglia (SRIA) per poi mutare in Hermetic Brotherwood of the Golden Dawn in Outer 20
sotto la direzione di Anna Sprengel, adepta tedesca. Brotherwood “fratelli della foresta”, “fratelli della
quercia” quindi Spaccalegna 21, è la loggia massonica nata a Parigi nel XVIII secolo sotto la direzione del
cavaliere Beauchesne. Gli adepti si attribuirono nomi di alberi tra cui Loups o Lupins. Arsenio Lupin, il
protagonista dell’opera di Leblanc, influenzato dagli scritti di Verne, è il re degli spaccalegna, il re della
quercia. Nel romanzo di Verne Robur, il conquistatore, Robur è termine che indica energia e un tipo di
quercia.
Arsenio Lupin rappresenta una caratteristica comune a numerosi personaggi di Jules Verne, ovvero
quella dell’anarchismo aristocratico. Robur, Fogg, Lidenbrock rappresentano Lucifero, l’angelo ribelle,
portatore di luce, che lancia una sfida con Dio, detentore di una sapienza inaccessibile all’uomo comune.
Notare il collegamento con l’opera di Anatole France, La revolte des anges, con la cappella di Santi Angeli
nella chiesa di Saint-Sulpice nella quale, restaurate, compaiono le opere di Delacroix: La cacciata di
Eliodoro dal tempio e La lotta di Giacobbe con l’angelo22.
Quindi, quali erano le sue idee politiche e religiose? Di certo, suscitarono la sua simpatia personaggi
che apparirono degli anarchici aristocratici, come nel caso di Johann Orth di cui sopra. Tuttavia si
riscontrarono ambiguità nelle posizioni politiche da parte dello scrittore: realismo e idealismo vanno di pari
passo nella persona di Verne. Il primo ne fece un uomo d’ordine, il secondo un anarchico idealista.
Rivoluzionario è un termine che si può accettare, ma nel caso dello scrittore francese bisogna prenderlo con
le pinze e dosarlo poiché non bisogna intenderlo nella nostra accezione odierna: da una parte si vede un
Verne che difende le minoranze etniche irlandesi e franco-canadesi, anticolonialista e dall’altra dà prova di
razzismo soprattutto verso ebrei e neri. Sul piano religioso è cattolico, ma nel momento in cui venne a
contatto con la società segreta di Hetzel sembrò averne condiviso le idee dei massoni teisti: i suoi personaggi
sembrano angeli neri pronti a sfidare Dio da un momento all’altro ma per certi aspetti possiamo scorgerne un
pensiero religioso di fondo23. Quindi è anarchico conservatore o anarchico sotterraneo? Forse le etichette
vanno messe da parte.
Troppa libertà porterebbe gli uomini verso una catastrofe e la maggior parte degli uomini non avrebbe
le capacità e la libertà di autogovernarsi, quindi ha bisogno di una guida con leggi e regole a cui aggrapparsi.
Sembrerebbe un difensore dell’ordine e della libertà. Tuttavia, si possono distinguere due periodi in cui si
manifestarono opinioni politiche differenti: il primo alle dipendenze di Hetzel; qui Verne fu il riflesso del
suo datore di lavoro (si veda il rifiuto di Dio)24, nel secondo, alla morte dell’editore, egli si evolse e cambiò
opinioni, come anche l’impostazione dei suoi scritti. Il sentimento anarchico è certo da prendere in
considerazione, in quanto tramite l’editore Hetzel lo scrittore venne a contatto con personaggi anarchici
importanti, tra cui Elisée Reclus e poi venne difeso dagli ambienti rosicruciani dell’Ottocento, specialmente
da quelle società segrete che a loro volta influenzarono la Golden Dawn.25
Come già anticipato all’inizio, Verne fece parte de La Società Angelica (Societé Angelique), insieme a
Delaroix, Dumas, Sand, le cui origini vanno ricercate nel tipografo lionese Gryphe, il cui vero nome era
Sebastian Greif, nel XVI secolo. Egli adottò questo pseudonimo non solo perché si legò foneticamente al suo
cognome, ma anche prendendolo in prestito da una società greca, Nèphès, che significa Nebbia 26. Non solo
esprime l’ignoto, ma anche il caos legato all’età dell’oro. La società segreta possedette un’opera cifrata: Il
Sogno di Polifilo. L’opera fu stampata da Aldo Manuzio a Venezia nel dicembre del 1499. L'opera è
anonima, ma la prima lettera, decorata in modo elaborato, di ogni capitolo della versione originale italiana
forma un acrostico: POLIAM FRATER FRANCISCVS COLVMNA PERAMAVIT (fratello Francesco
Colonna amò intensamente Polia)27. Molti studiosi però hanno attribuito il libro a Leon Battista Alberti e a
Lorenzo de Medici. Altri attribuiscono il libro ad Aldo Manuzio e a Francesco Colonna, ricco governatore
20
M. Lamy, op. cit. pp. 133.
M. Lamy, op. cit. pp. 122.
22
M. Lamy, op. cit. pp. 96.
23
Cfr. Viaggio al centro e Il giro del mondo in 80 giorni. “Fogg […] tuttavia non era un avaro: ovunque ci fosse
bisogno di soldi, per qualche nobile causa, era pronto ad elargire […]. La preoccupazione di Lidenbrock quando Axel
si smarrisce nel sottosuolo. Cfr.pp. 153.
24
M. Lamy, op. cit. pp. 205.
25
Jules Verne, Il giro del mondo in 80 giorni, Piemme, Casale Monferrato, 1996, op. cit. pp. 8
26
M. Lamy op. cit. pp. 170.
27
M. Lamy op. cit. pp. 171.
21
4
romano, esoterista e poligrafo. Si sa ancora meno circa l'autore delle illustrazioni, ma i contemporanei
ritenevano che fosse Benedetto Bordon. Il tema trattato dal libro si colloca nella tradizione del romanzo
cavalleresco, secondo le convenzioni dell'amore cortese, un tema caro anche agli aristocratici del
Quattrocento. Il testo del libro è scritto in una lingua volutamente difficile, un misto di italiano e latino, ricco
di parole coniate da radici greche e latine, oltre a termini ebraici e arabi presenti nelle illustrazioni. L’opera
comincia con Polifilo insonne perché la sua amata, Polia, si è allontanata da lui. Polifilo viene trasportato in
una foresta selvaggia 28, dove si perde, incontra draghi, lupi e fanciulle e meravigliose architetture, fugge e si
riaddormenta di nuovo. Poi si sveglia in un secondo sogno, sognato all'interno del primo. Nel sogno alcune
ninfe lo conducono dalla loro regina e lì gli chiedono di dichiarare il suo amore per Polia. Polifilo dichiara il
suo amore e poi due ninfe lo conducono davanti a tre porte. Polifilo sceglie la terza e lì scopre la sua amata. I
due sono condotti da altre ninfe in un tempio per la cerimonia del fidanzamento. Lungo la strada passano
attraverso cinque processioni trionfali che celebrano l'unione degli amanti. Poi Polifilo e Polia sono
trasportati all'isola di Citèra su un'imbarcazione il cui nocchiero è Cupido; lì vedono un'altra processione
trionfale che celebra la loro unione. La narrazione è ininterrotta, ma qui si inserisce una seconda voce, Polia
che descrive l'erotomachia dal suo punto di vista. Polifilo riprende la narrazione. Polia respinge Polifilo, ma
Cupido le appare in sogno e la costringe a tornare da Polifilo, svenuto come morto ai suoi piedi, e riportarlo
in vita con un bacio. Venere benedice il loro amore e gli amanti finalmente sono uniti. Quando Polifilo sta
per prendere Polia tra le sue braccia, Polia si dissolve nell'aria e Polifilo si sveglia.
Simbolo della trasformazione interiore verso un amore platonico e di viaggio iniziatico, il tema ci porta
alla questione del mistero di Rennes-le-Chateau legata al tesoro dei Templari a Girors29. Nel Giro del mondo
in ottanta giorni il nome del protagonista è Phileas Fogg. Phileas che corrisponde a Polifilo e Fogg significa
nebbia in inglese, nome assunto in certi periodi dalla Società Angelica. Alla fine del romanzo Phileas Fogg
conquista e sposa la dama Auda con l’aiuta del suo domestico Passpartout che rappresenta il carbonaro, e
quindi questo indizio ci rimanda alla società segreta degli Spaccalegna. Fogg rappresenta il Sole Nero , il che
lo collega a Saturno, è descritto con i piedi a squadra, la mano destra sul cuore, la sinistra appoggiata sulla
destra, vicino a un drappo le cui pieghe disegnano una falce30. Egli dovrà lottare contro i Thug, adoratori
della dea Kali, che rappresentano l’aspetto vampirico dei Rosa+Croce31. Lo stesso personaggio è un
Rosa+Croce: non ha età32, non si conosce né la sua fortuna né il suo passato.
Le dottrine alle quali si può collegare l’opera di Jules Verne sfociarono tanto nel socialismo quanto nel
nazismo più occulto. Nel 1918 in Germania (Baviera) nacque la lega Spartacus, comunista, che doveva la
sua denominazione al soprannome di Adam Weishaupt, Maestro degli Illuminati di Baviera e, la ThuleGesellschaf33 – società segreta nazionalsocialista - che avrebbe lottato contro i comunisti, imperniata di
teosofia, paganesimo nordico e antisemitismo.
Alla fine della vita, Verne fu colto da dubbi, si chiuse in se stesso disinteressandosi alla sua stessa
esistenza e a quella altrui, chiedendosi se non aveva altro che negare l’uomo e l’amore; fece marcia indietro,
non credette più nei valori della società segreta e rinnegò Hetzel. Prima di morire distrusse i taccuini e i
metodi di decifrazione dell’opera degli Illuminati di Baviera, come in cerca di redenzione.
28
Cfr. La loggia degli Spaccalegna.
Nelle regioni di Rennes-les-Bains, Alet e Campagne, fin in epoca romana esistono miniere d’oro, d’argento
sfruttate dai Templari dove si celerebbe l’oro di Salomone. Costoro sarebbero stati l'emanazione di un'ipotetica
organizzazione segreta chiamata Priorato di Sion, fondata da Goffredo di Buglione nel 1099.
30
M. Lamy op. cit. pp.183.
31
M. Lamy, op. cit. pp. 137.
32
J. Verne, op. cit pp. 7.
33
M. Lamy, op cit. pp. 194.
29
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