Qui Wolfsburg dove a decidere è anche l`operaio

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Qui Wolfsburg dove a decidere è anche l`operaio
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L’ECO DI BERGAMO
MERCOLEDÌ 26 SETTEMBRE 2012
Economia
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www.ecodibergamo.it/economia/section/
a
Qui Wolfsburg
dove a decidere
è anche l’operaio
Stipendi da 2.500 euro per i lavoratori Volkswagen
Ma la cogestione è difficilmente esportabile in Italia
DALL’INVIATO
PIERLUIGI SAURGNANI
WOLFSBURG (GERMANIA)
a Per descrivere la sede
centrale della Volkswagen a
Wolfsburg ci vorrebbe un
Johnny Dorelli mentre canta
una delle sue canzoni di successo: l’immensità. È tutto di proporzioni gigantesche, e infatti è
il più grande stabilimento del
mondo: ha un’estensione di 1,7
chilometri quadrati, su un’area
complessiva di 6,5 chilometri
quadrati (per i gruppi di visitatori si usano «trenini» trainati da
Golf scoperte e prive di portiere
mentre i dipendenti si spostano
su biciclette), vi lavorano oltre 50
mila persone (dieci volte tanto,
ad esempio, Mirafiori a Torino)
che rappresentano la metà degli
addetti del gruppo Volkswagen
in Germania (98 mila) e un decimo di quelli operanti nel mondo
(mezzo milione). Gli operai sono
21 mila (che lavorano, 7 mila alla
volta, su tre turni che coprono le
24 ore), gli altri sono i dirigenti,
gli impiegati e i ben 11 mila addetti del Centro ricerca e sviluppo che lavora per tutti i 63 stabilimenti del gruppo nel mondo.
La sede, oltre ad essere affiancata dal Mittelandkanal, canale artificiale che collega i fiumi Reno
ed Elba, su cui navigano grandi
imbarcazioni che trasportano le
merci Volkswagen, è collegata alla vicina stazione ferroviaria di
Wolfsburg, città-satellite sviluppatasi di pari passo con la Volkswagen. In ogni famiglia della
città (120 mila abitanti) della
Bassa Sassonia - posta a metà
strada tra Berlino e Hannover c’è un dipendente Volkswagen.
Lo stadio nuovo si chiama «Volkswagen Arena» e la squadra locale - sponsorizzata dalla casa automobilistica - nel 2009 ha vinto
il campionato davanti al Bayern.
Grandi numeri e piccole attenzioni
Ma, paradossalmente, ad impressionare quanto i grandi numeri del colosso tedesco voluto
da Hitler nel 1938 per realizzare
la «vettura del popolo», sono alcuni piccoli aspetti che però sono importanti esattamente come
i grandi. Possibile che l’occhio
italico di chi scrive - abituato al
caos e al disordine del suo Paese
- non abbia notato neppure una
cartaccia per terra o qualcosa di
fuori posto? È sorprendente anche in un Paese ordinato, pulito
e disciplinato come la Germania.
Il Gruppo
Volkswagen
AUTO
Volkswagen
Audi
Lamborghini
Bentley
Bugatti
La mensa deve sfamare ogni
giorno qualcosa come 30 mila
persone, eppure non è una ciclopica mangiatoia ospitata in uno
sterminato capannone ma è frazionata in tanti piccoli quanto
accoglienti punti di ristoro. E cosa ci fanno i vasi di piante posti a
fianco della catena di montaggio?
Anche questa presenza del verde rientra in quelle «piccole» attenzioni che rendono più gradevole l’ambiente di lavoro. Gli operai lavorano in piccoli gruppi attorno all’auto, ma - ecco un altro
«piccolo» aspetto, i posti di lavoro ergonomici - a piegarsi non è
la schiena dell’operaio bensì l’auto stessa che la nuovissima catena di montaggio solleva di lato, a
beneficio della colonna vertebrale dei lavoratori. E non sono sfumature. Sarà solo un’impressione, ma gli operai sembrano tutti
orgogliosi della loro azienda.
Un modello vincente
Porsche
Seat
Škoda
VEICOLI
COMMERCIALI
Volkswagen
commercial
vehicles
Scania
Man
MOTO
Ducati
Motor
Holding
Ma anche la consistenza dello
stipendio fa la sua parte. «Guadagno 2 mila 500 euro netti», ci
dice un operaio italiano (sono 2
mila in tutto a Wolfsburg e costituiscono la prima comunità straniera) da trent’anni alla Volkswagen, sposato e con figli. Ma con
gli straordinari si può arrivare a
3 mila. Cifre nettamente superiori a quelle italiane, quando il
costo della vita in Germania non
è lontano da quello italiano. L’azienda, del resto, è florida, nei
primi otto mesi dell’anno ha aumentato le vendite del 10,2%.
Ad essere vincente, nel suo
complesso, è il «modello Volkswagen» basato su una cogestione che vede la presenza del sindacato nel consiglio di sorveglianza, la partecipazione dei lavoratori a ogni singola scelta
aziendale (assunzioni comprese)
e agli utili (nel 2012 i lavoratori
tedeschi hanno ricevuto un bonus di 7.500 euro a testa) e il loro
spesso determinante contributo
di idee volto al miglioramento
delle caratteristiche delle auto.
Un «modello», però, - e su questo
sono d’accordo i lavoratori italiani di Volkswagen che conoscono
bene le differenze tra la realtà tedesca e quella italiana - difficilmente esportabile in Italia dove
il rapporto tra aziende e sindacati è spesso più conflittuale che
collaborativo. A Wolfsburg il sindacato è anche il padrone, ed è
tutto più facile. ■
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Le quattro grandi ciminiere
che caratterizzano la facciata
della sede Volkswagen a Wolfsburg
a
Sulla stampa tedesca le voci
di un interesse per l’Alfa Romeo
a «L’Alfa Romeo non è in
vendita», parole di Sergio Marchionne, amministratore delegato Fiat, pronunciate lunedì
scorso. Ma nello stesso giorno il
quotidiano tedesco Wolfsburger
Allgemeine titolava in prima pagina: «Vw: interesse per l’Alfa
Romeo?». L’articolo riprendeva
un servizio comparso sul settimanale tedesco «Focus» che riferiva di un possibile interesse
del gruppo di Wolfsburg per il
marchio del gruppo Fiat, avvalorato dalla recente visita di
esperti Volkswagen negli stabilimenti di Mirafiori, Cassino,
Melfi e Pomigliano.
Nessun commento ufficiale
da parte del gruppo automobilistico tedesco anche se, a fine
agosto, il «numero uno» Volkswagen Martin Winterkorn
aveva ribadito che «non sono allo studio ulteriori acquisizioni.
Abbiamo dodici marchi, non ci
serve il tredicesimo».
Ma tra i cittadini di Wolfsburg l’altro ieri le reazioni erano diverse: scetticismo su queste voci da parte di alcuni («Se
ne parla da diverso tempo, non
ci credo»), mentre per altri il
marchio Alfa Romeo sarebbe
proprio quello mancante nel
pur variegato gruppo Volkswagen, che ne conta già dodici:
In prima pagina sul giornale di Wolfsburg le voci riguardanti l’Alfa Romeo
«Potrebbe sostituire, nel gruppo, il marchio Seat - è una delle
opinioni raccolte tra gli abitanti della città - il cui rilancio ha
incontrato qualche difficoltà».
Secondo invece il Wall Street
Journal, Sergio Marchionne rilancerà l’Alfa Romeo negli Stati
Uniti nel 2014 e non nella seconda metà del 2012 come previsto, a causa delle difficoltà del
settore in Europa. Secondo il
quotidiano americano, la Fiat
conta di iniziare l’operazione rilancio con un’auto sportiva a
due posti e poi una berlina d’alta gamma, la Giulia. Il primo
modello sarà costruito in Italia,
il secondo a Belvidere, Illinois,
in una fabbrica Chrysler.
I due futuri modelli, ha scritto ancora il Wsj, monteranno
motori esclusivi basati sulla tecnologia utilizzata da Maserati e
Ferrari. Una mossa che punta a
differenziare il marchio Alfa da
Chrysler e a conferire alle nuove vetture credenziali più alte. ■
P. S.
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L’ECO DI BERGAMO
MERCOLEDÌ 26 SETTEMBRE 2012
Il parco tematico ospita anche un centro vendita
Autostadt, nella città dell’auto
il più grande museo storico
«Persone, veicoli e ciò che li muove»: è il motto dell’Autostadt di
Wolfsburg, la grande «cittadella
dell’auto», con annessi una vasta
area verde attrezzata e ben 13 ristoranti, che sorge a fianco dello
stabilimento Volkswagen e di proprietà della casa automobilistica.
Le marche del gruppo Volkswagen sono esposte in otto padiglioni
distribuiti all’interno del parco che
riflettono la filosofia di ognuno con
strutture e design singolari. I visitatori hanno modo di sperimentare personalmente i valori associati
a ciascun brand. L’attrazione principale per molti visitatori è rappresentata dal CustomerCenter dell’Autostadt. Ogni giorno, in media
circa 500 clienti ritirano la loro vet-
tura presso il maggior centro di distribuzione al mondo. Accanto a esso svettano le due CarTower in vetro che raggiungono un’altezza di
48 metri e possono ospitare fino a
800 veicoli pronti per la consegna.
L’attrazione più popolare dell’Autostadt è però lo ZeitHaus, il
Museo dell’automobile più visitato
al mondo; una collezione straordi-
naria dei modelli più celebri e significativi delle case automobilistiche
che hanno fatto la storia dell’automobile. Lo ZeitHaus contestualizza
la storia dell’automobile e ospita le
pietre miliari dell’industria in un’unica esposizione. E dispone cronologicamente le innovazioni introdotte illustrandone l’accoglienza e
l’impatto sul settore.
a
Debutto in fabbrica
per la nuova Golf
La 7ª versione presentata a 15 mila dipendenti
I vertici: «Per il 2018 obiettivo leader mondiale»
WOLFSBURG (GERMANIA)
La «cittadella dell’auto» Autostadt, posta vicino allo stabilimento Vw. Contiene anche un museo dell’auto
a Una platea di 15 mila
persone per il debutto dell’ultima versione (siamo alla settima,
ormai) della Golf. Un esordio
tutto interno, quello di ieri a
Wolfsburg sede della Volkswagen, dato che i 15 mila presenti
al «vernissage» del nuovo modello da parte del direttivo (in
testa Martin Winterkorn, presidente del consiglio di gestione,
e Ferdinand Piëch, presidente
del consiglio di sorveglianza) e
del sindacato altro non sono che
buona parte degli operai che lavorano nello stabilimento tedesco. La presentazione ufficiale
esterna alla stampa, in contemporanea in tutto il mondo, avverrà solo in novembre. Può
sembrare singolare che l’auto
sia «presentata» agli operai che
la stanno fabbricando ma non lo
è affatto per il «modello Volkswagen» di cogestione che vede
una partecipazione attiva dei dipendenti e del sindacato alla vita dello stabilimento.
La sede Volkswagen a Wolfsburg
Obiettivo leader mondiale
Due operai dello stabilimento Volkswagen in pausa lavoro. I dipendenti hanno diritto a tre pause al giorno
«Grande attesa»
Il gruppo di dipendenti della Bonaldi di Bergamo in visita allo stabilimento Volkswagen di Wolfsburg
«C’è grande attesa per l’arrivo
sul mercato della nuova Golf
VII - dice Simona Bonaldi, amministratore delegato del Gruppo Bonaldi di Bergamo (l’altro è
Gianemilio Brusa) - un successo che dura da 38 anni. La Golf
è una vettura simbolo, che ha
reso grande il marchio Volkswagen nel nostro Paese e anche a
Bergamo. Una vettura totalmente rinnovata, più dinamica
e precisa, eco-compatibile che
interpreta alla perfezione le esigenze dell’oggi: velocità, leggerezza, eco-sostenibilità».
Solo i 15 mila dipendenti
hanno potuto vedere da vicino
la nuova Golf ma - spiega Robertino Alaimo, italiano trapiantato da anni in Germania e uno
dei 150 addetti alla comunicazione della sede centrale Volk-
esemplari (29,1 milioni, per la
precisione).
La nuova vettura è fino a cento chili meno pesante, la sola
scocca è più leggera di 23 chili, i
consumi sono stati ridotti fino
al 23%, ridimensionate anche le
emissioni di CO2. La Tdi 105 Cv
consuma 3,8 litri ogni cento chilometri, la Tsi 140 Cv da 4,8 litri
per cento chilometri, la BlueMotion solo 3,2 litri ogni cento
chilometri. «La Golf sette - dicono ancora dalla casa madre di
Wolfsburg - è la prima Volkswagen con sistema anti collisione
multipla. È più spaziosa e
confortevole, e la capacità del
bagagliaio è stata incrementata
a 380 litri. È anche la prima
Volkswagen con interfaccia antenna induttiva per smartphone».
Il frontale della nuova Golf
swagen - il nuovo modello è più
lungo e più basso della Golf versione sei. A non cambiare, però,
è il prezzo, che sul mercato tedesco è lo stesso della precedente versione».
Il primo modello Golf risale
al 1974 e in 38 anni sono stati
venduti quasi 30 milioni di
«Malgrado le difficoltà del contesto - ha detto ieri alla presentazione a Wolfsburg il presidente del consiglio di gestione Martin Winterkorn - il gruppo Volkswagen è ben attrezzato e ha fiducia nel suo futuro. Abbiamo
gli strumenti per mantenere
Volkswagen sulla giusta carreggiata». Il gruppo - ha proseguito Winterkorn - «è sulla buona
strada» per rispettare gli obiettivi della strategia 2018 e diventare così leader mondiale dell’auto, al posto di General Motors. Winterkorn ha comunque
rilevato che il clima è diventato
chiaramente più difficile.
Il direttore finanziario Hans
Dieter Poetsch ha rilevato il
buon andamento del semestre
del gruppo e il favorevole sviluppo delle consegne nei primi otto mesi, in cui il costruttore ha
fatto meglio del mercato, ma ha
avvertito che la seconda metà
dell’anno sarà più dura. ■
P. S.
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a
Con Bonaldi a Bergamo
il distaccamento tedesco
a 3.498 auto Volkswagen
vendute nel 2011; 2.136 vetture
vendute nei primi otto mesi di
quest’anno: il gruppo Bonaldi
Bergamo è leader in Italia nelle
consegne delle auto a marca Vw.
In Italia - dati del 31 agosto 2012
- la casa di Wolfsburg copre l’8,2
del mercato italiano (prima
marca dopo la Fiat), e a Bergamo il 10,2% del mercato locale
(anche in questo caso è la prima
marca dopo la casa torinese).
Considerando tutte le marche
commercializzate, Bonaldi ha
consegnato nel 2011 9.146 vetture.
Sono i numeri di Bonaldi Motori spa, che gestisce l’attività
commerciale dei marchi Volkswagen, VW Veicoli commerciali, Audi, Škoda, Seat, e di Supernova Car Outlet (mercato dell’usato), nella sede di Azzano San
Paolo, e di Lamborghini Bergamo (concessionaria per Bergamo, Brescia ed Est Lombardia)
nelle sedi di Bergamo e Treviglio; Bonaldi Tech spa, sotto la
denominazione di Centro Por-
sche Bergamo, segue le attività
commerciali del marchio Porsche ed è concessionaria esclusiva dello stesso marchio per
Bergamo e Cremona; Bva Leasing spa, è la società del gruppo
dedicata al servizio di finanziamento; e Bonaldi spa si occupa
dei servizi informativi e amministrativi oltre che della gestione degli immobili strumentali.
Il fatturato 2011 del gruppo si
è attestato su 237 milioni di euro (224 milioni nel 2010). I dipendenti sono 242.
Una storia iniziata nel 1959
«La storia del gruppo - dice
l’amministratore delegato Simona Bonaldi - è la storia del
marchio Volkswagen a Bergamo; l’anno che ha segnato l’ini-
Simona Bonaldi
zio dell’avventura è il 1959
quando, nel mese di settembre,
si ottenne la concessione del
marchio Volkswagen per la provincia di Bergamo, e si iniziò la
vendita del Maggiolino, modello storico della casa tedesca. Un
binomio vincente che ha portato il gruppo Bonaldi, nel 2009,
a festeggiare i 50 anni di attività».
Bonaldi ogni anno organizza
un viaggio per visitare le fabbriche del gruppo Volkswagen e
l’ultimo, con una trentina di collaboratori (ogni anno diversi) è
avvenuto nei giorni scorsi: «Un
weekend lungo - continua Simona Bonaldi - per stare insieme, fare squadra e conoscere
meglio e più da vicino il gruppo
Volkswagen». Quest’anno la me-
ta è stata Wolfsburg, primo stabilimento oltre che sede storica
della Volkswagen (la fabbrica è
stata costituita nel 1938 e poi ricostruita dopo la Seconda Guerra mondiale), che ha compreso
anche la visita all’Autostadt, la
«città dell’automobile».
«La ricetta tradizionale che
ha fatto grande il gruppo Volkswagen - conclude Simona Bonaldi - è sempre la stessa e ha
molto da insegnare: importanti
investimenti in ricerca e sviluppo, alto contenuto tecnologico,
invidiabile filiera organizzativoproduttiva che pone il lavoratore al centro del sistema. Ricetta
capace, anno dopo anno, di rinnovarsi, migliorare e tenere il
passo coi tempi». ■
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