Saluto di Suzanne Gordon agli infermieri italiani

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Saluto di Suzanne Gordon agli infermieri italiani
ATTUALITà
• Saluto di Suzanne Gordon agli infermieri italiani
Saluto di Suzanne Gordon
agli infermieri italiani
S
ono molto contenta di inviare i miei saluti agli infermieri italiani e fiorentini in questa Giornata internazionale dell’infermiere davvero unica. La Giornata
dell’infermiere è in realtà un evento sempre speciale, perché
ricorda la professione oggi più numerosa, anche tra le più
importanti, del sistema assistenziale e sanitario mondiale.
Come sapete, la scelta del 12 maggio per la Giornata internazionale dell’infermiere coincide con il giorno della nascita
di Florence Nightingale, avvenuta proprio nella vostra Firenze, da cui è derivato il suo nome stesso, Florence appunto. In questo 12 maggio, in particolare, ricorre il centenario
della morte di Nightingale: per questo il 2010 è stato dichiarato l’Anno dell’infermiere. Credo fermamente che ci sia bisogno di dare valore agli infermieri non solo nella Giornata
o nell’Anno dell’infermiere, ma sempre. Questo è ciò che
cerco di fare nel mio lavoro di giornalista.
Come alcuni di voi sapranno io non sono un’infermiera:
sono una giornalista che sta scrivendo di infermieri e professione infermieristica da oltre vent’anni. Ho iniziato a
scrivere di questa professione dopo il 1984, quando ebbi
la mia prima figlia; allora pensavo che il mio medico, che
era anche un amico, sarebbe stato la persona più importante per accompagnarmi nell’esperienza del parto. Invece scoprii che le persone fondamentali per cavarmela nelle
24 ore di travaglio furono gli infermieri e le ostetriche, che
mi insegnarono a prendermi cura di me e dei miei bisogni
– quelli che nessuno racconta durante i corsi pre-parto – e
ad accudire il neonato, che, diversamente dalle bambole
di plastica che avevo lavato e alle quali avevo cambiato
il pannolino durante il corso, era un essere umano vivo,
che respirava e si dimenava. Quando lasciai l’ospedale, mi
resi conto che la mia idea dell’assistenza sanitaria era com-
Presso la sede del Corso di Laurea, dove da circa
80 anni si svolge formazione infermieristica,
è stata apposta una targa commemorativa
in memoria di Nightingale.
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di Suzanne Gordon
pletamente sbagliata. Man mano, scrivendo di infermieri
e professione infermieristica, ho scoperto quanto fosse
errata l’immagine che la maggior parte di noi aveva e ha
dell’assistenza sanitaria.
Sebbene come giornalista sia stata spesso descritta dagli
infermieri come una che prende le loro parti, una paladina della professione infermieristica, non mi ritengo affatto
una che difende gli infermieri: io mi considero una persona che difende e prende le parti dei pazienti. So inoltre
che non è possibile mirare alla tutela dei pazienti se non
si sostiene la professione infermieristica: questo semplicemente perché, senza le cure infermieristiche nel sistema
dell’emergenza/urgenza, nessun paziente potrebbe superare la fase critica. Senza le cure infermieristiche, noi pazienti
soffriremmo e avremmo dei danni. Senza le cure infermieristiche, noi pazienti potremmo anche morire.
Questo è il motivo per cui gli infermieri hanno bisogno di
quelle che io chiamo “le quattro R”: rispetto, riconoscimento, ricompense e risorse.
Gli infermieri hanno bisogno di essere rispettati e compresi. Devono essere riconosciuti in tutti gli organismi
pubblici e in tutti i dibattiti sulle politiche sanitarie. Questo non deve avvenire solo nella Giornata dell’infermiere, ma durante tutto l’anno. Gli infermieri devono essere
ricompensati non solo con una pacca sulla spalla o con
delle esortazioni a “non mollare”, a resistere, ma con miglioramenti, con adeguati livelli di personale, con ausili
per sollevare i malati negli ospedali, con una varietà di
indennità e valorizzazioni. Infine gli infermieri hanno bisogno di risorse: in questo includo la collaborazione con
i medici e il poter far sentire la loro voce nella gestione
dell’infermieristica nelle istituzioni nelle quali lavorano.
Consentitemi di farvi una domanda.
Quanti di voi credono che la gente abbia fiducia negli infermieri, che si fidi di voi? Quanti di voi pensano che la
maggior parte delle persone sappia che cosa gli infermieri
effettivamente garantiscono, quale sia il loro reale contributo nel servizio sanitario?
Quando pongo questa domanda, la maggior parte degli
infermieri risponde che la gente si fida di loro, sebbene
ritenga che i cittadini non abbiano alcuna idea di che cosa
realmente assicurino gli infermieri. Ci troviamo quindi di
fronte a un paradosso: la gente si fida degli infermieri, ma
non ha idea di che cosa facciano. Ma allora, perché si fidano di loro? Perché sono gentili, carini, dolci, disinteressati
e altruisti? Oppure si fidano di loro perché possiedono
conoscenze, sono intelligenti, salvano vite, prevengono la
sofferenza e fanno risparmiare denaro?
ATTUALITà
Credo che in questa Giornata dell’infermiere, in
quest’anno dedicato agli infermieri, debbano essere gli
infermieri stessi ad affrontare prima di tutti questo paradosso, aiutando la gente a comprendere che cosa garantiscono nel loro orario di lavoro.
Ecco che cosa penso degli infermieri.
Applicando le notevoli conoscenze che possiedono – e
quindi il cervello e non solo il cuore! – essi proteggono
i pazienti dai rischi e dalle complicanze della disabilità e
dell’infermità, come pure partecipano al controllo delle
complicanze derivanti dalla malattia. Gli infermieri proteggono i pazienti dai rischi che subentrano quando la
malattia e la fragilità rendono difficile, impossibile o persino letale per i pazienti svolgere le loro attività di vita
quotidiana, svolgere anche atti ordinari come respirare,
girarsi, andare in bagno senza aiuto, tossire, deglutire. In
questi processi gli infermieri si assicurano che i pazienti
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sopravvivano non solo dal punto di vista fisico, ma anche
emotivo, aiutando anche i familiari a far fronte alle malattie dei loro cari, sostenendoli durante il processo di guarigione, di adattamento o anche accompagnando i loro cari
alla morte. Gli infermieri educano i pazienti alla gestione
sicura del proprio regime terapeutico, all’adattamento
alla malattia e all’infermità, alla guarigione. Gli infermieri
aiutano a vivere in una dimensione che una malattia o un
trauma possono avere permanentemente alterato.
Che cosa fanno gli infermieri?
Salvano la vita, prevengono le complicanze, evitano che
i pazienti abbiano dolore e soffrano, fanno anche risparmiare denaro: sono degli studi internazionali che provano
questo ultimo aspetto. Uno studio condotto in Svizzera,
ad esempio, ha appurato che nelle terapie intensive, dove
gli infermieri assistevano più di due pazienti, la durata della degenza incrementava dal 30 al 50%. La riduzione del
numero di pazienti assegnati agli infermieri delle terapie
intensive – ad esempio da tre a due – potrebbe portare a
un risparmio di milioni. Nel 2005, la rivista Medical Care
12 maggio a Firenze
firenze, insieme a Londra e istanbul, al centro delle celebrazioni del 12 maggio in questo
2010.
È infatti una delle città di riferimento della vita di Florence Nightingale, di cui abbiamo
ricordato il centenario della morte nello scorso numero, con due articoli dedicati.
firenze, che a florence ha dato il nome e i natali, ha scelto di organizzare più eventi nella
città, portando in luce la figura infermieristica presso la popolazione. È stato proprio il
primo cittadino, ovvero il sindaco Matteo Renzi, ad accogliere gli infermieri in quella
che ha definito la loro casa, come quella di tutti gli altri fiorentini: Palazzo Vecchio, sede
del Comune, in cui si è svolto l’evento celebrativo degli infermieri nella loro Giornata
internazionale, che ha visto un’adesione veramente inaspettata. il sostegno e il patrocinio alla manifestazione è stato ampio e autorevole: regione, Università, federazione
Il Sindaco
ipasvi e Collegio di firenze, oltre al Coordinamento dei Collegi ipasvi toscani, sono condi Firenze
fluiti accanto alle autorità locali (sindaco, Assessorato alle Politiche Socio sanitarie). Da
Matteo Renzi
questa pluralità di voci è emersa una omogeneità di visione sulla rilevanza della figura
ha aperto
infermieristica odierna per la promozione e la tutela della salute delle persone, come anil convegno
che la centralità dell’intervento infermieristico per l’implementazione di servizi a misura
in quella che ha
dell’utenza locale e dei suoi bisogni specifici.
definito la “casa
Oltre al meeting in Comune, gli studenti e
degli infermieri”.
gli infermieri hanno interpellato i cittadini
per rilevare la percezione dell’infermiere
che è diffusa in questa comunità: si tratta di
migliaia di questionari compilati, che adesso potranno dare risultati importanti per
le azioni future da intraprendere. Presso lo
stand attivato in Piazza della repubblica si
è svolta anche un’azione di orientamento ai
giovani per la scelta di questa professione
per il loro futuro. nel pomeriggio è stata deposta una corona di alloro presso la statua
di florence in S. Croce; successivamente è
stata apposta una targa commemorativa
presso la sede del Corso di laurea in infermieristica, già Scuola nightingale dal 1932.
Nel Salone dei 500 in Palazzo Vecchio si è svolto l’evento
Laura D’Addio
principale della Giornata dell’Infermiere di Firenze.
Le foto sono di Francesco Cuffaro.
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documentò il risparmio economico derivante dagli infermieri relativamente alla prevenzione delle complicanze
cliniche – nonché la riduzione del dolore e della sofferenza da parte dei pazienti. Quando gli infermieri riducono
i rischi di polmonite per i pazienti, si può arrivare a risparmiare fino a “5,1-5,4 giornate di degenza e da 22.000
a 28.000 dollari per i costi ospedalieri o infine da 4.225 a
5.279 dollari per ogni giorno di degenza in più. I giorni di
degenza in ospedale possono essere diminuiti se gli infermieri riducono gli errori di terapia, con un decremento
dei costi di 3.344 dollari (1.520 dollari al giorno)”. In ambito chirurgico, se gli infermieri intervengono sulla prevenzione delle complicanze, possono ridurre la degenza
fino a “8,1 giorni, al costo di 10.700 dollari in più rispetto
ai pazienti senza complicanze (1.321 dollari al giorno)”.
Un altro studio pubblicato sull’American Journal in Health Affairs ha stimato che riducendo il carico di lavoro
degli infermieri si potrebbe parallelamente diminuire il
numero di decessi nei dipartimenti medici e chirurgici.
Un altro, pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha dimostrato che numerosi pazienti muoiono nei weekend e durante la notte perché viene ridotto il numero di
infermieri, tanto che questi non riescono ad assicurare il
monitoraggio necessario per cogliere quegli impercettibili
cambiamenti dei pazienti indicativi di un arresto cardiaco
imminente o agli esordi. Il risultato è che molti pazienti
muoiono perché gli infermieri non possono iniziare per
tempo le manovre di rianimazione necessarie. Ancora, un
altro studio ha dimostrato che l’insufficiente numero di
infermieri porta a una diminuzione della frequenza del lavaggio delle mani, che a sua volta comporta un aumento
della diffusione di infezioni.
Questi sono solo alcuni dati sugli infermieri, che dimostrano che l’assistenza infermieristica è di grande rilevanza.
Una questione di vita o di morte. Ma gli infermieri devono
condividere questi dati relativi alla propria professione con
il pubblico; devono dire alla gente che cosa fanno, devono
aiutare il pubblico a capire che il loro lavoro non riguarda
solo il cuore, piuttosto richiede intelligenza, cervello, testa!
Gli infermieri devono dire al pubblico che conoscono la
tecnologia tanto quanto le emozioni, che conoscono i farmaci e i trattamenti farmacologici e che questi non sono
efficaci se loro non controllano e gestiscono i pazienti che
li ricevono nel modo richiesto. Gli infermieri devono spiegare alla gente che i medici, senza gli infermieri, non possono far guarire i pazienti: gli infermieri assicurano con la
loro presenza e collaborazione il monitoraggio, la gestione, la valutazione di sintomi e bisogni, guidando l’assistito
lungo l’itinerario della cura.
Troppi infermieri oggi tacciono, evitando di raccontare
del loro lavoro, delle loro capacità, delle loro conoscenze e competenze. Troppi infermieri dicono che non sono
capaci di parlare del proprio lavoro, che parlarne sarebbe
un volersi vantare. Troppi infermieri dicono: “Ma chi mi
ascolterebbe? Sono solo un infermiere”. Io incoraggio tutti
voi a vantarvi di esserlo, non a vantarvi di voi stessi, ma
a vantarvi di appartenere alla professione infermieristica.
Ricordatevi: la professione infermieristica non ha voce se gli
infermieri che assicurano l’assistenza infermieristica non le
daranno voce. E anche che non esiste dire sono solo un infermiere, perché è solo un infermiere che ci mantiene in vita.
Come ho detto nel mio scritto Solo un infermiere:
Grazie e tanti sinceri auguri a tutti per questa Giornata
dell’infermiere!
JUST A NURSE
i’m ‘just a nurse,’ i just make the difference between
life and death.
SOLO UN INFERMIERE
Sono “solo un infermiere”. faccio solo la differenza tra
la vita e la morte.
i just have the educated eyes that prevent medical errors, injuries and other catastrophes.
Ho solo le conoscenze che mi permettono di prevenire
errori clinici, complicanze e altri problemi.
i’m just a researcher who helps nurses and doctors give
better, safer and more effective care.
Sono solo un ricercatore che aiuta infermieri e medici
a offrire un’assistenza migliore, più sicura ed efficace.
i just work in a major teaching hospital managing and
monitoring patients who are receiving experimental,
cutting edge treatment.
Lavoro solo in un ospedale universitario dove curo e
assisto pazienti che ricevono trattamenti sperimentali
d’avanguardia.
i just educate patients and families about how to maintain their health.
Spiego solo ai pazienti e ai loro familiari come mantenersi in buona salute.
i just make the difference between staying in their own
home and going to a nursing home.
faccio solo la differenza tra restare nella propria casa e
andare in una casa di riposo.
i’m just a professor of nursing who educates future generations of nurses.
Sono solo un insegnante di Scienze infermieristiche che
forma le future generazioni d’infermieri.
i just make the difference between dying in agony and
dying in comfort and with dignity.
faccio solo la differenza tra morire nella sofferenza e
morire serenamente e con dignità.
i’m just central to the real bottom-line in health care.
Sono solo un pilastro fondamentale dell’assistenza sanitaria.
Don’t you want to join us and be ‘just a nurse’ too?
Vuoi essere anche tu solo un infermiere?
S. Gordon, 2010
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