Ma questi pomodori italiani
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Ma questi pomodori italiani
Civiltà Contadina - Associazione per la salvaguardia della biodiversità http://www.civiltacontadina.it Soggetto: Il forum senza frontiere Discussione: Re: Ma questi pomodori italiani... Inviato da : Visitatore Data: 2006/1/23 10:20 La costruzione di un data –base di varietà implica (presuppone) che ci sia qualcuno che si metta poi a cercare ed inserire dati. Per ora, se devo giudicare dalla partecipazione a questo genere di discussioni e dalla percentuale di persone che hanno quantomeno inserito varietà in annuario, tenderei ad essere pessimista. Questa è la più grossa difficoltà che vedo. L’altra di cui parla Miklon (cioè una certa qual “ignoranza”) francamente la vedo come problema minore: una associazione serve anche per mettere insieme persone che poi si scambiano competenze; inoltre credo che, purtroppo, siamo ad un gradino inferiore, cioè il problema (per ora) è ancora “chi cerca”, “come cerca” e “dove cerca”. Per fare questo (per ora) servirebbero, ripeto, uomini e donne di un o’ di buona volonta’ ed organizzazione. Organizzazione potrebbe anche semplicemente significare ad es.: un minimo di standardizzazione nelle ricerche e nella catalogazione. Mi sembra che (per ora) manchi proprio un impegno ed una organizzazione della raccolta “di base”. Probabilmente da questa raccolta di semi, informazione, etc. ci sarà poi da fare un esame più attento e professionale. Un materiale “bruto” di base, potrebbe almeno incuriosire università, istituzioni, singoli professionisti del settore etc. Credo che una pre-condizione di tutto ciò sia cominciare a muoversi fuori da internet. Uno dei motivi che limitano l’attività dei seed-savers italiani (non l’UNICO o il PRINCIPALE) è quello di muoversi eccessivamente, a mio modesto parere, su internet. Capisco che questo mezzo facilita molte cose e, in parte, supplisce (o tenta di supplire) a carenze di tempo, impegno, etc. Ma internet i difettucci suoi li ha e tenterò di parlare di questi. Come tutti sappiamo la nostra è una società consumista, in cui qualsiasi cosa viene buttata nella fornace di un consumo indistinto qualitativamente e che necessità di quantità crescenti di oggetti da consumare. Internet accellera queste caratteristiche. Un enorme vido-game di consumi. Tutto facile e, magari, a buon prezzo. Credo che la stessa natura del mezzo istighi ad un consumo di “semi” puramente passivo. Giusto per fa vede’ come sono bravo: una volta si disse che “il mezzo è il messaggio”, cioè: tu statti buono lì, consuma e non rompere i cogliomberi che ti do tutto io, omogeneizzato e premasticato. Paradossalmente (e con un pochino di provocatorietà) potrei dire che più un sito è ben fattio, accattivante, colorato, etc. più diventa indistinguibile dalla marea di “carinerie” più o meno “natural-bio-eco-tipico-etc.” e di pure e semplici cacchiate i cui si annega ad ogni clik. Ergo per cui Ben venga internet per facilitare i contatti, ma, almeno tendenzialmente, bisognerebbe travasare il più possibile dal “virtuale” al “reale” (dove, dopotutto, come disse Woddy Allen, è l’unico posto dove si mangia bene). Ripetiamo inoltre che: mica tutti accedono a internet (credo sia noto che l’italia è fra i paesi meno informatizzati d’europa) e chi ci accede è tendenzialmente più 1/3 Civiltà Contadina - Associazione per la salvaguardia della biodiversità http://www.civiltacontadina.it simile a me (panzetta, qualche pruritino ecologico, poca voglia di lavora’, etc.) che al “vecchio contadino” strabuzzante di memorie del bel tempo andato. Bene… andando sul propositivo azzardo un paio di cose. 1) che gli scambi di semi che intercorrono fra soci distanti meno di km. 100 avvenghino non per posta ma incontrandosi fisicamente. 2) Molto è sentita l’esigenza di un data-base “informativo” sulle varietà italiane salvate o da salvare. Si parla anche di Banca del seme. Per costruire ambedue le cose in modo che non contengano solo le 50 varietà valmarecchie di alberto (ammappete… la banca del germoplasma della Regione Toscana ha solo 46 varietà di ortaggi e a quella della regione Piemonte appena 30) e poco altro credo bisognerebbe procedere ad una indagine a tutto campo. Suggerirei che questo avvenga (anche) tramite un questionario cartaceo da distribuire in biblioteche, case del popolo, associazioni di categoria, etc. Questo questionario dovrebbe (con linguaggio chiaro ed adattato addirittura alle diverse realtà) spiegare che si sta cercando di fare, chiedre semi ed informazioni, ma anche contenere domande chiave che consentano un minimo di controllo (da quanti anni riproduci ‘sto seme? Lo coltivi solo te o pure qualcun altro? Conosci più di un nome con cui viene chiamata? Come e da chi hai avuto i primi semi? Possiamo venire nel tuo orto a dargli un’occhiata, a fare delle foto? Etc.). In tale questionario dovrebbe essere indicati come referenti i vari referenti regionali (esistono ancora?) o, comunque, non solo alberto olivucci. Il questionario potrebbe essere diffuso a tutti tramite internet. I referenti regionali dovrebbero/potrebbero curare l’inserimento nel data base disponibile per tutti su internet (previo un minimo di vaglio seppure sulla base di criteri un minimo omogenei), la diffusione oculata deli semi eventualmente raccolti. 3) Il data-base dovrebbe essere poi trasposto periodicamente su carta, anche per facilitare la diffusione, la presentazione in convegni/riunioni/manifestazioni, richiamare l’attenzione ed il confronto con Istitti di ricerca, altre associazioni, etc. 4) Credo sia necessario o utile che per costruire ‘sto data – base si cerchi la collaborazione anche con altre assiciazioni, Istituti, etc. Per collaborazione intendo non semi, ma ad es.: anche solo immagini e7o notizie. Fors e dico un’altra fesseria: la Regione Toscana o La Regione Piemonte non potrebbero semplicemente fornirci immagini, notizie storiche, etc.? Francamente non so dire se tutto questo può portare a qualcosa, ma diversamente non capisco la necessità dell’esistenza di una associazioine di seed-savers in italia. Come è noto non sono né un esperto di semi, né un contadino, ed inoltre sono antipatico, inacidito, pigro, diffido di tutto e di tutti, oramai mi viene la febbre se sento parlare di biologico o di corse fra i prati in fiore, metto la mano sul calcio della pistola quando sento la parola “tradizionale”. C’è qualcuno che mi adotta come rompipalle in via di estinzione? Scusate errori, lungaggini, etc. Ciao a tutti 2/3 Civiltà Contadina - Associazione per la salvaguardia della biodiversità http://www.civiltacontadina.it 3/3 Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)