Giovanni Cacioppo allo Zelig

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Giovanni Cacioppo allo Zelig
Recensioni teatrali | Teatro.Persinsala.it
Filippo Pino
maggio 22, 2010
Giovanni Cacioppo allo Zelig di Milano promuove la comicità
del fannullone, un personaggio che gli ha garantito nel corso
degli anni un grande successo, sfruttando un punto di vista
privilegiato: quello di chi, senza impegnarsi, riesce a
evidenziare i limiti del sistema.
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Quando l’uomo comune si mette al servizio della comicità, solitamente il
risultato è quello di un miscuglio di cinismo e provvidenza che compensa il
gap tra i ricchi e i fanfaroni della società moderna. Nel caso di Giovanni
Cacioppo il quadro che si prefigura è quello disegnato dal più indolente
degli uomini moderni che, senza vergognarsi della propria posizione,
spende il proprio tempo nella pigrizia, seduto al bar. Con questa
consapevolezza, inizia il monologo del comico siciliano che, per esplicare il
concetto, inizia il suo spettacolo sistemando il microfono e mettendo in
guardia il pubblico: «Come avete capito questa sera non ho voglia di
lavorare». Un incipit che racconta non solo la tematica delle gag di
Cacioppo, ma anche il personaggio comico rappresentato, un uomo a cui
tutto scivola addosso – crisi, problemi sociali o origini meridionali –
trasformando ogni difetto o presunto tale in un pregio da sbandierare con
orgoglio.
Lo show del cabarettista di Gela, che ormai si esibisce con costanza da
quasi quindici anni sia in televisione che a teatro, svaria però su molteplici
argomenti e non si preoccupa delle conseguenze di ciò che analizza ma,
come si fa al bar o dal parrucchiere, critica e stigmatizza solo per il gusto
di farlo. Il personaggio al centro della scena che parla all’uditorio è l’uomo
qualunque che si diverte a prendere in giro perché non ha di meglio da
fare. Il punto di vista così diventa privilegiato: a tutti gli effetti il Giovanni
Cacioppo del bar, critica e si diverte come vorremmo fare noi tutti, senza
farsi troppo carico delle conseguenze, senza prendersela, ma solo perché
in un bar, alla fine, bisogna pur parlare di qualcosa. Inoltre, lo stesso
comico ci tiene a precisare che il locale in cui dialoga con i suoi amici
immaginari, tutto il giorno e senza preoccuparsi di stipendi o mutui, è un
bar del sud che si differenzia da quelli del nord per una serie di motivi tra
cui, come si preoccupa di puntualizzare: «I bar del nord sono sempre vuoti
fin dal mattino, quelli del sud invece si riempiono alla mattina e rimangono
pieni fino a sera».
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La “meridionalità” di Cacioppo è però diversa da quella portata in scena da
alcuni suoi colleghi – quella caricaturale dell’origine – è uno stato che,
mettendo in risalto un difetto: l’inerzia, esalta il pregio di vivere la vita con
spensieratezza, cosa che – effettivamente – al nord nessuno riesce a fare.
Perché lavorare quarant’anni della propria vita, con grandi sacrifici e
sudore per poi trovarsi a godere in modo dimesso – magari con 800 euro
al mese – quando ormai si è troppo vecchi per farlo? Da questo quesito, si
articola una serie di riflessioni che, al termine di un ragionamento che
sembra essere assurdo, porta lo spettatore a ridere e a pensare: “Però ha
ragione lui!”.
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Le battute magari non avranno la genialità assoluta nel testo, ma fanno
ridere fragorosamente perché prendono spunto da una realtà amara e la
trasformano nella più spassosa delle barzellette. Caro Cacioppo,
complimenti, il prossimo caffè lo offriamo noi.
Lo spettacolo è andato in scena:
Zelig
viale Monza 140 – Milano
venerdì 14 e sabato 15 maggio
Giovanni Cacioppo
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