n° 81 - aprile 2014

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n° 81 - aprile 2014
Riprendo con una mole di informazioni che coprono oltre 7 settimane… un ritardo che anche qs volta non avrei voluto tale, ed
in parte giustificato, come per il n.80, dal perdurare della crisi centrafricana … di cui per persone ed associazioni legate alla
diocesi di Bouar (e non solo) fungo un po’da focal point. Come per il n.80, questa introduzione al n.81 vuol essere una sorta di
indice non completo per alcune tematiche, anche se consiglio di scorrere con calma il tutto, per non ‘perdere informazioni
relative a chi “voce non ha”. Tre soli, ma densi ed attuali gli approfondimenti, avendo per gli altri casi conglobato nei flashes
commenti e interviste. Spero di uscire con un n.82 più snello completandolo in tempi meno diluiti…
ARMI –vedi all’inizio Mondo Armi, poi India, e …qualcun altro
ECOLOGIA- Mondo, Cina, Colombia, Francia, Ghana…
LIBERTA Religiosa – Laos, Myanmar, e tanti conflitti Sciiti-Sunniti (Bahrain, Irak, Siria, Nigeria….)
MIGRANTI –Congo, Giappone, Italia, Myanmar, Yemen…
MINORI – Mondo(Brasile), Congo, India….
POPOLI INDIGENI –Bolivia, Cile, Cina, Mauritania, Paraguay…
REPRESSIONI MANIFESTAZIONI e Oppositori –Algeria, Bangladesh, Burundi, Cambogia, Egitto, Gibuti, Venezuela.
REPRESSIONI STAMPA – Mondo (26/03), Cina, Rwanda, Vietnam…
SVILUPPI POLITICI PROBLEMATICI – Afghanistan, Burundi, Centrafrica, Irak, Israel-Palestina, Libia, Nigeria, Pakistan,
Thailandia, Yemen.; da segnalare poi notevoli problemi interni in Colombia, Myanmar, Somalia, SriLanka e Venezuela
Il tutto è da leggere, come al solito, in”pillole”, Buona lettura!
- Ricordo sempre che i numeri dal n.40 (di circa 2 anni fa) cui sovente si rimanda SONO tutti DISPONIBILI SUL SITO
www.chiesedisandonato.it alla voce Archivio. Dallo stesso sito è possibile, tramite link, collegarsi con Misna [siti
amici-informazione].
SGUARDO sul MONDO n.81 fonti:Misna,Fr24,TGvv,JdBangui,Fides,Oasis,AsiaNews.vvBlogs
-140309(12)-140420(24)
MONDO CLIMA-31/03- CLIMA: RAPPORTO, I MUTAMENTI COLPISCONO TUTTI.- I cambiamenti climatici hanno
già portato gravi impatti sull’habitat umano e naturale “in tutti i continenti e gli oceani” danneggiando coltivazioni agricole per
l’alimentazione, diffondendo malattie, sciogliendo i ghiacciai: è quanto denuncia l’ultimo rapporto dell’Ipcc, il Gruppo
intergovernativo sui cambiamenti climatici, (Intergovernmental Panel on Climate Change), “Climate Change 2014: Impacts,
Adaptation and Vulnerability”, diffuso oggi da Yokohama. Si tratta del secondo di tre rapporti – il primo rilasciato a Stoccolma
il settembre scorso stabiliva che l’uomo è la “causa dominante” dei cambiamenti climatici – stilato da esperti di tutto il mondo,
in vista dell’appuntamento internazionale del prossimo settembre a New York per riprendere le trattative per un accordo
consensuale sulla riduzione delle emissioni nocive. Se alcune regioni del mondo potrebbero presto raggiungere il punto di non
ritorno, altre lo hanno già toccato, stando al rapporto: “Sia le barriere coralline che gli ecosistemi dell’Artico stanno già
sperimentando cambiamenti irreversibili” si legge nel testo. Particolarmente a rischio sono le popolazioni che vivono nelle aree
costiere o nelle piccole isole, vulnerabili a mareggiate, inondazioni e innalzamento del livello del mare. Ma anche quelle che
risiedono nelle grandi aree urbane rischiano forti alluvioni nonché di ondate di calore estremo. A rischio è anche la produzione
alimentare: siccità o inondazioni, legate al cambiamento delle precipitazioni, potrebbero ridurre sensibilmente la produzione
agricola ma anche colpire la pesca, a causa dello squilibrio arrecato dai cambiamenti climatici agli oceani. Naturalmente, i
rischi non sono distribuiti equamente e a pagare saranno principalmente i poveri, i giovani e gli anziani. I mutamenti del clima
rallenteranno la crescite economica – avverte ancora il rapporto – creando “trappole della povertà” soprattutto nell’Asia
meridionale e nel sud-est asiatico. “Ma il più grande rischio potenziale è che un certo numero di questi scenari si verifichino
contemporaneamente, portando a conflitti e guerre, o trasformando un problema regionale in una crisi globale” ha evidenziato
Saleemul Haq, esperto dell’International Institute for Environment and Development, fra gli autori dello studio. [FB] (vAnche
TG3 h12:08)- MONDO AMBIENTE -15/04- IN AUMENTO VIOLENZA CONTRO DIFENSORI AMBIENTE Sono stati
908 gli attivisti per la protezione dell’ambiente assassinati in 35 paesi nell’arco degli ultimi 10 anni, ma appena dieci casi sono
arrivati in tribunale, ottenendo giustizia…. “Molti di quelli che affrontano minacce sono persone comuni che si oppongono al
furto di terre, allo sfruttamento minerario, al taglio industriale degli alberi, che vengono espulsi dalle loro terre e minacciati
gravemente dalla devastazione ambientale” spiega lo studio. Altri sono stati assassinati per essersi battuti contro la costruzione
di centrali idroelettriche, la contaminazione da idrocarburi, la protezione della fauna. L’aumento degli omicidi, e più in
generale delle minacce e della violenza non letale, si deve al crescente accaparramento di risorse sempre meno disponibili
nell’economia globale, insieme agli interessi di elites vincolate al potere politico ed economico, locale e internazionale.
Solo nel 2012 il numero degli attivisti per l’ambiente uccisi è stato tre volte superiore ai dieci anni precedenti (147 a fronte dei
51 del 2002….. Il Brasile, secondo il rapporto, è il paese più pericoloso per chi ama l’ambiente e lo difende: fra il 2002 e il
2013 a pagare con la vita sono stati in 442, in Honduras 109 e in Perù 58.[FB]
MONDO -26/03- INTERCETTAZIONI ILLEGALI, UN SOFTWARE ITALIANO NEL MIRINO - Il governo di Addis
Abeba utilizza tecnologie straniere tra cui prodotti di aziende italiane, per intercettare e controllare giornalisti e oppositori
politici in Etiopia e all’estero: ….(oltre all’Etiopia anche l’Uzbekistan, l’Arabia Saudita e il Sudan per citarne alcuni) additati
dalle organizzazioni i per i diritti umani come alcuni tra i peggiori nemici di Internet e della libertà di informazione… A
complicare l’intera vicenda, l’accusa che l’azienda in questione abbia ricevuto fondi pubblici dalle istituzioni italiane….
Secondo l’Ong britannica Privacy International, “nel 2007 l’azienda milanese ha ricevuto 1,5 milioni di euro da due fondi di
venture capital”, uno dei quali, Finlombarda Gestioni Sgr S.p.a. “ha come solo azionista Finlombarda S.p.a. agenzia finanziaria
pubblica il cui unico azionista è la Regione Lombardia”. ….Dal canto suo Haking Team nega ogni rapporto con governi
dittatoriali e assicura di non aver mai fornito i propri prodotti a paesi iscritti nella lista nera di Amnesty International. “Il
rapporto di Citizen Lab non riflette l’uso del nostro software – ha dichiarato Eric Rabe, portavoce della società – e non siamo
interessati a fornire ulteriori aiuti alla loro ricerca”. Sulla vicenda relativa alle intercettazioni di giornalisti etiopici è
intervenuta ieri anche l’ong Human Rights Watch con un rapporto di 137 pagine dal titolo significativo: “They know
everything we do” (Sanno tutto ciò che facciamo). Secondo lo studio, “i funzionari della sicurezza, in Etiopia, hanno un
accesso virtualmente illimitato a tutti gli utenti telefonici e agli internauti nel paese”, poiché le connessioni sono fornite
dall’unica compagnia governativa Ethio Sat. “Costoro possono regolarmente e facilmente registrare telefonate e collegamenti
senza alcuna procedura legale o supervisione….[AdL]
MONDO -11/04- POVERTÀ ESTREMA, ALL’INDIA LA MAGLIA NERA Sono almeno 760 milioni le persone che vivono
in condizioni di “povertà estrema”: lo calcola la Banca mondiale, in un rapporto che identifica in India, Cina e Nigeria i paesi
dove l’emergenza è più accentuata. Secondo lo studio, in India, Cina e Nigeria vivono rispettivamente il 33, il 13 e il 7%
delle persone in condizioni di povertà estrema. Seguono in classifica Bangladesh (6%), Repubblica Democratica del Congo
(5%), Indonesia, Pakistan, Tanzania, Etiopia e Kenya. … povertà estrema è definita da un reddito giornaliero inferiore a un
dollaro e 25 centesimi.[VG] [ per L’AmericaLatina vedi SGsMondo n.80]
MONDO -17/03- Contro la Schiavitù moderna e la tratta di essere umani. (CITTÀ DEL VATICANO) Questa mattina,
presso la Sala Stampa della Santa Sede è stato presentato il “Global Freedom Network”, “un accordo fra rappresentanti di
grandi religioni mondiali per sradicare le moderne forme di schiavitù e il traffico di esseri umani, in collaborazione con la
‘Walk Free Foundation’”.… Il Global Freedom Network è un’iniziativa aperta e altri leader spirituali saranno invitati ad
aderire e a sostenerla.
Pubblichiamo la Dichiarazione comune:
“La schiavitù moderna e la tratta di esseri umani sono un crimine contro l’umanità.
Lo sfruttamento fisico, economico e sessuale di uomini, donne e bambini condanna 30 milioni di persone alla deumanizzazione
e al degrado. Ogni giorno in cui continuiamo a tollerare questa situazione violiamo la nostra umanità comune e offendiamo le
coscienze di tutti i popoli. Ogni forma di indifferenza nei confronti delle vittime di sfruttamento deve cessare. Invitiamo tutti i
fedeli e i loro leader, tutti i governi e le persone di buona volontà a aderire al movimento contro la schiavitù moderna e la tratta
di esseri umani e a sostenere il Global Freedom Network. Solo attuando, in tutto il mondo, gli ideali della fede e i valori umani
condivisi possiamo condurre il potere spirituale, lo sforzo congiunto e l’idea di liberazione a sradicare definitivamente la
schiavitù moderna e la tratta di essere umani dal nostro mondo. Il male è opera dell’uomo è può essere combattuto da una
volontà ispirata dalla fede e dall’impegno umano. Ringraziamo coloro che sono già impegnati in questa battaglia e speriamo
vivamente che questo nuovo progetto serva da ulteriore incoraggiamento per il loro impegno a favore della libertà dei nostri
fratelli e sorelle più oppressi. Nonostante gli sforzi di moltissime persone in tantissimi paesi, la schiavitù moderna e la tratta di
esseri umani continuano a crescere. Le vittime sono tenute nascoste: in luoghi di prostituzione, in stabilimenti e nelle
campagne, su pescherecci e strutture illegali, in case private dietro porte chiuse e in molti altri luoghi, in città, villaggi e
bidonville delle nazioni più ricche e più povere del pianeta”.
“Il Global Freedom Network si avvarrà degli strumenti della fede: la preghiera, il digiuno e la carità. Ci sarà una giornata di
preghiera per le vittime e per la loro libertà. Tutti i fedeli e le persone di buona volontà saranno invitati a meditare e ad agire.
Delle reti di preghiera specifiche saranno costituite in tutte le parti del mondo.
Nel quadro dell’accordo, tutte le parti si impegnano a percorrere tutte le strade possibili per stimolare l’azione globale e
sradicare la schiavitù moderna e la tratta di esseri umani. Nel primo anno saranno messi a punto dei piani per invitare:
- tutte le confessioni religiose a vigilare affinché le loro catene di approvvigionamento e investimenti escludano forme di
schiavitù moderne e a adottare misure correttive, se necessario;
- tutte le confessioni religiose a mobilitare le rispettive sezioni giovanili per sostenere progetti destinati a sradicare la schiavitù
moderna;
- famiglie, scuole, università, congregazioni e istituzioni a far conoscere la natura della schiavitù moderna e la tratta di esseri
umani, a insegnare come denunciarla e a segnalare la capacità distruttiva di atteggiamenti sociali, pregiudizi e sistemi sociali
nocivi connessi alla schiavitù moderna e alla tratta di esseri umani;
- i leader politici a vigilare affinché le loro catene di approvvigionamento escludano forme di schiavitù moderne;
- 50 grandi multinazionali i cui CEO sono persone di fede e di buona volontà a garantire che le loro catene di
approvvigionamento escludano forme di schiavitù moderne;
- 162 governi ad avallare pubblicamente l’istituzione del Global Fund per porre fine alla schiavitù con 30 capi di stato che lo
sostengano pubblicamente entro la fine del 2014;
- il G20 a condannare la schiavitù moderna e la tratta di esseri umani e a adottare un’iniziativa contro la schiavitù e la tratta di
esseri umani, nonché a sostenere il summenzionato Global Fund.
La dichiarazione comune conclude quindi: Il nostro mondo deve essere liberato da questi mali terribili e crimini contro
l’umanità. Ogni mano e ogni cuore devono unirsi per garantire questa libertà a tutti coloro che sono imprigionati e soffrono.
Questo accordo segna un inizio e una promessa – le vittime della schiavitù moderna e della tratta di esseri umani non saranno
dimenticate o ignorate: tutti conosceranno la loro storia. Cammineremo con loro verso la libertà”.(C.O.) -10/04-LOTTA A
TRATTA ESSERI UMANI, IMPEGNO COMUNE- La tratta degli esseri umani garantisce ogni anno alla criminalità profitti
per circa 32 miliardi di dollari: le stime, dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), sono state presentate durante una
conferenza ospitata ieri e oggi in Vaticano dalla Pontificia accademia delle scienze.
…. Secondo stime diffuse durante l’incontro, oggi il fenomeno della tratta di esseri umani colpisce circa due milioni e mezzo
di persone. [VG]
MONDO -03/04-MALATTIE TROPICALI DIMENTICATE, UNA SFIDA APERTA -Quasi un miliardo e mezzo di persone
in tutto il mondo richiedono trattamenti per un gruppo di malattie tropicali “trascurate”, disturbi come vermi intestinali ,
elefantiasi e la cecità fluviale , riuniti nella categoria delle Malattie tropicali dimenticate (Dtn) . …[AdL]
MONDO Banane -15/04- MALATTIA DI PANAMA, A RISCHIO PRODUZIONE BANANE- Si chiama Fusarium wilt il
devastante fungo parassita Tropical Raxe 4 (Tr4) che ha già contaminato piantagioni di banani in Asia, Medio Oriente, Africa e
potrebbe propagarsi velocemente anche in quelle dell’America latina. …. Per alcuni esperti del frutto giallo, potrebbe già
essere troppo tardi per salvare le piantagioni dell’America latina e dei Caraibi, dove viene raccolto l’80% delle banane da
esportazione. … Al momento non esiste alcuna cura e l’unica soluzione consiste nel limitare il contagio dal fungo. Gli esperti
di genetica stanno creando una nuova varietà di banana immune alla malattia, la Goldfinger, al gusto di mela.[VV]
MONDO ARMI (v.anche SG s Mondo n80)-17/03- ARMI, MAGLIA NERA A INDIA E STATI UNITI … tra il 2009 e il
2013 l’incremento rispetto al quinquennio precedente è stato del 14%. Una crescita, si legge nello studio, che si è
accompagnata a mutamenti nella geografia globale dei traffici. Se gli Stati Uniti hanno conservato la maglia nera nella
classifica degli esportatori (29% del totale), seguiti dalla Russia (20%) e dalla Germania (7%), la Cina si è affermata come
quarta potenza (6%) superando la Francia. La graduatoria di chi spende di più è invece guidata dall’India, che in cinque anni ha
accresciuto le sue importazioni del 111%. Seguono, con un volume di acquisti tre volte inferiore, la Cina e il Pakistan. Se
l’Italia resta uno dei principali esportatori, nona dietro Regno Unito, Spagna e Ucraina, a colpire è l’aumento degli acquisti
africani. Gli esperti riferiscono di un +53%, determinato soprattutto dalle importazioni di Algeria, Marocco e Sudan. … 11/04- TRATTATO SU COMMERCIO ARMI, SERVONO RATIFICHE Mancano ancora 19 ratifiche perché il Trattato sul
commercio delle armi possa entrare in vigore… A ratificare il Trattato, relativo solo ad armi di tipo convenzionale, sono stati
per ora 31 paesi. Solo due di questi sono africani, Nigeria e Mali, nonostante i governi sub-sahariani abbiano dato un
contributo importante in sede di approvazione. A mancare all’appello sono anche gli Stati Uniti, primi esportatori mondiali di
armi, a lungo contrari a un’intesa durante i sei anni di negoziati che hanno preceduto il voto dell’Assemblea generale
dell’ONU il 2 aprile 2013. [VG]- ARMI AFRICA ASIA -14/04- IN ASIA E IN AFRICA CRESCONO LE SPESE MILITARI
- Nel 2013 le spese militari sono diminuite in Nord America e in Europa ma sono aumentate in tutte le altre regioni del mondo,
dal Medio Oriente all’Africa all’Asia orientale: lo calcola l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri), in
un rapporto pubblicato oggi. Secondo lo studio, lo scorso anno le spese militari dei governi hanno raggiunto un valore
complessivo di 1750 miliardi di dollari, circa l’1,9% in meno rispetto al 2012. Al decremento ha contribuito la riduzione della
spesa degli Stati Uniti (-7,8%) anche in conseguenza del disimpegno dall’Iraq e dall’Afghanistan e dei tagli imposti dal
Congresso per motivi di bilancio. A comprare più armi sono state invece Cina, Russia e Arabia Saudita, rispettivamente al
secondo, al terzo e al quarto posto nella classifica globale. Pechino ha accresciuto le spese belliche del 7,8%, fino a 188
miliardi di dollari, anche sullo sfondo di nuove tensioni con paesi dell’area come Filippine e Vietnam. Anche l’incremento di
Riad, di ben il 14%, è parte di un contesto di tensioni regionali. In Medio Oriente sono da segnalare gli aumenti di spesa del
Bahrein (+26%), un paese dove l’uso della forza è stato decisivo nella repressione delle proteste di piazza innescate dalla
cosiddetta Primavera araba, e dell’Iraq (+27%), impegnato a ricostruire le proprie Forze armate dopo l’invasione americana e il
conflitto civile degli anni scorsi. A spendere di più in armi e tecnologie belliche è stata anche l’Africa. A livello regionale nel
2013 l’incremento è stato dell’8,3%, fino a quasi 45 miliardi di dollari. La maglia nera resta all’Algeria, seguita dall’Angola,
che con un incremento del 36% ha superato il Sudafrica. [VG] ARMI GIAPPONE -13/03- IL GOVERNO PREME PER
RIAPRIRE EXPORT ARMI ENTRO MARZO …. Primo paese destinatario dell’export bellico potrebbe essere l’Indonesia
con cui da tempo sono in corso trattative in questo senso, ma anche le Filippine nel cui caso, però la fornitura di armi potrebbe
essere interpretata da Pechino come un’azione ostile dati i rapporti tesi tra la Repubblica popolare cinese e Manila sul controllo
di tratti di mare rivendicati da Pechino al largo dell’arcipelago filippino. Il bando alla vendita di armi giapponesi all’estero è
effettivo dal 1967, da quando Tokyo si impegnò a seguire gli Stati Uniti nel blocco dell’export bellico a paesi comunisti o
comunque visti come ostili. Un provvedimento bene accolto allora dall’opinione pubblica giapponese, ma che successivamente
ha costretto il paese a mettersi ai margini di operazioni di peacekeeping, oltre tutto frenate dall’impedimento costituzionale a
qualunque partecipazione militare fuori dai confini. La parziale apertura, nel 2011, alla collaborazione militare con diversi
paesi ha aperto la strada a una revisione del ruolo militare del paese e della sua industria bellica. [CO] -01/04- RIVISTO IL
DIVIETO, ESPORTARE ARMI È PIÙ FACILE …In concreto, il governo guidato da Shinzo Abe ha modificato un bando
severo motivato non solo dalla sua Costituzione pacifista, ma anche dal timore alimentato dall’alleato statunitense durante la
Guerra fredda che armi giapponesi finissero nelle mani di avversari comunisti. Nel 2011, la parziale apertura alla
collaborazione militare con diversi paesi ha aperto la strada a una revisione del ruolo militare del Giappone e della sua
industria bellica.…. [CO] -GIAPPONE -08/04-NUOVA MARCIA PER DIRE “NO” ALL’EROSIONE DEL PACIFISMOHanno marciato in 3000 oggi a Tokyo … La pressione degli ambienti nazionalisti, ma anche di settori della maggioranza di
governo guidata dal Partito Liberaldemocratico, verso una modifica dell’articolo 9 della costituzione che apra le porte al
concetto di “autodifesa collettiva”, preoccupa intellettuali e opinione pubblica. Un sondaggio del quotidiano di tendenza
liberale Asahi Shimbun ha segnalato che il 63% degli adulti giapponesi si oppongono a questo concetto, in percentuale
superiore a quella dello scorso anno. In crescita anche quanti sono contrari a una revisione dell’articolo 9, passati dal 52% del
2013 al 64% attuale. … Il rischio, sarebbe “che esercitando il diritto all’autodifesa collettiva, il paese si avvii diritto verso un
conflitto”.[CO] -ARMI COSTARICA -31/03- DISTRUTTE MIGLIAIA DI ARMI… sono state eliminate 21.318 armi da
fuoco, utilizzate in reati e finora immagazzinate nell’Arsenale nazionale come prove in casi giudiziari..... Costa Rica …. un
paese che ha abolito l’esercito nel 1948.[FB]
MONDO minori -07/04-RAGAZZI DI STRADA: DOPO IL MONDIALE I DIRITTI. “Hanno vinto i ragazzi della Tanzania
e le ragazze del Brasile ma quello che conta sono le nuove amicizie e la fiducia in se stessi acquisita durante il torneo”: a
parlare con la MISNA è Jo Griffin, uno degli organizzatori della Street Child World Cup che si è conclusa ieri sera a Rio de
Janeiro. Le finali si sono giocate nel quartiere di Laranjeiras, nello storico stadio della squadra del Fluminense. I ragazzi della
Tanzania hanno sconfitto 3-1 il Burundi, mentre le “padroncine” di casa del Brasile hanno superato le Filippine 1-0… Al
torneo hanno partecipato 25 squadre in rappresentanza di 19 paesi, per lo più africani, asiatici e latinoamericani. E la
competizione è stata anche occasione di dibattito. “I 230 giocatori – sottolinea Griffin – hanno partecipato a una conferenza
unica, che porterà all’approvazione di una Dichiarazione di Rio: un documento nel quale si chiede di tutelare i diritti dei
ragazzi di strada che sarà trasmesso alle Nazioni Unite”. Secondo le statistiche dell’Onu, nel mondo i ragazzi di strada sono
circa cento milioni. La Street Child World Cup era cominciata il 28 marzo, con la benedizione e l’incoraggiamento di Papa
Francesco, primo pontefice latinoamericano della storia ma soprattutto appassionato di calcio. [VG]
AFRICA UE-31/03- VERTICE AFRICA-UE: TRA VISTI NEGATI E INVITI MANCATI- Il presidente sudafricano Jacob
Zuma è stato oggi l’ultimo capo di Stato dell’area sub-sahariana a far sapere che non parteciperà al vertice Africa-Europa in
programma a Bruxelles mercoledì e giovedì.… Non è chiaro se la decisione sia collegata alla mancata presenza a Bruxelles di
una delegazione dello Zimbabwe. … A Bruxelles sono attesi delegati di una novantina di paesi e circa 65 tra capi di Stato e di
governo. Non è chiaro a che livello sarà rappresentato il Sudan. Ieri Khartoum ha accusato Bruxelles di voler “dividere”
l’Unione Africana. Un riferimento al fatto che finora al vertice non è stato invitato il presidente Omar Hassan al Bashir,
ricercato dalla Corte penale internazionale per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità in relazione al conflitto in
Darfur.[VG] -03/04- VERTICE UE-AFRICA: INTESE E NODI DA SCIOGLIERE-Nuove linee guida per la strategia
congiunta d’azione tra 2014 e 2017, una dichiarazione comune sulle migrazioni e l’impegno europeo a contribuire
finanziariamente alla pace e allo sviluppo africani. Queste le principali conclusioni del quarto vertice tra Unione Europea e
Africa, che è terminato oggi a Bruxelles. …. Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, pur
riconoscendo “i progressi” compiuti, ha sostenuto che sugli Epa il summit avrebbe potuto “fare meglio e di più”. …[CO]
AFRICA UE-Interview DLAMINI-ZUMA presUA -08/04- DLAMINI-ZUMA: AVANTI SOLO INSIEME (Intervista)
“L’approccio comune è fondamentale” dice Nkosazana Dlamini-Zuma, la presidente della Commissione dell’Unione Africana,
più volte ministro nel suo paese, anche nel primo governo di Nelson Mandela. Non è alta. Indossa un copricapo giallo,
all’africana. Parla con un filo di voce, guardandoti negli occhi, accennando un sorriso. Modi gentili che non le impediscono di
andare subito al cuore dei problemi. Sui rapporti con l’Europa, che preme per una liberalizzazione dei mercati che andrebbe
anzitutto a suo vantaggio. Sulla cooperazione tra gli africani, a partire dall’emergenza del Lago Ciad, occasione di una
conferenza internazionale a Rimini, dove la MISNA la incontra di ritorno dal vertice Africa-Unione Europea che si è tenuto la
settimana scorsa a Bruxelles. Le ultime parole di Dlamini-Zuma sono su Mandela. “Simbolo di tante cose – dice – ma
soprattutto della sete di giustizia e della ricerca di soluzioni ai problemi che mettano al centro le persone e la loro dignità”.
Presidente, com’è andata a Bruxelles? Cos’è che non funziona nei rapporti tra Africa e Europa?
“Il vertice ha segnato una ridefinizione dei nostri rapporti. Rapporti cominciati tempo fa come donatore-beneficiario, ma che
stanno cambiando. Si dice: “Se a una persona dai un pesce la nutri un giorno, se le insegni a pescare le dai da mangiare tutta la
vita”. Adesso finalmente ce ne stiamo rendendo conto. Gli aiuti sono importanti ma è ancora più importante che noi ci
industrializziamo, in modo da diventare partner dell’Europa. Partner in un commercio equo, negli investimenti per l’istruzione
dei giovani, nel trasferimento delle tecnologie. La direzione da seguire è questa, sapendo che i nostri rapporti con l’Europa
oggi sono più sostenibili rispetto al passato”.
A Bruxelles, però, non è c’è stato alcun passo avanti sugli Accordi di partenariato economico (Ape/Epa). L’Europa
vuole solo invadere i mercati africani, soffocando le produzioni locali?
“Gli Accordi di partenariato economico sono molto ambiziosi. Sollevano diverse questioni, che vanno risolte una a una.
L’obiettivo dovrebbe essere sostenere e incoraggiare gli sforzi per creare in Africa un’unica area di libero scambio. Se negli
Epa ci sono elementi che vanno in direzione contraria od opposta a questo obiettivo, bisogna cambiarli. Anzi eliminarli. Gli
Accordi, poi, devono sostenere la nostra industrializzazione. In Africa l’industria sta muovendo solo ora i primi passi. È per
così dire a uno stadio nascente. E ha bisogno di appoggio. Ripeto, dobbiamo essere sicuri che negli Epa non ci sia nulla che
mini la nostra industrializzazione. L’Unione Europea deve capire che se in Africa si formasse un mercato unico otterrebbe
grandi vantaggi. Molto superiori rispetto a quelli che avrebbe oggi con gli Epa. Soprattutto, poi, i vantaggi sarebbero
reciproci”.
Un mercato unico a sud del Sahara presuppone una stretta cooperazione tra gli Stati della regione. Ma l’Africa è
davvero pronta per questo impegno comune, sul terreno dell’economia o anche magari della sicurezza?
“L’emergenza del Lago Ciad, che affrontiamo in questi giorni, può essere un banco di prova. La drammatica riduzione della
sua superficie ha creato forti tensioni tra le comunità rivierasche e in genere tra le popolazioni che dipendono dal Lago per la
loro sopravvivenza. Impegnarsi per la difesa di questo ecosistema è importante su un piano sia economico-sociale che della
sicurezza. In una prospettiva di medio e lungo termine, sarà decisivo l’impegno per l’istruzione dei giovani, affinché possano
uscire da una spirale di povertà. Bisogna interrompere un circolo vizioso. Alimentato anche dalla violenza. Non è un caso che i
paesi della regione abbiano costituito una ‘task force’ per contrastare l’insicurezza”.
La cooperazione per il Lago Ciad può costituire un modello per risolvere altre crisi o contenziosi transfrontalieri in
Africa?
“Credo di sì. Ad esempio nel caso del Lago Malawi, il cui controllo sta alimentando tensioni tra i paesi rivieraschi. Quando
laghi e fiumi attraversano le frontiere diventano risorse condivise, per le quali serve un approccio comune. Il caso del Nilo è
particolarmente rilevante. I governi di Addis Abeba e del Cairo hanno costituito un comitato scientifico incaricato di valutare
le conseguenze della costruzione della Renaissance Dam che sta sorgendo nei pressi del confine tra Etiopia e Sudan. Gli esperti
hanno sottolineato che è importante riempire gradualmente il bacino della diga perché altrimenti si creerebbero problemi.
L’Etiopia ha il diritto di trarre benefici dal Nilo ma non deve danneggiare Egitto e Sudan. L’approccio comune è fondamentale.
Questo vuol dire confrontarsi, condurre studi scientifici e gestire le risorse insieme”.[VG]
AFRICA WEST –EBOLA. –GUINEA [dopo le vittime del morbillo: SGsMondo n80] -20/03- Una malattia non ancora
identificata ha causato 23 vittime nella regione Forestière (sud-est), nei pressi del confine con il Sierra Leone. … i morti e i 36
casi si sono registrati nelle prefetture di Guéckédou e Macenta dallo scorso 9 febbraio. La patologia si manifesta con febbre
alta, diarrea e vomito; tutti sintomi potenzialmente riconducibili ad altre malattie diffuse nella zona quali colera, ebola e febbre
gialla. … [VV] -22/03 h23:17- Virus di Ebola rilevato a Sud del Paese. 59 decessi su 80 casi infetti. (Fr24)-24/03CONFERMATA EPIDEMIA DI EBOLA NEL SUD… negli ultimi giorni il numero dei contagi si è accelerato e il ceppo di
febbre si è propagato da Guéckédou alle altre località meridionali di Macenta e Kissidougou. …Nelle ultime ore …due
morti(salite a 3 –Tg7 h13:30) sospette nella periferia di Conakry, fanno temere la propagazione dell’Ebola nella popolosa
capitale, dove vivono due milioni di persone. “In un paese dove le infrastrutture sanitarie sono così carenti, una malattia come
questa può avere un effetto devastante… Nella regione Forestière, epicentro dell’epidemia, le autorità guineane e l’Unicef
hanno già consegnato cinque tonnellate di medicinali e dispositivi di protezione degli operatori sanitari e per curare i malati. La
sezione belga di Medici senza frontiere (Msf) – già intervenuta in scenari simili in Uganda, Gabon e Angola – ha predisposto
una struttura sanitaria ad hoc di accoglienza e monitoraggio dei pazienti contagiati. ….La patologia si manifesta con una grave
febbre emorragica, diarrea e vomito; tutti sintomi potenzialmente riconducibili ad altre malattie diffuse nella zona quali
colera e febbre gialla. L’indice di mortalità può raggiungere il 90% delle persone infette; attraverso il contatto diretto, in
particolare durante i riti funebri, il contagio è molto rapido. Anche il consumo di carne di bestiame contagiato è fonte di
contaminazione dei soggetti sani. Non esiste alcun trattamento specifico all’Ebola, virus manifestatosi per la prima volta nel
1976 nell’allora Zaire e che si ripresenta ciclicamente in diversi paesi dell’Africa centrale ed occidentale.- LIBERIA -25/03EBOLA, CRESCE ALLARME PER CASI SOSPETTI IN LIBERIA- 5 morti nella vicina Liberia e un caso sospetto di un
viaggiatore tornato in Canada: sono in stato di allerta i paesi dell’Africa occidentale per il timore che l’epidemia dichiarata di
ebola in Guinea possa propagarsi oltre confine. …. L’ong medico sanitaria Medici senza frontiere (Msf), operativa sul terreno,
ha riferito che si tratta di cittadini liberiani passati oltre il confine per assistere al funerale di parenti nella regione Forestière, a
sud della Guinea, per poi ritornare a casa nella località di Lofa, a nord della Liberia. Inoltre un cittadino canadese tornato dalla
Liberia è stato ricoverato e messo in isolamento, assieme alla sua famiglia, dopo aver avvertito sintomi sospetti. …Analisi
eseguite all’Istituto Pasteur del vicino Senegal di casi sospetti registrati nella capitale Conakry hanno invece dato esito
negativo. … La situazione “allarmante” in Guinea e le possibili vittime di Ebola in Liberia hanno già spinto le autorità sanitarie
dei paesi dell’Africa occidentale ad alzare il livello di allerta sanitaria, in particolare in Sierra Leone, Costa d’Avorio e
Senegal, che hanno riattivato i programmi di sorveglianza epidemiologica…. GUINEA -25/03-EBOLA: CONAKRY
“PAURA DIFFUSA” … “C’è una vasta campagna di informazione e sensibilizzazione sui media e via sms che indica ai
cittadini quali misure di prevenzione rispettare e le regole igieniche da osservare per mettersi al riparo” dice ancora Quenum.
“Ora mi trovo in una scuola della capitale. Solo pochi alunni sono assenti, ma anche qui osserviamo già le misure di
precauzione: gli studenti si lavano spesso le mani con sapone e candeggina, come richiesto dalle autorità sanitarie” riferisce la
fonte locale. … -27/03-EBOLA: RASSICURAZIONI DAL GOVERNO, ORA “ISOLARE I CASI”. “L’epidemia non si sta
espandendo ad altre regioni, ma non possiamo ancora dire che sia conclusa. Ingenti quantità di farmaci e attrezzature mediche
sono state consegnate nelle quattro località coinvolte. Medici senza frontiere ci sta aiutando nel contenere l’epidemia… In base
all’ultimo bilancio governativo, i casi sospetti sono 88 e i decessi 63. …Stabili i bilanci nei confinanti Liberia (sud-est), con
cinque vittime, e Sierra Leone (sud-ovest), con due vittime nella zona di frontiera di Boidu, su un totale di 70 contagi nei due
paesi. In stato di allerta sanitaria altre nazioni confinanti, tra cui Senegal, Mali e Costa d’Avorio. Tra le misure varate dal
governo di Conakry per arginare l’epidemia c’è una campagna di informazione attraverso media e telefoni cellulari che ad ogni
ora del giorno segnalazioni di misure igieniche da osservare, …
“E’ la prima volta che l’Ebola si manifesta in Guinea e questo ha creato un effetto sorpresa – hanno sottolineato fonti del
ministero della Sanità di Conakry – Abbiamo perso sei dei nostri operatori sanitari pubblici sul terreno, poiché all’inizio
pensavamo che si trattasse di malaria”. L’incubazione del virus di Ebola può durare fino a tre settimane e i sintomi sono simili
a quelli di malaria e colera – febbre alta, mal di testa, dolori muscolari, congiuntivite e stanchezza – rendendone difficile
l’identificazione. …. -28/03-EBOLA, CONFERMATI PRIMI CASI A CONAKRY. “A Conakry 5 casi, di cui uno mortale….
Il contagio dei 5 membri della stessa famiglia, già letale per uno di loro, si è manifestato a pochi giorni dal rientro nella
capitale, dopo aver partecipato ai funerali di un parente colpito dall’Ebola nei pressi di Dabola (centro-sud)… In base
all’ultimo bollettino sanitario governativo, finora sono 103 i casi sospetti di febbre emorragica virale registrati sul territorio
nazionale e 66 i decessi dallo scorso gennaio. Il tasso di mortalità si aggira attorno al 71%. …[VV]-31/03- CASI SOSPETTI
IN LIBERIA, SENEGAL CHIUDE FRONTIERE. Casi sospetti riscontrati in Liberia e in Sierra Leone: lo ha riferito
l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), mentre crescono in tutta l’Africa occidentale i timori per la diffusione di
un’epidemia. Secondo l’Oms, in Liberia sono stati riscontrati due casi mortali. Altri decessi che potrebbero essere stati causati
dall’ebola sono avvenuti nel nord della Sierra Leone.…[VG] -GUINEA-01/04 h23:38-Ebola-Conakry a rischio panico.(Fr24)
- 08/04- EBOLA, “EPIDEMIA FRA LE PIÙ GRAVI”… L’ultimo bilancio per la Guinea è di 157 casi sospetti con 101
decessi, 67 dei quali confermati per Ebola dopo analisi di laboratorio. In Liberia si sono contati finora 21 casi sospetti con 10
decessi, dei quali 5 confermati. In altri tre paesi africani – Sierra Leone, Ghana e Mali – sono stati segnalati altri casi,
nessuno confermato. “…[FB] -11/04 h13:22- EBOLA: …. il ceppo è lo “Zaire” uno dei 4 più letali che attaccano l’uomo.
Codice Rosso negli aeroporti europei e campagne informative in Africa.(TG2)
AFRICA-01/04- I LADRI DI CAPITALI RUBANO 60 MILIARDI DI DOLLARI L’ANNO- Corruzione, attività criminali e
illeciti fiscali sottraggono all’Africa ogni anno tra i 50 e i 60 miliardi di dollari: …. corruzione, criminalità e pratiche di
elusione ed evasione fiscale da parte di multinazionali contribuiscono in modo decisivo alla “povertà” del continente.[VG]
AFRICA UE-03/04- IN EUROPA LA MONETA ELETTRONICA NATA IN KENYA- L’Africa è all’avanguardia. Almeno
se si tratta di M-Pesa, il servizio di trasferimento di denaro tramite telefono cellulare. L’idea è nata in Kenya nel 2007, si è
diffusa a sud e a nord dell’equatore e ora approda in Europa. Per la precisione in Romania, dove l’obiettivo dichiarato sono
sette milioni di clienti. …. Il termine M-Pesa è il risultato dell’unione della lettera “m”, che sta per “mobile”, e della parola
swahili “pesa”, che significa “denaro”. Il servizio è considerato particolarmente utile per i programmi di microfinanza e i
prestiti ai contadini. La sua diffusione è più agevole dove i titolari di conti bancari e carte di credito sono una minoranza. Per
questo in Europa la scelta è caduta sulla Romania e non su Germania, Francia o Italia.[VG]
AFRICA -15/04- UNITI E PIÙ FORTI, CON UN COMMERCIO DA RECORD. Gli scambi tra i paesi membri della
Comunità dell’Africa orientale (Eac) hanno raggiunto un valore record, ma se fossero abolite barriere e restrizioni i risultati
sarebbero ancora migliori…. Oggi le esportazioni di Burundi, Kenya, Tanzania, Rwanda e Uganda verso i paesi vicini membri
della Eac valgono il 19,5% del totale. Una quota maggiore di quella riscontrata nell’area della Comunità per lo sviluppo
dell’Africa australe (10,9%), dell’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (9,2%) e della Comunità economica degli Stati
dell’Africa occidentale (8,7%). …. i progressi dell’area orientale del continente sono stati ottenuti nonostante provvedimenti e
restrizioni che contraddicono la sostanza di un accordo per la creazione di un mercato comune in vigore nel 2010. Nel rapporto
si menzionano vincoli imposti da Tanzania e Burundi agli investimenti degli altri paesi dell’area nonché almeno 10 restrizioni
al movimento di capitali approvate da Rwanda, Tanzania e Uganda. …L’Eac, costituita una prima volta nel 1967 fu poi
rifondata nel 2000. Oggi copre un’area di 1.820.000 chilometri quadrati, dove vivono circa 150 milioni di persone. [VG]
AMERICA LATINA CINA -14/04- ALTI RAPPRESENTANTI CINESI ATTESI NELLA REGIONE- Cuba, Venezuela,
Argentina e Brasile: queste le tappe dell’imminente viaggio ufficiale del capo della diplomazia cinese, Wang Yi….[FB]
ASIA SudEst -27/03- “LIBERA” DALLA POLIOMIELITE- …. Prima che un’area del mondo possa essere dichiarata libera
dalla poliomielite dall’ultimo episodio accertato devono trascorrere almeno tre anni. Decisiva per la certificazione dell’Asia
sud-orientale è stata l’assenza di nuovi casi riscontrati in India.…. I paesi … sono Bangladesh, Bhutan, Corea del nord, India,
Indonesia, Maldive, Myanmar, Nepal, Sri Lanka, Thailandia e Timor Est. … A seguito dell’annuncio di oggi si calcola che sia
libero dalla poliomielite l’80% del mondo. La malattia resta però endemica in Afghanistan, Nigeria e Pakistan.[VG]
ASIA THAILANDIA riso-03/04- BANGKOK ALLA ‘GUERRA DEL RISO’, PREZZI GLOBALI A RISCHIO -I prossimi
mesi potrebbero vedere una “guerra del riso”, a partire dal mercato regionale asiatico. In un momento in cui il prezioso
prodotto ha raggiunto prezzi record al ribasso anche davanti alla sfida del frumento, il governo di Bangkok sta infatti
programmando l’immissione sul mercato di un milione di tonnellate al mese di riso, quasi il doppio rispetto alla media
mensile dello scorso anno.La necessità sempre più acuta da parte del governo thailandese di smaltire l’immenso accumulo di
riso risultato della politica di sostegno al reddito degli agricoltori ai quali era stato promesso un prezzo garantito superiore fino
al 50% a quello commerciale spinge l’esecutivo a mosse estreme ma quasi obbligate. Sono infatti fallite tutte le manovre di
credito possibili, in parte per la situazione di provvisorietà dell’esecutivo, in buona parte per l’alto rischio che la situazione
complessiva del paese presenta per risparmiatori e investitori data la crisi politica e istituzionale in corso. …. Ufficialmente, a
fine 2013 nei magazzini thai erano stoccate 12,8 milioni di tons di riso. equivalenti a un terzo dell’export mondiale.[CO]
AFGHANISTAN -10/03- MINACCIA DEI TALEBANI, PRESIDENZIALI A RISCHIO…Una situazione che potrebbe
portare a un numero di vittime maggiore dei 31 civili e 26 militari e poliziotti rimasti uccisi nella giornata del voto del 20
agosto 2009, …Il voto di aprile arriva in un anno cruciale, quello del ritiro totale delle forze internazionali. …-18/03ATTENTATO NEL NORD, SALE LA TENSIONE IN VISTA DEL VOTO… salite a 17 le vittime dell’attentatore suicida
che questa mattina si è fatto esplodere nella città di Maimana, capoluogo della provincia settentrionale di Faryab. Una
cinquantina i feriti, …. tra cui donne e bambini. … La provincia è anche il centro della nascente industria estrattiva afghana,
per quanto riguarda petrolio e gas naturale, tuttavia la sua varietà etnica e i molteplici interessi in concorrenza la rendono
un’area tradizionalmente instabile facilmente infiltrabile dal terrorismo, anche se l’ideologia talebana e l’etnia pashtun a cui
appartengono in maggioranza i militanti, sono presenti in modo limitato nella provincia che ha una maggioranza di
popolazione tajika e uzbeka. -21/03- TALEBANI ATTACCANO ALBERGO AL CENTRO DI KABUL-… almeno 8 morti,
tra cui bambini e cittadini stranieri….Tra le vittime un ex diplomatico paraguayano, in Afghanistan come osservatore per le
elezioni presidenziali del 5 aprile. ….Un obiettivo scelto con cura, l’hotel Serena, abitualmente frequentato da molti stranieri e
ieri decorato a festa per la ricorrenza del Nawroz, il Capodanno persiano che viene celebrato anche in Afghanistan.
L’attacco che ha avuto inizio alle 18 di ieri, si è verificato in una giornata già segnata dal devastante attacco portato sempre da
militanti talebani a Jalalabad, capoluogo della provincia orientale di Nangarhar. ..ove una serie di esplosioni e l’assalto a un
posto di polizia che ha coinvolto le aree circostanti ha provocato almeno 18 morti, di cui 10 poliziotti, e una quindicina di
feriti.[CO] -22/03 h00:10- Giornalista afghano ucciso con la moglie e 2 figli(Fr24). -25/03- ATTENTATO CONTRO
COMMISSIONE ELETTORALE… Intento dei militanti è di mostrare la debolezza delle forze di sicurezza afghane e la
potenziale instabilità del paese che si avvia verso il ritiro completo delle forze multinazionali entro l’anno.… [CO]-28/03ALTRE ESPLOSIONI SCUOTONO LA CAMPAGNA ELETTORALE -Un altro attentato suicida a Kabul, ancora una volta
contro un obiettivo considerato sicuro e per questo particolarmente frequentato da stranieri. …. Uccisa almeno una delle
guardie …. Molte persone sono state portate al sicuro con automezzi della polizia ma quattro ospiti sarebbero ancora
prigionieri all’interno. Si tratta del terzo attentato del genere in pochi giorni, a conferma del clima difficile che precede le
elezioni presidenziali e per i consiglio provinciali del 5 aprile che i Talebani vogliono impedire… Sempre oggi, altri cinque
civili sono rimasti uccisi[tra cui una bimba- Fr24 h0012] e tre feriti nell’esplosione che ha devastato un minibus a Tirin Kot,
capoluogo della provincia meridionale di Helmand.[CO]- -01/04- ELEZIONI, TRA VOGLIA DI PARTECIPAZIONE E
INSICUREZZA- Con le elezioni in programma sabato prossimo, l’Afghanistan inizierà a scegliere il successore del presidente
Hamid Karzai, rimasto in carica per quasi 13 anni. Dopo due mandati, a rigor di Costituzione, Karzai non può più candidarsi.
Questo appuntamento potrebbe essere il primo vero evento di cambiamento nel paese dopo l’invasione militare guidata dagli
Stati Uniti nel 2001. Il nuovo presidente dovrà infatti subito affrontare un piano di pace con i Talebani, gestire il ritiro delle
truppe americane, rafforzare la sicurezza interna ed equilibrare i difficili rapporti con il Pakistan. Con tre forti candidati su
nove sarà difficile che si ottenga un risultato definitivo al primo turno e molto probabilmente sarà necessario un ballottaggio.
Gli ultimi dati confermano che, nonostante la paura di attacchi terroristici da parte di alcuni gruppi e la paura di brogli (nel
2009 oltre un milione di voti non fu riconosciuto come valido), la maggioranza della popolazione nutre un forte sentimento di
partecipazione democratica e l’afflusso alle urne potrebbe essere superiore al 75% nelle zone urbane e in molte aree rurali più
sicure. Anche molte organizzazioni non governative di donne afghane, come l’ Afghan Women Network, si sono impegnate
con iniziative porta a porta perché vengano eletti candidati capaci di rafforzare i loro diritti, di fermare la violenza domestica
contro le donne e le bambine e di aprire loro le porte per poter partecipare alla vita pubblica. In questi ultimi giorni che
precedono le elezioni, i Talebani continuano con i loro attacchi contro hotel, stazioni di polizia e contro gli uffici stessi della
commissione elettorale a Kabul. Un mese fa hanno dichiarato che useranno tutte le loro forze per impedire lo svolgimento del
voto. In molti, però, ritengono che le misure di sicurezza adottate dal governo riusciranno a gestire la situazione. La presenza
delle istituzioni e delle organizzazioni sociali e governative nonché in molte zone la crescita della qualità della vita ha
contribuito a indebolire la forza di aggregazione dei Talebani stessi. Anche se questi, come tutti i gruppi terroristici, godono
del fattore sorpresa, è anche vero che l’esercito afghano e le forze di sicurezza sono oggi meglio equipaggiate e faranno il
possibile perché le elezioni per scegliere il prossimo presidente e formare i nuovi consigli provinciali si svolgano regolarmente.
La speranza di una maggior sicurezza è la maggior aspettativa da queste elezioni e la sua realizzazione precede la soluzione dei
problemi del l’economia, della salute e dell’educazione stessa poiché, senza la sicurezza, tutto il resto diventa impossibile.
[PL] -02/04- DIMINUISCONO LE FORZE STRANIERE, RESTANO LE RIVALITÀ INTERNE. Dopo 8 anni di operazioni
in prima linea, ieri il quartier generale delle forze militari presenti nella provincia di Helmand (sud) è stato smantellato,
segnando la fine della presenza della 16ma unità operativa formata da forze militari provenienti da diversi paesi sotto il
comando delle forze britanniche. Il numero del personale di servizio britannico in Afghanistan continuerà a scendere fino a
quando le Forze Nazionali per la Sicurezza Afghana saranno in grado di esercitare la propria funzione senza il sostegno della
Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf).Anche per le forze statunitensi che lo scorso 31 marzo hanno già chiuso
290 basi, restando presenti nelle rimanenti 80 con 33.000 soldati circa, l’operazione di smantellamento continuerà per tutto il
2014. Un accordo in questo senso verrà siglato, con ogni probabilità, dopo le elezioni del 5 aprile, con il nuovo governo. Gli
Stati Uniti vorrebbero proporre un accordo bilaterale per mantenere alcune basi militari nel paese ma l’attuale governo di
Hamid Karzai si è rifiutato di firmarlo, rimandando la decisione al suo successore. “Penso che tutto il mondo e gli esperti
americani siano consapevoli che dopo lo smantellamento delle loro forze militari, la situazione non sarà molto pacifica. Molto
dipenderà dalla capacità dei talebani di riconciliare le diversità tra i diversi gruppi. La storia dell’Afghanistan mostra che se
non combattono con gli stranieri, essi combattono con tra di loro” ha detto Aslam Khan, esperto militare ed analista politico.
La campagna elettorale in corso ha fortemente amplificato il dibattito sugli effetti che hanno avuto e che potrebbero avere forze
straniere sul territorio afghano, sull’ interferenza del Pakistan accusato di servirsi delle divisioni dei talebani e delle milizie
appartenenti al gruppo Haqqani e Gulbuddin Hekmatyar per destabilizzare il paese e sul ruolo che il futuro presidente potrà
avere nel porre fine alle milizie interne. I 12 milioni di elettori chiamati nuovamente a votare dopo quasi 35 anni di guerra e di
violenza, si stanno chiedendo quando potrà l’Afghanistan uscire dal ciclo dell’insurrezione armata interna, dall’intervento di
forze straniere, dall’interferenza di paesi vicini per garantire unità e integrità territoriale.[PL] -04/04- …. Il gioco politico si
farà comunque tra tre candidati, volti ormai conosciuti da tutta la popolazione afghana perché da tempo sulla scena politica
del paese. Ashraf Ghani Ahmadzai, nato nel 1949 nella provincia di Logar, appartiene alla tribù Ahmadzai dell’etnia
Pashtum. E’ conosciuto per il suo impegno per affermare i diritti umani ed eliminare la povertà. Da tempo è coinvolto in
numerose organizzazioni che hanno lo scopo di migliorare le condizioni di vita dei poveri. Tra i vari riconoscimenti nazionali
ed internazionali ottenuti si ricorda la Sayed Jamaluddin Afghan Medfal, il più alto riconoscimento civile in Afghanistan e, nel
2003, il riconoscimento da parte dell’Emerging Markets come miglior ministro delle Finanze in Asia. Ashraf Ghani si
presenta alle prossime elezioni insieme al leader degli uzbeki, l’ex generale Abdul Rashid Dostum, accusato da lui stesso,
nelle elezioni del 2009, di crimini di guerra. Questa scelta lascia molti dubbi sulla sua campagna elettorale, che mette
l’accento sulla necessità di stabilire un forte sistema legale e giuridico (Rule of Law) capace di tenere sotto controllo sia
l’esercizio politico che quello amministrativo.
Abdullah Abdullah, nato nel 1960, da madre Tagika e da padre Pashtun, specializzato in oftalmologia, ha svolto la sua
professione prima a Kabul e poi a Peshawar in un ospedale per rifugiati afghani. Abdullah aveva combattuto insieme al
comandante Ahmad Shah Masood, un Tajik, considerato da molti come un eroe nazionale, contro l’occupazione sovietica nel
1980 e contro i Talebani nel 1990. Ministro degli Esteri nel primo governo Karzai, Abdullah ha partecipato alle elezioni del
2009 piazzandosi al secondo posto in ballottaggio con Karzai. Poi, prima del voto finale, si è ritirato denunciando gravi frodi
elettorali. In queste elezioni avrà il sostegno dei Tagiki mentre presso altri gruppi il suo legame con l’ex generale Masood è
ritenuto negativo e per vincere avrà bisogno di un forte sostegno dai Pashtun.
Zalmai Rassoul, nato nel 1943, nell’etnia Pashtun, ha studiato medicina in Francia. Ha collaborato con molte riviste mediche
europee e americane ed è membro della Società americana di nefrologia. Oltre che medico è anche un famoso uomo politico.
Alla fine degli anni Novanta del secolo scorso è diventato direttore del segretariato di Mohammad Zahir Shah, ultimo re
dell’Afghanistan. Nel 2001, dopo l’Operazione Enduring Freedom con la quale il governo dei Talebani è stato rovesciato
dalle forze Usa-Nato, Rassoul è stato tra i firmatari dell’accordo fatto durante la Conferenza di Bonn, in Germania, durante
la quale Karzai è stato scelto per guidare il governo di transizione. Ministro degli Esteri, si è dimesso nell’ottobre 2013 per
presentarsi alle elezioni presidenziali. Ha l’appoggio dell’attuale presidente e di altri due candidati di queste elezioni che si
sono ritirati, tra i quali Qayum Karzai, fratello del presidente. Il suo successo elettorale assicurerebbe a Karzai e ai suoi
collaboratori un forte influsso …
I tre candidati principali hanno affermato che firmeranno l’Accordo bilaterale di sicurezza (Bilateral Security Agreement) con
gli Stati Uniti permettendo alle forze americane di rimanere in Afghanistan con compiti di consulenza, formazione e
preparazione delle forze locali anche dopo il ritiro delle truppe entro il 2014.[PL]
-04/04- KHOST, ATTACCATE ALTRE DUE GIORNALISTE STRANIERE- Anja Niedringhaus, 48 anni, fotografa della
Associated Press,è rimasta uccisa oggi nella provincia orientale di Khost, vicino al confine con il Pakistan, in un attacco in cui
è rimasta ferita anche la giornalista della stessa agenzia Kathy Gannon, 60 anni. Stando alle prime informazioni, le due reporter
stavano visitando il distretto di Tanay con un convoglio protetto dalle forze di sicurezza, in compagnia di un funzionario della
Commissione elettorale indipendente, in vista delle presidenziali di domani. Ad attaccarle è stato un uomo che indossava
un’uniforme da poliziotto. Nelle ultime due settimane almeno altri due giornalisti sono morti in Afghanistan, l’anglo-svedese
Nils Horner, assassinato a Kabul, e l’afghano Sardar Ahmad, ucciso sempre nella capitale.[FB] -06/04 h13:48- Elezioni
odierne: oltre 140 attentati con più di 100 vittime, Ma la partecipazione è stata eccezionalmente alta, rispetto alle previsioni più
ottimistiche.(Tg7) -07/04-FORTE PARTECIPAZIONE AL VOTO, ATTESA PER I RISULTATI- E’ in corso tra ingenti
misure di sicurezza lo spoglio delle schede elettorali del voto di sabato scorso in Afghanistan. Un appuntamento con le urne al
quale ha partecipato il 58% dei 12 milioni di aventi diritto e che, nonostante i timori di violenze, si è globalmente svolto nella
calma. Le difficoltà maggiori si sono verificate nel sud e nel sud-est del paese, dove il 14% dei seggi è rimasto chiuso a causa
della minaccia incombente dei talebani. Gli afghani sono stati chiamati a scegliere un nuovo capo di Stato e i consigli
provinciali. …. In base al calendario la Commissione elettorale indipendente dovrebbe diffondere i risultati preliminari per il
24 aprile. Un eventuale secondo turno è in agenda per il 28 maggio. A complicare le operazioni di conteggio la lontananza di
centinaia di seggi e l’insicurezza diffusa che aumenta i rischi di brogli e irregolarità. Il clima di violenza ha spinto missioni di
osservatori indipendenti a lasciare l’Afghanistan prima del voto. [VV] -10/04-ELEZIONI, BENE LE FORZE DI
SICUREZZA- Con la partecipazione di oltre il 60% degli aventi diritto al voto, in atmosfera di relativa sicurezza nella maggior
parte delle provincie, lo svolgimento “pacifico” delle elezioni del 5 aprile ha superato di molto le previsioni. ….. Nei quaranta
giorni che hanno preceduto e seguito le elezioni , le forze di sicurezza hanno fermato 262 attentatori suicidi e 65 veicoli pieni
di esplosivo appartenenti a gruppi di militanti, in ben 23 delle 34 provincie che costituiscono il paese. Le forze di sicurezza
afghane dall’interno, come forse anche le forze di sicurezza pakistane al di là della Linea Durand (linea di 2640 Km di confine
non ben definito tra Afghanistan e Pakistan, detta anche Linea Zero), devono aver investito non poco con personale, tecnologia
e soldi per assicurare un muro di sicurezza così esteso ed impegnativo. Nel giorno delle elezioni , lungo tutto il confine, zona
da sempre ritenuta come il rifugio sicuro dei Talebani, non sono stati denunciati tentativi di infiltrazione. Forse la prima volta
che in questi ultimi 67 anni di storia dei due paesi il confine è stato chiuso e messo a tacere in modo così efficace. …. La
capacità di esercitare, da parte delle forze di sicurezza dei due paesi un effettivo controllo sul confine, è già una delle priorità
politiche del presidente del Pakistan impegnato in un negoziato di pace con Tehreek –e-Taliban Pakistan (Ttp), gruppi
militanti legati a Mullah Omar che usano questa vasta zona di confine per le loro basi ed operazioni terroristiche. Riportare
pace e riconciliazione non solo all’interno del paese ma fino al “confine”, sarà anche il compito del nuovo presidente
dell’Afghanistan. [PL] -14/04-PRIMI RISULTATI, TESTA A TESTA FRA ABDULLAH E GHANI -Un invito alla prudenza
e alla pazienza ha accompagnato l’annuncio fatto ieri dei primi risultati parziali ( a conteggio avvenuto del 10% circa ) delle
elezioni presidenziali, tenutesi lo scorso 5 aprile. Abdullah Abdullah, già ministro degli Esteri con il governo Karzai dal 20012005 e secondo nelle elezioni del 2009 da cui si era ritirato accusando Karzai di frodi, è al primo posto con il 41,9% dei voti in
base ai parziali, seguito dall’economista Ashraf Ghani con il 37,6%. Zalmai Rassoul, anche lui ex ministro degli Esteri e
candidato favorito da Hamid Karzai, segue al terzo posto con solo il 9,8%. Altre due settimane serviranno per avere il
conteggio definitivo delle schede e, se nessuno dei candidati avrà ottenuto la maggioranza assoluta, verso la fine di maggio o i
primi di giugno si avrà il ballottaggio fra i primi due. Nel frattempo, denunce di brogli continuano a pervenire da varie parti del
paese, il cui numero ( 3.724, di cui 870 classificati gravi ) ha ormai superato quello delle elezioni del 2009, in conseguenza dei
quali oltre un milione di voti furono cancellati. Infastiditi dalle frodi avvenute nelle elezioni precedenti, molti Afghani hanno
fatto uso dei social media per denunciare irregolarità e brogli e gli ufficiali della Commissione Elettorale hanno iniziato a
prenderne visione per verificarne l’autenticità. I video ripresi con telefonini e posti sui siti web mostrano schede elettorali
inserite a catena una dopo l’altra, pressioni sugli elettori fuori dai seggi e schede elettorali distrutte e gettate in mezzo alle
strade. Molti sono stati girati in aree dove le forze di sicurezza e gli stessi ufficiali governativi non erano presenti. Sia Abdullah
che Ashraf Ghani, i due candidati che – stando ai risultati parziali annunciati ieri dovranno molto probabilmente affrontarsi
al ballottaggio – hanno chiesto che le tutte le denunce vengano verificate. Entrambi i candidati, nelle loro prime dichiarazioni,
hanno sottolineato che il cambio di poteri avverrà in un clima di costruzione positiva dove le priorità saranno le necessità del
futuro del paese e non le vendette o le ritorsioni personali o di gruppo. Lo spirito delle elezioni, secondo Abdullah, ha
dimostrato come la cultura dei talebani e l’uso della violenza siano stati rifiutati, come pure non hanno trovato consenso le
scelte dei radicali riguardo alle restrizioni dei diritti umani, in particolare quelli delle donne.[PL]
ALGERIA -13/03-[v.anche SGsMondo n.80] PRESIDENZIALI: CHIUSA TV PRIVATA, BLOCCATO CORTEO
OPPOSIZIONE …. “nessuna motivazione ufficiale è stata comunicata” per il provvedimento restrittivo delle autorità. Per i
responsabili di Al Atlas Tv il divieto imposto “è soltanto una vendetta delle autorità dopo la diffusione di alcuni programmi
molto critici in vista delle elezioni del prossimo 17 aprile” … Nelle stesse ore le forze di sicurezza hanno impedito lo
svolgimento di una manifestazione organizzata da alcuni partiti politici favorevoli al boicottaggio del voto. Il raduno era stato
convocato sulla piazza dei Martiri, luogo simbolo dell’indipendenza del paese dalla Francia, ottenuta nel 1962 al termine di un
conflitto armato. … La scorsa settimana cinque partiti contrari alla candidatura del 77 enne Bouteflika, in carica da 15 anni,
hanno dato vita a un coordinamento nazionale per il boicottaggio del voto. Dal mese scorso si sono moltiplicate le iniziative di
protesta nei confronti del presidente, anziano e ammalato, ma sono state bloccate dalla polizia che ha già fermato una
quarantina di persone. Un importante comizio popolare è previsto nella capitale il prossimo 21 marzo. Intanto oggi professori
universitari, intellettuali e leader di opinione hanno indetto un sit-in nella facoltà di Bouzaréah, ad Algeri, “contro il
mantenimento del sistema attuale e la riconferma del capo dello Stato uscente”. … A questa crisi si aggiunge una situazione di
tensione tra i Chaamba, comunità di origine araba, e i Mozabites, una minoranza berbera, esplosa lo scorso dicembre a
Ghardaia, 600 km a sud della capitale algerina. Ghardaia è una zona particolarmente fertile ma remota e povera, diventata un
crocevia del narcotraffico. Secondo alcuni osservatori le rivendicazioni socio-economiche delle due comunità, che per anni
hanno convissuto pacificamente, vengono strumentalizzate da criminali, con la complicità di alcuni agenti di polizia locale.
-14/03- PRESIDENZIALI: VALIDE SEI CANDIDATURE, RIMPASTO DI GOVERNO… che secondo la stampa locale
“consente di rafforzare il team di campagna elettorale del presidente uscente”… -18/03 h22:30-Ghardahia: 3 vittime in
ulteriori scontri etnici.(Fr24)[vedi al 13/03]-20/03- EX PRESIDENTE ZEROUAL, “SERVE VOTO PER L’ALTERNANZA”
“L’ultima chance da cogliere per portare l’Algeria sulla strada di una vera transizione politica”: in una lettera aperta agli
algerini affidata a tre quotidiani nazionali l’ex presidente Liamine Zeroual evidenzia la posta in gioco alle presidenziali in
agenda il prossimo 17 aprile. Nel testo l’ex capo di Stato, 72 anni, fautore del limite di due mandati presidenziali, confida i
suoi “timori”, a un mese da un voto “colmo di incertezze”. Primi motivi di preoccupazione, secondo Zeroual sono “il vuoto di
potere” e il “passaggio in forze dell’attuale squadra dirigente, per mantenersi in carica” che hanno trascinato il paese “in
un’impasse pericolosa”. L’ex generale, considerato una figura moderata e autorevole, critica “l’arroganza dell’attuale potere
nell’esibire i successi economici” e denuncia “le intenzioni nascoste che non servono necessariamente gli interessi vitali
dell’Algeria”. Affermando di essere uscito dal silenzio per un “obbligo morale”, Zeroual annuncia il suo “pieno sostegno a tutti
gli algerini che si oppongono allo status quo”, sottolineando che “è giunto il momento dell’alternanza al potere”. A chiare
lettere l’ex capo di Stato contesta la revisione costituzionale operata nel 2008 dal suo successore Abdelaziz Bouteflika, al
potere dal 1999 e candidato a un quarto mandato. …[VV] -22/03 h22:10-Bouteflika afferma che le sue condizioni di salute
sono tali da non impedirgli un 4° mandato presidenziale.(Fr24). -24/03-PRESIDENZIALI: APERTA CAMPAGNA
ELETTORALE, SENZA BOUTEFLIKA… che ha affidato il primo comizio al suo direttore di campagna. …Nel fine
settimana il sito internet di Bouteflika è stato piratato, con un articolo in prima pagina dal titolo “Ali Benflis sarà il nostro
futuro presidente”. Il direttore della comunicazione ha annunciato la chiusura momentanea del sito per rafforzare i parametri di
sicurezza, con l’inserimento di una password obbligatoria per visualizzare i contenuti pubblicati. La campagna elettorale si
concluderà il 13 aprile, ma sul voto cruciale per il futuro del paese del Maghreb rischia di pesare l’appello al boicottaggio
lanciato da alcuni leader di opposizione in segno di protesta per la candidatura di Bouteflika, al potere dal 1999, ad un quarto
mandato. [VV] -28/03- CAMPAGNA INFUOCATA, PRIMI RICORSI CONTRO BOUTEFLIKA … in cui denunciano
“condizioni inique” di accesso ai media. …. riferisce la stampa algerina, c’è la questione di circa una trentina di giornalisti
della televisione nazionale distaccati, con un congedo speciale, a favore di una nuova emittente incaricata di diffondere
programmi e discorsi del candidato-presidente.Diversi, poi, sarebbero gli episodi di impiegati comunali utilizzati per
volantinaggio e per affiggere cartelloni elettorali col volto sorridente di Bouteflika. Nella capitale, intanto, proseguono le
manifestazioni degli oppositori alla rielezione del presidente, organizzati sotto il movimento ‘Barakat’. Ieri, diverse centinaia
di persone si sono riunite davanti alla sede dell’università per denunciare quella che definiscono una “carnevalata elettorale” e
per rivendicare l’indipendenza della Radio-televisione pubblica. [AdL] -06/04 h00:05- Per violenze a Bejaia (in Kabilia)
annullato l’intervento pre elettorale di Bouteflika.(Fr24). -07/04- “La sua salute migliora regolarmente e le sue capacità
mentali funzionano molto bene”: lo ha detto il ministro del Turismo Amara Benyounès durante un comizio elettorale a Parigi.
Nel paese del Maghreb la campagna elettorale per le presidenziali del 17 aprile è stata invece segnata da violenti incidenti nella
regione della Cabilia. Ieri un meeting di sostegno a Bouteflika si è tenuto a Tizi Ouzou, all’indomani di disordini tra oppositori
e forze dell’ordine a Béjaia, dove un raduno del partito al potere è stato cancellato. [VV] -08/04- TENSIONI CRESCENTI,
CANCELLATO COMIZIO PRESIDENTE- Un comizio elettorale a favore del presidente uscente Abdelaziz Bouteflika è stato
cancellato nella città di Batna. Lo ha riferito il quotidiano locale El Watan, precisando che i due ministri attesi sul posto non si
sono presentati in seguito alle dimissioni dei rappresentanti locali dei rispettivi partiti politici e per la “partecipazione ridotta
dei militanti” pro-Bouteflika.… [VV] -09/04- ELEZIONI, LA SFIDA TRA BOUTEFLIKA E BENFLIS… lo sfidante Ali
Benflis – in tour nell’est del paese, riempie le piazze. Considerato l’unico candidato potenzialmente pericoloso per il presidente
uscente, Benflis ha promesso un piano di aiuti economici e azioni concrete per risanare l’economia e battere la forte
disoccupazione. Agli elettori, l’ex primo ministro ha profilato inoltre una modernizzazione delle infrastrutture, la riforma della
sanità, e la lotta alla corruzione. Bouteflika, dalla salute fortemente indebolita, non si è mai presentato personalmente ai
comizi.[AdL]-12/04 h22:35- Totale assenza di Bouteflika in campagna elettorale genera polemiche. -15/04 h22:55- Elezioni;
Bouteflika accusa lo sfidante Benflis di terrorismo.(Fr24) -16/04-TENSIONI E PRUDENZA, ALLA VIGILIA DI UN VOTO
SCONTATO- “Ad Algeri regna la prudenza. Non una parola in più, se non si conosce bene l’interlocutore. Come si dice da
queste parti: ascoltare non è peccato. Segno che il clima è teso, anche se nessuno si aspetta che questa tensione sfoci in scontri
o disordini”: è sospesa l’atmosfera nella capitale algerina alla vigilia del voto per le elezioni presidenziali in cui molti danno
per scontata la vittoria dell’attuale presidente Abdelaziz Bouteflika. “Nonostante non si sia mai visto nel corso della campagna
elettorale, ci sono pochi dubbi sulla sua rielezione” dicono alla MISNA fonti nel paese, anonime per motivi di sicurezza. “….Il
motivo “sta nel fatto che gli algerini hanno ancora negli occhi il ricordo del decennio nero (1991-2001) in cui gli scontri tra
l’esercito e gli islamisti causarono circa 200.000 morti”dicono le fonti, che attribuiscono a queste stesse paure la scarsa eco
suscitata dai venti delle primavere arabe nel Paese dei generali. Nonostante questo, i controlli e i divieti a manifestare sono
stati “rigidi e, a parte pochi episodi, scrupolosamente osservati” dicono dalla capitale. Eppure in Algeria, il malcontento
sociale è forte: la mancanza di alloggi e la disoccupazione, altissima soprattutto tra i giovani, sono temi caldi tra gli studenti e
le associazioni di lavoratori che, con i sindacati, non smettono di scendere in piazza da quasi un anno. A questo si aggiunge
una totale dipendenza dell’economia dalle esportazioni di idrocarburi che da sole costituiscono il 95% delle entrate dello
Stato. “Finora, il governo ha cercato di comprare la pace sociale con le sovvenzioni mentre il Fronte di liberazione nazioale
(Fln) e i militari monopolizzano il potere economico e politico, con una sorta di ‘tutela’ dall’alto a cui i giovani risultano
sempre più insofferenti” …. [AdL] -17/04-URNE APERTE, PRESIDENZIALI SOTTO STRETTA SORVEGLIANZA …
Oltre 260.000 uomini delle forze dell’ordine sono dispiegati in tutto il paese, mentre lo sfidante Ali Benflis ha affermato che
“le frodi sono già cominciate”. La coalizione dei partiti di opposizione invita all’astensione. [AdL] PRESIDENZIALI: BASSA
LA AFFLUENZA, INCIDENTI ISOLATI …. Alle ore 14, secondo i dati ufficiali, non ha superato il 23,25% dei circa 23
milioni di aventi diritto convocati in 50.000 seggi. In segno di protesta per la candidatura dell’anziano e malato capo dello
Stato un numero imprecisato di algerini, soprattutto tra i giovani, potrebbe aver boicottato le urne. Proteste di cittadini contrari
al voto sono sfociate in scontri con la polizia a Bouira, 90 km a sud-est della capitale, conclusi con una sessantina di feriti.
Tentativi di frodi sono stati denunciati à Chlef, Oued Sly, Bordj Oukhris e al centro di Algeri, a favore di Bouteflika, che ha
votato in sedia a rotelle a El Biar, nella capitale.L’ex primo ministro Ali Benflis, contendente più accreditato tra gli altri cinque
candidati, ha fatto dispiegare 60.000 osservatori, temendo frodi su vasta scala. I primi risultati attesi già per le prossime ore
potrebbero alimentare tensioni e contestazioni. -18/04-PRESIDENZIALI: QUARTO MANDATO PER BOUTEFLIKA- Il
presidente uscente Abdelaziz Bouteflika, 77 anni, al potere dal 1999, è stato rieletto per un quarto mandato con l’81,53% delle
preferenze. I risultati del primo turno delle presidenziali di ieri sono stati diffusi dal ministro dell’Interno, Tayeb Belaïz. Al
secondo posto, fermo al 12,18% dei consensi il suo più serio contendente, l’ex primo ministro Ali Benflis.… Particolarmente
ridotto il tasso di affluenza alle urne – il più basso dalle presidenziali del 1995 – con il 51,70% dei circa 23 milioni di aventi
diritto che sono andati a votare. Il voto è stato segnato da disordini in Cabilia – conclusi con una settantina di feriti – regione
dove solo il 25% degli elettori è andato a votare. Bassa anche l’affluenza nella capitale Algeri, con un 37% di aventi diritti alle
urne. … Benflis ha denunciato “frodi industriali” e si è impegnato a “utilizzare tutti gli strumenti pacifici per imporre la
volontà popolare”. …[VV] -20/04 h22:10- 14militari uccisi in un’imboscata in Cabilia.(Fr24)
ARABA LEGA -27/03- CONCLUSO VERTICE LEGA ARABA, TRA DIVISIONI E OSTILITÀ- I ribelli siriani hanno
chiesto armi e ricevuto sostegno “politico” e niente di più: si è concluso così ieri in Kuwait un tormentato vertice della Lega
Araba in cui, Arabia Saudita a parte, tutti i paesi rappresentati si sono espressi a favore di una soluzione politica per il conflitto
che insanguina la Siria da oltre 3 anni. ….Dopo oltre 24 ore di dibattito e accesa polemica, il comunicato finale del vertice – a
cui oltre la metà dei paesi non ha inviato i capi di Stato – ribadisce l’urgenza di una “soluzione politica, sulla base delle
conclusioni di Ginevra I”. Leggendo tra le righe, il significato è chiaro e prevede l’instaurazione a Damasco di un governo
transitorio e il raggiungimento di un’intesa per la riconciliazione nazionale. Nessun riferimento all’uscita di scena del
presidente in carica. Il summit è stato il primo incontro regionale dopo la dichiarata frattura all’interno del Consiglio di
Cooperazione del Golfo (Ccg) consumatasi nelle settimane scorse, quando Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrein
hanno richiamato i loro ambasciatori dal Qatar . … per il sostegno garantito ai Fratelli Musulmani nella regione.[AdL]
ARABIA SAUDITA -28/03- Re Abdullah ha designato il suo fratellastro Muqrin bin Abdulaziz come principe ereditario.
….La decisione esclude dalla successione quello che finora era considerato il principe ereditario, Salman bin Abdulaziz. [AdL]
ARGENTINA -12/03- VESCOVI INVOCANO MISURE CONTRO IL NARCOTRAFFICO….Nel documento di novembre,
la Chiesa aveva già criticato “l’assenza dello Stato” nella lotta al narcotraffico, denunciando anche “la complicità e la
corruzione di alcuni dirigenti”. Se le istituzioni non provvederanno, avevano avvertito i vescovi, “costerà molto tempo e molto
sangue sradicare queste mafie che hanno guadagnato sempre più spazio”.-04/04- LINCIAGGI, CONDANNA DELLA
CHIESA- Anche la Chiesa si è unita al governo e ad altre forze politiche e sociali nella condanna alla serie di linciaggi
registrati nell’arco dell’ultima settimana nel pieno di un’accesa polemica sul ruolo dello Stato contro la violenza. “Se si fa con
le proprie mani, non è giustizia” ha detto il presidente della Commissione episcopale…. Da allora almeno una decina di episodi
…sono stati registrati sempre a Rosario (centro), Córdoba (centro), Santa Fe (centro), La Rioja (nord-ovest) e Buenos Aires.
L’ultimo caso è quello di un agente a riposo della Prefettura che ha ucciso un giovane che gli aveva rubato la macchina a Mar
del Plata, 400 km a sud della capitale. -09/04- ESTESO PROGRAMMA GOVERNATIVO “PREZZI CORRETTI”
Il governo argentino ha annunciato l’avvio di una nuova fase del programma “Prezzi corretti”, includendo un centinaio di
nuovi prodotti nel paniere di quelli calmierati … -11/04- PATAGONIA: YPF E CHEVRON RAFFORZANO ALLEANZAYpf (Yacimientos Petrolíferos Fiscales), [tornata sotto il controllo statale dopo l’espropriazione del 51% alla spagnola Repsol –
v.SGsMondo n.80], e il colosso statunitense Chevron hanno confermato l’intenzione di portare avanti il progetto di
sfruttamento di idrocarburi non convenzionali nell’area di Vaca Muerta, in Patagonia, con investimenti per 1,6 miliardi di
dollari (1,1 miliardi di euro): ….. L’area interessata è di 395 km: qui le due compagnie stimano di perforare in totale 1500
pozzi per raggiungere una produzione di oltre 50.000 barili di greggio non convenzionale e 3 milioni di metri cubi di gas
naturale associato al giorno. La superficie totale di Vaca Muerta, un progetto a cui si oppongono, inascoltate, le comunità
indigene Mapuche della provincia centro-occidentale di Neuquén, è di 30.000 km2 nei quali Ypf ha una partecipazione netta
equivalente a 12.000 km2; il gruppo argentino ha 19 squadre addette alla perforazione nell’are di Loma Campana, da cui si
estraggono oltre 20.000 barili di greggio al giorno. Ma Ypf e Chevron puntano anche ad altro: l’accordo pone come ulteriore
obiettivo condiviso quello di delineare una nuova area per lo sfruttamento degli idrocarburi non convenzionali, con un
programma esplorativo di nove pozzi, 7 verticali e 2 orizzontali, a Narambuena, un’area di 200 km2 sempre nella provincia
patagonica. Gli investimenti stimati sinora sono pari a 140 milioni di dollari (100 milioni di euro), interamente a carico di
Chevron. L’accordo consentirà fra l’altro a Repsol, che mantiene ancora una partecipazione in Ypf del 12%, di avere
garanzie sufficienti per ottenere i 5 miliardi di dollari di indennizzo in titoli di stato che l’Argentina si è impegnata a versare
per l’espropriazione.[FB]
BAHRAIN -03/04-CONTINUA LA REPRESSIONE [v.SGsMondo n.80] ALLA VIGILIA DEL GRAN PREMIO… di
Formula 1 … Domenica, 13 persone sono state condannate all’ergastolo con l’accusa di aver attaccato una macchina della
polizia e per aver preso parte ad una protesta. Un altro manifestante accusato di aver aggredito due poliziotti è stato condannato
invece a 10 anni di carcere. Dal 2011 il Bahrain è teatro di ripetute proteste, alimentate soprattutto dalla comunità sciita, che
accusa il regime sunnita di discriminazione politica e sociale. Le manifestazioni continuano ad attraversare il paese nonostante
il duro giro di vite imposto da Manama, con l’ausilio dell’Arabia Saudita, e l’indifferenza mediatica internazionale.[AdL]
BANGLADESH -25/03- CHIESTO LO SCIOGLIMENTO DEL PARTITO JAMAAT-E-ISLAMI. Con una mossa destinata
ad aggravare il solco tra governo e opposizione ma ancor più tra la politica laicista e il maggiore partito islamista, gli inquirenti
incaricati di indagare sui crimini di guerra commessi durante la sanguinosa guerra di liberazione dal Pakistan nel 1971 hanno
chiesto la messa fuorilegge del Jamaat-e-Islami, già escluso dalle contestate elezioni politiche dello scorso gennaio… Sono una
dozzina i leader del Jamaat-e-Islami processati e condannati a pene severissime dalla nascita del tribunale nel 2010. La prima
esecuzione di un condannato a morte è avvenuta a settembre, quella del sessantacinquenne vice-segretario del partito Abdul
Qader Mollah. Da circa un anno un duro braccio di ferro tra governo guidato dalla signora Sheikh Hasina e l’opposizione tiene
il Bangladesh in una tensione semi-permanente, con frequenti e sanguinosi scoppi di violenza. Sono stati almeno 200 i morti
dall’inizio dell’anno dovuti alla situazione politica e alla reazione a arresti e condanne. [CO] [v.SGsMondo n.80 e prec.]
BANGLADESH INDIA -08/04- LOTTA AL TRAFFICO DI ESSERI UMANI … La decisione si è resa necessaria per il
continuo aumento del numero di persone, per lo più donne, che ogni anno devono essere rimpatriate in Bangladesh. Nel solo
Stato del Maharashtra, con capitale Mumbai, sono stati aperti 14 centri di accoglienza per donne vittime di traffico umano. Tra
il 2012 e il 2013 su 384 persone accolte, 116 erano dal Bangladesh…Da gennaio 2013 a marzo 2014 la stampa del Bangladesh
ha riportato la scomparsa di 332 persone: 210 i casi di pescatori di cui si sono perse le tracce durante assalti in mare da parte di
bande criminali; 58 i commercianti,agricoltori e operai che non hanno fatto più ritorno, soprattutto donne e 64 minori aggirati o
rapiti per matrimoni forzati o ritorsioni .Secondo una recente indagine pubblicata sui giornali del paese, il 25% dei minori
vengono portati via da casa, da persone conosciute alla famiglia stessa e il 40% degli studenti , ragazze, vengono rapite mentre
vanno o ritornano da scuola e forzate a sposarsi , spesso con i rapitori stessi o i loro amici. Solo il cinque per cento dei minori
viene sequestrato per richiesta di soldi. Il prezzo del riscatto si aggira fra un minimo di 400 euro ad un massimo di 100.000
euro. Sono molti i casi in cui i rapitori uccidono le proprie vittime, dopo aver ricevuto la somma del riscatto, per paura che la
propria identità sia rivelata…[PL]
BENIN -12/03- E’ saltata l’attesa riunione convocata a Cotonou per far sedere attorno allo stesso tavolo negoziale il
presidente Thomas Boni Yayi e sei confederazioni sindacali con l’obiettivo di trovare una soluzione allo sciopero del settore
pubblico entrato nel suo terzo mese. …-17/04- DOPO TRE MESI DI SCIOPERO, PROTESTE IN PARTE SOSPESE
“Tornate al lavoro regolarmente, nell’interesse superiore della nazione e per evitare gli alunni perdano l’intero anno
scolastico”: è l’appello rivolto a dipendenti nelle scuole, nelle università, nei ministeri e nella sanità, da quattro centrali
sindacali. …Altri due sindacati hanno invece deciso di portare avanti la protesta, che sta paralizzando il settore pubblico.
…. Gli insegnanti non sono, finora, riusciti a far rivalutare del 25% la propria busta paga né a far destituire prefetto e
commissario centrale di Cotonou, responsabili della violenta repressione della protesta dello scorso 27 dicembre.[VV]
BOLIVIA -27/03-AVANZANO DIRITTI POPOLI INDIGENI, MA LA STRADA È ANCORA LUNGA- Sempre più Stati e
aziende riconoscono i diritti dei popoli indigeni e sanno che sono obbligati a consultarli per poter realizzare progetti nei loro
territori, ma la strada è ancora lunga nella pratica: così si è espresso il relatore speciale dell’Onu ….Gli Stati devono mettere a
disposizione tecnici e specialisti indipendenti per affrontare le questioni legate ai progetti nei territori indigeni, ma anche i
nativi hanno l’obbligo di prepararsi per affrontare con la massima competenza processi negoziali volti a trovare soluzioni di
consenso.…. le organizzazioni indigene sono inoltre tenute a garantire una piena partecipazione al loro interno per poter
prendere decisioni partecipate, senza escludere, ad esempio, le donne”. -28/03- SANTA CRUZ, POPOLAZIONE CONTRO
NUOVA BASE ANTIDROGA- È iniziata in un clima di alta tensione la costruzione di una nuova base delle forze antidroga,
con finanziamenti europei, a Yapacaní, un centinaio di km a nord di Santa Cruz, motore economico della Bolivia, dove
nell’ultimo anno e mezzo sono state sequestrate oltre 15 tonnellate di cocaina.…. la gente teme abusi da parte di militari e
poliziotti delle squadre antinarcotici, sulla base di denunce di casi avvenuti in località come Bulo Bulo e Chimoré, nel Tropico
di Cochabamba, la principale zona di produzione di foglia di coca.…-31/03- PROTESTE DEI MINATORI ISOLANO LA
PAZ-Centinaia di minatori indipendenti hanno preso il controllo di una strategica strada del sud del paese lasciando la sede del
governo La Paz isolata in protesta contro un progetto di legge che proibisce loro di associarsi con privati per sfruttare
giacimenti assegnati dallo Stato. Il ministro delle Miniere, Mario Virreira, ha detto poco fa che l’obiettivo è evitare che privati
o multi nazionali si alleino con i minatori delle cooperative che godono di un regime impositivo vantaggioso.… [FB]
BRASILE -01/04- SEQUESTRO RECORD DI DROGA NEL PORTO DI SANTOS- Più di 3,7 tonnellate di cocaina sono
state sequestrate nel porto di Santos (sud-est), nello Stato di Sao Paulo…[VV] -18/04- SCIOPERA LA POLIZIA, CAOS A
SALVADOR DE BAHIA… lasciando un bilancio di 39 vittime nella regione metropolitana, farmacie, supermercati, negozi di
elettrodomestici saccheggiati e almeno 50 arresti.… A preoccupare è l’ondata di omicidi innescata, a quanto pare, dallo
sciopero dei poliziotti: secondo un portavoce del governo di Bahia, 39 morti in 48 ore “è una cifra parecchio sopra la media”.
Sta di fatto che il tasso di omicidi nello Stato è aumentato del 400% fra il 2000 e il 2010, arrivando a 41,1 ogni 100.000
abitanti, secondo l’Istituto di indagini economiche applicate (Ipea).[FB]
BURKINA FASO -11/03-CRISI POLITICA: FALLISCE LA MEDIAZIONE- E’ durato meno di un’ora l’incontro di ieri tra
maggioranza e opposizione, dopo una sospensione di un mese, costringendo i mediatori locali a riconoscere il “fallimento” del
dialogo politico. ….”.Al centro del braccio di ferro in atto da mesi tra maggioranza e opposizione c’è la creazione del Senato –
seconda camera del parlamento – ma soprattutto la possibile modifica dell’articolo 37 della Costituzione che consentirebbe di
eliminare il limite di due mandati presidenziali, aprendo la porta a una candidatura di Compaoré – al potere dal colpo di stato
del 1989 – alle elezioni 2015.…-28/03- COMMISSIONE ELETTORALE E PARTITI VERSO PRESIDENZIALI- … del
2015 …. il ministero competente ha formalizzato il riconoscimento ufficiale di 97 partiti. Di questi 26 sono vicini al presidente
Blaise Compaoré, al potere dal colpo di stato del 1987, mentre gli altri 71 sono all’opposizione. Tuttavia una quindicina non
hanno i prerequisiti per partecipare alle presidenziali; ….Nel Paese il panorama politico si è movimentato negli ultimi mesi
[vedansi i pregressi a SGsMondo nn.80-79]. Decine di personalità politiche, tra cui storici alleati e deputati, hanno voltato le
spalle al longevo presidente, rassegnando le dimissioni dal Congresso per il progresso e la democrazia (Cdp). …-17/04‘AIUTAMI AD ESISTERE’, INIZIATIVA PER IL REGISTRO NASCITE-… La nuova campagna di registrazione alla
anagrafe ma anche di sensibilizzazione sui diritti dell’infanzia coinvolgerà 21 comuni rurali delle province di Houet (sud) e del
Sanguié (centro-ovest)…. “Il fenomeno della mancata registrazione delle nascite all’anagrafe è ancora molto diffuso e poco
noto all’opinione pubblica. Secondo dati Onu, su 125 milioni di bambini che vedono la luce ogni anno, 51 milioni, più del 40%
del totale, non vengono registrati. In Africa ben due bambini su tre non sono iscritti sui registri” sottolinea padre Philippe
Zongo. Cinque anni fa, prima dell’avvio di ‘Bravo’, in Burkina Faso almeno quattro milioni di persone erano sprovviste di
certificato di nascita su una popolazione totale di più di 17 milioni.“….. Un bambino senza identità corre più rischi di essere
tenuto lontano dalla scuola, costretto a lavorare o arruolato con la forza da gruppi armati. In Burkina Faso più del 45% della
popolazione ha un’età compresa tra zero e 14 anni.[VV]
BURUNDI [vedansi i pregressi di febbraio a SGsMondo n.80] -10/03- Una quindicina di militanti del Movimento per la
solidarietà e la democrazia (Msd) sono rimasti feriti in tafferugli con le forze di polizia che sabato hanno cercato di
disperdere un corteo del partito di opposizione al centro di Bujumbura. …. [VV] -17/03- DISORDINI A BUJUMBURA,
SOSPESO PARTITO DI OPPOSIZIONE -Il Movimento per la solidarietà e lo sviluppo (Msd) è stato sospeso per quattro mesi
in seguito ai violenti disordini registratisi a Bujumbura lo scorso 8 marzo e che hanno visto attivisti del partito di opposizione
scontrarsi con le forze dell’ordine.…. In un comunicato letto alla televisione di stato, il ministro ha affermato che il leader del
partito, Alexis Sinduhije ha incitato i sostenitori del Msd ad “atti di rivolta, odio e violenze”. …Il segretario del movimento
Francois Nyamoya, ricercato dalla polizia, ha definito la decisione “ingiusta” ma ha invitato i sostenitori a rispettarla.
Mercoledì scorso, la magistratura ha incriminato Sinduhije ed altri 71 esponenti del Msd per “ribellione”, un’accusa che se
comprovata prevede pene fino all’ergastolo.… La decisione di oggi segna un ulteriore deteriorarsi della situazione sociopolitica nel paese dei Grandi Laghi, già teatro di un braccio di ferro istituzionale tra la maggioranza al potere e il principale
partito di opposizione tutsi, l’Uprona.[AdL] -19/03- OPPOSITORI ARRESTATI, LA PROCURA CHIEDE L’ERGASTOLO-
Incriminati per “partecipazione a un movimento insurrezionale armato”, rischiano il carcere a vita 48 – tra cui cinque donne –
dei 70 militanti arrestati del Movimento per la solidarietà e lo sviluppo (Msd), il partito di opposizione sospeso dalle
autorità….In segno di protesta per “il mancato esercizio dei diritti fondamentali della difesa” alcuni avvocati assegnati
d’ufficio si sono ritirati dalla corte. “….[VV] -28/03-CONTINUA IL CONFRONTO TRA STUDENTI E GOVERNO- Non
intendono rinunciare ai propri diritti né cedere alle minacce del governo gli studenti delle università pubbliche e private del
Burundi. Anzi, in segno ulteriore di protesta, soli in 647 su 17.000 hanno deciso di farsi iscrivere all’Università del Burundi e
alla Scuola normale superiore.…. Il braccio di ferro tra studenti e autorità si verifica in un contesto di forte tensione politica
tra la maggioranza del presidente Pierre Nkurunziza e l’opposizione sul tentativo del potere di far approvare una revisione
della Costituzione. La revisione dell’articolo 96 – che stabilisce un limite di due mandati presidenziali – aprirebbe la strada ad
una candidatura di Nkurunziza alle presidenziali del 2015. ’emendamento è stato bocciato dal parlamento la scorsa settimana,
ma la maggioranza sta già valutando strade alternative. -11/04- ARMI AI GIOVANI DEL PARTITO AL POTERE, I
TIMORI DELL’ONU- L’ala giovanile del partito al potere viene armata e addestrata: a rivelarlo è un documento delle
Nazioni Unite circolato negli ambienti diplomatici, rilanciato nelle ultime ore dalla stampa burundese ed internazionale. A
ricevere le armi sono stati gli Imbonerakure, i giovani militanti del Comitato nazionale per la difesa della democrazia – Forze
di difesa della democrazia (Cndd-Fdd, hutu), il cui numero totale viene stimato in più di 100.000, ma anche ex combattenti. …ARMI AI GIOVANI, UNA VOCE DA BUJUMBURA- “Che l’ala giovanile del Cndd-Fdd fosse già da tempo molto
militarizzata è un dato di fatto. Certamente la circolazione di armi sotto banco è un ulteriore segnale che la situazione si sta
deteriorando in vista delle elezioni del 2015” dicono da Bujumbura fonti missionarie contattate dalla MISNA. …. Pochi giorni
fa, in visita nel paese dei Grandi Laghi, l’ambasciatore statunitense presso le Nazioni Unite, Samantha Power, ha deplorato la
prossima chiusura dell’ufficio politico dell’Onu a Bujumbura, alla fine dell’anno, dietro pressioni dell’esecutivo, “in un
momento di grande volatilità politica”. Dopo aver sollecitato il rispetto della Costituzione e dei diritti umani, la Power ha
espresso il timore che il Burundi “possa nuovamente scivolare nella violenza su vasta scala dopo tutti i progressi già
compiuti”.… -16/04- RAPPORTO DISTRIBUZIONE ARMI, GOVERNO ASPETTA SCUSE DALL’ONU-La “perdita di
fiducia” nel locale ufficio Onu (Bnub) a Bujumbura e le “potenziali gravi conseguenze del rapporto in termini di instabilità e
divisioni sociali”: con una nota ufficiale in 19 punti, il governo burundese ha reagito al rapporto diplomatico confidenziale
della scorsa settimana …Nelle ultime settimane oltre all’Onu anche le rappresentanze di alcuni paesi occidentali hanno
espresso “preoccupazione” per il “clima di crescente intolleranza, di intimidazioni e di confronto fisico” a pochi mesi dal voto.
-17/04- DOPO RAPPORTO SU ARMI, ESPULSO DIPLOMATICO ONU…-18/04-CREATA COMMISSIONE VERITÀ,
OPPOSIZIONE E SOCIETÀ CIVILE CONTESTANO… La società civile si è già detta “preoccupata” per la nascita di
un’istituzione “troppo politicizzata”, nata da un “voto unilaterale”…Una procedura che rischia di escludere opposizione, capi
religiosi, difensori dei diritti umani e partner internazionali. Inoltre il mandato della Commissione non prevede alcuna
competenza giudiziaria su crimini di genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità. Ad oggi il governo burundese non ha
ancora dato vita al Tribunale speciale, previsto dagli accordi di pace di Arusha, che rischia di vedere la luce solo fra quattro
anni, al termine del mandato della Commissione verità e riconciliazione. L’altro progetto di legge controverso approvato ieri
da 81 deputati di maggioranza sancisce la creazione di una Corte speciale delle terre e altri beni. Per il principale partito di
opposizione tutsi, l’Uprona, il testo legislativo in questione è “anticostituzionale”. [VV]
CAMBOGIA -17/03- PRINCIPE RANARIDDH RILANCIA POLITICA FILOMONARCHICA -Dopo quasi due anni di
assenza dalla scena pubblica, il principe Norodom Ranariddh ha deciso di ripresentarsi con una nuova formazione. Una mossa
vista da molti come il tentativo di unire i movimenti filo-monarchici, e da altri di contraccambiare con un futuro sostegno
politico la fine delle ostilità con il potente primo ministro Hun Sen, da quasi un trentennio vero gestore del paese.
Ranariddh, figlio di Sihanuk, ancora idolatrato da molti cambogiani, e fratellastro di Sihamoni, sul trono dal 2004, ha negato
ogni compromissione con il governo di Hun Sen.….Riabilitato politicamente nel 2008 dopo essere stato espulso dal partito
filo-monarchico Funcinpec fondato dal padre, il settantenne principe aveva cercato un’affermazione nelle due elezioni
successive con il partito che portava il suo nome prima di abbandonare la politica nel 2012. La crisi dei due superstiti
movimenti monarchici, che nel 2013 non hanno ottenuto alcun seggio in parlamento, devono avere giocato un ruolo sulla
decisione di tentare nuovamente la carta politica. -01/04- RIAPRE IL PARLAMENTO MA GLI OPPOSITORI RESTANO
FUORI- Per la seconda sessione dalla sua formazione dopo il voto del luglio 2013, l’Assemblea nazionale cambogiana si è
riunita senza la presenza dell’opposizione. Dei 68 esponenti del Partito del popolo cambogiano, maggioritario, 66 si sono
presentati in aula e tra essi il primo ministro Hun Sen da quasi 30 anni in questa carica. Boicottata tuttavia la inaugurazione dai
55 parlamentari del Partito per la salvezza nazionale guidato dal leader carismatico dell’opposizione Sam Rainsy. Avendo
superato il quorum di 62 presenti, l’assemblea, che conta 123 membri, è stata aperta regolarmente. Le sessioni del parlamento
cambogiano sono trimestrali, con intervalli di tre mesi tra una sessione e l’altra.… Il Partito per la salvezza nazionale continua
così nel suo tentativo di minare il potere di Hun Sen non accettando i risultati delle elezioni che sostiene non valide perché
viziate da brogli e pressioni e il cui risultato è stato convalidato da una Commissione elettorale che ritiene controllata dal
regime. …-03/04- SEMPRE PIÙ FREQUENTI MALORI IN FABBRICHE ABBIGLIAMENTO- Un gran numero di operai
di manifatture tessili sono intossicati ogni anno da solventi, collanti e vernici. Una realtà poco nota, emersa oggi per il ricovero
di 118 dipendenti di due aziende che producono per importanti marchi internazionali, tra cui Puma e Adidas. ….. Un ulteriore
colpo per l’immagine del paese e un ulteriore rischio che le multinazionali delle calzature sportive o dell’abbigliamento si
allontanino verso mete forse meno lucrose ma più accettabili per i loro clienti. Puma e Adidas hanno già annunciato una
inchiesta sui malori odierni.…. Le sole manifatture dell’abbigliamento danno lavoro a 600.000 cambogiani e garantiscono alla
modesta economia cambogiana un introito indispensabile di oltre 5 miliardi di dollari all’anno.-11/04- MONACI E ALTRI
OPPOSITORI CONDANNATI PER TRADIMENTO- Pene fino a 9 anni di carcere sono state comminate oggi a 13 persone
parte di un gruppo d’opposizione …. Tre di essi, monaci buddhisti, erano stati arrestati lo scorso anno nella confinante
Thailandia. … mentre altri sei sono stati condannati in contumacia … Le condanne sarebbero conseguenza dell’annuncio fatto
dal premier Hun Sen lo scorso anno prima delle elezioni parlamentari di luglio relative ala scoperta di un complotto, una mossa
per screditare gli oppositori dando loro connotazioni violente. I partiti d’opposizione presenti in parlamento hanno negato ogni
rapporto con i condannati, come pure ogni volontà di abbattere il governo al di fuori della legalità. Per il direttore di Human
Rights Watch per l’Asia, Brad Adams, “le prove presentate in tribunale chiariscono che il complotto è stato una messinscena a
che le accuse dovrebbero essere ritirate”.[CO] [per repressioni v.anche SGsMondo n.80]
CAMEROUN -01/04- IN MANETTE MINISTRO ACCUSATO DI CORRUZIONE…. Il Camerun è guidato dal 1982 dal
presidente Paul Biya. Incaricato specificatamente di giudicare casi di appropriazione indebita di fondi pubblici, il tribunale
speciale è ritenuto dall’opposizione anche uno strumento di repressione del dissenso politico.[VG] -07/04- MISSIONARI
RAPITI NELL’ESTREMO NORD, RICERCHE IN CORSO… In base alla ricostruzione dei fatti confermata da fonti ufficiali
camerunensi ed italiane, i padri Gianantonio Allegri e Giampaolo Marta – originari della diocesi di Vicenza – assieme a suor
Gilberte Bissiere sono stati portati via dalla parrocchia di Tchéré, 20 km circa da Maroua, da non meglio identificati uomini
armati che nel cuore della notte hanno fatto irruzione nell’abitazione dei religiosi, saccheggiandola.… alcuni osservatori
indicano come responsabile il gruppo estremista Boko Haram, giunto dalla confinante Nigeria. …Solo tre mesi fa è tornato
libero il prete francese Georges Vandenbeusch, sequestrato proprio nella stessa zona nel novembre 2013. I rapitori di Boko
Haram lo hanno detenuto per alcuni mesi in Nigeria. Sempre lo scorso anno una famiglia francese, i Moulin-Fournier, sono
stati sequestrati dagli estremisti nigeriani prima di essere liberati.[VV] -CAMERUN NIGERIA-16/04- MISSIONARI RAPITI:
TESTIMONIANZA DI UN “FIDEI DONUM”-“Con il mio successore è finita bene perché i francesi hanno pagato un riscatto”
dice alla MISNA don Felice Cantoni, sacerdote Fidei Donum a lungo missionario al confine con la Nigeria. Parla del sequestro
di padre Georges Vandenbeusch ma anche di quello, recente, di due missionari italiani e una suora canadese. Don Felice è
tornato in Italia, nella diocesi di Como, da un anno. Ma resta in contatto con padre Georges, il sacerdote francese che nel 2012
lo affiancò e sostituì nella missione di Nguetchewe, nell’estremo nord del Camerun, a 30 chilometri dal confine con la Nigeria.
… Secondo don Felice, che nel nord del Camerun ha vissuto 13 anni, “nelle missioni non ci sono mai soldi perché tutto ciò che
è di valore viene lasciato nella sede del vescovado a Maroua”. In passato le “bande di strada” non hanno quasi mai compiuto
sequestri, si sono limitate a rubare e nel caso di incidenti o resistenze hanno ucciso. “Se i rapitori fossero semplici rapinatori
avrebbero vita breve, ma le cose cambierebbero se dietro il sequestro ci fossero militanti di Boko Haram”. ….[VG]
CENTRAFRICA-10/03 h21:45- Dopo 6 mesi oggi ilprimo salario ai funzionari pubblici.(Fr24).-14/03- SCUOLE E
MERCATI, A BANGUI “LA VITA RICOMINCIA”. “Da una settimana la situazione è decisamente più calma …. Per le
strade della capitale pattugliano, ma solo di giorno, soldati africani della Misca, militari francesi di Sangaris assieme a
gendarmi e poliziotti centrafricani, in tutto 750 uomini. Focolaio di tensioni e teatro di instabilità è ancora il quartiere al
chilometro 5 (Pk5), dove un numero imprecisato di musulmani è asserragliato in una moschea e deve ancora essere disarmato.
“Di notte, invece, per proteggere i residenti da banditi, saccheggiatori ma anche da uomini armati che si presentano come AntiBalaka (milizie di autodifesa, a maggioranza cristiana) sono state predisposte pattuglie di giovani” aggiunge l’interlocutore
della MISNA, precisando che a coinvolgerli è stato il Programma Onu per lo sviluppo (Undp). “Questi giovani, non armati,
addetti alla sicurezza rispondono all’autorità dei capi di quartiere e capi gruppi. Vengono ricompensati con cibo e piccole
somme di denaro. In caso di urgenza devono chiamare numeri di telefono entrati in servizio da poco per chiedere un intervento
delle forze regolari” dice ancora la fonte locale della Conferenza episcopale. “A questo punto la sfida più urgente sul piano
della sicurezza e della protezione delle popolazioni riguarda i centri più lontani dalla capitale, in particolare quelli orientali,
settentrionali ed occidentali, dove la presenza di truppe e poliziotti è ancora insufficiente” conclude l’interlocutore. Da pochi
giorni i soldati francesi sono arrivati nella città di Kaga-Bandoro (nord), dove si sono rifugiati ex ribelli Seleka in fuga da
Bangui dallo scorso dicembre. Piccoli passi avanti si registrano anche sul piano istituzionale. Da oggi il Consiglio nazionale di
transizione (Cnt, parlamenti) ha cominciato a lavorare alla nuova Costituzione…. Elezioni generali sono in agenda per febbraio
2015, periodo entro il quale dovrebbe concludersi la transizione politica. Sul versante della giustizia, sono in corso le prime
verifiche da parte degli esperti della Commissione Onu incaricata di fare piena luce sulle violazioni dei diritti umani commesse
nell’ex colonia francese. La Corte penale internazionale (Cpi) ha cominciato a “raccogliere informazioni e analizzare la
situazione con cautela prima di decidere di aprire, o meno, un procedimento formale” ha precisato il procuratore generale
Fatou Bensouda. -18/03– Non è potuta essere ufficialmente lanciata l’operazione militare dell’Unione Europea…prevista per il
17 marzoper l’insufficienza di uomini e strumenti messi a disposizione” dai 28 Stati membri. Finora solo 350 soldati sono
pronti a partire mentre l’Eufor-Rca dovrebbe essere costituita da un migliaio di uomini. …..-19/03- “DISARMATE”,
APPELLO ALLA POPOLAZIONE DI BANGUI- “Consegnare senza alcuna condizione tutte le armi detenute” e “aspettare
l’avvio del programma di disarmo, smobilitazione e reinserimento”: è l’appello diffuso alla radio nazionale centrafricana dal
ministro della Difesa Thomas Théophile Timangoa, rivolto alla popolazione di Bangui. ….Nella capitale sul piano della
sicurezza la situazione sta lentamente migliorando, ma permangono forti tensioni nel quartiere Pk5, teatro ieri di intense
sparatorie che hanno costretto centinaia di residenti a fuggire in zone vicine. A riprova di una normalizzazione,
l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) ha segnalato una netta diminuzione del numero degli sfollati, da
700.000 a 200.000 persone raccolte in 50 e non più 70 siti. Nel principale campo sfollati della capitale, quello di M’poko, nei
pressi dell’aeroporto, Medici senza frontiere (Msf) ha annunciato che gli occupanti sono passati da 100.000 a 60.000. Ma ong e
fonti medico-sanitarie sottolineano che “il movimento di ritorno a casa rimane ancora timido”: ….…. Nel frattempo un gruppo
di esperti mandatati dall’Onu ha confermato che armi libiche, in particolare missili antiaerei portatili, sono stati consegnati in
Centrafrica, ma non sarebbero state ancora individuate sul terreno. Pochi giorni fa la Misca ha smantellato un “arsenale da
guerra impressionante” nei pressi dell’aeroporto internazionale di Bangui, sulla base di informazioni fornite dai residenti.
…[VV] -19/03 h22:55- Situazione umanitaria ancora preoccupante. 3 leaders religiosi (Arcivescovo, Imam, Pastore
evangelico) di Bangui, in tournee (1° tappa Washington, poi ONU), per ricerca di fondi.- Paese ancora nel caos. -20/03
h21:20- Navi Pillay, dell’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani (e giudice del CPI) denuncia che l’odio vs le comunità
islamiche è ancora a livelli terrificanti e sollecita una più rapida risposta della Comunità internazionale, per il disarmo dei vari
gruppi armati tuttora attivi nel Paese. In questi ultimi giorni scontri tra Forze Francesi e anti-balaka.(Fr24). -25/03- UN ANNO
DAL COLPO DI STATO, CRISI IRRISOLTA. “Migliaia di persone la cui vita è in pericolo imminente dipendono dal
dispiegamento urgente di rinforzi militari nell’ambito di una missione di mantenimento della pace e da una maggiore
protezione da parte delle truppe già sul terreno”: è l’accorato appello lanciato dall’organizzazione Human Rights Watch …
Da sabato scorso si sono registrato almeno 15 morti in violenze tra gruppi armati rivali, arginate con difficoltà dai soldati
francesi di Sangarsi e dalle truppe africane della Misca. Stamattina colpi d’armi da fuoco sporadici sono stati ancora segnalati
nel quartiere settentrionale del Pk5, dove civili musulmani sono assediati ormai da settimane da miliziani di autodifesa AntiBalaka e da banditi, che commettono attacchi e saccheggi. Le forze armate straniere, prese di mira dalle parti rivali, hanno
risposto con le armi, uccidendo otto esponenti Anti-Balaka, tra cui un capo milizia. Da ieri il dispositivo di sicurezza dei
contingenti internazionali è stato rafforzato nella capitale centrafricana. In un attacco contro un veicolo della Misca a Bangui
sono rimasti gravemente feriti un’infermiera, un impiegato amministrativo e un chirurgo della missione a comando africano.
Uomini della Misca incaricati della sorveglianza dell’Ospedale dell’Amicizia, sempre nella capitale, sono stati aggrediti a
colpi di granate. La scorsa settimana sia le autorità di transizione centrafricane che il Gruppo internazionale di contatto (Gic)
hanno esortato tutti i combattenti a “disarmare per aderire al processo di dialogo e riconciliazione”. Intanto, per ristabilire il
controllo sullo Stato e sull’amministrazione, a terra, ieri è cominciato un controllo a tappeto in tutte le sede ministeriali della
capitale per individuare “pubblici dipendenti fittizi”. L’Ispettorato generale ha avviato il censimento di tutti gli agenti dello
Stato che hanno fino al 27 marzo per farsi registrare presso gli uffici competenti con un documento di identità valido e una
prova dell’ultimo pagamento dello stipendio.… -26/03-“Oramai consideriamo i miliziani Anti-Balaka come nemici. Quindi
saranno trattati come tali”: lo ha detto il capo della missione panafricana in Mali (Misca), il generale congolese Jean-Marie
Michel Mokolo, all’emittente locale Radio Ndeke Luka. Lo scorso fine settimana soldati africani della Misca e personale civile
del contingente hanno subito diversi attacchi mirati a Bangui. Alcuni capi della milizia di autodifesa, tra cui Emotion Brice
Namsio, hanno invece accusato i militari della Misca di “aver esploso colpi d’arma da fuoco sulla popolazione”. …. [VV]
-28/03- VIOLENZE A BANGUI, GRANATE SU UNA VEGLIA FUNEBRE- “Alcuni abitanti ci hanno chiamato nel cuore
della notte perché spaventati dal rumore degli spari e dei combattimenti. Abbiamo contattato i militari della Missione africana
Misca e i francesi di Sangaris, ma non si è visto nessuno fino a questa mattina”: a denunciarlo alla MISNA sono fonti
missionarie nel quartiere di Fatima, a Bangui, teatro di violenti scontri che la notte scorsa hanno provocato almeno 20 morti e
11 feriti. …. Tra le vittime, anche un bambino di 15 mesi e una donna incinta. “La gente questa mattina si è riversata per le
strade … in collera contro i soldati di Misca, accusati di non muovere un dito per proteggere i civili e contro i musulmani
ritenuti da molti i responsabili delle violenze”. … Per la prima volta dalla sua elezione, due mesi fa, la presidente di transizione
Catherine Samba-Panza, ha criticato il rifiuto del Consiglio di sicurezza dell’Onu alla sua richiesta di riarmare le forze di
sicurezza centrafricane per ristabilire l’ordine nel paese.[AdL]-28/03- PRIMI SCREZI CON LA COMUNITÀ INTERNAZ.LE
…. Inoltre la presidente di transizione ha sottolineato che “tutte le armi sequestrate e recuperate dai francesi di Sangaris e dalle
truppe africane della Misca non sono mai state restituite alle autorità centrafricane”, interrogandosi sulle “modalità di gestione
e distruzione di tali stock”. La Samba-Panza, la cui elezione è stata appoggiata dalla comunità internazionale, ha come
mandato di ristabilire la sicurezza, ma anche l’autorità dello Stato in una nazione a terra, con l’obiettivo di tenere elezioni entro
il primo trimestre del 2015. ….Alle prime critiche aperte della Samba-Panza fanno eco “gravi riserve” espresse dalla
Conferenza episcopale centrafricana. In una lettere inviata ai vescovi statunitensi, si evidenziano i “limiti riscontrati sul terreno
della strategia attuata dal comando della Misca e dell’operazione Sangaris a nome della sicurezza del territorio nazionale”, ma
anche “l’insufficienza di mezzi e uomini a disposizione”. Nella missiva i vescovi centrafricani rimettono in discussione “una
strategia tesa, di fatto, a proteggere i confini di Ciad, Camerun e Congo, piuttosto che a garantire la sicurezza delle
popolazioni locali”. ….. Rivolgendosi ai partner internazionali, la Conferenza episcopale centrafricana sollecita “un sostegno
finanziario per il pagamento degli stipendi dei funzionari e delle pensioni”, ma anche di “sostenere il recupero di autorità dello
Stato” e per “fornire tutto l’aiuto urgente a breve e medio termine” in medicinali, cibo e materiale agricolo.[VV] -31/03VIOLENZE A BANGUI, COINVOLTI SOLDATI DEL CIAD-Sono almeno 24 le vittime e oltre cento i feriti “gravi” causati
da scontri a fuoco e violenze che hanno coinvolto ieri militari del Ciad… nella periferia nord di Bangui.… [VG] -DOPO
VIOLENZE SOLDATI CIADIANI TENSIONI E INCOGNITE... “Un gruppo di soldati ciadiani è riuscito a entrare
indisturbato nel municipio di Bégoua e all’insaputa dei comandanti. Senza alcuna ragione apparente ha aperto il fuoco contro
dei civili. Del resto i militari inviati da N’Djamena hanno già gravi precedenti a carico e non sono affatto ben visti dalla
popolazione locale” prosegue la fonte missionaria contattata nella capitale, … Ufficialmente i soldati ciadiani sono venuti a
Bangui per prelevare alcuni compatrioti e cittadini musulmani desiderosi di lasciare la capitale, ma senza informare il comando
Misca né i francesi di Sangaris. Stando a bilanci diffusi da amministratori locali, le vittime degli scontri a fuoco di ieri sono
almeno 24, mentre i feriti oltre cento. …. A Dekoa, un missionario è stato minacciato di morte da un ex ribelle Seleka, ma sul
posto ci sono anche gli Anti-Balaka che si apprestano a bloccare il gruppo elettrogeno locale per isolare la località sul piano
delle telecomunicazioni. “Ci sono sacche di miliziani armati delle due forze contrapposte che minacciano Dekoa, ma anche
altre località del centro – Sibut, Bangoro – fino al nord, tra cui Ndélé. Sono difficili da sradicare persino per le forze francesi o
africane dispiegate nel paese” sottolinea il superiore dei comboniani. Padre Aldegheri racconta che “la gente è sempre più
stanca” e “sfiduciata” nei confronti dei contingenti stranieri “dalle agenda poco chiare” e che “non fanno abbastanza per
proteggerci”. …. Peggio ancora soldati dispiegati nell’ambito di Misca “hanno un comportamento ambiguo, per non dire di
collaborazione con l’ex ribellione Seleka, a maggioranza musulmana”, mentre i francesi di Sangaris vengono accusati di
“mancata protezione ai cittadini musulmani”. Di fatto, nelle ultime settimane “ci sembra che si lascia accadere il peggio per
obbligare l’Onu a intervenire – conclude il comboniano –. Ma a fare le spese di queste strategie incomprensibili sono sempre
civili innocenti, in un paese senza Stato e allo stremo”.Nel fine settimana fonti diplomatiche europee hanno assicurato che la
forza dell’Unione Europea (Eufor) è pronta ad essere dispiegata in Centrafrica, dopo gli ultimi contributi in mezzi logistici –
due aerei Antonov – da parte della Germania e in uomini dalla Francia. Ci sono volute cinque riunioni e dibattiti infiniti per
costituire una forza di poche centinaia di soldati. ….[VV]
CENTRAFRICA -01/04- LA CRISI RACCONTATA IN UN FUMETTO - “Bangui, terrore in Centrafrica”: è il titolo di un
racconto autobiografico di cinque episodi che unisce disegno e scrittura in stile giornalistico. Nata dalla sofferenza
quotidiana di migliaia di centrafricani ostaggio di una crisi politico-militare cominciata nel marzo 2013, l’idea è a firma di
Didier Kassaï, vignettista 39enne, cristiano originario di Sibut e sposato con una musulmana.
Illustratore, vignettista, caricaturista, Kassaï sta pubblicando il suo racconto a puntate sulla ‘Revue dessinée’, un
trimestrale che propone reportage sotto forma di fumetti. Autodidatta, ha ereditato di una lunga tradizione artistica di
famiglia: la madre decora tessuti e strumenti musicali, anche i suoi altri cinque fratelli sono disegnatori.
“A Bangui abbiamo già vissuto cose terribili, ma dopo il 5 dicembre 2013 tutto è cambiato” ha detto il vignettista, lui stesso
in prima linea nell’attacco delle milizie di autodifesa Anti-Balaka contro la capitale, in particolare a caccia dell’ex
ribellione Seleka e dei cittadini di confessione musulmana, circa il 10% della popolazione. “Bastava avere un parente
musulmano o sospettato di esser vicino alla Seleka per essere colpito dagli Anti-Balaka. Mia moglie è musulmana, così sono
stato arrestato più volte” ha raccontato Kassaï, che per un breve periodo di tempo si è rifugiato nel campo sfollati di
M’Poko, nei pressi dell’aeroporto, di Bangui. Ora con la famiglia della moglie vive lungo le rive del fiume Oubangui, a sud
della capitale.
Con sguardo lucido e disegno esplicito, l’artista ha deplorato che “i miei concittadini hanno prima subito le esazioni della
Seleka (…) poi sono state le milizie Anti-Balaka ad aver attaccato i cittadini musulmani (…) ma ora di mezzo ci sono anche
tanti banditi che non fanno altro che saccheggiare”. Di fronte al crescente rischio di spartizione del vasto territorio
centrafricano, Kassaï ha sottolineato che “ la risoluzione della crisi dipende dalla riabilitazione delle zone nord-orientali e
dalle risposte alle rivendicazioni delle popolazioni locali costrette a cercare lavoro nei vicini Sudan e Ciad, che parlano
arabo e dimenticano che la loro capitale è Bangui”.[VV]
-01/04- TRAFFICO DIAMANTI, CAMERUN RAFFORZA CONTROLLI… Obiettivo delle operazioni di controllo è
“fermare il flusso illegale di diamanti verso il nostro paese – ha aggiunto il ministro camerunense – il cui ricavato potrebbe
essere utilizzato per acquistare armi”. Bangui è sospesa dal Kimberley Process, il sistema di certificazione internazionale dei
diamanti, da maggio 2013, due mesi dopo il colpo di stato militare. …[VV]- 01/04 h23:35-Onu: Predisposto piano per
evacuare altri 19mila mussulmani, braccati dalle forze cristiane [sic!] Anti-Balaka. – Situazione permane grave per vittime di
soprusi di bande criminali. Presidente Samba-Panza annuncia apertura di inchieste nei confronti di presunti Anti-Balaka.(Fr24)
-02/04- UNIONE EUROPEA LANCIA MISSIONE MILITARE … una forza di circa 1000 uomini, denominata Eufor
…opererà nell’area della capitale Bangui e del suo aeroporto ....[FB] -02/04- DOPO VIOLENZE SOLDATI CIADIANI,
NUOVI SFOLLATI A BANGUI- Centinaia di residenti dei quartieri settentrionali di Bangui, per lo più cristiani, continuano a
trovare riparo nei campi sfollati della capitale. Il nuovo flusso di rifugiati è stato provocato dalle violenze dello scorso fine
settimana, quando soldati ciadiani della missione panafricana Misca hanno aperto il fuoco contro civili nel municipio di
Bégoua, …Nel frattempo l’Agenzia Onu per i rifugiati sta tentando di evacuare 19.000 musulmani “direttamente minacciati
dagli Anti-Balaka” sia a Bangui che in altre zone del paese. Da Bruxelles, dov’è in corso un mini-vertice sulla crisi
centrafricana, i partner internazionali hanno deplorato “le gravi atrocità” ai danni dei civili, impegnandosi a “fornire aiuti
supplementari per ristabilire quanto prima l’ordine pubblico” nell’ex colonia francese. [VV] -03/04- IL CIAD ANNUNCIA
IL RITIRO DALLA FORZA AFRICANA… il governo sostiene che “nonostante gli sforzi fatti il Ciad e i ciadiani sono
oggetto di una campagna gratuita e malevola che mira ad addossar loro la responsabilità di tutti i mali di cui soffre la
Repubblica Centrafricana”. Della decisione sono stati informati i vertici dell’Unione Africana, responsabile della missione di
peacekeeping nota con l’acronimo di “Misca”. …[VG] -03/04 h21:45- servizio e interviste- Il ritiro delle Forze ciadiane da
Misca (850 uomini su 6000 ca 14%) al di là dei ringraziamenti di facciata segna l’acuirsi delle relazioni tra i 2 Paesi (non sono
un mistero le mire ciadiane sulle ricchezze della RCA). Il Ciad (che in Centrafrica ha perso 40 uomini), per bocca del suo
Ministro degli Esteri accusa le forze internazionali di ‘settarismo’, giustificando l’ultimo episodio (24 civili uccisi tra cui
donne e bambini), come autodifesa da un attacco armato…, cui però viene controbattuto che si tratta di una reazione fanatica,
radicata in un sostegno non troppo velato ai “Seleka” [op-> le testimonianze dirette dal NW del Paese sulla assoluta
permeabilità delle frontiere per i Seleka, sembrano confermare questa tesi del sostegno a qs bande da parte dello stesso Stato
del Ciad]. Resta il problema della sostituzione delle forze ciadiane-Misca, finora dislocate per lo più al Nord del Paese,
territorio già molto problematico per un intreccio di rapporti ribellione(e suoi aiuti dal confinante nord..)-islam-autonomiaestremamente complicati da una serie di legami pregressi e che gli sviluppi politici attuali (minore sudditanza Centrafricana)
rendono ancora più difficili.(Fr24)
-Ulteriori riflessioni personali, alla luce della marea di dati acquisiti… fin dagli inizi, dalla stampa anche locale e
da fonti conservate anonime per sicurezza dei mittenti.
Resta un fattore chiave: chi della MISCA o auspichiamo ONU debba controllare (come?) il nord e le frontiere. Dai
dati pervenutici sembra che nella Misca i contingenti dell’East Africa (Burundi in primis) siano i più affidabili, ma
non vogliono aumentare ulteriormente il numero dei propri militari… -Truppe Europee? (Quali espeienza hanno
il”grosso” di georgiani o lituani?). ok ma solo per il controllo dell’aeroporto… (ammesso dagli stessi responsabili)…
Ma i legionari francesi di Sangaris vorranno infilarsi in questo pantano (anche se siamo in savana pre-desertica) al
nord? (non dimenticando che proprio le truppe ciadiane hanno loro dato un supporto molto significativo nelle
operazioni francesi in Mali…). [OP]..
-04/04 h22:55- Onu precisa che truppe ciadiane che hanno ucciso oltre 30 civili e ferito più di 300 persone, non sono state
provocate, né attaccate. Si trattava di truppe fresche appena inviate dal Ciad per scortare alcuni rifugiati e non operanti
all’interno di Misca. Resta da definire chi ha autorizzato la loro presenza.(Fr24) -04/04- ONU, SOLDATI CIADIANI
SPARARONO SUI CIVILI “INDISCRIMINATAMENTE” … “Non appena il convoglio dell’esercito nazionale del Ciad ha
raggiunto la zona del mercato PK12, ha aperto il fuoco sulla popolazione, senza ricevere una provocazione” ha detto a Ginevra
un Onu per i diritti umani , Rupert Colville , presentando ai media i primi risultati degli investigatori delle Nazioni Unite
sull’incidente. “Mentre le persone fuggivano in preda al panico in tutte le direzioni , i soldati hanno continuato a sparare
indiscriminatamente “ ha aggiunto.[AdL] -06/04 h00:06- Ciad accusa ONU di diffamazione.(Fr24). -04/04- Eufor RCA: la
Géorgie fournit le grand nombre de soldats (150)de la force européenne Par Source: le Monde - 04/04/2014 Ce sont finalement
les Britanniques qui transporteront les 150 soldats que fournit ce pays pour juguler la crise en Centrafrique. …, Eufor-RCA
comptera quelque 800 hommes en tout – 650 sur le terrain dont 120 gendarmes, le reste dans les états-majors. La mission n'a
été bouclée qu'avec l'aide de la Géorgie, non membre de l'UE, qui envoie 150 soldats, le plus gros contingent. Personne ne
voulait les transporter. Ce sont finalement les Britanniques, soucieux d'adresser un signal à Vladimir Poutine dans la crise
ukrainienne, qui le feront. A leurs frais : Londres s'était en effet opposé, au départ, à l'inclusion du transport dans le budget
commun (25,9 millions d'euros), afin de ne pas créer un précédent… Les grands pays européens se sont joints tardivement aux
Estoniens et aux Lettons, volontaires de la première heure. Le nouveau premier ministre italien, Matteo Renzi, a fait un geste
en acceptant de financer les travaux d'installation à Bangui. Réticente, l'Allemagne, sous l'impulsion de sa nouvelle ministre de
la défense, Ursula Von Der Leyen, mettra finalement deux avions de transport au service d'Eufor RCA. La Suède va convoyer
les soldats estoniens. La Pologne envoie des gendarmes. L'Espagne et la Finlande fourniront également quelques moyens.
«La crise centrafricaine est dans un angle mort». La Belgique, sur laquelle les espoirs de soutien reposaient au départ, n'a
poursuivre pour des raisons de politique intérieure – mais aussi budgétaires –, à moins de deux mois d'élections. Autre point, la
mission en RCA est difficile, et Paris peine déjà à convaincre sa propre opinion de sa pertinence. A la différence de la situation
au Mali, dans laquelle des Européens ont pu faire le lien entre la menace djihadiste locale et leur sécurité intérieure, «la crise
centrafricaine est dans un angle mort pour tout le monde», convient une source proche du ministre de la défense, Jean-Yves
Le Drian à Paris. ….. Les Européens se sont néanmoins attirés les reproches du secrétaire général de l'ONU, Ban Ki-moon, qui
les trouvés bien trop timorés au regard du désastre humanitaire et sécuritaire centrafricain. A plusieurs reprises ces derniers
mois, celui-ci a invité l'UE à accélérer le déploiement de sa mission militaire. Eufor RCA, prévue initialement pour mars, se
déploiera en mai 2014, au mieux. Elle pourra soulager la force Sangaris sur l'aéroport de Bangui. Deux quartiers de la capitale
centrafricaine pourraient aussi être sécurisés, comme prévu au départ.«Nous avons choisi de concentrer l'effort plutôt que de le
diluer», explique général français Philippe Pontiès, qui commande la mission. L'enjeu est de permettre aux soldats français et
africains de la Misca d'être davantage présents en province, où les populations musulmanes réfugiées sous la protection des
forces étrangères sont toujours menacées par les milices anti-balaka. -04/04- “Siamo riusciti a tenere la situazione sotto
controllo grazie al comitato di mediazione” afferma il Vescovo di Bangassou. “Il comitato di mediazione che abbiamo creato è
riuscito a far sì che nella nostra area si viva in pace” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Juan José Aguirre Muños,
Vescovo di Bangassou, nel sud-est della Repubblica Centrafricana, ancora sconvolta dalle violenze delle milizie anti balaka
che hanno preso di mira la popolazione musulmana. “Questo organismo è formato da rappresentati cattolici, protestanti e
musulmani e interviene non appena si verificano delle tensioni tra le diverse comunità” spiega il Vescovo. Mons. Aguirre
sottolinea che “a differenza di altre zone centrafricane, la maggior parte dei musulmani di Bangassou sono rimasti, solo
alcuni hanno preferito andarsene, e il mercato è condiviso da commercianti musulmani e cristiani”. “Certamente – aggiunge rimane nella popolazione non musulmana il ricordo delle violenze dei ribelli Seleka, ma sembra prevalere il desiderio di
tornare alla normalità”. “Il modello inaugurato qui, nell’est del Paese, dove tutto sommato la situazione è alquanto tranquilla,
può servire da esempio anche per l’ovest e per la capitale Bangui” afferma Mons. Aguirre.“Infatti l’Arcivescovo di Bangui,
Mons. Dieudonné Nzapalainga, si è interessato alla nostra esperienza per vedere come replicarla nella capitale, dove purtroppo
la situazione è invece molto preoccupante. Lì infatti ci sono alcuni quartieri dove i musulmani vivono assediati dagli anti
balaka”. Secondo il Vescovo di Bangassou lo scopo di queste violenze “è quello di espellere la popolazione musulmana dal
Paese in modo che questa non possa votare alle prossime elezioni”. “Parallelamente nel nord del Centrafrica, dove si sono
concentrati gli sfollati musulmani e gli ex ribelli Seleka, diventa sempre più forte la tentazione di espellere i non musulmani.
Qualcuno sta pensando all’idea di dividere il Paese in un nord musulmano e in sud lasciato ai non musulmani” conclude il
Vescovo. (L.M.) (Agenzia Fides 4/4/2014) -09/04 h23:07-A Bossangoa,Dekoa (a 150km a est di Bossangoa; 300 km a nord di
Bangui sulla direttrice Sibut-KagaBandoro-Ciad(Sahr), oggi scontri tra Anti-Balaka ed Ex-Seleka provocano 30 morti, tra cui
numerosi civili. A Bossangoa i rapporti con la comunità musulmana (ancora circa 800 assediati) divengono insanabili, anche
secondo il Vicario Generale della Diocesi. A Bangui arrivano i primi soldati europei; 2 militari francesi feriti leggermente nel
quartiere musulmano per il lancio di una granata. Problemi per rimpiazzare le truppe ciadiane. Oltre al Gabon (presidente
Bongo era a Parigi) anche la Mauritania offre contingenti nell’ambito della MISCA. L’ONU temporeggia per assumere
responsabilità dirette delle operazioni.(Fr 24) -09-04- RITIRO SOLDATI CIADIANI, SOLLIEVO A BANGUI MA PAURA
AL NORD… Se a Bangui la partenza dei soldati ciadiani è stata accolta positivamente, suscitando la speranza di un
miglioramento sul piano della sicurezza, la situazione ancora instabile nelle remote regioni settentrionali si è invece fatta più
tesa. Fonti della MISNA contattate a Bossangoa (300 km a nord) e a Kaga Bangoro (350 km) hanno riferito della “paura
diffusa” della popolazione che teme di subire “nuove esazioni e soprusi” da parte dei militari diretti verso il Ciad. Centinaia di
persone hanno trovato rifugio presso chiese e missioni mentre altre sono scappate nelle foreste. Permangono altri focolai di
tensione a Boda, 180 km da Bangui, dove nonostante la presenza della Misca e dei francesi di Sangaris migliaia di musulmani
sono intrappolati e minacciati da civili e miliziani di autodifesa Anti-Balaka, che non vogliono più convivere con loro.
“Dovranno essere rimpatriati nella capitale. Ci stiamo attivando per trovare una rapida soluzione” riferisce ancora padre
Cyriaque. A Ndele (600 km da Bangui) la locale parrocchia è stata momentaneamente chiusa e la comunità maggioritaria
cristiana sopravvive sotto le minacce degli ex ribelli della Seleka. Anche a Bambari e Kouango, lungo le rive del fiume
Oubangui, al centro-nord, c’è da temere che il confronto tra anti-Balaka ed ex Seleka possa sfociare in violenze. “Ad oggi è
impossibile avere accesso a vaste porzioni del territorio centrafricano. Andarci con la macchina è troppo rischioso quindi
l’unico mezzo è l’aereo” precisa il segretario della Conferenza episcopale. … Sul versante della riconciliazione tra le due
comunità ci sono diverse iniziative “dal basso”, promosse dalla chiesa cattolica, dai leader religiosi musulmani e delle chiese
protestanti. “A questo punto tocca al governo darsi da fare per riunire tutti i protagonisti attorno allo stesso tavolo. Bisogna
dirsi la verità, condividere le responsabilità per arrivare alla giustizia. Solo così si potrà pensare al perdono reciproco e alla
riconciliazione” dice ancora il segretario della Conferenza episcopale. Un segnale positivo è arrivato nelle ultime ore sia dagli
Anti-Balaka che dalla Seleka. “Ci impegniamo a non combattere più e chiediamo alle autorità di promuovere un dialogo per il
ritorno della pace nel paese. Chiediamo anche un’azione giudiziaria contro lo Stato ciadiano e i suoi militari” si legge in una
nota a firma di Ngaissona, coordinatore generale degli Anti-Balaka. Anche i cinque principali dirigenti militari della Seleka
hanno espresso una “volontà irreversibile di preservare la pace”, confermando che “il processo di disarmo e di accantonamento
dei nostri uomini è in corso su tutto il territorio nazionale, per creare le condizioni di un ritorno alla vita normale”. Intanto il
Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp) ha avvertito che “1,6 milioni di persone necessitano di cibo con urgenza”. Da
Nouakchott il governo mauritano si è invece detto disponibile a dispiegare un contingente militare in Centrafrica nell’ambito
della Misca. -10/04- VIA LIBERA A MISSIONE ONU, DISPIEGATA A SETTEMBRE- E’ stata approvata alla unanimità
del Consiglio di sicurezza dell’Onu la risoluzione – proposta dalla Francia – che autorizza il dispiegamento di una missione di
12.000 caschi blu in Centrafrica. Della Missione multidimensionale integrata di stabilizzazione delle Nazioni Unite (Minusca)
faranno parte 10 000 soldati e 1800 agenti di polizia. I peacekeepers dell’Onu subentreranno il prossimo 15 settembre ai circa
6000 soldati della forza africana Misca, costituita da contingenti di Burundi, Camerun, Congo, Repubblica democratica del
Congo, Gabon, Guinea equatoriale e Rwanda. Il comando della futura missione Onu – con un mandato iniziale fino ad aprile
2015 – dovrebbe essere affidato ad un africano. Protezione dei civili e degli operatori umanitari, mantenimento dell’ordine,
sostegno alla transizione politica, tutela dei diritti umani e arresto dei responsabili di violenze e violazioni: saranno queste le
azioni prioritarie dei peacekeepers, chiamati anche ad addestrare le truppe centrafricane e a monitorare l’embargo sulle armi.
[VV]-h23:40-USA stanziano 22milioni di dollari supplementari per aiuti. Resta il problema della dissoluzione del potere
giudiziario e della custodia degli ‘sbandati’ arrestati.(Fr24)
RCA: les leaders religieux avertissent du besoin de renforts immédiats Par journaldebangui.com et autres médias 10/04/2014 Tout autant ils saluent la décision de maintien de la mission de maintien de la paix des Nations Unies dans leur
pays - Les leaders religieux de la République centrafricaine (RCA) ont salué la décision prise aujourd'hui par le Conseil de
sécurité des Nations Unies de déployer une opération de maintien de la paix dans leur pays dévasté par la guerre, mais
avertissent que des renforts immédiats sont nécessaires pour soutenir la mission existante de l’Union Africaine et prévenir le
risque de spirale vers le chaos. Dieudonné Nzapalainga, l'Archevêque de Bangui, a déclaré: «Nous nous félicitons de la
décision prise à l'unanimité par le Conseil de Sécurité d'établir une mission Onusienne de maintien de la paix en République
Centrafricaine. Mais le nettoyage ethnique se poursuit, et des milliers de personnes risquent encore de perdre la vie. Puisque
la force Onusienne ne sera déployée qu’en Septembre, nous demandons un soutien immédiat à la MISCA pour améliorer la
sécurité dans les cinq prochains mois». L’Imam Omar Kobine Layama, Président de la Communauté Islamique
Centrafricaine, a établi des parallèles avec le génocide rwandais et a exhorté l'ONU à rester pleinement concentré sur le retour
de la stabilité dans le pays: «La commémoration cette semaine du 20ème anniversaire du génocide Rwandais est un rappel
important des risques qui perdurent dans notre pays. La leçon à tirer du Rwanda est qu'un manque d’engagement politique
peut mener à une catastrophe. Il est impératif que le Conseil de Sécurité maintienne son soutien à notre pays et que la décision
de l’ONU d’envoyer des casques bleus fasse partie d'une stratégie de long terme pour apporter paix et sécurité à la
République Centrafricaine.» Pendant ce temps, le Révérend Nicolas Guérékoyamé-Gbangou, le président de l'Alliance
Evangélique de la RCA, a souligné la situation désespérée sur le terrain, affirmant: «Plus de 2 millions de civils en RCA ont
besoin d'assistance humanitaire. Nous demandons aux gouvernements de soutenir les organisations humanitaires en
Centrafrique pour que celles-ci apportent l'aide à tous ceux qui sont dans le besoin.»Plus de 2000 personnes ont été tuées
depuis décembre 2013. Lors d'une visite en RCA samedi dernier, le secrétaire général de l'ONU Ban Ki-moon a averti
qu’aujourd’hui, «nous courons un vrai risque de ne pas faire assez pour la population centrafricaine ». Il a félicité les forces
françaises de Sangaris et l'Union Africaine et les pour leurs efforts, mais a observé que ces forces sont « sous financées et
dépassées» par l'ampleur de la crise. La MISCA a actuellement moins de 6000 soldats sur place pour aider à protéger les civils
et stabiliser le pays, et a un besoin urgent de renforts, d'équipement et de soutien logistique, d’autant que le Tchad a commencé
à retirer ses 850 soldats la semaine dernière.
-11/04- [traduzione parziale]
SOLLIEVO PER MISSIONE ONU, MA “SERVONO RINFORZI SUBITO”- Atteso da settimane, è stato accolto con
“sollievo” dalla popolazione il via libera del Consiglio di sicurezza dell’Onu al dispiegamento di una missione di
12.000 peacekeepers in Centrafrica a partire dal 15 settembre. “Ci complimentiamo con la decisione del Consiglio di
sicurezza, ma le pulizie etniche continuano e altre migliaia di persone rischiano ancora di perdere la vita” ha avvertito
monsignor Dieudonné Nzapalainga. “Visto che la forza Onu verrà dispiegata solo a settembre, chiediamo un sostegno
immediato alla missione africana Misca per migliorare la sicurezza nei prossimi cinque mesi” ha aggiunto
l’arcivescovo di Bangui. “Ci sono rischi che permangono nel nostro paese, questo va sottolineato. Nel ventennale del
genocidio in Rwanda, l’insegnamento da trarre è che una mancanza di impegno politico può portare ad una catastrofe”
ha dichiarato l’imam Omar Kobine Layama, presidente della comunità islamica centrafricana, sottolineando che
“l’invio di caschi blu dell’Onu deve far parte di una strategia a lungo termine per riportare la pace e la sicurezza nel
nostro paese”.
Dal canto suo il reverendo Nicolas Guérékoyamé-Gbangou, presidente dell’Alleanza evangelica centrafricana, ha
evidenziato la situazione disperata sul terreno per “più di 2 milioni di civili che necessitano di assistenza umanitaria”.
… Fonti locali della MISNA hanno espresso il timore che i ciadiani della Misca possano occupare le regioni settentrionali,
alleandosi con la Seleka (costituita per lo più da ciadiani e sudanesi, ndr), con l’obiettivo di sfruttare il petrolio e le altre
risorse. La presidente di transizione Catherine Samba Panza ha già chiesto all’Onu di addestrare e riarmare i soldati
centrafricani, stimati in 8000 uomini, affinché possano contribuire anche loro alla sicurezza del paese. [VV] -14/04 h23:05Bangui: assalto alla residenza dell’ex-capo di stato maggiore: 2 vittime (poi 3) –h 23:37-Contingente UE operativo da fine
aprile (Fr24) . -15/04– Norvegia ritira la sua partecipazione al contingente (Journal de Bangui).
CIAD -10/03- PETROLIO, SCIOPERO CONTRO CONSORZIO CINESE… Lo scorso anno è stato il governo di N’Djamena
ad entrare in conflitto con la Compagnia petrolifera pubblica cinese, attiva nell’ex colonia francese dal 2009. Nell’agosto 2013
ha sospeso le attività di sfruttamento del greggio nel sud del paese della filiale ciadiana della Cnpc accusata di “violazioni
flagranti delle norme ambientali…-25/03- PETROLIO: DANNI ALL’AMBIENTE, MULTA PER AZIENDA CINESE
Dovrà pagare una multa di 1,2 miliardo di dollari la filiale ciadiana della China National Petroleum Corporation International
per “danni all’ambiente”: è l’ultimo atto del braccio di ferro che oppone da mesi il governo di N’Djamena e la compagnia
petrolifera cinese. Una condanna senza precedente nell’ex colonia francese.…. [VV]
CILE-14/03- DERUBATI E ABBANDONATI, LO STATO CHIEDE SCUSA AGLI INDIGENI MAPUCHE. Li ha dapprima
“spogliati delle loro terre” per poi lasciarli in stato di abbandono, mentre la regione meridionale di La Araucanía, dove vivono
in 600.000, veniva invasa e sprofondava nella povertà: così si è comportato lo Stato cileno nei confronti del popolo indigeno
Mapuche – (‘gente della terra’) – per ammissione del nuovo intendente (governatore) della regione, Francisco Huenchumilla,
una delle autorità locali nominate dalla nuova presidente, Michelle Bachelet. A La Araucanía, dove abita la stragrande
maggioranza dei Mapuche cileni (in totale sono 700.000), da anni le comunità locali soffrono le conseguenze della massiccia e
devastante presenza delle grandi aziende agricole e forestali, a cui si oppongono con atti di boicottaggio, e continuano a
reclamare, inascoltate, la restituzione delle loro terre ancestrali.… La Legge Antiterrorismo è stata in parte modificata dal
governo di Piñera per garantire il “giusto processo” dopo un lungo sciopero della fame intrapreso da gruppi di indigeni
Mapuche detenuti nelle prigioni locali per svariati reati. Sta di fatto che è stata recentemente applicata a La Araucanía, su
richiesta del governo, alla vicenda ancora in parte oscura di due anziani agricoltori – Werner Luchsinger e Vivian Mackay –
morti nell’incendio della loro casa il 4 gennaio 2013 a Vilcún, vicino Temuco (700 km a sud di Santiago del Cile). Per il
duplice omicidio – il tribunale ha comunque stabilito che non si è trattato di “atto terrorista” – è stato condannato a 18 anni di
prigione il ‘machi’ (sciamano) del popolo Mapuche Celestino Córdova, l’unico finito agli arresti sebbene le indagini avessero
stabilito che ad attaccare la casa dei due agricoltori fosse stato un gruppo di persone, col volto coperto.[FB] [v.SGsMondo
nn.80-79] -20/03- DIGHE IN PATAGONIA, DECISIONI “ENTRO 60 GIORNI”-Il governo del Cile ha annunciato una
revisione di HidroAysén, progetto controverso che prevede la costruzione di 5 dighe in una regione della Patagonia situata
circa 1600 chilometri a sud di Santiago. Le decisioni finali dovrebbero essere adottate al termine di nuove consultazioni, entro
2 mesi.…Le dighe dovrebbero essere costruite da un consorzio del quale fa parte anche la società italiana Enel, attraverso la
controllata Endesa. La realizzazione del progetto determinerebbe l’inondazione di 5600 ettari di un raro ecosistema forestale,
con gravi conseguenze per l’agricoltura e in genere su un piano socio-ambientale.… [VG] -14/04- VALPARAISO IN
FIAMME, DICHIARATO STATO DI CALAMITÀ.… [AdL] VALPARAÍSO, BRUCIANO LE COLLINE DEI POVERI…
2000 case distrutte, 8000 persone senza tetto, 850 ettari di vegetazione rasi al suolo, il più grave nella storia della città portuale
cilena. Le fiamme, la cui origine resta per il momento incerta, hanno colpito i settori più poveri della città costiera … in Cile
non esiste un corpo dei pompieri professionale, solo pompieri volontari” spiega il giornalista. Anfiteatro naturale che forma un
porto rimasto a lungo il principale del Cile, oggi il secondo, Valparaíso è situata su 42 colline che scendono sul mare piuttosto
ripide: “La città è in qualche modo appesa ai lati delle colline…. “Ha fatto molti più danni questo incendio che il recente
terremoto di 8.2 gradi della scala Richter di aprile. E non è la prima volta che Valparaíso ha affrontato incendi simili, gli ultimi
avvennero nel 2008 e nel 2013 anche perché la città si è sviluppata in modo caotico. La zona più danneggiata è quella povera,
dove la gente ha costruito le proprie case con legno e lamiere. Inoltre mancano gli idranti a colonna in caso di incendio. Sono
state impiegati 15 aerei ma finora non si è riusciti a spegnere le fiamme, si spera possano farlo entro oggi”.… -11/03BACHELET TORNA ALLA MONEDA, SFIDE E ATTESE. “Sul fronte interno Michelle Bachelet ha davanti a sé grandi
sfide. Una è superare l’associazione che ancora esiste in Cile fra istruzione e mercato in quanto sfere non separate. Il Cile
merita una vera istruzione superiore pubblica, gratuita e di qualità”. Contattato dalla MISNA, Juan Manuel Karg, ricercatore
dell’Area di studi politici del Centro culturale della cooperazione Floreal Gorini di Buenos Aires, parte forse dall’ostacolo più
alto che attende la prima donna presidente della storia del Cile (2006-2010), a cui fra poche ore si apriranno, nuovamente, le
porte della Moneda. Sarà certamente una cerimonia unica quella che si terrà a breve – con inizio alle 12:00, ora locale, di
fronte a 900 invitati – nella sede del Congresso, a Valparaíso: per la prima volta sarà una donna a consegnare la fascia
presidenziale al capo di Stato eletto. Per di più, in qualità di nuovo presidente del Senato, a farlo sarà la socialista Isabel
Allende, figlia di Salvador Allende, a cui il padre di Bachelet, il generale Alberto Bachelet, rimase fedele fino alla morte in un
centro di tortura di Pinochet.Bachelet – sostenuta dalla coalizione Nueva Mayoría, che mette sullo stesso carro schieramenti
che vanno dalla Democracia Cristiana al Partido Comunista – promette profondi cambiamenti politici e sociali. Fra i più
ambiziosi, grazie anche alla maggioranza che detiene in entrambe le Camere, dotare, finalmente, il paese di una nuova
Costituzione – è ancora in parte quella voluta da Pinochet – aumentare la pressione fiscale sulle grandi aziende e riformare
l’istruzione. Tanto più che la necessità di cambiare radicalmente un sistema educativo fra i più privatizzati, eredità del regime
di Augusto Pinochet (1973-1990), è risuonata negli ultimi anni nelle piazze del Cile grazie a un movimento studentesco
imponente come mai. Un movimento che, secondo Karg, “rappresenta una delle grandi espressioni politiche sorte nel nostro
continente nell’arco degli ultimi cinque anni” e che Bachelet aveva affrontato anche prima dell’arrivo del suo successore, il
conservatore Sebastián Piñera, ma che avrebbe in seguito acquisito una crescente portata. E che ora la attende e non è disposto
a farle sconti. Guardando più in là, in molti si chiedono quale sarà il futuro orientamento internazionale del Cile, fra i principali
promotori dell’Alleanza del Pacifico (il blocco regionale che riunisce Colombia, Messico, Perù e Cile, ndr) proprio grazie
all’impulso dell’imprenditore Piñera – primo presidente di centrodestra eletto dalla fine della dittatura di Pinochet (1988). Un
tema che si interseca con la questione centrale dell’assetto produttivo attuale del paese, “caratterizzato dalla massiccia presenza
straniera e da Trattati di libero commercio” osserva ancora Karg. “Quando Michelle Bachelet inaugurò il suo primo mandato
presidenziale – ricorda l’interlocutore della MISNA – l’Alleanza del Pacifico non esisteva. Il suo ritorno alla Moneda pone
quindi interrogativi complessi in proposito”. Il Cile, infatti, fa parte del Mercosur – il mercato comune sudamericano, con
Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela, oltre a Bolivia, Colombia, Perù ed Ecuador come stati associati – ma ha
anche molte aspettative sull’Alleanza del Pacifico. “Che posizione prenderà il governo Bachelet sul tema dell’integrazione
continentale? Cercherà di mediare fra l’Alleanza e istanze più autonome come Unasur (Unione delle nazioni sudamericane),
Celac (Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici), e lo stesso Mercosur?”. “Le ‘meraviglie’ del libero scambio
(´librecambismo´) non sono state altro che promesse mai mantenute, ha avuto occasione di dire anche Papa Francesco. Avrà
Bachelet il coraggio di promuovere un cambiamento in un contesto in cui l’economia si concentra nelle mani di pochi? Saprà
dare impulso a una riforma costituzionale che lasci finalmente indietro le istituzioni ereditate dal pinochettismo? Fino a che
punto oserà mettere in questione lo status quo politico ed economico che le lascia Piñera?. Oggi possiamo dire che il suo
ritorno presenta più dubbi che certezze” conclude Karg. -13/03- BACHELET, PRIORITÀ: RIFORMA FISCO, ISTRUZIONE
Priorità a riforme strutturali in campo fiscale ed educativo: queste le linee guida indicate dalla neo presidente Michelle
Bachelet nella prima conferenza stampa dal ritorno alla Moneda, dov’era stata già fra il 2006 e il 2010. Solo in seguito si
lavorerà all’elaborazione di una nuova Costituzione, che rimpiazzi quella ereditata dalla dittatura di Augusto Pinochet (19731990) – l’altro grande obiettivo che Bachelet si è prefissata quando nella campagna elettorale aveva annunciato 50 misure che
avrebbe adottato nei primi 100 giorni del suo governo. Il motivo di questa decisione, ha spiegato la presidente socialista, è che
nella stesura di una nuova Carta nazionale “la cittadinanza deve far ascoltare la propria voce” affinché sia frutto di un proesso
“democratico, partecipativo e legittimo” e non solo “delle discussioni delle elites pensanti”. Bachelet ha peraltro escluso la
convocaiozne di un’assemblea costituente. Nella sua prima giornata alla Moneda, coincisa con il 40° anniversario della morte
del padre – il generale Alberto Bachelet, fedele al presidente democratico Salvador Allende – Bachelet ha convocato il nuovo
esecutivo, formato da 14 uomini e 9 donne, per iniziare a lavorare sulle misure più urgenti. Fra queste, ha annunciato una
verifica dei conti del governo del suo predecessore, il conservatore Sebastián Piñera (2010-2014), accusato di aver aumentato
indebitamente la spesa pubblica.[FB]
CINA -14/03- FERMATI RESPONSABILE E COLLABORATORI SITO D’INFORMAZIONE- Almeno quattro persone e
tra queste il fondatore di un sito web di informazione sono state arrestate ieri. Loro colpa avere diffuso la notizia di un’autoimmolazione o tentativo di auto-immolazione con il fuoco la scorsa settimana in piazza Tiananmen. .. Per tutti l’accusa è di
“raccogliere espressioni di dissenso e alimentare tensioni”... -20/03- HONG KONG, NUOVA AGGRESSIONE A
GIORNALISTI[v.SGsMondo n.80] -Altre proteste e altre tensioni dopo la nuova aggressione a operatori dell’informazione.
Due dirigenti del quotidiano in lingua cinese Hong Kong Morning News, di cui è previsto il prossimo avvio dell’attività
editoriale, sono stati attaccati ieri da quattro uomini mascherati e colpiti con spranghe di ferro. …. Eventi criminali individuati
dai mass media e dall’opinione pubblica come atti intimidatori nel tentativo di allineare l’informazione locale alle direttive di
Pechino che da tempo sta agendo per acquisire il controllo anche societario di mass media considerati non favorevoli alla sua
politica di controllo politico sulla regione amministrativa speciale di Hong Kong. … proteste e cortei di cittadini e
professionisti dell’informazione preoccupati per la costante pressione cinese su mass media e istituzioni educative viste come
non conformi alla sua politica verso Hong Kong, il cui esecutivo è controllato da Pechino attraverso un sistema elettorale non
universale. -14/04- A HONG KONG CRESCE L’INSOFFERENZA VERSO “INVASIONE” DA ENTROTERRA- Da
sempre porta aperta sulla Cina e meta di decine di milioni di visitatori che ne spiegano in parte la fortuna, Hong Kong vede con
crescente preoccupazione l’arrivo sempre più massiccio di turisti dalla Repubblica popolare cinese. Un flusso che pone
crescente pressione sulle strutture d’accoglienza e sui servizi dell’ex colonia britannica. … CINA TURCHIA viaTHAI -26/03CONTINUA IL TRANSITO DELLA DIASPORA UIGHURA- Va concretizzandosi nell’estremo meridione thailandese la
presenza di profughi di etnia uighura che si raccolgono nelle aree di confine con la Malesia, nell’attesa che le agguerrite
organizzazioni che gestiscono il traffico di esseri umani rendano possibile il passaggio oltrefrontiera. La Malesia viene
considerata infatti una meta accettabile per la comune fede islamica, ma anche perché rende possibile l’emigrazione verso
paesi terzi disponibili all’accoglienza. Tra questi, secondo accertamenti delle autorità thailandesi, la Turchia, dove però –
stando a verifiche sommarie delle autorità thailandesi probabilmente influenzate dalle pressioni cinesi – potrebbero venire
reclutati dalle organizzazioni dell’islamismo militante. … Gli Uighuri sono un’etnia turcofona musulmana, fortemente
minoritaria in Cina ma maggioritaria nella grande provincia dello Xinjiang, al centro di sommosse, scontri interetnici in
risposta alla pressione demografica ed economica, da parte dei cinesi di etnia Han. Il fatto che Pechino abbia chiesto per i
fermati l’espatrio in Cina e che Ankara abbia espresso l’intenzione ad accoglierli sembrano confermare le tesi thailandesi.
Bangkok ha anche rilevato come la presenza di eventuali profughi uighuri sia resa possibile – come anche per altri profughi
(quelli nordcoreani, ad esempio) – da rotte del traffico di esseri umani già aperte tra le frontiere birmane, thailandesi, laotiane,
cambogiane per gruppi provenienti dalla provincia meridionale cinese dello Yunnan. Bangkok conferma anche come l’arrivo e
la scoperta dei nuovi profughi sia fonte d’imbarazzo e di “pressioni internazionali”. Subito dopo il recupero dell’ultimo gruppo
di presunta origine uighura, la comunità internazionale, Usa in testa, aveva chiesto al governo thailandese di non rimandare in
Cina i profughi, confermate la loro cittadinanza e appartenenza etnica. CINA-27/03- CORSA A URBANIZZAZIONE,
GRAVI DANNI PER L’AMBIENTE- La Cina sta pagando pesantemente in termini di salute la corsa al progresso che ha tra le
conseguenze più evidenti gravi danni ambientali. L’inquinamento costa già ora al paese fino a 300 miliardi di dollari oltre a
centinaia di migliaia di vittime l’anno, invocando un radicale cambiamento nel modello di urbanizzazione perseguito negli
ultimi decenni. … Le conseguenze di un mancato cambio di rotta sarebbero drammatiche sia in termini economici, quantificati
da un minimo di 100 a un massimo di 300 miliardi di dollari all’anno, che di carattere medico-sanitario e sociale. Tra i dati
riportati dall’ex ministro della Sanità cinese Chen Zhu in un articolo pubblicato dal periodico americano The Lancet, spicca
quello dei decessi dovuti a fattori inquinanti, che potrebbero sfiorare, in un prossimo futuro, i 500.000 all’anno… -03/04TIGRI PROTETTE MA AMBITE DAI RICCHI E POTENTI- … imprenditori e funzionari locali avrebbero preso parte al
massacro di alcuni di questi rari felini come occasione per mostrare la loro ricchezza e la loro influenza. …. La maggior parte
degli acquirenti sono uomini d’affari, per i quali il dono di parti dell’animale è parte della prassi per ingraziarsi le autorità. Le
ossa, in particolare, sono da sempre parte integrante della farmacopea tradizionale per presunte capacità corroboranti e il loro
uso fatica ad essere sradicato nonostante le tigri siano sulla lista degli animali ufficialmente protetti in Cina e di cui è proibito il
consumo sotto qualunque forma. Si stima che la caccia ma anche la distruzione dei loro habitat naturale abbiano portato nel
mondo il numero di questi grandi felini ancora in libertà a ridursi dai 100.000 di un secolo fa ai 3000 attuali. -07/04MINATORI TRAVOLTI DALL’ACQUA, SOCCORRITORI AL LAVORO. Lotta contro il tempo per salvare 22 minatori
intrappolati da un allagamento improvviso all’interno delle gallerie. La miniera, si trova nella provincia sud-occidentale dello
Yunnan ... La speranza dei soccorritori è affidata al lavoro delle pompe che stanno abbassando il livello dell’allagamento. Ai
soccorsi partecipano, secondo le autorità locali della città Qujing, 500 addetti e volontari… Il sistema minerario cinese risente
ampiamente delle carenze della sicurezza e degli interessi dei proprietari, sovente collusi con le autorità locali. Gli operai,
sovente contadini costretti dai debiti a attività pericolose e sottopagate, sono tra i più soggetti a incidenti sul lavoro.
Ufficialmente sono stati 1049 i morti e i dispersi lo scorso anno, con un calo del 24% rispetto al 2012 quando erano stati 1384
e ancora più evidente rispetto alle 1973 vittime del 2011. I dati governativi cercano di proporre l’idea di un’attività che
mantiene un elevato livello di rischio e che quindi va certamente più regolamentata e tutelata, ma che insieme vede i risultati
della politica di attenzione verso i lavoratori e di lotta ai fenomeni di abuso di potere e incompetenza. La chiusura di numerosi
piccoli impianti sarebbe un altro segnale incoraggiante. Tuttavia, i dati delle vittime come pure quelli delle miniere in attività e
dei loro addetti sarebbero falsati dalle aziende minerarie. Una parte delle gallerie, infatti, sono scavate in terreni pubblici
concessi a imprenditori da funzionari senza scrupoli. Solitamente, le tragedie minerarie sono dovute a esplosioni. Come quella
che nel marzo 2013 ha ucciso 28 minatori in un impianto estrattivo della provincia di Jilin, quelle che ha fatto 40 vittime nel
maggio successivo nelle provincie sud-occidentali di Sichuan e Guizhou e l’ultima registrata che nel dicembre scorso ha
provocato 21 morti in un miniera di carbone di Baiyanggou nello Xinjiang. [CO]-18/04- CONDANNE AL CARCERE PER 4
ATTIVISTI ANTI-CORRUZIONE… giudicati colpevoli da un tribunale di Pechino di aver organizzato una manifestazione
“con l’obiettivo di turbare l’ordine pubblico”.… [VG]
COLOMBIA [v.ampi servizi a SGsMondo n.80] -20/03- A BOGOTÀ UN SINDACO AD INTERIM. Il ministro del Lavoro
Rafael Pardo è stato nominato sindaco ad interim di Bogotà dopo la destituzione di Gustavo Petro, dirigente di spicco
dell’opposizione di sinistra finito nel mirino della magistratura a dicembre: lo ha annunciato ieri sera il presidente della
Colombia, Juan Manuel Santos. …Pardo resterà in carica solo fino a quando si terranno nuove elezioni amministrative,
previste nel 2015. Il suo è un mandato comunque illegittimo per Petro, che ha già parlato di “un golpe” e accusato Santos di
non avere la “capacità morale” di governare. Appoggiato da un’ampia fetta di abitanti di Bogotà, a dicembre l’ormai ex primo
cittadino era stato inabilitato dalla ‘Procuraduría’ a ricoprire incarichi pubblici per 15 anni. All’origine della sentenza presunte
mancanze nell’applicazione di nuove norme per la gestione dei rifiuti. [VG] -24/03- EX SINDACO BOGOTÁ: “SANTOS,
UN TRADITORE”- “Una pugnalata al sistema interamericano dei diritti umani”: così l’ormai ex sindaco di Bogotá Gustavo
Petro ha definito la decisione del presidente Juan Manuel Santos, impegnato nella campagna elettorale per il voto del 25
maggio, di confermare la sua destituzione. …. -01/04-BOGOTÀ CONTRARIA ALLA DESTITUZIONE DEL SUO
SINDACO. Continua a scaldare gli animi dei cittadini capitolini la vicenda della destituzione di Gustavo Petro, sindaco di
Bogotá – seconda carica dello Stato dopo il presidente della Repubblica – ex guerrigliero ed esponente di spicco
dell’opposizione di sinistra, mentre entra nel vivo la campagna per le presidenziali del 25 maggio. Secondo un sondaggio
dell’istituto Cifra & Conceptos, realizzato su un campione di 2500 cittadini, il 60% degli abitanti della capitale è contrario alla
rimozione di Petro, inabilitato, per di più, a ricoprire i pubblici incarichi per 15 anni per decisione del controverso procuratore
Alejandro Ordóñez Maldonado, appartenente ai circoli conservatori. Il 19 marzo, nonostante la Commissione interamericana
dei diritti umani (Cidh) avesse chiesto di sospendere la sanzione, il presidente Juan Manuel Santos ha ratificato la decisione di
Ordóñez motivata da gravi “irregolarità” riscontrate a carico di Petro nella politica di gestione dei ciclo dei rifiuti urbani che
per tre giorni nel dicembre 2012 aveva provocato disagi nella capitale… -26/03-SCOPERTO TRAFFICO DI ANIMALI IN
VIA D’ESTINZIONE-Sono 1500 le tartarughe e 80 i piccoli di caimano, entrambi specie in via d’estinzione, sequestrati dalla
polizia colombiana nel nord del paese a una banda di trafficanti di animali. Le testuggini e i piccoli caimani, chiamati
“babillas”, sono stati scoperti a bordo di un natante in navigazione lungo un fiume che bagna la località di Mahates, nel
dipartimento settentrionale di Bolívar.… La carne di tartaruga è molto apprezzata nel nord della Colombia, al punto che le
catture intensive ne hanno provocato il rischio di estinzione. La Colombia esporta invece in Cina carne di “babillas”
provenienti da allevamenti situati nell’Atlántico. -27/03- PARAMILITARI SMOBILITATI PRIMI RESPONSABILI
VIOLAZIONI DIRITTI UMANI. Gli squadroni della morte di estrema destra, smantellati ufficialmente durante la presidenza
del conservatore Alvaro Uribe (2002-2010) grazie a un controverso ‘processo di pace’, “sono fra i principali responsabili delle
violazioni dei diritti umani oggi in Colombia”: a denunciarlo, Todd Howland, rappresentante dell’Alto commissariato delle
Nazioni Unite per i diritti umani nel paese sudamericano, alla presentazione del rapporto annuale a Bogotá. I cosiddetti nuovi
paramilitari – la polizia ha coniato il termine Bacrim (bande criminali), acronimo rilanciato dallo stesso Uribe che, però, nega
ogni responsabilità nella loro nascita – sono fioriti proprio dopo il disarmo delle Autodifese unite della Colombia (Auc)
acquistando sempre più potere. I più conosciuti sono Los Urabeños, La Empresa, Los Rastrojos – si dedicano per lo più al
narcotraffico e tutti contano nelle loro file ex membri delle autodifese – e per Howland fra i loro obiettivi c’è ottenere il
“controllo sociale” colpendo principalmente “difensori dei diritti umani, dirigenti comunitari, funzionari pubblici, agenti di
polizia e chi si batte per la terra”.…. Poche sentenze e preoccupanti indici di recidività hanno contribuito ad aggravare la
situazione, in attesa che entro la fine del 2014 escano dal carcere 268 ex paramilitari che hanno già scontato la loro condanna,
mentre i principali ‘boss’ sono stati estradati negli Stati Uniti.[FB]
CONGO [v.anche SGsMondo n.80] -11/03- NORD KIVU: PRESTO OFFENSIVA CONTRO RIBELLI RUANDESI…. Di
fatto sul terreno anche se l’operazione contro le Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr) non è ancora
ufficialmente cominciata, alcune scaramucce si sono già verificate nei giorni scorsi. …. La ribellione delle Fdlr è per lo più
costituita da hutu ruandesi rifugiati nell’est del Congo dopo il genocidio del 1994 nel paese di origine. Kigali ritiene che nei
suoi ranghi ci siano diversi colpevoli di genocidio e vede nelle Fdlr “una minaccia esistenziale per il Rwanda”. I primi colpiti
da violenze ed esazioni sono i civili congolesi. - Dopo la sconfitta militare lo scorso novembre del Movimento del 23 marzo
(M23), sostenuto da Rwanda e Uganda, il governo congolese e la Monusco hanno avviato operazioni contro ribelli ugandesi
Adf-Nalu e milizie Mayi Mayi. Sia Washington che Kigali hanno già chiesto di “accelerare” la lotta alle Fdlr. Il prossimo fine
settimana il Consiglio di sicurezza dell’Onu dovrebbe pronunciarsi sul rinnovo del mandato della Monusco, la più importante e
costosa missione di peacekeeping al mondo, spesso oggetto di critiche per la sua incapacità a proteggere i civili. …-14/03Processare gli autori dei crimini gravi commessi in Nord e Sud Kivu: è l’appello rivolto da 134 organizzazioni della società
civile e dei diritti umani della Repubblica democratica del Congo alla Corte penale internazionale (Cpi)… -26/03- STOP AI
GRUPPI RIBELLI IN KIVU, MONITO DA LUANDA… sono queste le conclusioni del mini-vertice dei capi di Stato della
regione dei Grandi Laghi, tenuto ieri a Luanda. Dai colloqui a porte chiuse non sono emerse decisioni concrete ma soltanto una
posizione comune sulla necessità di “bloccare gli incidenti nefasti provocati da elementi negativi”, …Altro tema al centro del
vertice … è stata la crisi diplomatica tra Rwanda e Sudafrica. …Due settimane fa Pretoria ha espulso tre diplomatici ruandesi
sospettati di coinvolgimento nell’attacco alla residenza dell’ex capo di stato maggiore ruandese, il generale Kayumba
Nyamwasa, esiliato a Johannesburg. … -02/04- PROVINCIA ORIENTALE, OPERAZIONE CONTRO RIBELLI DI COBRA
MATATA – L’esercito regolare congolese (Fardc) ha lanciato un’operazione per sradicare i miliziani della Forza di resistenza
patriottica (Frpi) dall’Ituri, nella provincia Orientale … Dopo una campagna di sensibilizzazione durata due mesi, un centinaio
di combattenti ha aderito al processo di disarmo, smobilitazione e reinserimento. Sono ancora nascosti nelle foreste i leader del
gruppo armato, tra cui il capo milizia Cobra Matata. L’Frpi viene considerata la più grave minaccia alla pace e al rispetto dei
diritti umani nel territorio Irumu.… [VV] -09/04- NORD KIVU: ASSALTATI VILLAGGI, SFOLLATI IN FUGA- Centinaia
di persone hanno dovuto abbandonare i loro villaggi nella provincia del Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del
Congo, in conseguenza di un’offensiva di miliziani Mayi-Mayi contro ribelli appartenenti alle Forze democratiche di
liberazione del Rwanda (Fdlr).… i profughi hanno raggiunto il villaggio di Kashugo, nell’area di Lubero, camminando anche
per 120 chilometri. Rappresentanti della società civile hanno sottolineato che l’insicurezza ha aggravato altri problemi. “Le
famiglie che hanno accolto gli sfollati – ha detto Joseph Malikidogo – non hanno da mangiare perché l’arrivo dei profughi ha
preceduto il raccolto”. [VG] -CONGO UGANDA-09/04- UGANDA CONSEGNERÀ RIBELLI M23, CAUTELA A
KINSHASA … Sono mesi che il governo congolese chiede a Kampala di estradare i membri dell’M23 – sia civili che militari
– stimati in un migliaio, che hanno trovato rifugio in Uganda dopo la sconfitta militare dello scorso novembre in Nord Kivu.
Altri 500 ribelli si troverebbero anche in Rwanda. Vari rapporti Onu ma anche di organizzazioni locali ed internazionali hanno
dato prova di un sostegno militare e finanziario sia dell’Uganda che del Rwanda alla ribellione nata nella primavera 2012.
Secondo i dati diffusi da Kinshasa, circa il 10% dei miliziani latitanti in territorio ugandese è coinvolto in violazioni gravi e
dovranno essere processati dalla giustizia congolese o dalla Corte penale internazionale (Cpi). …[VV] -10/04- APPELLO
CAPO MILIZIE ITURI CONTRO VERDETTO CPI- L’ex capo delle milizie dell’Ituri Germain Katanga, 35 anni, ha
presentato ricorso in appello contro la condanna inflittagli dalla Corte penale internazionale (Cpi) per complicità nell’uccisione
di 200 persone nel villaggio di Bogoro il 24 febbraio 2003: … La corte ha stabilito la sua colpevolezza ma non ancora diffuso
la pena corrispondente. Rischia fino a 30 anni di carcere.[FB]-10/04- VIOLENZE SESSUALI, PILLAY CHIEDE “FINE
DELL’IMPUNITÀ” -Più di 3600 persone sono state vittime di violenze sessuali, commesse tra gennaio 2010 e dicembre 2013
nel vasto paese dei Grandi Laghi. …l’ultimo rapporto stilato dall’Onu che identifica i responsabili delle esazioni sia negli
innumerevoli gruppi ribelli, attivi per lo più nei Kivu (est), che nelle forze governative, in un caso su tre. Il 73% delle vittime
sono state donne e il 25% bambini. Durante lo stesso periodo ci sono state soltanto 187 condanne emesse da tribunali militari.
…-15/04- NORD KIVU: CATTURATA ULTIMA BASE RIBELLI UGANDESI- “Dopo dieci giorni di intensi scontri
abbiamo preso il controllo dell’ultima base dei ribelli ugandesi, la fortezza di Madina, dove un centinaio di insorti è stato
ucciso…. Le Fardc sostenute dai caschi blu della missione Onu (Monusco) e dalla sua brigata di intervento hanno lanciato da
metà gennaio l’operazione ‘Sokola’ (‘pulire’ in lingua locale) per allontanare la storica ribellione ugandese delle Forze
democratiche alleate (Adf-Nalu) dalla provincia mineraria del Nord Kivu.Nell’est del paese sono ancora attivi i ribelli hutu
ruandesi delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr) e diverse milizie Mayi Mayi. -15/04- PROVINCIA
ORIENTALE, ESERCITO UCCIDE CAPO MAYI MAYI… Morgan si era arreso sabato scorso assieme a 42 dei suoi .“Si è
rifiutato di proseguire il viaggio tra Mambasa e Bunia. Ha preteso che gli venisse riconosciuto il grado di generale. C’è stata
un’altercazione con i suoi uomini che hanno aperto il fuoco, costringendo i soldati a difendersi” …Tra il 2010 e il 2013
Morgan e i suoi uomini hanno seminato violenze e distruzioni nel territorio di Mambasa, dove avrebbero ucciso almeno 62
persone e stuprato 24 donne.[VV] -16/04- AGGUATO A DIRETTORE PARCO NAZIONALE DEI VIRUNGA…Emmanuel
de Mérode, belga, … 44 anni, è al momento ricoverato in un ospedale di Goma in “condizioni critiche” stando a fonti della
società civile del Nord Kivu. … vittima di un attacco mirato” hanno aggiunto le stesse fonti, definendo de Mérode “un vero
alleato contro il bracconaggio e la distruzione del parco dei Virunga”.[FB][bracconaggio v.Congo Centrafrica in SGsMondo
n.80] -26/03-Un “colpo di stato costituzionale in arrivo”: … Il governo ha assicurato che il numero di mandati presidenziali
non sarà oggetto di emendamenti, ma l’opposizione teme l’approvazione di modifiche alla legge fondamentale per consentire
al presidente Joseph Kabila di candidarsi nel 2016. -27/03- VOTO E REVISIONE COSTITUZIONE, L’OPPOSIZIONE
DENUNCIA….Sulla carta Kabila sta per concludere il suo secondo ed ultimo mandato; quindi non potrà candidarsi alle
presidenziali del 2016… Come unica risposta ad accuse e speculazioni, pochi giorni fa la Maggioranza presidenziale ha
confermato di “valutare seriamente la possibilità di convocare un referendum popolare per modificare la Costituzione, ma solo
per cambiare il tipo di scrutinio delle provinciali (in agenda per il 2015, ndr)”. … Nel contempo a puntare il dito contro le
autorità congolesi è l’ex ribellione del Movimento del 23 marzo (M23), che denuncia “arresti arbitrari e detenzioni illegali” di
alcuni suoi dirigenti politici rientrati in patria sulla scia della legge di amnistia approvata dal parlamento e promulgata dal
presidente un mese fa. Dopo la sconfitta militare in Nord Kivu lo scorso novembre, l’M23 e Kinshasa hanno firmato una
dichiarazione di pace. L’ex ribellione ha rinunciato alla lotta armata per trasformarsi in formazione politica. In cambio il
governo ha concesso l’amnistia per i suoi uomini non coinvolti in crimini di guerra.[VV] -24/03- A distanza di 60 anni dalla
posa della prima pietra – all’epoca in paese era ancora una colonia belga – è stato inaugurato a Kinshasa, l’Ospedale del
Cinquantenario. La struttura, costruita dalla società cinese Sinohydro, sarà gestita dal gruppo indiano Padiyath Healthcare.
Secondo il ministro della Sanità, le consultazioni partiranno da 20 dollari, un costo troppo alto per la maggioranza della
popolazione, di cui un terzo vive con poco più di un dollaro al giorno.[AdL]
CONGO Brazzaville ANGOLA -21/03- ACCORDO SUI CONFINI … L’accordo riconosce la sovranità di Brazzaville su
Pangui, una cittadina del distretto di Niari teatro a ottobre di un’incursione di truppe angolane che aveva portato alla cattura di
oltre 50 militari congolesi. L’intesa ribadisce d’altra parte l’appartenenza di Miconje all’Angola e prevede la revoca di misure
che per mesi hanno ostacolato il movimento di persone e merci attraverso il confine…[VG]
COREA DEL NORD -17/03- LANCIO DI MISSILI CONTRO LE MANOVRE MILITARI SUD-USA -3 salve di missili,
per un totale di 25, sono stati lanciati ieri sera dal territorio nordcoreano verso il Mare del Giappone, sul lato orientale della
penisola coreana. … probabilmente ordigni terra-terra derivati da modelli sovietici degli anni ‘60 del secolo scorso.Pronta la
reazione di condanna della Corea del Sud e degli Stati Uniti. …Ad alzare il livello della tensione dopo i lanci di ieri , la
minaccia avanzata venerdì dalla Commissione per la difesa nazionale del Nord che il paese è pronto ancora una volta a
utilizzare il suo deterrente nucleare. Una dichiarazione vista dagli analisti come ammissione che il regime starebbe preparando
un quarto test atomico … Una provocazione che arriva in un momento di relativa distensione tra le due Coree ma anche di
rigidità del Sud su ulteriori concessioni di aiuti e di benefici al regime, messo sotto accusa anche dal Consiglio Onu per i diritti
umani a causa delle prove raccolte sulle continue violazioni. -26/03-MISSILI NORDCOREANI DURANTE VERTICE
TOKYO-SEUL. Un’azione che rappresenta “un’escalation preoccupante e provocatoria”. Così gli Stati Uniti hanno reagito al
lancio di altri 2 missili nordcoreani a medio raggio … partiti da un poligono presso la costa orientale nordcoreana, si sono
inabissati dopo un volo di circa 650 chilometri. Se venisse accertato che si è trattato di missili Rodong, nelle varie versioni a
medio e lungo raggio potenzialmente in grado di trasportare testate nucleari, l’azione – la prima dal 2009 – potrebbe essere
ulteriormente sanzionata in quanto espressamente proibita in sede Onu. -27/03- TENSIONE PER LO SCONFINAMENTO DI
UN PESCHERECCIO DEL NORD… Il regime di Pyongyang non ha mai riconosciuto il confine marittimo, che ha più volte
superato con azioni provocatorie ma anche per vere iniziative militari, come quelle che portarono a brevi ma cruenti scontri
navali nel 1999, 2002 e 2009.… COREE-31/03- COLPI SUL CONFINE MARITTIMO, SEUL DICHIARA EMERGENZADopo l’annuncio di questa mattina da parte della Corea del Nord che avrebbe attuato manovre militari a ridosso del confine
come ulteriore segnale di disaccordo verso le massicce esercitazioni anfibie congiunte sudcoreane-statunitensi, nelle ultime ore
si sono registrati scambi di corpi d’artiglieria ai due lati del confine marittimo occidentale…Il preavviso dato in questo caso
dell’inizio di manovre utilizzando veri proiettili non è abituale, ma ricade nella strategia di pressione sulla leadership
sudcoreana e sugli alleati americani davanti a manovre congiunte, abituali ogni anno in questo periodo, ma quest’anno
particolarmente imponenti. …Sempre in mattinata, il governo nordcoreano si era scagliato contro la risoluzione di condanna da
parte del Consiglio Onu per i diritti umani che ha chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di avviare una
procedura per indagare quelle che sono indicate come “palesi violazioni” e perseguire i colpevoli, aprendo alla possibilità di un
deferimento alla Corte criminale internazionale dell’Aia del leader Kim Jong-un e di altri esponenti di spicco del regime.
COREA DEL SUD -11/04- ALLARME HACKER DURANTE MANOVRE CON WASHINGTON… manovre denominate
“Max Thunder” che interesseranno la maggior parte dello spazio aereo della Corea del Sud e per il ministero della Difesa di
Seul utilizzeranno 103 velivoli da combattimento, ricognizione e rifornimento impegnati, in particolare in operazione di
simulazione di attacco di contingenti nemici al suolo. In dettaglio, 50 aerei sudcoreani F-15k, KF-16, F-4E, F-5, C-130 e E-737
si coordineranno con 50 F-15, F-16, FA-18, EA-18 americani, oltre a tre aerei-radar Awacs. …. Importanti informazioni, in
buona parte coperte dal segreto ufficiale, sarebbero sta sottratte da hacker che avrebbero superato i sistemi di sicurezza e preso
il controllo di oltre 3000 computer dell’agenzia. Le informazioni sottratte riguarderebbero soprattutto l’evoluzione della
progettazione di strumenti bellici di produzione locale: velivoli militari da ricognizione, un lanciarazzi portatile e un nuovo
missile terra-aria. COREA DEL NORD -09/04- KIM JONG-UN CONFERMATO AL VERTICE DEL PAESE….-10/04DICHIARATA L’EMERGENZA PER L’INFLUENZA AVIARIA….Per questo, e anche nel ricordo dei gravi danni portati
all’economia dall’epidemia del 2013, è stata dichiarata l’emergenza. L’ultima in ordine di tempo, dato che a febbraio lo
scoppio di un’epidemia di afta epizootica aveva costretto a eliminare migliaia di maiali in un allevamento alla periferia della
capitale e a metà marzo nella provincia di Kangwon si erano riscontrate le prime avvisaglie di questa malattia tra i bovini.
[CO] COREA DEL SUD -16/04- TRAGHETTO AFFONDATO: I DISPERSI SONO CENTINAIA. Sono 164 i superstiti, 2 i
morti accertati e 293 i dispersi; 459 lepersone a bordo, fra cui 325 studenti, …[FB]
COSTA D’AVORIO -10/03- Per la prima volta dalla crisi politico-militare del 2010-2011, la Commissione dialogo, verità e
riconciliazione ha ascoltato le testimonianze delle vittime di Duékoué, una delle città della regione occidentale del paese ….
-18/03- 16 ANNI DOPO, PRIMO CENSIMENTO DELLA POPOLAZIONE….A realizzare il censimento – finanziato al 60%
dallo Stato ivoriano e al 40% dai partner internazionali – sono 30.000 agenti che dovranno raggiungere più di 10.000 villaggi
ai quattro angoli del territorio.... A contestare il censimento in corso è la principale forza di opposizione, il Fronte popolare
ivoriano (Fpi, ex partito al potere). …che accusa le autorità di “preparare frodi in vista del prossimo voto”, argomentando che
il censimento “sarà utilizzato per preparare il registro elettorale”. … Le prossime presidenziali sono in agenda per ottobre
2015. -20/03- Charles Blé Goudé, leader dei Giovani Patrioti, sostenitori dell’ex presidente Laurent Gbagbo, sarà trasferito alla
Corte penale internazionale (Cpi). …. -24/03-BLÉ GOUDÉ ALLA CPI, PER OPPOSIZIONE “RICONCILIAZIONE A
RISCHIO”.Una “rottura del dialogo da parte del governo”: è l’accusa rivolta dal Fronte popolare ivoriano (Fpi), il principale
partito di opposizione, a poche ore dall’estradizione alla Corte penale internazionale (Cpi) di Charles Blé Goudé…
L’ex partito al potere ritiene, inoltre, la maggioranza del presidente Alassane Dramane Ouattara “responsabile per il fallimento
del processo di riconciliazione nazionale” e per “l’immobilismo della Commissione dialogo, verità e riconciliazione (Cdvr)”
… E’ in contesto di rinnovate tensioni tra maggioranza e opposizione che il paese del cacao si prepara a tornare alle urne per le
presidenziali, in agenda nel 2015. -28/03- ALLEANZA FORZE DEMOCRATICHE: OPPOSIZIONE UNITA [v.SGsMondo
n.80]-Una dozzina di partiti di opposizione si è unita in un’Alleanza delle forze democratiche (Adf) “per preparare le prossime
elezioni” e “accordarsi insieme sulle problematiche importanti per il futuro del paese”. Si sta movimentando il panorama
politico in Costa d’Avorio in vista delle presidenziali di ottobre 2015. Un’iniziativa promossa dal primo partito di opposizione,
il Fronte popolare ivoriano (Fpi) dell’ex presidente Laurent Gbagbo, che ha assunto la guida dell’alleanza.… Se le componenti
dell’Alleanza delle forze democratiche hanno assicurato che “andranno unite alle prossime presidenziali”, non è ancora chiaro
se presenteranno un candidato unico, per fare direttamente concorrenza al Raggruppamento degli Houphouetistes per la
democrazia e la pace (Rhdp), la coalizione al potere costituita dal Rdr di Ouattara e dal Pdci dell’ex presidente Henri Konan
Bédié. [VV] -07/04- AIR CÔTE D’IVOIRE ALLA CONQUISTA DEI CIELI AFRICANI…. Anche se non ha ancora
raggiunto l’equilibrio finanziario, la compagnia già pensa in grande e punta, per il 2015, all’apertura di sei nuove destinazioni a
Luanda (Angola), Bissau (Guinea Bissau), Bangui (Repubblica Centrafricana), Banjul (Gambia), Nouakchott (Mauritania) e
Abuja (Nigeria).[AdL]-15/04- FIRMATA L’INTESA PER LA METROPOLITANA DI ABIDJAN- 300mila passeggeri al
giorno lungo 37 chilometri di binari: potrebbero essere questi i numeri della metropolitana di Abidjan, al centro di un accordo
che ne affida la costruzione a società francesi e sud-coreane... Il costo dei lavori è stimato in circa un miliardo di dollari. La
metropolitana dovrebbe collegare l’aeroporto di Abidjan con il centro della città e i sobborghi settentrionale. La realizzazione
dell’opera può essere segno di speranza in un paese uscito da un decennio di conflitto civile e crisi politica.[VG]-15/04CONTESTATA RIFORMA COMMISSIONE ELETTORALE-Sta provocando un’alzata di scudi dell’opposizione e della
società civile il progetto di legge sulla creazione di una nuova Commissione elettorale indipendente (Cei), già approvato dal
governo che si appresta a sottoporlo al voto del parlamento. In base al testo, la nuova Cei sarà costituita da 13 membri, invece
di 31, di cui sette saranno vicini alla maggioranza, tre all’opposizione e altri tre saranno esponenti della società civile, di cui
due religiosi. “E’ stata un’iniziativa portata avanti dal governo in modo solitario e senza consultare l’opposizione” … La
società civile ha criticato la composizione “troppo politica” della futura Cei, che rischia di generare “instabilità”… [VV]
-17/04- SCOPERTI GIACIMENTI PETROLIO OFFSHORE- Il gigante francese Total ha annunciato la scoperta di idrocarburi
liquidi in acque profonde al largo della Costa d’Avorio. Le riserve sono state scoperte a 2300 metri di profondità, attraverso ….
Total, che ha raggiunto un fatturato di quasi 200 miliardi di euro nel 2013, ha visto la sua produzione di petrolio sul continente
crollare del 7% nel corso dell’anno passato.[AdL]
COSTARICA -04/04- BALLOTTAGGIO PRESIDENZIALI, UNA VOCE DA SAN JOSÉ… “Il 5 marzo si è ritirato dalla
campagna elettorale uno dei due candidati, Johnny Araya, del Partito Liberación Nacional (Pln), al governo, che al primo turno
aveva registrato uno scarto di voti di appena l’ 1% sul rivale, Luis Guilllermo Solís, del Partido Acción Ciudadana (Pac)” …
Sindaco della capitale per 21 anni, cugino dell’ex presidente Luis Alberto Monge (1982-1986), Araya si è fermato poco dopo
la pubblicazione di sondaggi dall’esito impietoso che davano Solís, il candidato presidenziale del centro-sinistra, in vantaggio
di oltre 40 punti percentuali. La Costituzione, tuttavia, gli impedisce di ritirarsi e formalmente dovrà partecipare al voto.
Nella storia della cosiddetta ‘seconda Repubblica’, ovvero dall’entrata in vigore della Costituzione del 1949, non era mai
accaduto che un candidato rinunciasse a correre per un ballottaggio delle presidenziali. ….. Nella prima votazione abbiamo per
di più avuto il 31% di astensione, nella seconda potremo superare il 50%. E questo dovrebbe far riflettere: il prossimo
presidente della Costa Rica non conterà sull’appoggio di oltre la metà della popolazione”.Ma il problema più grosso si presenta
al Parlamento (unicamerale, 57 seggi). “Chi avrà la maggioranza? Il governo o l’opposizione? … e se non si arriverà a un
progetto politico comune a favore del paese e delle riforme urgenti…il futuro appare oscuro. …[FB] -07/04- SOLÍS ELETTO
PRESIDENTE. Con il 77,9% delle preferenze Luis Guilllermo Solís ha vinto il ballottaggio delle presidenziali tenuto ieri. In
base ai risultati diffusi dal ‘Tribunal Supremo de Elecciones’ l’altro contendente, che si è ritirato alla vigilia del voto, Johnny
Araya, del Partito Liberación Nacional (Pln, al governo), ha invece ottenuto il 22,1% dei consensi… Alta l’astensione alle
urne, attorno al 43% degli aventi diritto. Gli osservatori politici hanno evidenziato la “debolezza” del mandato del neopresidente, sia dal punto di vista del sostegno popolare che in parlamento. Il Pac ha solo 13 seggi sui 57 di cui è costituito il
Congresso... [VV] -09/04- PRESIDENZIALI, “UNA VITTORIA SCONTATA”. “Il governo di Laura Chinchilla è stato
difficile e per diverse ragioni. Fra queste, non aver contato sull’appoggio degli Arias …lei ha ritenuto conveniente prenderne le
distanze. Ma la maggiore difficoltà è giunta da casi di corruzione scoppiati all’interno del suo partito e fra collaboratori a lei
molto vicini, fra cui il ministro delle Finanze e la sua consorte, consigliera della stessa Chinchilla”. Sono alcune riflessioni che
monsignor Vittorino Girardi, comboniano, vescovo di Tilarán-Liberia, ha offerto alla MISNA dopo il secondo turno delle
presidenziali di domenica scorsa… Sulla “gestione Chinchilla”, secondo monsignor Girardi “alcuni credono che un’altra fonte
di difficoltà sia stata essere una donna e la novità che questo ha implicato per una guida sicura e decisa dell’esecutivo”. Altro
aspetto critico nei confronti dell’operato del governo uscente “è stata la poca efficacia nel controllare la violenza crescente e il
crimine organizzato che scuotono il paese, … La Costa Rica “sembra vivere un’immagine di pace (ha abolito l’esercito nel
1948, ndr) che di fatto non esiste” ha osservato ancora il presule. Ha infine “sorpreso”, secondo monsignor Girardi, “che la Fao
(l’agenzia Onu per l’agricoltura e l’alimentazione), “abbia constatato che la Costa Rica, insieme al Guatemala, sono state negli
ultimi anni le uniche due nazioni dell’America Latina e dei Caraibi che hanno fatto passi indietro nella lotta contro la fame e la
povertà estrema. È un fatto – ha concluso – che da più di due decenni non riusciamo a diminuire quel 20% dei nostri
poveri”.[FB]
CUBA -28/03- SÌ A INVESTIMENTI STRANIERI, MA NON PER ISTRUZIONE E SANITÀ- Cuba si appresta ad
autorizzare gli investimenti stranieri in tutti i settori, esclusi l’istruzione, la sanità e le “istituzioni armate”, stabilendo sgravi
fiscali per le imprese straniere… CUBA USA-04/04- L’AVANA PROTESTA PER ‘TWITTER’ CLANDESTINO- “Si
dimostra ancora una volta che il governo degli Stati Uniti non ha rinunciato ai suoi piani sovversivi contro Cuba …dedicandoci
finanziamenti milionari ogni anno”.Così il governo dell’Avana ha reagito alla notizia diffusa dalla Associated Press di
un’iniziativa dell’Agenzia statunitense per l’aiuto allo sviluppo (Usaid) per lanciare, nel 2010, una sorta di ‘Twitter
clandestino’ via sms, aggirando le restrizioni su Internet, per fomentare la dissidenza fra i giovani dell’isola. …[FB]
ECUADOR -11/03- DOPO SCONFITTA ELETTORALE alle municipali, ARRIVA RIMPASTO DI GOVERNO… [FB]
-07/04- CORREA FAVOREVOLE A RIFORMA COSTITUZIONE PER RIELEZIONE. Il capo di Stato dell’Ecuador, Rafael
Correa, si è mostrato favorevole a una riforma della Costituzione che permetta la rielezione del presidente per più dei due
mandati permessi sino ad ora... L’Assemblea legislativa ha intanto cominciato una serie di consultazioni per analizzare la
possibilità di riforma elettorale che permetta la rielezioni presidenziale indefinita in Ecuador. Questo permetterebbe a Correa di
candidarsi per le elezioni del 2017.[CO]
EGITTO(v.anche SGsMondo n.80 e n79 approf.5) -17/03- NUOVE MISURE CONTRO TERRORISMO, OMBRE SUL
VOTO. Il governo egiziano ha annunciato che intende agire in modo deciso “contro chiunque attacchi i cittadini, le
installazioni civili e governative e i servizi pubblici”. Una decisione, quella annunciata nella tarda serata di ieri, che segue
l’ennesimo agguato contro le forze dell’ordine, avvenuto sabato al Cairo, in cui sono morti sei soldati. … Le autorità egiziane
hanno attribuito l’attentato ai Fratelli, nonostante l’associazione messa fuori legge e dichiarata ‘organizzazione terrorista’ abbia
escluso qualsiasi coinvolgimento. A rivendicare l’atto, invece, è stato il gruppo qaedista Ansar Beit el Maqdis, i ‘Partigiani di
Gerusalemme’ che il 13 marzo aveva ucciso un ufficiale dell’esercito a ovest della capitale. … -18/03- MORTE DETENUTI
ISLAMISTI, CONDANNATO UFFICIALE DI POLIZIA- Un ufficiale di polizia è stato condannato oggi a 10 anni di carcere
per la morte di 37 prigionieri islamisti, asfissiati dai gas lacrimogeni lo scorso agosto, mentre si trovavano in un furgone
penitenziario…-19/03- SCONTRI A NORD DEL CAIRO TRA MILITARI E MILIZIE ISLAMISTE- Un generale e un
colonnello dell’esercito, oltre a cinque presunti miliziani jihadisti, sono rimasti uccisi in scontri armati a nord del Cairo,
verificatisi questa mattina. L’episodio – che si inserisce in un clima di tensioni politiche crescenti e nell’ambito di un sempre
più serrato confronto militare tra l’esercito e le formazioni islamiste – si è verificato a à Al Qanatir Al Khayriya, una trentina di
chilometri a nord della capitale... i militari avrebbero assaltato una sede di Ansar Beit al Maqdees. L’organizzazione ha
rivendicato la maggior parte degli attacchi messi a segno finora contro le forze dell’ordine …[AdL] -20/03- POLIZIA SPARA
SU STUDENTI IN CORTEO, VITTIME E FERITI. Almeno 2 vittime, una delle quali di 13 anni, e una trentina di feriti: …
nei pressi dell’università di Beni Suef, una cittadina che sorge sulla riva sinistra del Nilo circa 115 chilometri a sud del Cairo.
Cortei organizzati da una sigla vicina ai Fratelli musulmani si sono tenuti anche presso atenei nella capitale, ad Alessandria e
ad Assiut. Secondo l’agenzia di stampa Mena, nei pressi dell’Università del Cairo sono state ferite da colpi di arma da fuoco
anche due ragazze.… [VG] -24/03- OLTRE 500 FRATELLI MUSULMANI CONDANNATI A MORTE. Un tribunale
dell’alto Egitto ha condannato a morte 529 sostenitori dei Fratelli Musulmani accusati di aver ucciso un poliziotto e di aver
attaccato un commissariato a Matay, nella regione di Minya. I giudici di Minya hanno emesso la sentenza dopo due udienze in
cui gli avvocati degli imputati alla sbarra hanno lamentato di non aver potuto depositare la strategia di difesa. … Nell’aula
erano presenti 150 accusati, mentre gli altri sono stati processati in contumacia. Sedici persone sono state assolte… [AdL] 26/03 h23:45-Sissi sui dice ‘pronto a liberare l’Egitto dal terrorismo’, ma i Fratelli Mussulmani dichiarano che con Sissi non vi
sarà stabilità(Fr24) -27/03- CAPO ESERCITO Abdel Fattah al Sissi SI DIMETTE E SI CANDIDA A PRESIDENZA… [VG]
-AL SISSI, L’UOMO NUOVO DELLA VECCHIA GUARDIA… appare come “l’uomo della provvidenza”. 59 anni, fervente
musulmano, è stato di fatto il promotore e l’autore del colpo di stato che lo scorso 3 luglio ha rovesciato l’allora presidente
islamista Mohammed Morsi, inaugurando una repressione feroce nei confronti dei Fratelli Musulmani. Paragonato a Gamal
Abdel Nasser, indiscusso eroe del panarabismo, e acclamato come “nuovo faraone” d’Egitto, al Sissi nasce nel vecchio
quartiere islamico del Cairo nel 1954, proprio mentre Nasser si assicura il potere esecutivo. Ha 4 figli, e il suo primogenito
anch’egli nell’esercito, è sposato con la figlia dell’attuale capo dell’Intelligence militare. Figlio di un commerciante molto
religioso, si diploma all’Accademia militare nel 1977, un anno prima della firma degli accordi di Camp David che sanciranno
la pace con Israele e il passaggio dell’Egitto dall’orbita filo-sovietica a quella americana. … al Sissi ha alle spalle una carriera
militare brillante che lo ha portato in prestigiosi college dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, e costellata di incarichi di rilievo.
Tra i favoriti del feldmaresciallo Mohammed Hussein Tantawi, che lo nomina vice dell’Intelligence militare, si trova a
ricoprire quest’incarico quando, nel 2011, viene chiamato da quest’ultimo a far parte come membro più giovane del Consiglio
supremo delle forze armate (Scaf), alla guida del paese dopo le dimissioni dell’allora presidente Mubarak. Grazie alle sue
capacità politiche e alla reputazione di uomo devoto – si dice che preghi, da buon musulmano, cinque volte al giorno mentre
sua moglie come molte egiziane porta il capo coperto dal velo – in breve assume il compito di ‘uomo di collegamento’ con i
Fratelli Musulmani. Abile nel convincere il movimento islamista di condividerne i valori, l’anno successivo viene nominato da
Mohammed Morsi comandante in capo delle forze armate e ministro della Difesa. In quei mesi … continua a costruire la sua
immagine di ‘uomo del popolo’ a cui si indirizza parlando il dialetto egiziano e non l’arabo classico del Corano, lingua delle
classi colte. … a distanza di nove mesi dal colpo di stato del 3 luglio 2013 – il voltafaccia coglie di sorpresa buona parte
dell’establishment islamista e lancia al Sissi nella scalata alla guida del paese. Il più quotato tra gli aspiranti alla presidenza ha
già il controllo sulle tre istituzioni – chiave dello ‘Stato profondo’ – militari, Interni e Intelligence – e gode di un buon sostegno
popolare. Finora il tema portante della sua campagna è stata l’esigenza di ripristinare la stabilità e contrastare il “terrorismo”,
mentre gli accenni alla politica economica che intende perseguire sono limitati e ambigui.… -28/03- SEDKI SOBHI NUOVO
MINISTRO DELLA DIFESA. Il presidente ad interim Adly Mansour ha nominato il generale Sedki Sobhi alla guida delle
forze armate e del ministero della Difesa, all’indomani dell’annuncio delle dimissioni di Abdel Fattah al Sissi, per potersi
candidare alla presidenza del paese. Il generale Mahmoud Hegazi, la cui figlia è sposata con uno dei figli di al Sissi, è stato a
sua volta nominato capo del personale dell’esercito. …[AdL] -28/03- SCONTRI AL CAIRO, UCCISA UNA GIORNALISTA
… -30/03 h13:53- Elezioni: già 6 morti in scontri nella mattinata di oggi.(Tg7) -31/03- A FINE MAGGIO LE ELEZIONI
PRESIDENZIALI… [VG]-02/04- CAIRO: ESPLOSIONI ALL’UNIVERSITÀ DI GIZA… con un primo bilancio di almeno
una vittima e cinque feriti…Le vittime sono un generale a capo della polizia investigativa di Giza, Tarek El Mergawi, e cinque
agenti. …[FB] -04/04- GOVERNO VARA NUOVA LEGGE ANTITERRORISMO … che intensifica le pene e introduce
nuove sanzioni per nuovi reati ascrivibili nella categoria. …[AdL]-07/04- Almeno 23 persone sono rimaste uccise in scontri
tra due comunità nella provincia di Assuan, nel sud del paese. Lo hanno riferito fonti di polizia precisando che le violenze
hanno messo a confronto, tra mercoledì e sabato scorso, esponenti della tribù araba dei Bani Helal e appartenenti alla tribù
nubiana di Daboudiya. I feriti sono stati 16. Solo pochi giorni fa, dopo anni di tensioni e rivalità, le due parti hanno partecipato
ad una riunione di “riconciliazione”. [VV] -11/04- UNIONE EUROPEA INVIERÀ OSSERVATORI ALLE PRESIDENZIALI
per il 26 e 27 maggio…[AdL] -11/04- DISORDINI NEL NORD, UCCISI SOSTENITORI FRATELLI MUSULMANI…
[VG] -14/04- STUDENTE UCCISO ALL’UNIVERSITÀ DEL CAIRO … due giornalisti hanno riportato ferite oggi nel corso
di violenti scontri all’Università del Cairo fra forze di sicurezza e giovani sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi:
… [FB] -15/04- ATTENTATO CONTRO CHECKPOINT NEL CUORE DELLA CAPITALE- Almeno 2 agenti di polizia e
un civile sono rimasti uccisi … in piazza al Galaa, nel quartiere molto frequentato di Dokki… [VV] -18/04 h23/25- Ucciso un
poliziotto in un altro attentato al Cairo.(Fr24)
EL SALVADOR -25/03- AEROPORTO SAN SALVADOR INTITOLATO A MONSIGNOR ROMERO… in concomitanza
con il 34° anniversario dell’omicidio del vescovo della capitale, il 24 marzo 1980.… [FB] -26/03- SÁNCHEZ CERÉN
PROCLAMATO PRESIDENTE ELETTO… L’esiguo margine di vantaggio aveva portato l’opposizione a presentare una serie
di ricorsi per il riconteggio dei voti scheda per scheda fino all’annullamento del secondo turno: richieste respinte perché prive
di base legale, secondo il Tse. Sánchez, 69 anni, diventerà il 1° giugno il primo ex comandante guerrigliero a governare il
povero paese centroamericano, influenzato dal pensiero e dalla politica el presidente dell’Uruguay, anch’egli un ex
guerrigliero, José Mujica. Anche il governo degli Stati Uniti, vecchio nemico del Fmln, si è felicitato con il presidente eletto,
per bocca del segretario di Stato, John Kerry.[FB] [v.anche SGsMondo n.80]
ERITREA GIBUTI -27/03- Ha cominciato uno sciopero della fame davanti alla sede delle Nazioni Unite a Ginevra Elsa
Chyrum, direttrice di Human Rights Concern Eritrea. La responsabile dell’ong eritrea chiede la liberazione di 267 rifugiati
eritrei detenuti a Gibuti da diversi anni. “A torto vengono considerati criminali, invece sono dei rifugiati. In carcere subiscono
trattamenti disumani” ha denunciato la Chyrum.[VV]
ETIOPIA-11/03- ARRIVA UNILEVER, E IL “MODELLO VIETNAM” FA PAURA. Unilever aprirà una fabbrica di saponi
in Etiopia, primo passo per replicare un “modello Vietnam” che suscita in realtà soprattutto timori. …circa 30 chilometri a sudest di Addis Abeba. Nell’impianto saranno prodotti saponi ma in un secondo tempo Unilever dovrebbe puntare sull’alimentare.
… L’Etiopia ha una popolazione di oltre 90 milioni, seconda in Africa solo alla Nigeria. … il Prodotto interno lordo (Pil) è
cresciuto in media del 9,3% negli ultimi quattro anni e nel 2014 potrebbe aumentare ancora dell’8%. In Vietnam Unilever ha
investito 130 milioni di dollari. Secondo il governo di Hanoi, dal 1995 in poi il volume d’affari della multinazionale è
aumentato del 10% l’anno. Nel 2013, però, un rapporto dell’organizzazione non governativa Oxfam sulle fabbriche di
Unilever in Vietnam ha rivelato abusi e violazioni. Tra i fenomeni più preoccupanti figurano restrizioni della libertà di
associazione sindacale, assunzioni da ditte sub-appaltatrici a condizioni salariali particolarmente basse e lavoro notturno in
violazione delle leggi vigenti.[VG] -25/03- PRESTO IN PARLAMENTO UNA LEGGE CONTRO OMOSESSUALITÀ
Le autorità di Addis Abeba, dopo quelle di Abuja (Nigeria) e Kampala (Uganda), stanno per approvare un disegno di legge che
criminalizza l’omosessualità e la iscrive in una lista di reato non passibili di amnistia.…. in base all’attuale giurisprudenza,
l’omosessualità è un reato punibile con 15 anni di carcere. Una pena di 25 anni è prevista invece per chi venga riconosciuto
colpevole di diffusione del virus dell’Hiv durante rapporti tra persone dello stesso sesso... [AdL] -31/03- ESPONENTE
DELL’OPPOSIZIONE DENUNCIA DIVIETO D’ESPATRIO- Yilkal Getnet, capo del partito di opposizione Blu Party, ha
denunciato oggi che il governo non gli ha consentito il 21 marzo scorso di recarsi negli Stati Uniti… [FB] -17/04- ATTACCO
ARMATO CONTRO UN BUS NELL’OVEST… uccidendo 9 persone e ferendone altre 12. L’agguato è avvenuto martedì alle
porte di Assosa, nella regione di Banishangul Gumuz, nella zon dei lavori per la grande diga del Rinascimento… Si tratta del
secondo attacco del genere nell’area. A novembre un agguato simile aveva causato 4morti.[AdL]
FILIPPINE [v.anche SGsMondo n.80 vv] -11/03- INDUSTRIA ESTRATTIVA LUCROSA MA CON AMPI LIMITI. Le
Filippine ha il terzo peggior regime di gestione mineraria al mondo, dopo Venezuela e Kyrgyzstan, ma mantiene anche un alto
livello di attrattiva per gli investitori che devono quindi bilanciare attentamente interessi potenziali e limiti reali.… Secondo i
dati che segnalano la situazione globale delle compagnie minerarie e dei servizi estrattivi, le Filippine sono al 110° posto su
112 aree minerarie (in alcuni casi coincidenti con un paese, in altri con aree più specifiche) in termini di tutele del settore... Su
30 milioni di ettari di estensione del paese (300mila km quadrati), di un terzo circa sono state accertate ampie potenzialità
estrattive e di questo circa un quarto, ovvero 1,14 milioni di ettari, è già parte di concessioni minerarie. Le risorse del
sottosuolo nello arcipelago sono stimate di un valore di 840 miliardi di dollari, ovvero 15 volte l’ammontare del suo debito
estero attuale.[CO] -19/03- NONOSTANTE LA CRESCITA NON CALA IL NUMERO DEI POVERI… [CO] –25/03ARRESTO CAPI GUERRIGLIA COMUNISTA BLOCCA TRATTATIVE… La cattura sabato di due leader Partito
comunista filippino e del suo braccio armato, il Nuovo esercito del popolo, Benito Tiamzon e la moglie Wilma, ha bloccato
ogni dialogo. Il Fronte nazionale democratico delle Filippine (Ndfp), che aggrega i due movimenti, ha chiesto il rilascio degli
arrestati, chiarendo che si tratta di due suoi consulenti e quindi dotati di immunità... La cattura della coppia e dei loro compagni
di militanza rappresenta per i servizi di sicurezza filippini un momento importante, in particolare come dimostrazione della
loro efficienza, ma anche come monito per l’insurrezione comunista che da quarant’anni ha sotto il proprio controllo diverse
aree rurali del paese e ha spesso portato azioni dimostrative nelle città…[CO] -27/03- MINDANAO: FIRMATA INTESA, SI
AVVIA PROCESSO DI PACE- Siglato a Manila lo storico accordo per mettere fine al conflitto che da un quarantennio
interessa le regioni meridionali dell’arcipelago filippino…. entro la metà del 2016 si avvierà il percorso per la nuova
autonomia delle province a maggioranza musulmana di Mindanao, Basilan e Jolo e dell’arcipelago di Sulu, lo smantellamento
dell’apparato militare del Milf e la sua integrazione parziale in una milizia territoriale, una serie di altre iniziative individuate
con la mediazione malese e che saranno via via concretizzate con il supporto e sotto il controllo internazionale. Iniziative che
consentiranno una sostanziale autodeterminazione a 10 milioni di musulmani, circa il 10% della popolazione filippina, ma
garantiranno anche sicurezza e uguali possibilità ai cristiani che con essi convivono. Da tempo, una tregua è già in atto tra
guerriglieri e militari governativi, ma la via verso una vera pace sarà tutt’altro che breve e libera da ostacoli. Il Fronte
nazionale di liberazione Moro, che un ventennio fa aveva firmato un simile accordo poi fallito, ha apertamente negato il
proprio sostegno all’iniziativa e ha anzi mostrato con recenti azioni militari un’opposizione senza ombre a un accordo che gli
toglie possibilità di controllo e legittimità. In sintonia ma non in cooperazione militare con il Mnlf, sono anche il gruppo Abu
Sayyaf e quello dei Combattenti islamici per la liberazione del Bangsamoro (Biff) due fazioni di fuorusciti dallo stesso Milf.
… La firma dell’accordo, risultato di 17 anni di negoziati, tra la responsabile per le trattative da parte governativa Miriam
Coronel-Ferrer e il capo-negoziatore del Milf Mohagher Iqbal davanti al mediatore malese ha concluso la cerimonia ufficiale.
… [CO] -15/04- SCONTRI A BASILAN, VESCOVO CHIEDE UNA TREGUA. Un appello a una tregua dopo giorni di
combattimenti nell’isola meridionale di Basilan è stato rivolto alle parti in lotta dal vescovo locale, monsignor Martin Jumoad.
Il messaggio è stato trasmesso via radio dopo che da venerdì scontri a fuoco tra forze governative e guerriglieri appartenenti al
gruppo islamista Abu Sayyaf hanno causato almeno 20 vittime e 45 feriti. Basilan è parte della Regione autonoma nel
Mindanao musulmano, area a statuto speciale nel sud delle Filippine dove la maggioranza della popolazione è di religione
islamica. Secondo l’agenzia di stampa Ucanews, i combattimenti hanno costretto almeno 1500 persone a lasciare le proprie
case e trasformato la località di Tipo-Tipo in “una città fantasma”.[VG] - FILIPPINE USA-17/03- PRESTO UN ACCORDO
SU USO CONGIUNTO BASI MILITARI CON USA- Sono alle fasi conclusive le trattative tra Manila e Washington per
arrivare entro poche settimane alla concessione alle forze armate statunitensi di strutture entro basi militari nell’arcipelago. Un
provvedimento che Manila cerca di finalizzare prima della visita di Barack Obama in aprile, reso necessario dalla minaccia
crescente rappresentata dalle rivendicazioni cinesi su aree esterne all’arcipelago ma tradizionalmente utilizzate dai filippini
come zone di pesca, di transito e anche per rilevazioni sulle potenziali risorse sottomarine… Negli ultimi anni gli Usa hanno
inviato ogni anno a rotazione 500 militari nel Sud del paese per contribuire all’impegno contro i movimenti islamisti, mentre
altri 6500 arrivano nell’arcipelago per brevi periodi di addestramento, spesso congiunto. FILIPPINE CINA -31/03MANILA PORTA ALL’ONU IL CONTENZIOSO CON PECHINO… dopo che sabato guardacoste cinesi hanno cercato di
allontanare dalle acque della Seconda Secca di Thomas, nell’area delle Spratly, un’imbarcazione filippina che stava
trasportando viveri e altro carico necessario alla piccola guarnigione locale. Dopo due ore di rimpiattino e minacce, la piccola
nave filippina è sfuggita al blocco e ha proseguito la sua rotta verso le secche su cui nel 1999 la Marina filippina ha mandato
una nave a incagliarsi per consentire la presenza stabile di un limitato contingente di marine. Il 9 marzo, un’altra nave carica di
rifornimenti era stata costretta a tornare indietro… Le pretese cinesi su un tratto di mare rivendicato parzialmente anche da
Filippine, Viernam, Malesia, Brunei e Taiwan, è diventato centro di un contenzioso che va accentuandosi con la pressione
sempre più forte della Repubblica popolare cinese accompagnata da una crescente presenza militare che giustifica come
necessaria a garanzia dei propri interessi e della sicurezza dei propri pescatori e militari nelle postazioni istituite
unilateralmente. … La modifica della mappe cinesi ha consentito di estendere la sua zona d’interesse esclusivo verso Sud,
entrando però in contrasto con Manila che considera la situazione illegale secondo la Convenzione Onu sulla Legge del mare.
Le secche interessate dalla crisi di sabato si trovano a oltre 1100 chilometri dalle coste cinesi dell’isola di Hainan e a 200 da
quelle filippine di Palawan. -08/04- IN PARTE INVALIDATA LEGGE SU PARENTELA RESPONSABILE… Sono state
considerate incostituzionali la disponibilità in tutte le strutture mediche pubbliche di metodi di pianificazione familiare e
sanzioni contro il personale medico che si rifiuti di eseguire procedure di salute riproduttiva… Recenti sondaggi segnalati dai
mass medi filippini avevano evidenziato una maggioranza tra il 70 e l’84% di filippini convinti della bontà o della
costituzionalità della legge, anche se a volte incerti su punti specifici. I promotori e sostenitori della legge ritengono che la
crescita demografica che ha portato la popolazione isolana a sfiorare i 100 milioni sia una delle ragioni della povertà del paese,
mentre per i vescovi il problema vero è nelle ineguaglianze che caratterizzano la società. Il testo non prevede l’aborto clinico
ma promuove un programma di contenimento delle nascite basato su una maggiore disponibilità di anticoncezionali, sulla
sterilizzazione volontaria e sull’educazione sessuale a partire dall’ambito scolastico, oltre a un sistema di sanzioni per le
famiglie troppo prolifiche.[CO]
FRANCIA -15/03 h21:45- Mais transgenico Mon810 vietato in Francia.(Fr24) -18/03 h22:30-Attivisti di Greenpeace
occupano temporaneamente parte della centrale nucleare di Fessenheim (Alsazia), azione dimostrativa sulla insicurezza della
stessa.(Fr24).
GABON -12/03- Non si placano le tensioni all’Università di Libreville, dove per 2 giorni consecutivi sono tornati in piazza gli
studenti per denunciare il mancato pagamento delle borse di studio dall’inizio dell’anno universitario. Fonti di stampa locale
hanno sottolineato che sul campus vige un clima di “calma precaria” dopo che studenti e insegnanti si sono ritirati in seguito al
dispiegamento dei gendarmi. -09/04- PRESIDENTE A PARIGI, x RAFFORZARE COOPERAZIONE ECONOMICA... [VV]
GHANA-14/03- AMICHE DEL PIANETA CON LE BICICLETTE DI BAMBÙ- “Ci vogliono due canne a telaio ma in
Ghana le piante di bambù crescono dappertutto” dice alla MISNA Bernice Dapaah. Le sue biciclette piacciono ai contadini
africani e vanno forte negli Stati Uniti e in Germania, in Olanda e in Giappone. Nella fabbrica alla periferia di Accra che ha
aperto quattro anni fa insieme con due sue ex compagne di classe il numero delle artigiane assunte dovrebbe aumentare presto
da 30 a 80. “Solo in questo modo – dice Bernice – potremo stare dietro all’aumento delle richieste senza rinunciare alle
caratteristiche del nostro lavoro, svolto quasi tutto a mano”. L’obiettivo di produzione, da raggiungere a giugno, è 100 bici al
mese. Il minimo indispensabile se non si vogliono lasciare a piedi clienti locali o distributori stranieri. “Abbiamo avuto
richieste anche dall’Italia – dice Bernice – ma per il momento non ce la facciamo proprio, meglio aspettare dopo l’estate”.
Il progetto si chiama Ghana Bamboo Bike Initiative e vuole essere eco-sostenibile e sociale. Le piante di bambù crescono in
tutte e sei le regioni del paese, mentre le bici sono un’opportunità di lavoro importante in un paese “emergente” ma ancora
povero. Un’opportunità riservata solo alle donne, protagoniste assolute di un’avventura che solo qualche anno fa sarebbero
stati in pochi a immaginare. “La prima bicicletta di bambù fu costruita a Londra nel 1894 – spiega Bernice – ma nonostante
fosse leggera e resistente l’idea è stata dimenticata per quasi un secolo”. A riprovarci, alla metà degli anni ’90, sono stati gli
artigiani e le artigiane africane. Così abili a lavorare le fibre, rinforzandole con resina epossidica, da convincere il mondo.
Nel novembre scorso Bernice e le sue ex compagne Kwame Kyei e Winnifred Selby hanno ricevuto il Momentum for Change
Women for Results Award, un premio delle Nazioni Unite assegnato a donne che contribuiscono in modo innovativo alla lotta
contro i cambiamenti climatici. Il riconoscimento è stato conferito a Varsavia, durante un vertice organizzato dall’Onu. Nel
centro conferenze in sella alla bici di bambù è montato anche Ban Ki-moon, il segretario generale.[VG]
GIAPPONE -19/03- FRENATA DEMOGRAFICA, SI GUARDA AGLI IMMIGRATI… per essere in grado di mantenere la
popolazione al di sopra dei 100 milioni di abitanti, il Giappone dovrà accogliere 200.000 immigrati l’anno e dovrà far salire il
tasso di fertilità dall’1,39% attuale al 2,07% entro il 2030. Senza correttivi, infatti, i giapponesi scenderanno dai 128 milioni
attuali a 87 milioni entro il 2060. L’opposizione a una politica delle porte aperte verso gli stranieri, sebbene sottoposta a leggi
in sé severe, è forte e non solo da parte dei conservatori del Partito Liberal-democratico al potere, ma anche da parte di molti
gruppi e cittadini che temono conseguenze culturali ed economiche...[CO] -07/04- FRONTIERE PIÙ APERTE PER I
LAVORATORI EDILI… L’edilizia resta cruciale, tuttavia la minore spesa pubblica nel settore ha ridotto in quindici anni dal
1997 al 2012 del 30% il numero degli addetti, scesi a poco più di 5 milioni, per un terzo al di sopra dei 55 anni. Il rilancio dei
lavori pubblici sotto l’attuale governo, in carica dal dicembre 2012, ha evidenziato drammaticamente l’insufficienza di
manodopera nel settore edile, …. GIAPPONE COREA NORD-21/03- IN ROTTA DI AVVICINAMENTO ... per nuovi
passi con il fine di riprendere gli incontri a livello governativo… Il lancio nel dicembre 2012 di un missile a lungo raggio sopra
lo spazio aereo nipponico bloccò il dialogo già difficoltoso e successivamente gli atti provocatori di Pyongyang e le bizzarrie
del suo regime non hanno consentito ulteriori passi. …., ha confermato ieri lo stesso Abe a un comitato parlamentare, il
governo nipponico “continuerà a lavorare per una soluzione completa, con un dialogo concreto ma anche con pressioni”.
GIAPPONE MONDO-31/03- STOP ALLA PESCA DI BALENE PER PRESUNTI FINI SCIENTIFICI- Una decisione dura,
senza possibilità d’appello per il Giappone di ottenere ulteriori diritti di cattura delle balene, parte della sua industria
alimentare facendola passare come una pratica necessaria alle ricerche sui cetacei. Giudicando la richiesta australiana di
mettere fine alla cattura delle balene nell’Oceano Antartico, il massimo organo giudiziario internazionale, la Corte di Giustizia
dell’Aia, ha confermato che l’attività di pesca non è fini scientifici ma commerciali e che quindi deve immediatamente
cessare... (vAnche TG3 Leonardo h14:50) -GIAPPONE CINA RUSSIA -09/04- CRESCE IMPEGNO AVIAZIONE
MILITARE CONTRO INCURSIONI CINESI E RUSSE- Nei 12 mesi fino al 31 marzo scorso, … gli aerei militari nipponici
sono decollati 415 volte nel periodo, con un aumento delle missioni del 36% rispetto all’anno precedente e il più elevato dal
2001, anno in cui il ministero a iniziato a pubblicare dati prima considerati segreti. … A testimonianza che alle dispute in
accentuazione in tempi recenti si affiancano antiche contese, dal 1° aprile 2013 al 31 marzo 2014 sono cresciti del 45% (a 359
decolli) gli interventi per contrastare velivoli russi nelle aree dell’estremo settentrione, quelle limitrofe all’isola di Sakhalin e
alle Kurili occupate dai sovietici nelle fasi finali della guerra e che Tokyo reclama, ma per le quali i progressi negoziali sono
assai lenti.[CO]
GIBUTI -17/03-DETENUTI POLITICI IN SCIOPERO DELLA FAME- Ben 35 detenuti politici, tutti esponenti dell’Unione
per la salvezza nazionale (Usn), partito di opposizione al presidente Ibrahim Omar Guelleh, hanno cominciato uno sciopero
della fame per rivendicare la liberazione di otto compagni, assolti dalla magistratura, ma ancora dietro le sbarre.… Da mesi
ormai l’Usn denuncia una dura repressione nei confronti dei suoi dirigenti e dell’informazione indipendente. Come altri partiti
di opposizione, inoltre, rifiuta di riconoscere la vittoria della maggioranza alle legislative del 22/2/2013, a cui ha partecipato
solo il partito al potere.[v.SGsMondo n.80]-01/04- PRESIDENTE GUELLEH, “ANCORA DUE ANNI E LASCIO IL
POTERE”…A due anni dal voto, e nonostante la Costituzione non glielo impedisca, Guelleh sostiene inoltre di non volersi
ricandidare alla guida dello Stato. … E al giornalista che gli fa notare che “non si è mai visto un capo di Stato che si fa
costruire un nuovo palazzo presidenziale dai cinesi per poi rimetterne, domani, le chiavi al suo successore” ribatte laconico:
“C’è sempre una prima volta”. [AdL]
GIORDANIA SIRIA -03/04- IL RE LEAR VA IN SCENA NEL CAMPO PROFUGHI- Il Re Lear, celebre dramma di
William Shakespeare, tradotto in arabo letterario, è stato messo in scena da giovani profughi siriani tra tende e strade sterrate,
nel campo di Zaatari, nel nord della Giordania. …A Zaatari, che ospita oltre 25.000 bambini e ragazzi in età scolare, esistono
solo tre scuole. …[AdL] -GIORDANIA -15/04- PROFUGHI SIRIANI, A KARAK “L’EMERGENZA NON È FINITA”
“Anche se l’attenzione internazionale è scemata, l’emergenza qui non è finita e l’afflusso dei profughi dalla Siria continua ad
essere costante”: a raccontarlo alla MISNA è suor Alessandra Fumagalli, comboniana e direttrice dell’Ospedale italiano di
Karak, a circa 150 chilometri da Amman. Nella zona, i rifugiati siriani sono oltre 10.000 e hanno come unico punto di
riferimento il poliambulatorio gestito dalle religiose. “Negli ultimi tre mesi, con l’assistenza di Caritas e Unhcr, abbiamo dato
assistenza a oltre 1170 persone, perlopiù donne, gravide o con bambini piccoli” dice la missionaria, secondo cui con l’arrivo
della primavera “stanno aumentando le infezioni respiratorie e le febbri, che vanno ad aggiungersi alle normali patologie a cui
assistiamo da mesi”... “Quello che ci dà più forza per andare avanti – racconta la religiosa – è la dignità e la pazienza di queste
persone che, pur costrette ad abbandonare tutto, non perdono il loro decoro e il senso di umanità gli uni nei confronti degli
altri”.Tra poche settimane, con l’arrivo del caldo, la scarsità di acqua, in una zona perlopiù desertica, “sarà di certo un
problema con cui confrontarci” …[AdL]
GRECIA-19/03 h22:45- Troika Europea sblocca altra trance aiuti.(Fr24).
GUATEMALA -24/03- LA CONFESSIONE DI PORTILLO, EX PRESIDENTE AMMETTE CORRUZIONE.Era una
mattina del 2005 quando l’avvocato Karen Fischer uscì di casa per andare a ritirare la posta e dentro la sua cassetta trovò copie
di assegni emessi dal governo di Taiwan a nome dell’ex presidente Alfonso Portillo (2000-2004). Solo ora Portillo ha
finalmente confessato di fronte a un tribunale degli Stati Uniti essere stato corrotto per favorire gli interessi diplomatici di
Taipei …-11/04- YASSMIN BARRIOS, UN GIUDICE SCOMODO … La vicenda … è quella della giudice Barrios, la
presidente del Tribunale penale sospesa dall’incarico per un anno dal Tribunale d’onore del Collegio degli avvocati e notai del
Guatemala (Cang) per aver “violato il codice di etica professionale”, una decisione presa a gennaio ma notificatale solo
qualche giorno fa, contro la quale lei ora ha presentato un ricorso. Una sanzione pesante per la presidente del Tribunale che nel
maggio 2013, in un clima di alta tensione preceduto e seguito da minacce e intimidazioni nei suoi confronti, condannò a 80
anni di carcere in uno storico processo per genocidio e crimini contro l’umanità l’ex dittatore Efraín Ríos Montt, [v.SG s
Mondo nn.76,74,73,72]sentenza poi cancellata dieci giorni dopo per motivi controversi dalla Corte Costituzionale.
“La giudice è stata punita perché durante il processo ha espulso uno degli avvocati di Ríos Montt – che aveva tentato di
ricusarla definendola una “nemica” – obbligando quello del coimputato, Moisés Galindo, a prendere anche la sua difesa. ….
In un editoriale sul quotidiano El Periodico, Polanco ha scritto ieri di “organizzazioni ultraconservatrici che si sono uniti a
nuovi gruppi formati e finanziati da coloro che violarono i diritti umani per impedire che Claudia Paz y Paz continui alla guida
della Procura e ora celebrano in pompa magna la sospensione imposta a Yassmin Barrios” citando due donne conosciute,
rispettivamente, per aver contribuito a smantellare narcotrafficanti di alto calibro, ottenendo importanti risultati in un paese in
cui impera l’impunità eredità della lunga guerra civile (1960-1996), e per aver mandato in carcere violatori dei diritti umani
“affrontando la paura e le minacce”.Secondo Polanco, l’obiettivo di influenti gruppi di estrema destra è arrivare a ottenere il
controllo della Corte Suprema e della Procurà della nazione, …Sul caso Barrios ha espresso preoccupazione anche
Navanethem Pillay, Alto commissario dell’Onu per i diritti umani…[FB]
GUINEA -18/03- TAGLI ALL’ELETTRICITÀ, DISORDINI E VITTIME A CONAKRY… In un discorso trasmesso ieri
dalla tv di stato, il governatore della capitale, Sékou ‘Resco’ Camara, aveva ammonito gli abitanti dallo scendere in piazza e
avvisato che le autorità avrebbero reagito in caso di manifestazioni non autorizzate. [AdL] -26/03- Ricorrenza storica per l’ex
colonia francese, che oggi ricorda il 30° anniversario della morte di Ahmed Sékou Touré, primo presidente della Guinea
indipendente nel 1958. Una carica ricoperta fino alla sua morte il 26 marzo 1984. A 30 anni dalla sua scomparsa la figura di
Touré divide ancora i guineani. A nome della “riconciliazione nazionale” l’attuale capo di stato Alpha Condé sta promuovendo
una campagna di riabilitazione di Touré, che nel 1958 si oppose al partenariato con Parigi, aprendo la strada all’indipendenza.
Ma per 26 anni ha governato il paese con un pugno di ferro, oltre ad aver represso con la forza diverse proteste popolari e
tentativi di colpi di stato. -27/03- PESCA ILLEGALE, SANZIONI DA BRUXELLES. Sospensione della cooperazione
bilaterale chiusura del mercato europeo al pesce guineano…. “Si tratta di una decisione storica, prova che l’Ue è la prima a
dare l’esempio nella lotta alla pesca illegale…, fino a nuovo ordine, è sospesa ogni forma di cooperazione tra Bruxelles e
Conakry nel settore ittico, tra cui le operazioni congiunte di pesca e la firma di accordi. Una serie di sanzioni che, nelle
intenzioni dell’organismo continentale, dovrebbe spingere il governo guineano a intensificare gli sforzi per “sradicare la pesca
illecita”.La stampa del paese che si affaccia sul Golfo di Guinea ricollega la decisione del partner europeo alla riconferma nel
suo incarico del ministro della Pesca, Moussa Tata Vieux Condé, dopo l’ultimo rimpasto di governo. Poche settimane prime
alcune imbarcazioni di proprietà dei figli di Condé erano state bloccate mentre scaricavano ingenti quantità di pesci su navi
asiatiche in mare aperto, proprio durante un periodo di fermo della pesca industriale.… le stesse organizzazioni e le
associazioni di tutela dei pescatori guineani chiedono ulteriori provvedimenti, tra cui controlli più severi e sanzioni ai danni di
proprietari europei di navi identificate come “pirata” ma anche di imbarcazioni non europee – per lo più asiatiche e russe – che
pescano illegalmente e hanno libero accesso al mercato Ue. Bruxelles ha imposto simili sanzioni al Togo nel 2012 e il
prossimo paese sulla lista potrebbe essere il Ghana. L’Africa occidentale è una delle regioni al mondo più colpita dalla pesca
illegale, responsabile di perdite annue stimate in circa un miliardo e 160 milioni di euro, oltre a rappresentare una minaccia
diretta per la sopravvivenza delle popolazioni locali e per i fragili ecosistemi marini.-10/04- MINIERA SIMANDOU,
ACCUSE DI CORRUZIONE ALLA STEINMETZ… sul caso della concessione mineraria di Simandou assegnata nel 2008 al
miliardario franco-israeliano Beny Steinmetz. Il comitato ha raccomandato all’esecutivo di “ritirare i titoli e di annullare la
convenzione”… I giacimenti di ferro … al confine con la Liberia, sono contesi dalle principali multinazionali straniere, a
cominciare dal gruppo anglo-australiano Rio Tinto.[VV]
GUINEA BISSAU [elez.-v.anche SGsMondo n.80] -10/03- ELEZIONI: INVALIDATO CANDIDATO PAIGC. Per il suo
presunto coinvolgimento in un caso di corruzione risalente al 2012, la Corte suprema della Guinea Bissau ha invalidato la
candidatura di José Mario Vaz, presentata dal Partito africano per l’indipendenza di Guinea e Capo Verde (Paigc) alle
presidenziali in agenda per il 13 aprile. …Per stampa locale e osservatori, la candidatura respinta di Vaz rischia di “aprire una
nuova crisi politica dalle conseguenze imprevedibili” a soli 30 giorni dalle elezioni. Si sta già profilando un braccio di ferro tra
la direzione del partito maggioritario in parlamento e le autorità giudiziarie ed elettorali guineane. … Le presidenziali e le
legislative del 13 aprile, già rinviate più volte dal 2013 per problemi organizzativi e tensioni politiche, devono consentire
all’instabile che si affaccia sul Golfo di Guinea, crocevia del narcotraffico, di archiviare la transizione in atto dal colpo di stato
militare del 12 aprile 2012.[VV] -14/03- ELEZIONI: VIA LIBERA AL CANDIDATO DEL PRIMO PARTITO- L’ex
ministro delle Finanze José Mario Vaz potrà partecipare alle elezioni di aprile … dopo che la Corte suprema ha respinto un
ricorso contro l’esclusione del dirigente … Le elezioni, legislative e presidenziali, sono in programma il 13 aprile. ... Tra i
candidati alla massima carica dello Stato figurano Abdel Incada, del Partito di rinnovamento sociale (Prs), Helder Vaz, di
Resistenza Guinea Bissau/Movimento Bafata, e indipendenti come l’economista Paulo Gomes e l’ex ministro dell’Istruzione
Tchemo Djalo.-03/04- SCUOLE CHIUSE PER SCIOPERO DIPENDENTI PUBBLICI … per reclamare il pagamento di
quattro mesi di stipendi arretrati.... ha toccato punte dell’80%. …-11/04- AL VOTO, IN CERCA DI DEMOCRAZIA E
SVILUPPO- Camion carichi di militanti e bandiere di partito con la musica a tutto volume percorrono di continuo le strade in
terra battuta di Bissau: …“C’è un clima disteso e la campagna elettorale è vivace,… anche se in molti temono che un’eventuale
vittoria di candidati sgraditi all’esercito possa creare nuovi problemi”. Domenica circa 776.000 persone potranno recarsi alle
urne per rinnovare i 102 seggi del parlamento ed eleggere il nuovo presidente, …. I candidati alla massima carica dello Stato
sono 13. …Qualora nessuno dei candidati dovesse ottenere la maggioranza assoluta, sarebbe necessario un ballottaggio.
L’elemento di maggiore incertezza, riguarda però il comportamento delle Forze armate. Dal 1980 in poi l’esercito ha messo a
segno ben cinque golpe. Interventi motivati, secondo molti osservatori, dalla volontà di tutelare il potere economico e i traffici
illeciti dei militari. Primo tra tutti la droga, in transito dall’America Latina verso i mercati europei attraverso la Guinea Bissau
e altre aree di instabilità dell’Africa occidentale. “Se il nuovo presidente decidesse di mettersi contro i militari – dicono alla
MISNA – le cose potrebbero mettersi male”.Di certo, l’instabilità politica non ha favorito il miglioramento delle condizioni di
vita della popolazione. I circa un milione e 600.000 abitanti della Guinea Bissau dipendono per lo più da un’agricoltura di
sussistenza. La produzione di maggior rilievo è l’anacardo. Un frutto noto anche come castagna di cajù, che vale il 90% delle
esportazioni e impiega l’80% dei lavoratori del paese.[VG]-14/04- ALTA AFFLUENZA ALLE URNE, IN CORSO LO
SPOGLIO… La commissione elettorale ha riferito di un’affluenza pari al 60% dei circa 800.000 aventi diritto intorno alle 14,
ma non sono ancora disponibili stime ufficiali. nessun incidente di rilievo ha ostacolato le operazioni.
I risultati definitivi sono attesi per venerdì: …[AdL]-15/04-ELEZIONI: POSITIVO IL GIUDIZIO DEGLI OSSERVATORI
…. In alcune regioni l’affluenza sarebbe statao superiore al 70%. ...[VG]-17/04- VAZ E NABIAM AL BALLOTTAGGIO
Saranno José Mario Vaz, candidato del partito Africano per l’indipendenza della Guinea Bissau e di Capo Verde (Paigc) di
maggioranza, e Nuno Gomes Nabiam, sostenuto dai militari, a contendersi l’elezioni alla presidenza del paese in un
ballottaggio previsto il 18 maggio. Lo ha reso noto la Commissione elettorale secondo cui Vaz è arrivato in testa al primo turno
seguito da Nabiam. Il Paigc ha riportato la maggioranza assoluta al primo turno delle legislative, tenutesi lo stesso giorno,
assicurandosi 55 seggi su 102. Il Partito del rinnovamento sociale (Prs) , secondo formazione del paese, ha ottenuto 41 seggi.
L’affluenza alle urne è stata altissima, sfiorando l’80% degli aventi diritto. [AdL]
GUINEA EQUATORIALE -20/03- FIGLIO PRESIDENTE NGUEMA INCRIMINATO A PARIGI-Incriminazione formale
con l’accusa di “riciclaggio di denaro” per Teodorin Nguema Obiang Mangue, vice-presidente della Guinea equatoriale,
indagato dal 2010 dalla giustizia francese sul caso dei beni acquisiti in modo illecito con fondi pubblici dalla sua famiglia e dai
capi di Stato africani di Gabon e Repubblica del Congo.… Nell’ambito dell’inchiesta, nel luglio 2012 i magistrati francesi
avevano sequestrato una prestigiosa palazzina di sei piani nella sedicesima circoscrizione di Parigi di proprietà della famiglia
Nguema, dal valore stimato tra 100 e 150 milioni di euro, 14 automobili di lusso, decine di pregiati mobili e oggetti d’arte…
In realtà il caso dei ‘beni fraudolenti’ (‘biens mal acquis’) – che coinvolge anche il congolese Denis Sassou-Nguesso e il
defunto presidente gabonese Omar Bongo – è solo la punta di un iceberg nell’intricata rete di rapporti politici e economici tra
Parigi e le sue ex colonie della ‘Franciafrica’ (‘Françafrique’).[VV]
HAITI -25/03- PLAUSO AD ACCORDO POLITICO, MA MOLTE LE SFIDE APERTE. “Un passo senza precedenti nella
storia politica di Haiti”, che consentirà di procedere verso la pace e la stabilità: così la responsabile della missione Onu nel
paese caraibico (Minustah), Sandra Honoré, ha definito il recente accordo che consentirà la celebrazione delle elezioni
legislative parziali e le municipali a ottobre, dopo plurimi ritardi… Ciononostante ci sono motivi per “un cauto ottimismo”,
anche a fronte della crescita economica del 4,3% che il paese ha registrato nel 2013. Anche l’ambasciatore europeo all’Onu,
Thomas Mayr-Harting, ha osservato un “relativo miglioramento del contesto politico ad Haiti”, mostrando preoccupazione per
la situazione umanitaria, in particolare per i minori colpiti dalla fame, stimati in 100.000, di cui 20.000 soffrono malnutrizione
grave.… -03/04- TERZO RIMPASTO DI GOVERNO IN DUE ANNI. Il primo ministro haitiano Laurent Lamothe ha
annunciato via Twitter la sostituzione di circa la metà dei 22 ministri del suo governo, il terzo rimpasto importante in meno di
due anni. … Per il momento non sono stati divulgati ufficialmente i motivi del rimpasto, …. È il terzo cambiamento nelle file
dell’esecutivo da quando Lamothe è stato incaricato di guidarlo, nel maggio 2012. È anche il quinto rimpasto da quando il
presidente Michel Martelly ha preso nel 2011 le redini di un paese che ancora porta le ferite del devastante terremoto del
gennaio 2010.[FB]
INDIA -07/03- Dove nascere femmina è considerata “una rovina” - Anantapur: Le donne che vivono in India subiscono
maltrattamenti otto volte superiori rispetto a qualsiasi altro posto del mondo. Il maltrattamento fisico nel Paese viene visto
come un “diritto del marito” e quasi la metà delle violenze colpiscono bambine tra 5 e 10 anni. A causa della dote, ogni anno
vengono uccise tra 25 e 100 mila donne. … Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, nel paese asiatico offrire
denaro e gioielli alla famiglia dello sposo è una delle tante “tradizioni” che promuovono la violenza maschilista in un Paese
patriarcale, dove l’uomo non vuole perdere il potere. Quando la famiglia della sposa non ha denaro, molestano la sposa, spesso
poco più che una bambina, o persino la uccidono, precisa il Presidente della fondazione. La vita per le donne sole, divorziate o
orfane è ancora peggiore. Inoltre, quando le famiglie sono molto numerose, le bambine sono costrette a prostituirsi e ad
abortire se incinte. Negli ultimi decenni sono stati registrati 12 milioni di aborti selettivi in funzione del sesso del nascituro. La
nascita di una bambina è considerata “una rovina” per la famiglia, perché richiede sacrifici per mettere da parte la dote. (AP)
(7/3/2014 Agenzia Fides) -11/03-I MAOISTI FANNO STRAGE DI POLIZIOTTI… nel distretto di Sukma un’area forestata e
di difficile accesso dello stato di Chhattisgarh a 400 chilometri dalla capitale Raigad, sono morti 11 riservisti della polizia
centrale, quattro poliziotti distrettuali e un civile…L’agguato di oggi che ha coinvolti 45 poliziotti, è avvenuto nella stessa area
dove lo scorso anno, nel mese di maggio, i maoisti avevano ucciso uno dei leader del partito del Congresso, al governo a
livello nazionale, e parte della sua scorta. Gli uomini …della polizia si trovavano nella regione per garantire i lavori di
costruzione di una strada a cui i maoisti si oppongono perché consentirebbe un più rapido movimento di forze della sicurezza a
loro svantaggio. Il conflitto a fuoco è durato un paio d’ore prima che i 200 guerriglieri si ritirassero portando con loro le armi
tolte ai caduti. Il Chhattisgarh è parte del “corridoio rosso”, una fascia di territorio indiano che parte dal Bengala occidentale, a
Nord- Est, e arriva al Kerala, a Sud-Ovest. Nonostante il movimento sia indebolito rispetto ai primi decenni dalla fondazione
nel 1977, mantiene ancora un’ampia capacità offensiva e può disporre di importanti appoggi in circa 200 dei 600 distretti
dell’India. In alcuni stati ha addirittura creato aree sotto il suo completo controllo, dove riscuote imposte e garantisce un
para-stato con anche benefici per gruppi di popolazione tra i più poveri del paese, che nel sostegno alla guerriglia cercano una
liberazione da antiche subordinazioni e nuove forme di sfruttamento. … -26/03- SPESE E ALTI COSTI, MA MANCANO
MUNIZIONI. Il 17 febbraio il bilancio preventivo dello stato per l’anno fiscale che inizia il 1° aprile ha assegnato
l’equivalente di 37,15 miliardi di dollari per la difesa nazionale, con un aumento del 9,98% sul bilancio precedente. Una cifra
ingente ma lontana da quella degli immediati termini di paragone, Usa e Cina, rispettivamente con un bilancio militare di 682 e
di 131,57 miliardi di dollari. Soprattutto insufficiente – secondo i vertici militari – per l’ammodernamento consistente dello
apparato di difesa ma anche per l’approvvigionamento di munizioni per cannoni, carri armati e fucili. Terzo al mondo come
numero di effettivi con i suoi 1,18 milioni di militari, l’esercito indiano è sempre più a corto di munizioni e con
equipaggiamenti sempre meno adeguati. Al punto che gli esperti stimano che le forze di terra della “più grande democrazia
del mondo” non potrebbero sostenere un conflitto per più di 20 giorni, contro i 40 previsti dagli standard internazionali.
… Il paese non deve solo essere pronto a ipotetici confronti militari, ma vive dall’indipendenza periodiche tensioni con
Pakistan e Cina per i contenziosi territoriali ancora aperti. Tensioni che sovente si acuiscono in limitati ma cruenti scontri, in
particolare sulla Linea dell’armistizio in Kashmir. Nella regione divisa tra India e Pakistan al momento della fine del dominio
britannico resta acceso un conflitto di bassa intensità ma dall’alto costo in termini di vite umane e di perdite materiali date le
caratteristiche dell’area di conflitto, la più elevata e tra le più ostili al mondo.[CO]
INDONESIA -19/03-LA GARA ELETTORALE INCENTIVA LA VIOLENZA IN ACEH. Le tensioni presenti nella
provincia di Aceh, ….l’unica in cui si applica la Shari’a, la legge coranica, stanno accentuandosi da settimane, in vista del voto
per il nuovo parlamento il 7 aprile. …Le aggressioni contro gruppi politici e gli assassinii di loro esponenti dall’inizio
dell’anno sono stati già quasi il doppio di tutti quelli registrati in tutto il 2013 e pochi si fanno illusione che l’accendersi della
contesa elettorale possa migliorare la situazione. Ad accentuare la tradizionale animosità politica e gli interessi che spesso le
fanno da detonatore sono le rivalità tra i leader dell’ex ribellione che aveva impegnato autorità e truppe di Jakarta per un
trentennio fino al trattato di pace tra governo e il Movimento per Aceh libero (Gam). … contro i 19 casi di violenza politica
registrati nel 2013 sono già 35 quelli verificatisi finora nel 2014…. Non ideologia ma voglia di potere divide i principali
contendenti in ambito politico locale.…. -01/04- VIOLENZE AD ACEH A POCHI GIORNI DALLE ELEZIONI…agguato
portato ieri da ignoti su una motocicletta che nella provincia di Aceh hanno esploso colpi di arma da fuoco contro un veicolo
con a bordo 12 persone utilizzato per la campagna del Partito Aceh, maggioritario nel governo autonomo provinciale. Tre i
morti, tra cui un bambino di 18 mesi e una donna. Un ferito è ricoverato in gravi condizioni… 30anni di guerra costati 25.000
morti che hanno lasciato posto a una autonomia fondata però sull’islamizzazione della vita pubblica, che va accentuandosi e
accentuando i contrasti… -07/04- PRESIDENTE INCORAGGIA POSSIBILE SUCCESSORE. Un sostegno inatteso a Joko
Widodo (Jokowi), candidato più accreditato alla vittoria nelle presidenziali di luglio di cui le elezioni generali di mercoledì
prossimo saranno sostanzialmente apripista per meglio indirizzare le politiche dei partiti e dei candidati, è arrivato dall’attuale
capo dello Stato Susilo Bambang Yudhoyono il cui mandato scadrà a ottobre e che ha per la prima volta preso posizione per un
candidato, incoraggiando il suo possibile successore a non lasciarsi abbattere dai dubbi sulla sua competenza, ma ha anche
chiesto agli elettori di lasciare a Jokowi, attuale governatore della capitale Jakarta, la possibilità di dimostrare le proprie
capacità... Mercoledì prossimo, intanto, gli indonesiani saranno chiamati a votare, per il rinnovo del parlamento, per i candidati
di 12 partiti politici nazionali e nella sola provincia autonoma di Aceh per tra formazioni locali. A causa delle violenze che si
sono registrate nella stessa Aceh e altrove, con il rischio ridotto ma sempre presente di azioni degli estremisti islamici, l’area
della capitale sarà presidiata anche da 9000 soldati a disposizione dei comandi di polizia. -09/04-SI VOTA PER
PARLAMENTO, IN ATTESA DI PRESIDENZIALI-Indonesiani oggi alle urne per elezioni parlamentari e locali che si
prevede vedranno l’affermazione del maggiore partito d’opposizione, quello Democratico per la lotta (Pdi-P), e di conseguenza
potrebbero porre il suo candidato Joko Widodo sul binario della vittoria nelle presidenziali del 9 luglio.… Sono 12 partiti i
partiti nazionali in lizza per portare 230.000 candidati a occupare 20.000 seggi tra parlamento nazionale (560), assemblee
provinciali e locali. Circa 186 milioni gli aventi diritto e 545.000 i seggi elettorali in un paese di 1,09 milioni di chilometri
quadrati frammentato in 17.000 isole e esteso su tre fusi orari.… Buona l’affluenza alle urne, in quelle che sono le quarte
elezioni generali dopo la caduta del presidente Suharto nel 1998 e la riforma democratica del paese, che non solo è la terza
maggiore democrazia al mondo (dopo India e Stati Uniti) con i suoi 250 milioni di abitanti, ma è anche la maggiore di fede
islamica, per molti un esempio di liberalismo, tolleranza e convivenza iscritte nella sua ideologia di Stato, anche se nella
realtà non sempre all’altezza dei principi dei fondatori della repubblica. Proprio per tentare di ritornare ai principi ma in un
contesto di modernizzazione e di decentralizzazione necessari in quella che è anche a maggiore economia del Sud-Est asiatico,
gli indonesiani sembrano puntare su Joko Widodo. Popolarissimo, il cinquantaduenne governatore della capitale Jakarta è
accusato da molti di immaturità politica e di un eccesso di idealismo, ma secondo gli osservatori son proprio queste
caratteristiche che gli indonesiani vorrebbero nell’immediato futuro per ridare slancio a economia, sviluppo e identità
nazionale. … -10/04-SORPASSO DELL’OPPOSIZIONE MA NON VITTORIA NETTA- Come previsto ma con un risultato
inferiore alle previsioni, il principale partito d’opposizione, il Partito democratico indonesiano per la lotta, Pdi-P, si è
imposto nel voto di ieri per il rinnovo del parlamento. Un risultato che consente anche al suo candidato alle elezioni
presidenziali di luglio, il governatore di Jakarta Joko Widodo, di guardare con quasi certezza alla sua elezione alla massima
carica dello stato... Un accordo di coalizione sarà necessario … A sorpresa, il progresso elettorale dei partiti islamici, che in
coalizione potrebbero raggiungere quasi un terzo dei 560 seggi parlamentari. -11/04-VITTORIA DI MISURA DELLA
OPPOSIZIONE, MERCATI INCERTI… [CO]
IRAK -19/03- È di almeno 15 morti e 40 feriti il bilancio di esplosioni avvenute la notte scorsa e fino a questa mattina nella
città di Falluja, nella regione occidentale di Al Anbar. …. diversi colpi d’obice (governativi) si sono abbattuti a partire dalla
mezzanotte di ieri su vari quartieri della città, 60 chilometri da Baghdad, da metà gennaio sotto controllo dei jihadisti dello
stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil). -21/03- SCONTRI E ATTENTATI DAL NORD ALL’OVEST … L’escalation di
combattimenti e violenze – alimentate dl conflitto nella vicina Siria – avvengono a meno di un mese dalle elezioni legislative,
previste il 30 aprile. Dall’inizio dell’anno in corso sono già più di 2000 le vittime in tutto il paese.[AdL] -22/03 h00:12continuano scontri al nord, avanzata dei ribelli. –h22:15- Giornalista ucciso a Bagdad da una guardia presidenziale.(Fr24).
-25/03-PRESSIONI INDEBITE, COMMISSIONE ELETTORALE SI DIMETTE…” a circa un mese dalle elezioni
parlamentari, previste il 30 aprile... [AdL]-03/04-ASSALTATA UNA BASE DELL’ESERCITO, DECINE DI VITTIME
Più di 40 militanti appartenenti a un gruppo ribelle di matrice sunnita sono stati uccisi in combattimenti nei pressi di una base
dell’esercito a sud-ovest di Baghdad…[VG]-09/04- BAGHDAD, RAFFICA DI ATTENTATI NEI QUARTIERI SCIITI. È
salito ad almeno 21 morti e 55 feriti il bilancio di una serie di autobombe che hanno scosso oggi cinque quartieri di Baghdad.
… Il primo ministro Nuri al Maliki, che corre per un terzo mandato alle elezioni del 30 aprile, ha condannato gli attacchi,
sostenendo che i terroristi “vogliono distruggere il processo politico e incitare alla sedizione”...-17/04-ATTACCO NEL
NORD, UCCISI 12 MILITARI… a ovest di Mossul, ha causato inoltre 15 feriti. Allo stato attuale la provincia di Ninive, di cui
Mossul è capoluogo, è una delle più pericolose di tutto il paese, teatro di una recrudescenza delle violenze da circa un anno.
…[AdL]
ISRAELE GAZA -13/03 h22:28- 30 raids aerei israeliani su Gaza, in risposta ai razzi palestinesi: Abbas condanna le
violenze, da ambo le parti mentre Netanyahu replica: “Finora abbiamo ucciso solo terroristi”(Fr24) (vedi SGsMondo nn80,79
lista vittime…) -15/03 h21:45- Blocco delle forniture di gasolio a Gaza [Israele?/Egitto] provoca il fermo dell’unica centrale
elettrica.(Fr24). EGITTO GAZA-18/03 h22:30-Hamas definisce chiusura frontiere ‘crimine contro l’umanità’ (Fr24).
-21/04- DONNE IN PIAZZA CHIEDONO LA RIAPERTURA DEI VALICHI… dopo 40 giorni ininterrotti di chiusura dei
valichi di frontiera. ….almeno per le emergenze umanitarie. La chiusura del valico – sbarrato da ormai 41 giorni – è la
drammatica conseguenza del braccio di ferro tra le nuove autorità egiziane al potere dopo il rovesciamento nel luglio scorso
del presidente islamista Mohammed Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani, e la dirigenza di Hamas che controlla la
Striscia.….Dopo il colpo di stato con cui nel luglio scorso i militari egiziani hanno rovesciato Morsi, in Egitto e in particolare
nella penisola del Sinai si sono moltiplicati attacchi e attentati ai danni delle forze dell’ordine. Le autorità del Cairo puntano il
dito su Hamas – che al pari della Fratellanza è stata dichiarata ‘organizzazione terroristica’ – accusando il movimento islamista
di fornire sostegno bellico e logistico ai gruppi armati infiltrati nel paese e responsabili degli attacchi.[AdL]
ISRAELE SIRIA-19/03- RAID ISRAELIANI SUL GOLAN, COLPITE POSTAZIONI MILITARI. L’aviazione israeliana
ha messo a segno dei raid contro postazioni militari siriane nella notte, a poche ore di distanza da un’esplosione che ha
causato il ferimento di quattro soldati sulle alture del Golan occupato. Lo ha reso noto un portavoce militare israeliano
secondo cui i raid hanno colpito un’infrastruttura utilizzata per l’addestramento dei soldati, alcune sedi dell’esercito e dei
depositi sul versante siriano del Golan.Ieri il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva avvertito che Israele
avrebbe reagito all’esplosione, nella quel uno dei soldati coinvolti è stato gravemente ferito. “Riteniamo il governo del
presidente Bashar al Assad responsabile per quello che accade a partire dal suo territorio” ha aggiunto il ministro della Difesa
Moshe Yaalon, precisando che “se il regime continuerà a collaborare con gruppi terroristici intenzionati a colpire Israele, ne
pagherà le conseguenze”.Finora nessun commento ufficiale è stato diffuso dalle autorità di Damasco sull’accaduto. [AdL]
ISRAELE PALESTINA (vedi anche qui sotto a Palestina) [v.anche SGsMondo n.80 e prec.] -19/03- CISGIORDANIA:
PALESTINESE UCCISO DA FUOCO ISRAELIANO A SUD DI HEBRON. Militari israeliani hanno aperto il fuoco e ucciso
un adolescente palestinese di 19 anni nel distretto di Hebron, nel sud della Cisgiordania. Lo riferiscono fonti mediche e della
sicurezza, secondo cui il giovane è stato raggiunto da diversi proiettili, mentre cercava di scavalcare il muro di separazione
costruito da Israele nei pressi di Ramadin.Secondo i testimoni, i soldati non avrebbero lanciato alcun avvertimento prima di
fare fuoco.… Il suo corpo, sequestrato dai militari, non è stato ancora reso alle autorità palestinesi competenti.L’ennesimo
episodio di violenza si verifica due giorni dopo l’incontro tra il presidente palestinese Mahmud Abbas e il presidente degli Stati
Uniti, Barack Obama, alla Casa Bianca. Il leader americano aveva ricevuto nei giorni scorsi anche il premier israeliano
Benjamin Netanyahu, nel tentativo di riavviare i colloqui di pace, iniziati a luglio, arenatisi sugli argomenti più spinosi, come
la costruzione di nuove colonie, i confini del futuro stato palestinese, la sicurezza, il destino dei rifugiati palestinesi e lo status
di Gerusalemme.-20/03- GERUSALEMME, CHIUSO ACCESSO A SPIANATA MOSCHEE-Ucciso 15enne- Le autorità di
Gerusalemme hanno chiuso l’accesso alla Spianata delle moschee dopo gli incidenti scatenati dalla visita di Moshe Feiglin,
deputato del Likud ed esponente della destra israeliana più radicale. …Nei mesi scorsi, la destra religiosa e nazionalista,
guidata da Feiglin ha presentato un disegno di legge alla Knesset per togliere al Waqf, ministero che tutela i beni religiosi
islamici, il controllo della spianata. Intanto le autorità israeliane hanno autorizzato la costruzione di 186 nuovi alloggi per
coloni nella parte araba della città contesa: 40 a Pisgat Zeev e 146 ad Har Homa. Ieri, in un clima di tensione crescente,
l’esercito israeliano ha aperto il fuoco uccidendo un ragazzo palestinese di 15 anni nel villaggio di Al Ramadin, a sud di
Hebron. Secondo le autorità israeliane il giovane si era avvicinato con altri ragazzi al Muro in Cisgiordania allo scopo di
danneggiarlo. I palestinesi smentiscono questa versione a sostengono che il ragazzo intendeva raccogliere erbe aromatiche da
vendere.[AdL] -22/03 h13:50-4 palestinesi uccisi dalle forze israealiane a Jenin in un’operazione per l’arresto di un presunto
terrorista.(Tg7)-28/03 h23:36- Rinviata la liberazione dei prigionieri palestinesi concordata per domani…(Fr24) ISRAELE
GAZA USA- 04/04 h23:05- Mentre Kerry afferma che gli sforzi Usa per una mediazione hanno un limite, officine di
meccanica per auto e deposito Bus di Gaza vengono bombardati dall’aviazione israeliana, che ‘giustifica’ l’operazione con il
‘rischio’ di lancio di razzi.(Fr24) ISRAELE PALESTINA -04/04- PROCESSO DI PACE SEMPRE PIÙ A RISCHIO- Israele
ha annullato la liberazione dell’ultimo gruppo di prigionieri palestinesi, prevista nell’ambito dei colloqui di pace…. la
decisione è dovuta alla recente scelta dei vertici palestinesi di chiedere l’adesione a 15 organismi dell’Onu. …[FB] -04/04ISRAELE APPROVA COSTRUZIONE DI UN MUSEO A GERUSALEMME EST-Via libera del Ministero degli interni
israeliano per la costruzione di un museo archeologico nel quartiere palestinese di Silwan, nella Gerusalemme Est occupata.
L’annuncio è stato reso pubblico nel giorno in cui Israele ha deciso di annullare la liberazione del quarto gruppo di
prigionieri palestinesi, parte di un accordo per rilanciare il negoziato di pace.Il progetto, presentato dal comune di
Gerusalemme, prevede la costruzione di un palazzo di 1200 metri quadri per accogliere visitatori e turisti.Fin dal 1967, anno
dell’annessone unilaterale di Gerusalemme Est, il governo israeliano cerca di cacciare i palestinesi da questo quartiere
rifiutando loro il permesso di costruire nuove abitazioni e favorendo l’insediamento di coloni. -09/04- NETANYAHU
SOSPENDE INCONTRI ALTO LIVELLO CON I PALESTINESI …. La scorsa settimana l’Autorità palestinese aveva
presentato richiesta per il riconoscimento presso 15 organizzazioni Onu, in risposta il governo israeliano ha cancellato il
rilascio della quarta tranche di detenuti palestinesi in carcere, prevista alla fine del mese di marzo….-11/04- ISRAELE
BLOCCA VERSAMENTO DELLE TASSE AI PALESTINESI- Il governo israeliano ha congelato il trasferimento delle tasse
ai palestinesi, come parte di una serie di sanzioni contro l’Anp, per aver richiesto l’adesione a 15 trattati o convenzioni
internazionali. Israele, …Le misure, …, sono state bollate dal mediatore palestinese Saeb Erekat come un “furto dei soldi del
popolo palestinese” e una “violazione del diritto internazionale”. Israele riscuote le tasse per conto dei palestinesi e trasferisce
circa 80 milioni di euro al mese, pari a due terzi del bilancio dell’Autorità.[AdL] -14/04-HEBRON, UCCISO COLONO
ISRAELIANO... l’attacco “una risposta naturale ai crimini di Israele” pur non rivendicandone la responsabilità.[FB] -15/04HEBRON, POSTI DI BLOCCO E PERQUISIZIONI…A perdere la vita è stato un poliziotto di 40 anni, colpito a morte mentre
viaggiava in automobile insieme con la moglie e il figlio, entrambi feriti. A Hebron vivono 200.000 palestinesi. In città la
tensione è alimentata dalla presenza di circa 700 coloni, protetti costantemente dall’esercito israeliano.[VG]
ITALIA-22/03 h00:11- Migranti: 4500 soccorsi nel Canale di Sicilia e sbarcati, negli ultimi 3gg.(Fr24).-08/04- MIGRANTI:
PIÙ DI MILLE SOCCORSI NEL CANALE DI SICILIA-Nell’arco delle ultime 24 ore sono oltre mille i migranti soccorsi a
bordo di tre battelli partiti dalle coste settentrionali dell’Africa e rimasti in difficoltà nel Canale di Sicilia: si tratta, stando ai
dati della Marina militare, di 1049 migranti, fra cui 151 donne e 91 bambini, tre dei quali neonati, attesi in giornata nei porti di
Augusta (Siracusa) e Pozzallo (Ragusa).… Un’operazione, dal costo di circa 9 milioni di euro al mese, che ha consentito finora
12.000 vite. -08/04- RIFUGIATI: CENTRO ASTALLI, NEL 2013 DOMANDE di Asilo AUMENTATE DEL 60%- Sono
state 27.830, il 60% in più rispetto all’anno precedente, le domande d’asilo presentate in Italia nel 2013: lo evidenzia il
rapporto annuale del Centro Astalli secondo il quale sempre lo scorso anno le richieste avanzate in Europa – principalmente da
persone originarie della Siria – sono salite del 32%. Il rapporto sottolinea inoltre che il numero delle richiesta d’asilo è
nettamente inferiore al numero delle persone sbarcate ufficialmente sulle coste italiane, 42.925 nel 2013. Il Servizio di
accoglienza dei Gesuiti nell’arco dell’ultimo anno ha documentato 713 persone in condizioni di particolare fragilità che hanno
denunciato torture, abusi sessuali e altre forme di violenza. A destare maggiore preoccupazione, dice il Centro, “è che molto
spesso queste persone, pur tanto provate, non riescono ad accedere a misure di accoglienza adeguate”.-14/04- MIGRANTI,
SOCCORSI IN CENTINAIA NELLO STRETTO DI SICILIA- Sono 852 i migranti soccorsi nel fine-settimana nello Stretto di
Sicilia dai mezzi del dispositivo “Mare Nostrum”: …[FB].Tra -24 e 25/04- altri 1800 (TG7)
KENYA-17/03 h22:07- Mombasa:arresto 2 persone a bordo di auto carica di esplosivi.(Fr24) - 20/03-PROCESSO RUTO:
AUTORIZZATA ESTRADIZIONE GIORNALISTA ALLA CPI- Le autorità del Kenya hanno autorizzato l’estradizione del
giornalista Walter Barasa, accusato dalla Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aia di aver corrotto i testimoni nel processo a
carico del vicepresidente William Ruto, alla sbarra per crimini contro l’umanità. …Nel voto del dicembre 2007, da cui
scaturirono le violenze conclusesi con oltre 1300 morti e centinaia di migliaia di sfollati, Ruto e Kenyatta si trovavano su fronti
politici opposti. Dopo la loro elezione, in tandem, alle elezioni dello scorso anno, hanno più volte criticato l’intervento della
Cpi in quelli che definiscono “ affari interni al paese”.A causa del ritiro di alcuni testimoni chiave, anche il processo nei
confronti dell’attuale presidente Uhuru Kenyatta, allo stesso modo accusato di coinvolgimento nelle violenze post-elettorali del
2008, è stato rinviato a data da destinarsi. [AdL] [v.SGsMondo n.80 e prec.] -22/03 h00:17-Deputati decretano
provvisoriamente la legge sulla poligamia con o senza l’accordo delle donne.(Fr24). -24/03-ATTACCO AD UNA CHIESA A
SUD DI MOMBASA, IL RACCONTO DI UN MISSIONARIO - “Erano da poco passate le nove del mattino quando abbiamo
sentito i primi spari. Poi le urla e tanta gente che scappava dappertutto. La nostra comunità è sotto shock”: lo ha raccontato alla
MISNA padre Joseph Waithaka, missionario della Consolata a Likoni, sud di Mombasa, teatro ieri di un attacco armato ad una
chiesa evangelica. L’assalto, condotto da uomini armati durante la messa domenicale ha causato vittime e feriti tra i fedeli in
preghiera. “Le ultime informazioni circolate riferiscono di cinque morti e una ventina di feriti… Il Kenya è nel mirino dei
gruppi estremisti islamici, primo fra tutti Al Shabaab, da quando, nell’ottobre 2011, è intervenuto militarmente nel sud della
Somalia per sostenere il governo di Mogadiscio contro gli insorti. … “Ancora una volta ci troviamo a dover sottolineare che
l’Islam è una religione di dialogo e di tolleranza – hanno dichiarato in un comunicato i responsabili della comunità musulmana
– e non ha niente a che vedere con atti di odio nei confronti dei nostri fratelli”. [AdL] [v.SGsMondo n.80] -26/03-STRETTA
DEL GOVERNO, “TUTTI I PROFUGHI NEI CAMPI”- Tutti i profughi [somali] che si trovano nel territorio del Kenya
devono concentrarsi nei due principali campi del paese: lo ha ordinato il governo di Nairobi, pochi giorni dopo un attentato
contro una chiesa evangelica …. A Dadaab, in condizioni spesso molto difficili, vivono oltre 400.000 profughi. Nella gran
parte dei casi si tratta di somali fuggiti dalla guerra nel loro paese. Cittadini somali costituiscono anche una buona parte dei
circa 125.000 abitanti di Kakuma. Nell’ambito di misure definite “anti-terrorismo”, il governo keniano ha anche annunciato il
dispiegamento di 500 poliziotti a Nairobi e a Mombasa, la seconda città del paese.[VG] -01/04- PROCESSO KENYATTA
ALLA CPI SI APRIRÀ IL 7 OTTOBRE – Era stato più volte rinviato…[VV] [v.SGsMondo n.80 e prec.] -01/04- NAIROBI:
ESPLOSIONI NEL QUARTIERE SOMALO… almeno 6 vittime e 25 feriti peruna serie di esplosioni che ha colpito attività
commerciali in strade affollate …. nel quartiere sopranominato “la piccola Mogadiscio”, più volte bersagliato da simili
attacchi. Pur non essendo state ufficialmente rivendicate, le esplosioni di ieri sera sono state attribuite dalle autorità ai miliziani
somali di Al Shabaab…[VV] -CENTINAIA DI FERMI DOPO GLI ATTENTATI-Sono più di 650 le persone fermate dalla
polizia a Nairobi in relazione agli attentati che si sono verificati ieri sera a Eastleigh, il quartiere a maggioranza somala della
capitale del Kenya: …[VG]-ORDINANZA SUI RIFUGIATI SOMALI: “RISCHIA DI NUTRIRE IL RADICALISMO”.Una
misura per contrastare il terrorismo o un precedente pericoloso per i diritti dei rifugiati somali? In Kenya il dibattito sulla
ordinanza varata dal governo che impone a tutti i rifugiati presenti sul territorio nazionale di rientrare nei campi profughi è
aperto. La MISNA ne ha parlato con Emmanuel Kisiangani, ricercatore associato presso il Centro studi per la democrazia e la
sicurezza, Institute for security studies (Iss), di Nairobi.
La scorsa settimana il governo keniano ha diffuso l’ordinanza nei confronti dei rifugiati somali, ieri sera una serie di
autobombe nel quartiere, a maggioranza somalo, della capitale, Eastleigh hanno causato almeno sei morti. Vede un
collegamento tra le due cose?
Indubbiamente la comunità somala in questo momento è nell’occhio del ciclone. Ma non bisogna dimenticare che in passato la
“piccola Mogadiscio” di Nairobi era già stata teatro di episodi simili. Anche in quei casi, come adesso, non c’è stata
rivendicazione degli attacchi che hanno contribuito a far salire la pressione tra i cittadini somali, in parte accusati
dell’insicurezza crescente nel paese, e le autorità keniane, che fanno fatica a gestire la situazione.
Nello specifico, quanta gente è interessata dall’ordinanza? E quanti sono i rifugiati somali attualmente presenti in
Kenya?
Una bella domanda. Non credo che qualcuno lo sappia con certezza, neanche il governo. Si stima che siano più di un milione
su tutto il territorio, dei quali circa 400.000 a Dadaab il più grande campo profughi del mondo, nel nord est del Kenya, al
confine con la Somalia e oltre 125.000 a Kakuma, nel nord-ovest in una zona perlopiù desertica. Il resto, avrebbe trovato
rifugio nei pressi delle grandi città, dove è più facile ottenere un lavoro e vivere una vita dignitosa. Purtroppo la situazione nei
campi è al collasso e l’insicurezza, come dicono le statistiche, altissima. A questo si aggiunga che molti dei rifugiati che
vivono al di fuori dei campi sono veri e propri ‘fantasmi’: passati dalla frontiera senza alcuna registrazione, vivono senza
documenti e, di fatto, per il governo non esistono.
Cosa ha determinato, da parte del governo keniano, una decisione simile in questo momento?
La logica è quella della sicurezza nazionale. Si stima che una volta nei campi tutti i rifugiati sarà più difficile per i terroristi
somali intrufolarsi nel paese e mettere a segno attacchi come quello al Westgate Mall, del settembre scorso, o più di recente
l’assalto contro i fedeli in preghiera in una chiesa a Mombasa. In entrambi i casi, come già accaduto in passato, le autorità
sospettano che i terroristi – provenienti dalla Somalia e legati ad Al Shabaab – abbiano ricevuto assistenza logistica da
qualcuno della comunità somala in Kenya. Il nostro paese è nel mirino da quando le sue truppe hanno varcato la frontiera per
sostenere il governo di Mogadiscio, in lotta contro l’insurrezione armata di Al Shabaab, nell’ottobre 2011.
Ma prendendo un simile provvedimento non si rischia di far passare l’idea che tutti i rifugiati costituiscano una
potenziale minaccia per il paese?
Il rischio di alimentare la diffidenza nei loro confronti indubbiamente c’è. Alimentato dal fatto che il provvedimento chiede
anche ai cittadini keniani di ‘segnalare’ le eventuali violazioni da parte di rifugiati che, senza permesso, si trovino al di fuori
dei campi. A mio avviso, però, ancor più preoccupante è il rischio che un simile provvedimento alimenti il radicalismo delle
frange più giovani e spiani la strada alla propaganda di Al Shabaab che mira a far presa sui somali in Kenya. In tal caso
l’azione del governo si trasformerebbe in un boomerang per la sicurezza dei keniani.
Quali pene sono previste per i rifugiati che non dovessero obbedire all’ordinanza?
Non è chiaro se saranno passibili di arresto, ipotesi che oltretutto contrasterebbe con varie norme di diritto umanitario e
internazionale. E dato l’ampio dibattito creato intorno all’argomento e la levata di scudi pressoché immediata di numerose ong,
non so se il governo darà effettivamente seguito a questa misura, così controversa. Siamo sotto l’occhio dei riflettori: di sicuro
si tratta di una grossa sfida per il Kenya, e da come sarà affrontata, dipenderanno delicati equilibri e relazioni diplomatiche,
regionali e internazionali.
Cosa potrebbe fare, in alternativa, il governo keniano per proteggere la popolazione da nuovi attacchi?
Sicuramente aiuterebbe rafforzare la rete di intelligence sul territorio, piuttosto che puntare il dito su tutti i rifugiati in modo
indiscriminato. E creare condizioni di vita più dignitose nei campi, valutando – con l’ausilio degli organismi internazionali e
del governo di Mogadiscio – un programma per il loro rimpatrio volontario, a tappe, nelle zone della Somalia in cui il potere
centrale ha ripristinato il suo controllo.[AdL]
-02/04-MOMBASA: UCCISO NOTO ESPONENTE ISLAM RADICALE. -Abubaker Shariff Ahmed, alias “Makaburi”, … è
stato investito da una pioggia di proiettili fuori da un tribunale, quando da un’auto in corsa ignoti hanno sparato uccidendo
anche un giovane e ferendone altri due. Sheikh Makaburi era accusato di essere un terrorista e di aver reclutato giovani per gli
estremisti somali di Al Sahabaab; per questo, insieme ad un altro imam radicale ucciso nel 2012 era stato oggetto anche di
sanzioni da parte dell’Onu e degli Stati Uniti. Era fra l’altro noto per aver difeso l’attacco dell’anno scorso al centro
commerciale Westgate di Nairobi definendolo “giustificato al 100%”. [FB] -08/04- ANCORA ARRESTI A NAIROBI, ONU
CHIEDE DI TUTELARE RIFUGIATI -Sono più di 3000 gli arresti effettuati a Nairobi dalle forze di polizia nel quadro di
un’operazione “anti-terrorismo… a essere fermate sono state intere famiglie, con donne e bambini. …. Le retate sono state
favorite da un’ordinanza del governo che impone a tutti i rifugiati presenti sul territorio del Kenya di concentrarsi nei due
principali campi profughi del paese. Un provvedimento contestato, che ha suscitato l’allarme di organizzazioni non
governative e istituzioni internazionali impegnate nella difesa dei diritti umani. L’ultima presa di posizione è dell’Alto
commissario dell’Onu per i rifugiati (Acnur/Unhcr). …. l’Unhcr ha invitato il governo di Nairobi a “rispettare i diritti di tutte
le persone arrestate e di trattarle in modo umano e non discriminatorio”. … L’ordinanza vieta ai rifugiati e ai richiedenti
asilo di allontanarsi da Dadaab e Kakuma. Nei due campi, situati rispettivamente nel nord-est e nel nord-ovest del Kenya,
vivono nel complesso circa 525.000 profughi. [VG] -09/04- STRETTA SUI RIFUGIATI, PRIMI RIMPATRI IN SOMALIA
Il Segretario di gabinetto per la Sicurezza ha annunciato che 82 civili di nazionalità somala sono stati deportati nel loro paese
d’origine, …. “Le persone oggetto di rimpatrio sono state trovate prive di documenti o in possesso di identità false” …
consentito ai giornalisti e attivisti di accedere allo stadio di Kasarani, a Nairobi, convertito in centro di detenzione per le
migliaia di persone fermate tra venerdì e oggi.[AdL]
-10/04- SUI RIFUGIATI SOMALI:il VESCOVO DI MALINDI-Saliti a circa 4000 fino ad ora, i rifugiati fermati a Estleigh, la
‘Piccola Mogadiscio’ di Nairobi, …La MISNA ne ha parlato con monsignor Emmanuel Barbara, vescovo di Malindi.
Monsignore, cosa pensa del provvedimento voluto dal presidente Uhuru Kenyatta?
Le immagini circolate sulla stampa mostrano donne e bambini fatti salire sui camion e deportati, una cosa intollerabile. Anche
perché non si può assolutamente affermare che i somali, o i musulmani, siano coloro che fomentano le violenze nel nostro
paese, quindi non è giusto che siano tutti a pagare per le colpe di pochi. D’altro canto è pur vero che l’Islam radicale costituisce
un problema con cui la comunità musulmana deve fare i conti. La sicurezza è una priorità per il paese e i suoi abitanti, ma non
deve essere assicurata ledendo ai diritti e alle libertà altrui.
Come è stato accolta sulla costa, unica regione a maggioranza islamica del Kenya, la nuova ordinanza?
Non ci sono state manifestazioni o disordini, nonostante il clima di tensione ancora diffuso in seguito all’uccisione dell’imam
Abubaker Shariff Ahmed ‘Makaburi’, appena due settimane fa. Molti imam moderati hanno chiesto che non ci fossero
rappresaglie e che i giovani non scendessero per strada e fortunatamente la direttiva è stata seguita. Il radicalismo è malvisto
dalla maggior parte della comunità musulmana, soprattutto dai grandi uomini d’affari che gestiscono la costa, poiché le
tensioni e l’insicurezza hanno fatto crollare gli introiti del commercio e minano il settore turistico, vitale per questa regione.
In sostanza, quindi, si tratta di un problema interno alla comunità?
Cristiani e musulmani in Kenya hanno sempre vissuto in armonia. Ma è innegabile che sempre più spesso i luoghi di culto
cristiani vengano fatti oggetto di attacchi e che molte delle armi e degli esplosivi siano stati ritrovati nelle case o nei centri
islamici. Alcune moschee funzionano da ‘collettori’ per un certo tipo di persone che stanno operando con l’obiettivo esplicito
di destabilizzare il paese e interrompere questa convivenza pacifica.
Perché molti degli arresti sono stati effettuati e Eastleigh?
Il quartiere somalo di Nairobi è diventato a tutti gli effetti una ‘piccola Mogadiscio’ anche nel senso che ha riprodotto, in
miniatura, le problematiche e i conflitti tra clan tipici della Somalia. La mano dura del governo arriva dopo innumerevoli
avvertimenti e più di un attentato come quello in cui, di recente, sono rimaste uccise sei persone. Le autorità hanno ritenuto che
non si potesse tollerare oltre la presenza di una ‘mini Somalia’ con tutto quello che comporta, nel cuore della capitale.
Finora però non ci sono prove certe del coinvolgimento di rifugiati nelle operazioni terroristiche al Westgate o a
Mombasa…
Questo è il vero nodo della questione. In Kenya la corruzione è capillare anche tra le forze dell’ordine che, quindi, perdono di
credibilità agli occhi dell’opinione pubblica. Il modo in cui sono state gestite le indagini sull’attacco al Westgate, nel settembre
scorso, ne sono un esempio. Al tempo stesso mi pare lecito da parte delle autorità, chiedere che chiunque viva qui abbia uno
status riconosciuto e una identità registrata. La sicurezza dei cittadini è responsabilità del governo.
Non teme che il nuovo provvedimento comporti il rischio di aumentare l’estremismo tra i giovani?
È più di un rischio, è una minaccia seria. Alcuni deputati hanno già mosso accuse in questo senso al governo, ma credo che la
questione sia troppo importante per il futuro stesso del Kenya, per diventare oggetto di strumentalizzazioni politiche. Bisogna
restare uniti e mantenere la lucidità per evitare al nostro paese una deriva fatale e garantire, al tempo stesso, che i controlli e la
messa in pratica delle nuove leggi non si tramuti nell’abuso dei più deboli.[AdL]
-15/04- RIFUGIATI SOMALI: LE CHIESE, TUTELARE I DIRITTI UMANI- “Le attuali operazioni in corso in alcuni
quartieri di Nairobi non devono essere confuse con ‘spedizioni punitive’ nei confronti di alcune etnie o religioni, ma vanno
eseguite nel rispetto di tutti con l’obiettivo comune di contrastare terrorismo e altre forme di crimini”: lo ha sottolineato il
cardinale John Njue in una conferenza stampa nella chiesa di Tutti i santi della capitale keniana. …. i vertici delle Chiese
keniane hanno diffuso un appello alla “moderazione” e al “rispetto delle dignità individuali” in occasione del messaggio per la
prossima Pasqua. “Pur condividendo l’urgenza alla lotta contro il terrorismo, chiediamo alle forze di sicurezza di gestire le
operazioni senza mai perdere di vista i diritti umani; la dignità della vita deve sempre rimanere una priorità” … La voce della
comunità cristiana va ad aggiungersi a quelle delle organizzazioni internazionali e per i diritti umani che hanno aspramente
criticato la deriva autoritaria delle istituzioni keniane nei confronti della comunità somala. …, da quando le forze dell’ordine
hanno iniziato i rastrellamenti, le attività commerciali nella zona sono crollate del 75%. I residenti inoltre accusano la polizia
di corruzione e di approfittare delle nuove leggi varate dal governo, “per chiedere tangenti ai commercianti e ai cittadini di
origine somala”.[AdL] -03/04-GIOIELLI DAGLI E-WASTE, LA SCOMMESSA DI UN RAGAZZO DI STRADAOrecchini, bracciali e collane alla moda, utilizzando rifiuti elettronici: è l’idea che ha consentito a un orfano keniano di
cambiare la sua vita. David Nderitu, di 16 anni, ha sviluppato il progetto grazie all’aiuto degli assistenti sociali … Le sue
creazioni, originali e di tendenza, sono fatte utilizzando pezzi di vecchi pc, microprocessori e telefoni cellulari rinvenuti nelle
discariche elettroniche, che sempre di più inquinano il territorio keniano e africano. …Grazie ad una spiccata manualità, il
ragazzo, che oggi frequenta le scuole medie, è capace di creare anche 30 pezzi alla settimana. Anche se i suoi prodotti non
sono ancora penetrati nei mercati più grandi, gli sponsor della Penn State University negli Stati Uniti comprano grandi quantità
delle sue creazioni dopo ogni visita annuale al centro. “Un paio di orecchini venduti all’estero frutta circa 1000 scellini a fronte
dei 300 guadagnati a livello locale” spiega David, auspicando di poter un giorno contribuire alle attività dei centri per
l’infanzia e la formazione dei giovani di strada.[AdL]
LAOS -17/03- Pressioni sui cristiani di un villaggio perché abbandonino la fede… I fedeli cristiani laotiani che abitano nel
villaggio di Natahall, nel distretto di Phin, all’interno della provincia di Savannakhet (Laos meridionale) stanno lottando
duramente per difendere il diritto, costituzionalmente garantito, di professare la fede cristiana, nonché il diritto di proprietà
sulle loro case. Come appreso da Fides, otto famiglie cristiane del villaggio, dopo una campagna di intimidazioni e violenze
che va avanti da oltre tre mesi, hanno fatto appello ai responsabili dell’Ufficio per gli affari religiosi del distretto di Phin, senza
ricevere alcuna risposta. L’11 marzo Amka, il capo del villaggio, insieme con agenti della polizia distrettuale, ha convocato le
8 famiglie cristiane. I funzionari schernivano i cristiani, invitandoli ad abbandonare la loro fede cristiana, affermando che si
tratta di “una fede straniera, degli americani”. Il capo del villaggio ha anche preparato i documenti per trasferire le 8 famiglie,
dicendo che “non c’è posto per loro a Natahall”, ma i cristiani hanno detto che non intendono muoversi. Per costringerli a
convertirsi, il capo del villaggio ha pubblicamente dichiarato che i cristiani “saranno ritenuti responsabili per qualsiasi morte o
evento avverso che avverrà fra gli abitanti di Natahall”. Infatti, secondo gli anziani del villaggio, professare una fede diversa
dal culto animista indigeno viola antichi costumi e credenze e può avere effetti nefasti. L’ordine di sfratto per le famiglie
cristiane risale già al 2 dicembre 2013. Le famiglie hanno deciso di non cedere e di sollevare il caso a livello provinciale e
nazionale, affermando il loro diritto, garantito dalla Costituzione, di professare una fede secondo coscienza, e la libertà di culto
per tutti i cittadini laotiani. In una nota inviata a Fides, l’Ong “Human Rights Watch for Lao Religious Freedom” (HRWLRF)
esorta il governo laotiano a far rispettare la libertà religiosa come previsto dalla Carta costituzionale e dalla Convezione
internazionale Onu sui diritti civili e politici, ratificata dal Laos nel 2009. (PA) (Agenzia Fides 17/3/2014) [Ulteriori
provvedimenti persecutori nel corso a gennaio-maggio e settembre 2013 sempre in Ag.Fides]
-31/03- CRESCE L’OPPOSIZIONE PER FERMARE LA DIGA XAYABURI -39 organizzazioni non governative, fra cui
Wwf ed esponenti della società civile che operano in Thailandia, Cambogia, Vietnam e Australia, con una dichiarazione
rilasciata oggi hanno chiesto che i lavori iniziati per la costruzione di una diga che prevede la realizzazione di una centrale
idroelettrica per una potenza di circa 1,300 megawatt, siano sospesi e il progetto chiuso entro febbraio 2015. La dichiarazione
arriva a pochi giorni di distanza dall’incontro programmato questa settimana tra i capi di stato della Regione del fiume
Mekong (Mrf) che discuterà sulla cooperazione regionale delle acque fluviali. “La Cambogia e il Vietnam non hanno mai
approvato la costruzione della diga a Xayaburi. Ora è arrivato il momento che essi esprimano chiaramente il loro parere prima
che sia troppo tardi” ha affermato Kraisak Choonhavan, ex presidente della Commissione per gli Affari Esteri del Senato
thailandese. L’accordo sul Mekong (Mekong Agreement, 1995), firmato da Laos, Cambogia, Thailandia e Vietnam, vieta la
costruzione di qualsiasi progetto di sfruttamento delle acque del fiume Mekong senza il consenso degli altri paesi.
Per il governo del Laos il progetto, finanziato da un gruppo di sei banche thailandesi per un totale di 3,8 miliardi di dollari,
non è fuori discussione. Già realizzato per il 30%, dovrebbe entrare in funzione entro il 2019. Il governo della Thailandia ha
già prenotato il 95% dell’energia che verrà prodotta. La dichiarazione delle organizzazioni afferma che la costruzione della
diga Xayaburi è potenzialmente uno dei progetti più dannosi del mondo. La sua realizzazione minaccerà l’ambiente, le scelte
di uno sviluppo sostenibile, la cooperazione regionale e soprattutto sottrarrà la sicurezza di cibo a decine di migliaia di
persone che oggi vivono di pesca e di agricoltura basata sull’ecosistema del fiume Mekong …INOLTRE:-09/04- DIGA DON
SAHONG, PER ESPERTI AD ALTO RISCHIO SISMICO -La diga Don Sahong, a Xayaburi, … non doveva essere costruita
perché la zona è ad alto pericolo sismico. Esiste il 30% di possibilità per terremoti di portata media ed il 10% per terremoti con
magnitudo superiore ai 7 (XII grado Mcs) nei prossimi trenta anni. Nel 2007 ci fu un terremoto di magnitudo 6,3 nella zona di
Xayaburi e nel 2011 ci furono nella zona due terremoti,uno 48 Km. e l’altro a 60 Km. Più a nord, in Myanmar, nel 24 marzo
2011 un terremoto di magnitudo 6,9 causò la morte di 151 persone. …. A conclusione del Secondo Incontro dei Paesi del
Fiume Mekong ( Myanmar, Laos, Thailandia, Cambogia, Vietnam), tenutosi a Ho Chi Minh, Vietnam, il 5 aprile scorso, i
leader dei vari paesi hanno riaffermato il loro impegno per un uso sostenibile delle acque del Mekong e per proseguire, in
tempi brevi, con gli studi necessari per risolvere i pericoli che possono nascere dalla costruzione della diga … [PL] -09/04CRESCONO GLI INVESTIMENTI, A PARTIRE DA QUELLI GIAPPONESI … non solo per quanto riguarda le sue ingenti
risorse forestali e idriche, ma anche per la crescente affidabilità delle sue infrastrutture e la sua posizione geografica. …. Ad
attrarre iniziative straniere verso il Laos, sottopopolato e senza sbocchi al mare, sono anche fattori esterni, come il crescente
costo del lavoro nella Repubblica popolare cinese e le incertezze politiche in Thailandia, associate alla difficoltà di affrontare
fenomeni naturali negativi, come dimostrato dalla devastante alluvione del 2011. A conferma delle potenzialità la Banca
asiatica per lo sviluppo proietta una crescita del 7,3% per il 2014 in lieve rallentamento dal 7,6% del 2012. [CO]
LIBERIA -20/03-CORRUZIONE E INQUINAMENTO, IL PETROLIO FA PAURA …Pene severe per i corrotti e una
moratoria sulle concessioni sono le richieste emerse dal “dialogo nazionale” su una nuova legge relativa allo sfruttamento del
petrolio: … le consultazioni si sono tenute in tutte e 15 le regioni tra dicembre e gennaio. Nella richiesta di pene severe, fino
alla condanna a morte, si esprimerebbe il timore che come accaduto in Nigeria e in altri paesi del Sud del mondo la scoperta di
giacimenti di idrocarburi non garantisca sviluppo e determini invece corruzione, inquinamento e nuove povertà. ….
Contenute in un rapporto presentato questa settimana, le raccomandazioni dovrebbero portare a emendamenti di un disegno di
legge tuttora all’esame dei deputati. …[VG]
LIBIA [v.anche pregressi in SGsMondo n.80] -10/03- SU PETROLIO NUOVO BRACCIO DI FERRO TRA GOVERNO E
RIBELLI … per la petroliera nord-coreana Morning Glory, ancorata da sabato nel porto di al Sedra (o al Sidra), ad est di
Tripoli, … quattro navi delle forze libiche “stanno aspettando fuori dal porto” e “si stanno preparando all’uscita della
petroliera” per scortarla verso un altro terminal portuale, dove sarà fermata per controlli a tappeto “prima che esca dalle
acque territoriali libiche”. … Dallo scorso agosto gli insorti hanno il controllo dei tre principali porti orientali con l’obiettivo
dichiarato di ottenere maggiore autonomia nella gestione delle risorse petrolifere... I blocchi delle attività petrolifere hanno
fatto calare la produzione quotidiana del 50%, causando perdite milionarie allo Stato. La vicenda del porto di al Sedra si
inserisce in un contesto di grande insicurezza in tutto l’est della Libia, dove sono attivi anche gruppi armati stranieri, e nel sud,
teatro di violenti tensioni tra comunità. Anche la situazione politica appare sempre più incerta con un braccio di ferro aperto tra
il Congresso generale nazionale (parlamento) e il governo di Ali Zeidan. -11/03- BLOCCATA NAVE ‘ILLEGALE’, FORZA
SPECIALE PER PORTI PETROLIFERI- “Le forze della Marina militare e i rivoluzionari hanno intercettato la petroliera
Morning Glory e la stanno conducendo verso un porto controllato dallo Stato”: con un comunicato diffuso sul suo sito internet,
il Congresso generale nazionale (Cgn, parlamento) ha annunciato la conclusione della ‘crisi’ al porto di al Sedra, aperta lo
scorso fine settimana… Mentre si conclude la vicenda della nave nord-coreana, un rapporto pubblicato dall’Onu denuncia
“l’anarchia” che regna in Libia e “l’aggravarsi” delle violenze. “Viene attuata una campagna senza sosta di omicidi mirati,
attentati e esplosioni (…) ma siamo molto preoccupati dall’escalation di violenza che la scorsa settimana ha colpito anche il
parlamento. Alcuni utilizzano la violenza per raggiungere obiettivi politici” ha detto Stéphane Dujaric, portavoce dell’Onu.
Secondo il rapporto, l’aumento “allarmante” degli attacchi ai danni dei civili è la conseguenza diretta “dell’assenza di accordo
politico per la ricostruzione dell’esercito libico”. Il rappresentante dell’Onu in Libia Tarek Mitri denuncia la “spartizione del
paese tra i vari gruppi armati che impongono le proprie leggi”.[VV]. -11/03- ZEIDAN SFIDUCIATO, DESIGNATO NUOVO
PREMIER ‘AD INTERIM’-Il parlamento di Tripoli ha votato poco fa la sfiducia al primo ministro Ali Zeidan una volta
appresa la notizia che la nave cisterna battente bandiera nord-coreana Morning Glory, carica di petrolio, (venduto dai ribelli
della Cirenaica che controllano l’impianto) avrebbe forzato un blocco navale riuscendo a raggiungere il mare aperto. Con
124 voti favorevoli su 194, il Congresso libico ha deciso la rimozione di Zeidan e la sua sostituzione ‘ad interim’ con il finora
ministro della Difesa, Abdullah al-Thinni. … La Morning Glory è la prima nave ad aver caricato petrolio da uno dei tre grandi
porti dell’est occupati dai ribelli dallo scoppio della rivolta separatista contro il governo centrale, l’estate scorsa. [FB] -12/03FORZE GOVERNATIVE AVANZANO VERSO PORTI PETROLIFERI DELL’EST… [VG] - “PORTI LIBERI ENTRO
DUE SETTIMANE”, ULTIMATUM AI RIBELLI … Ad annunciarlo è stato il presidente del parlamento che è anche capo di
stato maggiore delle forze armate libiche…[VV]-13/03 h22:27- Zeidan, in Germania,afferma che rientrerà in Libia e respinge
le accuse di corruzione.(Fr24). -17/03- BLITZ AMERICANO, BLOCCATA LA PETROLIERA MORNING GLORY- Le
forze speciali della marina americana hanno preso il controllo della petroliera Morning Glory … Lo ha reso noto il Pentagono
precisando che “nessuno si è ferito durante l’operazione, avviata sulla base di una richiesta dei governi di Tripoli e di Cipro”.
L’abbordaggio e la successiva presa di controllo della nave, da parte di marines americani, è stato autorizzato dal presidente
Barack Obama ed è avvenuto verso le 2 del mattino in acque internazionali a sud di Cipro... Non è ancora chiaro a chi fosse
destinato il carico di greggio… La sospensione delle esportazioni di oro nero nei tre principali terminal petroliferi dell’est ha
provocato un netto calo delle entrate petrolifere nelle casse dello Stato e un crollo della produzione a 250.000 barili al giorno,
contro 1,5 milioni in passato. [AdL] -17/03 h22:05- Bengasi: 7vittime [salite a 10 con 20 feriti(Misna 18/03)] in esplosione di
autobomba.(Fr24) -19/03- ESPORTAZIONE ILLEGALE DI PETROLIO, SANZIONI DALL’ONU- Alzano il tono i 15 Stati
membri del Consiglio di sicurezza nei confronti di chi esporta illegalmente petrolio dalla Libia. Oltre ad esprimere una “ferma
condanna”, una risoluzione approvata all’unanimità della massima istituzione Onu prevede “sanzioni internazionali” nei
confronti di quelle navi che caricheranno greggio esportato illegalmente dai porti libici. Il testo autorizza gli Stati membri ad
attuare ispezioni in mare aperto di tutte quelle imbarcazioni sospette segnalate dalle autorità di Tripoli al comitato Onu
incaricato di monitorare l’attuazione di sanzioni internazionali contro la Libia… [VV]-22/03 h00:17-Aeroporto di Tripoli
bloccato per lancio 2 razzi sulla pista.(Fr24)-25/03- Le autorità di Tripoli rilasceranno l’equipaggio a bordo della petroliera
Morning Glory (vedi 04/04) sequestrata da uomini armati e recuperata al largo delle acque di Malta dai marines americani. Lo
hanno reso noto oggi, precisando che tre sequestratori resteranno in carcere mentre il resto delle persone a bordo, marinai del
Pakistan, dell’India, della Siria e del Sudan saranno “rilasciati ed espulsi dal paese”. -28/03- Gli istruttori dell’Arma dei
Carabinieri hanno portato a termine presso il centro di formazione di Tripoli, l’addestramento di trentuno militari libici della
polizia di frontiera. …nelle tecniche di reazione ad una imboscata e nella gestione e coordinamento delle attività di
evacuazione di feriti. Svolgeranno compiti di sorveglianza dei confini e di protezione dei pozzi di petrolio. [AdL] -31/03-
APPROVATA LA LEGGE ELETTORALE, VOTO PIÙ VICINO … Sulla base del testo approvato nel fine-settimana dai
deputati del Congresso generale nazionale, gli aspiranti parlamentari potranno candidarsi a titolo individuale e non in
rappresentanza di partiti politici. Le elezioni dovrebbero tenersi nei prossimi mesi, anche se non è stata ancora fissata una data.
L’attuale legislatura doveva concludersi a febbraio. La decisione dei deputati di estenderne il mandato ha suscitato polemiche e
proteste, sfociate all’inizio di marzo in un assalto alla sede dell’assemblea da parte di un gruppo di manifestanti. [VG]-04/04VERSO LA RIAPERTURA TERMINAL PETROLIFERI IN CIRENAICA- Potrebbero essere sbloccati a giorni i terminal
petroliferi della Cirenaica sequestrati da gruppi armati che accusano il governo di corruzione sulla vendita di greggio e di
marginalizzare l’est del paese. … Un ruolo chiave, spiegano osservatori, è stato inoltre giocato dalla procura generale che ha
ordinato la scarcerazione dei ribelli a bordo della Morning Glory (v 25/03)…[AdL] -07/04- In segno di protesta per la
decisione dal Congresso generale nazionale (Cgn) di estendere il mandato dei deputati, scaduto lo scorso 7 febbraio, un
gruppo di non meglio identificati attivisti della società civile ha indetto uno sciopero ed altre iniziative nella città orientale di
Bengasi . Bloccata la strada tra il centro e l’aeroporto internazionale. I manifestanti hanno inoltre costretto alla chiusura
università, alcune scuole pubbliche, banche e il porto.[VV] -07/04-RIAPERTI DUE TERMINAL PETROLIFERI DELLA
CIRENAICA… [VV] -10/04-ESERCITO RIPRENDE CONTROLLO DI DUE TERMINAL PETROLIFERI… L’intesa
raggiunta fra le parti prevede inoltre che nell’arco di quattro settimane si trovi una soluzione per sbloccare anche altri due scali
marittimi, Ras Lanouf e Al Sedra.[FB] -14/04- PRIMO MINISTRO AL THINNI SI DIMETTE… in seguito ad un agguato ai
danni della sua famiglia, nella serata di sabato, … aveva ricevuto l’incarico di formare un governo appena una settimana fa.
…Al Thinni era subentrato ad Ali Zeidan, sfiduciato con l’accusa di non saper gestire l’instabilità e la crisi petrolifera nel
paese.[AdL] -15/04- RAPITO A TRIPOLI L’AMBASCIATORE DELLA GIORDANIA… Dalla caduta del regime di
Muammar Gheddafi nel 2011, le rappresentanze diplomatiche sono regolarmente prese di mira dalle innumerevoli milizie
armate attive nel paese. Dal 21 marzo non si hanno più notizie di un funzionario dell’ambasciata di Tunisia, rapito a Tripoli.
Lo scorso gennaio 5 diplomatici egiziani sono stati trattenuti 2 giorni da alcuni miliziani. [VV] -16/04- IMPIEGATA
SICUREZZA AMBASCIATA USA SFUGGE ferita A RAPITORI…[FB] -17/04-RAPITO A TRIPOLI altro DIPLOMATICO
TUNISINO… [VV]
MADAGASCAR -13/03- NEL 2013 IMPORTAZIONI RECORD DI RISO… sono raddoppiate, raggiungendo quota 410.000
tonnellate…Le importazioni record vengono ricollegate a scarse piogge e alle successive invasioni di cavallette che hanno fatto
diminuire del 12% la produzione nazionale dell’isola rispetto all’anno precedente. Alle avversità climatiche e ambientali si
aggiungono fattori strutturali che pesano negativamente su una produzione agricola vitale per la popolazione, tra le più grandi
consumatrici di riso al mondo con 111 chili l’anno pro capite. …“In Madagascar si è creata una situazione paradossale per cui
l’importazione di riso costa meno rispetto al consumo di riso locale” …. Fino agli anni 70’ del secolo scorso la grande isola
africana dell’Oceano indiano riusciva addirittura ad esportare i suoi eccedenti di riso. A distanza di 40 anni i tre quarti dei
malgasci che vivono e lavorano in zone agricole, le più estese, dichiarano di non produrre quantità sufficienti per sfamare la
propria famiglia…Inoltre la crisi del settore risicolo è da ricollegare alle successive crisi politiche ed istituzionali che hanno
ridotto ai livelli minimi gli interventi pubblici a favore dei contadini, ma non solo. Per non parlare degli aiuti allo sviluppo
della comunità internazionale sospesi in più occasioni dopo colpi di Stato e cambiamenti di potere considerati ‘non
democratici’…Oggi il 76% della popolazione non consuma la quantità minima di calorie stabilita da organizzazioni sanitarie
internazionali e circa il 50% dei bambini di meno di cinque anni soffre di malnutrizione.[VV]-28/03- DOPO 5 ANNI, PAESE
REINTEGRATO NELLA Organizzazione internazionale della Francofonia (Oif), che riunisce una sessantina di paesi, …
“Dopo cinque anni di crisi politica e istituzionale, il Madagascar si è impegnato risolutamente per una normalizzazione della
vita politica e il ritorno dell’ordine costituzionale” …“Dobbiamo restare al fianco degli attori politici e della società civile del
Madagascar in questa fase ancora delicata per contribuire al radicamento della pace, della democrazia, e consentire il ritorno
allo sviluppo”.[FB]-11/04- IL NUOVO PRIMO MINISTRO È UN MEDICO…di 67 anni…Christophe Laurent Kolo Roger,
…, si è formato professionalmente in Svizzera e poi in Francia. Pur non essendo iscritto ad alcun partito, è ritenuto vicino al
presidente.La complessità delle trattative per la formazione dell’esecutivo è apparsa legata all’esigenza di un compromesso tra
Rajaonarimampianina e le forze più legate ad Andry Rajoelina, ex sindaco di Antananarivo salito al potere con un golpe nel
2009 e restato in carica fino alle elezioni del dicembre scorso.-18/04- COSTITUITO NUOVO GOVERNO…30 ministri di
Stato e un segretario di Stato: secondo alcune indiscrezioni della stampa malgascia, è pronta la nuova squadra del governo del
primo ministro Roger Kolo. …Come anticipato qualche giorno fa da Roger Kolo, medico tornato in patria nel 2013 dopo 30
anni all’estero, sarà un esecutivo di “apertura”, di “riconciliazione nazionale”, …[VV]
MALAWI -17/03- DISORDINI E VITTIME AL COMIZIO DELLA PRESIDENTE BANDA… durante gli incidenti sono
morte 2 persone. Nel mirino della polizia sono finiti l’assistente personale e il capo della sicurezza di Peter Mutharika, figlio
dell’ex presidente Bingu wa Mutharika nonché principale candidato dell’opposizione alle elezioni presidenziali in programma
il 20 maggio. ….Subito dopo la conclusione del comizio militanti del suo Democratic People’s Party (Dpp) hanno aggredito
alcuni sostenitori di Banda. Nel tentativo di disperdere i militanti un poliziotto ha aperto il fuoco, uccidendo un giovane.
L’agente è stato poi colpito a morte dai compagni della vittima. In Malawi le elezioni si preannunciano contestate. Banda
cerca un nuovo mandato nonostante difficoltà economiche e uno scandalo corruzione che rischiano di intaccarne la
popolarità. Mutharika punta alla presidenza nonostante sia accusato di “alto tradimento” per un presunto tentativo di golpe
orchestrato dopo l’improvvisa scomparsa del padre, nell’aprile 2012.[VG]
MALDIVE -24/03- VOTO COMBATTUTO, AVVANTAGGIATO PARTITO PRESIDENTE… il principale partito
d’opposizione ha ammesso la sua sconfitta, ma insieme ribadito le accuse all’attuale maggioranza di avere ancora una volta
manovrato per negare un risultato alternativo.Il Partito democratico maldiviano (Mdv) ha con questo voluto criticare
l’allontanamento da parte della Corte suprema del capo della Commissione elettorale e del suo vice a sole due settimane dal
voto. Una decisione che ha lasciato la commissione con soli tre membri e aperto le porte a gravi difficoltà nel verificare la
regolarità del voto. Al punto che lo stesso presidente Abdullah Yameen, il cui Partito progressista delle Maldive appare in testa
nei sondaggi, aveva espresso dubbi sulla legalità delle operazioni di voto.… il Ppm avrebbe 34 seggi nell’assemblea che ne
conta complessivamente 85, e i suoi alleati nell’attuale coalizione ne avrebbero 21. All’Mdv, guidato da Mohamed Nasheed,
icona della lotta per la democrazia nel paese isolano dopo 30 anni di potere presidenziale di Maumoon Abdul Gayoom e altri
sei di difficile transizione, che avrebbe raccolto le preferenze nella capitale Male e nella circoscrizione meridionale di Addu,
sarebbero andati 24 seggi. …. Osservatori indipendenti parlano di elezioni dallo svolgimento regolare ma anche della
compravendita di voti che, se non affrontata propriamente, metterebbe a rischio le prospettive democratiche del paese. Sabato
si sono recati alle urne circa 240.000 dei 330.000 abitanti dell’arcipelago.[CO]
MALESIA -03/04- BORNEO, DUE TURISTE STRANIERE RAPITE DA UOMINI ARMATI… nel Singamata Reef Resort,
centro turistico nella stato orientale malese di Sabah… Gao Huayun, 29enne di cittadinanza cinese…, è stata prelevata dalla
sua stanza e costretta a salire su un’imbarcazione che si è allontanata velocemente. Contemporaneamente, è stata sequestrata
una cittadina filippina 40enne, impiegata nella stessa struttura turistica… L’episodio, che si colloca in un periodo di rapporti
già tesi da Malesia e Repubblica popolare cinese a causa della scomparsa l’8 marzo del volo della Malaysian Airlines diretto
verso Pechino, evidenzia ancora una volta l’insicurezza di questa regione, che lo scorso anno è stata teatro di un conflitto
prolungato tra centinaia di guerriglieri che reclamavano il controllo sul Sabah del sultano di Sulu (che risiede nel vicino
arcipelago filippino) e le forze di sicurezza malesi. Famosa per la sua bellezza selvaggia e la varietà degli ambienti sottomarini,
la regione attrae turisti da tutto il mondo, ma il suo relativo isolamento ne rende difficile il controllo. Inoltre si pone in un’area
ricca di tensioni. Nell’aprile 2000, un gruppo di guerriglieri musulmani filippini del gruppo Abu Sayyaf rapì in un altro centro
turistico sull’isola di Sipadan 21 persone, tra cui 10 turisti europei e mediorientali portandoli sull’isola filippina di Jolo. La
vicenda si risolse nel settembre successivo con un’azione di forza delle truppe di Manila che liberarono gli ostaggi senza che
fosse pagato l’ingente riscatto richiesto o liberati islamisti e guerriglieri incarcerati. -04/04- FILIPPINE MALESIA- I
MILITARI SULLE TRACCE DELLE DUE STRANIERE RAPITE … sono i guerriglieri del gruppo di Abu Sayyaf, già
responsabili in passato di operazioni del genere nella stessa area, con lo scopo di finanziare la loro lotta che coniuga
estremismo influenzato dall’esperienza di Al Qaeda e richiesta di indipendenza per le aree musulmane del Sud filippino.
….Si pensa che i rapitori abbiano trovato rifugio a Simunul, cittadina nell’arcipelago di Tawi-Tawi, a oltre mille chilometri
dalla capitale Manila ma a soli 145 chilometri dalla località del rapimento. Una distanza percorribile in circa un giorno con una
imbarcazione con motore fuoribordo, come quelle usate abitualmente per azioni dei militanti ma anche dei contrabbandieri
assai attivi nelle aree marittime confinarie tra Filippine, Malesia e Indonesia. …Nonostante un numero di militanti ridotto a
poche centinaia, il gruppo continua ad essere una minaccia e nelle sue mani restano ancora diversi ostaggi, in alcuni casi da
anni. Tra questi due europei appassionati di bird-watching sequestrati nel 2012 nelle Tawi-Tawi. [CO] -15/04-[v.SGsMondo
nn.80 e 79] - NUOVA LEGGE PER L’USO CORRETTO DEI VERSETTI DEL CORANO- Una nuova legge per porre ordine
nell’impiego di scritte commerciali che fanno uso di versetti coranici sarà introdotta nel paese allo scopo di evitarne l’uso
inappropriato. L’emendamento della Legge 1986 (Printing of Quranic Text), ha affermato il ministro degli Interni Datuk Seri
Ahmad Zahid Hamidi, è già pronto e sarà presentato in parlamento entro fine anno. L’emendamento, ha detto il ministro, ha
l’intento di fermare i musulmani dall’abuso di versi del Corano usandoli come “azimat” (talismani) al fine di migliorare i
propri affari e commercio… La necessità di nuove norme è dovuta anche al fatto che molti usano falsi “hadiths” (dettitradizioni) e false interpretazioni come il movimento anti-hadiths. Allo stesso modo alcuni politici fanno uso di versetti del
Corano per incitare all’odio… Le dichiarazioni del ministro sono giunte negli stessi giorni in cui, nel paese, si svolgono le gare
annuali di recita del Corano e particolare attenzione viene data non solo alla musicalità dei testi recitati a memoria ma anche ai
contenuti e al loro significato per la vita quotidiana di ogni buon musulmano. [PL]
MALI [vedi pregressi a SGsMondo n.80] -11/03-SUL DIALOGO CON BAMAKO I RIBELLI TUAREG SI DIVIDONO
Si spacca il Movimento nazionale per l’indipendenza dell’Azawad (Mlna), gruppo armato di matrice tuareg che si batte per
l’autodeterminazione del nord del Mali. A guidare la scissione è Ibrahim Ag Mohamed Assaleh, che ha accusato i suoi ormai
ex compagni di ostacolare il negoziato con il governo di Bamako… [VG] -19/03- COALIZIONE POPOLO AZAWAD,
NUOVO GRUPPO TUAREG- Si chiama Coalizione del popolo dell’Azawad (Cpa) il nuovo movimento “politico-militare
ribelle tuareg” creato da Ibrahim Ag Mohamed Assaleh, ex dirigente dello storico Movimento nazionale di liberazione
dell’Azawad (Mnla), dal quale è ufficialmente uscito pochi giorni fa… Nelle ultime ore a suscitare critiche nella capitale
maliana è la visita fatta la scorsa settimana a Mosca da una delegazione dell’Mnla. Al rappresentante speciale del presidente
russo Vladimir Putin abbiamo portato “il messaggio e la sofferenza del popolo dell’Azawad” ha confermato il segretario
generale della ribellione, Bilal Ag Acherif. L’ambasciatore russo a Bamako è stato convocato dal ministro maliano degli Esteri
al quale ha ribadito “l’attaccamento di Mosca all’integrità territoriale” del Mali. Ma più che alla nuova scissione all’interno
della ribellione tuareg, la stampa locale ed internazionale riferisce del trasferimento “per motivi di sicurezza” di esponenti
della giunta incriminati nel caso dei “berretti rossi” da Bamako a Sélingué, località a 150 chilometri a sud della capitale. Tra
questi c’è il capitano golpista, Amadou Haya Sanogo, responsabile del colpo di stato del 22 marzo 2012. Il trasferimento dal
capo dei ‘berretti verdi’, i militari golpisti, è stato confermato dalle autorità giudiziarie che temevano “interferenza nella
inchiesta in corso”. Nel frattempo un’apposita commissione sta studiando da vicino i conti del defunto Comitato militare per
le riforme dell’esercito: dalle casse mancano circa 3 miliardi di franchi cfa. Oltre le accuse di “rapimento, omicidio,
complicità in omicidio”, Sanogo potrebbe essere incriminato anche per corruzione e appropriazione indebita di fondi
pubblici. -14/03- 3 milioni di dollari per allestire i siti di accantonamento dei ribelli del nord: è quanto previsto da un accordo
firmato tra le autorità di Bamako e la missione Onu ….Ai lavori di preparazione a un futuro dialogo nazionale inclusivo
partecipano delegazioni del Movimento arabo dell’Azawad (Maa) e dell’Alto consiglio per l’unità dell’Azawad (Hcua). E’
invece assente il principale gruppo ribelle tuareg, il Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla). -26/03- ….
XXIII anniversario della caduta del regime di Moussa Traoré (1968-1991). Arrivato al potere con un colpo di stato, il regime
di Traoré è stato una delle pagine più buie della storia recente del Mali. Nel 1993 è stato condannato a morte per l’uccisione di
300 dimostranti pro-democrazia e nel 1999 per crimini economici. Tuttavia il suo successore Alpha Oumar Konaré ha
commutato la sentenza in ergastolo e ha successivamente concesso la grazia a Traoré. -28/03- SI INSEDIA ALTA CORTE,
VERSO PROCESSO A EX PRESIDENTE… “è tutto pronto per processare l’ex presidente Amadou Toumani Touré”,
accusato di “alto tradimento”… Primo caso sul tavolo dell’Alta corte sarà quello dell’ex capo di Stato ”, destituito con un
colpo di stato militare nel marzo 2012 dopo essere rimasto al potere per dieci anni. … rifugiato in Senegal dallo scorso anno,
che dovrebbe estradarlo. L’ex presidente nonché ex capo suprema delle forze armate è accusato di “alto tradimento” per “aver
facilitato la penetrazione e l’istallazione di forze straniere sul territorio nazionale,senza opporvi alcuna resistenza”. In piena
crisi armata contro i gruppi ribelli tuareg ed islamisti che hanno occupato la regione settentrionale dell’Azawad per 18 mesi,
Touré si sarebbe reso responsabile di “distruzione o danneggiamento volontario di mezzi a disposizione della difesa nazionale”
… -20/03- Una quarantina di jihadisti, di cui alcuni capi ribelli, sono stati uccisi in operazioni di sicurezza delle forze francesi
Serval nel nord del paese. A riferire il bilancio è il ministro della Difesa di Parigi, Jean-Yves Le Drian, confermando la morte
di Ould Hamaha, capo storico di Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi). “In Mali la guerra di liberazione è terminata ed è
stata vinta” ha assicurato Le Drian, avvertendo che “non è invece ancora terminata la lotta al terrorismo in questo paese e nel
nord del Niger”. -07/04- NOMINATO NUOVO PRIMO MINISTRO, CONSULTAZIONI IN CORSO. Moussa Mara, 39 anni,
già alla guida del dicastero dell’Urbanismo, è stato nominato nuovo primo ministro, poche ore dopo l’uscita di scena del suo
predecessore Oumar Tatam Ly…. A Bamako sono in corso consultazioni per arrivare “in tempi brevi” alla composizione
completa dell’esecutivo. La stampa maliana ha sottolineato che Moussa Mara, ragioniere, già sindaco di Bamako, ha la
“reputazione di un uomo rigoroso”.Il banchiere 50enne Oumar Tatam Ly, in carica da sette mesi, ha spiegato la sua decisione
con “punti di vista divergenti con la presidenza che riducono le mie capacità a far fronte alle sfide”. [VV] -04/04-EBOLA: IN
ISOLAMENTO 3 CASI SOSPETTI.- …[v.Sopra Africa West-Ebola].[FB] -18/04- LIBERI …i 5 operatori umanitari
sequestrati nei pressi di Gao a febbraio… gli operatori, 4 dei quali dipendenti del Comitato internazionale della Croce Rossa e
tutti di nazionalità maliana, sono stati liberati nel corso di un’operazione militare nei pressi della città di Timbuctù… [VG]
MAROCCO SPAGNA-18/03 h22:30-Assalto di un migliaio di migranti verso la enclave spagnola di Melilla. Ca 500
riescono ad entrare; numerosi i feriti per il pesante intervento della polizia marocchina.(Fr24). MAROCCO SIRIA-25/03L’Alto commissariato Onu per i rifugiati ha criticato il governo di Rabat per aver rifiutato l’ingresso a 15 rifugiati siriani, che
sono stati imbarcati su un volo diretto in Turchia. Secondo l’Unhcr le autorità marocchine fanno scontare ai profughi siriani
l’attivismo politico di alcuni tra loro, in violazione dei trattati internazionali sul diritto all’asilo e all’assistenza umanitaria.
MAROCCO -27/03-PREZZI TROPPO BASSI, FORNAI IN SCIOPERO DA RABAT A CASABLANCA…. allo sciopero
hanno aderito circa l’80% dei fornai a Rabat e nel nord del paese…Il prezzo del pane sovvenzionato è attualmente di 1,20
dirham, circa 10 centesimi di euro. I fornai chiedono che sia aumentato almeno a 30 centesimi. Con 8,5 milioni di tonnellate
all’anno, il Maghreb è il primo importatore africano di cereali dalla Francia. I prezzi della farina sovvenzionata dipendono,
ovviamente, dagli accordi commerciali …con l’ex potenza coloniale.[AdL] -07/04- Circa 10.000 persone hanno partecipato
ieri a Casablanca a una “marcia nazionale di protesta e di difesa del potere d’acquisto, per la dignità, la libertà e la giustizia
sociale”. L’iniziativa è stata indetta dai tre principali sindacati del regno del Nord Africa, tra cui l’Unione marocchina del
lavoro (Umt), con l’obiettivo dichiarato di “fare pressione sul governo”. Il primo ministro Abdelilah Benkirane ha annunciato
l’apertura di un “dialogo sociale” per il 15 aprile. [VV] -11/04- COSMETICI ‘HALAL’ PER AUMENTARE L’EXPORT…
Le norme islamiche infatti, a differenza di quanto si creda, non valgono solo a tavola. La differenza tra haram, ovvero ciò che è
tassativamente proibito dalla sharia, e halal va oltre il cibo e anche un rossetto o un mascara possono essere vietati. “All’inizio
ci siamo concentrati su prodotti alimentari halal. Ma quando abbiamo partecipato a fiere all’estero, abbiamo scoperto che i
cosmetici ricoprono un posto importante nel mercato halal internazionale “ ha spiegato il responsabile del dipartimento di
produzione dell’Istituto marocchino di normalizzazione (Imanor), Mekki Kabaj …Il settore registra un giro d’affari di 560
milioni di dollari in tutto il mondo, forte di una base di consumatori di quasi due miliardi di persone distribuite in 100 diversi
paesi e con trend demografici in costante crescita. Anche la Francia possiede una propria collezione con il marchio ‘Jamal’
che propone alle donne di fede islamica tutti cosmetici ‘halal’ dalla produzione fino al confezionamento… [AdL]
MESSICO -10/03-ALTRO DURO COLPO AL NARCOTRAFFICO. Dato per morto oltre tre anni fa, è stato in effetti ucciso
in uno scontro con le forze di sicurezza federali nello stato occidentale di Michoacán, Nazario “el Chayo” Moreno, capo di un
violento cartello della droga locale. Moreno, che si faceva chiamare “el más loco”, era stato il fondatore del cartello ‘La
Familia’ …Alla rottura di ‘La Familia’, alcuni alleati di Moreno avevano recuperato la parte più consistente e forte della
banda, ribattezzandola “Caballeros Templarios”, il cartello oggi forse più temuto del Messico… [FB] -08/04- ONDATA DI
VIOLENZA NEL ‘REGNO’ DEI CARTELLI DELLA DROGA… Fonti governative hanno riferito di 17 morti, di cui due
donne, nella sola giornata di domenica in scontri armati tra diverse fazioni nelle località di Tampico e Madero. …. Dal 2010
nel Tamaulipas si scontrano due cartelli già alleati, quello del Golfo e quello degli Zetas, causando decine di migliaia di
vittime.[VV] -MICHOACÁN, LOTTA FRONTALE AI ‘NARCOS’… tre giorni dopo l’arresto del ministro dell’Interno
locale, Jesús Reyna García, per sospetti legami con la criminalità organizzata… -11/04- TAMAULIPAS, FAIDA PER IL
CONTROLLO DEL NARCOTRAFFICO. Una faida fra boss del cartello della droga del Golfo per appropriarsi di un’area
portuale strategica per il narcotraffico verso gli Stati Uniti, stando alla versione delle forze di sicurezza, sta facendo alzare la
tensione Tamaulipas, lungo la frontiera nordorientale. In meno di una settimana, 28 persone sono state uccise … Fra il 2010 e
il 2012 Tamaulipas ha vissuto un clima di terrore anche con l’eccidio di 72 migranti centroamericani accompagnato al
ritrovamento di fosse comuni con centinaia di cadaveri. … negli ultimi 4 … la cattura dei suoi principali capi e dalla guerra
senza quartiere contro gli ex alleati del cartello degli Zetas, gruppo fondato da militari d’elite disertori. Il cartello è stato
decapitato l’agosto scorso con l’arresto del suo massimo capo, Mario Armando Ramírez, … Ma la violenza colpisce anche
l’area settentrionale di Tamaulipas, lungo la frontiera di 370 km che lo separa dagli Stati Uniti, attraverso la quale transita il
30% del commercio internazionale messicano… -18/04- DROGA: DOPO “EL CHAPO”, COME CAMBIA IL CARTELLO
DI SINALOA. Un veterano del narcotraffico messicano ha preso il controllo del cartello di Sinaloa riuscendo a evitare una
faida per la successione dopo la cattura di Joaquín “El Chapo” Guzmán, il pluriricercato boss della droga arrestato a febbraio.
…L’arrivo di Zambada, 66 anni, era del resto scontato, stando ad esperti di lotta alla droga: 66 anni, proveniente dalla ‘vecchia
scuola’ del narcotraffico ha lavorato a lungo al fianco del “Chapo” dentro il cartello più importante del Messico nel trafficare
stupefacenti verso gli Stati Uniti e il resto del mondo. Gli inquirenti ritengono che i due figli trentenni del boss catturato gli
potrebbero comunque dare del filo da torcere: “Vogliono stare in società con Zambada al 50%, ma questo probabilmente non
gli riuscirà” hanno riferito fonti di polizia alla stampa messicana… --10/04- GOVERNO CONDANNA ESECUZIONE IN
TEXAS. “Il governo del Messico esorta nuovamente gli Stati Uniti ad adottare azioni effettive che impediscano che lo stato del
Texas, o qualsiasi altro, porti a termine l’esecuzione di qualsiasi cittadino messicano in violazione della sentenza Avena e dei
suoli obblighi internazionali”: così l’esecutivo messicano ha reagito all’esecuzione di Ramiro Hernández, 44 anni, condannato
per omicidio, ucciso ieri con un’iniezione letale in una prigione del Texas… nonostante la sentenza della Corte internazionale
di giustizia che un decennio fa ha chiesto agli Stati Uniti la revisione di 51 casi per violazioni dei diritti consolari dei
condannati in base alla Convenzione di Vienna del 1963, ratificata da 175 paesi, inclusi gli Usa. Il caso di Hernández era uno
dei 51. -12/03- MICHOACÁN: ARRESTATO CAPO “AUTODIFESE CIVILI” Presunta partecipazione a un duplice
omicidio: questo il capo d’accusa per cui è stato arrestato Hipólito Mora, leader e portavoce dei gruppi di “autodifesa” nella
area della Tierra Caliente, nel violento stato occidentale di Michoacán. Secondo gli inquirenti, Mora avrebbe partecipato
all’assassinio di almeno altri due personaggi di spicco delle autodifese nonché ex membri dei Caballeros Templarios, il cartello
della droga contro il quale i gruppi di civili armati si sono costituiti… Lunedì Mora era stato costretto a lasciare in elicottero la
località di la Ruana, nel comune di Buenavista, a seguito di minacce ricevute da un altro gruppo di “autodifesa”, composto da
400 persone e guidato da Luis Antonio Torres... Le “autodifese” sono cominciate a crescere numericamente dallo scorso anno
riunendo produttori agricoli e commercianti vessati dalla criminalità, di fronte all’inefficacia delle forze di sicurezza.
Combattono principalmente i Caballeros Templarios, un cartello che, con connotati anche di setta religiosa, traffica in droghe e
minerali ma pratica anche estorsioni, sequestri, stupri. [v.SGsMondo n.80] -31/03- OPPOSIZIONE UNITA CONTRO
LEGGE SULLE TELECOMUNICAZIONI... un disegno di legge che giudicano una minaccia per la libertà d’informazione
nonché “una pretesa autoritaria e di evidente protezione dell’attuale schema di monopolio della televisione”. -17/03SCOPERTO UN CAMPO PREISPANICO PER IL GIOCO DELLA “PELOTA” … l’antico gioco della “pelota”, della palla.
È accaduto a Maxcanú, a 65 km da Mérida, nello stato sud-orientale di Yucatán, in un cantiere aperto nei terreni della
Universidad Tecnológica del Poniente (Utp). …. Indizi fanno datare il complesso al periodo cosiddetto “Clásico Temprano”
(dal 250 a.C. al 600 d.C.). Il complesso è composto da due edifici paralleli lunghi 19 metri e larghi 7 separati da uno spazio
centrale di 6 metri. … Alcuni contadini della regione Maya dello Yucatán collegano i campi di “pelota” a riti che
accompagnavano la stagione agricola e ritengono, fra l’altro, che servissero a celebrare la rinascita del dio mais. [FB]
MOZAMBICO[v.anche SGsMondo n.80] -01/04- ELEZ. PRESIDENZIALI, SCELTO CANDIDATO MOVIMENTO
DEMOCRATICO-Daviz Simango, 50 anni, sindaco della città portuale di Beira, è il candidato del Movimento democratico del
Mozambico (Mdm), terza forza politica sullo scacchiere nazionale, alle presidenziali del 15 ottobre. Lo hanno riferito fonti di
stampa mozambicana, precisando che in vista del prossimo voto mancano ancora all’appello gli ex ribelli della Renamo. Il
principale partito di opposizione sarà presumibilmente rappresentato da Afonso Dlhakama. Il mese scorso la scelta del Fronte
di liberazione del Mozambico (Frelimo, alla presidenza) è caduta sul ministro della Difesa Felipe Nyussi, uno degli alleati più
stretti del capo di Stato uscente Armando Guebuza. [VV] -02/04- VERSO LE ELEZIONI, TRA VIOLENZE E INTESE PER
IL DISARMO [RENAMO]. Sottoscrivono accordi ma continuano a sparare: fonti della MISNA in Mozambico sintetizzano in
questo modo i rapporti, in apparenza contraddittori, tra il partito di governo e gli ex ribelli divenuti prima forza di opposizione
dopo la fine della guerra civile nel 1992… -18/04-EX RIBELLI TRATTANO INTEGRAZIONE IN ESERCITO… Secondo il
rappresentante del governo Gabriel Muthisse, la disponibilità espressa dalla Renamo è “un enorme passo avanti nel dialogo”.
In Mozambico la guerra civile si è conclusa nel 1992. Negli ultimi due anni, però, militari e combattenti della Renamo si sono
scontrati più volte nella regione centrale di Sofala.[VG]
MYANMAR[v.anche SGsMondo n.80] -18/03- IN VIGORE LA PRIMA LEGGE SULL’INFORMAZIONE… La legge,
elaborata da professionisti dell’informazione in base a un decreto presidenziale del 2012, consoliderà e garantirà la ritrovata
libertà degli organi d’informazione, sostanzialmente liberalizzati nell’ultimo biennio. La nuova legge prevede la libertà da
qualsiasi censura e il diritto per gli operatori dell’informazione di accedere alle fonti e ai documenti ufficiali non segretati e
prevede un Consiglio della stampa, indipendente, ma parzialmente sotto il controllo del parlamento... Contemporaneamente, è
stata oggi approvata la legge sulla registrazione di tipografie e editori che obbliga ciascuno stampatore a chiedere un’apposita
licenza al ministero dell’Informazione. Una condizione che ha solleva in molti il timore che possa trasformarsi in strumento di
controllo sui contenuti. -25/03- INIZIATA LA “LUNGA MARCIA” CONTRO LA DIGA DI MYITSONE. Ci vorranno
almeno 70 giorni perché la marcia iniziata dalla capitale commerciale Yangon, prossima all’estremo sud, arrivi dopo 1200
chilometri sul sito della diga di Myitsone, nello stato Kachin, a nord. L’intento del centinaio di partecipanti partiti domenica
scorsa dal monumento-simbolo del Myanmar, la Shwe Dagon, la grande pagoda dorata al centro della tradizione buddhista, è
di sensibilizzare sul rischio che la diga (la maggiore prevista sul corso del fiume Irrawaddy, che percorre il paese per tutta la
sua lunghezza) porrebbe agli ecosistemi e alla popolazione. L’itinerario è stato scelto perché l’iniziativa possa avere il maggior
impatto possibile, per costringere governo e investitori a sospendere il progetto… il gruppo cinese che coordina i lavori, China
Power Investment, sta cercando di convincere in tutti i modi il governo a riprendere le attività, suscitando forte opposizione in
molti settori dell’opinione pubblica. A conferma delle preoccupazioni per i potenziali danni dell’impianto, un rapporto di pochi
mesi fa dell’organizzazione International Rivers che aveva criticato la valutazione di impatto ambientale, considerandola
parziale e localizzata solo sull’area dei lavori, mentre l’impianto, se completato, avrebbe un impatto di rilievo fino a centinaia
di chilometri di distanza lungo il fiume… Se completata, la serie di sbarramenti sull’alto corso dell’Irrawaddy, dal costo di
oltre 2,5 miliardi di euro, dovrebbe produrre un’ingente quantità di energia esportata però al 90% verso la Cina. Il timore è che
la costruzione possa riprendere dopo le elezioni politiche e presidenziali del 2015 e per questo gli oppositori hanno esteso le
azioni contro l’impianto.-28/03- FORZE ARMATE, FRENO A SVILUPPO DEMOCRATICO. Tradizione di dominio e
interessi consistenti dei militari influenzano ancora le loro azioni e si riflettono non solo sulla realtà quotidiana del paese, ma
rischiano anche di bloccarne la crescita democratica e le necessarie riforme: nel loro complesso, le forze armate rappresentano
ancora una minaccia per la popolazione civile e lo sviluppo democratico. A sostenerlo è il Centro per i diritti umani della
Scuola di Diritto della prestigiosa università statunitense di Harvard Policy Memorandum: ….Nel migliaio di pagine del
lavoro, sono pubblicate decine di interviste con sopravvissuti di azioni militari e diversi ex soldati. Tutto il materiale è riferito
alle offensive militari nel Myanmar orientale nel periodo 2005-2008. Molte le uccisioni di donne, bambini e anziani derivate
dall’ordine di sparare a vista dato dai comandanti in molte situazioni. Le testimonianze descrivono anche esecuzioni sommarie,
l’uso di mine in centri abitati e bombardamenti indiscriminati su villaggi e terreni agricoli… Proprio ai paramilitari che hanno
sparato per disperdere una folla di buddhisti nazionalisti che mercoledì notte ha attaccato le sedi di ong impegnate nell’aiuto ai
musulmani di etnia Rohingya nello stato di Rakhine, sarebbe da addebitarsi la morte di una bambina di 11 anni rimasta uccisa
da un proiettile nella sede del Programma alimentare mondiale nella città di Sittwe.[CO] -31/03-INIZIATO IL CENSIMENTO
PER DARE UN FUTURO AL PAESE… (il primo dal 1983) …I dati forniranno nuove informazioni complessive su nascite,
occupazione, etnia, religione e migrazione. Saranno raccolti in dodici giorni e resi noti agli inizi del 2015. La scelta di
sostenere un censimento strettamente tecnico, senza prevedere i risvolti “politici” offerti dai dati su etnia, migrazione e
religione, ha comunque aperto discussioni e scontri ancor prima del suo inizio. …. lo scorso febbraio l’International Crisis
Group (Icg), organizzazione internazionale non governativa formata allo scopo di prevenire i conflitti, aveva fatto presente al
governo e agli esperti delle Nazioni Unite i rischi insiti nelle 41 domande presenti nella scheda del censimento, giudicate
troppo complicate e potenzialmente pericolose. Il Myanmar è un paese che per la complessità dei gruppi etnici presenti e per la
storia ancora recente in cui i vari gruppi etnici pensano di essere stati manipolati dal governo a scopo politico, costituisce, nella
regione, un caso sociale e politico particolare.-11/04-PROBLEMI E CONTESTAZIONI, CENSIMENTO PROROGATO. E’
stato esteso fino alla fine di aprile il tempo per completare il censimento nazionale che doveva concludersi ieri, 10 aprile, …
Nel Kachin e nel vicino Shan, regioni presso il confine cinese, dove gli scontri tra forze governative e ribelli (Kia e Kio)
continuano regolarmente fin dal giugno 2011, la raccolta dati è stata sospesa. L’area è abitata da diversi gruppi etnici,
Kachin, Shan e Palaung. Anche gli scontri di questi giorni , secondo le agenzie di aiuto presenti nella zona, hanno disperso
circa 1000 persone, ospiti presso il campo rifugiati di Lagat Yang, est Kachin. “ I maestri incaricati di raccogliere dati nello
stato Kachin sono stati fermati dai ribelli Kia (Forze Armate per l’Indipendenza del Kachin), ha spiegato l’ufficiale
governativo, saranno quindi necessarie nuove trattative con i capi Kia e il ministero dell’Immigrazione per permettere di
completare il censimento nelle aree controllate dalla guerriglia”. Maggiori problemi si sono registrati nello Stato Rakhine
(nord Arakan) dove le autorità locali, sotto pressione della maggioranza buddista che aveva minacciato di non partecipare
alla raccolta dei dati, ha vietato alla minoranza musulmana, presente nella regione, di registrarsi con il nome etnico
Rohingya. Nel paese, per il governo, il gruppo etnico Rohingya non esiste; esistono solo immigrati musulmani immigrati dal
vicino Bangladesh. Questa scelta, contestata fortemente dalla comunità internazionale e dall’Agenzia delle Nazioni Unite
(Unfpa) che ha partecipato alla preparazione del censimento dando assistenza tecnica, ha escluso centinaia di migliaia di
persone che da secoli vivono nel paese.[PL]-27/03-SEDI DI ONG STRANIERE ASSALTATE DA GRUPPI ESTREMISTI
Le sedi di alcune organizzazioni non governative straniere attive per l’assistenza della minoranza musulmana Rohingya
nello stato occidentale di Rakhine sono sotto attacco da ieri da parte di centinaia di buddhisti… La notte scorsa le forze di
sicurezza hanno sparato in aria per disperdere una folla che aveva assaltato tre edifici prendendoli di mira con il lancio di pietre
e questa mattina la situazione si è ripetuta. Minacciati i proprietari delle case affittate a organizzazioni straniere, mentre la
polizia ha bloccato l’accesso alla strada dove sono concentrate le iniziative delle Ong ma non ha impedito un ulteriore lancio di
pietre… il 27 febbraio a Medici senza Frontiere era stato ritirato il permesso di operare nel Rakhine, poi in parte ripristinato
anche per la pressione internazionale, con l’eccezione delle aree maggiormente interessate dalle violenze.-01/04-ONG
DENUNCIANO RISCHIO CRISI UMANITARIA PER ROHINGYA… Occorre, sostengono, arrivare a separare gli interessi
economici, i contrasti inter-etnici e i giochi politici dalle esigenze umanitarie, altrimenti i 140.000 Rohingya di religione
musulmana attualmente in campi profughi all’interno del Myanmar continueranno a correre gravi pericoli, come pure quelli
che convivono in condizioni sovente precarie in comunità sparse tra i birmani… se non ci saranno interventi concreti entro due
settimane le riserve di cibo e di acqua nei campi profughi si esauriranno e almeno 20.000 persone saranno a serio rischio. Un
rischio accentuato dalla difficile situazione medica e sanitaria… Dal giugno 2012 le violenze istigate da estremisti buddhisti
hanno provocato 280 morti e gravi danni alle proprietà dei musulmani, sia quelli di etnia Rohingya nelle regioni al confine con
il Bangladesh sia quelli di origine birmana delle regioni centrali. Successivamente, gli interventi umanitari sono stati
politicizzati e strumentalizzati, con rischi crescenti per il personale impegnato nell’assistenza ai profughi. Proteste contro le
ong, intimidazioni e minacce si sono susseguite con frequenza. Medici senza Frontiere, l’organizzazione più attiva sul piano
medico-sanitario, è stata espulsa dallo stato di Rakhine per avere smentito le affermazioni ufficiali sulle vittime delle azioni
degli estremisti buddhisti e per avere utilizzato Rohingya tra il suo personale.[CO] -04/04- NEL SILENZIO
INTERNAZIONALE IL DRAMMA DEI ROHINGYA- Oltre 800.000 persone, Rohingya, sono state private di cibo e di
assistenza sanitaria dopo che gli operatori stranieri di alcune organizzazioni internazionali tra cui Medici senza Frontiere (Msf),
il Programma Alimentare Mondiale (Wfp), l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (Who), hanno dovuto lasciare le aree dello
Stato di Rakhine. Ai 140.000 Rohingya che vivono nei campi senza possibilità di allontanarsi, di procurarsi lavoro e
sopravvivono solo grazie al cibo, all’acqua e all’assistenza umanitaria che vengono loro distribuite, si uniscono altri 700.000 ,
fuori dei campi. Nel censimento nazionale iniziato alcuni giorni fa e che si concluderà il 10 aprile, a loro è stato negato di
registrarsi con la loro identità di Rohingya. Su questa grave situazione della minoranza etnica Rohingya che da secoli vive nel
Myanmar, MISNA offre una parziale trascrizione dell’intervista rilasciata ieri all’emittente Press TV da Sarnata Reymolds,
consulente capo della ong Refugees International, in cui l’esperta ricostruisce la persecuzione sistematica della minoranza
etnica Rohingya da parte della maggioranza Buddista in Myanmar, nell’indifferenza di gran parte della stampa internazionale.
Sappiamo che gli operatori delle organizzazioni di aiuto nello Stato Rakhine sono stati mandati via con la forza dopo
che squadre di manifestanti li hanno assaliti accusandoli di aiutare solo i musulmani. Ora alcuni dicono che il
governo è responsabile per queste azioni avendo espulso dalla zona Medici senza Frontiere, accusati di aver curato
vittime del massacro contro i Rohingya. Qual è la sua opinione al riguardo ?
E’ ovvio che il governo del Myanmar ha la responsabilità di far si che l’assistenza data sia giusta e sicura. In questo momento
questo non avviene nell’area di Sitway (città al nord dello Stato Rikhine/Arakhan) poiché gli operatori e le loro strutture sono
stati assaliti. Non ci sono scuse per questi fatti e il governo ha la responsabilità di assicurare il loro ritorno perché la
popolazione Rohingya ha necessità di cibo e di assistenza medica per sopravvivere. Essi devono ritornare in fretta, sicuri di
non essere continuamente minacciati.
Quale la sua opinione sul censimento in corso nel paese ?
Il censimento doveva svolgersi in conformità con le norme internazionali. Il governo aveva detto molto chiaramente che lo
avrebbe fatto e le Nazioni Unite speravano che ciò venisse fatto. Invece sta accadendo che i Rohingya non possono registrasi
con la loro identità e così non possono essere inclusi nel censimento che, di conseguenza, non registrerà tutta la gente e alla
fine i conti non saranno corretti né credibili secondo le norme internazionali.
Come mai il Fondo per la Popolazione delle Nazioni Unite (Unfpa) prima di decidere di cooperare per il censimento
con il governo del Myanmar non ha chiesto che la legge 1982 che riconosce 135 gruppi etnici presenti nel paese,
escludendo i Rohingya, venisse abrogata o modificata ?
Questa è una buona domanda. La Unfpa è coinvolta nel censimento ma non è, a mio modo di vedere, una organizzazione che
interviene sulle leggi nazionali, e su come queste vengono applicate o stilate. Senz’altro doveva esprimersi in proposito e, per
quanto ne so, il governo ha detto pubblicamente che avrebbe collaborato perché il censimento seguisse le norme internazionali.
Ora ciò non sta avvenendo.
Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace, è stata messa in questione sul suo ruolo tenuto su questo argomento.
Conosciuta e stimata in occidente per la sua lotta per i diritti umani, fino ad ora è rimasta in silenzio sul problema
dei Rohingya. Alcuni sostengono che una sua parola farebbe scoppiare il problema e la situazione dei Rohingya
riempirebbe le prime pagine della stampa internazionale. Perché non ha ancora parlato?
Questi sono problemi strutturali, storici, profondamente e politicamente radicati. Non ho discusso con lei di questo problema
per cui non so perché lei non ne abbia ancora parlato chiaramente. Quello che posso dire è che dovrebbe essere una priorità
della comunità internazionale, dovrebbe essere sulle prime pagine della stampa di ogni paese e, certamente, dovrebbe essere tra
le priorità sull’agenda degli ufficiali di ogni governo che parlano ed interagiscono con i rappresentanti del governo birmano.
-09/04- RIFUGIATI ROHINGYA, TORNANO GLI OPERATORI STRANIERI... Le violenze, causate da gruppi buddisti
Rakhine, che hanno accusato gli operatori stranieri di occuparsi e favorire solo i musulmani, aveva fatto intervenire il
Segretario stesso delle Nazioni Unite. Ban Ki-moon, telefonando al presidente del Myanmar, U Thein Sein, aveva chiesto di
impegnarsi per la protezione dei civili , degli operatori stranieri e per un loro rapido ritorno… Il cambio di tono del governo
avviene dopo che alle richieste di molte organizzazioni internazionali e alle pressioni di diverse ambasciate si è nuovamente
unita la richiesta delle Nazioni Unite che, in toni molto duri ieri ha affermato che i fatti recentemente accaduti sono” gli ultimi
di una lunga storia di discriminazione e persecuzione contro la comunità Rohingya che potrebbe essere identificata come
crimini contro l’umanità”. Quando, il 27 marzo scorso, gli operatori hanno dovuto abbandonare la zona, le strutture dei loro
uffici e delle loro case sono state quasi completamente distrutte… La sospensione degli aiuti internazionali ha fatto mancare
l’accesso all’assistenza medica a circa 800.000 Rohingya che vivono nel nord dell’Arakhan in situazioni precarie, tra cui
140.000 rinchiusi nei campi di rifugiati. -11/04- Msg BO, NO A LEGGI CONTRARIE AI DIRITTI FONDAMENTALI.
Monsignor Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, ha affermato che le proposte di leggi sulla “ protezione della razza e
della religione” non sono necessarie e invita il governo a non interferire sui diritti degli individui nel scegliere la propria
religione. Alcuni mesi fa, il movimento nazionalista, denominato 696 e guidato da monaci buddisti, ha invitato alcuni esperti a
preparare la bozza di una nuova legge che regoli matrimoni interreligiosi, conversioni religiose e crescita della popolazione...
Il mese scorso, l’organizzazione per i Diritti Umani (Hrw) ha incontrato il presidente del parlamento birmano facendo presente
che la proposta mette in questione la libertà e l’autonomia delle donne di dare vita ad una famiglia secondo una propria scelta.
“ E’ scioccante, ha detto il direttore di Hrw, vedere l’introduzione di una così evidente discriminazione nel cuore della legge
famigliare birmana”. Il pacchetto finale delle proposte di legge dovrebbe essere pronto per maggio. Il presidente Thein Sein
non si è ancora pronunciato. Con le elezioni previste per il prossimo 2015 e la pressione di così tante firme raccolte fino ad
oggi la decisione politica non è facile. Pareri contrari sono stati espressi da molti. Tra le personalità, tra cui anche monaci
buddisti, e i partiti che si oppongono c’è anche Aung San Suu Kyi che ha definito la proposta di legge “una violazione dei
diritti delle donne e dei diritti umani”.“La conversione è una libertà individuale – afferma l’arcivescovo di Yangon – non
possono forzare un individuo a passare da una religione all’altra…[PL]
-07/04-Cammino difficile verso la democrazia. Dopo 3 anni che il presidente Thein Sein ha iniziato un programma di riforme
per dare al paese una nuova direzione più aperta e più democratica, oltre l’80% delle persone intervistate(3.000) in una
inchiesta, svolta tra la fine dello scorso dicembre e la fine di febbraio di quest’anno e rilasciata la scorsa settimana
dall’organizzazione International Republican Institute (Iri), pensano che il governo si sta muovendo nella giusta direzione e
solo il 6% hanno espresso opinione contraria. Gli intervistati riconoscono che il paese ha fatto progressi nel processo
democratico, nei diritti delle donne, nell’economia ( una crescita del 6,5% nel 2013 con previsioni dell’8% nel 2014 ma il
paese resta avvolto nella povertà ) mentre riconoscono che il governo ha difficoltà nella gestione delle tensioni etniche e
settarie. La visione del futuro del paese resta comunque discussa: il 57% si dice favorevole ad un governo centralizzato mentre
il 35% è per la proposta, sostenuta dalla maggior parte dei gruppi etnici di un governo federale che dia una marcata autonomia
ai vari stati. La riforma della costituzione, in particolare la modifica dell’articolo 59(f), che vieterebbe al premio Nobel Suu
Kyi di candidarsi alla presidenza perché sposata ad uno straniero e ha doppia nazionalità ha trovato il 64% a favore del
cambiamento ed il 21% contrari. Anche le previsioni che il partito guidato da Suu Kyi, Lega Nazionale per la Democrazia (
Nld) possa avere una vittoria schiacciante nelle prossime elezioni, previste per il 2015, contro l’attuale partito al governo
l’Unione di Solidarieta’ e di Sviluppo (Usdp) vengono riequilibrate: il partito di Suu Kyi dai dati dell’inchiesta sarebbe
migliore solo nel settore dell’educazione ma nel porre fine ai conflitti etnici, nel migliorare l’economia, rafforzare il paese e la
sicurezza il partito al governo (Usdp) avrebbe maggior possibilità. I commenti ai risultati di questa inchiesta, non si sono fatti
attendere. ” L’Iri è una organizzazione di Washington, riceve fondi dal governo Usa e il governo degli Stati Uniti vuole
mostrare che il suo coinvolgimento con il governo birmano ha successo ed è positivo” ha dichiarato Yan Myo Thein,
commentatore politico a Yangoon, ( Irrawaddy news). Da parte dell’organizzazione Iri, la ricerca è stata fatta secondo le regole
internazionali e seguendo metodologie di ricerca di mercato e di questioni sociale in collaborazione con il gruppo Myanmar
Survey Research, sotto la propria supervisione. La strada delle riforme è ancora lunga. Il censimento in corso ha trovato
opposizione non solo da parte dei Rohingya, ma anche da parte di alcuni gruppi etnici, ancora in conflitto con il governo
centrale, che vedono il piano di pace prioritario a quello del censimento. Lo stesso dialogo in corso con i rappresentanti del
governo per formulare un accordo di pace comune per tutti i gruppi etnici si sta protraendo a causa delle richieste dei militari.
Essi hanno chiesto che tutti i gruppi etnici armati siano centralizzati sotto un unico comando centrale e venga accettata la
Costituzione del 2008, formulata da una commissione a prevalenza militare e ritenuta da molti non democratica, che propone
la centralizzazione di tutte le regioni etniche sotto l’autorità centrale con capitale a Naypyidaw.
Su un punto, governo e rappresentanti gruppi etnici sono d’accordo :” Se possiamo trovare un accordo subito, bene. Se no, ci
vorrà più tempo”.[PL]
NAMIBIA BOTSWANA -24/03- FIRMATO L’ACCORDO PER LA FERROVIA TRANS-KALAHARI… La TransKalahari dovrebbe affiancare un’autostrada già esistente, che collega il porto namibiano di Walvis Bay a Loboatse, una città al
confine tra il Botswana sud-orientale e il Sudafrica. Secondo i governi di Windhoek e Gaborone, la ferrovia ridurrà i costi di
trasporto del carbone e di altri minerali richiesti dai mercati internazionali, in particolare asiatici.[VG]
NEPAL CINA TIBET -02/04- PRESSIONI DELLA CINA SUI RIFUGIATI DEL TIBET. “Avevo pensato che qui sarei
stato più sicuro. Oggi capisco che la Cina sta dettando al Nepal che cosa fare di noi”: con queste parole si è espresso, il mese
scorso, D. T. , rifugiato tibetano a Kathmandu… il Nepal, cedendo alle pressioni della Cina, sta aumentando controlli e
restrizioni sui rifugiati tibetani presenti nel paese. Divieti di organizzare manifestazioni politiche, restrizioni sulle loro attività
culturali e religiose, detenzioni arbitrarie ed intimidazioni, da parte delle forze di sicurezza, sono ormai fatti di ogni giorno…
Mentre ancora oggi il Nepal continua ad offrire una certa protezione ai tibetani che arrivano nel paese, allo stesso tempo,
cedendo alla pressione della Cina, il governo ha posto controlli al confine per limitarne l’afflusso in violazione degli obblighi
legali assunti. La Cina dice di essere preoccupata per motivi di sicurezza ma di fatto tutto ciò non è che una estensione della
repressione in atto nel Tibet”. Nel 2013, meno di 200 tibetani sono riusciti ad entrare in Nepal contro una media di 2000 prima
del 2008… NEPAL -15/04-CRIMINI DI GUERRA, DUBBI SUL PROCESSO DI RICONCILIAZIONE. A 8 anni dalla firma
dell’Accordo di Pace ( 2006) con i ribelli del Partito Comunista Maoista (Pcnm) che mise fine a dieci anni di guerra civile in
cui 13.000 persone furono uccise ed oltre mille disperse, il nuovo governo si trova a dover cercare una soluzione di giustizia
per i crimini di guerra commessi. Un disegno di legge che propone la creazione di una Commissione per la Verità e la
Riconciliazione (Trc) e una Commissione sulle Sparizioni forzate (Ced) è stato presentato in parlamento alcuni giorni fa.
Tuttavia, la legislazione che stabilisce il Trc e il Ced è stata criticata dai gruppi nazionali e internazionali di difesa dei diritti
umani. In seguito alle pressioni da parte dei due partiti comunisti (Pcnm e Ucpn) il governo accetterebbe di concedere la
amnistia per gravi violazioni dei diritti umani, compresi coloro che hanno commesso omicidi e torture . È stato escluso solo lo
stupro… “Chiedo al governo di rispettare il diritto internazionale e ad attuare pienamente la decisione della Corte Suprema ,
che ha chiaramente affermato che le commissioni non devono essere utilizzate per prevenire, sostituire o ritardare le indagini
penali e procedimenti penali per gravi violazioni dei diritti umani ” ha riaffermato oggi Navi Pillay, Alto commissario Onu per
i diritti umani. [PL]
NICARAGUA-26/03-ORTEGA ACCETTA DIALOGO CON I VESCOVI. “Nei giorni scorsi i vescovi della Conferenza
episcopale del Nicaragua hanno inviato una lettera al presidente della Repubblica chiedendo un dialogo fra il governo e i
vescovi; questa richiesta ha ricevuto risposta positiva”: … per dibattere di temi relativa alla politica nazionale e alle istituzioni
statali… La Cen e Ortega hanno mantenuto divergenze sulla gestione della politica interna, le riforme alla Costituzione …
(“Eternizzarsi al potere” per un governante è “pericoloso”, aveva detto di recente il presidente dei vescovi,), e sulla posizione
del governo rispetto ad alcuni conflitti sociali. -10/04- CONSIGLIO ELETTORALE, RIELETTI MAGISTRATI ACCUSATI
DI FRODI. Il Frente Sandinista ha rieletto per il Consiglio supremo elettorale un gruppo di magistrati accusati di aver
commesso frodi in occasione delle elezioni municipali del 2008 e nazionali del 2011. Fra le proteste dell’opposizione
liberale…[FB]
NIGER -08/04- A NIAMEY E’ ARRIVATO IL TRENO, VERSO FERROVIA REGIONALE. I nigerini lo aspettavano da 80
anni e il treno è finalmente arrivato a Niamey. Ieri è stata inaugurata la prima stazione ferroviaria mai costruita nel paese del
Sahel…. punto di partenza di un vasto cantiere – affidato alla società francese Bolloré – destinato a collegare Cotonou,
Niamey, Ouagadougou, Abidjan e Lomé, con una tratta ferroviaria regionale lunga 2728 km… Prossima tappa l’8 maggio,
quando saranno inaugurati i lavori sul lato beninese, tra Parakou e Cotonou, distanti 574 km – piu Introiti Da Petrol Che
Uranio [sic!]-22/04- [v.anche SGsMondo n.80] IN NIGER PIÙ ENTRATE COL PETROLIO CHE CON L’URANIO
In due anni la produzione di petrolio, con una media di 20.000 barili al giorno, ha fatto affluire nelle casse dello Stato nigerino
più risorse che 40 anni di sfruttamento dell’uranio…. l’uranio venduto a 27.000 franchi cfa al chilo viene rivenduto da Areva
sul mercato internazionale a 123.000 franchi cfa. “Se le materie prime venissero pagate al giusto valore, il Niger non avrebbe
più bisogno dell’aiuto allo sviluppo della Francia” ha concluso Zaki…[VV]
NIGERIA [v.pregressi in SGsMondo n.80 e prec.]
- CONFLITTI PER LA TERRA-14/03-ASSALTATI VILLAGGI NEL NORD E AL CONFINE CON CAMERUN.
Decine di persone sono state uccise nel corso di assalti armati a diversi villaggi della Nigeria, nel settore nord-occidentale
e orientale del paese: … in un caso è stata colpita la comunità d’origine del governatore di uno dei 36 Stati della
Federazione. Ragioni politiche potrebbero essere state all’origine della strage ad Anyii, il villaggio natale di Gabriel
Suswan, il governatore dello Stato orientale di Benue. Secondo i quotidiani Nigerian Tribune e Vanguard, gli assalitori
appartengono a una comunità di pastori di etnia Fulani. Ad Anyii hanno ucciso 22 persone, alla vigilia di una visita del
governatore prevista per oggi.
Differenti le dinamiche delle stragi avvenute martedì sera nello Stato di Katsina, nell’estremo nord a grande maggioranza
musulmana della Nigeria. Uomini armati, sempre di etnia Fulani, hanno assaltato le comunità di contadini di Mararrabar
Maigora, Kura Mota e Unguwar Rimi. Stando alla versione fornita da un deputato originario della zona, Abbas Abdullahi
Michika, le vittime sono state almeno 69… In Nigeria il controllo dei pascoli e delle terre coltivabili alimenta storicamente
conflitti tra comunità di pastori e contadini, nel caso dello Stato di Katsina tutte prevalentemente di religione musulmana.
[VG] -17/03- ATTACCHI A KADUNA, EMOZIONE AI FUNERALI DELLE 100 VITTIME. Si sono svolti in un clima
di grandissima commozione e cordoglio, in presenza di migliaia di persone, i funerali per le oltre cento vittime causate in
un attacco simultaneo in tre villaggi della Nigeria centrale. Lo riferisce la stampa nigeriana secondo cui la cerimonia si è
tenuta in un campo non lontano dai villaggi, attaccati e dati alle fiamme da quelli che, secondo fonti locali, sarebbero stati
uomini armati di etnia fulani. … Il gruppo armato è entrato in azione all’alba, sorprendendo le vittime nel sonno. Secondo
testimonianze a Chenshyi gli aggressori, armati di pistole e coltelli, erano una quarantina. Uomini armati appena 24 ore
prima avevano attaccato altri 3 villaggi nello stato di Katsina, uccidendo più di trenta persone. Per il momento non è
registrata nessuna rivendicazione. Tutte le abitazioni sono state incendiate e quanti tentavano di darsi alla fuga sono stati
uccisi… [AdL] -I CONFLITTI PER LA TERRA, LA RICHIESTA DI PACE. Lo scontro tra comunità di pastori e di
contadini è una costante della storia della Nigeria, ma il governo attuale si sta dimostrando incapace di prevenire e
gestire le minacce alla pace: lo dice alla MISNA padre Ralph Madu, segretario generale della Conferenza episcopale,
dopo le stragi nello Stato settentrionale di Kaduna.“Il conflitto tra i pastori di etnia Fulani e i contadini dei villaggi –
sottolinea padre Madu – sono stati storicamente frequenti non solo a Kaduna ma anche negli Stati del centro e dell’est, da
Plateau a Benue”. Secondo il segretario generale della Conferenza episcopale, però, la cronicità del conflitto non riduce
le responsabilità del presidente Goodluck Jonathan e in genere di chi deve assicurare la sicurezza dei beni e delle
persone. “Gli amministratori di Abuja e dei singoli Stati della Federazione nigeriana – sottolinea padre Madu –
sembrano non capire che il problema può essere risolto solo tramite l’allocazione di appezzamenti ai Fulani, garantendo i
diritti di pascolo e allo stesso tempo tutelando la comunità di contadini ai quali tradizionalmente la terra appartiene” …26/03- KADUNA, INCONTRO INTERRELIGIOSO PER LA PACE. La pace si costruisce con il confronto sui problemi,
sociali, economici e politici: è l’idea alla base di un incontro interreligioso in corso a Kaduna, capoluogo di una delle
regioni della Nigeria dove tensioni tra comunità di pastori e contadini sono di recente sfociate in scontri e violenze.
All’incontro, riferisce il quotidiano Daily Trust, stanno partecipando da ieri sia rappresentanti delle Chiese cristiane e delle
comunità musulmane che capi tradizionali … Tra il 15 e il 16 marzo più di cento persone sono state uccise nel corso di
assalti di pastori di etnia fulani a 3villaggi del distretto di Kaura, nello Stato di Kaduna.[vediSopra 17/03] Violenze che
hanno contrapposto diverse comunità, in apparenza innescate da dispute sulla proprietà della terra e i diritti di pascolo, si
sono verificate in Nigeria anche ieri. Nello Stato orientale di Benue si sono scontrati pastori fulani, per lo più musulmani,
e contadini tiv, in maggioranza cristiani. Secondo un portavoce dell’amministrazione locale, le vittime sono almeno sette.
Fonti del quotidiano The Vanguard, per ora prive di conferme, riferiscono invece di oltre 60 morti.
-18/03- AL VIA AD ABUJA LA CONFERENZA NAZIONALE… I lavori dovrebbero durare tre mesi, consentendo di
affrontare nodi come la suddivisione dei proventi del petrolio e gli equilibri di potere tra il governo federale e le
amministrazioni dei 37 Stati della Nigeria. I partecipanti sono stati selezionati in modo da rispecchiare la complessità
regionale, etnica e religiosa del paese. A un presidente e un vice-presidente nominati da Jonathan fanno riferimento delegati
indicati da tutti gli Stati nonché rappresentanti delle comunità cristiane e musulmane. L’appuntamento arriva in un momento
delicato della vita nazionale, pochi giorni dopo nuove stragi rivendicate dagli islamisti di Boko Haram e a meno di un anno
dalle elezioni presidenziali e legislative previste nel febbraio 2015. Ad alimentare le tensioni contribuisce l’eventualità che
Jonathan, originario del Sud petrolifero e per lo più cristiano della Nigeria, decida di candidarsi per un nuovo mandato. Una
scelta, questa, incompatibile con un principio non scritto che prevede al vertice della Federazione un’alternanza su basi
regionali, etniche e religiose. …
BOKO HARAM: -13/03 h22:24- Serie di attacchi nel NW, 69morti.(Fr24). -14/03-MAIDUGURI, ESPLOSIONI E SCONTRI
A FUOCO… nella Nigeria nord-orientale: … militanti del gruppo islamista Boko Haram hanno assaltato una caserma e
l’università.…[VG] -MAIDUGURI, DECINE DI MILIZIANI EVASI DAL CARCERE
… per alcune ore gli studenti della Università di Maiduguri hanno sentito “esplosioni” e “raffiche di colpi d’arma da fuoco”
che hanno fatto scoppiare incendi in più edifici della vicina caserma e del carcere. Per ora non si hanno conferme di vittime o
danni sul campus universitario, che, secondo alcune fonti, sarebbe stato attaccato dal gruppo armato. [VV]
-20/03- ANCHE FRANCIA PER “FORZA MULTINAZIONALE”… l’iniziativa coinvolge Nigeria, Camerun, Niger, Benin
ma anche Francia. I negoziati di Yaoundé potrebbero portare alla costituzione di una forza multinazionale. Una possibilità
della quale si è già discusso ad Abuja il 5 marzo... Boko Haram sostiene di battersi per rovesciare il governo di Abuja e
imporre la legge islamica sia nel nord della Nigeria a maggioranza musulmana che nel sud petrolifero e per lo più cristiano. Di
recente, gli elementi circa collegamenti e presenze del gruppo anche al di là dei confini nazionali si sono saldati a notizie non
confermate sull’arrivo in Nigeria di un aereo straniero che trasportava un carico di armi di contrabbando.[VG] -21/03CONTRO BOKO HARAM, “FORZA MULTINAZIONALE” LAGO CIAD. Una forza multinazionale per “migliorare la
sicurezza” in una vasta area minacciata da Boko Haram, ma anche crocevia di miliziani e armi: lo hanno annunciato a Yaoundé
i ministri della Difesa dei sei paesi membri della Commissione del bacino del Lago Ciad (Cblt/Lcbc) in conclusione di un
vertice di due giorni. Il ministro della Difesa del Camerun Edgard Alain Mebe Ngo’o ha confermato il contributo alla futura
forza con 700 soldati che saranno dispiegati all’estremo nord del paese… Rivolgendosi ai sei Stati membri – oltre al Camerun
anche Ciad, Niger, Nigeria, Centrafrica e Libia [sic!]– il segretario esecutivo della Commissione del bacino del Lago Ciad,
Sanusi Imran Abdullahi, ha invitato i partner a “rendere operativa la forza multinazionale in tempi brevi”… [VV] -24/03BORNO: NUOVO ATTACCO ATTRIBUITO A BOKO HARAM… almeno 17 le vittime provocate da un’esplosione in un
mercato nel villaggio di Nguro-Soye, nello Stato nord-orientale di Borno, …
Diversa, tuttavia, la versione fornita da alcuni abitanti del villaggio, riusciti a trovare riparo nella capitale statale Maiduguri.
Secondo i testimoni, uomini di Boko Haram avrebbero attaccato il villaggio utilizzando lanciarazzi in direzione del mercato,
uccidendo almeno 29 persone e ferendone un numero imprecisato…Nguro-Soye è situato non lontano dalla località di Bama,
dove all’inizio del mese 47 persone sono state uccise nel corso di diversi attacchi. A Borno, la paura di nuove violenze per
mano di Boko Haram mantiene nel frattempo chiuse decine di scuole: migliaia di scolari, già bersaglio di attacchi, sono
costretti a restare a casa a tempo indeterminato.[FB] -25/03- MAIDUGURI: ATTENTATO CONTRO LA POLIZIA,
VITTIME. Sono almeno 9 le vittime causate dall’esplosione di un ordigno scagliato contro un automezzo della polizia a
Maiduguri, città del nord-est della Nigeria … roccaforte storica del gruppo armato Boko Haram… -27/03-BOKO HARAM:
NEL NORD-EST È EMERGENZA UMANITARIA. Più di mille persone sono state uccise e altre 250.000 sono state costrette
a lasciare le proprie case dall’inizio dell’anno a causa del conflitto tra l’esercito e il gruppo armato Boko Haram nel nord-est
della Nigeria…. “Circa un abitante su cinque ora non vive nella propria casa” sottolineano i responsabili del Nema,
aggiungendo che ben 244.000 sfollati hanno chiesto aiuto e ospitalità di amici o parenti e che solo in 5000 sono accolti in
campi organizzati… -31/03- ABUJA, SPARATORIE E VITTIME PER “TENTATIVO DI EVASIONE”… [VG]- BOKO
HARAM E RAPPRESAGLIE MILITARI, CIVILI NEL MIRINO. Almeno 1500 persone, oltre la metà civili, sono morte nei
primi tre mesi dell’anno per gli attacchi di Boko Haram e “le incontrollate rappresaglie da parte delle forze di sicurezza
nigeriane”: a denunciarlo è Amnesty International… -02/04-ESPLOSIONI A MAIDUGURI, VITTIME.Almeno 15 civili
sono rimasti uccisi ieri in un’esplosione attribuita ad attentatori suicidi di Boko Haram a Maiduguri, …
Lo scoppio è avvenuto mentre i soldati tentavano di impedire ai miliziani di introdurre altri tre veicoli imbottiti di esplosivo in
una stazione di servizio...[FB]
-10/04- BOKO HARAM E LE ELEZIONI: PARLA UN VESCOVO DI FRONTIERA. “Sono stati creati miti e fatte
falsificazioni” dice alla MISNA monsignor Matthew Hassan Kukah, vescovo di Sokoto, uno che non crede allo “scontro di
civiltà”. Dalla sede di un antico califfato ai confini del Sahara, parla della crisi legata a Boko Haram, delle prossime elezioni e
di una crescita economica che avrebbe già permesso alla Nigeria di affermarsi come prima potenza d’Africa.
Considerato uno dei più autorevoli studiosi dei rapporti con l’islam, monsignor Kukah è appena tornato da un lungo viaggio. È
stato a Lafia, il capoluogo di Nasarawa, una regione costituita dal generale Sani Abacha per “dare una casa” ai musulmani
emarginati nel vicino Plateau. Il vescovo è stato appena nominato presidente del Consiglio di amministrazione della locale
università di Stato. Una prima assoluta, racconta, per un esponente della Chiesa in una regione considerata “musulmana”.
Monsignore, la stampa internazionale quando scrive di Nigeria lo fa spesso in relazione a Boko Haram. Lo stato di
emergenza proclamato l’anno scorso nelle regioni del nord-est non ha funzionato?
“Di Boko Haram si è scritto e detto molto, ma spesso in modo scorretto. Sono stati creati miti e fatte falsificazioni. Che hanno
favorito diagnosi sbagliate e ritardato l’individuazione e l’attuazione di risposte efficaci. Abbiamo trascorso molto tempo
credendo che ci fosse un conflitto tra cristiani e musulmani. Alcuni di noi sono stati anche messi sotto accusa per aver detto
che il problema non era religioso e che gli attentati contro le chiese non erano indicativi di un conflitto tra cristiani e
musulmani. Quanto alla decisione di imporre lo stato di emergenza, è arrivata tardi, quando la crisi si era già aggravata.
Abbiamo lasciato passare troppo tempo prima di chiedere l’aiuto della comunità internazionale. A ogni modo lo stato di
emergenza ha ridotto, limitato e circoscritto il problema. Fino a un certo punto, ha funzionato”.
Lei ha sottolineato più volte che alla crisi hanno contribuito “ingiustizie”, anche economiche e sociali. Cosa può fare
la Chiesa?
“Il dono più grande della Chiesa è la sua storia, la sua ricca esperienza, il senso della sua missione per la salvezza di tutti. Ma
questo messaggio rischia di perdersi se ci comportiamo come se la sfida fosse difendere i cristiani dagli altri. Una concezione
del genere non ha fatto che aggravare le divisioni. Al contrario, dobbiamo riscoprire la ricchezza del nostro messaggio per la
giustizia e il bene comune, identificando ciò che è male e lavorando insieme per sbarazzarcene. La nostra è una società
profondamente divisa. La Chiesa deve porsi al di sopra delle divisioni, senza preoccuparsi se nel breve periodo questa scelta
possa risultare impopolare”.
A Kano, la città più grande del nord della Nigeria, è stato aperto di recente un centro commerciale esteso su 24.000
metri quadrati. Esiste un paese che Boko Haram, soprattutto all’estero, impedisce di vedere?
“Boko Haram ha vinto la sua guerra di propaganda, in Nigeria e non solo. I mezzi di informazione dell’Occidente liberale
continuano a diffondere esagerazioni, trascurando l’impegno della gente comune per andare avanti. La nostra società non è
andata in fumo come era stato predetto. La vita continua nonostante il fanatismo e la violenza. Insieme con Lagos, Kano è la
città economicamente più dinamica della Nigeria e anche la più tollerante. Il suo mix di culture non ha nulla da invidiare a
New York. Il 90% dei nigeriani continua a fare le stesse cose che fa da anni. Kano, Lagos e molte altre città vibrano di vita”.
Boko Haram condizionerà le elezioni in programma a febbraio?
“Potrebbe essere un fattore in una partita che ha implicazioni sia nazionali che internazionali. La Nigeria è una posta in palio
importante. I paesi islamici del Medio Oriente, innanzitutto Arabia Saudita, Iran e Kuwait, non sono indifferenti all’esito delle
elezioni. Così, mentre i nostri fratelli occidentali parlano di un’Europa post-cristiana e non hanno tempo per la religione, né a
casa loro né in Africa, il mondo arabo prende la Nigeria sul serio. La religione avrà un ruolo nelle elezioni del prossimo anno
anche perché il principale partito di opposizione, l’All Peoples’ Congress (Apc), ha fatto questa scelta. L’Apc è
un’aggregazione eterogenea di politici per lo più originari del Sud-ovest che si sono alleati con dirigenti del Nord musulmano.
Ma la leadership del partito, dal segretario al tesoriere, è tutta composta da musulmani. Si dice anche che l’Apc possa
candidare alla presidenza e alla vice-presidenza della Nigeria due musulmani. Se facesse questo errore favorirebbe il capo
dello Stato Goodluck Jonathan, che già adesso sembra destinato a vincere le elezioni”.
Cosa pensa della conferenza nazionale che si è aperta ad Abuja?
“La conferenza è in sostanza uno strumento per permettere a Jonathan di mettersi in comunicazione con il paese. Il presidente
ha utilizzato i suoi poteri nominando delegati originari di alcune delle roccaforti dell’opposizione. Dalla conferenza sono in
pochi ad attendersi granché. Nei dibattiti non sta emergendo nulla di nuovo. Il rapporto diffuso nel 2005 al termine della
Conferenza sulla riforma politica, della quale ero segretario, è molto più avanzato”.
Nei prossimi mesi dove bisognerà guardare per capire dove va la Nigeria?
“Per cominciare, l’economia sta crescendo come avevano previsto gli osservatori internazionali. Nuove stime hanno fissato il
valore del Prodotto interno lordo annuo a oltre 500 miliardi di dollari. È un fatto importante, che ha colpito la comunità
internazionale anche per il rigore delle metodologie di calcolo impiegate. Dopo la diffusione delle stime ho parlato con il
ministro delle Finanze, Ngozi Okonjo-Iweala. Il mondo deve fare attenzione perché la Nigeria vuole assumere un ruolo guida
in Africa. Certo, dovremo istituzionalizzare meccanismi in grado di combattere con efficacia la corruzione, di ridurre le
disuguaglianze sociali e la violenza. Ma se riusciremo a superare bene la svolta delle elezioni l’elefante comincerà a muoversi.
E troverà il suo posto nella foresta”.[VG]
-13/04 h22:45-BokoHaram: attentato e scontri odierni 60 vittime.(Fr24)-14/04- ABUJA, ESPLOSIONI IN UNA STAZIONE
DI AUTOBUS. Due esplosioni hanno scosso questa mattina la periferia della capitale nigeriana Abuja, affollata di pendolari,
nei pressi di uno stazionamento degli autobus. … in molti temono sia opera di Boko Haram, il gruppo estremista attivo nelle
regioni centro-settentrionali del paese dove, da mercoledì scorso, sarebbero state uccise 135 persone e dove dall’inizio
dell’anno si contano 1500 vittime, metà delle quali civili.[AdL]-ABUJA: IL MISSIONARIO, ‘COLPITO CUORE DEL
PAESE’. Apprensione e paura, alimentate dal rischio di una nuova strategia della tensione a pochi mesi dalle elezioni,
tradizionalmente passaggio delicato in Nigeria: sono questi, dicono alla MISNA missionari da anni ad Abuja, i sentimenti
suscitati dall’attentato di questa mattina. “Nei quartieri centrali della città la gente è al lavoro come ogni giorno – dice padre
Festus Ejiofor, missionario di San Paolo – ma tutti sono spaventati e cercano di capire con esattezza cosa sia accaduto”.
Fonti di stampa locali hanno riferito di un’autobomba, ma sulle dinamiche dell’attentato molto resta da capire. Il dato certo,
dicono alla MISNA, è che l’esplosione nella stazione di autobus doveva causare il massimo numero di vittime possibile. “Il
lunedì mattina il Nyaya Motor Park è sempre affollatissimo – sottolinea padre Festus – perché nella stazione arrivano pendolari
provenienti da tutta la regione circostante”. Gli attentatori hanno colpito nonostante nei giorni scorsi e anche questa mattina ad
Abuja ci fosse un dispiegamento massiccio di forze dell’ordine. Lungo le strade principali, in diverse zone della città, erano
anche stati allestiti posti di blocco. Secondo padre Festus, “gli agenti ce la mettono tutta ma è impossibile controllare alla
perfezione una città dove si muovono milioni di persone”. Una sensazione di impotenza, questa, che accresce la paura. “La
preoccupazione – sottolinea il missionario – è forte per due motivi: in primo luogo, la strage non è avvenuta nel nord della
Nigeria dove gli attentati sono ormai frequenti ma nella capitale, nel cuore geografico e politico del paese; in secondo luogo,
tra pochi mesi ci sono le elezioni, un momento che altre volte in passato ha favorito strategie della tensione e lotte per il potere
a scapito di milioni di nigeriani”. [VG] -ABUJA, ALTO BILANCIO VITTIME E FERITI.Sono 71 i morti e 124 i feriti delle
esplosioni ... bilancio ufficiale, ma ancora provvisorio: …[FB]-15/04-BORNO: ASSALTATA SCUOLA, RAPITE
STUDENTESSE. Decine di ragazze, addirittura 200 secondo fonti prive di conferme, sono state sequestrate a seguito della
incursione di uomini armati in una cittadina della Nigeria nord-orientale: … il sequestro è avvenuto nella notte tra ieri e oggi a
Chibok, nello Stato di Borno. Le ragazze sarebbero studentesse di un istituto secondario, dato alle fiamme come altri edifici
della cittadina. Sulla base delle prime ricostruzioni, i rapitori erano giunti a Chibok a bordo di quattro camion. Secondo The
Nation, le ragazze rapite hanno per lo più tra i 16 e i 18 anni e oggi avrebbero dovuto sostenere esami. -16/04-BORNO:
STUDENTESSE RAPITE “PER DIVENTARE SCHIAVE”. Il rapimento delle studentesse della scuola di Chibok, nel nordest della Nigeria, è l’ultimo episodio di un fenomeno già evidente e drammatico: lo dice alla MISNA padre Timothy Cosmas,
responsabile della Commissione giustizia e pace della diocesi di Maiduguri, quella dove le ragazze sono state sequestrate.
“Nello Stato di Borno – sottolinea il religioso – i rapimenti di studentesse nell’ultimo anno erano stati almeno tre; militanti di
Boko Haram avevano ucciso gli uomini, incendiato le case e portato via le ragazze”. Padre Timothy fa riferimento a
incursioni condotte da presunti esponenti del gruppo islamista nelle cittadine di Konduga, la settimana scorsa, di Pulka, a
febbraio, e di Bama, a maggio. Da allora, sottolinea il responsabile della Commissione giustizia e pace, delle giovani non si è
saputo più nulla. “Non è stato chiesto alcun riscatto – dice padre Timothy – ed è probabile che le ragazze siano state portate via
per essere sfruttate come schiave”. Sul nuovo sequestro… le ragazze rapite, di età compresa tra i 16 e i 18 anni, sono più di
cento. … le fonti della MISNA ritengono scontata una responsabilità di Boko Haram. “I militanti hanno colpito la scuola
perché ritengono il modello di istruzione occidentale contrario ai principi dell’islam – sottolinea padre Timothy – ma anche e
soprattutto perché nell’istituto poteva essere catturato un gran numero di persone tutte insieme”... [VG] -17/04-LIBERE UN
CENTINAIO DI STUDENTESSE RAPITE... solo otto ragazze risultano essere ancora in mano ai rapitori. (Notizia poi
smentita)…[AdL]- STUDENTESSE RAPITE, LE ACCUSE DEL VESCOVO.L’incapacità del governo e il dilagare della
corruzione stanno rendendo la Nigeria sempre più insicura: lo dice alla MISNA monsignor Oliver Dashe Doeme, il vescovo di
Maiduguri, la diocesi dove nella notte tra lunedì e martedì sono state sequestrate le ragazze della scuola di Chibok.“Prima
l’attentato alla stazione degli autobus di Abuja – sottolinea monsignor Dashe Doeme – poi il rapimento delle studentesse: la
Nigeria sta pagando il prezzo dell’estremismo ma anche della corruzione che impedisce al governo e all’esercito di contrastare
con efficacia Boko Haram”. Il vescovo fa riferimento e episodi che si sono susseguiti a poche ore di distanza l’uno dall’altro.
Lunedì mattina l’esplosione di un’autobomba alla periferia di Abuja ha provocato più di 70 morti, per lo più pendolari appena
arrivati nella capitale per lavorare. La notte successiva, nello Stato nord-orientale di Borno, presunti militanti del gruppo
islamista hanno sequestrato oltre cento ragazze. Una vicenda ancora aperta, nonostante un annuncio di avvenuta liberazione
diffuso dall’esercito. Un esito, questo, smentito sia dal preside della scuola sia dall’amministrazione locale… “A Chibok i
ribelli non hanno trovato alcun tipo di resistenza; anche perché, si sa, i soldati sono equipaggiati poco e male a causa della
corruzione che mangia i soldi stanziati per la difesa dei nigeriani”. [VG] -17/04 h23:45- Portavoce esercito smentito; fuggite
solo 14 ragazze, su 129 altre 115 ancora “disperse”.(Fr24)-18/04-STUDENTESSE RAPITE, RICERCHE CONTINUANO
… [VG]
-07/04- OBASANJO: IL TERRORISMO SI BATTE CON LO SVILUPPO. “Non c’è pace senza sviluppo” dice
Olusegun Obasanjo, ex presidente della Nigeria, protagonista della storia del suo paese per oltre 40 anni, dalla guerra del
Biafra in poi. È intervistato dalla MISNA a margine di una conferenza internazionale per la “rivitalizzazione” del Lago
Ciad, organizzata dalla Fondazione per la collaborazione dei popoli presieduta da Romano Prodi. Un incontro che si è
tenuto a Bologna e a Rimini. E che, casualmente, è coinciso con la notizia del sequestro di due missionari italiani e una
suora canadese a poche decine di chilometri dal Lago. Secondo Obasanjo, criminalità e terrorismo si combattono
contrastando disoccupazione e povertà e dando opportunità ai giovani. In Nigeria, dove i cento anni di unità sono stati
segnati dagli attentati e dalle violenze di Boko Haram. Ma anche in Niger, in Ciad e in Camerun, dove nella notte tra
venerdì e sabato sono stati rapiti padre Gianantonio Allegri, padre Giampaolo Marta e suor Gilberte Bissiere.
Presidente, in relazione al sequestro si parla già di Boko Haram. L’impegno per il Lago Ciad può contribuire alla
lotta contro l’insicurezza e il terrorismo?
“Sì, e per diversi motivi. Da dovunque sia arrivato e qualunque siano i suoi obiettivi, Boko Haram si alimenta della
povertà e della disperazione della gente. Conquista facilmente le simpatie e l’appoggio di chi si sente abbandonato o non
sostenuto abbastanza. Le popolazioni della regione del Lago Ciad, che vivano in Nigeria, Niger, Camerun o Ciad,
condividono disoccupazione e miseria. Diventano carne da cannone per Boko Haram e per qualunque altro gruppo
terroristico che sostenga di essere interessato al loro benessere. La riduzione del 90% della superficie del Lago nell’arco di
50 anni ha privato milioni di persone di mezzi di sostentamento. I contadini non possono irrigare i campi e i pescatori non
hanno pesce. La povertà è endemica e in crescita. Da risorsa in grado di unire l’acqua diventa fonte di conflitti. La
vogliono i pescatori, perché ne hanno bisogno. Ma la vogliono anche gli agricoltori. E la moltiplicazione dei conflitti
alimenta l’insicurezza. Che degenera a volte in violenza”.
In Nigeria, il paese più grande e popoloso dell’area, si tengono elezioni tra meno di un anno. Crede che il governo
del presidente Goodluck Jonathan stia facendo abbastanza per contrastare l’aumento delle violenze?
“Di questo ho parlato più volte. Di fronte all’insicurezza la domanda da porsi è: ‘Perché prima non c’era e adesso
invece sì? Perché proprio adesso?’. Solo una volta data la risposta giusta a questo interrogativo si può trovare una
soluzione. Personalmente, credo che i problemi umani possano essere risolti meglio attraverso il dialogo. Diciamo con la
‘carota’. Il bastone ci deve essere sempre, beninteso. Ma sono più importanti il dialogo e la carota”.
Quest’anno la Nigeria festeggia i cento anni di unità. In molti, però, sostengono che in realtà il paese è diviso. E in
particolare che il Nord semi-arido e per lo più musulmano si contrapponga al Sud ricco di petrolio e a maggioranza
cristiana. È davvero così?
“Assolutamente no. Chi lo afferma o non è informato o è malizioso. Come dici giustamente, siamo insieme da cento
anni. E un matrimonio che dura cento anni è quasi per sempre. Ciò che non dobbiamo fare, però, è darlo per scontato.
Dobbiamo capire che abbiamo bisogno l’uno dell’altro e che nessun gruppo può trattare un altro gruppo con superficialità.
I dirigenti nigeriani devono essere consci della fragilità del tessuto sociale che ci unisce. Abbiamo avuto la guerra civile,
alla quale ho preso parte. E alla fine del conflitto abbiamo dovuto fare ciò che sarebbe stato necessario fare prima, per
scongiurare quel dramma. Abbiamo dovuto cominciare a vederci come custodi e garanti gli uni degli altri. I dirigenti di
oggi devono guardare al di là del loro naso. Rendendosi conto che alla Nigeria, comunque, costerebbe più dividersi che
restare unita”.
Il governo di Jonathan dovrebbe contribuire di più allo sviluppo economico e sociale del Nord, la regione più povera
del paese?
“Oggi siamo qui per questo. Il Lago Ciad si trova nel Nord. Gli studi per definire gli interventi di tutela e recupero
sono stati fatti anche grazie ai cinque milioni di dollari che ho stanziato quando ero presidente. Ma si può fare di più. I
nigeriani devono assumere un ruolo guida per invertire la tendenza e impedire la scomparsa del Lago. Sapendo che ci sono
tante altre cose da fare. Non solo nel Nord”.[VG]
-01/04- “DECADUTI” I DEPUTATI PASSATI ALL’OPPOSIZIONE. I deputati che hanno cambiato gruppo parlamentare e
partito nei mesi scorsi sono decaduti dal loro incarico: lo ha stabilito un tribunale di Abuja chiamato a decidere sul caso di 37
“transfughi” che, scegliendo l’opposizione, hanno di fatto messo il governo in minoranza… [VG] -04/04- VITTORIA
GIUDIZIARIA PER EX CAPO BANCA CENTRALE. L’Alta corte di Lagos ha riconosciuto danni per 300.000 dollari all’ex
governatore della Banca Centrale, Lamido Sanusi… Il tribunale ha inoltre ammonito la polizia affinché l’ex governatore non
sia più oggetto di arresti arbitrari, prosciogliendolo da qualsiasi accusa di “terrorismo”. Stimato e conosciuto in ambito
internazionale, Sanusi era stato sospeso a febbraio dal presidente Goodluck Jonathan dopo aver denunciato la Nigerian
National Petroleum Corporation (Nnpc), compagnia petrolifera di Stato, per un buco di 13 miliardi di dollari. [FB]-08/04NIGERIA PRIMA ECONOMIA (STIME DI ABUJA)-E’ la Nigeria, e non più il Sudafrica, la prima economia dell’area subsahariana: lo ha calcolato l’istituto nazionale di statistica Abuja, che ha rivisto le stime del Prodotto interno lordo (Pil)
includendo nel computo categorie in passato escluse come le telecomunicazioni e l’industria cinematografica. Secondo i nuovi
calcoli, nel 2013 il Pil della Nigeria ha sfiorato 510 miliardi di dollari. Il Sudafrica è invece fermo a 370 miliardi… [VG]
PAKISTAN -11/03- GRAVE SICCITÀ NEL SUD, VITTIME SOPRATTUTTO I BAMBINI… Il governo provinciale ha
segnalato di essere in grado di affrontare l’emergenza che tocca 1,5 milioni di abitanti distribuiti in modo assai sparso sui
22mila chilometri quadrati del Tharparkar. Il premier Nawaz Sharif, che ha rinviato impegni istituzionali per seguire
direttamente la situazione, ha visitato ieri l’area, offrendo la piena cooperazione del governo federale, inclusi altri elicotteri da
trasporto. Il presidente della Corte Suprema ha chiesto un rapporto dettagliato alle autorità locali, sia per capire in che cosa la
macchina dei soccorsi potrebbe essere migliorata, ….Il governatore di Karachi ha invece rifiutato ogni aiuto dalla confinante e
popolosa provincia del Punjab senza fornire alcuna spiegazione per la decisione. [CO] -02/04 h22:40-Record rifugiati:
3milioni dall’Afghanistan (Fr24). -08/04- ESPLOSIONE SU TRENO PASSEGGERI. Almeno 12 i morti e una trentina i feriti
dell’esplosione che ha devastato un treno in viaggio nella provincia del Balochistan, la più vasta, arretrata e sottopopolata del
paese.La deflagrazione ha totalmente distrutto una carrozza su cui viaggiavano circa 80 persone parte del Jaffar Express,
convoglio che collega il capoluogo del Baluchistan, Quetta, e la città di Rawalpindi, non lontana dalla capitale Islamabad. Altri
vagoni hanno preso fuoco e, come confermano le fonti locali della polizia, molte delle vittime sono carbonizzate… Alta la
probabilità che si tratti di un atto terroristico in una regione altamente instabile dove sono presenti guerriglia indipendentista e
islamismo militante che approfittano dell’isolamento del territorio e della cultura tribale dominante per portare avanti progetti
di destabilizzazione e di controllo. Non a caso, forse, l’attentato di oggi segue di un solo giorno un’operazione delle forze di
sicurezza nei distretti di Kalat e Khuzdar della stessa provincia, in cui sono stati uccisi 30 militanti.[CO] (vSGsMondo n.80)
-09/04- ISLAMABAD: ATTENTATO AL MERCATO, DECINE DI VITTIME. Ha causato almeno 23 morti e 40 feriti …
Emerge con chiarezza, anche se negato dagli stessi interessati, il divario tra i Talebani che sostengono il dialogo (Tehreek-eTaleban e associati), sebbene con precondizioni e distinguo, e altri che vogliono invece continuare la lotta per prendere il
potere. Anche questo massacro, tuttavia, difficilmente potrà bloccare i contatti tra governo e Talebani, visto dal governo come
unica possibilità per una soluzione duratura al conflitto che in oltre un decennio ha provocato 40.000 vittime, in maggioranza
civili. L’alternativa sarebbe un conflitto aperto, per il quale le autorità civili e militari hanno da tempo preparato i piani ma che
porterebbe comunque a nuove vittime e devastazioni in un paese in forte crisi economica e dove la situazione di continua
incertezza allontana investimenti e iniziative di cooperazione. Quello di oggi è il secondo attentato che colpisce la capitale
pachistana in poco più di un mese. Il 3 marzo un attentato suicida aveva ucciso 11 persone e ferito altre 25...[CO] -11/04RINVIATI I COLLOQUI DI PACE TRA GOVERNO E TALEBANI(v anche SGsMondo nn.80 e 79)- E’ saltato di nuovo il
dialogo di pace programmato tra la delegazione del governo di Islamabad e quella dei militanti Tehereek-e-Taliban Pakistan
(Ttp) che da oltre sette anni combattono contro il governo centrale del Pakistan. L’incontro, favorito inizialmente anche dai
rappresentanti Ttp, doveva svolgersi entro il 10 aprile. Conflitti tra due fazioni interne al Ttp che si contendono il comando del
gruppo dopo l’uccisione dell’ex comandante Hakimullah Meshud, avvenuta nel novembre scorso, hanno impedito fino ad ora
di assicurare credibilità e continuità al processo di dialogo. Anche oggi la stampa pakistana parla di 13 militanti uccisi nel nord
Waziristan, sul confine afghano, … Salgono così a 56 i militanti uccisi durante questa ultima settimana per scontri interni.
Contraddizioni e accuse reciproche sono sorte anche all’interno del governo stesso dove alti ufficiali governativi ed esponenti
dell’esercito hanno criticato la proposta di rilasciare altri 12 talebani ritenuti “militanti non combattenti”, oltre ai 19 rilasciati
alcuni giorni fa, allo scopo di favorire i colloqui di pace…[PL] -16/04- TALEBANI METTONO FINE AL CESSATE-ILFUOCO- Il portavoce di una fazione dei talebani ha reso noto che il movimento non intende prorogare il cessate-il-fuoco
attualmente in vigore. “[AdL]
PALESTINA USA ISRAELE (v.anche Israele qui sopra) -02/04- NUOVI OSTACOLI AL PROCESSO DI PACE, SALTA
VISITA DI KERRY. Nuovi ostacoli in vista sul percorso, già in salita, del processo di pace in Medio Oriente. Il segretario di
Stato Usa John Kerry ha annullato la visita prevista per oggi a Ramallah e a Gerusalemme, dopo che il presidente palestinese
Mahmoud Abbas ha chiesto l’adesione della Palestina a 15 organismi Onu… “Non facciamo questo contro gli Stati Uniti ma è
nostro diritto. Non saremo mai d’accordo – ha detto il presidente palestinese – nel rinunciare ai nostri diritti. Kerry ha fatto
grandi sforzi ed io mi sono incontrato con lui 39 volte dall’inizio dei negoziati. Noi non stiamo lavorando contro nessuno, ma
non abbiamo altra opzione”… Tra i punti dell’accordo in questione, come riferisce la stampa israeliana ci sarebbero stati: la
liberazione della spia Jonathan Pollard dalle carceri americane entro la pasqua ebraica del 14 aprile; un’intesa per trattative
lungo tutto il 2014 con l’impegno da parte dei palestinesi di non ricorrere alle Nazioni Unite; la liberazione da parte di
Israele della quarta tranche di detenuti, compresi, come chiesto dai palestinesi, arabi-israeliani; infine, durante i prossimi
negoziati, ci sarebbe stato un addizionale rilascio di 400 detenuti palestinesi scelti da Israele…-PALESTINA -11/04FIRMA ‘STORICA’ DELLE QUATTRO CONVENZIONI DI GINEVRALa Palestina ha ratificato ufficialmente le Quattro
convenzioni di Ginevra e il Protocollo addizionale considerati testi fondamentali del diritto umanitario internazionale. La
Svizzera, paese depositario dei trattati, ha registrato l’adesione della Palestina il 10 aprile 2014, un passo definito “storico per il
popolo palestinese” dal presidente Mahmoud Abbas.L’adesione, dall’alto valore politico e simbolico, è di tanto più importante
tenuto conto che la IV Convenzione – spesso citata dall’Anp nei confronti di Israele – sancisce gli obblighi sulla protezione dei
civili in caso di occupazione.Tra i trattati siglati ci sono la convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e consolari,
quella sui diritti del fanciullo, la Convenzione contro la tortura e una contro la corruzione. [AdL]
PANAMA-17/04- PRESIDENZIALI, GIOCO A TRE. Il vice presidente uscente Juan Carlos Varela– staccatosi politicamente
da Martinelli due anni fa, ma rimasto in carica come suo vice-, del Partido Panameñista (Ppa), e Juan Carlos Navarro, del
Partido Revolucionario Democrático (Prd): sono loro, i due candidati dell’opposizione, ed il canndidato dello schieramento di
governo, Partido Cambio Democrático (Cd), José Domingo Arias, …Circa 2 milioni di abitanti sono attesi alle urne per
eleggere il successore di Martinelli, a cui sarà affidata la presidenza per un mandato quinquennale a partire dal 1° luglio, in un
paese in cui non esiste la possibilità di un ballottaggio... [FB]
PARAGUAY -10/03- CASERME VUOTE PER L’OBIEZIONE DI COSCIENZA. Appena 25 anni fa il Paraguay poteva
contare su 19.000 soldati: oggi sono meno di 3000 grazie all’applicazione dell’obiezione di coscienza, un diritto costituzionale
a cui si appellano i giovani per non svolgere il servizio militare obbligatorio… Il progressivo disinteresse dei giovani al mondo
militare si fa risalire a dopo la pubblicazione, negli anni Novanta del secolo scorso, di coumenti su crimini e abusi occorsi nelle
caserme: ciò aumentò l’avversione per le Forze armate, pilastro della dittatura del generale Alfredo Stroessner (1954-1989).
Fra gli abusi più comuni figurava l’uso delle reclute per attività domestiche nelle case degli alti ufficiali o lavori non
remunerati, dal giardiniere, all’idraulico al baby sitter al muratore… “È necessario non dimenticare che sono 147 i giovani
morti dal 1989 al 2012 mentre svolgevano il servizio militare obbligatorio. In tutte queste morti impera l’impunità: quindi, che
garanzie darebbero mai oggi i militari ai giovani…[FB] -19/03- POSTI DI BLOCCO IN VISTA DI SCIOPERI E CORTEI
… lungo le principali strade che collegano Asuncion con il nord del Paraguay, …Le nuove norme hanno suscitato critiche
diffuse. …[VG] -09/04- NATIVI ACHÉ DENUNCIANO IN ARGENTINA CRIMINI STROESSNER... La causa di questo
popolo del Paraguay è sostenuta dal giudice spagnolo Baltasar Garzón che, in relazione ai crimini di Stroessner, ha parlato di
genocidio. Secondo il magistrato, negli anni del regime circa il 60% degli Aché divennero “desaparecidos”.[VG] -09/04STRAGE DI CURUGUATY(vSGsMondo nn.75, 73, 70): I RELIGIOSI AL FIANCO DEI ‘CAMPESINOS’ “Nella giunta
direttiva della Conferenza delle religiose e dei religiosi del Paraguay (Conferpar) abbiamo giudicato estremamente
importante accompagnare con una manifestazione pubblica questi cinque ‘campesinos’ in sciopero della fame – da 54 giorni,
per chiedere un giusto processo – poiché la loro vita è in pericolo”.Padre Alberto Luna, esponente di spicco della Conferpar e
provinciale dei Gesuiti del Paraguay, spiega così alla MISNA il significato della mobilitazione che ieri sera ad Asunción, nella
spianata della Cattedrale Metropolitana, ha riunito religiosi, laici, comuni cittadini per esprimere la loro vicinanza ai
contadini coinvolti nella strage di Curuguaty.I fatti risalgono al 15 giugno 2012: quel giorno un battaglione della polizia fu
inviato a Curuguaty con l’ordine di sgomberare un gruppo di contadini che occupavano la tenuta agricola Marina Cué
chiedendo che fosse destinata alla riforma agraria poiché al centro di un annoso conflitto tra lo Stato e la famiglia
dell’imprenditore e senatore ‘colorado’ (conservatori, oggi di nuovo al governo, ndr) Blas N. Riquelme. Ne seguirono scontri
con un bilancio di 17 morti – sei agenti e 11 contadini “senza terra” – sulla cui dinamica non è mai stata fatta finora
chiarezza, sfociati una settimana dopo nella rimozione dell’allora presidente Fernando Lugo, l’ex vescovo di San Pedro
giunto al governo con un’alleanza di centro-sinistra; una destituzione condannata dall’Unione delle nazioni sudamericane,
che sospese il Paraguay, come una rottura dello Stato di diritto. Gli unici accusati per la strage sono i ‘campesinos’: undici di
loro, da due anni in prigione preventiva, si dovranno presentare sul banco degli imputati il 26 giugno.
A breve un tribunale deciderà se concedere o meno ai ‘campesinos’ in sciopero della fame gli arresti domiciliari, come
richiesto da diverse organizzazioni della società civile paraguayana. “…. padre José Luis Caravias, anch’egli gesuita. “Loro
non hanno ucciso nessuno. È stato un gruppo di banditi di grande potere che ha organizzato un massacro di poliziotti e
contadini. È dimostrato che è stato fatto per annichilire un governo che cominciava a servire i poveri. La storia – ha concluso
padre Caravias – ci giudicherà”.-10/04-NEGATI DOMICILIARI A ‘CAMPESINOS’ IN SCIOPERO DELLA FAME
… la deputata Karina Rodríguez ha reagito al rifiuto della corte di concedere gli arresti domiciliari …ed ha espresso “ripudio e
indignazione” per la decisione del tribunale. “…-14/04- CURUGUATY, DOMICILIARI CONCESSI... così ha deciso nel fine
settimana un tribunale di Salto del Guairá, dopo aver ricevuto informazioni sul loro preoccupante stato di salute… [FB]
QATAR Armi -28/03- Le autorità di Doha hanno firmato per l’acquisto di 22 elicotteri europei NH90 per un totale di circa
due miliardi di euro. Si tratta di 12 velivoli per il trasporto tattico e dieci per i combattimenti in superficie e sottomarini. Il
piccolo emirato ha reso nota l’intenzione di acquistare anche due aerei da rifornimento Mrtt. [AdL]
RWANDA FRANCIA -14/03 h22:57- Pascal Simbikangwa, ex capitano della Guardia Presidenziale, condannato in Francia a
25 anni per il genocidio del1994. (Fr24). -20/03- La magistratura francese ha aperto un’indagine nei confronti di Charles
Twagira, di nazionalità ruandese, sospettato di genocidio e crimini contro l’umanità. All’epoca del genocidio, Twagira era a
capo dell’ospedale di Kibuye. Secondo l’accusa si sarebbe opposto al ricovero di cittadini tutsi feriti durante i massacri che
provocarono circa 800.000 vittime. [VV].-22/03 h00:18-Twagira incarcerato in Francia per i fatti del Genocidio.(Fr24)
-06/04 h00:07- Presidente Kagame rinnova a Francia accuse di aver partecipato al genocidio. La Francia ritira la sua
partecipazione alle commemorazioni.(Fr24). -10/04- GENOCIDIO: ARRESTO IN FRANCIA. E’ stato arrestato e incriminato
nel nord-ovest della Francia Claude Muhayimana, sospettato di coinvolgimento nel genocidio del 1994: lo ha annunciato il
legale del cittadino franco-ruandese… Lo scorso febbraio, in linea con precedenti decisioni della giustizia francese, la Corte di
Cassazione aveva respinto le domande di estrazione a Kigali di tre cittadini ruandesi, tra cui Muhayimana… -RWANDA 15/04- 3 ARRESTI PER “MINACCIA ALLA SICUREZZA DELLO STATO”Sulla base di “una serie di prove”, la polizia
ruandese ha arrestato tre persone accusate di “minaccia alla sicurezza dello Stato”. …A finire in manette è stato un giornalista,
Cassien Ntamuhanga, dell’emittente radiofonica cristiana battista ‘Amazing Grace’, misteriosamente scomparso lo scorso 7
aprile. Agli arresti anche Kizito Mihigo, cantante molto popolare per i suoi testi a favore della pace e la riconciliazione. Le
autorità lo accusano di non aver partecipato alle commemorazioni del ventennale del genocidio, di “cercare ulteriore
popolarità” e di aver denunciato nella sua ultima canzone “crimini commessi dal Fronte patriottico ruandese (Fpr, al potere)”.
Il terzo detenuto è un ex soldato, Jean Paul Dukuzumuremyi, bloccato al confine col Burundi.[VV]
SENEGAL -17/04- KARIM WADE SARÀ PROCESSATO PER ARRICCHIMENTO ILLECITO. Rimarrà in detenzione
provvisoria fino all’apertura del processo, tra due mesi, Karim Wade, figlio dell’ex presidente della Repubblica, … Assieme a
lui ci sono altri 7 co-imputati… -15/04- E’ al centro di polemiche la recinzione in costruzione sulla strada panoramica a ovest
di Dakar, dietro la quale avrà sede la futura ambasciata di Turchia in Senegal…In prima linea nel movimento cittadino contro
il muro dell’ambasciata turca c’è l’associazione ‘Sos Littoral’ che denuncia l’attribuzione illegale di terreni del demani
pubblico marittimo. “I testi di legge sono molto chiari. I terreni possono essere declassificati ma solo per motivi di sicurezza
nazionale e per progetti di interesse pubblico. In questo caso, oltre ai 4000 mq per l’ambasciata di Turchia, ci sono altri
100.000 mq che sono stati assegnati senza alcuna trasparenza”… Ma ad opporsi al cantiere dell’ambasciata turca è lo stesso
comune di Dakar. “Khalifa Sall (il sindaco della capitale, ndr) auspica la fine dei lavori a nome della protezione del litorale”
…“è lo Stato che ha concesso il permesso di costruire alle autorità turche e contro questo provvedimento il sindaco non ha
alcuna prerogativa”. A questo punto l’amministrazione comunale ha incoraggiato i residenti della capitale a “protestare in
modo legale e pacifico per spingere il governo a fare marcia indietro”. Ad autorizzare la cessione del terreno all’ambasciata di
Ankara è stato l’ex presidente Abdoulaye Wade, rimasto al potere fino al 2012. Un progetto al quale il suo successore Macky
Sall non si è finora opposto.[VV]
SIRIA[v.pregressi in SGsMondo n.80 e prec.]-10/03 h21:47- Ucciso fotografo Canadese. -13/03 h22:25- Brahimi (mediatore
ONU) accusa Damasco di ritardare volutamente la ripresa dei negoziati di Ginevra.(Fr24). -14/03- APPROVATA LEGGE
ELETTORALE, PER ONU OSTACOLO A NEGOZIATI. L’apertura alla partecipazione di diversi partiti, ma anche l’obbligo
per i candidati alla presidenza di risiedere in Siria continuamente da almeno dieci anni: sono alcuni dei punti chiave di una
nuova legge che regolerà elezioni previste quest’anno nonostante sia ancora in corso il conflitto civile cominciato tre anni fa, il
15 marzo 2011…” Un requisito, questo, che escluderebbe dalla corsa alla massima carica del paese gran parte degli esponenti
dell’opposizione e dei gruppi ribelli riparati all’estero durante il conflitto… Una data per le elezioni non è stata ancora annunciata, ma il voto potrebbe essere convocato per luglio… [VG]-14/03- 3 ANNI DI CONFLITTO, DISASTRO UMANITARIO
“È inconcepibile che una catastrofe umanitaria di questa portata si stia svolgendo sotto i nostri occhi senza alcun progresso
significativo per fermare lo spargimento di sangue”: l’Alto Commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite, António Guterres,
ha usato queste parole per descrivere il drammatico scenario siriano, fornendo i numeri aggiornati di una crisi che la comunità
internazionale sembra aver dimenticato. Stando all’Onu, il conflitto in Siria, cominciato tre anni fa, ha provocato la più grave
crisi umanitaria del pianeta, con 9 milioni di persone – circa il 40% dell’intera popolazione – costrette a lasciare le proprie
case: più di 6 milioni e mezzo sopravvivono in condizioni più che precarie all’interno del territorio nazionale, circa due milioni
e mezzo sono fuggite nei paesi vicini. Della stragrande maggioranza dei rifugiati – ha fatto notare Guterres – si stanno peraltro
prendendo carico paesi che attraversano anche instabilità politica ed economica e che mancano delle infrastrutture necessarie,
Egitto, Iraq, Giordania, Libano e Turchia. Solo una piccola parte dei rifugiati siriani è stata accolta in Europa, affrontando
rischi mortali nella traversata del Mediterraneo e rischiando di essere respinta alle frontiere… l’Unione Europea, e per di più
solo 10 paesi, si è resa disponibile ad accogliere globalmente appena 12.000 rifugiati (meno dello 0,5% del totale).[FB]-17/03RICONQUISTATA YABROUD, ULTIMO BASTIONE RIBELLE AL CONFINE COL LIBANO. Con il sostegno del
movimento sciita libanese Hezbollah, l’esercito siriano è riuscito a riprendere il controllo della città di Yabroud, una delle
principali roccaforti dei ribelli nella provincia nord di Damasco, vicino al confine con il Libano. Lo ha annunciato la tv di stato
citando fonti militari…La città è considerata di importanza cruciale anche per Hezbollah: è da qui infatti che partirebbero le
vetture utilizzate per gli attentati esplosivi che hanno colpito i bastioni del movimento sciita negli ultimi mesi in Libano.
-18/03- L’esercito di Damasco ha riconquistato anche la località di Ras al Aini, lungo la frontiera con il Libano… -20/03ESERCITO RIPRENDE IL KRAK DEI CAVALIERI… celebre fortezza crociata presso il confine con il Libano, dove da mesi
si erano asserragliati i ribelli anti governativi… [AdL] -SIRIA USA-19/02 h22:40- A Washington Obama chiude l’ambasciata
siriana. -SIRIA TURCHIA -23/03 h23:10- Aereo militare siriano abbattuto da contraerea turca dopo sconfinamento.(Fr24)
SIRIA -25/03- Hilal al Assad, cugino di Bashar al Assad …., è morto durante gli scontri con i ribelli, da un razzo ha colpito
la casa dove l’uomo stava tenendo una riunione… [AdL] -25/03- OFFENSIVA ‘ANFAL’, RIBELLI RICONQUISTANO
POSIZIONI AL NORD… portata avanti dai jihadisti del Fronte Al Nusra, nella quale sarebbero anche coinvolti esponenti
delle Brigate Ansar Al Sham e del movimento Harakat Sham al Islam. I primi sono parte della grande coalizione del Fronte
islamico mentre i secondi sono legati ad un gruppo composto al 90% di cittadini marocchini. Secondo alcune fonti di stampa
affianco al Fronte Al Nusra starebbero combattendo anche jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante… operazioni in
corso contemporaneamente nelle province di Aleppo (nord), Idlib (nord-ovest), Latakia e in quella centrale di Hama. A Idlib
l’esercito avrebbe ceduto 15 posti di controllo nei pressi di Khan Sheikhun e non avrebbe più alcuna base militare tra Wadi Al
Deif e Hamadiye, zone accerchiate e approvvigionate per via aerea. Ad Aleppo le forze governative avrebbero perso i quartieri
di Layramune, nella città vecchia, e il monte Chwayhne, …. I ribelli sarebbero anche riusciti a riprendere il controllo del posto
frontiera di Kassab, al confine con la Turchia. …, negli scontri degli ultimi giorni le parti rivali avrebbero perso almeno 130
uomini. Dal confinante Libano, le autorità di Tripoli hanno confermato l’uccisione di 27 persone, per lo più civili, dallo
scorso 13 marzo, in violenze interconfessionali tra abitanti dei quartieri di Jabal Mohsen, a maggioranza alawita e Bab al
Tabbaneh, principalmente abitato da sunniti. …“Rimane estremamente difficile l’accesso delle organizzazioni umanitarie alla
popolazione siriana bisognosa di soccorsi e aiuti” deplora il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon … A ostacolare
l’intervento delle ong e istituzioni internazionali è, secondo il rapporto, “l’assenza di fiducia tra governo, opposizione e
comunità locali” ma anche “l’impossibilità di far vigilare i cessate il fuoco da un soggetto neutrale”. [VV]
Siria: un patrimonio millenario vittima di guerra ( di Viviane Dutaut-Ceccarelli 25/03 2014)
Tra i danni causati da bombardamenti e attacchi, ma anche da furti e scavi clandestini, figurano anche le distruzioni che
hanno colpito i siti o i monumenti più importanti nel Paese. Nel caos generale le comunità locali tentano di difendere il
loro passato, ma anche il loro avvenire economico con il turismo.
Dieci millenni di storia, antica, cristiana, musulmana, memoria dell’umanità, si sbriciolano ogni giorno sotto le
bombe, i furti, gli scavi clandestini, i traffici d’opere d’arte. Quello siriano è un patrimonio unico al mondo (10.000 siti
ed opere censiti, 8 siti UNESCO di cui 5 colpiti) eroso quotidianamente nell’oblio generale. Paolo Matthiae, l’archeologo
che scoprì la città di Ebla e le migliaia di tavolette cuneiformi, ha lanciato da Roma una campagna internazionale con
Francesco Rutelli per tentare di salvarlo: «Si tratta di un patrimonio davvero universale. Nella Siria sono nati i primi
villaggi agricoli sulle rive dell’Eufrate, 10.000 anni prima di Cristo. È lì che l’umanità ha sperimentato i primi modelli di
città lontano dalle valli fluviali, intorno al terzo millennio, lì che si è inventato il primo alfabeto, verso il 1300 a.C., in cui
ogni segno corrisponde a un suono, e che rivoluzionò la scrittura. Provincia importante per Roma, tanto che Apollodoro di
Damasco costruisce il Foro di Traiano, terra del primo Cristianesimo nascente, erede di Bisanzio, sede del califfato degli
Ommayadi, la Siria è rimasta per secoli un ponte tra l’Oriente musulmano e l’Occidente cristiano sotto il segno
della tolleranza. Ed era uno dei paesi più aperti per gli archeologhi: c’erano 70 missioni estere, senza distinzioni
politiche. Ci fu anche una missione di ricercatori americani, ebrei, che fu accolta senza problemi».
Quali sono i danni più ingenti?
Le distruzioni che hanno colpito i siti o i monumenti più importanti, simbolici: il minareto della moschea degli Omayyadi
e la città medievale ad Aleppo, il Krak dei Cavalieri del XII sec. vicino a Homs, i danni ai mosaici della grande moschea
degli Omayyadi a Damasco, a Maaloula, il villaggio cristiano dove si parla ancora l’aramaico, la lingua di Cristo, danni di
cui si sa e si parla. Ma ci sono anche devastazioni che si vedono meno, ma sono altrettanto gravi: la moltiplicazione
esponenziale degli scavi clandestini, basti citare Apamea, bucherellata all’infinito, la grande città antica di Mari, il sito di
Doura Europos. E poi i furti, soprattutto nei musei regionali, a volte opera di bande armate. I traffici clandestini
prosperano. C’è un rischio più grave: che gli scavi clandestini, finora generalmente operati a livello individuale, prendano
una dimensione industriale, con l’utilizzo di mezzi meccanici pesanti che distruggono tutto, come in Iraq e in Afghanistan.
Dal maggio scorso, l’UNESCO ha allertato i paesi confinanti: si è potuto bloccare alla frontiera libanese un carico
d’antichità. Ma si sa quanto le frontiere siano lunghe, desertiche e porose.
Cosa si può fare concretamente?
La campagna lanciata da Francesco Rutelli prevede, oltre alla mostra e al premio, iniziative di sostegno alla sorveglianza
dei siti e dei musei, con guardiani permanenti pagati. Alcuni siti sono abbandonati, i locali di missioni saccheggiati con
perdita di documentazione. Ad Ebla, ci sono stati alcuni scavi clandestini sporadici, ma sono stati bloccati subito dalla
reazione degli abitanti. Ed è, questo, un punto importante : nel caos generale, le popolazioni locali tentano di assicurare un
minimo di autodifesa: hanno capito che si tratta di difendere il loro passato, la loro identità, ma anche il loro avvenire
economico con il turismo. Bisogna organizzare fin da adesso una collaborazione internazionale, penso soprattutto ai paesi
europei, per prepararsi a coordinare gli interventi di restauro e ripristino appena la situazione politica lo permetterà. Può
sembrare non attuale, ma bisogna preparare già da adesso la rinascita del patrimonio siriano.
Come si muovono le autorità siriane ?
La Direzione generale delle antichità e monumenti ha lanciato appelli a tutte le parti: non utilizzare i siti storici per usi
militari, per evitare che siano bombardati. Cerca inoltre di mantenere contatti con i suoi funzionari anche nelle zone
occupate dai ribelli. Pare che nella regione di Raqqa un mosaico antico sia stato fatto saltare in aria. Finora, le distruzioni
erano la conseguenza della guerra, mentre ora rischiano di diventare un obiettivo da parte di gruppi religiosi intolleranti, a
volte stranieri, come fu il caso dei Buddha di Bamiyan in Afghanistan. (Oasis 25/03/2014)
SIRIA ARABIA USA -28/03 h23:33-Discussione tra Obama e Abdalla per un sostegno ai ribelli siriani moderati.(Fr24).
Profughi-28/03 h12:30- Servizio competente di ca 10 minuti.(in TG3-Fuoritg) -02/04 h22:45-I profughi sono il 25% della
popolazione.(Fr24)-04/04- RAID GOVERNATIVI SU DAMASCO E ALEPPO…almeno 25 vittime... Nella capitale e nella
seconda città del paese sono stati presi di mira i quartieri solidali con la rivolta come Mliha, vicino alla periferia di Jaramana e
sotto assedio da 6 mesi, dove diversi edifici residenziali sono stati distrutti. Nel nord, intanto, i combattimenti continuano nella
regione di Latakia, roccaforte del clan Assad, su cui i ribelli hanno lanciato un’offensiva. Secondo fonti locali, in due settimane
di scontri concentratisi sulle colline del cosiddetto Osservatorio 45, sarebbero morti circa 300 combattenti. [AdL] -07/04- UN
GESUITA ASSASSINATO A HOMS. Un gesuita di nazionalità olandese, padre Frans Van der Lugt, è stato ucciso oggi nella
città di Homs: … prelevato di forza dalla sua comunità e ucciso con alcuni colpi di arma da fuoco. Il religioso viveva in Siria
dal 1964. Dopo l’inizio della guerra civile si era sempre rifiutato di lasciare il quartiere di Bustan al Diwan, roccaforte dei
ribelli assediata dalle forze fedeli al governo di Damasco. Sempre, in particolare durante il conflitto, si era adoperato per
aiutare la popolazione civile senza distinzioni di appartenenza etnica o di fede.[VG]-08/04- “UOMO DI PACE”. “E’ così che
muore un uomo di pace. Con grande coraggio, in una situazione estremamente rischiosa e difficile, ha voluto rimanere fedele
al popolo siriano, al quale da tempo aveva dato la sua vita e la sua assistenza spirituale”… “Sono l’unico prete e l’unico
straniero ad essere rimasto. Ma non mi sento come uno straniero, ma come un arabo tra gli arabi” aveva detto lo scorso
febbraio padre Van der Lugt, precisando che nella Homs bombardata dall’esercito siriano ci sono “solo 66 cristiani”. Manca
ancora all’appello un altro gesuita, l’italiano Paolo Dall’Oglio, di cui si sono perse le tracce otto mesi fa a Raqqa (nord). [VV]
-08/04- ONU LANCIA ALLARME SICCITÀ… Le zone più a rischio sono quelle del nord-ovest – Aleppo, Idleb e Hama.
“Con il conflitto, hanno sofferto le reti di irrigazione, i canali, il materiale agricolo e la situazione non migliorerà… Il World
Food Program assiste attualmente quattro milioni di persone sui 6,5 che avrebbero bisogno di aiuti alimentari e che con ogni
probabilità aumenteranno, sebbene non ci siano proiezioni disponibili. Le piogge registrate da settembre sono risultate inferiori
alla norma e pari a meno della media annua.[FB] -SIRIA IRAN -09/04- AIUTI DALL’IRAN PER FAR FRONTE ALLA
EMERGENZA ALIMENTARE. L’Iran ha consegnato alle autorità di Damasco circa 30.000 tonnellate di aiuti alimentari...
[VG] -SIRIA-09/04- DOPPIO ATTENTATO CON AUTOBOMBE A HOMS. Almeno 25 persone, tra cui donne e bambini,
hanno perso la vita nell’esplosione di due autobombe a Homs, nel centro del paese. … l’attentato, che ha causato anche più di
100 feriti, si è verificato nel quartiere di Karam al louz... il quartiere in cui si è prodotto il doppio attentato è abitato per lo più
da alawiti, la confessione sciita cui appartiene la famiglia del presidente Bashar al Assad.[AdL] -10/04- SCONTRI TRA
JIHADISTI AL CONFINE CON L’IRAQ. Violenti scontri sono in corso tra gruppi ribelli nella città di Boukamal, al confine
con l’Iraq: lo riferiscono fonti di stampa panaraba, precisando che finora sono stati uccisi almeno 24 miliziani. Il duro
confronto armato oppone i jihadisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil), che avrebbero già preso il controllo di
alcuni quartieri, agli ex alleati del Fronte al Nusra, in passato in posizione di dominio a Boukamal, conquistata ai soldati siriani
nel novembre 2012. L’Esercito siriano libero (Asl, ribelli) ha dichiarato di avere ancora il controllo del posto di frontiera con
l’Iraq, verso il quale si stanno dirigendo gli insorti dell’Isil, intenzionati a “raggiungere i nostri fratelli in Iraq”. Intanto il
Fronte al Nusra ha rivendicato l’esplosione di due autobombe a Homs, che ieri ha causato 25 morti e più di 100 feriti. [VV]
-11/04- CONTINUA AFFLUSSO PRUFUGHI NEL KURDISTAN IRACHENO. Continua l’afflusso di curdi siriani nei campi
profughi intorno a Erbil e Donuk, Kurdistan iracheno ... La regione curda della Siria è sotto controllo del Pyd, l’equivalente del
Partito dei lavoratori curdo in Iraq (Pkk), a cui l’opposizione ha rifiutato fin dall’inizio della rivoluzione in Siria, una regione
autonoma e uno statuto speciale per i curdi. Il Pyd ha quindi stretto un accordo con il governo di Damasco che oggi controlla
tutta la regione del Nord-est. Secondo le stime dell’Alto commissariato Onu sono più di 270.000 i profughi curdi che hanno
passato il confine e vivono al di là della frontiera irachena.[AdL]. -14/04- ESERCITO RIPRENDE IL CONTROLLO DI
MAALOULA. L’esercito ha ripreso i controllo della cittadina cristiana di Maaloula. Nella regione di Qalamoun, a nord di
Damasco, sotto controllo delle milizie di opposizione da circa quattro mesi… La città, che ospita la tomba di Santa Tecla ed è
famosa per i suoi rifugi rupestri risalenti ai primi secoli del cristianesimo, è divenuta meta di pellegrinaggi…[AdL] -14/04
h22:55-Maalula uccisi 1 giornalista ed un tecnico della catena degli Hezbollah(Fr24).-15/04- DAMASCO: COLPI DI
MORTAIO SULLA SCUOLA, VITTIME… tra gli alunni: …uno degli istituti colpiti è una scuola della Chiesa armenocattolica… [VG]-16/04-MILITARI AVANZANO VERSO IL CENTRO DI HOMS.L’esercito siriano e le milizie
filogovernative hanno lanciato un’offensiva su Homs, in mano ai ribelli, assediata da quasi 2 anni …Dal canto loro, le milizie
ribelli hanno ricevuto il primo approvvigionamento di 20 missili anticarro ‘Tow’da un non meglio precisato “alleato
occidentale”.Il quotidiano Al Watan scrive che la prossima settimana sarà annunciata una data per le elezioni presidenziali. È
probabile che il voto si terrà nel mese di giugno. Assad, il cui incarico di sette anni scade il 17 luglio, si ricandida ad un nuovo
mandato.[AdL] -18/04 h23:26-Forte preoccupazione dell’Onu per civili intrappolati a Homs.(Fr24) -21/04 h22:45- Homs:
controffensiva dei ribelli.(Fr24)- 20/04 h00:04- Liberati presso il confine turco i 4 giornalisti francesi sequestrati dal 22 giugno
2013.(Fr24)-21/04- Elez. Presidenziali preannunciate per il 3 giugno. Assad contestato(Fr24)
SOMALIA ETIOPIA-12/03- La liberazione “immediata” di Mohamed Aweys Mudey, giornalista somalo condannato a 27
anni di carcere per “attività terroristiche”: è l’appello lanciato dall’Unione nazionale dei giornalisti somali (Nusoj), che
denuncia il processo “non equo” celebrato da un tribunale della vicina Etiopia. Il giornalista è stato vittima di un’aggressione
da parte dei miliziani di Al Shaabab mentre lavorava a Mogadiscio. Si è rifugiato, ferito, in Etiopia in cerca di incolumità, ma
nel paese del corno d’Africa è stato arrestato con l’accusa di “essere un esponente di Al Shaabab”. In carcere avrebbe anche
subito torture.[VV] SOMALIA -15/03 h21:48- Autobomba a Mogadiscio. (Fr24).-17/03 h22:05- Autobomba presso
Mogadiscio contro convoglio militari Unione Aficana, Shebab rivendicano… almeno7 morti…(Fr24) [Misna:-18/03- bilancio
incerto, mancano comunicazioni ufficiali in merito, vittime tra i civili, auto esplosa anzitempo..]-18/03- ATTENTATO
CONTRO UN HOTEL A BULO BURDE- Un attentatore suicida si è fatto saltare in aria in un hotel di Bulo Burde, nella
regione dell’Hiiran, uccidendo almeno 5 persone.(salite a 8 –Misna19/03)… L’hotel Amalow, obiettivo dell’attacco, ospita
ufficiali governativi e dell’Unione Africana... Quello di oggi è il secondo attentato suicida che si verifica in Somalia in due
giorni. Ieri lungo la strada tra Afgoye e Mogadiscio, un’autobomba è esplosa prendendo di mira un convoglio della missione
africana Amisom, ma ha mancato il bersaglio…ma sono morte diverse persone. -24/03- 8 CAPI TRADIZIONALI UCCISI IN
UN’IMBOSCATA. Sono stati uccisi a sangue freddo da uomini armati nei pressi di Burhakaba, 8 capi tradizionali di ritorno
dalla conferenza sul federalismo in corso in questi giorni a Baidoa. … gli assalitori sono membri di Al Shabaab… La notizia,
diffusasi in queste ore sui media somali, ha provocato sconcerto e condanne presso l’opinione pubblica in un paese in cui i capi
e gli anziani sono figure rispettate e riconosciute nell’ambito del sistema clanico tradizionale…” Mentre rivendicano di essere
musulmani, questi assassini mirano invece a distruggere la nostra religione, la cultura, il tessuto sociale delle nostre comunità e
l’economia del paese”.-SOMALIA ITALIA -20/03- ILARIA E MIRAN, VENT’ANNI DOPO NESSUNA VERITÀ…
Il 20 marzo 1994 Alpi e Hrovatin furono assassinati davanti all’hotel Hamana di Mogadiscio: un omicidio irrisolto, che ha
aperto la strada a 20 anni di inchieste, depistaggi, punti oscuri. Una nebulosa in cui la verità sulla loro morte ha lasciato il posto
a dubbi e infinite speculazioni. “E’ fondamentale che queste carte siano rese pubbliche e che ai cittadini sia data la possibilità
di sapere” afferma Domenico D’Amati, legale della famiglia Alpi. “C’è molto da fare e speriamo che tutti gli organi dello
Stato collaborino. In primo luogo la Camera dei deputati che deve desecretare questi documenti fondamentali sui traffici dei
rifiuti tossici”. Oggi, per l’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin c’è un solo condannato, Hashi Omar Assan. Nella
sentenza di primo grado, che lo aveva assolto, si legge: “È un capro espiatorio”. Per Luciana Alpi, la madre di Ilaria, “è
sicuramente innocente”. E anche il giudice che si è occupato di un procedimento collaterale per calunnia scrive: “Un cittadino
somalo è in carcere forse innocente. E di certo due cittadini italiani, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, non hanno ancora avuto
giustizia”… Oggi, a distanza di 20 anni, la Somalia cerca faticosamente di uscire dal baratro della guerra civile, cominciata
dopo la caduta di Siad Barre nel 1991 e proseguita incessantemente per due decenni. Ma la verità sull’omicidio di Ilaria e
Miran non è ancora stata svelata. Vent’anni dopo, non è ancora finita. SOMALIA -27/03- OFFENSIVA CONTRO AL
SHABAAB, MILITARI RIPRENDONO EL BUR… nella regione settentrionale di Galgaduud, circa un centinaio di chilometri
a sud di Dhusa Mareb… El Bur è la decima città riconquistata dalle truppe somale e africane nell’ambito dell’offensiva avviata
in diverse regioni del paese nelle ultime quattro settimane. SOMALIA e SOMALILAND-31/03- RIPRESI A ISTANBUL I
COLLOQUI TRA MOGADISCIO E HARGEISA. Il governo federale di Mogadiscio ha inviato una delegazione a Istanbul, in
Turchia, con l’intenzione di riaprire il dialogo con le autorità del Somaliland… A confermare la ripresa dei colloqui, di fatto in
corso a tappe dal marzo 2013, sono state le autorità del Somaliland, che nel 1991 ha dichiarato unilateralmente la propria
indipendenza da Mogadiscio e che la comunità internazionale non riconosce. In un processo di pace ormai ventennale, che fino
a poco tempo fa è stato monopolio dell’Occidente, la Turchia in effetti sta tentando di ritagliarsi un ruolo importante, sia dal
punto di vista politico… All’inizio dell’anno, Genel Energy, compagnia petrolifera con sede ad Ankara e già attiva nel nord
dell’Iraq, ha annunciato di aver ottenuto una licenza di esplorazione off-shore nel Somaliland... [AdL]-SOMALIA -08/04GALKAYO: UCCISI ESPERTI LOTTA AL CRIMINE DELL’ONU. Sono stati assassinati mentre scendevano da un velivolo
all’aeroporto di Galkayo (centro) due consulenti dell’Ufficio Onu contro la droga e il crimine (Unodc), un francese e un
britannico. …. Nell’instabile Galkayo, capoluogo della regione semiautonoma del Puntland e feudo dei pirati somali, si
verificano ciclicamente rapimenti e uccisioni di cittadini stranieri e operatori umanitari. [VV] -21/04 h22:10-Mogadiscio:
ucciso un deputato e ferito un altro per un attentato alla sua auto rivendicato dagli Shebab.(Fr24) -22/04 h10:14-Altro attentato:
deputato ucciso all’uscita di casa (Misna).
SPAGNA AFRICA-03/04- CONTRATTI A MINORENNI, SANZIONATO IL BARCELLONA CALCIO… Il club, tra ipiù
titolati al mondo, è stato riconosciuto colpevole di aver violato norme sul trasferimento di calciatori minorenni… Il Barcellona
dovrà pagare una multa di 370.000 euro e star fuori da 2 sessioni di mercato. I contratti incriminati sono 10 …[VG]
SPAGNA -25/03 h23:16-Tribunale Costituzionale dichiara illegale il referendum in Catalogna.(Fr24).
SRI LANKA [v.pregressi in SGsMondo n.80 e prec.] -11/03-SI STRINGE L’ABBRACCIO CINESE.Si avvicina il voto del
Consiglio Onu per i diritti umani, ma ancora oggi il presidente Mahinda Rajapaksa nega ogni validità alle accuse sulle
responsabilità delle forze armate e del governo nel massacro di civili nelle settimane precedenti la confitta dei ribelli Tamil nel
maggio 2009. A sostenere la sua sfida alla comunità internazionale è la presenza al suo fianco da anni del potente alleato
cinese. Il quale, non solo garantisce la sua tutela nei contrasti diplomatici, ma ha da tempo sostituito molti antichi investitori
ormai troppo critici sulla situazione non proprio immacolata dei diritti umani e delle libertà civili. Lo Sri Lanka, inoltre, come
le vicine Maldive oggetto di una simile strategia cinese, sono in una posizione preziosa sulle rotte tra Golfo Persico e Asia
Sud-orientale e da qui verso l’Estremo Oriente. I rapporti bilaterali valgono già tre miliardi di dollari all’anno e per lo Sri
Lanka, la Cina è il secondo fornitore di importazioni dopo la vicina India... Nelle strategie cinesi, lo sviluppo di porti e
infrastrutture nello Sri Lanka fanno parte del piano di controllo delle rotte commerciali tra Africa e Asia orientale. Con il
completamento degli scali isolani, oltre a quello di Chittagong in Bangladesh e di Gwadar in Pakistan, Pechino si assicurerà
infatti accessi essenziali ai “mari caldi” e alle rotte commerciali più importanti del mondo, oltre che essenziali per i suoi
investimenti nel continente africano… -21/03- TAMIL PROVANO DIALOGO SU RIFORME E PACIFICAZIONE. La
rappresentanza politica della minoranza tamil ha deciso di riprendere il dialogo con il governo sulle riforme nella regione del
Nord. L’Alleanza nazionale tamil (Tna), partito politico che ha la maggioranza nella regione autonoma settentrionale, ha
chiesto al presidente Mahinda Rajapaksa di riavviare i colloqui per cercare una soluzione politica ai problemi della minoranza,
ancora consistenti a quasi cinque anni dalla sconfitta della guerriglia tamil che nel maggio 2009 ha messo fine a un conflitto
trentennale... Un’iniziativa che acquista maggior significato nel contesto dell’avvicinarsi della risoluzione del Consiglio Onu
per i diritti umani che dal 23 discuterà a Ginevra un rapporto che evidenzia le responsabilità del presidente e del suo regime nel
sostanziale blocco della ricerca delle responsabilità per gli abusi dei diritti umani durante il conflitto e per la lentezza del
processo di riconciliazione. Il voto sulla risoluzione di condanna, la terza in tre anni consecutivi, è previsto il 28.-27/03VIA LIBERA DELL’ONU A INDAGINE SU CRIMINI DI GUERRA. Su proposta dell’Alto Commissario per i diritti umani,
Navi Pillay, i 47 paesi-membri del Consiglio Onu per i diritti umani (Unhrc) hanno approvato l’inchiesta internazionale per i
presunti crimini di guerra compiuti durante la quasi trentennale guerra civile e in particolare nelle ultime settimane, quando i
civili Tamil si trovarono tra l’esercito in avanzata e l’ultima resistenza delle Tigri tamil. Con 23 voti a favore e 12 contrari, con
12 astenuti il Consiglio ha autorizzato l’Alto Commissariato guidato dalla Pillay a intraprendere “un’indagine completa
riguardo le presunte, serie violazioni e gli abusi dei diritti umani e crimini commessi da entrambe le parti in conflitto nello Sri
Lanka... L’India, che nelle precedenti risoluzioni di condanna nel 2009, 2012 e 2013 aveva votato a favore, ha scelto oggi
l’astensione motivata dall’“approccio invasivo” di un meccanismo investigativo internazionale ... Sulla posizione indiana ha
giocato probabilmente l’approssimarsi delle elezioni e la necessità per i partiti al potere di non inimicarsi un parte della
consistente popolazione tamil del Sud dell’India che potrebbe non apprezzare indagini che riguardano anche eventuali
responsabilità dei Tamil dello Sri Lanka nelle atrocità commesse durante il lungo conflitto civile.[CO]-07/04-CRIMINI DI
GUERRA: INVOCATA LA “SOVRANITÀ NAZIONALE”… Il governo ha fatto sapere che prenderà provvedimenti legali
nei confronti di coloro che testimonieranno di fronte alla commissione qualora le informazioni date, siano in violazione della
Costituzione del paese. Questi testimoni potrebbero essere accusati di tradimento. L’India, che si è astenuta sulla risoluzione
presa a Ginevra il 27 marzo, ha ripetutamente chiesto al governo dello Sri Lanka di ammorbidire la propria posizione e di
prendere più larghe misure inclusive per favorire una stabile riconciliazione con la comunità Tamil… Le informazioni sui
dispersi, la liberazione dei detenuti politici, la riduzione delle aree a rischio, il ritorno delle terre confiscate per uso militari e la
riduzione delle forze militari e paramilitari nella provincia Tamil, nel nord del paese, sono tutti problemi che secondo il
governo indiano dovrebbero essere chiariti e risolti in tempi brevi. Da tempo, la politica estera dell’India è attenta a gestire e
conservare buone relazioni con lo Sri Lanka, non solo per motivi di vicinanza ma anche per riequilibrare la crescente presenza
e influenza che la Cina e lo stesso Pakistan stanno acquistando nell’area. Toccherà al nuovo governo di Delhi riprendere e
rafforzare quest’azione di mediazione di buon vicinato.[PL]-09/04- CONTINUA IL BRACCIO DI FERRO CON L’ONU SUI
DIRITTI UMANI- Il governo srilankese ha respinto ancora la richiesta di collaborazione dell’Onu per indagare sui crimini di
guerra commessi nel paese nel lungo conflitto tra forze armate governative e ribelli di etnia tamil. Ancora una volta il governo
di Colombo ha respinto ogni cooperazione sostenendo l’illegittimità dell’Alto Commissariato per i diritti umani (Unhchr)
nell’intervenire nelle sue questioni interne. Di conseguenza non sarà consentito l’ingresso all’Alto Commissario Navi Pillay
incaricata dall’Unhchr dell’inchiesta autorizzata dalla maggioranza dei paesi membri… è la presa di posizione più dura verso
quelle che sono considerate “ingerenze” internazionali sobillate dagli Stati Uniti e motivate dal tentativo di controllare la
politica del paese… a quasi cinque anni dalla fine del conflitto che ha provocato oltre 100.000 morti di cui… 40.000 nelle
ultime fasi del conflitto, in parte in aree dichiarate sicure per i civili.[CO] -01/04- AL BANDO LE ORGANIZZAZIONI
DELLA DIASPORA TAMIL. Il governo del presidente Mahinda Rajapaksa ha messo al bando 16 organizzazioni straniere che
operano negli Stati Uniti, in Canada, Norvegia, Italia, Svizzera, Francia e Australia utilizzando la risoluzione del Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite numero 1373, risoluzione sostenuta dagli Stati Uniti dopo l’attacco dell’11 settembre 2011. L’
accusa è di essere gruppi di “terroristi stranieri” con legami con il Fronte di Liberazione delle Tigri del Tamil Eelam (Ltte) e
sostenitori della creazione di uno Stato separato per i Tamil nel nord del paese... Come conseguenza della messa al bando
anche i cittadini, le organizzazioni e i partiti dei Tamil in Sri Lanka non potranno avere contatti o ricevere finanziamenti. [PL]
-10/04- NELLA LISTA DEI PAESI DI “PARTICOLARE PREOCCUPAZIONE”.Nello stesso giorno in cui la polizia dello
Sri Lanka arresta una sessantina di persone, tra cui dieci donne, con l’accusa di coinvolgimento nella riorganizzazione del
movimento di Liberazione Tamil (Ltte), il governo di Londra mette lo Sri Lanka nella lista dei paesi di “particolare
preoccupazione”. Il rapporto su Democrazia e Diritti Umani, pubblicato oggi dall’Ufficio di Stato per gli Affari Esteri e del
Commonwealth, afferma che in questi ultimi tre mesi la situazione dei diritti umani nello Sri Lanka non è migliorata. La
detenzione e l’oppressione di attivisti continua, la libertà di stampa è minacciata. L’indice della Libertà di Stampa Mondiale
del 2014, colloca lo Sri Lanka al 165° posto su 180 paesi… [ PL ]
SUDAFRICA -19/03- PISCINA IN VILLA CON I SOLDI PUBBLICI, ZUMA ACCUSATO. Il presidente Jacob Zuma dovrà
rimborsare allo Stato parte delle spese che dovevano garantirne la sicurezza ma che sono servite a costruire piscina, anfiteatro e
altre amenità nella sua villa di famiglia …-NUOVE ACCUSE ZUMA, ALLA VIGILIA DELLE ELEZIONI… “Le irregolarità
evidenziate nel rapporto dell’accusa … sono una macchia non solo per Zuma ma per tutto il partito per via delle complicità e
delle inadempienze dei ministri e dei dirigenti responsabili delle questioni attinenti alla sicurezza”… -07/04- I VESCOVI A
ZUMA, “RIMBORSI LO STATO”- “Jacob Zuma deve dire al paese come intende rimborsare i soldi spesi per la piscina e altre
cose che nulla hanno a che vedere con la sua sicurezza”: lo chiedono i vescovi del Sudafrica, in una nota relativa alla vicenda
dei fondi pubblici serviti per ampliare la villa di famiglia del presidente nel villaggio di Nkandla. Il mese scorso la Procura
nazionale ha chiesto a Zuma di rimborsare parte dei fondi, stanziati ufficialmente per garantirne la sicurezza. I lavori sono
costati 246 milioni di rand, più di 16 milioni di euro. Zuma è il presidente dell’African National Congress (Anc), il partito che
governa dalla fine dell’apartheid. Alle prossime elezioni, in programma il 7 maggio, è candidato a un secondo mandato.[VG]
-24/03- SOSPETTI SU TV DI STATO: “INVITA A VOTARE ANC”. È bufera sulla presidente della radiotelevisione di Stato
del Sudafrica, la Sabc: Ellen Tshabalala è stata accusata di aver rivolto appelli a votare per il prorio partito al potere dalla fine
dell’apartheid, violando i principi di imparzialità dell’emittente… -25/03-SCIOPERO DEI MINATORI, PERSI “10
MILIARDI”di rand, circa 921 milioni di dollari: tanto sarebbe costato finora all’economia del Sudafrica lo sciopero dei
minatori cominciato a gennaio…
L’ agitazione è stata proclamata dall’Association of Mineworkers and Construction Union (Amcu) con la richiesta di aumenti
di salario superiori al 100%, fino a 12.500 rand al mese, circa 850 euro. … le multinazionali sostengono di non essere in grado
di concedere incrementi del genere e ipotizzano nuovi licenziamenti. “Purtroppo – si legge nel comunicato – l’industria va
verso una maggiore meccanizzazione e capacità professionali più elevate, indispensabili per consentire maggiori guadagni e
produttività; per questo, il numero delle persone impiegate diminuirà”.[su sciopero v.SGsMondo nn.80 e 79] -26/03VEDOVA DI MANDELA RINUNCIA A METÀ DELL’EREDITÀ.Graça Machel, terza e ultima moglie di Nelson Mandela,
ha rinunciato ai suoi diritti sulla metà dell’eredità… Ad annunciare la decisione di Machel, 68 anni, cittadina del Mozambico
nonché ex moglie del primo presidente del suo paese d’origine Samora Machel, è stato il giudice Dikgang Moseneke. ….
Machel e Mandela era sposati in comunione di beni e per questo, sottolinea il quotidiano Mail & Guardian, la vedova aveva
diritto a metà dell’eredità. In accordo con le ultime volontà di ‘Madiba’, però, rinuncia ora a parte dei beni…Secondo le ultime
volontà di Mandela, la parte restante dell’eredità va a una fondazione di famiglia, a figli, nipoti e bisnipoti. Madiba non ha però
dimenticato scuole e università, nel sobborgo di Soweto, nel villaggio natale di Qunu e nella città di Johannesburg.
SUDAFRICA CINA-11/04- MODDERFONTEIN, CITTÀ DEL FUTURO. Si chiama Modderfontein New City, costa 84
miliardi di rand, circa otto miliardi di dollari, ed è cinese. Sorgerà alle porte di Johannesburg, a sette chilometri di distanza dal
quartiere finanziario di Sandton e a otto dall’aeroporto internazionale. Su una superficie di 1600 ettari, punteggiata di
grattacieli per uffici, scuole, parchi e centri sportivi…La nuova città potrebbe diventare un polo residenziale in grado di attrarre
anche parte dei circa 300.000 cinesi a oggi in Sudafrica…[VG]
SUDAN -10/03- NASCE IL MOVIMENTO NAZIONALE PER IL CAMBIAMENTO. Si chiama Movimento nazionale per il
cambiamento e mette insieme islamisti, ex comunisti e nazionalisti arabi. L’obiettivo è risolvere “il problema a Khartoum”,
vale a dire il governo del presidente Omar Hassan al-Bashir. Il Movimento, riferisce il portale di informazione Africa Review,
è frutto di un’alleanza tra 28 organizzazioni e soggetti politici differenti... La nuova piattaforma è nata dall’iniziativa di 8
intellettuali islamisti...[VG]-12/03 h00:05-Universitario originario del Darfur ucciso da polizia in una manifestazione a
Khartoum.-13/03 h22:27- 2capi ribelli Nuba condannati a morte in contumacia.(Fr24) -26/03-Migliaia di rifugiati, per lo più
eritrei ed etiopici, e residenti nella regione orientale del Sudan non potranno usufruire di formazione professionale e altre
forme di assistenza umanitaria. Lo hanno annunciato fonti ufficiali dell’Onu, precisando che il governo di Khartoum ha
sospeso il programma noto come “Transitonal Solutions Initiative’ (Tsi). … ha finora fornito assistenza diretta e indiretta a
circa 163.000 persone. [VV] -26/03- KHARTOUM PRONTA A OSCURARE I SITI INTERNET “NEGATIVI”... Durante la
riunione è stato anche annunciato un aumento dei controlli sugli internet cafè. In passato, più volte, il governo di Khartoum ha
bloccato l’accesso a siti vicini all’opposizione o la piattaforma di condivisione di video YouTube. La Società nazionale delle
telecomunicazioni sostiene che a oggi gli unici siti censurati sono quelli “contenenti materiali pornografici” o che promuovono
“droghe, armi, alcol, gioco d’azzardo e insulti all’islam”.Il Sudan è guidato dal presidente Omar Hassan Al Bashir, salito al
potere grazie a un colpo di Stato nel 1989 e ricercato dalla Corte penale internazionale per genocidio, crimini di guerra e
contro l’umanità in relazione al conflitto nella regione del Darfur.-31/03- FONDI DEL QATAR PER LE PIRAMIDI
NUBIANE… L’obiettivo è riscoprire i misteri e le bellezze dell’antica Nubia e in particolare di Kush, una civiltà che si
sviluppò tra l’800 e il 200 avanti Cristo, dopo la fine della dominazione egiziana. Nella sola Meroe, antica città sulla riva
orientale del Nilo classificata dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità, ci sono i resti di oltre 200 piramidi. Piccole, ma
affascinanti come le “sorelle” egiziane.[VG] ---[su Darfur v. anche SGsMondo n.80] -01/04- PROPOSTA AMNISTIA
PER GRUPPI ARMATI, CRITICHE A KHARTOUM. Il presidente Omar Hassan al Bashir ha proposto un’amnistia per tutti i
gruppi armati presenti nel paese, inclusi quelli attivi nelle turbolente regioni del Darfur, del Nilo Blu e del Sud Kordofan.
Intervenendo al Forum per la pace in Darfur conclusosi nei giorni scorsi a Um Jaras, alla frontiera con il Ciad, il presidente ha
precisato che del provvedimento beneficeranno tutti i gruppi disposti a disarmare e a partecipare ai colloqui mediati dalla
Unione Africana… A margine dell’incontro, a cui ha partecipato anche il presidente del Ciad Idriss Deby, non sono mancati
commenti critici. “Il governo del Ciad e il presidente sudanese sono chiamati a rispondere in prima linea delle violazioni ai
danni del popolo del Darfur” ha denunciato a Radio Dabanga un portavoce del Movimento per la Giustizia e l’Uguaglianza
(Jem). Ancor più duro il Movimento di liberazione del Sudan, guidato da Minni Minawi (Slm-mm), secondo cui il Forum
“rientra nei recenti tentativi di smantellare le rivendicazioni del Darfur, iniziati con l’espulsione delle organizzazioni
umanitarie, creando difficoltà a quelle rimanenti e svuotando i campi profughi con attacchi mirati”. [AdL]-14/03- DARFUR: I
RIBELLI AVANZANO, ULTIMATUM DI KHARTOUM -Un gruppo ribelle ha annunciato la conquista di una cittadina nel
nord del Darfur, poche ore prima dello scadere di un ultimatum posto dal governo di Khartoum per il ritiro dall’area… Ad
annunciare la presa di Mellit, circa 80 chilometri a nord del capoluogo regionale El Fasher, è stato un portavoce dell’Esercito
di liberazione del Sudan guidato da Minni Minnawi… Secondo le Nazioni Unite, scontri armati in corso sia nel nord che nel
sud del Darfur hanno costretto in poche settimane circa 50.000 altre persone a lasciare le loro case. -21/03- DARFUR,
ASSASSINATO UN VOLONTARIO DELLA CROCE ROSSA… a El Fasher… dall’inizio dell’anno scontri tra comunità
rivali o tra forze governative e ribelli hanno costretto circa 215.000 persone a lasciare le proprie case.[VG] -31/03- DARFUR,
SEGNALI INCORAGGIANTI MA NESSUN CESSATE-IL-FUOCO. Si è concluso senza la firma di un atteso cessate-ilfuoco, il secondo forum di Um Jaras per la pace e la sicurezza in Darfur. Al termine dell’incontro, i partecipanti hanno
divulgato una nota in cui raccomandano il disarmo di tutti i gruppi e le milizie armate, e ribadiscono che solo le forze armate
sudanesi (Saf) hanno il diritto di girare armate nella turbolenta regione occidentale. I capi tribali intervenuti per l’occasione
nella cittadina, non lontano dal confine col Ciad, hanno sottolineato l’esigenza che i militari fuoriusciti siano “reintegrati
nell’esercito regolare o comunque sottoposti a una supervisione” da parte dello Stato che deve tornare a imporre “lo stato di
diritto” sul territorio… Segnali incoraggianti, considerato anche il sostegno espresso alla pace e alla coesistenza pacifica e la
lettera aperta, indirizzata al presidente, in cui si impegnano a non fare ricorso alle armi e alla volontà di risolvere “in modo
pacifico” differenze e dispute.-03/04- DARFUR, OLTRE CENTO VILLAGGI SACCHEGGIATI E INCENDIATI
Combattenti delle Forze di rapido intervento (Rsf), costituite da paramilitari supportati da esponenti della tribù Abbala,
avrebbero dato alle fiamme più di cento villaggi nell’area del Sud Darfur, tra lunedì e martedì. Lo riferisce l’emittente Radio
Dabanga secondo cui dal campo profughi di El Salam “si può ancora vedere il fumo che sale dalla zona attaccata” a sud-est di
Nyala.“Hanno saccheggiato e devastato tutte le nostre proprietà e rubato il bestiame. Poi hanno dato fuoco a tutto. Scuole,
centri sanitari e persino i pozzi”. Ha raccontato lo sheikh del campo, Mahjoub Adam Tabaldiya. Migliaia di persone sono
fuggite dalle loro case, la maggior parte donne, bambini e anziani. Gli abitanti hanno esortato le organizzazioni umanitarie ad
intervenire in loro aiuto. -09/04- DARFUR: BOMBARDAMENTI DELL’AVIAZIONE, ATTACCATI VILLAGGI
L’aviazione sudanese ha effettuato bombardamenti su diverse località del Darfur, nella zona di Umm Baru, tra venerdì e
lunedì. Secondo i resoconti forniti da civili in fuga alle emittenti locali, le esplosioni hanno causato la morte di numerosi capi
di bestiame e danneggiato i pozzi. Molte case inoltre sono andate distrutte… Intanto a Kutum, nel Nord Darfur, elementi delle
Forze di rapido intervento (Rsf) hanno attaccato diversi villaggi nell’area di Gadara, Bir Mazza e Birdik. Gli abitanti di zona
hanno rivolto un appello all’Onu e alle organizzazioni umanitarie perché pongano fine alle violenze e agli attacchi dei
paramilitari entrati nella terza settimana consecutiva.[AdL] -11/04- DARFUR, VISITA DELL’ONU VIETATA PER
“INSICUREZZA”. Una delegazione composta da dirigenti dell’Onu e da diplomatici dell’Unione Europea (Ue) ha dovuto
rinunciare a visitare un campo profughi in Darfur a causa dell’“insicurezza”… La delegazione avrebbe dovuto recarsi a
Zamzam, un campo nel Darfur settentrionale dove nei giorni scorsi l’arrivo di quasi 19.000 persone ha portato il numero dei
profughi a oltre 150.000. Nella zona sono segnalate da settimane incursioni delle Forze di rapido intervento, forze paramilitari
identificate con il termine di “janjaweed”, “diavoli a cavallo”, formalmente alle dipendenze del governo. A vietare la visita nel
campo per motivi di sicurezza sono state le autorità locali.[VG]-09/04- ESPULSA DIRIGENTE ONU ACCUSATA DI
“INGERENZA”…[AdL] -16/04- DARFUR: SCONTRI ARMATI E CAMPI PROFUGHI AL COLLASSO…“Dall’inizio di
gennaio – sottolinea il dirigente dell’Onu – i nuovi sfollati sono stati circa 300.000: …. Le Forze di rapido intervento, unità
paramilitari conosciute anche con il termine “janjaweed”, “diavoli a cavallo”, si stanno scontrando in Darfur con gruppi armati
per lo più inquadrati nel Movimento giustizia e uguaglianza (Jem) o nelle due principali fazioni dell’Esercito di liberazione del
Sudan (Sla). Il risultato è che i civili continuano a fuggire e che nei campi cibo, medicine e tende siano beni sempre più
preziosi. In poche settimane circa 19.000 persone hanno raggiunto Zamzam, nel nord del Darfur, dove gli sfollati sono ora più
di 150.000. La settimana scorsa nel campo doveva recarsi una delegazione delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea, ma la
visita non è stata possibile per motivi di sicurezza. “Le autorità locali ci hanno sconsigliato di andare – dice Rance – perché
nell’area erano segnalati combattimenti”.Zamzam si trova a circa 20 chilometri di distanza da El Fasher, il capoluogo del
Darfur settentrionale. Ma non è l’unico campo a rischio collasso. Secondo il responsabile di Ocha, un forte afflusso di sfollati è
segnalato anche ad Ashaba Nord e a Khor Abache, rispettivamente nel Darfur settentrionale e meridionale.[VG]
SUD SUDAN (v.anche SGsMondo n.80 e n.79 approf.6) - -10/03- IPOTESI FORZA REGIONALE PER I POZZI
PETROLIFERI. 5 paesi dell’Africa orientale hanno espresso disponibilità a inviare truppe a protezione delle installazioni
petrolifere del Sud Sudan: …militari di Etiopia, Gibuti, Kenya, Rwanda e Burundi potranno contribuire a “una forza neutrale e
deterrente che metterà in sicurezza le installazioni chiave, comprese quelle petrolifere”. .. il dispiegamento del contingente
dovrà essere concordato con l’Unione Africana e l’Onu, responsabile in Sud Sudan di una missione che sulla base di una
risoluzione del Consiglio di sicurezza dovrebbe aumentare da 6800 a 12.000 effettivi. Finora, il conflitto tra le forze fedeli al
presidente Salva Kiir e i ribelli legati al suo ex vice Riek Machar ha provocato migliaia di vittime e costretto circa 900.000 a
lasciare le proprie case. Allo stesso tempo, sta mettendo in ginocchio un’economia nazionale fondata sul petrolio. Ormai da
settimane, nelle aree contese del nord e del nord-est del paese la produzione di greggio è bloccata o fortemente ridotta.
L’incapacità di Juba di schiacciare i ribelli sta alimentando anche tensioni tra il governo e Unmiss, la missione dell’Onu. I
peacekeeper sono finiti nuovamente sotto accusa a seguito del sequestro da parte delle autorità sud-sudanesi di 12 camion che
trasportavano armi e munizioni non segnalate… -11/03- AL VIA PROCESSO Ai 4 DIRIGENTI ACCUSATI DI TENTATO
GOLPE.È cominciato oggi a Juba il processo a carico di 4 ex ministri e dirigenti del partito di governo arrestati a dicembre con
l’accusa di essere coinvolti in un tentativo di golpe che, secondo il presidente Salva Kiir, sarebbe all’origine del conflitto
armato in Sud Sudan. Gli imputati sono: Pagan Amum, ex segretario generale del Movimento popolare di liberazione del
Sudan (Splm); Oyai Deng Ajak, ex ministro per la Sicurezza nazionale; Ezekiel Lol Gatkuoth, ex ambasciatore negli Stati
Uniti; Majak D’Agoot, ex ministro della Difesa. I quattro sono stati incriminati per “tradimento e tentato colpo di Stato”. …Il
rilascio dei dirigenti arrestati con l’accusa di essere coinvolti nel presunto tentativo di golpe è una delle condizioni poste dai
ribelli per un accordo che consenta di porre fine alle violenze. In poche settimane il conflitto ha causato migliaia di vittime e
costretto circa 900.000 persone a lasciare le proprie case.[VG] (v.SGsMondo n.80 29/01altri 7 già rilasciati)-13/03 h22:26Rischio Fame è concreto.(Fr24).-13/03- ANNUNCIATO L’INVIO DI UN CONTINGENTE “DI PACE” AFRICANO (v.
sopra al 10/03)Entro metà aprile contingenti militari di Etiopia, Kenya, Rwanda, Burundi e Gibuti saranno dispiegati in Sud
Sudan per garantire il rispetto di una tregua tra le parti in conflitto: l’impegno è stato assunto oggi ad Addis Abeba, in
occasione di un vertice dell’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad)… A tentare una mediazione tra le parti, oltre
all’Igad, è il Sudafrica. Ieri si è conclusa una missione a Juba di Cyril Ramaphosa, vice-presidente dell’African National
Congress (Anc). Attraverso una nota il ministero degli Esteri di Pretoria riferisce che “l’inviato speciale” ha incontrato Kiir e
avuto conversazioni con altri protagonisti della crisi, tra i quali il presidente ugandese Yoweri Museveni, l’unico capo di Stato
africano ad avere già inviato truppe in Sud Sudan. -18/03- VOCI DA JUBA, ASPETTANDO IL CONTINGENTE “DI PACE”
…“Le reazioni – sottolineano le fonti – sono contrastanti: da un lato c’è la convinzione che il paese abbia bisogno di un aiuto
esterno, da un altro la paura che ai governi di Uganda, Kenya o Etiopia più che i sud-sudanesi stia a cuore il loro petrolio”…
-19/03- COMBATTIMENTI A MALAKAL, L’ESERCITO AVANZA… -20/03-MALAKAL, RIBELLI CONFERMANO
“RITIRATA”… per motivi tattici” e sostenuto che presto ci sarà una controffensiva per riprendere la città. “…Malakal è il
capoluogo di Upper Nile, una regione di importanza strategica per i suoi giacimenti di petrolio…-21/03- DA MALAKAL A
JUBA, VOCI PER LA PACE. Ci vorrà molto tempo prima che a Malakal si possa tornare a vivere: lo dice alla MISNA
l’amministratore apostolico della diocesi, monsignor Roko Taban… “L’esercito ha riassunto il controllo della zona – dice
monsignor Taban – ma la gente non farà ritorno a quel che resta delle proprie case: anche altre volte era sembrato che la
situazione si fosse stabilizzata ma poi ci sono state nuove offensive e nuove stragi”. In poche settimane, dalla prima avanzata
dei ribelli a fine dicembre, Malakal si è svuotata di quasi tutti i suoi 250.000 abitanti. In parte fuggiti verso nord, in direzione di
Renk e del confine con il Sudan; in parte verso sud, in qualche caso fino a Juba, distante centinaia di chilometri. Secondo
monsignor Taban, da alcuni giorni nella capitale del Sud Sudan, l’emergenza umanitaria è aggravata dalle continue violazioni
del cessate-il-fuoco concordato a gennaio. “La Caritas e le altre organizzazioni che sarebbero in grado di offrire assistenza –
sottolinea l’amministratore apostolico – spesso non possono intervenire perché il rischio di combattimenti e di violenze è
ancora troppo elevato ”. Non incoraggia il rinvio a data da destinarsi dei colloqui di pace tra il governo del presidente Salva
Kiir e i ribelli legati al suo ex vice Riek Machar. Nonostante la minaccia di sanzioni da parte degli Stati Uniti e dei paesi
europei, l’esecutivo sud-sudanese ha posto nuove precondizioni. In particolare si è opposto a una partecipazione come “terza
parte” di alcuni dirigenti accusati di essere coinvolti nel presunto tentativo di golpe che avrebbe innescato il conflitto a
dicembre. Nel fine-settimana si concluderà la visita a Juba del cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio consiglio per
la giustizia e la pace. Come confermato alla MISNA da fonti della Chiesa locale, oggi il porporato ha incontrato Kiir. Il capo
dello Stato avrebbe chiesto un intervento della Santa Sede per favorire il negoziato. Domenica, prima di partire per Roma, il
cardinale Turkson rivolgerà un nuovo appello al dialogo dalla cattedrale di Santa Teresa. -27/03-IL NUNZIO: COSTRUIRE
PACE COL DIALOGO E LA DEMOCRAZIA. Servono “cambiamenti fondamentali” sul terreno del buongoverno, della lotta
alla corruzione e dell’impegno per la democrazia: solo in questo modo, dice alla MISNA monsignor Charles Balvo, nunzio
apostolico in Kenya e Sud Sudan, sarà possibile costruire una pace sostenibile. Parole pronunciate di ritorno da una visita a
Juba… Il primo obiettivo da raggiungere, sottolinea monsignor Balvo, è la fine delle violazioni della tregua concordata a
gennaio tra le forze fedeli a Kiir e i ribelli legati al suo ex vice Riek Machar. “… La condanna di “ogni atto di violenza” e
l’impegno a lavorare “nella ricerca di un clima di dialogo, riconciliazione e pace tra tutti i membri della società” è il cuore di
un messaggio di Papa Francesco letto domenica nella cattedrale di Juba dal cardinale Turkson… Ieri il quotidiano Sudan
Tribune riferiva di scontri tra forze governative e ribelli a nord-est di Bor, il capoluogo della regione orientale di Jonglei. E c’è
ancora incertezza sui negoziati previsti ad Addis Abeba. Mediati dall’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad),
potrebbero riprendere nei prossimi giorni. -31/03-PIÙ DI UN MILIONE I PROFUGHI DEL CONFLITTO. ..da dicembre: lo
calcola Ocha, l’Ufficio dell’Onu per l’assistenza umanitaria. Secondo queste stime, a oggi gli sfollati interni sono 803.200.
Sarebbero invece 254.000 le persone che hanno cercato rifugio oltreconfine, per lo più in Etiopia, in Kenya e in Uganda…
peggioramento grave della sicurezza alimentare” e calcola che le persone “ad alto rischio” sono tre milioni e 700.000…-31/03JONGLEI: ASSALTATO UN VILLAGGIO, CRESCE L’INSICUREZZA. È di almeno 36 civili uccisi e altri 31 feriti il
bilancio di un assalto avvenuto nella contea di Duk, stato nord-orientale di Jonglei, … tutte le vittime dell’aggressione, di un
gruppo di uomini armati, erano residenti del villaggio attaccato. Il portavoce militare Philip Aguer ha puntato il dito contro i
ribelli vicini all’ex presidente Riek Machar che, ha detto, “sono soliti attaccare villaggi e razziare bestiame”…[AdL]04/04
h22:45-Missione ONU denuncia di non poter più lavorare in loco…(Fr24).-04/04- ONU LANCIA ALLARME CARESTIA
… “Se perderemo la stagione della semina, la sicurezza alimentare crollerà”… “Quello che colpirà il paese, coinvolgendo circa
sette milioni di persone, sarà del tutto peggiore di quello che il continente ha conosciuto dopo la metà degli anni Ottanta”
…L’Onu sta lavorando per accumulare riserve alimentari prima che le piogge rendano molte strade impraticabili. [FB]-09/04
h22:50–Medici senza Frontiere accusa ONU di ‘indifferenza’ vs elevato rischio colera.(Fr24).-10/04-NUOVI SCONTRI
ALLE PORTE DI MALAKAL… [VV]-11/04- DA WASHINGTON NUOVO MONITO AL GOVERNO DI JUBA … John
Kerry ha ammonito i leader sud sudanesi dal “dare priorità agli interessi personali o etnici a spese della popolazione e del
paese… L’alleanza di lunga data tra il governo di Washington e quello di Juba, guidato dal presidente Salva Kiir, sembra
essere stata messa a dura prova dal protrarsi dei combattimenti in corso nel paese dal 15 dicembre 2013… -14/04COMBATTIMENTI NELLO STATO DI UNITY… nei pressi di Bentiu, capoluogo dello stato petrolifero di Unity, nel nord
del paese. …ad attaccare sarebbero stati i militari, con l’obiettivo di riprendere il controllo di alcune zone strategiche, vicine
agli impianti di greggio. La scorsa settimana l’ex vicepresidente Rieck Machar aveva annunciato l’intenzione di lanciare
un’offensiva contro gli impianti, utilizzati – secondo le sue dichiarazioni – dal governo di Juba per “affittare mercenari
stranieri”. Un chiaro riferimento ai militari ugandesi dispiegati nel paese a sostegno dell’esecutivo del presidente Salva Kiir.
[AdL] -15/04-UNITY, TRA MILITARI E RIBELLI BATTAGLIA PER IL PETROLIO… a Bentiu, … gli scontri si sono
accompagnati a esecuzioni sommarie e violenze anche a sfondo etnico.… uccisioni di civili Dinka da parte di ribelli Nuer.
L’esito della battaglia per il controllo di Bentiu, capoluogo di Unity, resta però incerto... Proprio oggi è tornato a farsi sentire
Riek Machar, ex vice-presidente alla guida dei ribelli, convinto che il conflitto civile potrà terminare solo con la caduta del
capo di Stato Salva Kiir.[VG] -16/04-UNITY, BENTIU “NELLE MANI DEI RIBELLI”.Le forze ribelli avrebbero catturato
Bentiu, la capitale dello Stato petrolifero di Unity, dopo combattimenti con l’esercito... [FB] -22/04- BENTIU, UCCISI
“CENTINAIA” DI CIVILI. Centinaia di civili sono stati uccisi nei giorni della riconquista della città di Bentiu,.. da parte di
forze ribelli[Nuer]: lo ha denunciato Unmiss, la Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan (Unmiss)… massacri di persone
“innocenti e disarmate” sono avvenuti spesso su base etnica [Dinka], anche all’interno di una moschea, una chiesa e un
ospedale. … Tra le vittime ci sono anche sudanesi originari della regione del Darfur, accusati di sostenere il presidente Salva
Kiir.[VG] -21/04 h22:20- Altri 70mila rifugiati in campi ONU (che scoppiano!)(Fr24) -17/04- JONGLEI, FERITI IN
SPARATORIA PRESSO BASE ONU. Almeno 14 persone sono rimaste ferite in una sparatoria che si è verificata davanti a
una base dell’Onu a Bor, la capitale dello Stato di Jonglei (est… un gruppo di giovani, alcuni dei quali armati, stava
protestando contro i caschi blu. La situazione è degenerata e le due parti hanno esploso colpi d’arma da fuoco, ma la dinamica
precisa dei disordini è tutta da chiarire. “Siamo indignati per l’attacco di giovani armati ai danni di civili che tentavano di
rifugiarsi all’interno della base di Bor (che ospita 5000 persone, ndr) ha dichiarato Toby Lanzer, responsabile del programma
di aiuti umanitari della Missione Onu in Sud Sudan (Unmiss).[VV]-18/04- JONGLEI: ASSALTO A BASE ONU, DECINE DI
CIVILI UCCISI. Sono almeno 48 gli sfollati uccisi nell’assalto di un gruppo di uomini armati a una base di peacekeeper
dell’Onu: lo riferisce alla MISNA Joseph Contreras, portavoce della Missione dell’Onu in Sud Sudan (Unmiss), responsabile
proprio della protezione dei civili.“I peacekeeper hanno prima esploso colpi di avvertimento e poi risposto al fuoco – dice il
responsabile – ma non è bastato”.L’episodio si è verificato ieri a Bor, la capitale dello Stato orientale di Jonglei. La base di
Unmiss ospita circa 5000 civili fuggiti dalle loro case dopo l’inizio del conflitto armato in Sud Sudan a dicembre…gli
assalitori sono riusciti a penetrare nella base ferendo anche alcuni peacekeeper di nazionalità indiana.[VG]-20/04 h00:05Oltre 100 i morti per il rinnovarsi degli scontri etnici per furti di bestiame.(Fr24).
-14/04-MISSIONARI TRA GLI SFOLLATI, ASPETTANDO LE PIOGGE. TESTIMONIANZA. “Siamo riusciti a far ripartire la
prima, la seconda e la terza elementare” dice alla MISNA padre Daniele Moschetti, provinciale dei comboniani in Sud Sudan.
Una piccola buona notizia in una situazione sempre più difficile. A Juba gli sfollati del conflitto sono più di 40.000. “La metà –
sottolinea padre Daniele – dovrà essere trasferita presso la base dell’Onu in città entro il mese prossimo, quando le piogge
diverranno più intense e renderanno del tutto inagibile il campo allestito nelle vicinanze dell’aeroporto”. Trasferire gli sfollati,
per lo più di etnia Nuer, è un imperativo per ragioni di sicurezza e sanitarie. Padre Daniele lo dice anche in qualità di
coordinatore degli interventi umanitari delle 38 congregazioni religiose rappresentate nell’Assemblea dei superiori regionali in
Sud Sudan. Un impegno comune, questo, che si avvale delle specificità di istituti con storie e origini differenti tra loro. C’è chi
predilige l’assistenza alle donne e ai bambini e chi, come i comboniani, si impegna per l’istruzione. “Ieri nel campo allestito a
ridosso della base delle Nazioni Unite si è tenuta la processione delle Palme – racconta padre Daniele – e per venerdì stiamo
organizzando la Via Crucis: un percorso doloroso che quest’anno, per il Sud Sudan, ha un valore particolarmente simbolico”.
L’assistenza sanitaria agli sfollati è coordinata dall’organizzazione non governativa francese Acted, ma si avvale anche del
servizio di religiose e religiosi. Un servizio ancora più importante con l’avvicinarsi della stagione delle piogge. “I primi
temporali – sottolinea padre Daniele – hanno allagato le tendopoli, aggravando una situazione già insostenibile e accrescendo il
rischio di colera e di altre malattie legate all’acqua”. Nelle prossime settimane tutti gli sfollati del campo di Tomping, quello
situato nei pressi dell’aeroporto, saranno trasferiti nell’area circostante la base dei peacekeeper dell’Onu. Oltre ai religiosi, al
fianco dei profughi ci saranno diverse ong. Anche Medici senza frontiere, che ha accusato la Missione dell’Onu in Sud Sudan
(Unmiss) di “indifferenza” nei confronti degli sfollati di Tomping. Padre Daniele conferma che nel campo le piogge hanno
messo fuori uso in pochi giorni almeno 150 latrine, determinando un’emergenza igienico-sanitaria.(v.sopra al9/04) “Le
polemiche possono avere un valore positivo – sottolinea il missionario – perché il dovere di tutti è servire al meglio le
persone”.[VG]
SWAZILAND -27/03- APPELLI AFRICANI PER LA LIBERAZIONE DI DUE GIORNALISTI. Arresti arbitrari, che
costituiscono una violazione della libertà di espressione e del diritto dei cittadini a essere informati: organizzazioni panafricane
hanno definito in questi termini i provvedimenti adottati nei confronti di un giornalista e un attivista per i diritti umani critici
verso il governo dello Swaziland. Nella prigione di Mbabane sono finiti Bhekithemba Makhubu, direttore del mensile The
Nation, e Thulani Maseko, esponente di spicco dell’associazione Avvocati per i diritti umani nello Swaziland. A chiederne il
rilascio sono stati il Forum dei direttori di giornale del Sudafrica (Sanef), il Forum dei direttori africani (Taef) e il Forum dei
direttori dell’Africa australe (Saef). Secondo le organizzazioni, Makhubu e Maseko sono stati incriminati in modo illegale,
senza che potessero beneficiare di assistenza. I due sono accusati di oltraggio alla magistratura per la pubblicazione di articoli
apparsi tra febbraio e marzo. Uno dei contributi, di Maseko, era intitolato: “Mandela si batté per valori che da noi sono stati
calpestati”.Lo Swaziland è un piccolo regno dell’Africa australe, guidato da re Mswati III. I partiti politici sono stati aboliti 41
anni fa e gli arresti di sindacalisti e oppositori sono frequenti. -08/04-GIORNALISTI RILASCIATI DOPO PRESSIONI
AFRICANE… [VG]
TAIWAN -20/03- STUDENTI CONTRARI A PECHINO OCCUPANO IL PARLAMENTO.Rabbia crescente all’interno del
Parlamento di Taipei, dove 200 manifestanti, in maggioranza studenti, sono barricati da martedì per protestare contro il piano
che intensificherebbe ulteriormente i rapporti commerciali tra le due realtà cinesi, ciascuna della quali per decenni dal 1949 ha
rivendicato il controllo legale dell’intera Cina… -24/03-CONTINUA LA PROTESTA DEGLI STUDENTI CONTRARI A
PECHINO.Battaglia oggi attorno al palazzo del governo, occupato da centinaia di studenti… 120 i feriti e almeno 32 gli
arrestati durante i violenti tafferugli di questa mattina. … la situazione resta tesa e le posizioni delle parti inconciliabili. …
Nonostante la massiccia presenza di forze dell’ordine e gli appelli delle autorità, gli studenti hanno annunciato che la
occupazione potrebbe estendersi ad altre sedi pubbliche. Nel mirino, probabilmente, l’ufficio del primo ministro e il palazzo
presidenziale. -31/03- DOMENICA DI CORTEI, PROSEGUE OCCUPAZIONE PARLAMENTO... Si stima che a marciare
ieri siano state 80-100.000 persone, che hanno mantenuto l’impegno alla nonviolenza degli studenti, confermato dal loro leader
Lin Fei-fan. I loro compagni, circa 200, che da due settimane si trovano all’interno della maggiore aula parlamentare…. per
costituzione la polizia non è autorizzata ad operare all’interno del palazzo del parlamento, ma ci si interroga sulle prospettive
della protesta, dato che la sospensione dell’accordo è stata finora esclusa dalle autorità, che sottolineano i danni che potrebbero
derivarne all’economia locale…[CO]
-02/04-MISSIONARIO: PROTESTA IMMMATURA, MA VERO IL DISAGIO SU LEGAMI CON PECHINO
Prosegue l’occupazione del parlamento di Taipei da parte degli studenti e gli osservatori ritengono che la protesta potrà
durare almeno ancora una settimana prima di una qualche forma di compromesso con il governo che metta fine a questa
azione clamorosa. Restano comunque le ragioni dell’azione studentesca che ha avuto nelle passate settimane un notevole
sostegno popolare e quelle opposte del governo e del presidente Ma Ying-jeou sul controverso accordo commerciale che
legherebbe ulteriormente i destini di Taiwan a quelli della Repubblica popolare cinese.
La MISNA ha chiesto un parere sulla situazione a padre Fabrizio Tosolini, missionario saveriano da molti anni sull’isola,
docente di Sacra Scrittura ma anche attento osservatore della realtà di Taiwan.
Gli studenti che occupano il parlamento, e con essi i molti che li appoggiano nella loro azione, esprimono il loro
forte dissenso verso più stretti rapporti commerciali con la Cina continentale e insieme per le modalità con cui il
governo ha cercato di fare passare dall’assemblea il nuovo accordo, praticamente senza dibattito...
È così. Gli studenti a modo loro esprimo un disagio profondo, solo in parte segnalato dall’opposizione che l’ordine, lo stile
di vita, le sicurezze, la cultura isolane vengano soverchiate. Dimostrano il timore verso “un mondo fatto dai mercanti” che
rischia soverchiare la piccola ma positiva realtà tradizionale. Ovviamente non ignorano che i rapporti in gioco sono
complessi, ma scelgono la stabilità e il benessere attuali sulle incognite di maggiori rapporti con Pechino.
Quali le prospettive?
La protesta non continuerà a lungo, probabilmente ancora una settimana. Proprio per la sua originalità ma anche per la sua
aggressività la protesta non ha prospettive. Il presidente è pronto a incontrare gli studenti ma ha anche segnalato che
l’accordo resta in agenda e con priorità alta. Non a caso, ieri il quotidiano Taipei Times segnalava che l’amministrazione
vuole una conferenza nazionale sul commercio. Un modo per fare entrare in gioco attori che, in base su un ragionamento
economico, possano contrastare gli studenti.
D’altra parte, l’opposizione politica, il Partito democratico progressista, che in parlamento contrasta la politica di
avvicinamento ufficiale alla Repubblica popolare cinese non ha preso direttamente le parti della protesta, anche se
probabilmente l’ha sostenuta in altro modo, forse anche incentivata.
Perché il dissenso verso la politica governativa sembra emergere solo ora in modo così aperto?
In realtà, la prima vittoria di Ma alle presidenziali del 2008 aveva avuto una forte componente di protesta verso la
precedente amministrazione guidata da Chen Shui-bian. Successivamente, nessuno ha obiettato a iniziative di
avvicinamento come gli scambi di studenti (anche se in realtà la media è rimasta di uno studente cinese per mille
taiwanesi…), 500 voli diretti alla settimana con la Cina, in maggioranza carichi di turisti, gli intensi scambi di docenti tra
università. L’Accordo-quadro di cooperazione economica tra le due sponde degli Stretti di Taiwan del 2010 e la possibilità
di convertire il Renminbi nella valuta taiwanese sono stati altri elementi valutati positivamente per le possibilità offerte
all’economia locale. Più di recente, tuttavia, si è vista una crescente tendenza a valutare i vantaggi immediati nella
prospettiva di perdite future.
Una situazione che potrebbe rendere più difficoltosi i rapporti tra Taipei e Pechino.
Possibile, ma aggiustamenti nei rapporti sono anche necessari. La Cina sta forzando sul suo ruolo strategico sotto la guida
del presidente Xi Jinping, ideologicamente un “duro” che sta riportando saldamente il Partito comunista alla guida del
paese. D’altra parte, per molti sull’isola, il Kuomintang (Partito nazionalista) che guida la deriva verso la Cina
continentale alla fine è straniero, erede dell’invasione di due milioni di cinesi nazionalisti sconfitti dai comunisti sul
continente. Forte è il timore che più intensi rapporti commerciali, minori regole verso l’immigrazione cinese possano in un
futuro non lontano portare alla fine non solo del benessere degli abitanti di Taiwan, ma anche delle libertà d’espressione,
d’incontro, di dibattito. L’intensità con cui i visitatori dalla Repubblica popolare cinese seguono i talk show televisivi
invece di approfittare dello shopping o della vita notturna è significativa…
Alla fine Taiwan mostra a Pechino che si può avere una democrazia anche sotto la guida di un partito forte.[CO]
-10/04 h23:40-Occupazione Parlamento terminata oggi.(Fr24) -11/04-STUDENTI SGOMBERANO IL PARLAMENTO ...
[CO] -14/04- PRESIDENTE IN DIFFICOLTÀ DOPO LA PROTESTA DEGLI STUDENTI… le conseguenze per il governo
e soprattutto per il presidente Ma Ying-jeou potrebbero essere pesanti. La protesta, che si era estesa fino a portare in piazza il
30 marzo oltre 100.000 oppositori della politica filo-cinese ufficiale, ha infatti indicato limiti alla possibilità che il presidente
riesca a completare il suo mandato entro i prossimi due anni. A segnalarlo non solo il dissenso di una parte consistente della
popolazione che teme che occupazione, economia modo di vita isolani possano essere soverchiati dalle dimensioni e
dall’intraprendenza di Pechino, ma anche le fratture interne allo stesso Partito nazionalista (Kuomintang) da un decennio,
guidato da Ma, decisamente indirizzato verso un’integrazione tra le due economie che potrebbe presto diventare anche vedere
l’immigrazione dalla terraferma cinese verso Taiwan… Anche i sondaggi registrano ora solo il 19% di preferenza per Ma, ben
lontano dal 52% ottenuto al momento della rielezione al secondo mandato quadriennale nel 2012. Il partito ha presente che, se
vuole vincere ancora nel 2016 dovrà aprirsi a concessioni verso i suoi critici interni ed esterni. Unica contromossa efficace, ma
a questo punto non si sa con quali possibilità concrete, sarebbe un incontro diretto tra Ma Ying-jeou e l’omologo cinese Xi
Jinping. Un evento storico che la popolarità in discesa del capo dello stato potrebbe rendere meno utile per la dirigenza cinese.
(Misna)
TANZANIA -11/04- REVOCATE CENTINAIA DI CONCESSIONI MINERARIE. Evasione fiscale, mancato pagamento di
“royalties”, occupazione illegale di terreni: sono alcuni degli illeciti all’origine della decisione del governo della Tanzania di
revocare 174 concessioni minerarie accordate a società di piccola, media e grande dimensione… Il comparto minerario è uno
dei motori dell’economia della Tanzania. Particolarmente rilevanti sono l’estrazione e le esportazioni di oro, che solo nel primo
semestre del 2013 hanno superato un valore di un miliardo e 800 milioni di dollari.[VG]
THAILANDIA[v.SGsMondo nn.80 e 79] -14/03- 2 SETTIMANE ALLA PREMIER PER EVITARE L’IMPEACHMENT. La
Commissione anti-corruzione ha dato ieri altri 15 giorni di tempo alla premier Yingluck Shinawatra per preparare la sua difesa
dall’accusa di negligenza nel suo ruolo di supervisore del piano risicolo nazionale. Una circostanza che, se confermata,
potrebbe avviare il procedimento di impeachment… Il caso è stato aperto dalla commissione a febbraio, per le denunce
dell’opposizione sul mancato intervento della premier davanti alle accuse di ingenti perdite finanziarie e di corruzione del
piano che era stato proposto in campagna elettorale nel luglio 2011 come possibilità per migliorare il livello di reddito dei
risicoltori imponendo un prezzo pagato dai fondi pubblici più elevato di almeno il 40% del prezzo di mercato di allora e nel
frattempo sceso a picco a livello internazionale. Di fatto, la cattiva ideazione e la non trasparente gestione del piano hanno
portato a perdite ingenti per le casse statali, a pochi benefici per i contadini e all’arricchimento di intermediari e clienti politici.
Da mesi, poi, i risicoltori non sono pagati per mancanza di fondi, un fatto che sta incentivando una crescente protesta anche
nella capitale. …Sono almeno 18 milioni le tonnellate di riso nei magazzini e nemmeno operazioni di vendita sottocosto
potrebbero intaccare sensibilmente questa scorta senza precedenti, data la saturazione del mercato globale e i prezzi in
costante calo anche dei concorrenti più agguerriti: Vietnam e Cina.La signora primo ministro rischia anche un altro
procedimento di impeachment richiesto dall’opposizione: quello per l’ambizioso piano di infrastrutture, soprattutto ferroviarie,
che in sette anni e per un costo di quasi 50 miliardi di euro avrebbe – secondo i presupposti governativi – consentito un
ammodernamento del paese e un suo ruolo più incisivo nel contesto regionale. Il piano è stato bocciato due giorni fa dalla
Corte costituzionale per le procedure utilizzate… -17/03- SI INASPRISCE IL CONFRONTO TRA CAMICIE ROSSE E
MILITARI… calma apparente, segnata però quasi quotidianamente da lancio di ordigni esplosivi e intimidazioni soprattutto
verso i manifestanti… un rinnovato attivismo delle Camicie Rosse, gli esponenti del Fronte unito per la democrazia contro la
dittatura (Udd) che, relegate nelle nelle roccaforti del Nord e dell’Est dall’imponenza delle manifestazioni dei mesi scorsi nella
capitale e dal rischio che un loro intervento a favore del governo potesse innescare un conflitto aperto con i rivali e provocare
anche l’intervento delle forze armate, nelle ultime settimane hanno organizzato nutrite assemblee popolari in località del
Coentro-Nord. Da sabato si sono date un nuovo leader. Alla più moderata Thida Thawonseth, esponente dell’area ideologica
del movimento che ha ampie radici rurali e sociali, è subentrato alla presidenza Jatuporn Promphan, rappresentante di punta
dell’area “movimentista” e ancor più legata all’esperienza politica e agli interessi dell’ex premier in esilio Thaksin Shinawatra.
Condannato a due anni di carcere per abuso di potere e dal 2008 all’estero, Thaksin è il primo obiettivo della protesta che ha il
suo centro nella capitale e che vede nel governo in carica, guidato dalla sorella minore, uno strumento del suo potere e un
apripista al suo ritorno senza rischiare il carcere e la perdita di parte delle sue ingenti fortune... La sua elezione e le sue
dichiarazioni sono state oggetto di un duro commento del comandante dell’esercito, generale Prayuth Chan-ocha che ha
avvertito della difficoltà di potere dare credito e trattare con un personaggio che considera al limite della legalità per avere
istigato le azioni più estremiste delle Camicie Rosse che nel marzo-aprile 2010 occuparono il centro di Bangkok e che furono
oggetto di repressione militare nel maggio… Nella difficile analisi della situazione thailandese, la mossa di porre Jatuporn alla
guida delle Camicie Rosse ha da un lato il senso di segnalare un sostegno forte al governo ad interim anche nel caso che vada
verso lo scioglimento per scadenza del mandato, per incapacità di guidare al voto o per l’impeachment della premier, dall’altro
di invitare i militari a una presa di potere che sarebbe la mossa che probabilmente porterebbe alla fase finale di un confronto tra
gli schieramenti che molti temono ma che per tanti non ha via d’uscita dopo otto anni di tensioni e anche violenze…
-21/03- ANNULLATO VOTO FEBBRAIO, SI AGGRAVA CRISI ISTITUZIONALE. Questa mattina, in un giudizio atteso e
che avrà esiti al momento imprevedibili sulla crisi in corso, con 6 giudici a favore e 3 contrari, la Corte costituzionale ha
decretato l’illegalità della consultazione elettorale del 2 febbraio… Le azioni di boicottaggio avevano impedito la registrazione
dei candidati in 28 circoscrizioni e il voto in almeno il 10% delle sezioni elettorali. Il governo aveva risposto confermando la
validità del voto e organizzando nuove tornate suppletive. Su questa base, la Commissione elettorale aveva indicato due nuove
date nel mese si aprile, ma allo stesso tempo aveva avvisato che non essendo stato possibile costituire un nuovo governo entro
30 giorni dall’elezione primaria, questa poteva risultare inutile, rimandando alla Corte costituzionale una decisione. La Corte,
che aveva già accolto un ricorso presentato da un accademico, ha oggi sentenziato la nullità del voto… La sentenza di oggi,
che un esponente del governo ha definito “un cattivo precedente” rappresenta un’ulteriore delegittimazione dell’esecutivo la
cui sorte sembra segnata, ma che tenacemente cerca di prendere tempo per convincere la base elettorale che le promesse
saranno mantenute e perché il movimento filo-governativo delle Camicie Rosse elabori una strategia di impegno a suo
sostegno, che per molti sembra già una chiamata alla ribellione… A conferma di una situazione tesa, che ogni giorno vede atti
intimidatori e frequenti vittime, nella notte sono esplose granate lanciate contro l’abitazione di un giudice costituzionale…25/03- BANGKOK, ANTI-GOVERNATIVI DI NUOVO IN MARCIA. La protesta torna in piazza a Bangkok dopo alcune
settimane in cui ha concentrato una presenza stabile nel Parco di Lumpini, a ridosso dei distretti finanziario e commerciale. Ieri
e oggi, migliaia di manifestanti hanno seguito i loro leader scortati da centinaia di uomini del servizio d’ordine per garantirne
l’incolumità e evitare il loro arresto per mandati di cattura emanati mesi fa e mai eseguiti, in lunghe marce che hanno toccato
sedi governative, stazioni di polizia, crocevia cruciali della metropoli. L’obiettivo è di sensibilizzare la popolazione della
capitale, chiamandola a partecipare al grande raduno di sabato, che partendo da Lumpini dovrebbe estendersi su buona parte
del centro cittadino. Una prova di forza che l’opposizione vorrebbe senza precedenti contro il governo guidato dalla signora
Yingluck Shinawatra… La scorsa notte, altre tre granate sono state lanciate contro la sede della Commissione nazionale anticorruzione, con qualche danno ma senza vittime, ma hanno ricordato che violenze e intimidazioni sono pressoché quotidiane
nella capitale, dove spiccano nelle strade numerosi presidi militari. I fondamentali economici del paese, in parte disertato dai
turisti e ancor più dagli investitori, sono in crescente affanno, con eccezione del costo della vita in ascesa. Pochi si illudono che
un percorso riformista, prima o dopo un nuovo voto che comunque non potrebbe arrivare prima di quattro-sei mesi, possa
veramente portare il paese sui binari di una crescita sociale, politica e culturale adeguata al suo ruolo e alle aspettative, anche
nel contesto regionale che va verso una maggiore integrazione nel 2015. D’altra parte, l’avvio di un nuovo cammino elettorale
sotto lo stesso governo o il suo scioglimento per un provvedimento della magistratura o per un intervento “pacificatore” dei
militari come si è verificato più volte in passato, aprirebbe uno scontro aperto tra i due schieramenti. Un confronto dagli effetti
imprevedibili e destabilizzanti al quale le forze contrapposte più radicali stanno preparandosi da tempo.-31/03-VOTO PER IL
SENATO SENZA OSTACOLI, MA RESTA IL CAOS ISTITUZIONALE. Quella di oggi, giornata successiva a un voto
nazionale per eleggere i 77 membri del Senato (uno per ciascuna provincia), per la Thailandia è una giornata doppiamente
significativa: per i risultati delle urne e per il futuro del governo sempre più nel mirino dei giudici e di organismi indipendenti.
I risultati ufficiali della consultazione elettorale si conosceranno soltanto tra una settimana, tuttavia quelli ufficiosi indicano
poche novità rispetto agli schieramenti… Il Senato thailandese ha un potere di controllo effettivo sull’Assemblea nazionale e a
maggior ragione potrebbe risultare ora determinante, sia per la mancanza di una Camera bassa del parlamento, dopo lo
annullamento del voto del 2 febbraio, sia perché nelle prox settimane potrebbe essere chiamato ad approvare l’impeachment
per la signora primo ministro in relazione a due diverse situazioni… Mercoledì la Corte costituzionale farà sapere se accetterà
la richiesta di un gruppo di senatori di deliberare sulla legalità della permanenza in carica della premier che mesi fa aveva
ordinato la rimozione del segretario del Consiglio per la sicurezza nazionale sostituendolo con un personaggi più favorevole al
suo governo. Una mossa però giudicata illegittima dalla Corte amministrativa suprema che ha ordinato il reintegro nelle sue
funzioni di Thawil Pliensri. Dopo la prova di forza, sabato, della protesta in piazza da mesi nella capitale e altrove che ha
ripreso slancio nell’ultima settimana, i rivali del movimento filo-governativo delle Camicie Rosse hanno confermato la loro
massiccia manifestazione per il 5 aprile, significativamente però senza specificarne la sede. Il timore è che la protesta antigovernativa e i movimenti fedeli all’esecutivo arrivino allo scontro diretto nonostante l’impegno di interposizione e gli
avvertimenti delle forze armate…-04/04- CAMICIE ROSSE DOMANI IN PIAZZA PER IL GOVERNO… prova di forza per
contrastare la protesta attiva nella capitale da quattro mesi con momenti di grande partecipazione alternati ad altri di presenza
limitata. Come quella delle ultime settimane in cui i leader hanno scelto di limitare le loro iniziative e di lasciare invece
all’autorità giudiziaria la possibilità di costringere la premier Yingluck Shinawatra alle dimissioni. … Le forze di polizia e i
reparti militari presenti in città sono stati messi in allerta. Attorno al luogo del raduno saranno per la prima volta dispiegati due
battaglioni di soldati, ufficialmente per garantire la sicurezza dei manifestanti. Da settimane, quasi duecento postazioni militari
sono presenti nella capitale con il ruolo di garantire la sicurezza dei presidi rimasti degli anti-governativi, sottoposti a continui
attacchi che hanno provocato buona parte dei 24 morti e centinaia di feriti registrati dal 30 novembre 2013 ad oggi… Le
autorità sono fiduciose che le 2 giornate di iniziative pubbliche saranno pacifiche… -22/04- HEZBOLLAH A BANGKOK,
FERMI E INTERROGATIVI... La scoperta da parte delle autorità thailandesi, su una soffiata dei servizi segreti israeliani, di
una cellula di Hezbollah libanesi nella metropoli, con ogni probabilità per compiere un’azione dimostrativa contro interessi
israeliani approfittando delle celebrazioni del Capodanno thai nei giorni scorsi, ha sollevato nuovi interrogativi e
preoccupazione sulla sicurezza ma anche sul ruolo che un centro di transito di persone, beni e traffici come Bangkok può avere
nel network anti-sionista o in generale jihadista globale… Gli inquirenti thailandesi stanno ancora indagando sui tre cittadini
libanesi indicati come appartenenti al movimento Hezbollah, legale in Libano ma fuorilegge altrove, che ha stretti legami con
l’Iran. Proprio cittadini iraniani erano stati fermati nel febbraio 2012 in procinto di compiere un attentato contro l’ambasciata
israeliana. Uno dei cinque venne gravemente ferito dallo scoppio di un ordigno che, vistosi scoperto, aveva tentato di lanciare
contro la polizia che intendeva catturarlo… Al momento i libanesi non sono stati formalmente accusati di reati secondo la
legge thailandese e potrebbero essere presto espulsi se non risultassero ulteriori prove a loro carico.[CO]
TOGO -14/03- Per la prima volta l’opposizione parlamentare è stata ricevuta dal primo ministro … in vista dell’apertura di un
dialogo politico nazionale sulle riforme costituzionali da varare prima delle presidenziali del 2015…dalle elezioni del 2010.
[VV] -24/03- Le autorità di Lomé hanno rintracciato 1,7 tonnellate di avorio nascoste in container carichi di legno, pronti a
partire per il Vietnam. Il ritrovamento delle zanne testimonia ancora una volta l’imponente flusso d’avorio diretto verso l’Asia,
un commercio capace di devastare popolazioni di elefanti, vittime di un allarmante tasso di bracconaggio, diffuso soprattutto
nei paesi dell’ Africa centrale. [AdL]
TUNISIA -25/03- Hamadi Jebali, ex primo ministro tunisino, vuole dimettersi dal suo ruolo di segretario generale di
Ennahda. Lo ha confermato lo stesso Jebali precisando che il suo “non è un tentativo di dividere e indebolire il movimento”.
-28/03- Un nuovo rapporto della Banca Mondiale riporta che le circa 220 compagnie in mano all’ex presidente Zine el
Abidine Ben Ali e ai suoi familiari hanno guadagnato il 21% dei profitti totali del settore privato nazionale tra il 1996 ed il
2010, in gran parte traendo vantaggio dalle leggi in loro favore. La famiglia Ben Ali sembrava sapere in quali settori del
mercato era meglio entrare, stando alla larga da affari in cui c’era troppa competizione. [AdL] -01/04-VIOLENZE CONTRO
DONNA, PENE MITI PER POLIZIOTTI. Sono stati condannati a sette anni di carcere i due agenti di polizia accusati di stupro
ai danni di una giovane donna… Un terzo agente che ha cercato di estorcere denaro .. è stato invece condannato a due anni di
prigione… “Purtroppo la giustizia tunisina non è mai stata così clemente con dei stupratori. Si tratta di una pena troppo
clemente per uno stupro collettivo... In segno di solidarietà decine di donne si sono radunate davanti al tribunale, chiedendo
maggiore protezione e giustizia per le vittime di violenze sessuali e fisiche… [VV]
TURCHIA-12/03 h23:30-Manifestazioni anti-presidente Erdogan disperse con lacrimogeni.-13/03 h22:26- Premier Erdogan
accusa l’opposizione di “terrorizzare” la piazza in vista delle elezioni.-22/03 h00:16-premier Erdogan blocca Twitter per
mancato ritito accuse corruzione.- 26/03 h23:40- Potere giudiziario ordina di togliere il blocco(Fr24)-28/03 h19:20-In risposta
viene bloccato anche YouTube(TG3).-01/04 h22:35-Ankara: manifestano in migliaia contro risultati elezioni municipali. 02/04 h22:40-In ossequio all’ordinanza giuridica il governo ora toglie[dopo le elezioni] il blocco a Twitter.(Fr24)
UGANDA -24/03- Sarebbero almeno 98, un bilancio molto più grave di quello finora ipotizzato, le vittime del naufragio di
un’imbarcazione affondata nelle acque del Lago Alberto tra l’Uganda e la Repubblica Democratica del Congo. …inora sono
stati ritrovati i corpi senza vita di 15 bambini. [AdL]. UGANDA CONGO -27/03- 251 vittime è il bilancio definitivo diffuso
dal governo di Kinshasa a pochi giorni dal naufragio di un’imbarcazione sul Lago Albert. La sciagura di sabato scorso rifugiati
congolesi saliti a bordo del battello sul lato ugandese del lago, per rientrare in patria. Due giorni fa le autorità di Kampala
hanno annunciato che 107 corpi senza vita sono stati recuperati, tra cui quelli di 57 bambini. In Congo è stato decretato un lutto
nazionale di tre giorni. A causare l’incidente potrebbe essere stato il sovraccarico di passeggeri, come si verifica spesso sullo
specchio di acqua al confine tra i due paesi. [VV]- UGANDA e Africa Centro Est -27/03- RIBELLI LRA, INDAGINE SU
VIOLAZIONI COMMESSE DALL’ESERCITO. Il presidente Yoweri Museveni ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sulle
presunte atrocità commesse dall’esercito durante i 20 anni di lotta all’Esercito di resistenza del Signore (Lra) nelle regioni
settentrionali. “Abbiamo ricevuto informazioni sul fatto che alcuni ufficiali si sono macchiati di crimini che non sono mai stati
riportati al governo… l’esercito “farà di tutto per collaborare”. L’Esercito di resistenza del Signore (Lra) guidato da Joseph
Kony è un movimento di guerriglia che mischia elementi di misticismo animista ed estremismo cristiano. Dal 2005 i suoi
attacchi sono progressivamente diminuiti e rimane attivo soprattutto in Centrafrica, Congo e Sud Sudan, ma in quasi 20 anni di
guerriglia combattuta nel Nord Uganda ha causato decine di migliaia di morti e circa due milioni di sfollati. Kony e i suoi
combattenti sono accusati di aver commesso omicidi, stupri, torture e rapimenti di bambini e bambine usati come soldati o
come schiave del sesso. Ma anche l’esercito regolare è stato spesso accusato di violazioni dei diritti umani, finora sempre
negate. Nella caccia a Kony le truppe di Kampala sono state affiancate da esperti americani e i leader dell’Lra sono ricercati
anche dalla Corte penale internazionale dell’Aia. -31/03- SINDACO DI KAMPALA REINSEDIATO E SOSPESO DI
NUOVO. È durato poche ore il rientro di Erias Lukwago, esponente di opposizione e sindaco di Kampala destituito dal suo
incarico lo scorso novembre… Lukwago, eletto come indipendente nel 2011, era stato costretto a dimettersi a novembre
scorso, dopo che il consiglio comunale – dominato da esponenti dell’Nrm, partito di maggioranza del presidente Yoweri
Museveni – gli aveva mosso le accuse e lo aveva sfiduciato. Gli avvocati della difesa del sindaco hanno annunciato che si
rivolgeranno alla corte suprema. Questa mattina, Lukwago, si era presentato in municipio con un folto gruppo di sostenitori,
protetto da una massiccia presenza di forze di sicurezza. Dopo una breve cerimonia religiosa, sancito il reinsediamento, è
arrivato l’ordine del tribunale… non è ancora chiaro se – per la seconda volta – il sindaco sarà effettivamente costretto a
sospendere il suo mandato. All’indomani della sua deposizione, il 25 novembre, Kampala era stata attraversata da movimenti
di protesta da parte dei suoi sostenitori, sfociati anche in tafferugli con la polizia. Il braccio di ferro con il sindaco di
opposizione, tra i più accesi critici del governo centrale, si verifica mentre il presidente Museveni sta percorrendo un cammino
che lo porterà – con molte probabilità – a candidarsi ad un nuovo mandato, in occasione delle elezioni del 2016, a trent’anni
dalla sua ascesa al potere.[AdL]
UKRAINA RUSSIA CRIMEA -22/03 h00:13- Minoranza Tatara chiede scioglimento di milizie pro-russe accusate di
vessazioni. -UKRAINA RUSSIA FRANCIA-22/03 h00:15- Francia pronta ad inviare aerei a protezione cieli polacchi e
baltici da eventuali sconfinamenti russi.(Fr24).
URUGUAY -15/04- ‘PEPE’ MUJICA, UN GUERRIGLIERO ALLA CASA BIANCA- Il presidente José ‘Pepe’ Mujica sarà
ricevuto il 12 maggio alla Casa Bianca da Barack Obama, ansioso di felicitarsi con l’ex guerrigliero Tupamaro per la sua
“leadership” in materia di “diritti umani, inclusione sociale, pace e sicurezza globali”. … fonti ufficiali di Washington hanno
confermato l’attesa prima riunione bilaterale fra i due, quando il mandato di Mujica,78 anni, tuttavia, è ormai in fase finale in
vista delle elezioni del prossimo ottobre… Mujica ha preannunciato che il faccia a faccia con Obama sarà per lui l’occasione di
segnalare “i grossi errori” che i paesi ricchi hanno commesso nei confronti dell’America Latina, per parlare “senza fanfare,
senza essere aggressivo” ma senza rinunciare a ciò che pensa. Gli Stati Uniti, ha detto il presidente a Canal 4, “si devono
rendere conto che noi latinoamericani siamo padroni della nostra storia…che sia buona o cattiva, siamo noi che dobbiamo
scriverla”.[FB]
VENEZUELA [v.pregressi in SGsMondo n.80 e prec.]-14/03-OPPOSIZIONE APRE AL DIALOGO, MA IMPONE
CONDIZIONI… per risolvere la crisi che scuote il Venezuela dalla metà di febbraio e che ha già provocato 28 morti e
centinaia di feriti, secondo gli ultimi dati ufficiali… Ha quindi posto le sue condizioni: rispetto della Costituzione, “ovvero
garantire agli studenti, ai lavoratori, agli abitanti degli insediamenti di tutto il paese il rispetto delle garanzie sociali e
politiche”; copertura mediatica “dal vivo” dei colloqui fra le parti, “con presenza di un terzo di buona fede, nazionale o
internazionale, che garantisca, faciliti o medi”. La Mud ha inoltre chiesto la liberazione di “di tutti i detenuti politici – incluso
il dirigente di uno dei partiti della coalizione, Leopoldo López – il rientro degli esiliati, l’annullamento dei processi di
criminalizzazione della dissidenza”. In merito alle violenze, ha sollecitato “un’indagine indipendente” per assicurare i
responsabili alla giustizia, e “il disarmo e la smobilitazione verificabile dei gruppi paramilitari e parapolizieschi denominati
colectivos”. Ha infine preteso la fine “della fame, del razionamento, delle code”, nonché “della corruzione e dell’inefficienza,
che sono le vere cause della penuria di beni di prima necessità e della carestia; la riattivazione immediata dell’apparato
produttivo; l’eliminazione delle leggi e delle norme che lo sabotano” e “la fine dell’insicurezza e della delinquenza” mediante
“l’uso di tutte le risorse umane, logistiche e finanziarie, di tutte le armi e gli equipaggiamenti usati per la repressione contro la
popolazione”.[FB] -19/03- LEADER DI OPPOSIZIONE MACHADO ACCUSATA DI “TRADIMENTO”. Il congresso
venezuelano ha chiesto l’apertura di un’indagine nei confronti del deputato Maria Corina Machado, per crimini inclusi il
tradimento, in relazione al ruolo svolto nelle proteste di piazza che hanno causato almeno 29 morti nelle ultime settimane.
Machado, 46 anni, è considerata uno dei leader delle proteste contro il presidente Nicolas Maduro, assieme all’altro
protagonista delle tensioni che hanno scosso il Venezuela nelle scorse sei settimane, Leopoldo López, attualmente in carcere
… “Sono convinta che questo attacco contro di me è il prodotto di uno Stato terrorizzato da un movimento popolare senza
precedenti”, ha detto Machado in una conferenza stampa, promettendo che l’opposizione continuerà la sua protesta.
“Loro sono determinati a piegarci, e noi siamo determinati a vincere la nostra libertà” ha aggiunto, definendo Maduro “un
dittatore”. I partiti della coalizione dell’opposizione Mud (Mesa de Unidad Democrática) hanno convocato nuove proteste per
sabato.[AdL] -20/03- ARRESTATO SINDACO DI SAN CRISTOBAL, STRETTA SULL’OPPOSIZIONE. Il sindaco di San
Cristobal, Daniel Ceballos, esponente del partito di opposizione Voluntad popular è stato arrestato con l’accusa di incitamento
alla violenza. Il suo arresto si inserisce un clima di pressione crescente da parte delle autorità giudiziarie, sui movimenti
antichavisti radicali, responsabili delle proteste in corso in numerose città del paese da circa un mese e mezzo. Il suo arresto
giunge a distanza di un mese da quello del leader del partito, Leopoldo Lopez, detenuto con accuse simili. Per il ministro degli
Interni, Miguel Rodriguez si tratta di un “atto di giustizia, nei confronti di un primo cittadino che non solo non ha adempito ai
suoi obblighi e alla Costituzione, ma ha facilitato e sostenuto un’esplosione di violenza incontrollata”… Ieri inoltre il sindaco
di San Diego, Enzo Scarano, anch’egli esponente coalizione di opposizione Mud è stato condannato a 10 mesi di carcere per
non aver impedito ai manifestanti di erigere barricate per le strade nella città del nord. Il presidente Nicolas Maduro denuncia
un tentativo di golpe da parte dell’opposizione che – a suo dire – ha hanno più volte rifiutato inviti a recarsi al palazzo
presidenziale per avviare dei colloqui.[AdL] -21/03- ARRESTO SINDACI RIACCENDE PROTESTA OPPOSIZIONE…
3000 manifestanti scesi per le strade della capitale, nuovamente teatro di un violento confronto con i poliziotti che hanno
disperso il corteo con idranti e lacrimogeni… L’invito a rilanciare le proteste non ferma le autorità nel tentativo di bloccare la
strada all’opposizione… [VV] -25/3 h23:15- Maduro silura generale sospettato di tramare un colpo di stato.(Fr24) -25/03‘LICENZIATA’ DEPUTATA DELL’OPPOSIZIONE RADICALE… la deputata ‘antichavista’ radicale María Corina
Machado, è stata destituita... Venerdì scorso Machado era stata invitata dal governo del paese di Panamá [che ha rotto le
relazioni diplomatiche con il Venezuela] a rappresentarla a una sessione dell’Osa che includeva nell’agenda del dibattito anche
la crisi venezuelana; un punto infine escluso dall’incontro. Machado, 46 anni, firmataria del documento di appoggio al tentato
golpe del 2002 contro Hugo Chavez, già precandidata presidenziale alle primarie della coalizione dell’opposizione Mesa de la
Unidad Democrática (Mud), vinte da Henrique Capriles, aveva catturato l’attenzione dei media l’anno scorso quando uscì da
una seduta del parlamento riportando una frattura al naso dopo essere rimasta coinvolta in una rissa. Insieme al dirigente del
partito radicale antichavista Voluntad Popular Leopoldo López, arrestato un mese fa per istigazione alla violenza, è una delle
promotrici de “La salida” (l’uscita), la ‘strategia politica’ che ha animato le manifestazioni che dal 12 febbraio, sotto impulso
degli studenti, chiedono la rinuncia del governo di Nicolás Maduro. -27/03-ATTESA PER PRONUNCIAMENTO UNASUR,
RIENTRA DEPUTATA DESTITUITA. Inviata in Venezuela per mediare fra governo e opposizione, la delegazione dei
ministri degli Esteri dell’Unasur (Unione delle nazioni sudamericane) ha concluso la sua prima missione incontrando al
palazzo di Miraflores il presidente Nicolás Maduro… L’oposizione ha tuttavia chiarito che in attesa di conoscere la posizione
ufficiale dell’organismo regionale le manifestazioni di piazza non cesseranno, come accaduto anche nelle ultime ore con il
rientro in Venezuela della deputata antichavista radicale María Corina Machado… Non è chiaro al momento quale sarà la sorte
di Machado: secondo alcune fonti di stampa, il governo intende privarla dell’immunità parlamentare per indagare sul suo ruolo
nelle proteste che si susseguono dal 12 febbraio e che hanno provocato finora 35 morti e centinaia di feriti. Oppositrice di
lunga data del ‘chavismo’ – nel 2002 sostenne il fallito golpe contro Hugo Chavez – insieme al dirigente del partito radicale
antichavista Voluntad Popular Leopoldo López, arrestato un mese fa per istigazione alla violenza, Machado è una delle
promotrici de “La salida” (l’uscita), la ‘strategia politica’ che ha animato le manifestazioni contro il governo. -28/03- DA
UNASUR RACCOMANDAZIONI PER AVVIARE UN DIALOGO … -01/04-TRIBUNALE SUPREMO CONFERMA,
MARÍA MACHADO “NON È PIÙ DEPUTATA”… Secondo l’Organizzazione degli Stati americani (Osa), il 20 marzo
Panamá – con cui Caracas ha da poco rotto le relazioni – aveva inoltrato la procedura per accreditare Machado come sua
rappresentante “alternativa” affinché intervenisse in una sessione dell’organismo il giorno successivo per parlare della crisi
venezuelana … Il presidente dell’Assemblea nazionale nonché primo vicepresidente del Partido Socialista Unido de Venezuela
(Psuv, governo), Diosdado Cabello, aveva reagito affermando la settimana scorsa che Machado si era privata della sua
condizione di deputata da sola infrangendo la Costituzione; tesi confermata dallo stesso parlamento e ora dalla massima corte
del paese. -02/04-IMPEDITO ACCESSO AL PARLAMENTO A DEPUTATA DESTITUITA. Stringendo un cordone attorno
al parlamento a Caracas, le forze di sicurezza hanno impedito alla deputata dell’opposizione radicale antichavista destituita,
María Corina Machado, di entrare in aula come aveva promesso a centinaia di sostenitori… Rimossa con l’accusa di aver
violato la Costituzione, Machado ha annunciato che l’opposizione continuerà a protestare “fino a quando non conquisterà la
democrazia e la libertà” …
-03/04- CHIESA: SULLA CRISI POLITICA, “SERVE DIALOGO SINCERO”. “La causa fondamentale della crisi
attuale è la pretesa del partito ufficiale e delle autorità della Repubblica di applicare il cosiddetto ‘Piano della patria’,
dietro al quale si nasconde la promozione di un sistema di governo di taglio autoritario, che mette in dubbio il suo profilo
democratico”.
È uno dei passaggi della conferenza stampa in cui ieri monsignor Diego Padrón, presidente della Conferenza episcopale
venezuelana, ha espresso la preoccupazione della Chiesa per la grave crisi politica che agita il Venezuela dando lettura di
un comunicato ufficiale. Il presule ha fatto riferimento al ‘Piano della patria’, il programma di governo concepito dal
defunto presidente Hugo Chávez (1999-2013) per “consolidare il socialismo del XXI secolo”, elevato nel 2013 a rango
costituzionale fra le critiche dell’opposizione.
Intervenuto a 56 giorni dallo scoppio della crisi che ha provocato finora, stando a dati ufficiali, 39 morti e 200 feriti, oltre
2000 arresti, e denunce di abusi da parte delle forze di sicurezza, monsignor Padrón ha denunciato “la brutale repressione
della dissidenza politica, l’intento di pacificazione per mezzo della minaccia, la violenza verbale o la repressione fisica”.
Una denuncia – osserva il quotidiano ‘El Universal’ – giunta poche ore dopo che il ‘New York Times’ pubblicasse un
articolo a firma del presidente Nicolás Maduro dal titolo “Un appello alla pace dal Venezuela”, affermando, tra l’altro, che
“i manifestanti sono direttamente responsabili di più della metà delle vittime mortali”. Nell’articolo Maduro insiste anche
sulla “distorsione della realtà” da parte dei media stranieri, sostenendo che il governo “ha teso la mano all’opposizione” e
“accettato le raccomandazioni dell’Unasur”, l’Unione delle nazioni sudamericane, intervenuta per promuovere il dialogo
fra le parti.
Per la Chiesa “la via d’uscita dalla crisi è chiara: il dialogo sincero del governo con tutti i settori e con gesti concreti che
segnalano la rettifica. Il governo si sbaglia a voler risolvere la crisi con la forza”. Monsignor Padrón, che è anche vescovo
di Cumaná, ha denunciato anche “l’abusiva repressione e la persecuzione giudiziaria contro i sindaci contrari alla
maggioranza”.
A innescare le proteste sono stati a febbraio gli studenti di San Cristóbal, capitale dello Stato occidentale di Táchira, scesi
in piazza contro l’insicurezza; a macchia d’olio le proteste si sono estese, con la partecipazione attiva dell’opposizione
politica, contro l’inflazione, la penuria di generi di prima necessità, la repressione della polizia.
Di recente le proteste sono calate d’intensità e frequenza sebbene si mantengano alcuni focolai, principalmente nel
comune di Chacao, settore est di Caracas e bastione dell’opposizione, dove ieri un gruppo di oppositori radicali si è
scontrato al lancio di bombe molotov contro la Guardia nazionale.
La netta posizione della Conferenza episcopale – secondo ‘El Universal’ – apre interrogativi su un possibile ruolo di
mediazione del segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin – già nunzio apostolico in Venezuela – che in via
informale sarebbe già stato accettato sia dal governo che dall’opposizione. Secondo il politologo John Magdaleno dopo le
sue “scomode ma valide dichiarazioni” la Conferenza episcopale “esclude la possibilità di far parte di questa mediazione”
pur mantenendo aperto un eventuale accompagnamento della Santa Sede.
Ma l’analista Mercedes Pulido mette invece in luce che, oltre all’impatto che le critiche della Chiesa possono avere sulla
proposta di mediazione del Vaticano, la realtà è che “il governo parla di dialogo senza volere il dialogo”. E Maduro “ha
avuto espressioni molto dure con la Chiesa, le ha detto che se vogliono venire vengano. Il che non è un riconoscimento
della necessità della mediazione”.[FB]
-09/04- CARACAS, PRIMO INCONTRO TRA GOVERNO E OPPOSIZIONE… Secondo Tele Sur, emittente televisiva che
sostiene il governo socialista del presidente Nicolas Maduro, nelle prossime ore dovrebbe anche definirsi il ruolo di membri
dell’episcopato e della Chiesa come “facilitatori del dialogo”.[VG] PROVE DI DIALOGO PER USCIRE DALLA CRISI
… Il tanto atteso dialogo fra governo e opposizione è stato per il momento accordato, sebbene non sia ancora nota la data
dell’avvio vero e proprio. Di certo, come riferito dal vice presidente Jorge Arreaza, sarà accompagnato da tre “testimoni di
buona fede” individuati dai tre ministri degli Esteri di Colombia, Ecuador e Brasile, a nome dell’Unasur (Unione delle nazioni
sudamericane). Anche Aveledo ha confermato che al termine di “un primo incontro esplorativo e preparatorio” è stato deciso
“di dialogare in termini reciprocamente rispettosi e di uguaglianza e di farlo di fronte a tutto il paese”, con la presenza di “un
terzo…che svolgerà le funzioni di facilitazione”. Come “terzo”, ha detto ancora Aveledo, oltre ai tre ministri è stato scelto
anche un rappresentante del Vaticano. Sulla data esatta dell’avvio del dialogo, Aveledo ha aggiunto che sarà annunciata dopo
una riunione fra tutti i leader della Mud, composta da una decina di partiti e organizzazioni dagli orientamenti divergenti, come
dimostrato, fra l’altro, dalla ferma opposizione ai colloqui espressa da due leader di spicco, il sindaco di Caracas, Antonio
Ledezma, e la deputata destituita di recente María Corina Machado… Da parte sua, dal Brasile l’ex presidente Luiz Inácio Lula
da Silva, storicamente vicino al ‘chavismo’, ha invitato Maduro a “abbassare i toni del dibattito politico per dedicarsi
interamente a governare, stabilire una politica di coalizione, costruire un programma minimo e abbassare la tensione… -10/04GOVERNO INVITA CARDINALE PAROLIN AL DIALOGO CON L’OPPOSIZIONE. Il governo ha invitato il segretario di
Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin – già nunzio apostolico in Venezuela – a partecipare ai colloqui con l’opposizione
per “promuovere il dialogo costruttivo, la comprensione e la pace fra i diversi settori… Martedì, la coalizione dell’opposizione
‘Mud’ aveva indicato anche l’attuale nunzio in Venezuela, Aldo Giordano, come possibile altro mediatore nel dialogo con il
governo.[FB]
-11/04-AVVIATO IL DIALOGO TRA GOVERNO E OPPOSIZIONE…
IL VATICANO ENTRA NEL DIALOGO FRA LE PARTI
“Sono profondamente convinto che la violenza non potrà mai portare pace e benessere ad un paese, poiché essa genera
sempre e solo violenza. Al contrario, attraverso il dialogo potete riscoprire la base comune e condivisa che conduce a
superare il momento attuale di conflitto e di polarizzazione, che ferisce così profondamente il Venezuela, per trovare
forme di collaborazione”: è un passaggio della nota di Papa Francesco indirizzata al governo, all’opposizione e ai ministri
degli Esteri dell’Unasur – l’Unione delle nazioni sudamericane – letta dal nunzio apostolico, Aldo Giordano, il primo a
intervenire all’avvio del dialogo fra le parti, ieri alle 20:00, ora locale, al palazzo presidenziale di Miraflores.
“Nel rispetto e nel riconoscimento delle differenze che esistono tra le parti – ha proseguito il Pontefice – si favorirà il bene
comune. Tutti Voi, infatti, condividete l’amore per il Vostro Paese e per il Vostro popolo, come pure le gravi
preoccupazioni legate alla crisi economica, alla violenza e alla criminalità. Tutti avete a cuore il futuro dei Vostri figli e il
desiderio di pace che contraddistingue i venezuelani. Tutti avete in comune la fede in Dio e la volontà di difendere la
dignità della persona umana. Proprio ciò vi accomuna e vi spinge ad intraprendere il dialogo che oggi comincia, alla cui
base deve esserci un’autentica cultura dell’incontro, che sia consapevole che l’unità prevale sempre sul conflitto”.
In conclusione, il Papa ha invitato le parti in dialogo a non fermarsi “alla congiuntura conflittuale, ma ad aprirVi
vicendevolmente per divenire ed essere autentici operatori di pace. Al cuore di ogni dialogo sincero c’è, anzitutto, il
riconoscimento e il rispetto dell’altro. Soprattutto c’è l’“eroismo” del perdono e della misericordia, che ci liberano dal
risentimento, dall’odio e aprono una strada veramente nuova. Si tratta di una strada lunga e difficile, che richiede pazienza
e coraggio, ma è l’unica che può condurre alla pace e alla giustizia. Per il bene di tutto il popolo e per il futuro dei Vostri
figli, Vi chiedo di avere questo coraggio”.
Monsignor Giordano ha anche dato lettura di una seconda lettera inviata dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato
vaticano e già nunzio in Venezuela, anch’egli invitato dal governo a partecipare come “testimone di buona fede” ai
colloqui. “Purtroppo non mi è possibile essere fiscamente presente alla riunione di oggi ma ribadisco la mia disponibilità a
prendere parte personalmente in qualsiasi altro momento a questo cammino che è stato intrapreso” ha fatto sapere il
porporato, ricordando di aver trascorso quattro anni in Venezuela, paese a cui si è detto molto legato.
Infine monsignor Giordano ha voluto dare il proprio “saluto personale” agli astanti: “Sono solo due mesi che mi trovo qui,
in questo bellissimo paese che è il Venezuela, ma mi sembra già una vita. Mi sento già parte di questo popolo tanto amato,
grazie della vostra accoglienza. Spero di essere un buon testimone di buona fede, Dio ci benedica”.
-14/14-ABUSI SUI MANIFESTANTI, FORZE DELL’ORDINE SOTTO INCHIESTA… A marzo erano 60 i fascicoli aperti
dalla magistratura per possibili casi di abuso a carico di esponenti delle forze dell’ordine. Secondo cifre ufficiali, dall’inizio
delle proteste a febbraio si contano 41 morti, 674 feriti e 2285 persone fermate, 175 delle quali ancora trattenute. -16/04SECONDO INCONTRO FRA GOVERNO E OPPOSIZIONE … [FB]
VIETNAM -20/03- UN ALTRO BLOGGER CONDANNATO PER ATTIVITÀ SOVVERSIVA…. Attualmente sono almeno
34 i dissidenti informatici in carcere, un numero che pone il paese al secondo posto in Asia dopo la Cina…Ancora una volta è
caduto nel vuoto il sostegno di diplomazie e organizzazioni internazionali agli imputati…[CO] [v.anche SGsMondo n.80]
YEMEN[v.pregressi in SGsMondo nn.80 e prec.] -10/03- NAUFRAGIO DI MIGRANTI NEL GOLFO DI ADEN, DECINE
DI VITTIME. Più di 40 migranti hanno perso la vita mentre cercavano di raggiungere via mare le coste dello Yemen…
Lo Yemen è un paese di transito per i migranti africani che, in fuga da conflitti e povertà, cercano di raggiungere l’Arabia
Saudita e altri paesi del Golfo. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), solo nel 2012 le persone
originarie del Corno d’Africa che hanno raggiunto lo Yemen sono state 84.000. [VG] -18/03- Un attentatore suicida alla guida
di un’autobomba si è fatto esplodere davanti al quartier generale dell’Intelligence militare nel sud dello Yemen, uccidendo una
persona e ferendone altre dieci. Lo riferisce un funzionario locale spiegando che l’attacco è avvenuto nella città di Touban, 15
km a nord di Aden, dove Al-Qaeda ha una forte presenza. [AdL]-24/03 h21:35-20 soldati ucisi da ribelli di AlQaida.(Fr24)
-02/04- ADEN: GRUPPO ARMATO ATTACCA CASERMA. Presunti membri di Al Qaeda hanno lanciato oggi un attacco
contro il quartier generale delle forze armate a Aden, nel sud dello Yemen, uccidendo almeno quattro persone, fra cui tre
militari. Secondo fonti di agenzia internazionali, un gruppo di uomini armati non ancora identificati ha attaccato la base con dei
lanciarazzi, mentre altri hanno fatto esplodere un’autobomba all’ingresso della struttura. “Tre militari e un assalitore sono stati
uccisi nella sparatoria seguita all’attacco” ha riferito una fonte della sicurezza. L’episodio ne ricorda uno simile avvenuto
nell’ottobre scorso a Mukalla: insorti di un gruppo estremista legato ad Al Qaeda avevano attaccato una base con un bilancio
finale di 12 morti fra i soldati.[FB]-04/04- ATTACCO AD UN POSTO DI BLOCCO NEL SUD-EST. … almeno 5 i soldati
uccisi [saliti poi a 8 (Fr24 h 22:45…Anche cinque passanti sono rimasti feriti. Finora nessuno ha rivendicato l’azione che
ricalca, nelle modalità, quelle più volte messe a segno dai miliziani di Al Qaida nella Penisola araba. …[AdL] -20/04 h00:06-
Drone uccide 15 supposti membri di Al Qaeda [saliti a 30 –h22:10 e a 56 21/04 h22:10] e 3 civili. -21/04 h22:13-Altro attacco
con droni provoca 22 vittime.(Fr24)
ZAMBIA -12/03- AL VIA GLI INCONTRI PER LA COSTITUZIONE. Le Chiese stanno organizzando incontri e dibattiti
nelle città dello Zambia per favorire il confronto su una riforma costituzionale “decisiva per il paese” ma che sta anche
suscitando tensioni a livello politico e sociale… Dibattiti pubblici si sono già tenuti a Choma, nel sud, a Chipata, nell’est, e a
Kitwe, nella regione mineraria del Copperbelt. “Il nostro assunto di base – sottolinea padre Makadani – è che per avere una
buona Costituzione servono il contributo di tutti e la massima trasparenza”. Proprio sulla trasparenza, o meglio la sua
mancanza, si sono concentrate le critiche di opposizione politica e società civile. Ancora ieri esponenti del governo del
presidente Michael Sata hanno riferito in parlamento che la bozza di nuova Costituzione è “pronta” ma che non è stata ancora
consegnata all’esecutivo dal comitato incaricato di redigerla... Dalla fine del regime a partito unico, nel 1991, lo Zambia ha
visto svilupparsi un dibattito politico vivace. Una conferma della tendenza è stata tre anni fa l’elezione di Sata, allora candidato
di opposizione. La prima parte del mandato del presidente è stata segnata da investimenti pubblici e provvedimenti sociali di
rilievo, come l’aumento del salario minimo. Negli ultimi tempi si sono però fatte più frequenti le accuse di autoritarismo e
intolleranza; accuse ribadite il mese scorso dai deputati di opposizione attraverso il boicottaggio di tre sedute parlamentari.
-09/04- GIÙ I PREZZI DEL RAME, E LUSAKA SI INDEBITA. Lo Zambia ha collocato sul mercato titoli di Stato per un
miliardo di dollari a tassi di interessi più svantaggiosi rispetto a una prima emissione risalente al 2012. La scelta si spiega sia
con i programmi di sviluppo infrastrutturale avviati a Lusaka sia con il calo delle quotazioni internazionali del rame, un
minerale che vale da solo l’80% delle esportazioni nazionali… Nel 2012 lo Zambia aveva emesso titoli denominati in dollari
per 750 milioni. Allora il tasso di interesse era stato del 5,6%; oggi è più alto di ben due punti percentuali. -31/03-UN PONTE
SULLO ZAMBESI PER AVVICINARE BOTSWANA E ZAMBIA.. Il progetto avrà un costo di 190 milioni di dollari e sarà
finanziato con contributi della Banca africana di sviluppo e dal Giappone.[VG]
ZIMBABWE[v.pregressi in SGsMondo nn.80 e prec.] -11/03- ACCUSE ED ESPULSIONI, NELL’OPPOSIZIONE È
SCONTRO. È scontro aperto nella principale forza di opposizione dello Zimbabwe, il Movimento per il cambiamento
democratico dell’ex primo ministro Morgan Tsvangirai (Mdc-T): lo scrivono i quotidiani di Harare, riferendo di espulsioni
contestate e richieste di congressi straordinari. A innescare il conflitto è stata la destituzione del vice-tesoriere Elton Mangoma.
Un provvedimento adottato da Tsvangirai ma contestato dall’altro peso massimo del partito, l’ex ministro delle Finanze Tendai
Biti… All’origine dei dissapori non ci sarebbero questioni finanziarie ma le critiche rivolte a Tsvangirai per le elezioni perdute
lo scorso anno. Un voto che ha messo fine all’esperienza dell’esecutivo di unità nazionale nato nel 2009, rilanciando lo ZanuPf del presidente Robert Mugabe come unica e incontrastata forza di governo.…Dalla fine del regime di apartheid, nel 1980, lo
Zimbabwe è guidato da Mugabe. Il presidente, il mese scorso, ha compiuto 90 anni.[VG]-24/03- Il presidente Robert Mugabe
ha nominato l’economista John Mangudya nuovo governatore della Banca Centrale … Il nuovo governatore si troverà a gestire
un’economia in grave difficoltà, dove l’inflazione ha raggiunto – secondo dati ufficiali – tassi del 230% e in cui il dollaro ha
sostituito la moneta locale nell’uso comune. [AdL]-03/04- VIETATE LE IMPORTAZIONI DI FRUTTA E VERDURA
Il governo dello Zimbabwe ha vietato le importazioni di frutta fresca e verdura, sostenendo che il fabbisogno interno può
essere soddisfatto con un aumento della produzione locale.In una nota diffusa ad Harare dal ministero dell’Agricoltura si
riferisce che il provvedimento riguarda anzitutto le importazioni dal Sudafrica di pomodori, patate, mango, uva e mele.
Negli ultimi dieci anni lo Zimbabwe ha vissuto una crisi economica e sociale. Tra il 2008 e il 2009 il numero delle persone
dipendenti dagli aiuti per sopravvivere ha superato i tre milioni, circa un quarto della popolazione. [VG]
APPROFONDIMENTI
1.
2.
3.
INDIA – Elezioni a maggio
CENTRAFRICA –testimonianze
LIBANO e… SIRIA –
1.
INDIA – Elezioni a maggio (da Asia News e Misna)
Elezioni in India, fra sviluppo economico ed estremismo religioso (Da Asia News: n.268 mar2014)
L'autore di questo articolo è padre Carlo Torriani, missionario del Pime[op-> fondatore di Mani Tese] in India dal 1969 e
cittadino indiano dal 1981. Ad AsiaNews spiega il delicato momento storico, politico e sociale che il gigante dell'Asia del sud
sta attraversando, con l'avvicinarsì delle elezioni generali che si terranno il prossimo maggio. Nel suo intervento, esprime il
timore dei cattolici indiani per la vittoria del Barathiya Janata Party (Bjp), il partito ultranazionalista indù che in molti danno
come "favorito" al voto. In alcuni Stati dove il Bjp domina, i cristiani sono già perseguitati. Se nelle prossime elezioni
politiche nazionali il Bjp - con il suo candidato Primo ministro, Narendra Modi - dovesse conquistare il potere in tutta l'India,
gli attacchi a chiese e istituzioni cristiane potrebbero peggiorare. Anche il gesuita p. Cedric Prakash, direttore di "Prashant",
centro per i diritti umani, la giustizia e la pace ha più volte espresso i suoi timori nell'eventualità di una vittoria della destra
nazionalista indù. In una recente intervista rilasciata ad AsiaNews, il sacerdote ha spiegato: "L'hindutva e il fondamentalismo
indù sono parte integrante delle elezioni generali indiane per due ragioni molto chiare: sono le brigate hindutva che
attraverso il loro gruppo 'madre', la Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), hanno deciso di indicare Narendra Modi come
candidato Primo ministro per il loro braccio politico, il Bjp. Il secondo motivo è che Modi è un duro fondamentalista indù
cresciuto nella loro ideologia, ed è la loro icona in quello che dice e in quello che fa. Questo non promette nulla di buono per
la geopolitica dell'Asia del Sud. Il cuore dell'ideologia hindutva è la costituzione di uno Stato indù, in cui le minoranZe
saranno trattate come cittadini di seconda classe. I loro metodi sono fascisti e faranno qualunque cosa, con assoluta
disperazione, per ottenere i loro limitati obiettivi ". Di seguito, l'articolo di p. Carlo Torriani.
L'India, la più popolosa democrazia del mondo, sta preparandosi al suo quinquennale esercizio di democrazia. Nei prossimi
mesi 800 milioni di indiani voteranno in giomi diversi per permettere di poter spostare le forze dell'ordine da uno Stato
all'altro. Il Congress Party che da 10 anni è al governo federale, non sembra avere molte probabilità di essere rieletto. Nelle
recenti elezioni nella città-regione di New Delhi il Congress Party è stato sconfitto dal nuovo Aam Aadmi Party (Aap, il
'Tartito dell'uorno comune"), coalizzatosi sulla protesta per la corruzione ed inefficienza dello Stato.
Il Bharatiya Janata Party (Bjp), tradizionale oppositore a livello nazionale, si è organizzato subito per la campagna
elettorale scegliendo come suo candidato Narendra Modi, Primo ministro - per tre volte consecutive -dello Stato del Gujarat,
uno degli Stati con sviluppo economico promettente. Il Congress Party non ha voluto presentare un candidato Primo ministro
per non offrire un bersaglio facile all'opposizione, riservandosi di farlo scegliere dopo ai candidati eletti, ma tutti sanno che
l'aspirante è Rahul Gandhi, figlio di Rajiv e Sonia, nipote di Indira e pronipote di Neltru. Ma l'incognita è rappresentata dai
molti partiti regionali e da quelli dei fuori casta (dalit) che potrebbero coalizzarsi in un terzo blocco attomo ai due partiti
comunisti.
Una cosa è certa: né il Congress Party, né il Bjp potranno fare un governo da soli, dovranno per forza fare una coalizione
coi partiti regionali. Mentre il candidato Bjp, Narendra Modi, è andato a parlare nel nordest - Guwahati ed Imphal - dove è
meno conosciuto, Rahul Gandhi ha iniziato la sua campagna elettorale in casa di Modi a Bardoli, nel Gujarat, attaccandolo
personalmente senza mai nominarlo. Modi ha proposto di costruire una statua colossale dedicata a Sardar Vallablhai Patel,
grande uomo politico del Gujarat al tempo dell'indipendenza e nel primo governo di Nehru (1947).
Rahul invece dice: Modi vuole fare una statua a Sardar, ma dopo l'assassinio del Mahatma Gandhi Sardar ha messo fuori
legge la Rss (Rashtriya SWayamsevak Sangh, Corpo Nazionale Volontari) a cu i lui è iscritto da tutta una vita, per quella
"ideologia velenosa che distruggerà l'anima dell'India".
Narendra Modi è accusato di non aver fatto abbastanza, come primo ministro del Gujarat, per controllare la violenza che nel
2002 ha provocato la morte di quasi 2000 persone, in maggioranza musulmani :
[Il 27 febbraio del 2002 un gruppo di musulmaní aggredì e diede fuoco al Sabarmati Express, a bordo del quale vi
erano indù - soprattutto donne, bambini e anziani - di ritorno da un pellegrinaggio ad Ayodhya, dove un'antica
moschea islamica era stata sequestrata dagli indù. L'assalto, costato la vita a 58 persone, scatenò violenti disordini
di matrice interreligiosa in tutto il Gujarat. La comunità islamica ha pagato il prezzo più alto: degli oltre 1.000 morti
accertati, 790 erano musulmani e 254 indù. almeno 253 persone sono state dichiarate disperse; 523 luoghi di culto,
comprese tre chiese, sono state danneggiate; 27.901 indù e 7.651 musulmani sono stati arrestati.]
In seguito a questi disordini, gli Stati Uniti gli hanno serripre negato un visto d'entrata nel Paese. Ma il cavallo di battaglia di
Modi è il mantra dello sviluppo. Sotto il suo governo infatti il Gujarat ha raggiunto un progresso straordinario. Così a
Guwahati e Imphal si è chiesto: "Mentre voi avete dato a Delhi per dieci anni un Primo Ministro, che cosa ha fatto il Congress
Party per lo sviluppo del nordest?". Manmohan Singh, l'attuale Primo ministro, è stato infatti sempre eletto da un sicuro
collegio elettorale dell'Assam.
Un commentatore politico, Chetan Bhagat, fa notare come lo scapolo quarantenne, Rahul Gandhi, potrebbe far leva sul voto
femminile. Nella sua recente intervista televisiva infatti, sottolinea Chetan, Rahul Gandhi ha fatto appello per ben 25 volte al
"women empowermnent", dar potere alle donne.
Quindici anni fa, quando il Bjp vinse le elezioni, fece la campagna elettorale con lo slogan "shining India", un'India
brillante. Se è vero che l'India sta facendo passi enormi nello sviluppo industriale, questo è tutto a vantaggio della popolazione
cittadina. Si vede infatti come l'industria edile in Mumbai stia trasformando la città con edifici futuristici, ma a cinquecento
metri fuori dei confini della Greater Mumbai l'elettricità manca per almeno otto ore al giorno.
Malgrado lo sviluppo economico, i benefici vanno ad una ristretta elite: i posti di lavoro nell'ultimo anno sono aumentati
solo del 2%, mentre i 150% lavora ancora in agricoltura. Tradizionalmente il Bjp raccoglie voti nelle città, nell'elite economica
ed industriale, tra i militanti indù e predica una liberalizzazione sfrenata. Il Congress Party è più populista, raccoglie voti nei
villaggi, tra le caste basse e tra le minoranze religiose.
Proprio in vista delle elezioni il governo ha approvato una legge per assicurare il cibo a tutti i cittadini (Food Security Act).
Ogni persona che ha una ration card (tessera annonaria) può acquistare a prezzo calmierato un certo quantitativo di riso, olio,
zucchero, kerosene ecc. ogni mese. Bisogna anche tener conto della crisi economica mondiale che ha fatto cadere l'aumento del
PIL dall'8% al 4,6%, e questo è avvenuto durante i due quinquenni di governo del Congress Party, che dovrà portame le
conseguenze.
Questo clima pre-elettorale non favorisce certo una soluzione veloce del problema del processo dei due marò italiani reclusi
da due anni nell'ambasciata italiana. Un atto di clemenza o di compromesso verrebbe subito impugnato come un cedimento o
una interferenza da parte della "italiana" Sonia Gandhi, presidente del Congress Party. Come pure la richiesta dei fuori casta
cristiani di poter usufruire delle facilitazioní che il governo dà ai fuori casta indù, buddisti e sikh verrebbe interpretata come un
favoritismo da parte della cristiana Sonia. Qualcuno insinua anche che la Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS) si sente
ímpunemente assicurata nei suoi sporadici attacchi contro i cristiani per imbarazzare il governo ed il Congress Party.
Narendra Modi, da parte sua, sentendosi sicuro dell'elettorato indù, cerca di avvicinare gli altri gruppi religiosi. Dopo il suo
viaggio nel nordest, in una delle zone più cristianizzate dell'India, si è recato in Kerala dove è stato ricevuto da due arcivescovi
della Chiesa ortodossa siro-malankarese. Parlando ai giornalisti dopo l'incontro, il Metropolita Mar Athanasios, che in
precedenza era stato a capo della diocesi di Ahmedabad, capoluogo del Gujarat, ha lodato le iniziative di sviluppo di Modi
nello Stato. Ha poi aggiunto che sarebbe ben contento se Modi diventasse Primo ministro. Modi si aspettava anche d'incontrare
rappresentanti di altre Chiese, ma nessuno si è fatto vedere.
Di parere ben contrario è invece il gesuita P. Cedric Prakash, direttore del centro per i diritti umani, la giustízia e la pace
Prashant, che vive ad Ahmedabad: "Non appoggio nessun particolare partito, ma sono contrario a quei politici che sono
corrotti, settari, di casta e soprattutto se criminalizzano la società. Pensando a Modi sono preso da paura ed ansietà. Modi ha
introdotto una legge contro le conversioni. Ha fatto ben poco per spegnere i disordini del 2002 e non ha mai chiesto scusa per i
quasi 2000 morti che ci sono stati".
Carlo Torriani
-07/02- VOTO DI MAGGIO, PARTITI PUNTANO SU COMUNE CITTADINO
In vista di una accanita competizione elettorale che impegnerà l’immensa India il prossimo maggio, i partiti politici hanno da
tempo impostato linee programmatiche prima ancora che parta in concreto la campagna elettorale. Non puntando tanto sui loro
elettorati tradizionali, quanto tentando di contrastare o di cavalcare l’ondata populista e moralizzatrice che negli ultimi due
anni ha interessato buona parte del paese dando vita anche a forze politiche innovatrici nel contesto indiano e che, con
ideologie trasversali ai maggiori partiti tradizionali, cercano soprattutto di attrarre le preferenze dei gruppi meno
economicamente favoriti, ma anche delle donne e di quanti, soprattutto, sono ormai disillusi dal fallimento degli ideali della
“più grande democrazia del mondo”.
I partiti non hanno ancora annunciato i programmi ufficiali, tuttavia già le città indiane sono tappezzate di manifesti che in
modo più o meno aperto suggeriscono quali saranno le priorità dei partiti in lizza per le elezioni generali.
Un elemento comune è che tutti puntano ad attrarre gli indiani comuni, a porre maggiore attenzione alle necessità e aspirazioni
delle classi economicamente svantaggiate, rurali ma anche urbane.
In questo, alcuni partiti possono essere maggiormente credibili, potendo mostrare le esperienze personali dei leader come asso
nella manica.
Il Bharatiya Janata Party, alfiere del nazionalismo induista in ambito politico, ha saputo attrarre sempre più le classi meno
abbienti e anche tradizionalmente più emarginate con politiche di assistenza e di sviluppo negli Stati da esso governati che
hanno portato molti sotto la sua bandiera. Dimenticando che proprio di una parte delle discriminazioni e delle difficoltà subite
dagli indiani dipendono da un sistema castale e tradizioni storiche centrali nella prassi induista. Il suo leader Narendra Modi è
salito alla carica di primo ministro del Gujarat e in prospettiva quasi certa a capo del governo nazionale, dalla condizione di
venditore di tè per le strade della sua Vadnagar. Un’esperienza di cui il partito va fortemente avvantaggiandosi.
Al contrario, il partito del Congresso, attualmente di maggioranza al governo, che si è sempre posto a campione dei diseredati,
per questo raccogliendo tradizionalmente ampie convergenze dalle minoranze, cristiani e musulmani inclusi, ha candidato a
una contestata premiership Rahul Gandhi, segretario del partito, ultimo rampollo della famiglia Gandhi. A conferma che
ancora una vota il partito nato nel 1885 e che ha guidato la lotta per l’indipendenza, individua nella più famosa dinastia politica
una possibilità di alleviare almeno le conseguenze di anni di degrado della politica, ma anche di istituzioni, come quella
giudiziaria, che sembravano immuni da corruzione e malgoverno.
Fortemente innovativo per origini e programmi è il partito che ha avuto un’affermazione netta lo scorso dicembre,
guadagnandosi il governo del territorio federale di Delhi, che include l’area della capitale. Il Partito dell’uomo comune (Aam
Aadmi Party) si è dato dall’origine nel novembre 2012 il compito di essere al servizio dei cittadini ordinari. Il suo leader,
Harvind Kejriwal è come molti dei suoi compagni di impegno, un non-politico, cresciuto di popolarità in movimenti di riforma
che hanno organizzato imponenti manifestazioni di piazza, prolungati digiuni e che hanno raccolto ampie aree di malcontento
verso una classe politica che ormai, più che gestire il paese, sembra esserne la zavorra più pesante. Kejriwal con difficoltà
potrà aspirare al premierato, ma lui e il suo movimento rappresentano già ora uno stimolo a metodi diversi di impegno e di
governo.[CO]
-04/04- LA PIÙ GRANDE DEMOCRAZIA DEL MONDO VA AL VOTO
Saranno 814.000.000 gli elettori che in India, da lunedì 7 aprile e a turno fino al 12 maggio, inizieranno a dare il proprio voto
per il rinnovo del parlamento. La maratona elettorale, che metterà a disposizione oltre 1.500.000 macchine elettroniche in
930.000 seggi, finirà il 16 maggio quando saranno annunciati i risultati ufficiali.
La politica dell’India è diventata sempre più, in questi ultimi anni, un affare regionale dove i grandi partiti, l’Indian National
Congress (Inc) e il Bharatiya janata Parti (Bjp) sono i principali, possono vincere solo creando alleanze con i sempre più
numerosi partiti locali. Fin dal 1989 nessun partito è riuscito ad ottenere la maggioranza e la formazione dei governi è sempre
stata realizzata con alleanze di partiti regionali.
Le ultime proiezioni (spesso smentite dai risultati finali, come accadde clamorosamente nel 2004) danno il Bjp in vantaggio
grazie a una robusta campagna di Narendra Modi, il candidato a primo ministro e attuale capo dello Stato del Gujarat. I suoi
discorsi hanno segnato molti elettori proponendosi come la persona più capace al momento per risolvere i problemi più gravi
del paese : corruzione, disoccupazione, inflazione e immobilità della politica. I suoi sostenitori gli riconoscono di essere un
leader deciso ed efficiente grazie ai risultati della crescita economica che è riuscito ad ottenere nel Gujurat mentre chi si
oppone, lo accusa per il suo marcato nazionalismo Indù e per non aver fatto abbastanza nel prevenire e fermare gli scontri
violenti avvenuti nel Gujarat nel 2002, contro i musulmani.
La maggioranza dei musulmani presenti in India, circa il 13% della popolazione, molto probabilmente, non voterà per lui.
Corruzione, inflazione economica crescente, disoccupazione e dieci anni di stallo politico in cui i problemi del paese sono
rimasti pressoché irrisolti (nell’ Indice di Sviluppo Sociale, pubblicato proprio oggi, l’India si classifica al 102 posto, su 132
paesi) hanno fortemente diminuito il sostegno all’Indian National Congress (Inc) e ai partiti alleati. L’entrata di Rahul Gandhi,
nipote di Indira e figlio di Ravij e Sonia Gandhi, come maggior responsabile per la gestione della campagna elettorale del
partito è giunta forse troppo tardi e troppo debole. Per il Congress la ricerca di conservare e creare nuove alleanze con i partiti
minori continuerà comunque fino all’ultima ora.
Durante la campagna elettorale si è parlato, per la prima volta nella storia politica del paese, della possibilità di un “Terzo
Fronte” formato da una possibile maggioranza, basata sull’alleanza dei partiti regionali. The Third Front, sembra per ora una
realtà quasi impossibile perché sarà difficile che i vari leader dei partiti locali, pur ottenendo la maggioranza numerica, possano
mettersi d’accordo e accettare una guida comune. Nel Bengala il partito Comunista e Mamata Bannerjee sono sempre stati
nemici; in Uttar Pradesh il leader dei Dalit, Mayawati e Mulayan Singh del partito socialista Samajwadi si sono sempre
scontrati, in Tamil Nadu, la signora Jayalalithaa del partito Aiadmk non parlerà mai con quelli del Dmk.
Il nuovo partito Aam Aadmi Party, l’uomo comune, (Aap), nato, nel novembre 2012, da un forte movimento popolare contro la
corruzione sotto la guida carismatica di Arvind Kejriwal e che nel 2013 ha scalzato il Congress dal governo in Delhi vincendo
28 posti su 70 nell’Assemblea legislativa della capitale. E’ alla sua prima esperienza nazionale ma ha presentato candidati su
tutto il territorio nazionale (426 contro i 415 del Bjp e i 414 del Congress).
Gli ultimi sondaggi, dati oggi da Zee News, dicono che il 37% degli elettori voteranno in favore del Bjp,e il 19,9 per il
Congress. Come miglior primo ministro, il 47,5% indica Naendra Modi contro il 21,3% per Rahul Gandhil.
Ma la partita non è ancora chiusa, avvertono gli osservatori, e il 16 maggio, giornata dei risultati finali, è ancora lontano.[PL]
-07/04- A DELHI SI ACCENDE LA CAMPAGNA, E NEL NORD-EST GIÀ SI VOTA
Sono stati gli elettori degli Stati nord-orientali dell’Assam e del Tripura ad aprire oggi le elezioni in India. L’Assam, regione
famosa per le sue rinomate piantagioni di tè, ha una vasta popolazione rurale che ancora oggi si sente lontana dai centri del
potere e dai giochi politici di Delhi. Nella zona sono ancora attivi gruppi etnici e ribelli maoisti che potrebbero disturbare il
processo elettorale. Per il periodo delle votazioni, il numero degli agenti delle forze di sicurezza è stato raddoppiato e i confini
con il Bangladesh e il Bhutan sono stati chiusi.
In questa regione, l’Indian National Congress (34,9% in Assam e il 33% nel Tripura alle elezioni del 2009) ha sempre
mantenuto una buona maggioranza ma il forte aumento dei prezzi dei prodotti di base, l’assenza di sviluppo delle
infrastrutture, la crisi del settore agricolo con la conseguente mancanza di lavoro che obbliga molti alla migrazione interna e la
convinzione che la politica tradizionale li abbia abbandonati a sé stessi, ha fatto nascere in molti elettori, in particolare nei
giovani, il desiderio di cambiare. Durante la campagna elettorale, i candidati del Congress, hanno promesso, insieme a uno
sviluppo più mirato nella regione, pensioni per gli anziani e per i diversamente abili e assistenza sanitaria per tutti.
Il Bharatiya Janata Party (Bjp) di Narendra Modi (16,2% in Assam e 0,8% nel Tripura alle elezioni del 2009) ha annunciato
solo oggi, primo giorno delle elezioni, il proprio manifesto elettorale dove per le aree rurali, come l’Assam ed il Tripura,
promette acqua in ogni villaggio e in ogni terreno agricolo; elettricità ed infrastrutture; un programma per dare a tutti, in dieci
anni, una casa dignitosa; un effettivo ed efficace sistema di assistenza sanitaria mentre, alle minoranze etniche, promette pari
opportunità nell’accesso all’educazione, al lavoro e misure capace di conservare le diverse culture, lingue e religioni.
Mentre le elezioni nell’Assam e nel Tripura procedono con una forte affluenza degli elettori alle urne, nel resto del paese il
dibattito politico, dopo l’annuncio del manifesto elettorale del Bjp, si riaccende sui temi caldi di questa campagna elettorale:
corruzione e paralisi dello sviluppo del paese.
“Rahul ci ha traditi, non è stato capace di dar lavoro ai giovani nonostante il suo partito sia stato al potere in questi ultimi dieci
anni” ha riaffermato oggi Smriti Irani, candidata per il Bjp sostenuta da Narendra Modi del Bjp che, nella presentazione del
manifesto elettorale del suo partito, ha detto che, come primo ministro, farà in 60 giorni quello che Rahul Gandhi e il suo
partito non sono stati capaci di fare in 60 anni.
Rahul ribadisce da Sirsa, nello Stato di Haryana, che il Bjp sta battendo i tamburi sulla corruzione ma tra i candidati ha accolto
personaggi legati alla corruzione e alla mafia mentre l’Indian National Congress ha sempre combattuto la corruzione. “E’ stato
il Congresso a introdurre il Diritto all’informazione (Rti) come strumento contro la corruzione mentre il Bjp ha cercato di
bloccarlo. In parlamento ci sono altri cinque provvedimenti pronti ma sono bloccati dal Bjp. Loro gridano contro la corruzione
ma non fanno niente per eliminarla. Non si fermano qui. Mettono gli uni contro gli altri, gli Indù contro i Musulmani, contro i
Sikh”. Solo il Congresso, continua a ripetere Rahul in questa campagna elettorale, è il partito che include tutti, lavora per il
bene di tutti e non crea né alimenta idee e azioni politiche di odio o di esclusione.[PL]
-08/04-MANIFESTO ELETTORALE DI MODI, SI RIAPRE IL DIBATTITO
E’ stato reso pubblico solo ieri il manifesto elettorale del Bjp (Bharatia Janata Party), il partito di Narendra Modi. Reazioni,
commenti e polemiche non solo sui contenuti ma anche sui tempi in cui è stato annunciato (il primo giorno del voto) non si
sono fatti attendere.
Le sfide economiche, l’abrogazione dello statuto di autonomia degli stati Jammu e Kashmir, le scelte per l’energia nucleare, la
ricostruzione del tempio di Ram a Ayodhya sono solo alcuni dei punti del manifesto che hanno riacceso il dibattito elettorale.
La crescita economica dell’India è scesa dall’8,5% di alcuni anni fa al 4,5% circa di questi giorni. Tutti invocano nuovi
investimenti e attività economiche capaci di dare una marcia in più all’economia e all’occupazione ( 23 milioni di nuovi
elettori , il 2.8% del totale, hanno 18-19 anni ). Il discorso sulla necessità di investimenti stranieri, nei settori dove le risorse
locali sono inadeguate, ha sempre suscitato nel continente indiano grandi dibattiti pro e contro e la paura di vedere l’invasione
del mercato locale con eventuali prodotti cinesi spaventa non solo i piccoli commercianti ma anche gli agricoltori e tutto il
settore dell’occupazione.
La proposta di abrogare l’articolo 370 della Costituzione che garantisce uno statuto speciale di autonomia agli stati del Jammu
e del Kashmir, per la loro posizione geografica di confine e per i nodi politici ancora irrisolti, preoccupa coloro che temono un
rafforzarsi delle forze anti india e di gruppi estremisti armati, sotto l’influsso dei vicini Afghanistan e Pakistan.
Gli Stati Uniti non hanno fatto alcun commento alla proposta di rivedere la dottrina – nucleare – espressa nel manifesto del
Bjp, dove dice: “studieremo nei dettagli la dottrina nucleare dell’India, rivedendola ed aggiornandola, così da renderla rilevante
per le sfide di oggi”. Già nel 1998 il manifesto del Bjp aveva affermato di voler valutare la politica nucleare nazionale per
permettere l’opzione di utilizzazione per armamenti nucleari, allontanandosi così dalla politica dell’Indian NatiOnal Congress
che nel suo manifesto usa la parola –nucleare – solo una volta per affermare la necessità di espandere l’energia nucleare per
uso civile.
La costruzione di un tempio alla divinità indù Rama, a Ayodhya , annunciata dal manifesto, riaccende un antico dibattito
storico, politico e socio religioso in India. I primi dati di violenze religiose nel luogo risalgono al 1850 e si sono rinnovati
periodicamente fino alla distruzione della moschea Babri , 6 dicembre 1992, da parte di una folla di sostenitori del partito
Vishwa Hindu Parishad (Vhp) e dello stesso Bjp. Circa 2000 persone restarono uccise durante i successivi disordini che si
propagarono in tutto il paese. A molti, la proposta è sembrata una ulteriore provocazione che dimostra ancora come gli slogan
religiosi vengano adottati come slogan politici per raccogliere voti. Essere – secolari – lavorare per tutti senza fare differenze,
in questa parte di Asia, è ancora difficile.[PL]
-09/04-I CRISTIANI E IL VOTO, STORIE DI PARTECIPAZIONE
Due sacerdoti della diocesi di Gorakhpur, nello Stato dell’Uttar Pradesh, sono stati nominati dalle autorità locali ambasciatori
elettorali con il compito di coscientizzare la popolazione a partecipare al voto. Nelle consultazioni di cinque anni fa, l’Uttar
Pradesh fu lo Stato con l’affluenza più bassa. Padre Jose oggi è preside della scuola Christ the King a Sonauli, mentre padre
Appasseril è preside della Little Flower a Maharajganj; entrambi sono molto conosciuti nella zona. Marionette, scene teatrali
con gruppi di ragazzi e ragazze delle scuole, danze, poster sono i mezzi che i due preti hanno scelto per invogliare gli aventi
diritto a recarsi alle urne.
Diversa la vicenda di altri due sacerdoti, uno già sospeso e l’altro probabilmente in via di sospensione, che hanno scelto di
candidarsi alle elezioni parlamentari in corso (il Diritto canonico, art. 285,3, lo vieta). Padre M.T. Stephen, della diocesi di
Trivandrun, si presenta come indipendente nello Stato del Kerala. Una cinquantina di volontari stanno animando la sua
campagna elettorale. La scelta dei poveri che ha sentito profondamente fin da quando 24 anni fa si fece sacerdote e la lotta in
difesa dei loro diritti che lo ha visto in prigione per ben due volte, lo hanno spinto a fare questa scelta perché i politici, fino a
oggi, hanno trascurato gli interessi dei poveri.
Padre M.P. Jesuraj, 40 anni, attivista anti-nucleare nello Stato meridionale di Tamil-Nadu si è candidato con il Partito
dell’uomo comune (Aap) di Arvind Kejriwal. La chiusura della centrale nucleare di Kudankulan, che sta causando
inquinamento nell’area e danneggiando la riproduzione del pesce nelle acque della zona, è la battaglia che padre Jesuraj, se
eletto, porterà in parlamento.
A parte questi casi isolati, la partecipazione della minoranza cristiana alla campagna elettorale resta minima. La maggior parte
dei partiti non ha scelto candidati cristiani a testimonianza di quanto poco la comunità, cattolica e protestante (2,3% della
popolazione), interessi alla politica dell’India, nonostante il grande e riconosciuto servizio svolto nell’educazione e
nell’assistenza medica.
La legge elettorale indiana proibisce ingerenze delle religioni in politica, soprattutto nella fase delle elezioni. Lo scorso
febbraio, la Conferenza episcopale dell’India aveva diffuso una lettera nella quale rivolgeva un generale invito alla
popolazione per scegliere candidati degni e sostenitori della diversità religiosa.
Nei vari Stati del paese alcuni vescovi si sono mossi in modo più esplicito avanzando richieste e proposte a vari partiti e
candidati. La creazione di una società di sviluppo per la comunità cristiana, l’accesso di rappresentanti cristiani nelle
organizzazioni governative e l’abrogazione della legge che vieta la propagazione e la pratica di diverse confessioni religiose in
alcune aree e terreni per costruire chiese sono state le richieste fatte da un gruppo di vescovi dell’Andhra Pradesh, Stato in cui i
cristiani rappresentano meno del 2% della popolazione. Solo nel Kerala, dove i cristiani sono il 20%, sia i partiti che i vescovi
e i rappresentanti delle Chiese si sono incontrati e si sono scambiati proposte reciproche.
La partecipazione attiva nel processo democratico del paese e l’accesso agli uffici pubblici da parte dei laici cristiani è ancora
una scelta di pochi. La comunità cristiana e le altre minoranze presenti nel paese dovranno organizzarsi diversamente per poter
entrare nel dibattito politico e sociale del paese con maggior forza e responsabilità.[PL]
-10/04-TERZO APPUNTAMENTO ELETTORALE, IN GIOCO STATI POPOLOSI E STRATEGICI
La giornata elettorale di oggi, la terza su nove complessive che interesseranno in tempi diversi tutti gli stati e territorio del
paese entro il 12 maggio, vede per la prima volta i seggi aperti in grandi stati, determinanti per caratteristiche e peso
demografico, ma anche il territorio della capitale New Delhi, dove l’attenzione sarà ancora una volta concentrata sull’outsider
Partito dell’Uomo comune (Aam Aadi Party) e sul carisma del suo leader, Arwind Kejriwal.
Kejriwal, infatti, che ha fondato il partito alla fine del 2012 per dar uno strumento politico alle forze impegnate da tempo nella
lotta alla corruzione e al malgoverno nelle istituzioni, ma più in generale come strumento di impegno sociale per diritti e
benessere condivisi, per la giustizia e l’uguaglianza, aveva vinto a fine 2013 il governatorato di Delhi, salvo dimettersi a 49
giorni dopo per concentrarsi sulla campagna elettorale. Una conferma nella capitale potrebbe accrescerne peso e prestigio forse
altrove più limitati per l’impegno di forti partiti regionali e la travolgente campagna del Bharatiya Janata Party. Il partito filoinduista che ha messo al centro della propria campagna elettorale occupazione e crescita economica, con una ricetta mista di
liberalizzazione e di sostegno pubblico potrà da oggi mostrare i muscoli nel popoloso Maharashtra, dove l’elettorato
nazionalista ha la sua roccaforte, con la capitale economoica dell’India, Mumbay, e nel centrale Madhya Pradesh, oltre che in
stati prossimi alla capitale come Haryana e Chandigarh. Nel caso dell’Uttar Pradesh – lo stato più popoloso dell’India con i
suoi 200 milioni di abitanti – il voto di oggi sarà solo il primo di sei diverse tornate.
Complessivamente sono 92 le circoscrizioni dove gli elettori sono chiamati alle urne, un quinto del totale. Circoscrizioni che si
situano in stati di interesse strategico, come Jammu e Kashmir, ma ad essere coinvolte oggi sono anche aree orientali (Bihar,
Chhattisgarh, Jharkhand, Orissa) interessate dalla ribellione maoista e quelle isolane delle Andamane-Nicobare e delle
Laccadive.[CO]
-14/04- MILIONI DI ESCLUSI, AI MARGINI DELLA CAMPAGNA ELETTORALE
Il voto è in corso e la campagna elettorale si arricchisce ogni giorno di nuovi dibattiti e scontri personali. Tra i temi affrontati
oltre a quelli legati all’economia: disoccupazione e ripresa; alla giustizia: corruzione, impunità; all’ambiente: acque, siccità,
inquinamento, nucleare e a temi più legati alla società: minoranze etniche religiose, fuori casta, diritti di genere (gender) e delle
donne in particolare; la voce di milioni di cittadini, tenuti come – schiavi – in condizioni di lavoro forzato, non ha ancora
trovato nessuna “ eco elettorale”.
Secondo i dati della Fondazione –Walk Free – (Wff), ancora oggi, ci sono al mondo circa 30 milioni di persone deprivate dalla
propria libertà e obbligate a prestare attività di ogni genere sotto la pressione economica o fisica da parte di altri individui o di
gruppi di persone. Di questi, ben oltre 13 milioni vivono in India. Nel rapporto dei dati 2013, si legge che l’India presenta il
quadro più completo delle forme di schiavitù moderna: dal vincolo del debito intergenerazionale nei settori dell’agricoltura,
dell’industria mineraria o della produzione della seta e del cotone fino alle diverse forme di lavoro e di accattonaggio minorile
forzato, allo sfruttamento del commercio sessuale, ai matrimoni forzati.
Molti di queste persone o minori non hanno né certificato di nascita né carta di identità; non hanno alcuna rete di protezione né
istruzione ed ufficialmente non esistono. Vittime di una migrazione interna forzata e legata al giro di corruzione endemica, essi
provengono da gruppi dalit (fuori casta), tribali, o minoranze tenute ai margini dal sistema di casta e di patriarcato tradizionale
ancora molto presente nel tessuto socio culturale indiano.
I dati raccolti dalla Banca Mondiale indicano la povertà ( nel 2012, il 32,7% della popolazione indiana era sotto la linea della
povertà, meno 1,25 $ al giorno) e il sistema e la cultura della casta come le cause principali che alimentano questo fenomeno.
Organizzazioni nazionali ed internazionali sono presenti in India con programmi di coscientizzazione e di riabilitazione.
Difficoltà per identificare, liberare e riabilitare permangono anche e soprattutto per mancanza di volontà politica nazionale e
regionale. Nel 2011, stando ai dati reperibili, solo circa 260 mila persone, soprattutto donne e bambini, hanno potuto liberarsi
da diverse situazioni di schiavitù. Difficoltà economiche, unite a tratti emozionali e fisici individuali, fanno sì che ogni anno,
molti di coloro che sono stati – liberati- rientrino ancora nel giro della schiavitù.[PL]
2. CENTRAFRICA –testimonianze
Da p.Aurelio
-140316- Bozoum-Nuvole e Squarci di sole
La situazione resta sempre molto fragile. A Bangui, la capitale, si alternano momenti di violenze e spari, a momenti di relativa
tranquillità.
Anche qui a Bozoum, dopo qualche settimana di calma, alcuni antibalaka (o meglio, delinquenti della città) stanno prendendo
piede, ed hanno rimesso le barriere all’entrata e all’uscita di Bozoum.
Venerdì, mentre uscivo dalla macchina, ho chiesto a uno di loro, che aveva meno di 15 anni, quanti anni aveva. É arrivato un
“capo”, dicendogli di non dire niente!!! Mi sono messo a ridere, e ho detto al “capo” se aveva paura...
Venerdì e sabato sono stato a Bouar per una riunione della Caritas. 250 km, percorsi senza grossi problemi.
A Bouar, alla Yolè, ho incontrato il grande Enrico Massone, che come ogni anno, nonostante la guerra e tutto, è venuto per
darci una mano. Sta lavorando sulla strada della Yolè, e finendo un bel ponte. Un grande lavoro, realizzato anche grazie ad un
finanziamento degli amici di Praga, dell’Associazione SIRIRI.
Al ritorno passo da Baoro, dove alla Parrocchia ci sono ancora alcuni Peul, appena arrivati. Uno di loro è stato ferito dagli
antibalaka.
A Bossentele invece trovo il paese in agitazione, perché Peul, Musulmani e ex Seleka hanno attaccato un villaggio, ferendo
alcune persone e bruciando alcune case...
La pace sembra ancora lontana..
PROBLEMI E (tentativi di) SOLUZIONI Lunedì 17 marzo 2014 (Photos in http://Bozoum.blogspot.it)
Da qualche giorno alcuni giovani della città, che si dicono antibalaka (ma che non hanno mai combattuto contro la Seleka)
sono in agitazione. Anzitutto hanno chiesto al Comitato di Mediazione di poter mettere delle barriere all’ingresso e all’uscita
della città di Bozoum. Il Comitato (composto dal Segretario Generale della prefettura, dal sindaco, dal parroco, da un pastore
protestante, dal presidente delle Wali-Gala – le donne commercianti del mercato – dalla Misca e dalle ONG quali la Caritas,
Giustizia e pace, MSF e Croce rossa) ha rifiutato la proposta.
Ma le barriere sono state installate.
Dopo aver installato le barriere, i sedicenti antibalaka hanno preso il pretesto della fine della presenza di MSF a Bozoum per
prendersela con il personale dell’ospedale accusato di aver spinto MSF a lasciare Bozoum.
Nonostante il Comitato di mediazione e MSF abbiano precisato che la partenza era programmata e che dovevano occuparsi di
luoghi più in difficoltà della regione ( Bocaranga, Ngaudaye e Bang in particolare), i sedicenti antibalaka hanno continuato a
lamentarsi e a minacciare il personale dell’ospedale.
E’ bene ricordare che il personale dell’ospedale di Bozoum ha lavorato durante tutto il tempo di crisi, sotto la minaccia della
Seleka prima , dei Peuls e dei Musulmani dopo e, ora, sotto la minaccia degli antibalaka.
Anche durante i combattimenti, il personale ha sempre assicurato la presenza e le attività, la presa in carico dei malati,
nonostante le minacce (in gennaio i Seleka hanno anche sparato nel cortile di questo servizio pubblico).
Questa mattina questi sedicenti antibalaka hanno occupato l’ospedale e hanno sequestrato l'infermiera che assicura l'interim
del medico, la signora Koikouma Marie Renée, minacciandola con delle armi e dei bastoni.
Hanno promesso di fare del male al personale e Marie Renée è stata minacciata di morte. Grazie all’intervento della MISCA
se ne sono andati, non senza aver prima rubato una porta e chiuso la pompa dell’acqua dell’ospedale (che è a disposizione dei
malati e degli abitanti della zona).
A causa di questi atti, l’ospedale di Bozoum è stato chiuso e il personale minacciato non ha potuto svolgere il proprio lavoro al
servizio dei malati.
Ci tengo ad informare anche che il Comitato di Mediazione (che si riunisce ogni mattina alle 8) ha invitato questa mattina i
capi dei quartieri di Bozoum che sono venuti numerosi. Lo scopo della riunione era di cercare di coinvolgere la società civile e,
in particolare, questi capi, affinché ci sia una reazione anche da parte loro a queste violenze ed estorsioni dei sedicenti
antibalaka.
Ogni capo ha fatto un rendiconto di ciò che succede nel quartiere e abbiamo convenuto di:
 organizzare una riunione di ogni quartiere ( includendo, in particolare, le donne) con particolare riferimento a furti,
circolazione di armi, consumo di droga;
 istituire una riunione settimanale ogni lunedì tra il Comitato di Mediazione e i capi quartiere;
 instaurare un Comitato di Saggi per regolare i conflitti (furti, liti, ecc.) ed evitare che questi sedicenti antibalaka si
ergano a giudici;
 scrivere una lettera al Governatore per attirare l’attenzione sull’assenza del Prefetto e delle autorità e per chiedere
l’invio di forze dell’ordine (Gendarmeria e Polizia).
 Aprire una linea telefonica cui rivolgersi in caso di problemi, furti o minacce
Martedì 18 marzo 2014
Mi sposto a Bocaranga per organizzare l’acquisto e la distribuzione di semi d’arachide alla popolazione di Bocaranga,
Ngaundaye e Ndim.
Parto alle 6.15 per Bocaranga ma, prima passo dalla Misca per via dei numerosi spari sentiti stanotte. La situazione è sotto
controllo ma, sempre i sedicenti antibalaka, verso le 23, hanno sparato delle raffiche con i kalashnikov contro la MISCA
(fortunatamente senza feriti).
Sulla strada, a 85 km, vedo degli abitanti e dei pacchi per terra, di fianco alla strada. E’ evidente che c’è stato un attacco conto
dei Peuls. Più tardi riceverò la conferma: dei Peuls di passaggio, in transumanza con 100 o 200 mucche, sono stati attaccati e si
sono dispersi. Gli antibalaka (e la popolazione) ne hanno approfittato per distruggere il gregge.
Effettivamente, sia all’andata che al ritorno, ho incontrato molte decine di antibalaka e gente con grandi pezzi di carne sulle
moto o sulla testa. Altri ne stanno affumicando grandi quantità. Altri ancora spingono delle mucche e dei piccoli vitelli verso la
città. In tutto il Paese è in atto la distruzione del bestiame. Invece di “sfruttarlo” come investimento… la gente preferisce
ucciderlo e mangiarlo, senza preoccuparsi del domani. E fra qualche mese, sarà molto difficile trovare della carne. Senza
dimenticare che la maggior parte delle mandrie appartiene a dei notabili del Ciad…
Al ritorno, nel villaggio di Kake, a 30 km da Bocaranga, mi fermo perché vedo un gran numero di Peuls. Si tratta di donne e
bambini che sono fuggiti dopo l’attacco di domenica e si ritrovano qui, protetti (almeno in parte) dagli abitanti del villaggio e
anche gli antibalaka.
Sono molto stanchi e non in buona salute. Cerco di rassicurarli, chiedo alla gente del villaggio di portarli in un luogo sicuro e
di cercare dell’acqua.
Arrivato a Bozoum allerto MSF e la Missione di Bocaranga affinché possano andare a visitarli…
Mercoledì 19 marzo 2014
Parto con p.Norberto a Baoro (170 km) per una riunione con gli altri Padri Carmelitani di Bouar, Baoro e Bangui. É da un anno
che non riuscivamo a ritrovarci insieme, ed è gioia grande !
Giovedì 20 marzo 2014
Riprendiamo a ritrovarci per la riunione giornaliera delle 8, La situazione è un po' meno tesa. L'ospedale ha ricominciato a
lavorare, dopo le minacce degli antibalaka. Alcuni di loro, ieri, hanno presentato delle scuse...
Ciao Bozoum! 140402 (Photos in http://Bozoum.blogspot.it)
Nonostante la situazione nella capitale, Bangui, sia sempre molto tesa (almeno 20 morti in questi ultimi giorni), a Bozoum
continuiamo il cammino per la costruzione della Pace.
In questi giorni è arrivato un contingente di 80-100 soldati camerunesi della MISCA, che rimarranno qui a Bozoum per
assicurare un minimo di sicurezza.
E venerdì 28 marzo, c’è stata l’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO. Cioè... Non essendoci nè il Tribunale, nè i
giudici, abbiamo costituito un COMITATO DEI SAGGI che, 3 giorni alla settimana, giudicherà su alcuni problemi (litigi,
piccoli furti). Questo permetterà di avere un punto di riferimento per la gente, ed evitare rappresaglie e vendette.
Venerdì sono andato sulla strada di Bocaranga. Qui c’era un villaggio, Tatale, che ospitava 650 Peuls. Ma quando sono
passato, non ce n’era più nessuno! La settimana scorsa alcuni antibalaka sono venuti, minacciando di sterminare tutti i Peul, ed
hanno ucciso una donna incinta, e ferito 2 altre persone.
A Herba, un villaggio dove la Seleka aveva bruciato oltre 200 case in settembre, porto le prime 50 porte destinate a chi ha
iniziato a ricostruire la casa (tetto in paglia e muratura in mattoni di terra). Un piccolo aiuto da parte dei gruppi missionari della
Comunità Pastorale S.Ambrogio e S.Martino (Cassina Amata e Palazzolo).
A Kake,a 95 km da Bozoum, ci sono ancora una settantina di donne e bambini Peuls. Ho portato un po’ di riso e un po’ di
olio, e cercato di rassicurare un po’ queste donne, bellissime nella dignità del loro dolore.
Sabato 29 marzo è l’anniversario della morte del primo Presidente del Centrafrica, Barthelemy Boganda. Una personalità che
ha lasciato un ricco patrimonio di idee e di valori.
In mattinata ci siamo riuniti in una chiesa protestante per un momento di preghiera. Abbiamo voluto farlo insieme, proprio per
celebrare una volta di più l’unità che è e dev’essere alla base del vivere civile di questo paese.
In pomeriggio c’è stata una Marcia per la Pace, seguita da un concerto.
E stasera chiudo le valige... perché domani scendo a Bangui e martedì 1° aprile (non è uno scherzo!) parto per l’Italia per un
po’ di tempo.
Ma il cuore e la testa (quel poco che c'è...) restano qui, a Bozoum
CENTRAFRICA BOZOUM BANGUI (foto in http://bozoum.blogspot.it)
-Domenica mattina -30/03- saluto la mia gente di Bozoum, e dopo la Messa delle 8.30 parto verso Bangui.
Negli ultimi 150 km incontriamo una dozzina di barriere, tenute dagli antibalaka. Non mi fermo a nessuna barriera, ma è
preoccupante il fatto che non ci sia nessuna pattuglia dei militari francesi o della MISCA su questa che è l’unica strada che
collega Bangui al Cameroun, e quindi ai rifornimenti.
All’arrivo al km 12 (l’entrata di Bangui) troviamo i militari francesi e pochissima gente per la strada: qui il giorno prima i
militari ciadiani (che venivano a Bangui per evacuare gli ultimi musulmani) hanno sparato sulla gente ed hanno ucciso tra 30 e
40 civili!
Lunedì e martedì ho molte riunioni con ONG e Agenzie delle Nazioni Unite: era da novembre che non venivo a Bangui.
Martedì mattina passo a salutare i miei confratelli del Carmel: qui ci sono circa 10.000 rifugiati, che da dicembre trovano qui
riparo e sicurezza. Con l’aiuto di molte ONG le condizioni di vita sono discrete: grandi tende, docce e servizi igienici. Ma il
fatto di essere qui, come altre 200.000 persone della capitale rifugiate nelle varie parrocchie e all’aeroporto, significa che la
situazione è ancora molto molto tesa.
Martedì pomeriggio prendo l’aereo. Dal finestrino si vede il campo dei rifugiati dell’aeroporto, dove ci sono almeno 120.000
persone, in condizioni molto difficili!
Mercoledì -2/04- arrivo a Genova, e ritrovo con gioia i confratelli di Sant’Anna e di Arenzano. Giovedì mattina sono a
Savona, e verso le 8 arrivo, a sorpresa, arrivo nella casa di Emanuela, Marta e Alessandra, e saluto Hyppolite in sango: fa un
salto sulla sedia, sorpreso della mia presenza! Stiamo un po’ insieme, e lo trovo bene: sul piano sanitario sta reagendo molto
bene all’intervento e alle cure (e alle coccole della famiglia e di tante persone). Hyppolite è un ragazzo di Bozoum, che da
febbraio è in Italia per ricevere le cure mediche necessarie.
Ed alle 13.30 arrivo a Cuneo, e qui inizia un’altra storia
Via mail – 28 Marzo 2014 – h. 18,45 (da blog Itakwe)
Innanzitutto qualcosa di recentissimo su Hippolyte!!
La dottoressa Ione Bertocchi ci ha scritto in risposta alla nostra, in cui chiedavamo anche di Renata, una delle storiche
Caterinette impegnate a Ngaoundaye, partita dall’Italia nella mattinata di lunedì 24 Marzo per rientrare alla sua missione.
Ciao Silvana, io sono a Genova.Hypolite sta bene, l’ho visto a Savona martedì scorso, la ferita chirurgica s’è chiusa. Purtroppo per
la paralisi non si può fare nulla. Abita in casa di una famiglia amica dei Carmelitani che si occupano di lui come di un figlio, io ho
paura che lo vizino troppo….ma lui è contento.
Renata (ostetrica 70enne a Ngaoundaye) ieri sera è arrivata a Bouar; ha avuto un pò di problemi a Bangui perché all’aeroporto
non c’erano taxi… stavano sparando in altre zone; per fortuna è arrivato P. Renato (dei Carmelitani) e l’ha portata al Centre
Accueil. Due giorni dopo è partita con lui verso Bouar. Adesso aspetta un’occasione per continuare al Nord. Speriamo bene! Ciao.
Un abbraccio. Ione”
p.Aurelio 042019Buona Pasqua
In questi giorni in Italia, cuore e pensieri rimangono un po’ a Bozoum...
Sono stato in una scuola, a San Rocco, vicino a Cuneo, per presentare Bozoum e il Centrafrica. Ed ho trovato ragazzi e ragazze
attentissimi, e degli ottimi insegnanti.
Sabato, vigilia delle Palme, ho celebrato la Messa a San Pio, un quartiere di Cuneo. Tra la gente vedo un giovane... e mi pare di
conoscerlo. In effetti è uno dei ragazzi che erano in Seminario, prima che partissi per l’Africa nel 1992. É venuto apposta da
Genova, con la moglie ed il figlio!
Domenica passo a visitare la comunità carmelitana di Torino, e poi prendo il volo verso Francoforte, in Germania. Sono qui
per incontrare gli amici che, tra l’altro, fanno la traduzione del blog in tedesco, ma anche perchè è la sede di
un’organizzazione, l’Aiuto alla Chiesa che Soffre, che sta facendo molto per il Centrafrica, a livello di media e di altro. É
un’organizzazione nata dal genio e dal coraggio di un padre olandese, p.Werenfried, che nel 1946 ha preso a cuore il disastro
nel quale viveva la Germania, ed ha iniziato a chiedere aiuti in Belgio e altrove... Il coraggio di abbattere le frontiere dell’odio
e permettere la risurrezione!
É quest’organizzazione che mi ha invitato per andare ad esporre all’Unione Europea la situazione del Centrafrica e di Bozoum
in particolare. Un grazie a Christine, Marcela, Eva e i tanti che hanno reso possibile questo impegno.
Lunedì parto per Bruxelles, dove passo 2 giorni pienissimi ad incontrare funzionari che lavorano all’Unione Europea e persone
e giornalisti interessati al Centrafrica e all’opera di mediazione che abbiamo svolto a Bozoum.
Il Giovedì Santo sono di ritorno, appena in tempo per la celebrazione liturgica che apre il Triduo Pasquale, e nella quale
ricordiamo i doni dell’Eucarestia, del Sacerdozio e della Lavanda dei piedi.
Proprio in questi giorni mi giungono notizie da Bozoum (dove, a 60km, ci sono stati degli scontri e purtroppo i militari della
MISCA non sono andati, dicendo che non avevano carburante...) e dal Centrafrica (il Vescovo di Bossangoa e 3 sacerdoti sono
stati presi in ostaggio per qualche ora dai ribelli della Seleka)...
Passione, morte e (speriamo e CREDIAMO) risurrezione.
Da p.Cirillo
Bocaranga -04/04 -la strada verso la pacificazione del Paese (RCA) è ancora lunga e faticosa.
Come anche voi avrete saputo dai media ieri sera abbiamo saputo che il Ciad ritira i suoi militari dal Centrafrica, la sua forza
"MISCA" composta di 850 militari. DEO GRATIAS!Dopo che questa gente ha fatto l'ultima strage di civili l'altro giorno a
Bangui,una trentina di morti e una settantina di feriti, con lancio di granate e bazooka in mezzo alla gente, finalmente qualcuno
li ha convinti a togliere il disturbo,probabile la Francia: Speriamo che anche i restanti SELEKA e mussulmani li seguano verso
il Ciad senza fare ulteriori danni, e senza preparare altre rivincite e invasioni, perché la causa di tutti i nostri mali viene dal
nord. Sì! perché di invasione si è trattato da parte del Ciad e mercenari del Darfur, con intenzione di annessione della RCA
come stato vassallo del Ciad, senza alcun rispetto per le popolazioni centrafricane che in quest'anno hanno subito violenze di
tutti i colori. Si riuscirà a contare i morti e le devastazioni? E intanto gli ANTIBALAKA "patrioti" si rinforzano un pò
dappertutto; e i MISCA e SANGARIS stanno a guardare dicendo che non è la loro guerra e non vogliono esporsi manco poco,
anzi niente! A Bocaranga nel nostro piccolo mondo abbiamo i MISCA camerunesi, si stanno installando, come anche a
Ngaoundaye, e per ora non son ancora attivi; hanno detto ai "patrioti" locali di non girare coi fucili e di non rubare troppo, che
in caso di bisogno li avrebbero convocati per andare a combattere in prima linea,e loro i MISCA...dietro. Il bello è che gli
ANTI combattono coi fuciletti di fabbricazione locale (ma drogati),mentre i MISCA sono armati di quanto più moderno ci
possa essere. Le ONG hanno ripreso a venire, ce ne sono già 5, ma in questa situazione (quartieri distrutti)non trovano di
meglio che accomodarsi in missione cattolica, dove c'è l'acqua corrente e la doccia calda. Stiamo cambiando vocazione, e io
dovrò andare a fare lo stage all'alberghiero. Su dieci che arrivano ne trovi uno educato, molti sono strafottenti, e il loro metodo
di lavoro e di vita è molto diverso dal nostro. Si fa di necessità virtù.
Cari saluti e a presto!
Padre CIRILLO da Bocaranga
Ho tre domeniche buone per fare la tournée dei battesimi abbreviata: dom. 13-20pasqua-27 aprile.Poi il volo di rientro.
Tutto abbastanza bene, anche se tutti risentiamo del clima non buono che respiriamo in RCA;ma il Vangelo va avanti anche se
in forme meno vistose ma senzaltro più autentiche. E' l'ora di testimoniare anche con sacrificio.
Sì! i media ci hanno detto che i militari ciadiani che giocavano al massacro con la povera gente in Centrafrica se ne sono
andati. Ma noi che siamo sul posto non ci crediamo troppo. Continuiamo a vedere e a sentir raccontare di massacri ed uccisioni
e continuiamo a pensare che siano ancora loro coi loro amici SELEKA che continuano a fare quello che vogliono soprattutto
nel nord-est. E l'impunità continua! Fino a quando? MISCA e SANGARIS che ci stanno a fare? E' di giovedi sera la notizia
dell'uccisione con sei palottole nel petto del parroco di Paoua che rientrava a casa in moto. La settimana precedente avevano
rapito il vescovo di Bossangoa con tre preti, liberati assai presto, ma ancora a Batangafò impossibilitati a muoversi per
l'insicurezza dilagante in quella zona. Di Bangui se ne parla più poco ma credo che sia ancora una bolgia. Sarebbe questo il
nuovo Centrafrica che i mussulmani vogliono creare con la sharia in opzione? Sarebbe ora che si togliessero di
mezzo,lasciando ai centrafricani di risolvere i loro problemi. Qui siamo davanti ad una invasione vera e propria;e la nostra
gente non ne può proprio più. Ma ditelo voi a quelli del nord che dicendoci che i ciadiani son partiti continuano a fare
disordine senza troppo manifestare le loro generalità. Pasqua di guerra e di sofferenza,ma Cristo ha vinto la morte,e alla fine
sarà LUI a vincere ancora. Buona Pasqua ancora per tutti voi.
Padre CIRILLO da Bocaranga
- 22/03- …è qualche giorno che non vi dò notizie; d'altronde qui nel nostro piccolo mondo di Bocaranga e dintorni non
succede nulla di nuovo se non che siamo sotto la "protezione" degi ANTIBALAKA, e quello che si sente raccontare sono le
loro avventure sempre poco buone. Io son stato qualche giorno a Bouar tanto per cambiare aria e "riposarmi", ma solamente la
strada di 150 Km è oltremodo stanchevole (chi di voi l'ha fatta ha potuto vedere), e chiede almeno 5 ore di tempo e
conseguente mal di schiena, a cui io sono particolarmente sensibile, reduce di 3 ernie al disco, ma piccole!
Continuo a fare come posso la pastorale di savana che vi ho già descritto, e i posti più lontani mi spettano di diritto o meglio di
dovere; domenica scorsa ero a Tolle,75 Km verso Bozoum, strada famosa per i numerosi ponti, tutti riparati dalla gente coi
legnetti della brousse, oggi passi a malapena, domani forse ti trovi davanti una voragine. Sai per tornare a casa quanti rosari
sgranati! Tornando a casa domenica pomeriggio abbiamo notato verso Ngutere gli ANTIBALAKA di quel villaggio e quelli
dei dintorni che erano intenti ad annientare una mandria di vacche di un povero MBORORO che era in transumanza verso il
Ciad. Ebbri di sangue e tutti col fuciletto in mano stavano macellando o portandosi via centinaia (non esagero) di vacche vitelli
asini e altro. Adesso si trova la carne secca di vacca anche a Bocaranga a bassissimo prezzo. Hai poco da dire:"Non rubare!".
Ti sfottono, e poi tirano un colpo in aria per dirti di sloggiare. Chi comanda fa legge. Ma qualcuno mi ha detto che la vendetta
dei Mbororo è terribile:verranno di notte a bruciare il villaggio con la gente nelle capanne. Semmai questa volta se la son
cercata. Domenica prossima sarò a SARKI il posto più lontano sulla pista di Degol. Lì la guerra l'hanno sentita poco, ma anche
senza troppi ponti la strada è sempre faticosa: due ore abbondanti per fare 65 Km.
La situazione del BEL PAESE RCA gli esperti dicono che vada migliorando piano piano,ma i loro occhi non vanno oltre
Bangui; e noi della brousse siamo alla finestra. Alla fine quando Bangui sarà tranquilla diranno che la RCA è tranquilla.
Questa gente non mette il naso fuori della capitale. Ma su internet potrete sempre trovare i loro dispacci. Noi,passate le orde
barbariche (di cui porto dentro un bruttissimo ricordo)ci troviamo in relativa calma,ma non lo dico forte. Ciao a tutti e non
dimenticatevi di noi che siamo nella prova.
Padre CIRILLO da Bocaranga
-28/03-NOVITA'! dall'altro ieri abbiamo in città un gruppetto di MISCA camerunesi.
Ma questi sono senza vettura perché li hanno scaricati e poi le vetture hanno portato l'altro gruppo a Ngaoundaye di dove le
vetture sono ripartite,non si sa dove. Sono una sessantina del tutto nuovi, e dovrebbero cominciare ad assicurare la legalità in
città e in tutto il nord sopra di noi. Ma si vede che non san nemmeno loro che pesci prendere. Come primo impatto hanno
disarmato brutalmente alcuni ANTIBALAKA che hanno incontrato per strada(figuratevi che gli han tolto persino gli amuleti di
protezione), al che tutto il gruppo si è messo in autodifesa minacciando di attaccare MISCA. se non è che al seguito di qualche
riunione fatta a livello cittadino che han ritrovato un minimo di intesa per poter collaborare. Speriamo che questi ANTI che
finora si sentivano padroni della situazione almeno la smettano di rubare e uccidere MBORORO; perché quello che vi ho
descritto sulla pista della Pendé (furto di centinaia di vacche e uccisione degli uomini) è successo anche sulla pista di Lourà,
così adesso abbiamo dei gruppi di donne e bambini Mbororò vedove e orfani che vagano nei villaggi in cerca di qualcuno che
li possa aiutare. Voi non potete nemmeno immaginare cosa voglia dire per gli MBORORO perdere le loro vacche; essendo
pastori nomadi tutta la loro ricchezza sta nel numero di vacche, i matrimoni e le donne da sposare si pagano con un certo
numero di vacche,ecc.ecc. Per tornare ai MISCA venuti a Bocaranga a ristabilire la legalità speriamo in un minimo di
efficienza, altrimenti si risolverà con un nulla di fatto e l'illegalità continuerà ancora per chissà quanto. In seguito vi farò
sapere. Ciao a tutti e a presto
Padre CIRILLO da Bocaranga
Da P.Valentino
Ciao a tutti e due e ai figli: Vi saluto di cuore. Quanti anni sono passati. Che il Signore Risuscitato sia la nostra gioia.
Qui in centroafrica, niente marcia più bene .
Con tanti interventi militari del mondo intero. la povera gente é sempre più abbandonata a se stessa e alla sua paura.
Aiutiamoci con la nostra unione stabile con Dio.
Ciao di cuore
frate valentino e grazie del ricordo !
P. Dorino Livraghi sj
[Cari Amici … vi invio questa lettera di P. Dorino Livraghi. L' ho messa direttamente su mail per vostra facilità.
Giorno di Pasqua, Alleluja
xxxxx yyyyyy]
BANGUI (RCA) - Pasqua 2014
Cari parenti, benefattori e amici tutti,
la festa di Pasqua mi offre l’opportunità di pensare a voi e di darvi qualche notizia di questa terra fecondata dalla sofferenza di
tanti innocenti.
Quanti sono coloro che vivranno la prossima Pasqua in un campo di rifugiati, all’ombra di qualche ramo intrecciato e di foglie
che non resistono al vento e alla pioggia, persone che non sanno che cosa mangeranno questa sera, come potranno curare la
crisi di malaria del loro bambino, che sono obbligate a bere l’acqua sporca attinta nella palude vicina, che non si muovono dal
campo senza prendere mille precauzioni perché non sanno chi incontreranno uscendo dal perimetro protetto …? Ci è difficile
immaginare che anche per questa gente è Pasqua e che anche per loro risuona la parola di Gesù: “Pace a voi!”
Eppure la Pasqua è anche per loro e, direi, soprattutto per loro. La loro povertà fa di loro i privilegiati del buon Dio. E’ a loro
che appartiene il Regno di Dio. Certo, perché questa realtà divenga reale per loro, occorre che aprano il loro cuore
all’invasione dello Spirito di Dio. Lo Spirito di Dio è certamente all’opera in loro. Il suo soffio spira con potenza sopra di loro
e li avvolge da ogni lato. La nostra presenza e la nostra azione, per quanto insignificanti, dovrebbero fare di noi degli strumenti
di questo agire divino.
Esse fanno di noi anche i testimoni di quest’opera potente del Signore. Ieri ho partecipato alla messa crismale nella cattedrale
di Bangui. I cristiani erano molto numerosi. Probabilmente non sono quelli che vivono nei campi di rifugiati. Ma qui, tutti,
hanno qualcuno della famiglia che è in esilio da qualche parte, la cui casa è stata saccheggiata. Tutti ormai hanno perduto
persone care, falciate dall’odio e dalla violenza. Eppure tutti hanno cantato e danzato come gli africani sanno fare nelle liturgie,
hanno lodato il Signore che continua a proteggerli e a benedirli.
Sono convinto che anche quelli che attraversano momenti di grande pena e di grande sconforto riceveranno dal Signore, in
questo tempo di Pasqua, la consolazione e la pace del cuore. Queste infatti non sono condizionate dall’assenza di
preoccupazioni e di sofferenze, ma sono il dono che Dio fa a chi si abbandona a lui nella fiducia, qualunque sia la sua
situazione!
Ieri, subito dopo la messa crismale, notizia drammatica: il vescovo di Bossangoa e alcuni suoi preti sono stati presi in ostaggio
dalla Seleka, mentre Il vescovo riconduceva alcuni sacerdoti senza automobile, alla loro parrocchia. E’ ancora fresco nella
nostra memoria il ricordo della morte del P. Frans Van Der Lught in Siria, una decina di giorni fa! Che anche qui si cominci a
fare martiri? Meno male che questa mattina la buona novella ci è stata portata dalla radio: il vescovo e i preti sono stati liberati.
Aspetto di avere qualche dettaglio su questa vicenda per capire la lezione che conviene trarne.
Ci è difficile fare previsioni. Si può solo affermare che il ritorno della pace e della concordia in RCA reclamerà tempi molto
lunghi, e molto sostegno da parte della comunità internazionale e specialmente africana. Noi ci disponiamo dunque a vivere
una lunga, attiva e paziente attesa dell’uscita dal tunnel della stoltezza dell’uomo e del ritorno alla saggezza.
Unite la vostra preghiera alla nostra perché non cessiamo mai di sperare e di amare senza discriminazioni da buoni figli del
Padre celeste, che fa nascere il suo sole sui buoni e sui cattivi e cadere la sua pioggia sui giusti e sugli ingiusti.
Una Pasqua di pace e di gioia a tutti. E un grosso abbraccio.
P. Dorino Livraghi sj
3.
LIBANO e… SIRIA – ( da Oasis e Misna)
A) Pluralismo assoluto e imperfetto (Salim Daccache - 1 luglio 2011)
A1) Istruzione e identità nazionale nel Libano
La Costituzione ha garantito sviluppo ed espansione all’azione educativa delle scuole cattoliche e missionarie cui si sono nel
tempo affiancate quelle musulmane. Ma nel Paese meglio istruito del Medio Oriente non mancano i problemi
Un aneddoto riferito da uno storico gesuita, il Padre M. Jullien, nel suo libro Les Jésuites en Syrie, 1831-1931, racconta che
un ministro di culto protestante, in viaggio verso Sidone alla fine dell’Ottocento, viene interrogato da un amico sullo scopo del
viaggio. Risponde: «Vado ad aprire due scuole». «Come due?» «Sì, due. Appena avrò fondato la mia, i gesuiti verranno a
fondare la loro».
Anche se non è la guerra di religione, peraltro ormai remota, tra protestanti e missionari latini a dover attirare la nostra
attenzione, è vero che, quando parliamo dell’educazione in Libano, e in particolare dell’istruzione scolastica, dobbiamo sempre
sottolinearne la complessa diversificazione, riflesso a sua volta della diversificazione sociale e religiosa. Il Sinodo libanese
della Chiesa maronita, che nel 1736 riunì attorno al delegato della Santa Sede, Joseph Assemani, l’intera gerarchia e alcuni
laici, aveva stabilito tre misure: l’istruzione obbligatoria dei bambini della comunità maronita, un programma che univa
l’insegnamento della lingua araba, della lingua siriaca e delle materie profane e la gratuità dell’istruzione. Questa serie di
misure trovò un’eco notevole tra il clero e i monaci maroniti, che s’impegnarono nell’educazione “sotto le querce”. Ed è così
che tanto i missionari latini, i gesuiti e altri ancora, per ragioni differenti, quanto le Chiese locali investirono ampiamente le
loro risorse umane e materiali nell’istruzione; a loro volta anche le comunità musulmane fondarono le loro istituzioni
formative, avvertendone l’importanza cruciale: le Makassed islamiche a partire dal 1878, le Amlieh dagli anni Venti del secolo
successivo.
Se concentriamo la nostra attenzione sul passato, è perché esso si presenta sotto il segno di una volontà di fare
dell’educazione un motore di sviluppo e di cambiamento nella fase storica segnata dalla Nahda [Rinascimento] araba.
Possiamo sottolineare che fonte dell’impegno nel campo scolastico fu, nelle comunità religiose costitutive della società
libanese, il desiderio di educare i bambini e i giovani. Su questa base furono fondate decine di scuole finalizzate all’istruzione
dei ragazzi ma anche delle ragazze, come nel caso delle scuole degli ordini religiosi femminili: Figlie di Nazareth, Suore di
San Giuseppe dell’Apparizione e Congregazione locale delle Suore dei Sacri Cuori. Nel 1881 i greci ortodossi costruirono la
scuola Zahrat al-Ihsân (il fiore della carità), «opera di donne per le ragazze della comunità». Questo desiderio delle comunità
aveva le sue radici, già nel Seicento, nella percezione dei primi sentori di modernità, e dei fenomeni di evoluzione storica che
contrassegnavano le diverse società occidentali. Il rapporto dei maroniti con Roma diede luogo alla creazione del Collegio
maronita romano alla fine del Cinquecento. Quel desiderio nasceva dalla preoccupazione di non restare al traino della storia, di
attrezzare intellettualmente e culturalmente i giovani per prepararli a difendere la Città di Dio grazie a un insegnamento
religioso adeguato così da partecipare positivamente alla costruzione della città umana aprendosi al sapere in tutte le sue
componenti. Le comunità sono state concordi circa la necessità di fondare le scuole per conservare i propri fedeli e anche
nell’apertura, inizialmente forse non voluta, di un lungo dialogo tra la religione e la cultura umanista, letteraria e scientifica.
Dal desiderio d’istruire all’emulazione tra le diverse comunità il passo è breve. E non fu una cosa negativa.
Il desiderio comunitario di formare intellettualmente i propri fedeli trova appoggio, ormai quasi da un secolo, nella libertà
d’insegnamento concessa dall’articolo 10 della Costituzione, proclamata il 23 maggio 1926. Esso dichiara che
«L’insegnamento è libero finché non contrasta l’ordine pubblico e i buoni costumi e non è lesivo della dignità delle confessioni
religiose. Non si pregiudicherà in alcun modo il diritto delle comunità ad avere le proprie scuole, fatte salve le prescrizioni
generali sulla pubblica istruzione emanate dallo Stato». Di fatto questo articolo è il proseguimento dell’articolo 9 della
medesima Costituzione il quale dichiara che «la libertà di coscienza è assoluta» e che «lo Stato, rendendo omaggio
all’Altissimo, garantisce in pari misura alle popolazioni, a qualunque rito appartengano, il rispetto del loro statuto personale e
dei loro interessi religiosi». È questo articolo ad aver garantito sviluppo ed espansione all’azione educativa delle missioni
estere e delle scuole missionarie cattoliche e protestanti nel corso del XX secolo.
A differenza di quanto affermato dalla teoria libanese tradizionale, l’articolo 10 va oltre la concezione del libero
insegnamento, in quanto tratta di una libertà legata alla struttura federale e personale del sistema costituzionale libanese. In
questo articolo troviamo il riconoscimento dell’esistenza di organismi religiosi e del loro diritto a fondare e gestire le scuole
private: è questa realtà a costituire parte integrante e fondamentale della struttura costituzionale. Tale tipo di libertà è limitata
perché la stessa Costituzione assegna all’autorità centrale diritti di ingerenza o d’intervento negli affari delle scuole che
dipendono dalle autorità religiose; essi si esercitano nei casi di turbativa dell’ordine pubblico, comportamenti contro i buoni
costumi, attentato alla dignità di una delle religioni o confessioni e rifiuto di ottemperare alle prescrizioni generali emanate
dallo Stato in materia di pubblica istruzione.
Di fatto, ciò che la Costituzione accorda in termini di libertà di insegnamento e di fondazione di scuole o di autonomia di
gestione si basa su un’esperienza storica che Edmond Rabbath qualificava come «preziosa eredità» e che già gli ottomani
avevano accordato alle comunità religiose. L’autonomia concessa alle comunità è ormai parte della configurazione identitaria
libanese, ciò che introduce nel cuore stesso della nozione d’identità l’elemento della pluralità in materia di educazione,
normalmente prerogativa esclusiva dello Stato-Nazione.
Situazione caleidosopica
Attualmente, accanto agli istituti formativi secolari, oltre una quindicina di reti scolastiche dominano la scena educativa
libanese: la rete delle scuole cattoliche, costituita sotto l’egida del Segretariato delle scuole cattoliche, raggruppa
cinquantacinque plessi scolastici diocesani che interessano circa 200.000 studenti; le scuole della comunità ortodossa (10.000
studenti) e protestante (circa 35.000 studenti); le scuole musulmane, sunnite, sciite e druse, che si sono moltiplicate, soprattutto
dopo il 1990, venendo a formare una rete di istituti raggruppati in una quindicina di plessi scolastici che accolgono oltre 60
mila studenti. Da notare che il 23% degli allievi delle scuole cristiane sono musulmani. Aggiungiamo alla lista le scuole private
laiche, come la Missione Laica Francese, o a colorazione religiosa cristiana o musulmana, che formano un raggruppamento
molto eterogeneo di circa trecento istituti scolastici, e le scuole pubbliche direttamente gestite dal Ministero dell’Istruzione.
Nonostante la loro denominazione, anche queste ultime sono diversificate a seconda del loro posizionamento geografico e
sociale. Tutte queste reti accolgono attualmente, nei loro istituti classici e tecnici, circa 950 mila allievi: di essi, il 30% circa
frequenta la scuola pubblica. L’insegnamento tecnico e professionale, pubblico e privato, interessa circa 100 mila allievi, due
terzi dei quali nel settore pubblico. Ne deriva che il Libano è, tra i Paesi in via di sviluppo, uno di quelli che possono esibire
risultati assolutamente soddisfacenti quanto a scolarizzazione della gioventù tanto per le ragazze quanto per i ragazzi, con un
tasso netto di scolarizzazione dell’89,9% per quanto riguarda la scolarizzazione di primo livello e del 77,4% per quanto
riguarda il secondo livello. Tuttavia circa il 20% degli allievi, a causa del fallimento scolastico prima della fine del secondo
ciclo, non riesce ad acquisire un bagaglio culturale e intellettuale adeguato per affrontare le difficoltà della vita. Per ciò che
riguarda l’insegnamento superiore, gli ultimi due decenni hanno visto un’esplosione dell’offerta universitaria. Si è passati da
una decina di atenei, le cosiddette Università tradizionali, nel 1990, ai 44 atenei odierni, che accolgono più di 150 mila studenti
di ogni provenienza. Si tratta in massima parte di istituti a carattere confessionale, collegati ad associazioni a matrice religiosa,
a congregazioni o a comunità cristiane o musulmane.
Tuttavia è possibile considerare il sistema educativo libanese secondo un altro punto di vista: come precisa un rapporto
dell’UNESCO pubblicato nel 2002, relativo al piano educativo strategico “Libano 2015”, il Paese è dominato da due tipi di
istituzioni formative; il primo tipo è costituito da scuole che rispecchiano situazioni di deprivazione, nelle quali l’allievo arriva
a stento a conseguire un diploma, senza acquisire una formazione di livello accettabile. Per lo più si tratta di un allievo della
scuola pubblica, la quale, nel quadro dell’istruzione libanese, continua ad essere il parente povero, il luogo nel quale le
famiglie che non possono permettersi la scuola privata inviano i loro figli. Ritroviamo poi questo tipo d’allievo in scuole
private svantaggiate o molto commerciali. Il secondo tipo di struttura formativa per lo più è privata e solo raramente è un
istituto pubblico. Si presenta come un’isola di qualità o di eccellenza, capace di realizzare una triplice missione educativa:
istruire, qualificare e socializzare. Queste isole di qualità, che si contano a decine, attente a non restare prigioniere del sistema
scolastico libanese, continuano a innovare i loro programmi educativi, sia che adottino esclusivamente i programmi libanesi sia
che s’ispirino ai modelli accademici francesi o anglosassoni, allo scopo di mantenere i livelli di eccellenza e di adeguamento
alle novità metodologiche e di contenuto che le caratterizzano. In particolare alcuni istituti, come quelli della Mission laïque o
del Collectif des institutions homologées catholiques, danno ampio spazio ai programmi e ai metodi di insegnamento francesi.
Se è vero che la situazione “caleidoscopica” dell’istruzione in Libano garantisce alle comunità il diritto di aprire scuole e ai
genitori di scegliere la scuola per i figli, tuttavia i problemi, talvolta pesanti, non mancano.
Padronanza delle lingue
L’istruzione in Libano è bilingue o multilingue, nel senso che le materie scientifiche, e spesso anche altre materie, vengono
insegnate in inglese o in francese (le scuole secondarie francofone rappresentano il 65% delle scuole secondarie libanesi). Un
tentativo di arabizzazione della lingua nell’insegnamento è stato condotto in alcune scuole, ma ha vinto il realismo, dato che gli
studi scientifici e anche umanistici nelle università si svolgono in lingua straniera, fatto che restringe i margini di penetrazione
della lingua araba. In pratica, il plurilinguismo costituisce un contributo inestimabile al successo dei libanesi in Libano e
all’estero. La perfetta padronanza delle lingue, la conoscenza della cultura orientale e occidentale rende più facile
l’adattamento. Tuttavia questo sistema esige un grande sforzo e molta fatica da parte dei genitori e dei ragazzi, in quanto la
lingua non costituisce più un fattore di coesione nazionale. Che si tratti dell’arabo o di un’altra lingua, il loro uso è determinato
da considerazioni utilitarie ed economiche. In genere, nelle classi superiori il programma introduce una seconda lingua
straniera, l’inglese o il francese. In sostanza, un bambino libanese ha perciò a che fare in partenza con quattro lingue e due
alfabeti, poiché la gente parla in un dialetto libanese, mentre l’arabo letterario si impara a scuola. In Svizzera le lingue ufficiali
sono quattro, ma l’istruzione non è multilingue, poiché in ogni cantone una sola è la lingua principale. In Libano invece solo
l’arabo è lingua ufficiale, ma poiché si studiano varie lingue, come scrive un autore svizzero, «i libanesi sono dei veri
poliglotti. Il patrimonio di conoscenze linguistiche è una forza per il futuro».
Non si deve credere però che tutti i libanesi siano poliglotti e capaci di parlare con facilità una lingua che non sia l’arabo.
Comunque, la questione del plurilinguismo e della capacità libanese di adattarsi sempre e dappertutto pone il problema
dell’emigrazione dei giovani laureati, a volte i migliori; si calcola che un terzo dei laureati nelle università libanesi lasci il
Paese per altre destinazioni dove possono guadagnare meglio e trovare un mercato del lavoro più capace di soddisfare le loro
aspettative. Molto spesso si sente ripetere che «le università libanesi formano laureati per l’esportazione, privi di legami forti
con il proprio Paese». E per finire, la formazione multilingue causa anche problemi relativi all’identità culturale, un fattore
cruciale in un Paese come il Libano. I giovani libanesi in generale parlano correttamente le lingue. Tuttavia gli stranieri
osservano che sono privi di conoscenze culturali e letterarie relative alle lingue che hanno appreso.
In una situazione in cui la molteplicità è la regola, gli istituti scolastici e universitari non hanno un progetto educativo
comune capace di enunciare convinzioni, principi e obiettivi generali o almeno una base comune ufficiale che serva da punto
di riferimento per progetti educativi che si prefiggano obiettivi comuni. Anche nel caso in cui identiche parole siano utilizzate
in differenti progetti educativi, esse non hanno il medesimo significato. In questo contesto la riforma dell’istruzione e dei
programmi scolastici del 1997, denominata “ricostruzione del sistema educativo in Libano”, non ha dato i risultati sperati
soprattutto a livello dell’istruzione pubblica, né dal punto di vista dei contenuti né da quello dei metodi d’insegnamento.
Occorre peraltro sottolineare che il progetto educativo comune enunciato in questa riforma e adottato ufficialmente dallo Stato
libanese per tutte le scuole del Libano non è stato accolto positivamente dai responsabili delle reti degli istituti scolastici. Qui si
apre il problema del rapporto tra le nostre scuole e ciò che chiamiamo l’ordine pubblico: il concetto di ordine pubblico nel
quadro dell’insegnamento privato si rifà all’articolo 10 della Costituzione libanese, in base al quale una scuola può essere
chiusa e la licenza di funzionamento revocata nel caso che detta scuola si dedichi ad attività contrarie alla morale e all’interesse
nazionale. Quel che è certo è che occorrerà definire che cosa sia l’interesse nazionale e come ogni governo in carica possa
imporre il rispetto di tale interesse.
Formazione civica
Un’altra questione problematica è quella del testo unico di storia del Libano. L’idea dell’unificazione del testo di storia e di
educazione civica è ormai parte integrante della legge di riforma scolastica del 1994; ogni scuola che introduca manuali di
storia o di educazione civica diversi da quelli decisi dal Ministero può essere chiusa fino a un anno. Ma se i testi di educazione
civica hanno visto la luce grazie alla tenacia dei loro autori, provenienti da varie comunità, il testo di storia resta lettera morta e
non è stato pubblicato perché manca l’accordo politico necessario ad avallare un contenuto problematico capace di narrare una
sola storia del Libano e di proporre una lettura unica soprattutto degli avvenimenti recenti, oggetto di interpretazioni diverse. E
così il Libano è da vent’anni senza storia, o piuttosto senza un libro di storia, benché continui a vivere molte storie. Questa
problematica solleva domande cruciali sull’educazione: quale profilo di cittadino devono proporre le istituzioni formative?
Come gestire le diversità che caratterizzano il Libano nella direzione della loro complementarietà e della coesione, invece che
in quella dell’esclusione?
Durante una conferenza-dibattito alla presenza di Monsignor Sabbah, Patriarca emerito di Gerusalemme, in occasione dei
lavori preparatori al Sinodo dei Patriarchi e dei Vescovi del Medio Oriente, che si è tenuto a Roma nell’ottobre del 2010, è
stata evocata la questione dell’educazione in Libano e il suo ruolo determinante nella costruzione di una società giusta e capace
di convivenza. Il Patriarca rifletteva: «Le istituzioni scolastiche sono responsabili della guerra in Libano perché hanno educato
i loro allievi al confessionalismo e all’esclusione dell’altro». La missione delle istituzioni formative, cristiane e non, non può
limitarsi all’istruzione accademica, ma deve comprendere la formazione civica dello studente. Tale compito non può realizzarsi
senza una migliore comunicazione su punti fondamentali, come la promozione della convivialità e della cittadinanza tra gli
stessi operatori delle scuole e delle università per porre le basi di un progetto educativo complessivo che privilegi la
formazione di una gioventù libanese aperta all’altro e desiderosa di costruire con l’altro il mondo di domani. Sono già in corso
attività in questo senso, come alcuni scambi e progetti comuni tra allievi di istituti scolastici musulmani e cristiani per la
promozione della convivialità e del desiderio di vivere insieme. L’istituzione dell’unione delle scuole private comunitarie,
confessionali e non confessionali, e la pubblicazione di opuscoli redatti in comune sulla convivialità islamo-cristiana sono
altrettante piste di lavoro per costruire una società libanese più solidale e più giusta.
A2) Diversi, ma insieme verso una nuova cittadinanza (Salim Daccache 1 dicembre 2011 )
Per quanto affascinanti, i modelli occidentali non possono essere trapiantati nel mondo arabo. Qui la società civile,
radicalmente segnata dall’appartenenza religiosa, è provocata a cercare una nuova originale via a partire dal desiderio
condiviso di una vita in comune. …I contenuti della rivista non sono attualmente disponibili on line. Acquista una copia o
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B)
Effetto Siria sull'instabile Libano (Salim Daccache 26 giugno 2013 )
Gli esperti e quanti s’interessano alla situazione politica e sociale libanese seguono passo passo gli eventi politici e militari nel
Paese. Gli effetti e le conseguenze del conflitto siriano si fanno attualmente sentire a più livelli: afflusso continuo di rifugiati,
situazione economica e sociale difficile in alcuni settori, divieto per i turisti arabi del Golfo di recarsi in Libano, crisi politica
dell’intero sistema di governo, sicurezza incerta in alcune zone del Paese, partecipazione e ingerenza di alcuni partiti libanesi,
tra cui le forze armate di Hezbollah, nel conflitto, fratture tra musulmani sciiti e sunniti, dissidi nelle file cristiane, una Chiesa
prigioniera di un discorso teorico, recrudescenza dell’emigrazione… In breve le prospettive di evoluzione sono negative.
1. Il sistema di Taif del 1991 – che, costituzionalizzato, ha ridisegnato i poteri sottraendo alcune prerogative al Presidente della
Repubblica a favore dei presidenti del Consiglio e del Parlamento e facendo del Consiglio dei ministri una direzione collegiale
di Stato – è in avanzato stato di degrado. Attualmente il vuoto è pressoché generalizzato: il Consiglio dei ministri non è più
operativo; il Parlamento, giunto al termine del mandato e incapace di riformare la legge elettorale, si è autoassegnato un
mandato supplementare di un anno e mezzo; contro questa iniziativa il Presidente della Repubblica ha presentato ricorso alla
Corte costituzionale e anche il generale Michel Aoun ha fatto appello a quest’ultima perché deliberi sulla decisione del
Parlamento. Ma la Corte non riesce a riunire i suoi membri e raggiungere il quorum necessario per tenere la seduta.
Di fatto, è tutto il regime democratico libanese a essere in crisi a motivo della frammentazione comunitaria tanto dal lato
musulmano che da quello cristiano; ogni gruppo politico infatti rappresenta la propria comunità o una parte di essa o ne ha
assunto il controllo. C’è chi sostiene che tra le conseguenze della situazione conflittuale in Siria e dell’allineamento a favore di
una o dell’altra parte del conflitto vi sia il congelamento prolungato nel funzionamento delle istituzioni libanesi, ciò che getta
la democrazia libanese in uno stato di agonia. Un’agonia che mette in difficoltà le forze armate e di sicurezza che solo con
molta difficoltà riescono a tenere sotto controllo gli eccessi che si manifestano di tanto in tanto. A Tripoli si è reso necessario
un intervento deciso dell’esercito. I combattimenti con armi pesanti tra i sunniti, partigiani della rivoluzione siriana, da una
parte, e gli alauiti affiliati al regime politico siriano, dall’altra, hanno fatto decine di morti e feriti, non senza il sostegno aperto
delle forze politiche della città e la minaccia dei sunniti di eliminare la minoranza alauita.
C’è chi sostiene che la degenerazione e il vuoto politico siano voluti da alcune forze politiche e regionali dell’area perché si
possa arrivare a riconoscere che gli accordi di Taif sono diventati inefficaci e inadeguati, onde aprire la strada a un nuovo
accordo e a un nuovo patto nazionale. Esso dovrebbe essere favorevole ai più forti e consentirebbe loro di impadronirsi di tutto
il potere politico.
2. Connessa a questa situazione politica in deterioramento, assistiamo senza alcun potere d’intervento a una recrudescenza
degli antagonismi tra sunniti e sciiti e anche tra i cristiani, sempre più divisi tra le due fazioni musulmane. Lo dimostra la
volontà del Patriarca maronita di far convergere i partiti cristiani attorno a una legge elettorale che restituirebbe ai cristiani
l’autonomia di designare i loro deputati in Parlamento.
Attualmente infatti per eleggere una trentina dei 64 deputati cristiani del Parlamento i voti dei musulmani sono
determinanti, in virtù della legge detta 1960. Tuttavia, le alleanze dell’8 marzo (tra gli sciiti e i cristiani guidati dal Generale
Aoun) e del 14 marzo (buona parte dei sunniti insieme ai partigiani delle Forze libanesi) hanno mostrato i limiti dell’influenza
che un Patriarca può esercitare sui politici della sua comunità, che pure rivendicano di esserne i rappresentanti. Nei fatti questo
antagonismo riproduce l’antagonismo in corso in tutta la regione che ha portato alcuni sunniti a intervenire in Siria con i ribelli
e gli sciiti della forza armata di Hezbollah a dare manforte alle forze fedeli a Bashar al-Asad. Ci si domanda come sia possibile
che la situazione nel Paese dei cedri non sia ancora degenerata sulla scia di ciò che sta accadendo in Siria. La risposta di alcuni
esperti militari sembra convincente: da un lato i libanesi hanno fatto esperienza di una guerra fratricida che ha portato solo
distruzione e di una soluzione politica di compromesso dopo una ventina d'anni di conflitto armato. Un nuovo conflitto
porterebbe solo a un accordo simile a quello di Taif.
Altri sostengono che la forza di Hezbollah ha raggiunto dimensioni tali che chi volesse lanciarsi in un confronto armato
destabilizzante verrebbe da questa neutralizzato, considerato anche che le forze armate libanesi – che rappresentano tutte le
comunità – non potrebbero intervenire in un conflitto del genere. In terzo luogo tutte le forze politiche cercano di frenare ogni
traduzione sul terreno di questo antagonismo perché una tale opzione nuocerebbe gravemente prima di tutto alla dimensione
politica come strumento di gestione della cosa pubblica. In effetti in un caso del genere i politici si vedrebbero scavalcati dalle
forze più radicali soprattutto sunnite che si dichiarano impazienti di scendere in campo.
3. Un altro aspetto che inquieta e pesa sulla situazione politica e sociale è il problema dei rifugiati siriani. Diverse
organizzazioni internazionali sono venute in soccorso e il Libano stesso ha speso diverse risorse per accoglierli e dar loro un
po’ di sollievo. Molte scuole pubbliche sono state adibite all’educazione dei figli dei rifugiati secondo i programmi siriani. Ma
l’insediamento dei rifugiati non è stato organizzato in modo sistematico con l’apertura di campi come in Giordania e in
Turchia. Essi perciò sono ovunque, non sono controllati ne controllabili, ciò che causa problemi con la popolazione ed eccessi
di ogni genere.
Pertanto i rifugiati diventano ostaggio dei partiti politici, che li usano e manipolano. Attualmente il Libano accoglie più di
600.000 rifugiati siriani, pari a circa il 20% della sua popolazione, numero che si va a sommare agli altri 500.000 siriani che
lavorano in Libano. A medio e lungo termine questo rischia di destabilizzare il fragile equilibrio politico ed economico della
realtà libanese.
4. Alcuni pensano che aldilà dell’intenzione di alcuni partiti politici libanesi di modificare i tratti della costituzione libanese del
1990 gli avvenimenti attuali condurranno alla ricostituzione geopolitica dei Paesi della regione secondo nuovi confini basati
sulla purezza etnica o religiosa e rimettendo in discussione gli Stati attuali, fondati sugli accordi Sykes Pikot del 1915-1916.
Tra le pesanti novità introdotte dalla crisi siriana vi è la relatività delle frontiere, che sono divenute porose e non riflettono
affatto la linea di frattura tra le comunità. Questa messa in standby delle frontiere è utilizzata dal regime siriano, che secondo
alcuni osservatori continua a facilitare l’abbandono dei territori siriani per aumentare i problemi dei Paesi d’arrivo.
Tuttavia altri esperti ritengono al contrario che le rivoluzioni arabe abbiano consacrato le frontiere, perché le loro
rivendicazioni sono state piuttosto nazionali e fondate sul concetto di cittadinanza come in Egitto, Yemen, Tunisia e Libia. Ma
tutto questo diviene relativo nel momento in cui le solidarietà comunitarie assumono un ruolo determinante per impaurire
l’altro e rafforzare la comunità a fronte di minacce e pericoli.
Il primo Ministro libanese dimissionario, Najib Mikati, in occasione di un incontro con alcuni professori universitari venuti
a indagare sulla realtà politica e fare pressioni per uscire dal vuoto istituzionale, ha espresso con chiarezza i suoi dubbi rispetto
alla possibilità di giungere a una soluzione prima che sia deciso il futuro della Siria. A suo avviso tre sono le questioni
fondamentali la cui risposta influenza la realtà libanese. Quale sarà il futuro della Siria, dal momento che anche se Bashar alAsad dovesse vincere il Paese non potrebbe più essere come prima? Nel caso invece in cui si produca un cambiamento, quale
regime si instaurerà in Siria? E con quali conseguenze sul Libano? Qualunque sia l’esito del conflitto siriano, la natura del
sistema economico liberale libanese e l’accordo uscito da Taif dovranno quantomeno essere oggetto di discussione.
A fronte di queste domande e dell’impasse politica è sempre possibile riaprire il tavolo del dialogo per determinare una
linea di condotta per il futuro e individuare alcuni punti comuni strategici che possano proteggere la missione di questo
minuscolo Paese. Ma le menti sono davvero pronte al dialogo politico? Non è certo.
Alcuni attendono che il rapporto di forze evolva a loro vantaggio prima di presentarsi al tavolo del dialogo e comunque tutti
i partiti aspettano i cambiamenti sul terreno siro-iraniano. Nel frattempo la crisi continua e la pausa tra i due tempi della partita
rischia di prolungarsi con il rischio di degenerare in una situazione incontrollabile.
C) Il giornalismo è presa di posizione, non menzogna(Marialaura Conte 25 marzo 2014)
Intervista a Ghassan Hajjar, managing editor di An Nahar. Il direttore del giornale più diffuso in Libano spiega il ruolo dei
media e dell’informazione oggi in Medio Oriente tra la necessità di equilibrio e l’impossibilità della neutralità in un Paese
diviso e troppo vicino alla Siria. Fondato nel 1933 da Gebran Tueni, il quotidiano An Nahr si è distinto per grandi lotte
politiche e sociali, da sempre a sostegno dell’opposizione. Ha ospitato le firme di numerosi oppositori dei regimi dei Paesi
arabi, in particolare coloro che si rifugiavano a Beirut. Oggi del primo quotidiano per diffusione nel Paese
In Occidente si parla spesso della difficoltà di ricevere notizie affidabili sul e dal Medio Oriente. Come si può distinguere
la propaganda dalla verità?
Innanzitutto occorre distinguere tra regimi totalitari dove i media ufficiali sono i soli incaricati della divulgazione
dell’informazione, e i Paesi democratici, Libano compreso, in cui i media sono proprietà di istituzioni private e di individui.
Questa distinzione apre la strada alla competizione che impone ai media di dire la verità, anche se a volte è una mezza verità.
Chi segue gli eventi da vicino vuole conoscere la verità.
Là dove c’è una guerra civile o una società divisa tra comunità diverse, possono i media rimanere imparziali o sono
condizionati dagli attori in guerra?
Né in Occidente né in Oriente esistono media neutrali al 100%. Il giornalismo è una presa di posizione. Come potremmo
prendere una posizione neutrale tra l’esercito e il terrorismo? Sarebbe inammissibile. Inoltre, la verità non è mai assoluta.
Ciascuna parte detiene una parte di verità e la difende. Infatti è responsabilità dei media sostenere certe cause.
Come hanno influito sui media tradizionali le due emittenti televisive Al-Jazeera e Al-‘Arabiya, la prima dipendente dal
Qatar e la seconda dall’Arabia Saudita?
Lo spettatore o il lettore attestano la credibilità dei media. Le due emittenti televisive Al-Jazeera e Al-‘Arabiya svolgevano un
ruolo decisamente più efficace prima della guerra siriana ma poi, allontanandosi dalla verità, hanno perso una buona parte di
audience nel momento in cui la prima si è schierata in difesa del regime siriano, mentre la seconda contro. Entrambe sono
ricorse alla menzogna. Il sostegno a una causa non deve necessariamente passare attraverso la menzogna.
I social media hanno un impatto effettivo sulla società civile e sull’opinione pubblica? Sono capaci di imporre una linea ai
giornali cartacei e decidere una loro agenda?
I social media contribuiscono a mobilitare la gente, ma non a creare un’opinione pubblica. La velocità di scambio e di
diffusione delle notizie è priva di concentrazione, cosa che implica una mancanza di chiarezza e visione. Di conseguenza
questi media favoriscono la superficialità dell’audience che riceve una grande quantità d’informazioni, ma non ha il tempo per
l’analisi e la critica. Il problema è che i social media sono capaci di attirare l’attenzione della generazione giovane, aspetto che
li rende in grado di controllare il futuro.
Molti giornalisti libanesi sono stati assassinati a causa della loro professione o delle loro posizioni: Nassib Metni
(Télégraphe, 1958), Gebrane Tuéni (An-Nahar, 2005), Kamel Mroueh (Al-Hayat, 1966), Edouard Saab (L’Orient-Le Jour,
1975), Riad Taha (Al-Kifah, 1979), Salim Laouzi (Al-Hawadess, 1980), Samir Kassir (An-Nahar, 2005). Quale segno hanno
lasciato? Non avete paura che tocchi anche a voi?
La paura è un sentimento interiore che l’uomo prova indipendentemente dal fatto che altri giornalisti siano stati uccisi. Molte
persone hanno paura, mentre molte altre non temono nulla e sono pronte al confronto pur sapendo di sacrificare la loro vita. A
me non è mai passato per la mente di non esprimere un’idea o non scrivere un articolo perché altri giornalisti sono stati
assassinati. Effettivamente però, come altri giornalisti, a volte evito di affrontare questioni spinose legate alla sicurezza o alla
finanza che potrebbero implicare regimi, agenzie influenti o mafie, soprattutto perché le mafie operano spesso in
collaborazione con chi è al potere. Ciononostante, per quanto attiene alle questioni quotidiane, noi non temiamo né i politici né
i partiti politici, soprattutto se i nostri superiori ci garantiscono il sostegno necessario.
An-Nahar è noto per aver pubblicato articoli di posizioni diverse. Come riesce oggi An-Nahar a restare oggettivo in una
situazione complessa come quella libanese? È vero che Saad Hariri è diventato un azionista del giornale?
An-Nahar è sempre stato libero e indipendente, pur non rinunciando a prendere posizione politicamente. Infatti il movimento
noto come “coalizione del 14 marzo” è nato grazie ad An-Nahar e ad alcuni media e università cristiane. An-Nahar ha opposto
resistenza all’occupazione siriana e agli eserciti illegali e continua a farlo tuttora. Gli azionisti, compreso Hariri, non hanno mai
influenzato la sua posizione politica. Abbiamo voluto scegliere degli azionisti che sostenessero la nostra opinione pubblica o
che comunque non intervenissero sulla linea editoriale del quotidiano. Ciò che a loro interessa è a volte mettersi in rilievo, ma
al riparo dalle critiche. La verità è che la garanzia offerta dai Tueni ha reso l’intervento politico molto limitato.
Quali criteri la guidano nella direzione del quotidiano più diffuso in Libano? Come decide, giorno per giorno, di trattare e
presentare ai lettori le dinamiche politiche del Libano?
È un esercizio e un test quotidiano per noi al fine di mantenere la credibilità, di non cadere nei trabocchetti dei politici e di
mantenere un certo livello. Noi abbiamo a cuore l’interesse nazionale del Libano, e la salvaguardia della democrazia, della
diversità e del pluralismo religioso e culturale. Partendo da questi principi e dai bisogni della gente determiniamo la nostra
posizione. Non esagero quando dico che la maggior parte dei politici, anche gli aderenti al gruppo del 14 marzo, non sono
soddisfatti di noi perché ciascun partito ci vorrebbe dalla sua parte, fino a eliminare totalmente la nostra personalità e la nostra
indipendenza. Spesso, sono abbastanza sorpresi delle nostre posizioni.
In Medio Oriente è in corso un grande dibattito sulla libertà di stampa. Per frenare il giornalismo di opposizione spesso
basta accusarlo di minacciare la sicurezza dello Stato. È quanto accade in Turchia, per esempio, in Iran, in Egitto o in Siria.
Come si può difendere la libertà di stampa dalla censura imposta dalla legge o dall’autocensura?
Questa realtà non vale per il Libano da quando si è conclusa la tutela siriana. La gente veniva accusata di collaborare con
Israele, a torto e a ragione. Tuttavia oggi lo spazio di libertà è piuttosto ampio. Ciò che manca non è la libertà ma la
professionalità, visto che molti giornalisti vanno oltre il loro ruolo e i limiti accettabili lanciando insulti e accuse infondate.
Oggi i media possono svolgere un ruolo concreto nei Paesi del Medio Oriente?
In Medio Oriente per il momento è difficile, eccetto che per alcuni Paesi come il Libano e il Kuwait. Quanto ai media negli
altri Paesi, sono in mano allo Stato. Sono istituzioni ufficiali incapaci di compiere progressi nell’ambito delle libertà, di
esprimere una critica e offrire sostegno ai cittadini.
Da un osservatorio privilegiato qual è la direzione di un quotidiano, come vede la situazione siriana e le sue implicazioni
nell’equilibrio libanese?
Separare il Libano dalla crisi siriana è un’illusione. È possibile solo attenuare le ripercussioni della guerra siriana. An-Nahar è
noto per la sua ostilità verso il regime siriano: partiamo dalla nostra posizione, ma non gioiamo mai delle disgrazie altrui e non
abbiamo mai utilizzato espressioni di rancore. Abbiamo criticato l’opposizione al regime e soprattutto le tendenze islamiste che
manifestano intolleranza verso l’altro. Perciò abbiamo cercato di rimanere fedeli alla tradizione del Nahar, noto per la sua
oggettività.
Facendo la cronaca delle autobombe, sempre più frequenti, dei morti, della paura, della desolazione, dell’inefficacia della
politica, come si può restare sensibili, aperti, curiosi, e non diventare tecnici annoiati della comunicazione?
Oltre a rifiutarlo non saprei quale altro ruolo noi possiamo svolgere a fronte del terrorismo. È una questione urgente. Abbiamo
pubblicato diversi articoli sull’incompatibilità degli atti terroristici con i principi religiosi, e parecchi reportage molto
commoventi sulla sofferenza umana causata dalle esplosioni. Ciononostante c’è sempre il timore di trasformarsi in macchine
che si accontentano di contare i morti e le autobombe.
Lavorare con le parole può diventare complicato: per esempio, un termine come “terrorista” sembra chiaro ma nel caso
della Siria o dell’Ucraina, esso può esser letto in un modo diverso dal governo e dalle opposizioni. E’ possibile utilizzare un
linguaggio neutro?
La posizione politica non è definita dalla scelta dei termini. L’Occidente per esempio utilizza il termine “terrorista” per
designare Hezbollah. Se noi usassimo lo stesso termine in Libano rischieremmo di condurre il Paese verso una guerra civile.
Nonostante ciò noi critichiamo ogni giorno le armi illegali e le infrazioni della legge commesse da Hezbollah, il suo intervento
in Siria e il mini-Stato che ha istituito all’interno dello Stato libanese. La posizione politica è chiara anche se giochiamo con le
parole. Questi sono i principi base del giornalismo, perché non è possibile conformarsi alla lettera alla classificazione
americana. E poi chi lo dice che questa classificazione è sempre valida?
I media sono antenne che ascoltano la società civile, i sentimenti, le attese, le speranze e le angosce. Come percepisce la
situazione attuale? Prevale un sentimento costruttivo o l’abbandono a divisioni radicali ed eterne?
Effettivamente gli sviluppi degli ultimi anni e le cosiddette “primavere arabe” ci hanno spinto a rivedere diversi aspetti.
Addirittura, alcune nostre idee cambiano da un giorno all’altro alla luce della situazione della società araba e della sua
attitudine verso una democrazia che non ha mai conosciuto, piuttosto che della sua propensione per l’islamismo o del controllo
degli islamisti su questa società. Noi non perdiamo la speranza nella nostra capacità di edificare delle società che possano
svilupparsi. Allo stesso tempo però temiamo i cambiamenti che potrebbero mettere fine alla diversità o al pluralismo nella
regione. La laicità potrebbe soccombere ben prima che la situazione si stabilizzi. E questo è spaventoso.
D)
Libano: perché reinventare l’identità libanese(Salim Daccache 25 marzo 2014)
Per reggere l’urto degli avvenimenti che stanno scuotendo il Medio Oriente, il Libano è chiamato a riformare le proprie
istituzioni, abbandonando la logica confessionale su cui esse si fondano e ripensando il patto di convivenza tra le diverse
comunità che lo compongono.
Gli ultimi sviluppi intervenuti sulla scena libanese (enorme difficoltà nella formazione del nuovo governo, problemi dei
rifugiati siriani, aggravarsi della crisi sociale ed economica, insicurezza endemica, frattura tra musulmani sunniti e sciiti,
consistente coinvolgimento di Hezbollah in Siria) non sono un fatto accidentale ma dipendono dalla crisi senza fine dello
stesso sistema politico confessionale. Essi mostrano con la loro incidenza che i libanesi devono trovare al più presto un’uscita
da una crisi politica prodotta dalla combinazione di due fattori: un sistema in cui prevale una logica confessionale tra le diverse
comunità libanesi, che sono ostaggio di politici di ogni provenienza con la complicità di alcuni dignitari religiosi, e le
sollecitazioni esplicite di intervento rivolte a forze esterne generalmente antagoniste, ciò che non fa che esacerbare i contrasti e
le accuse reciproche tra le parti libanesi.
L’àncora di salvezza non può essere che una reinvenzione dell’identità libanese, o meglio della famosa libanesità, concetto
coniato da Choukri Ghanem, celebre letterato dell’inizio del XX secolo (1861-1930). Oggi, tale identità non è niente meno che
“un’Arca di Noè” al di fuori della quale i libanesi sarebbero probabilmente travolti dal diluvio che imperversa nella regione e
che comincia lasciare le tracce sia sul futuro delle anime che sull’insieme delle relazioni sociali.
Tuttavia l’adesione al Libano e l’integrazione dell’identità libanese all’interno di ogni comunità esige un’inversione di rotta da
parte di tutte le forze politiche esistenti. Occorre che i componenti dell’8 Marzo, soprattutto i partiti sciiti, accettino di essere
integrate allo Stato e di concedere la propria fiducia alle forze di sicurezza, che negli ultimi tempi hanno messo a segno punti
decisivi, formulando una posizione chiara rispetto al futuro dei propri gruppi militari e delle loro richieste politiche. La volontà
politica di negoziare in buona fede è necessaria a questo livello. Non bisogna ripetere l’esempio della dichiarazione di Baabda,
che, pubblicata l’11 giugno 2012 dai partecipanti al tavolo del dialogo tra libanesi, aveva posto le basi di una nuova intesa
politica e di una roadmap condivisa, ma è stata rinnegata dopo aver ottenuto l’avallo di tutti.
Diventa perciò inevitabile che il 14 Marzo, soprattutto nelle sue componenti sunnite, accetti una riforma profonda delle
istituzioni dello Stato, che includa anche una riconfigurazione più razionale del potere, oltre gli accordi di Taef, superando
così il modello che è stato applicato sotto la tutela siriana e che faceva del sistema politico libanese un semplice ostaggio tra le
mani di un grande fratello o di una grande sorella. Non basta più proclamare l’obbligo di adesione e di appartenenza allo Stato,
occorre presentare la visione di uno Stato capace di funzionare e di realizzare gli interessi dei libanesi.
I cristiani sono chiamati a dare un “contenuto aperto al futuro e d’avanguardia” alle loro scelte storiche, perché non
possono riposare sugli allori facendo valere il merito di aver fondato il Libano moderno. L’incrollabile attaccamento dei
cristiani al Libano, patria del presente, dovrà tradursi nell’elaborazione di un progetto per il futuro. Quest’ultimo dovrà ruotare
intorno a una scelta, lucida e coraggiosa, sul fondamento della legittimità del potere, superando l’attaccamento a ogni costo alla
divisione confessionale del potere e optando per la cittadinanza consensuale che sta al cuore delle rivendicazioni delle
rivoluzioni arabe, nonostante le derive più infelici. La ferma volontà dei cristiani, verso tutti e contro tutto, di fondare il potere
sulla sola adesione di tutti a un insieme di valori sociali e politici condivisi farà della loro scelta un sfida per tutti.
I cristiani sono riusciti, nonostante le regressioni, a incarnare il principio di un potere fondato sul consenso e a
continuare a proporlo a tutti i loro concittadini. È una scelta che ha dovuto opporsi per molto tempo all’opzione del potere
minoritario e totalitario: canti stridenti di sirene che hanno assordato a lunga la nostra regione, in nome di cause in cui il fittizio
e il legittimo si confondono.
Il dramma siriano è la prova tragica dei pericoli di tale scelta e dei loro orizzonti sinistri. Le implicazioni dello strazio siriano
per il Libano e in Libano devono spingere le forze politiche a ripensare le proprie scelte. Il coinvolgimento dei libanesi in Siria
non può che avvenire ad opera dello Stato, ed essere perciò non partigiano. Deve essere incentrato sulla mediazione e dunque
esortare alla riconciliazione e al risanamento dello Stato vicino.
Le forze politiche dovrebbero abbandonare la chimera di una vittoria di uno dei due campi della guerra civile siriana,
fondata sull’idea che tale vittoria potrebbe costituire una risorsa da far valere nel nostro gioco politico interno.
Indipendentemente dall’impatto che potrebbe avere l’intervento di un gruppo di libanesi in questa carneficina, è meglio che i
siriani ricordino, sia nel futuro prossimo che in quello lontano, che i loro vicini hanno agito solo per risparmiare loro questa
spaventosa discesa all’inferno. Il Libano ha tutto l’interesse ad agire in questo modo per far diminuire il peso dei rifugiati
siriani sul suo territorio e per aiutarli a tornare il più presto possibile nelle loro città e villaggi. Che cosa diventerebbe il Libano
se l’ondata di rifugiati siriani si insediasse stabilmente in Libano, quando il Libano non è mai riuscito a farsi carico della
presenza dei rifugiati palestinesi?
Il Libano ha una missione storica alla quale deve restare fedele: essere un Paese portatore dei valori di convivenza, rispetto
della diversità, e dei diritti di ciascuno e di ogni comunità. È importante aiutare i libanesi a spianare la strada che essi
dovranno attraversare e che porterà le istituzioni dello Stato dalla fase confessionale in cui si trovano al traguardo di un
moderno Stato di diritto.
È un percorso complesso, che comporta una sicura dimensione educativa e che ha un aspetto sociale, al livello dell’evoluzione
dei costumi e del comportamento politico, soprattutto nelle giovani generazioni. Occorrerà anche assicurare che le comunità
libanesi, senza eccezioni, godano delle garanzie politiche e costituzionali relative ai loro diritti e al loro futuro.
Ancora il Libano, sì! Perché il suo ruolo è più che mai determinante per la regione e per la necessità di uscire dalla guerra e
dalle violenze. Per questo dovrà fare un passo verso una nuova primavera.
LIBANO SIRIA-18/03- SALE LA TENSIONE, SICUREZZA RAFFORZATA AL CONFINE CON SIRIA
Quattro razzi esplosi dalla Siria sono caduti sulle colline della località sunnita di Ersal, nella valle della Bekaa (est), e
un’autobomba è stata neutralizzata: lo hanno riferito fonti militari libanesi, annunciando un rafforzamento del proprio
dispositivo di sicurezza lungo il confine con la Siria.
Almeno un uomo è rimasto ferito dai razzi che hanno colpito i villaggi di Laboué (o Labewh) e Nabi Osman (o Al Nabi
Othman). Quest’ultimo villaggio è stato il teatro di un attentato suicida che ha causato due morti e 14 feriti domenica sera.
Nell’esplosione dell’autobomba sono stati uccisi due esponenti di Hezbollah, il movimento sciita libanese che combatte in
Siria accanto alle forze governative del presidente Bashar Al Assad contro gli insorti. L’attentato di domenica è stato
rivendicato dai jihadisti del Fronte Al Nusra e da un gruppo armato sunnita poco noto, Liwa Ahrar al Sunna. Nella vicina
località di Al Fakiha, ieri l’esercito ha fatto esplodere un’autobomba che era stata parcheggiata dagli attentatori a 300 metri da
una scuola, impedendo un altro atto terroristico contro il Libano, trascinato ormai da mesi nelle violenze collaterali del
conflitto siriano.
Le forze armate libanesi sono in stato di massima allerta dopo la riconquista due giorni fa di Yabroud, una delle principali
roccaforti della ribellione siriana nei pressi del confine col Libano, da parte dell’esercito di Damasco sostenuto da Hezbollah.
Per evitare “infiltrazioni di elementi armati e autobombe in provenienza dalla Siria, sono state rafforzate le posizioni
dell’esercito nei villaggi di Fakiha e Aïn a Ras Baalbeck” scrive il quotidiano locale L’Orient-Le-Jour. Con la collaborazione
delle amministrazioni locali, le forze armate libanesi starebbero utilizzando trattori e altri veicoli civili per bloccare alcuni
corridoi di transito nei pressi del confine siriano, in particolare nella regione di Hamrat, nelle zone di Ersal, di Fakiha e nei
villaggi di Nabid Osman e Laboué. Dalle moschee della città di Ersal è stato lanciato un appello al coprifuoco.
L’altra zona che risente della guerra in corso nel paese confinante è quella di Tripoli, capoluogo della nord del Libano, dove
colpi d’arma da fuoco sporadici si sono fatti sentire nella notte. L’Agenzia nazionale di informazione (Ani) ha riferito di
scontri armati tra miliziani di quartieri storicamente rivali di Jabal Mohsen, a maggioranza alawita e pro-Assad, e di Bab el
Tebbane, a maggioranza sunnita e contrario al regime siriano. L’intervento dell’esercito di Beirut non è riuscito a fermare la
nuova ondata di violenze tra le due parti che ha già causato almeno 12 morti e 95 feriti da giovedì scorso. Atteso oggi a Tripoli
per una mediazione il nuovo primo ministro Tamma Salam, che incontrerà i deputati del capoluogo settentrionale.[VV]
LIBANO -21/03- NUOVO GOVERNO OTTIENE LA FIDUCIA, VERSO USCITA DALLA CRISI
Il nuovo governo libanese ha ottenuto, con 96 voti a favore su 101, la fiducia dal Parlamento che mette così fine a circa un
anno di impasse politica nel paese. L’approvazione era attesa da quando, la scorsa settimana, il primo ministro Tammam Salam
aveva raggiunto un compromesso con le parti politiche sul dibattito relativo al ruolo del movimenti sciita Hezbollah nella
difesa del territorio nazionale.
Il governo si è accordato sull’adozione di una formula che affirma che ogni cittadino libanese “ha il diritto di resistere
all’occupazione israeliana, a respingere gli attacchi e recuperare i territori sottratti”.
L’insediamento del nuovo esecutivo lascia presagire quindi, che le elezioni presidenziali potranno essere organizzate entro la
fine del mandato dell’attuale capo di Stato Michel Sleimane, che scade a maggio, come pure le legislative, previste lo scorso
anno ma rinviate a causa dello stallo istituzionale.
Il primo ministro ha fissato per il nuovo governo tre priorità: assicurare la sicurezza, rispondere al dramma dei profughi siriani
in fuga dalla guerra e organizzare l’appuntamento dei libanesi con le urne.
LIBANO SIRIA -21/03- SCONTRI A TRIPOLI, IN AUMENTO PROFUGHI SIRIANI
Quattro persone sono rimaste uccise in combattimenti a Tripoli, nel nord del paese, nel corso di nuovi scontri legati al conflitto
nella vicina Siria. Lo riferiscono fonti di stampa locali secondo cui i nuovo decessi portano a 18 il numero delle vittime
registrate dallo scorso 13 marzo nell’ondata di violenze che vede coinvolti i quartieri di Jabal Mohsen, a maggioranza alawita e
Bab al Tabbaneh, principalmente abitato da sunniti.
L’esercito, dispiegato in città per prevenire il riaccendersi degli scontri, è stato anch’essobersaglio di colpi d’arma da fuoco e
l’esplosione di un ordigno, la notte scorsa, detonato al passaggio di una pattuglia, ha causato il ferimento di un soldato.
Intanto, non lontano dalla frontiera con la Siria, nella regione della Bekaa, due pastori sono rimasti uccisi quando militari
siriani hanno aperto il fuoco su di loro, credendo che si trattasse di ribelli che cercavano di infiltrarsi lungo il confine.
I nuovi episodi di violenza, in un paese profondamente diviso sul conflitto nella vicina Siria, si verificano nel giorno in cui il
nuovo governo di Tammam Salam ha ottenuto la fiducia del parlamento. L’esecutivo, che si insedierà dopo lunghi mesi di
stallo politico, dovrà cercare di garantire la stabilità interna preparare il paese a un nuovo appuntamento con le urne.
Intanto, fonti della una fonte della sicurezza libanese riferiscono di decine di civili feriti dai bombardamenti dell’artiglieria
siriana mentre attraversavano il Nahr el Kebir, il fiume che separa i due paesi. “La gente ha iniziato a fuggire da al Hosn (il
villaggio presso ci si trova a fortezza medievale del Krak dei cavalieri, riconquistata dall’esercito siriano, ndr) tre giorni fa.
Finora sono arrivate almeno 300 persone” ha riferito un residente di Wadi Khaled al quotidiano libanese L’Orient le jour.
“Ci sono ancora corpi che galleggiano sulle sponde del fiume” aggiunge la medesima fonte, secondo cui molti combattenti
ribelli a Hosn erano libanesi. [AdL]
LIBANO -01/04 h23:37- Governo schiera esercito ed elicotteri a Tripoli.(Fr24)
-03/04- PIÙ DI UN MILIONE I RIFUGIATI DALLA SIRIA. Il numero dei rifugiati siriani in fuga dal conflitto e registrati nel
vicino Libano ha sorpassato la soglia di un milione di persone. Lo ha annunciato oggi l’Alto rappresentante Onu per i rifugiati
Antonio Guterres per cui quello raggiunto è “un record disastroso, aggravato dal fatto che le risorse si stanno esaurendo
rapidamente e le comunità che li ospitano sono vicine al punto di rottura”.
“Un afflusso di tale portata – si legge nel comunicato diffuso dall’Unhcr – sarebbe imponente per qualsiasi paese. Per una
nazione piccola e attraversata da difficoltà e dissidi interni come il Libano, l’impatto è sconcertante”.
Allo stato attuale, secondo le stime Onu, i rifugiati dalla Siria costituiscono circa un quarto della popolazione residente nel
Paese dei cedri. [AdL]
LIBANO SIRIA-08/04- SCONTRI “INUSUALI” E VITTIME IN CAMPO SFOLLATI PALESTINESI… ha riferito il
quotidiano libanese L’Orient Le Jour, hanno causato nove morti e più di dieci feriti nel campo di profughi palestinesi di Miyé
Miyé (o Mieh Mieh) a Sidone, nel sud del paese. La stessa fonte, che cita testimoni del campo sfollati, ha precisato che le
principali fazioni armate palestinesi presenti nella zona “non sono state coinvolte negli scontri di ieri”.
I responsabili sono stati identificati come esponenti del gruppo Ansar Allah da una parte – diretto da Jamal Sleiman, ex
membro di al Fatah – e quelli dei ‘Martiri del ritorno’ dall’altra, sotto la guida di Mohammad Dahlane, ex dirigente di al Fatah.
I due gruppi si sono scontrati anche con armi pesanti, sulla scia di rivalità individuali per il controllo del campo.
Dopo l’intervento del Comitato di coordinamento delle diverse fazioni palestinesi la situazione sarebbe tornata calma a Miyé
Miyé, dove sono state dispiegate diverse unità dell’esercito libanese che hanno bloccato tutte le strade di accesso. Oltre a una
dozzina di campi profughi palestinesi, il paese dei Cedri ospita anche un milione di rifugiati siriani.[VV]