Rassegna - AUSL Romagna

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Rassegna - AUSL Romagna
AUSL RAVENNA
Rassegna stampa del 4/9/2011
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INDICE
AUSL RAVENNA
04/09/2011 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale
Gilberto Dondi BOLOGNA QUASI un monopolio. Con molte sfumature e distinguo,
ma pur se...
5
04/09/2011 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale
Ecco l'elenco di tutti i contratti nelle cliniche pubbliche della regione
6
04/09/2011 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale
Pulizie negli ospedali: il monopolio delle coop rosse
7
04/09/2011 Corriere di Romagna
Ma a cosa servirebbe una provincia unica romagnola?
8
04/09/2011 La Voce di Romagna - Ravenna
'Giornata dell'orgoglio laico'
9
04/09/2011 La Cronaca Di Piacenza
Emilia-Romagna, riesplode il mor billo
10
SANITÀ NAZIONALE
04/09/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE
Una rete per difendere la salute
12
04/09/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE
Sereni e leggeri per restare in salute
13
04/09/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE
Sette infezioni all'anno sono normali
15
04/09/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE
Troppa confusione sull'offerta vaccinale
16
04/09/2011 Corriere della Sera - ROMA
Tubercolosi, i dubbi sull'infermiera
17
04/09/2011 Il Sole 24 Ore
Cellule immortali per un bestseller
18
04/09/2011 La Repubblica - Roma
"Noi genitori abbandonati dai medici"
20
04/09/2011 La Repubblica - Roma
Tbc, il Codacons scrive al Papa "Il Vaticano incontri le famiglie"
21
04/09/2011 La Repubblica - Torino
Sos dei medici all'Antitrust "La salute non si svende"
22
04/09/2011 La Repubblica - Milano
Medici della mutua in cooperativa a Dergano l'ambulatorio è di gruppo
23
04/09/2011 Il Messaggero - ROMA
Sale a 115 il numero dei neonati positivi al test
25
04/09/2011 Il Messaggero - ROMA
Tbc al Gemelli, per la Procura l'ipotesi di reato è lesioni colpose
26
04/09/2011 Il Messaggero - Nazionale
Dai coca party al traffico di squillo sette le inchieste che scottano
27
04/09/2011 Il Messaggero - Nazionale
Tarantini: dal premier prestiti la Procura: prove del ricatto
28
04/09/2011 Il Giornale - Nazionale
Nuovi servizi dai dentisti italiani
30
04/09/2011 Il Gazzettino - NAZIONALE
Pronto soccorso, basta code
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04/09/2011 Il Secolo XIX
Ospedali, banche e grande finanza, gli uomini all'Opera
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AUSL RAVENNA
6 articoli
04/09/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ed. Nazionale
Pag. 17
(diffusione:165207, tiratura:206221)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Gilberto Dondi BOLOGNA QUASI un monopolio. Con molte sfumature e
distinguo, ma pur se...
Gilberto Dondi BOLOGNA QUASI un monopolio. Con molte sfumature e distinguo, ma pur sempre quasi un
monopolio. Negli ospedali dell'Emilia Romagna, nove volte su dieci le pulizie sono effettuate dalle cooperative
rosse, aderenti a Legacoop. Per quelle bianche, aderenti a Confocooperative, non restano che le briciole.
Oppure, come seconda opzione, c'è quella di partecipare alle gare insieme alle coop rosse, in
raggruppamenti di imprese in cui però la capofila resta sempre la cooperativa di Legacoop. E' un tema
dibattuto da tanti anni, in Emilia Romagna: perché alcuni appalti sono sempre vinti dalle coop vicine alle forza
politica che governa il territorio? «Un tema superato, che non ha più ragion d'essere, visto che ormai
decidono le leggi del mercato», si infervorano i rappresentanti delle coop rosse. «Un tema più che mai
attuale», replicano gli avversari bianchi. MA VEDIAMO i dati. Stando anche al grafico pubblicato a fianco, il
colore rosso risalta in maniera preponderante. Anche se, è bene dirlo subito, in molti casi l'appalto è gestito sì
dalla coop rossa, che lo fa però insieme ad altre realtà, comprese aziende private e coop bianche, che si
sono unite per vincere il bando. E' il caso dell'Ausl di Bologna, il cui appalto, per un valore di 19,3 milioni di
euro all'anno, è stato vinto da un raggruppamento di imprese capeggiato da Manutencoop, il colosso rosso
della città, cui partecipano anche la coop bianca Operosa e la spa Gamba. E all'ospedale Maggiore, il più
grande fra i nove dell'Ausl, è proprio l'Operosa a fare le pulizie. Non solo: la coop bianca di recente ha vinto
l'appalto per l'altro grande ospedale della città, il policlinico universitario Sant'Orsola, anche se qualche
malelingua (ma gli interessati smentiscono seccamente) insinua che nell'ultima gara Manutencoop, l'ex
titolare dell'appalto, si sia di fatto sfilata presentando un'offerta 'impossibile'. SANT'ORSOLA a parte, se ci si
sposta dal capoluogo il colore rosso torna a farla da padrone: a Modena e Imola c'è ancora Manutencoop, a
Ravenna e Rimini c'è Copura (da sola o nei soliti raggruppamenti), a Reggio c'è Coopservice, a Ferrara
Copma e a Forlì-Cesena la coop Formula Servizi. A Piacenza lavora Copra, che una volta era in Legacoop
ma ora ne è uscita. Uniche eccezioni: Parma, dove Legacoop e Confocooperative sono unite in
un'associazione temporanea di imprese più variegata, l'ospedale di Sassuolo e, appunto, il policlinico
bolognese. Molte gare sono bandite dalle Ausl in proprio, altre vengono gestite dall'agenzia regionale
Intercent-er. «C'È UNA situazione di monopolio assoluto - attacca Manes Bernardini, ex candidato a sindaco
di Lega e Pdl a Bologna, consigliere regionale e capogruppo del Carroccio in Comune -, tant'è vero che il
91,4% del mercato è in mano alle coop rosse. Non ho nulla contro di loro, sia chiaro, non metto in
discussione la loro storia, qualità e il fatto che creino posti di lavoro. Ma qualunque monopolio va a discapito
della libera concorrenza. Il problema è che nei bandi si mettono paletti tali da rendere impossibile, per gli altri,
vincere la gara. Si chiede ai partecipanti di avere dimensioni e anni di esperienza nel settore che solo le coop
rosse hanno. E a livello regionale c'è la spartizione fra le coop, ognuna delle quali vince nella propria città. La
situazione deve cambiare, per aprire il mercato, oggi chiuso, a nuove realtà». Image: 20110904/foto/6878.jpg
AUSL RAVENNA
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04/09/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ed. Nazionale
Pag. 16
(diffusione:165207, tiratura:206221)
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IL QUADRO LA LISTA PER OGNI AZIENDA SANITARIA LOCALE
Ecco l'elenco di tutti i contratti nelle cliniche pubbliche della regione
ECCO tutti gli ospedali dell'Emilia Romagna i cui servizi di pulizia sono gestiti da cooperative aderenti a
Legacoop. Bologna e provincia, con un'Ati capeggiata da Manutencoop : Rizzoli e i nove dell'Ausl: Maggiore,
Bellaria, di Bazzano, Bentivoglio, Budrio, Loiano, Porretta, San Giovanni in Persiceto e Vergato. Imola:
ospedali di Imola e Castel San Pietro Terme. Ausl di Ravenna, con Copura: Ravenna, Faenza, Lugo. Ausl di
Rimini, con Copura: Rimini, Santarcangelo, Riccione, Cattolica e Nova Feltria. Ausl di Piacenza, con Copra:
Piacenza, Bobbio, Borgonovo Val Tidone, Castel San Giovanni, Fiorenzuola d'Arda, Villanova sull'Arda. Ausl
di Reggio Emilia, con Coopservice e Manutencoop: Reggio Emilia, Castelnovo ne' Monti, Correggio,
Guastalla, Montecchio Emilia, Scandiano. Ausl di Modena, con Manutencoop: Modena, Sant'Agostino
Estense, Carpi, Finale Emilia, Mirandola, Castelfranco Emilia, Pavullo nel Frignano, Vignola. Ausl di Ferrara,
con Copma: Ferrara, Argenta, Bondeno, Copparo, Cento, Comacchio, Lagosanto. Ausl di Forlì-Cesena, con
Formula Servizi: Forlì, Forlimpopoli, Santa Sofia, Cesena, Cesenatico, Bagno di Romagna. QUELLI gestiti da
Confcooperative: Sant'Orsola di Bologna. Gestiti da Ati con Legacoop e Confcooperative: Parma, Borgo Val
di Taro, Fidenza e San Secondo. Appalto gestito da un'azienda che non fa parte né di Legacoop, né di
Confcooperative (Dusmann Pedus): Nuovo ospedale civile di Sassuolo.
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04/09/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ed. Nazionale
Pag. 16
(diffusione:165207, tiratura:206221)
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Pulizie negli ospedali: il monopolio delle coop rosse
In Emilia Romagna il 90% dei servizi nelle strutture sanitarie è gestito da aziende aderenti a Legacoop
Gilberto Dondi BOLOGNA QUASI un monopolio. Con molte sfumature e distinguo, ma pur sempre quasi un
monopolio. Negli ospedali dell'Emilia Romagna, nove volte su dieci le pulizie sono effettuate dalle cooperative
rosse, aderenti a Legacoop. Per quelle bianche, aderenti a Confocooperative, non restano che le briciole.
Oppure, come seconda opzione, c'è quella di partecipare alle gare insieme alle coop rosse, in
raggruppamenti di imprese in cui però la capofila resta sempre la cooperativa di Legacoop. E' un tema
dibattuto da tanti anni, in Emilia Romagna: perché alcuni appalti sono sempre vinti dalle coop vicine alle forza
politica che governa il territorio? «Un tema superato, che non ha più ragion d'essere, visto che ormai
decidono le leggi del mercato», si infervorano i rappresentanti delle coop rosse. «Un tema più che mai
attuale», replicano gli avversari bianchi. MA VEDIAMO i dati. Stando anche al grafico pubblicato a fianco, il
colore rosso risalta in maniera preponderante. Anche se, è bene dirlo subito, in molti casi l'appalto è gestito sì
dalla coop rossa, che lo fa però insieme ad altre realtà, comprese aziende private e coop bianche, che si
sono unite per vincere il bando. E' il caso dell'Ausl di Bologna, il cui appalto, per un valore di 19,3 milioni di
euro all'anno, è stato vinto da un raggruppamento di imprese capeggiato da Manutencoop, il colosso rosso
della città, cui partecipano anche la coop bianca Operosa e la spa Gamba. E all'ospedale Maggiore, il più
grande fra i nove dell'Ausl, è proprio l'Operosa a fare le pulizie. Non solo: la coop bianca di recente ha vinto
l'appalto per l'altro grande ospedale della città, il policlinico universitario Sant'Orsola, anche se qualche
malelingua (ma gli interessati smentiscono seccamente) insinua che nell'ultima gara Manutencoop, l'ex
titolare dell'appalto, si sia di fatto sfilata presentando un'offerta 'impossibile'. SANT'ORSOLA a parte, se ci si
sposta dal capoluogo il colore rosso torna a farla da padrone: a Modena e Imola c'è ancora Manutencoop, a
Ravenna e Rimini c'è Copura (da sola o nei soliti raggruppamenti), a Reggio c'è Coopservice, a Ferrara
Copma e a Forlì-Cesena la coop Formula Servizi. A Piacenza lavora Copra, che una volta era in Legacoop
ma ora ne è uscita. Uniche eccezioni: Parma, dove Legacoop e Confocooperative sono unite in
un'associazione temporanea di imprese più variegata, l'ospedale di Sassuolo e, appunto, il policlinico
bolognese. Molte gare sono bandite dalle Ausl in proprio, altre vengono gestite dall'agenzia regionale
Intercent-er. «C'È UNA situazione di monopolio assoluto - attacca Manes Bernardini, ex candidato a sindaco
di Lega e Pdl a Bologna, consigliere regionale e capogruppo del Carroccio in Comune -, tant'è vero che il
91,4% del mercato è in mano alle coop rosse. Non ho nulla contro di loro, sia chiaro, non metto in
discussione la loro storia, qualità e il fatto che creino posti di lavoro. Ma qualunque monopolio va a discapito
della libera concorrenza. Il problema è che nei bandi si mettono paletti tali da rendere impossibile, per gli altri,
vincere la gara. Si chiede ai partecipanti di avere dimensioni e anni di esperienza nel settore che solo le coop
rosse hanno. E a livello regionale c'è la spartizione fra le coop, ognuna delle quali vince nella propria città. La
situazione deve cambiare, per aprire il mercato, oggi chiuso, a nuove realtà».
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04/09/2011
Corriere di Romagna
Pag. 4
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Ma a cosa servirebbe una provincia unica romagnola?
Francamente non so a cosa possa servirci, oggi, la proposta, per altro non nuova, di una provincia unica
romagnola, soprattutto alla luce di quanto annunciato dal Governo che va verso il superamento delle
province. Si rischia di attardare il territorio su un dibattito sterile ed astratto. Quasi surreale. Ma vorrei
comunque, viste le prese di posizione, fare alcune considerazioni di merito e di metodo. Per un
amministratore il punto politico dirimente è che viene e verrà giudicato innanzitutto per la sua capacità di
costruire buon governo, rispondere alle istanze delle imprese, delle famiglie, dei cittadini, per la sua capacità
di costruire futuro per il proprio territorio pur in questo drammatico periodo di crisi. Su questo, e non su altro,
ha chiesto la fiducia. E il territorio non è un fatto puramente amministrativo, ma è "progetto". Ha bisogno
dunque di una visione strategica di governo, fatta di concretezza e di idee forti , di una classe dirigente in
grado di leggerne le criticità e le opportunità e trasformarle in soluzioni operative condivise. Qui sta la nostra
vera forza, non sta in un nuovo disegno istituzionale. Le grandi questioni territoriali sono sotto gli occhi di tutti:
sanità, politiche di welfare, infrastrutture e viabilità, logistica, trasporto pubblico locale, il lavoro, l'innovazione,
la tenuta e lo sviluppo delle nostre imprese. Sono temi che certo vanno affrontati in un'ottica romagnola, di
area vasta. Ed è qui la vera sfida: la capacità cioè delle istituzioni e della classe dirigente di fare sistema, di
affrontare con efficacia la crisi e di costruire per la nostra provincia e per la Romagna le premesse di una
nuova stagione di sviluppo e di benessere. Oggi, più di ieri, noi tutti siamo dentro questa sfida ed è questa
che dobbiamo vincere prima ancora di pensare a nuovi livelli istituzionali. Questo è il passaggio prioritario. Un
nuovo livello istituzionale non serve se prima non consolidiamo queste fondamenta. E allora: che senso ha
anteporre la proposta di una nuova forma istituzionale al percorso che, eventualmente, potrebbe sostanziarne
in futuro la fattibilità? Resta per ora un titolo, su cui si rischia di dividere il territorio. E da ultimo vorrei
sottolineare due questioni di metodo. La prima: perché una proposta di questo genere, e una fusione tra
istituzioni è cosa delicatissima, non è stata proposta e meditata nelle sedi opportune prima ancora di
veicolarla sugli organi di stampa? E la seconda, di carattere istituzionale: perché annunciarla senza alcun
"contatto" con le istituzioni oggetto della proposta, Provincia di Forlì-Cesena, di Rimini, di Ravenna? Credo,
nel concludere, che i nostri cittadini, oggi più di ieri, si attendano innanzitutto che gli amministratori facciano
funzionare a dovere le istituzioni, che restituiscano alla politica la dignità che merita, che sappiano tradurre i
valori in fatti concreti e che sappiano essere squadra di governo del territorio. Guglielmo Russo
Vicepresidente Provincia Forlì-Cesena
AUSL RAVENNA
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04/09/2011
La Voce di Romagna - Ravenna
Pag. 14
(diffusione:30000)
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ACQUA Tutti i dati sulla qualità
'Giornata dell'orgoglio laico'
RAVENNA - Enel informa che in questi giorni sta circolando, da un indirizzo apparentemente riferito ad Enel,
una mail dal contenuto ingannevole. Con la promessa di ricevere un rimborso sulla bolletta, il destinatario è
invitato a compilare un modulo con i propri dati personali. Questa email non è stata inviata né da società del
Gruppo Enel né da società da essa incaricate. Si tratta di un tentativo illegale di estorcere i dati personali dei
destinatari, simile a quelli più volte denunciati da Poste o istituti bancari. Seguendo infatti le istruzioni
riportate, il cliente si collega al sito del truffatore e gli trasmette le proprie informazioni personali che
potrebbero essere successivamente utilizzate in modo illecito. Enel sta provvedendo a tutelarsi nelle sedi più
opportune e invita chiunque riceva questo falso messaggio a non dar seguito alla richiesta di dati e a
segnalarlo alle forze dell'ordine, all'indirizzo www.commissariatodips.it nella sezione Sicurezza Telematica.
RAVENNA - Hera ha pubblicato i risultati dei quasi 400.000 test effettuati nel 2010, al ritmo di 1.100 al giorno,
sui 31.203 chilometri di acquedotto gestiti tra Emilia e Romagna, che servono circa 3,1 milioni di cittadini.
Solo i controlli fatti sui 16 principali parametri che definiscono la qualità dell'acqua sono stati 64.915. L'oro blu
che sgorga della rete della multiservizi è risultato conforme ai limiti di legge praticamente nella totalità dei casi
(99,8%). Oggetto di verifica, sono state anche le concentrazioni di 6 parametri, considerati a più alto tenore di
tossicità dall'organizzazione mondiale della sanità (clorito, trialometani-totale, tetracloroetilene+tricloroetilene,
nitrato, nitrito, antiparassitaritotale): nei diversi territori, le concentrazioni medie risultano inferiori dal 75% al
90% ai limiti di legge. I dati raccolti da Hera per la terza edizione del report 'In buone acque' saranno
presentati domani a Genova in occasione del Festival dell'Acqua organizzato da Federutility. Nel 2010 i
laboratori di Hera hanno effettuato 398.587 analisi su campioni d'acqua prelevati nei 326 impianti di
potabilizzazione, i 1.415 punti di captazione e lungo oltre 31.000 chilometri di rete nelle province di Modena,
Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Ai controlli direttamente eseguiti da Hera, si aggiungono
quelli svolti dall'Ausl: 1.521 campioni prelevati negli impianti di distribuzione della provincia. RAVENNA - Ieri
mattina in piazza Garibaldi le associazioni laiche e risorgimentali hanno deposto due corone sotto la lapide
dei patrioti ravennati che Pio IX condannò a morte perché avevano difeso la Repubblica Romana. Nel suo
intervento il vicesindaco Giannantonio Mingozzi ha invitato i ravennati a partecipare martedì 20 settembre,
alle 17 alla "giornata dell'orgoglio laico proprio nell'anniversario della breccia di Porta Pia e della presa di
Roma da parte dell'esercito italiano".
AUSL RAVENNA
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04/09/2011
La Cronaca Di Piacenza
Pag. 7
(diffusione:5093)
Nel primo semestre dell'anno 143 segnalazioni, una decina anche a Piacenza
E' tornato alla ribalta dopo anni di silenzio, proprio mentre la maggioranza degli addetti ai lavori lo pensava
vicino alla scomparsa definitiva. E invece il morbillo, la malattia infettiva celebre per le macchie rosse, è di
nuovo in circolazione e contagia soprattutto nella nostra regione. Nel primo semestre di quest'anno le Asl
emiliano-romagnole hanno già registrato 143 casi sospetti, di cui 91 già confermati. Il maggior numero di
infezioni si è registrato a Bologna (40 segnalazioni, di cui 28 confermate) e subito dietro c'è Reggio Emilia (22
segnalazioni, di cui 13 casi accertati), ma decine di casi si sarebbero manifestati anche a Ravenna, Parma e
Modena. Piacenza non è immune e - pur con un maggior contenimento del fenomeno - ha confermato la
tendenza registrata nel resto dell'Emilia-Romagna. Nei primi sei mesi del 2011 il dipartimento sanitario della
nostra provincia ha archiviato 5 segnalazioni, di cui 2 già confermate come infezioni da Paramyxovirus, il
virus che semestre 2011 però la diffusione del virus è apparsa spalmata su più mesi, con una presenza
omogenea in tutti i mesi e non più circoscritta soltanto al periodo post invernale. Curioso però notare come nonostante l'Emilia-Romagna sia la prima regione ad aver evidenziato il riemergere del virus - molti contagi
siano avvenuti altrove, per lo più in Sicilia, Campania e Trentino Alto Adige. La stessa cosa si è verificata
anche nelle ultime due segnalazioni estive piacentine. Entrambi i giovani hanno infatti manifestato i sintomi al
rientro dalle vacanze: il primo di ritorno dal mare, in Liguria. Il secondo da un soggiorno sulle colline del
pavese. Senza lanciare allarmismi (il fenomeno è ancora ad uno stadio ampiamente sotto controllo), il
consiglio è sempre lo stesso: non sottovalutare i rischi e prevenire con le dovute vaccinazioni. Dall'Ausl
piacentina è infatti già stato attivato l'annuale appello al vaccino, con convenzioni specifiche rivolte ai
conviventi dei malati o ai soggetti che abbiano avuto un'esposizione certa al diffondersi del virus. Corrado
Bongiorni
AUSL RAVENNA
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Emilia-Romagna, riesplode il mor billo
SANITÀ NAZIONALE
17 articoli
04/09/2011
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 59
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Una rete per difendere la salute
«Guadagnare Salute. Rendere facili
le scelte salutari» è un programma europeo che si propone di migliorare la salute promuovendo stili di vita
corretti: no al fumo, niente o pochissimo alcol, tanto movimento a tutte le età e un'alimentazione sana. In rete
il progetto è ospitato nel sito del Centro nazionale per la prevenzione
e il controllo delle malattie, il Ccm, del Ministero della salute. Il sito si chiama Ccm network (www.ccmnetwork.it)
e si autodefinisce «una rete collaborativa, un centro di coordinamento tra ministero della Salute e Regioni
italiane».
Nato nel 2004, opera per garantire
a tutti le stesse possibilità di accedere ai servizi di prevenzione. Si tratta
di contrastare le malattie cardiache
e circolatorie, il diabete e le sue complicazioni, disturbi cronici e tumori, ma anche di mettere in atto
programmi di diagnosi precoce (con gli screening), di controllo delle malattie infettive (con le vaccinazioni), di
ridurre incidenti domestici, stradali e sul lavoro. Il sito offre spazio a enti, istituzioni e progetti che hanno come
obiettivo la prevenzione e la promozione della salute. Li elenca nella colonna di sinistra dove è presente un
rimando diretto ai vari
siti del network.
La più cliccata
La ricerca
Sigarette 5 volte più dannose per lei Uno studio italiano ha dimostrato che i danni prodotti dal fumo
al cuore sono molto maggiori
per le donne rispetto agli uomini
Il video
Infortuni
In che modo si ripara la «frattura dell'amante» Da domani su Corriere.it/salute intervista al dottor Angelo
Chessa, dell'ospedale San Paolo di Milano su una patologia dal nome insolito
SANITÀ NAZIONALE
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www.ccm-network.it
04/09/2011
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 58
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Sereni e leggeri per restare in salute
La tensione della vita quotidiana, il fumo, l'eccesso di alcol o l'abuso di farmaci possono causare danni o
essere alle base di numerose patologie, che possono essere prevenute con la giusta alimentazione e
adottando stili di vita più sani
Lo stomaco è un organo molto sensibile. Perché la sua salute non viene messa a rischio solo da virus e
malattie, ma anche dai nostri comportamenti e dagli effetti della vita quotidiana, come stress, fumo, alcol, cibi
inadatti o in quantità eccessiva. I problemi possono essere di lieve entità: come il mal di stomaco occasionale
o una leggera indigestione (che possono essere provocati da scelte alimentari sbagliate o da un episodico
eccesso nell'alimentazione). In questi casi i problemi scompaiono dopo poco tempo, in modo spontaneo o
con l'assunzione del farmaco adatto consigliato dalmedico.Ma ci sono casi in cui i dolori sono sintomi di
problemi più complessi. MALATTIE Una delle malattie gastriche più diffuse è la dispepsia, cioè la difficoltà a
digerire. Causa senso di gonfiore, acidità, pesantezza, nausea, sonnolenza, mal di testa, alito cattivo, e può
essere provocata da stress, cattiva alimentazione, calcoli, colecisti, oppure dalla presenza del batterio
Helicobacter pylori. A parte quest'ultimo caso (che viene trattato con i farmaci), in genere viene consigliata
una modifica dello stile di vita e di alimentazione. La gastrite è invece l'infiammazione della mucosa dello
stomaco e ha come sintomi bruciori, acidità, nausea e vomito. Le cause sono da ricercare in alti livelli di
ansia, in uno stile di vita scorretto e nell'abuso di farmaci antinfiammatori: tutte cose che richiedono una
modifica dello stile di vita (ma c'è anche in questo caso la possibile origine batterica). L'aerofagia è invece la
presenza di aria nello stomaco, e provoca senso di gonfiore ed eccessiva eruttazione, spesso perché si
mangia in fretta, incamerando ariamentre si mangia o si parla, e si eccede in bevande gasate. Anche qui è
importante modificare (oltre alle bevande) il comportamento a tavola, ma ilmedico può anche prescrivere
farmaci specifici. Il reflusso gastroesofageo è invece causato dalla cattiva chiusura dello sfintere che divide
l'esofago dallo stomaco, con il risultato che il cibo e l'acido risalgono fino alla bocca. Gli effetti sono
sensazioni di bruciore, fatica a deglutire e tosse frequente. È necessario eliminare prima di tutto cibi come
cioccolato, peperoncino, bevande gasate, alcolici, caffè, cibi grassi. Se il reflusso è patologico bisogna
intraprendere una vera e propria terapia medica. L'ULCERA Uno dei problemi più gravi ai quali può andare
incontro lo stomaco è l'ulcera, cioè la lesione della parete dell'organo a causa delle secrezioni acide. Le
cause possono essere batteriche, ma anche essere ricercate nello stress, nell'eccesso di alcol, nell'uso di
antinfiammatori e di antidolorifici. I sintomi più comuni sono dolore allo stomaco dopo aver mangiato (nel caso
dell'ulcera gastrica) o alcune ore dopo (nel caso di quella duodenale), e vomito. L'ulcera tende alla cronicità,
con continue cicatrizzazioni ed esacerbazioni. Senza un'adeguata terapia in genere il 50% dei pazienti va
incontro ad una recidiva entro un anno dalla guarigione. Ci possono anche essere complicanze come la
perforazione e l'emorragia gastrointestinale, che si manifesta con emissione di sangue con il vomito o con
feci nere. L'ulcera può diventare intrattabile quando dopo quattromesi di corretto trattamento medico non
risulta cicatrizzata, oppure nei casi in cui recidiva malgrado terapia medica o quando non ci sono benefici dai
farmaci. ALIMENTAZIONE Variare l'alimentazione quando si hanno problemi di stomaco in genere è la prima
cosa da fare. Nel caso dell'ulcera per esempio i cibi da preferire sono latte, yogurt, pane bianco, pasta, riso,
pesce, carni magre, bresaola, uova, ricotta, mozzarella o stracchino, verdura cotta, frutta. Ma al di là delle
diete specifiche che i medici possono prescrivere per le varie malattie, c'è un tipo di alimentazione che può
aiutare il mal di stomaco. Per esempio il classico riso in bianco, con giusto un filo di olio extravergine d'oliva. Il
riso ha un effetto-spugna che asciuga lo stomaco, saziando e riducendo acidità e bruciore. Lo yogurt ha
invece un alto contenuto di fermenti lattici che aiuta a regolarizzare il transito intestinale e a ripopolare la flora
batterica. Frutta e verdura sono ricche di fibre e sono anch'esse fondamentali per il corretto transito
intestinale. PROTEZIONE Ma se è importante curare lo stomaco malato, è altrettanto importante proteggere
SANITÀ NAZIONALE
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SPECIALE A CURA DI RCS BENESSERE DELLO STOMACO L'apparato digestivo può avere problemi per
le malattie ma anche per i nostri comportamenti sbagliati
04/09/2011
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 58
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SANITÀ NAZIONALE
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
quello sano. Negli ultimi anni, a fianco dei farmaci tradizionali, si sono andati affermando anche numerosi altri
prodotti a base di elementi naturali. E che sono indirizzati soprattutto all'aumento della capacità di protezione
da parte della mucosa gastrica, che quindi viene preservata da irritazioni e infiammazioni, alleviando così il
mal di stomaco, l'acidità e il bruciore. Uno stomaco più forte può sopportare meglio lo stress della vita
quotidiana.
04/09/2011
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 54
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Sette infezioni all'anno sono normali
Elena Meli
R icomincia la scuola: fino a primavera sarà slalom fra raffreddori, mal di gola, influenza, tosse, diarree. La
"condanna" è certa per i più piccoli, che si affacciano per la prima volta al nido o alla scuola dell'infanzia (la
scuola materna, per intendersi); brutti incontri meno frequenti ma molto comuni anche per i più grandicelli
delle elementari. La scuola sembra proprio il posto ideale per scambiarsi i germi. «I motivi sono vari - spiega
Alberto Tozzi, responsabile di alta specializzazione in malattie infettive dell'unità di Epidemiologia e
biostatistica dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e direttore scientifico per la comunicazione della
Società Italiana di Pediatria -. La scuola è un ambiente chiuso, dove i bambini vivono a stretto contatto per
lunghi periodi: le condizioni ideali per il propagarsi di qualsiasi infezione. Il numero di bimbi che restano
vittime di un contagio dipende dalla "cattiveria" del germe, dalle modalità di trasmissione e dal numero di
contatti con gli altri».
«Il bimbo piccolo ha un sistema immune ancora "vergine", che cioè non ha ancora incontrato i germi - spiega
Pier Angelo Tovo, presidente della Società italiana di infettivologia pediatrica -. Venendo man mano in
contatto coi microrganismi il bambino costruisce una memoria immunitaria che gli servirà poi per reagire
contro le infezioni che ha già "visto", quando le incontrerà di nuovo. La vita nella comunità scolastica aumenta
le possibilità di questo contatto: un bimbo di due anni che sta a casa coi nonni può avere 3-4 infezioni
respiratorie con tosse, raffreddore e febbre in un inverno; un bambino della stessa età che va al nido ne ha
facilmente 6 o 7». Quasi sempre il responsabile è uno dei tantissimi virus respiratori che circolano nella
stagione fredda.
Spesso gli antibiotici non servono: «Esistono criteri specifici per decidere se è il caso di dare l'antibiotico, che
va usato con buonsenso per non favorire la comparsa di resistenze - osserva Tozzi -. Se ci sono molti casi di
infezioni virali e i sintomi suggeriscono l'assenza di una componente batterica, l'antibiotico non è necessario.
In genere per decidere si aspetta da qualche ora a 1-2 giorni per vedere l'evoluzione della malattia».
Nella maggior parte dei casi bastano farmaci sintomatici e un po' di pazienza perché tutto si risolva presto e
bene. E sul "presto" c'è da ragionare: quanto bisogna aspettare prima di rimandare il bambino a scuola? «Se
l'episodio è stato banale possono bastare 1-2 giorni di convalescenza senza febbre - consiglia Tovo -.
L'importante è che il bimbo dia segno di avere recuperato: febbre a parte, ad esempio, non deve essere
debilitato da una tosse eccessiva. Se il piccolo non si è ripreso bene infatti è più a rischio di ricadere in un
nuovo episodio infettivo». Restare a casa qualche giorno serve anche a non diffondere il contagio: se il bimbo
ha una semplice congiuntivite virale, ad esempio, deve restare a casa finché gli occhi non sono più arrossati
o spargerà germi per tutta la classe. Per alcune malattie, come il morbillo o la varicella, la durata della
convalescenza è stabilita da regole precise (si veda la tabella in questa pagina), in altri casi il rientro è
condizionato dall'avvio della terapia antibiotica.
In ogni caso, nei primi anni di scuola le cose in genere vanno lisce per poco tempo. Ma quando ci si deve
preoccupare? «Per esempio quando le malattie riguardano sempre o quasi un solo organo: otiti ripetute,
frequenti bronchiti-broncopolmoniti, tonsilliti ricorrenti - interviene Giuseppe Di Mauro, presidente della
Società italiana di pediatria preventiva e sociale -. In questi casi, o anche se il bimbo non cresce
correttamente, non sta bene fra un episodio e l'altro o ha infezioni di una certa gravità, è utile discuterne con il
pediatra».
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Quali cure
Esistono criteri specifici per decidere se è il caso di dare l'antibiotico
SANITÀ NAZIONALE
15
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Assenze giustificate Virus e batteri All'asilo impara anche il sistema immunitario Le indicazioni per affrontare
le immancabili «epidemie» scolastiche
04/09/2011
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 54
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Troppa confusione sull'offerta vaccinale
E. M.
P er molte malattie dell'infanzia abbiamo i vaccini. Oltre a quelli obbligatori ci sono quelli «raccomandati», ma
ci sono notevoli differenze regionali nelle coperture e nell'offerta. Pier Angelo Tovo, direttore della Divisione di
malattie infettive dell'ospedale infantile Regina Margherita di Torino, spiega: «I vaccini sono il metodo migliore
per prevenire malattie che hanno complicanze potenzialmente molto gravi. Alcuni genitori li temono: posto
che non esiste alcun intervento efficace a rischio zero, gli effetti collaterali delle vaccinazioni sono però minimi
rispetto ai vantaggi. Prendiamo il caso del morbillo: ammalandosi un bambino su cento sviluppa una
polmonite, uno su mille una meningoencefalite. Con il vaccino il rischio di meningoencefalite è di un caso su
un milione, mille volte meno. Certo, sono anche le valutazioni di ordine economico a guidare le priorità del
Sistema sanitario, ma per efficacia e sicurezza i vaccini sarebbero sempre consigliabili».
«L'arcobaleno di proposte vaccinali, diverse a volte da un Asl all'altra, confonde i genitori: l'ideale sarebbe
raggiungere un accordo valido in tutta Italia per un calendario vaccinale condiviso - osserva Giuseppe Di
Mauro, presidente Sipps -. Dovendo scegliere, i vaccini contro pneumococco e meningococco dovrebbero
avere la precedenza» .
Le vaccinazioni sono utili perché oltre a proteggere il singolo possono ridurre la circolazione dei germi.
Purtroppo per molte malattie infettive questo non succede: «Per la varicella, ad esempio, il vaccino c'è ma
pochi lo fanno. Risultato: le epidemie sono frequenti e le ondate si hanno tipicamente proprio al rientro a
scuola, a ottobre o dopo Natale - conferma l'infettivologo del Bambino Gesù Alberto Tozzi -. La copertura
vaccinale per il morbillo è buona solo per i nati dopo il 2002, perciò esiste una fascia di adolescenti e giovani
adulti in cui la malattia può dar luogo a epidemie che in qualche caso provocano complicanze serie: oggi non
dovrebbe essere accettabile arrivare all'adolescenza senza essere vaccinati o senza sapere se si è già
immunizzati al morbillo. Per la pertosse la situazione è analoga: servirebbe un richiamo in adolescenza ma
moltissimi non lo fanno e tornano suscettibili alla malattia. I teenager però hanno una tosse meno "canina"
rispetto ai piccoli: i casi spesso non vengono riconosciuti e i ragazzi possono contagiare bimbi molto piccoli,
non ancora vaccinati, con conseguenze gravi».
Anche contro il rotavirus, responsabile di moltissime diarree nei bambini (il 95 per cento dei piccoli con meno
di due anni ha avuto almeno un'infezione da rotavirus), esiste un vaccino: funziona, ma deve essere dato nei
primissimi mesi di vita, non viene praticamente mai offerto attivamente dalle Asl e così pochissimi lo
sfruttano.
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SANITÀ NAZIONALE
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Prevenzione Differenze regionali che disorientano
04/09/2011
Corriere della Sera - Roma
Pag. 5
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Tubercolosi, i dubbi sull'infermiera
Potrebbe non essere stata la sola a diffondere il contagio al nido
Francesco Di Frischia
Potrebbe non essere stata solo l'infermiera contagiata dalla tubercolosi a causare i 115 casi di positività al
batterio tra i neonati del Policlinico Gemelli su 1.333 test: ieri ne sono emersi altri 6, tutti nati a gennaio. La
Commissione regionale di esperti nominata dalla presidente Renata Polverini per accertare le modalità del
contagio e capire se le procedure ed i protocolli in materia di prevenzione siano stati rispettati. E se
soprattutto fosse possibile almeno arginare la diffusione dei casi.
Intanto il procuratore aggiunto Leonardo Frisani e il pm Alberto Pioletti si stanno orientando verso il reato di
epidemia colposa e potrebbero già nei prossimi giorni inviare i primi avvisi di garanzia.
«Di certo la Regione ha fatto tutto quello che era possibile - ricorda Luciano Ciocchetti (Udc), vicepresidente
della giunta regionale e assessore all'Urbanistica - per aiutare le famiglie dei neonati, verificare con
trasparenza che cosa sia accaduto e stiamo cercando di migliorare in futuro i controlli sul personale». Dai dati
e dalle testimonianze raccolte in Regione, secondo quanto trapelato, gli studiosi da alcuni giorni hanno
cominciato ad avere molti dubbi per il fatto che il focolaio dell'infezione possa avere avuto origine da un unico
soggetto, l'infermiera attualmente ricoverata nello Spallanzani. Di certo, però, l'infermiera si è ammalata
quest'anno, ma sono risultati tutti negativi i test eseguiti sui colleghi. C'è comunque un arco di tempo
sospetto, molto lungo, tra i primi neonati positivi, venuti al mondo a gennaio, e la sospensione dal lavoro
dell'infermiera, impegnata nel nido del Gemelli fino alla sera del 25 luglio scorso: in quei giorni infatti la donna
ha accusato tosse frequente e febbre e dopo gli accertamenti, le è stata diagnosticata l'infezione ed è stata
subito sospesa.
Nel frattempo si è chiarito un giallo: un bimbo nato il 27 luglio, due giorni dopo la sospensione dal lavoro
dell'infermiera è risultato positivo, ma una traccia del batterio, hanno spiegato ambienti del Gemelli, poteva
rimanere nel reparto di Neonatologia. Per questo gli esperti all'inizio avevano deciso di estendere i test sui
neonati dal 1° marzo al 28 luglio.
Tra i nodi che devono ancora essere sciolti, non è ancora emerso se il ceppo di tubercolosi dell'unico
neonato infettato, ora ricoverato nel Bambino Gesù, sia lo stesso di quello che ha colpito l'infermiera. Questo
particolare potrebbe chiarire molti interrogativi, soprattutto se si considera che i casi positivi, è stato fatto
notare dal Gemelli, non possono rivelare il ceppo perché i neonati non sono malati. E gli esperti sperano che
tra un mese, dopo avere seguito la profilassi, la maggioranza di piccoli possa risultare negativa: toccherà poi
ai medici che li hanno in cura decidere se proseguite le terapie farmacologiche oppure sospenderle.
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115
Foto: Neonati positivi I piccoli nati nel Policlinico Gemell che sono risultati positivi ai test per la Tbc su 1.333
accertamenti effettuati. Ieri sei nuovi test positivi, tutti nati a gennaio
SANITÀ NAZIONALE
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Gemelli Crescono i casi: ieri scoperti altri 6 neonati positivi al test. Al vaglio il reato di epidemia colposa
04/09/2011
Il Sole 24 Ore
Pag. 32
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Cellule immortali per un bestseller
Rebecca Skloot racconta il caso della donna di colore Henrietta Lacks. Precisione scientifica e vigore
narrativo si coniugano per far emergere il valore morale della ricerca Lei morì poverissima, ma le HeLa in
sessant'anni hanno fruttato miliardi all'industria biomedica. Dagli introiti del libro un aiuto ai suoi discendenti
Gilberto Corbellini
Il 4 ottobre di sessant'anni fa, in una corsia del Johns Hopkins Hospital di Baltimora, moriva, per insufficienza
renale acuta dovuta a metastasi multiple disseminate, Henrietta Lacks. Nessuno, a parte i familiari, avrebbe
mai ricordato l'esistenza di quella trentunenne di colore, già madre di cinque figli, povera e semianalfabeta.
Se non fosse che, qualche mese prima, mentre si sottoponeva a un trattamento radioterapico locale, alcune
cellule sane e alcune tumorali della sua cervice uterina erano state prelevate con una biopsia e date a
George Otto Gey. Questi era uno zoologo e genetista che voleva essere il primo a coltivare in vitro cellule
umane, e ci riuscì con quelle prelevate a Henrietta: probabilmente anche in ragione delle caratteristiche
acquisite da quelle cellule per una singolare ricombinazione del genoma del virus del papilloma umano, che
causa il cancro della cervice dell'utero, con il genoma della Lacks. Se Gey le avesse brevettate, come si
farebbe regolarmente oggi, sarebbe diventato un magnate. Ma apparteneva a una generazione di scienziati
per cui la gratificazione intellettuale della scoperta o dell'invenzione bastava come premio, e riteneva di far
parte di una repubblica della conoscenza. Fece anzi circolare il più possibile quella prima linea cellulare
umana, così come altre che mise a punto creando al Johns Hopkins un laboratorio di colture cellulari. Aveva
così inizio l'evoluzione delle linee di cellule HeLa, da Henrietta Lack. Grazie alla propagazione delle cellule
tumorali immortali che l'avevano uccisa, la sfortunata donna divenne così una figura familiare tra gli scienziati,
più che presso i suoi stessi figli.
La vicenda di Henrietta Lack e delle HeLa è stataraccontata in numerosi libri divulgativi, nonché in saggi di
sociologia della scienza. Nessuno era tuttavia riuscito a trarne una storia capace di appassionare l'opinione
pubblica, e allo stesso tempo di far riflettere in modo non scontato sui rapporti scienza e società. Un risultato
ottenuto dal libro di Rebecca Skloot. Pubblicato l'hanno scorso, ha meritatamente guadagnato numerosi
riconoscimenti (tra cui il Wellcome Trust Book Price, che viene assegnata a un libro dedicato ai temi della
salute e alla medicina), recensioni praticamente solo positive, è stato venduto in centinaia di migliaia di copie
e la casa di produzione di Oprah Winfrei lo sta trasformando in un film. Quali sono i motivi del successo?
La Skloot è una "scrittrice creativa" che tratta argomenti biomedici. Una figura che esiste solo nel mondo
anglosassone: possiede competenze scientifiche, capacità narrativa e deontologia giornalistica - secondo gli
standard anglosassoni, ça va sans dire. Il libro ha quattro protagonisti, Henrietta, sua figlia Deborah (nata nel
1949 e morta due anni fa), le cellule HeLa, che danno forma al punto di vista cangiante degli scienziati e delle
istituzioni scientifiche, e l'autrice. Sì, perché contiene anche la ricostruzione di come si sono svolte le
ricerche, durate dieci anni, per scriverlo.
Il successo del libro è l'ennesima prova che la scienza interessa (e molto!) al largo pubblico. Cosa che in
Italia si fatica a capire, a causa di una generalizzata sedazione intellettuale dovuta ad abuso di scadente
cultura umanistico-letteraria. Piace pensare che il libro abbia avuto successo, non solo perché affronta una
vicenda da cui emerge un passato tragicamente recente di diseguaglianze razziali, ma anche perché non
scade nella retorica o nel populismo antiscientifico. Non sfrutta gli aspetti eticamente e socialmente
controversi per mettere sotto accusa la scienza e gli scienziati. Non cade, per esempio, nel fraintendimento di
applicare gli standard etico-legali odierni, per cui non sarebbe etico prelevare delle cellule a un paziente
senza chiedere il suo consenso informato, come fu fatto con Henrietta. Né specula moralisticamente sul fatto
che mentre i figli della Lacks sono rimasti poveri e male istruiti, la moltiplicazione di quelle cellule ha
contribuito a una cospicua parte degli straordinari avanzamenti scientifici e ricadute tecnico-diagnostiche, tra
cui vaccini, cure per tumori e procedure di clonazione e mappatura di geni, che hanno reso famosi, potenti e
SANITÀ NAZIONALE
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in anteprima / 1
04/09/2011
Il Sole 24 Ore
Pag. 32
(diffusione:334076, tiratura:405061)
SANITÀ NAZIONALE
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ricchi molti scienziati e imprenditori dell'area biomedica nell'ultimo mezzo secolo. Usando le HeLa sono stati
scritti oltre 60mila articoli scientifici: numero che aumenta al ritmo di 300 ogni mese. La Skloot, però, sbaglia
quando stima, calcolando una progressione geometrica, che sino a oggi sia stata prodotta una quantità di
HeLa da riempire 100 edifici equivalenti all'Empire State Building (50 miliardi di tonnellate). È assurdo. Di
certo, però, il numero in circolazione è di gran lunga superiore a quello di tutte le cellule del corpo di Henrietta
(cioè più di 100mila miliardi).
Il libro racconta fatti. Lasciando fuori i giudizi dell'autrice. Che non rinuncia a trasmettere i toni emotivi dei
rapporti tra i protagonisti. Ricostruisce sia alcuni aspetti un po' farseschi della storia. Come quando entrò in
campo il solito Jeremy Rifkin, paventando catastrofi planetarie dovute alla notevole capacità replicativa e
adattativa delle HeLa; di cui alcuni biologi parlano come di una specie a sé stante, battezzata Helacyton
gatleri. E non trascura passaggi importanti, come la sentenza della Corte Suprema del 1990, che diede torto
a un altro paziente famoso, John Moore, il quale aveva fatto causa all'Università della California in quanto
aveva brevettato cellule prelevate da un suo tumore. La Corte Suprema stabilì che il materiale biologico di
scarto, ottenuto durante una procedura clinica, non è di proprietà del paziente, e quindi può essere usato per
sviluppare tecniche o prodotti commerciali. Anche se non sono stati violati leggi o principi morali la storia
provoca disagio e un'intuizione di ingiustizia. Colpisce l'incapacità dei ricercatori di capire le difficoltà dei figli
della Lacks di concettualizzare l'esistenza in vita di parti del corpo della madre, o le loro reazioni alla scoperta
che quelle cellule avevano prodotto soldi e privilegi. Mentre loro non potevano permettersi le cure sanitarie di
base. Anche su quest'ultima questione, la Skloot dà una lezione di stile. Prima dell'uscita del libro ha creato la
Henrietta Lacks Foundation, per aiutare i discendenti di Henrietta a curarsi e a pagarsi gli studi. La
fondazione promuove anche iniziative per sensibilizzare, attraverso la storia delle HeLa, la comunità sociale
di riferimento sul valore della scienza. Al momento le donazioni arrivano soprattutto da scienziati che
individualmente sentono di dover ricompensare la società, in questo caso la famiglia Lacks, per il privilegio di
aver avuto a disposizione i resti immortali di Henrietta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
il libro e l'incontro
Rebecca Skloot sarà a Mantova per il Festivaletteratura: presenterà il suo libro «La vita immortale di
Henrietta Lacks» con Armando Massarenti il 10 settembre alle ore 11, nel chiostro del Museo diocesano.
Il volume, edito da Adelphi
(pagg. 504, € 28,00), sarà nelle librerie
a partire dal 7 settembre.
illustrazioni in queste pagine
Le due illustrazioni che corredano le pagine dedicate al Festival sono due tavole del grande illustratore JeanJacques Sempé. Noto in tutto il mondo, Sempé ha dato vita alle avventure del Piccolo Nicolas (ideato
con Goscinny), edite in Italia da Donzelli. Lo stesso editore pubblica ora «Sempé a New York» una carrellata
delle copertine disegnate dall'autore per il «New Yorker». Il suo tratto, inconfondibile, è un'icona grafica del
Novecento. Sempé sarà a Mantova per parlare di Nicolas (il 10 settembre alle 16 Palazzo del Mago) e delle
sulle copertine (l'11 alle 10,30 Teatro Bibiena).
04/09/2011
La Repubblica - Roma
Pag. 5
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Noi genitori abbandonati dai medici"
L'odissea di una coppia: "Nostra figlia è tra i bimbi a rischio ma nessuno ci ha avvertito" "In assenza di
notizie, pensavamo che nei giorni del parto l'infermiera fosse assente" "Andati in ospedale per una visita di
routine abbiamo scoperto che anche lei è sulla lista"
«DOBBIAMO tutto alla nostra tenacia, alla nostra insistenza. Se fosse stato per il Gemelli, ora, saremmo
ancora all'oscuro di tutto. Senza nemmeno immaginare che nostra figlia era tra i bambini a cui doveva essere
fatto il test per la Tbc. Ci siamo sentiti abbandonati». Gianluca Pepe è il padre di una bimba nata il 30 marzo
scorso al Gemelli. Fino a venerdì era sereno. Nonostante il periodo in cui la moglie aveva partorito fosse
considerato "a rischio", non aveva ricevuto alcuna chiamata da parte dell'Asl.
Poi, con la moglie, ha deciso di portare la figlia in ospedale per un controllo periodico dal pediatra. E lì cosa è
successo? «Noi eravamo tranquilli: se non ci hanno chiamato, pensavamo, sarà perché nei giorni in cui è
nata nostra figlia l'infermiera era assente. Così avevamo letto sui giornali. Il pediatra, però, ci ha consigliato di
chiedere alla direzione sanitaria».
Finoa venerdì non avevate ricevuto nessuna telefonata dall'Asl? «No, nessuna. E questo, a dire il vero, ci
aveva rasserenato».
Alla direzione sanitaria cosa vi hanno detto? «Lì ci hanno detto che non sapevano se nostra figlia dovesse
essere controllata oppure no.
Non ci hanno dato indicazioni e ci hanno chiesto di aspettare, di tornare dopo un'ora».
E poi? «Mia moglie ha lavorato al Gemelli come infermiera, sa come muoversi. Abbiamo preferito non
aspettare. Forse ci siamo fatti prendere dall'ansia, non so.
Così ci siamo messi in cerca dell'ambulatorio dove in queste settimane le famiglie coinvolte stanno
controllando i loro figli».
E l'avete trovato? «Sì, sì. Abbiamo chiesto a una dottoressa se nostra figlia era inserita nella lista dei
bambini da controllare. Solo così, dopo le nostre insistenze, abbiamo scoperto che anche nostra figlia
avrebbe dovuto fare il test».
A voi, però, prima di quel controllo nessuno lo aveva detto.
«No, ed è questa la cosa peggiore. Ma come si fa? È una vicenda così delicata e nessuno ci avverte? Ci
hanno detto che forse non avevamo risposto al telefono, che magari la telefonata era stata fatta e noi non
l'avevamo vista. Ma le assicuro che quella chiamata non è mai partita. Al 100%».
A quel punto cosa è successo? «Eravamo arrabbiati, delusi, stanchi. I medici si sono attivati subito e dopo
mezz'ora mia figlia ha fatto il prelievo per il test.
Noi ci siamo agitati. Eravamo andati in ospedale per un controllo di routine e ci siamo ritrovati coinvolti in
questa storia».
Cosa vi hanno detto? «Di chiedere chiarimenti all'Asl. E che, visto che avevamo fatto il test, non avremmo
dovuto nemmeno pagare il parcheggio, pensi lei. Ma io avrei preferito che ci avvertissero per tempo.
Per me l'organizzazione è stata pessima». Come intendete muovervi ora? «Penso che con tutta probabilità
presenteremo una denuncia per quello che ci è capitato». (m.fv.)
Foto: I piccoli appena nati riposano nel nido di Neonatologia
SANITÀ NAZIONALE
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Il caso
04/09/2011
La Repubblica - Roma
Pag. 4
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Tbc, il Codacons scrive al Papa "Il Vaticano incontri le famiglie"
"Un risarcimento per i danni". Altri 6 bimbi positivi al test
MAURO FAVALE
UNA lettera indirizzata a «Sua Santità Reverendissima e Sue Eminenze Reverendissime, al Segretario di
Stato Angelo Bagnascoe al presidente del Consiglio di Amministrazione dell'Università Cattolica, Cardinale
Dionigi Tettamanzi». A scrivere direttamente al Papa è il presidente del Codacons Carlo Rienzi, convinto che
sia «doveroso portarVi a conoscenza della grave situazione di sofferenza delle tantissime famiglie che sono
state coinvolte nella tragica vicenda legata all'epidemia di Tbc nel policlinico Gemelli di Roma». Perché per
l'associazione dei consumatori che da giorni insiste sulla vicenda tra esposti, denunce e rivelazioni, le
altissime gerarchie ecclesiastiche «non sono a conoscenza delle esatte dimensioni del grave problema
sociale che, specie con l'approssimarsi dell'apertura delle scuole e degli asili nido, rischia di profilarsi nella
città di Roma». Quasi a ipotizzare, insomma, che il Papa sia stato tenuto all'oscuro di una vicenda che
coinvolge quasi 2000 famigliee cheè partita da uno dei poli sanitari cattolici considerato un'eccellenza.
Nella lettera indirizzata a Benedetto XVI, a Bagnasco e a Tettamanzi (alla guida del Cda dell'università
Cattolica da cui dipende il policlinico Gemelli), il Codacons insiste nel chiedere un incontro tra le famiglie dei
bambini che in queste settimane hanno effettuato i test contro la Tbc e «un qualificato rappresentante» del
Vaticano. Un modo per informare la Chiesa «delle reali dimensioni del problema» e per fare un passo in più.
Pur senza scriverlo esplicitamente nella lettera, l'intento dell'associazione dei consumatoriè quello di
convincere il Vaticano a offrire alle famiglie un risarcimento «per i danni subiti», spiega il Codacons,
«mostrando così spirito di pietà e comprensione per la loro vicenda umana».
I consumatori auspicano di avere una risposta «prima di mercoledì» quando è stata organizzata una
conferenza stampa con i familiari coinvolti per illustrare anche quali iniziative l'associazione intende portare
avanti dopo aver presentato nei giorni scorsi un esposto in procura e un ricorso al Tar. Sul fronte giudiziario,
intanto, domani inizia la settimana decisiva.
Concluso il primo giro di interrogatori (compresa l'infermiera che sarebbe all'origine del contagio, ascoltata
come persona informata dei fatti nel reparto di malattie infettive dello Spallanzani dov'è ricoverata da più di un
mese), i magistrati potrebbero arrivare prestoa formulare il reato di epidemia colposa. In caso di
responsabilità accertata, secondo l'articolo 452 del codice penale (delitti colposi contro la salute pubblica) è
prevista la reclusione da uno a cinque anni.
Mentre l'inchiesta procede, continua ad aggiornarsi il conto dei positivi al test della Tbc. Con i nuovi sei casi
di ieri (tutti bambini nati a gennaio), il totale dei bambini entrati in contatto col bacillo arriva a 115 su 1.333
risultati pervenuti. La media è di 8,6 ogni cento. Da domani resterà operativo solo l'ambulatorio del Gemelli
per le visite di chi ancora deve sottoporsi ai test. La Regione avverte che proseguirà nel tentativo di
contattare «tutte le famiglie che non è stato possibile raggiungere nonostantei ripetuti tentativi». 115 I bambini
positivi al test della Tbc sono per ora 115 8,6% La media, rispetto ai risultati pervenuti, è del 8,6% 1.745 I
bambini coinvolti nel contagio sono 1745 ROMA.IT Sul sito "roma.
repubblica.it" i vostri commenti e le vostre testimonianze
Foto: POLICLINICO A destra il policlinico Gemelli da dove è partito il contagio.
L'allarme finora ha coinvolto quasi 2000 bambini nati tra gennaio e luglio nel reparto di neonatologia.
A sinistra mamme in attesa dei controlli anti-Tbc
SANITÀ NAZIONALE
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CRONACA L'ALLARME TBC
04/09/2011
La Repubblica - Torino
Pag. 7
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Esposto contro i supersconti nelle prestazioni Il presidente Bianco: pronti a coinvolgere i Nas Ma Groupon:
qualità verificata
SARA STRIPPOLI
«LA SALUTE è tema delicato e la svendita è rischiosa, procura danni e genera l'idea che un dentista che si fa
pagare 100 euro per una detartrasi sia un farabutto. O che un ticket sanitario superiore al prezzo pagato per
un servizio acquistato online sia indice di uno spreco nella sanità pubblica. Dobbiamo vigilare, presenteremo
una denuncia all'Antitrust e valuteremo se preparare un esposto ai Nas».
Amedeo Bianco, presidente nazionale e regionale dell'Ordine dei medici, condanna forme promozionali che
abbiano per oggetto prestazioni sanitarie come quelle raccontate ieri dal nostro giornale, prestazioni
odontoiatriche o esami diagnostici offerti a prezzi stracciati su siti come quello di groupon.it, leader dei gruppi
d'acquisto online sia in Italia sia all'estero. Ieri, letto il nostro articolo, Groupon ha voluto presentare il suo
punto di vista: «L'attività professionale dei medici sta subendo inesorabilmente un mutamento dovuto a
cambiamenti economici e sociali internazionali. Non intendiamo svendere la sanità o privarla del suo valore,
bensì permettere al singolo utente di accedere a servizi notoriamente costosi risparmiando sensibilmente».
Una precisazione che apre un dibattito serio nel mondo della sanità, avviato dal presidente dell'Ordine dei
medici, il quale invita invece i medici a tenersi alla larga dalla tentazione: «Siamo di fronte a forme
promozionali che certo hanno una validità limitata nel tempo spiega - ma che sono chiaramente inferiori al
costo di produzione.
Una forma puramente pubblicitaria ma a nostro avviso poco trasparente e ingannevole. Che dire allora del
dentista di fiducia che fa pagare cento euro solo per la rimozione del tartaro?». Ma quale casalinga
comprerebbe un chilo di filetto a tre euro, seppur offerto last minute?, è la provocazione di Bianco, che
sottolinea comportamenti diversi da parte di altre categorie: «Anche i libri li trovo scontati su Internet, ma gli
editori non vanno oltre il 25% di sconto. La stessa prova di serietà dovrebbero darla gli studi e i centri
medici».
L'Ordine dei medici nei prossimi giorni consegnerà dunque un dossier all'Autorità garante: «Il fenomeno dei
pacchetti sanitari svenduti su Internet è un fenomeno in crescita - dice - da qualche tempo seguiamo la
situazione ma adesso ci sembra arrivato il momento di lanciare l'allarme». Si valuterà pure la possibilità di
presentare un esposto ai Nas: «Credo che chi compra un servizio debba sapere se esistono tutte le garanzie
a tutela della qualità, il nome del responsabile sanitario per fare soltanto un esempio». Su questo punto,
Groupon - che tuttavia non può offrire le stesse rassicurazioni per altre proposte online - assicura controlli e
massima serietà: «Tutte le offerte pubblicate vengono sottoposte ad un rigido iter qualitativo per verificare la
serietà del professionista, la qualità della struttura e il valore dei servizi proposti, determinato a partire dai
tariffari che gli stessi professionisti utilizzano abitualmente. Nessun prezzo di partenza gonfiato dunque». E
se il professionista è tale, è la tesi di Groupon «non prescriverà mai al paziente analisi non necessarie,
indipendentemente dal fatto che questo si presenti con un coupon in mano».
Foto: SU REPUBBLICA Ieri "Repubblica" ha raccontato il proliferare dell'hard discount della sanità
SANITÀ NAZIONALE
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Sos dei medici all'Antitrust "La salute non si svende"
04/09/2011
La Repubblica - Milano
Pag. 6
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Un solo studio per più dottori, orario continuato e niente code. La formula funziona ma a Milano è ancora una
rarità
LAURA ASNAGHI
SEMBRA un classico studio medico privato con segretaria, infermiera e dottori con nome e cognome
ricamato in filo rosso sul camice. Ma l'ambulatorio di via Davanzati 5, nel cuore di Dergano, uno degli storici e
popolari quartieri di Milano, è pubblico al cento per cento. Niente parcelle da pagare, perché chi visita, fa
consulti e prescrive farmaci sono medici di famiglia, da anni convertiti alla «medicina di gruppo», formula
prevista e caldeggiata dal ministero della Sanità, ma che a Milano è praticata da un ristretta minoranza.
Infatti, i medici di base che scelgono di associarsi e lavorare insieme, con la formula adottata in via
Davanzati, sono poco più del 10 per cento. Tradotto in cifre, sono meno di 100 medici sui 900 che operano a
Milano. Il centro di Dergano, al piano terra di un complesso residenziale anni '70, rappresenta la punta
avanzata della sanità radicata nel territorio «che - come ricorda Davide Lauri, uno dei camici bianchi di questo
ambulatorio - fa bene ai medici e offre grandi vantaggi ai pazienti». Spiega: «I medici escono dal loro
isolamento culturale, non si sentono più dei passacarte e hanno più opportunità di aggiornarsi. Mentre il
paziente ha a disposizione un servizio qualificato che dura tutta la giornata». Oggi, a Milano, chi ha solo il
proprio medico di famiglia deve fare salti mortali per riuscire a farsi visitare nelle ore canoniche (mattino o
pomeriggio), mentre in via Davanzati, con l'orario pieno compresa la mezza giornata del sabato, tutto è più
facile. «Siamo 4 medici e mezzo - racconta Lauri - io e altri tre colleghi siamo "massimalisti", ovvero medici,
tutti cinquantenni, con 1.500 pazienti a testa, più una giovane new entry con 150 assistiti. Ci siamo riuniti in
cooperartiva e garantiamo l'assistenza a ciclo continuo, con specializzazioni in gastrenterologia,
pneumologia, ginecologia ed ematologia». Dal lunedì al venerdì, l'ambulatorio apre dalle 9.30 alle 13e dalle
15 alle 19.30. Sabato dalle 9 alle 13. Come negli studi privati, chi ha bisogno del medico telefona e ottiene
l'appuntamento nel giro di 48 ore. Ma se c'è urgenza la visita è immediata. «I nostri pazienti- dice Lauri - non
fanno anticamera». Vengono visitati cento pazienti al giorno, altri cento si presentano per rinnovare ricette e
altrettanti per medicazioni, iniezionie altre piccole prestazioni sanitarie garantite da una infermiera, in servizio
mezza giornata. «Chi ha bisogno di misurare la glicemia, fare un elettrocardiogramma a distanza o farsi
medicare una piccola ferita viene da noi - spiega Lauri - così non è costretto ad affollarsi al pronto soccorso».
A tquesto si aggiunge la consulenza via e-mail per chiarimenti sul risultato di un esame o di un test.
Via Davanzati funziona, tanto che è riuscito a diventare un modello per altri sei ambulatori di gruppo nella
zona nord di Milano, dove lavorano 30 medici in tutto. Ma l'idea stenta a diffondersi. Il motivo? Per Lauri, gli
incentivi economici non bastano.
Un medico «massimalista», se fa medicina di gruppo e assume una segretaria ha diritto a 4.500 euro lordi
l'anno, altri 6 mila euro per una segretaria e 9 mila come indennità. «Ma sono cifre che non coprono le spese.
In più a Milano prevale un certo conservatorismo,molti preferiscono lavorare da soli, magari nell'ambulatorio
ereditato dal padre. Ma così la medicina di gruppo non progredisce e i pronto soccorso continuano a essere
assediati da malati che potrebbero essere curatia casa loro».
Le regole Gli associati Possono aprire lo studio assieme più medici di famiglia con diverse competenze
specialistiche, ciascuno conservando i propri assistiti ma offrendo loro la possibilità di essere visitati in un
arco orario più lungo, dal dottore di turno in quel momento La prenotazione Come in uno studio privato, si
telefona per fissare la visita, ma si può ottenere l'appuntamento ogni giorno feriale dalle 9.30 alle 13 e dalle
15 alle 19.30, e anche sabato mattina. In ogni caso entro 48 ore, immediatamente in caso di urgenza Le
specialità A Dergano cinque medici garantiscono le specialità di gastroenterologia, pneumologia, ginecologia
ed ematologia, più la presenza di un'infermiera per esami diagnostici e piccoli interventi di medicazione, e
consulenza e-mail Gli incentivi I medici che decidono di mettersi in cooperativa hanno diritto a una indennità
SANITÀ NAZIONALE
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Medici della mutua in cooperativa a Dergano l'ambulatorio è di gruppo
04/09/2011
La Repubblica - Milano
Pag. 6
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SANITÀ NAZIONALE
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
speciale e a un contributo per le spese destinate alla segretaria per l'ambulatorio collettivo. Ma per molti
dottori la cifra non basta a invogliare a scegliere la novità PER SAPERNE DI PIÙ www.asl.milano.it
www.chiedoasilo.it
Foto: PIONIERI Davide Lauri, uno dei cinque medici che si sono associati per gestire l'ambulatorio di via
Davanzati
04/09/2011
Il Messaggero - Roma
Pag. 37
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Sale a 115 il numero dei neonati positivi al test
Altri sei bambini contagiati: sono stati partoriti tutti a gennaio. L'ospedale: negativi i colleghi dell'infermiera Da
domani esami clinici solo al Policlinico della Cattolica
Continua a salire il numero di bimbi nati al Policlinico Gemelli risultati positivi ai test della tubercolosi. Sono
sei i nuovi casi emersi ieri su 67 test effettuati. Si tratta di una femmina e cinque maschi, nati tutti nel mese di
gennaio. In totale sono 115 i bimbi positivi alla malattia sui 1.333 risultati pervenuti. La percentuale dei casi
sale all'8,6%. L'Unità di coordinamento creata dalla Regione Lazio per gestire il contagio probabilmente
scatenato dall'infermiera malata di tubercolosi attualmente ricoverata all'ospedale Spallanzani «ricorda che la
positività al test non significa malattia ma esprime l'avvenuto contatto con il bacillo». Intanto, il Policlinico
Gemelli, ribadisce che tutti gli operatori della struttura dove lavorava l'infermiera ammalata di tubercolosi sono
stati sottoposti al test risultando tutti negativi. Il caso quindi escluderebbe altre fonti di contagio all'interno del
reparto. Il programma di sorveglianza sulla tubercolosi prosegue. Sono stati già programmati ulteriori test. Per
i bimbi risultati positivi è prevista la profilassi stabilita dal protocollo predisposto dall'Unità di coordinamento
regionale che evita il rischio di sviluppare la malattia a seguito dell'avvenuto contatto con il microbatterio. Da
domani, delle tre strutture sanitarie coinvolte nel programma di sorveglianza e controllo, rimarrà operativo
solo l'ambulatorio dedicato al primo piano del Policlinico Gemelli dove saranno accolte tutte le famiglie che
per motivi personali hanno voluto posticipare l'appuntamento per la visita. Viene confermato, invece, che i
bambini che hanno iniziato il trattamento di profilassi all'Ospedale Bambino Gesù e al San Camillo,
continueranno ad essere seguiti nelle stesse strutture dal un punto di vista medico. Le famiglie che non sono
state ancora raggiunte, nonostante i tentativi di contatto fatti per telefono e attraverso lettere, verranno
nuovamente contattate In caso di mancata risposta, si invieranno telegrammi e in ultima istanza, verranno
interessate le autorità competenti. Resta, inoltre, attivo il call center della Asl RmE ai numeri 06 68352830; 06
68352820; 366 6620408; 366 6620407 (www.regione.lazio.it)». Mentre continua l'inchiesta della Procura,
l'appuntamento per la Regione Lazio davanti ai giudici del Tar resta tra due settimane: l'avvocatura regionale
dovrà presentare al tribunale amministrativo la documentazione relativa alla commissione d'indagine interna
considerata dal Codacons «illegittima, perché i componenti dell'organo sono dipendenti di strutture regionali».
SANITÀ NAZIONALE
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LA REGIONE
04/09/2011
Il Messaggero - Roma
Pag. 37
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Tbc al Gemelli, per la Procura l'ipotesi di reato è lesioni colpose
Si potrà procedere solo quando arriveranno le denunce dei genitori
GIULIO DE SANTIS
Scoprire e incriminare il responsabile dei bambini contagiati dal batterio della Tbc. È il cuore dell'inchiesta
della Procura di Roma che in settimana deciderà quale reato contestare ai presunti responsabili dei numerosi
casi di positività di tubercolosi riscontrati tra i neonati del Policlinico Agostino Gemelli. Lesioni colpose ed
epidemia colposa sono le due principali ipotesi di accusa allo studio del procuratore aggiunto Leonardo
Frisani e del sostituto Alberto Pioletti. La scelta di quale reato perseguire sarà fondamentale per il
proseguimento dell'indagine. Nel caso la Procura opti per la contestazione della lesioni colpose, al momento
lòa più probabile, ci saranno incriminazioni soltanto dopo le denunce delle presunte vittime. Nel secondo caso
invece i pm procederanno d'ufficio alle iscrizioni nel registro degli indagati. La differenza tra le due ipotesi
dipenderà dalla decisione dei magistrati di considerare la positività alla Tbc riscontrata sui neonati come una
malattia. Attualmente la medicina ritiene che la positività all'infezione non sia l'equivalente della malattia. E
pertanto la positività riscontrata su 115 neonati non dovrebbe essere considerata dai pm come diffusione
della malattia della tbc, escludendo cosi l'accusa di epidemia. Un altro reato per cui la Procura potrebbe
procedere di sua iniziativa è l'omissione di atti d'ufficio se venissero riscontrati controlli sanitari approssimativi
sul personale ospedaliero dei Gemelli. A rischiare l'iscrizione nel registro degli indagati sono innanzitutto i
responsabili sanitari della struttura ospedaliera. I regolamenti interni in mano agli inquirenti sono parsi alla
Procura di Roma nebulosi e frammentari sui metodi da adottare per procedere alle verifiche dello stato di
salute del personale sanitario. Anche l'infermiera malata di Tbc potrebbe finire sotto l'occhio della
magistratura. La donna, risultata positiva alla Tbc in un test nel 2004, sarà indagata qualora si accertasse che
non avvisò i suoi superiori di possibili critiche condizioni di salute, impedendo di conseguenza l'adozione di
misure efficaci ad evitare possibili infezioni. L'ospedale Gemelli ha dichiarato che sapeva della positività del
test. Un risultato a cui i responsabili della struttura sanitaria non diedero importanza perché, secondo loro, la
positività era causata dalla vaccinazione contro la tbc. Nei giorni scorsi, oltre alla donna, è stato anche
ascoltato il medico personale dell'infermiera affinché raccontasse la storia clinica della sua paziente. E'
possibile che la prossima settimana venga sentito ancora il marito della signora, che avrebbe contratto una
forma di tubercolosi nel 2004. Determinante sarà stabilire attraverso anche quali canali si è diffusa la
positività alla malattia tra i bambini. Gli inquirenti devono verificare se il bacillo colpevole dell'infezione
provenga dalla donna oppure abbia un'altra origine. In quest'ultimo caso l'infermiera sarebbe anche lei una
vittima del contagio.
La situazione 115 1.496 1.333 9,0% incidenza sul totale risultati pervenuti test e visite effettuati 5maschi
1femmina bambini nati al Gemelli negli ultimi mesi e positivi al test della tbc Gli ultimi casi Tutti nati nel mese
di gennaio
SANITÀ NAZIONALE
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L'INCHIESTA I responsabili dell'ospedale invece rischiano l'accusa di omissione di atti d'ufficio
04/09/2011
Il Messaggero - Ed. Nazionale
Pag. 8
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Prima condanna a giugno oltre due anni per droga Altri episodi di corruzione per appalti nella Sanità
C.Man.
ROMA - La prima condanna di Gianpi è del giugno scorso con rito abbreviato: due anni e due mesi di
reclusione per detenzione di droga ai fini di spaccio per i coca party organizzati in Sardegna nel 2008. Ed è
solo una delle pendenze che il giovane imprenditore barese ha con la giustizia. Sono sette, infatti, i
procedimenti avviati dalla procura pugliese su Tarantini. Quello per droga è l'unico arrivato a definizione, ma
sulla sua fedina penale compare anche l'inchiesta, decisamente più nota, sulle escort, o meglio il favor e g g i
a m e n t o della prostituzione, che gli viene contestato per aver inviato, a pagamento, nel 2008, delle giovani
e belle donne alle feste organizzate nelle residenze private di Silvio Berlusconi, e offerte anche al
vicepresidente della Regione Puglia Sandro Frisullo (Pd). Una di loro, quella che si è aggiudicata la vetrina
migliore, almeno per qualche mese, è stata Patrizia D'Addario, che ha rivelato, per prima, di aver avuto un
rapporto sessuale con il presidente del Consiglio. Altra storia, molto più pugliese, è quella che riguarda un
fascicolo sulle protesi. Tarantini ha svolto per anni l'attività di investimento nelle forniture sanitarie, e ora i pm
di Bari gli contestano dei presunti episodi di corruzione in cambio di forniture di protesi da parte delle sue
aziende, in cui sono coinvolti anche il primario di ortopedia del Policlinico Vittorio Patella e l'ex dg della Asl di
Bari, Lea Cosentino. Terzo caso giudiziario riguarda ancora la Sanità. Si è concluso nel giugno scorso e
l'imprenditore è sotto inchiesta per delle gare d'appalto truccate alla Asl di Lecce, che hanno portato il 18
marzo 2010 all'arresto (revocato dopo quattro mesi) dell'ex vicepresidente della giunta regionale pugliese,
Sandro Frisullo. Altro procedimento (in fase di udienza p r e l i m i n a r e ) che riguarda sempre appalti e
favori, è quello per il quale, più di un anno fa, è finito in carcere Pasqualino Ciappetta, direttore di
neurochirurgia del Policlinico di Bari, accusato di aver favorito le società dei fratelli Tarantini in cambio di
soldi, viaggi e regali. Mentre nell'inchiesta sugli appalti truccati per la fornitura di protesi in cambio di nomine e
favori, è stata coinvolta di nuovo Lea Cosentino, ex dg della Asl di Bari. Infine, c'è l'associazione per
delinquere, il fascicolo più vecchio nel quale Tarantini è iscritto. Sarebbe finalizzata a influenzare i vertici delle
aziende ospedaliere pugliesi nell'acquisto dei prodotti sanitari commercializzati dalle società della famiglia
barese. Inchiesta che è già a dibattimento in cui è imputato anche il coordinatore regionale della Puglia Prima
di Tutto, Tato Greco.
SANITÀ NAZIONALE
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Dai coca party al traffico di squillo sette le inchieste che scottano
04/09/2011
Il Messaggero - Ed. Nazionale
Pag. 8
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Tarantini: dal premier prestiti la Procura: prove del ricatto
L'imprenditore interrogato in carcere: io, tradito da Lavitola Il pressing sul capo del governo per metterlo con
le spalle al muro
LEANDRO DEL GAUDIO
NAPOLI - Quando si sono incontrati in carcere, a Poggioreale, lei è scoppiata in lacrime, poi con un rapido
abbraccio si sono giurati amore eterno. Il resto è cronaca di ammissioni all'insegna del basso profilo, di fronte
all'innegabile. Tocca prima ad Angela Devenuto, poi al marito Gianpaolo Tarantini. Due ore per lei, la Nicla
delle intercettazioni napoletane sul presunto ricatto al premier, poi cinque ore per l'imprenditore pugliese. Ci
sono ammissioni sulle dazioni di denaro. Dinanzi al gip partenopeo Amelia Primavera, marito e moglie hanno
la stessa strategia: ammettono di aver incassato soldi dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, almeno
dall'agosto del 2010, da quando il caso delle escort a palazzo Grazioli è ormai esploso sui giornali, ma
negano di aver provato a taglieggiare il premier. Niente estorsioni, dunque, solo elargizioni spontanee, atti di
generosità nei confronti di una famiglia travolta dalle inchieste (droga e prostituzione), costretta a rivedere
drasticamente i propri bilanci mensili. Ma i conti tornano a favore della Procura. Stando al racconto reso ieri
agli inquirenti sembra infatti che la cifra incassata nell'ultimo anno dalla famiglia Tarantini sia più alta anche
rispetto a quanto ricostruito dalla Procura di Napoli: 350 mila euro solo nell'ultimo anno, oltre alla famosa una
tantum di 500 mila euro, su cui avrebbe fatto la cresta l'altro protagonista di questa storia, il giornalista Valter
Lavitola, oggi latitante all'estero. Un fiume di denaro, dunque, per pacifica ammissione dei Tarantini. Incalzati
dalle domande, c'è spazio anche per un aneddoto sulla «dolce vita» romana assicurata da Berlusconi. È
Angela Devenuto a raccontare l'ultima sortita a Palazzo Grazioli, lo scorso 12 agosto: «Sono andata lì spiega - perché dovevo partire per Cortina e mi servivano cinquemila euro, ho incontrato il signor Alfredo
(stretto collaboratore di Berlusconi, ndr), che però mi ha detto che non mi poteva accontentare, così sono
andata via». Poi è ancora la donna ad aggiungere sensazioni personali: «Per me Berlusconi era come un
padre, un nonno per i miei figli, disposto ad aiutarci con affetto paterno». Ammissioni che confermano,
almeno in parte, il ragionamento investigativo, tanto che nella serata di ieri è la Procura di Napoli ad
accordare parere positivo alla revoca degli arresti in carcere e all'applicazione dei domiciliari per la donna.
Difesi dai penalisti Alessandro Diddi e Ivan Filippelli, i due indagati entrano poi nel merito dei rapporti con
Lavitola, il presunto regista o triangolatore del giro di quattrini da Palazzo Grazioli ai coniugi baresi. Agli atti la
presa di distanza nei confronti dell'editore e direttore dell'Avanti: profonda delusione - spiegano i due indagati
ascoltati ieri - nel prendere atto della cresta sul ticket da 500 mila euro staccato da Silvio Berlusconi.
Delusione anche per quanto lo stesso Lavitola avrebbe fatto filtrare a proposito degli umori del premier nei
loro confronti, secondo quanto spiegano gli stessi avvocati al termine della maratona a Poggioreale: «Lavitola
aveva fatto credere a Tarantini che Berlusconi lo avesse abbandonato: per questo motivo Gianpaolo era
molto amareggiato e dubitava che Berlusconi mantenesse la promossa di aiutarlo». È il punto cruciale, che
rimanda alla storia del processo barese di Tarantini. Secondo la Procura di Napoli, Berlusconi sarebbe stato
costretto ad assecondare le richieste di Lavitola-Tarantini, per impedire un cambio di strategia processuale
nell'inchiesta barese sulle escort a Palazzo Grazioli. Un'ipotesi sostenuta da decine di intercettazioni da cui
emerge il pressing finalizzato a «tenere con le spalle al muro» o addirittura «in ginocchio» il capo del
governo, minacciando una scelta processuale che avrebbe reso inevitabile in aula l'ascolto di intercettazioni o
testimonianze imbarazzanti. Inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Francesco Greco, dai pm Francesco
Curcio, Henry John Woodcock, Vincenzo Piscitelli, che ora punta a uno snodo inevitabile: l'interrogatorio di
Silvio Berlusconi come persona informata dei fatti, nonché presunta parte offesa in un processo per
estorsione e ricatti.
Tutte le inchieste ESCORT IN CORSO IN CORSO IN CORSO PROCESSO IN CORSO CORRUZIONE
ASL DI LECCE DROGA PARTY INDAGINI CHIUSE ANSA-CENTIMETRI APPALTI TRUCCATI "TECHNO
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LE INDAGINI Spuntano 350 mila euro. Per il pm sono il prezzo del silenzio sui segreti delle escort
04/09/2011
Il Messaggero - Ed. Nazionale
Pag. 8
(diffusione:210842, tiratura:295190)
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HOSPITAL" FORNITURE SANITARIE UDIENZA PRELIMINARE 2 ANNI E 2 MESI A TARANTINI (PRIMO
GRADO) Fascicoli aperti dalla Procura di Bari nei confronti dell'imprenditore pugliese Giampaolo Tarantini
Tarantini avrebbe organizzato nel 2008 a Giovinazzo (Bari) e in Sardegna festini a base di cocaina,
fornendola ad amici e conoscenti Altre gare d'appalto truccate. Per evitare inquinamenti alle prove è stato
arrestato l'ex vicepresidente regionale, Sandro Frisullo (Pd) In cambio di nomine e favori, Tarantini avrebbe
ottenuto l'appalto per la fornitura di protesi alla aziende sanitarie baresi Giro di mazzette per la fornitura di
protesi a strutture sanitarie pubbliche. Coinvolta anche l'ex dg della Asl di Bari, Lea Cosentino Tarantini
avrebbe messo in piedi un sistema per promuovere le sue società, grazie a conoscenze politiche, sesso,
viaggi e festini L'imprenditore avrebbe inviato alcune donne a esponenti politici bipartisan per ottenere
benefici economici per le sue società. Il giro di escort fu svelato da Patrizia D'Addario Presunta associazione
per delinquere finalizzata ad influenzare i vertici delle aziende ospedaliere pugliesi nell'acquisto dei prodotti
sanitari commercializzati dalle società di Tarantini
Foto: L'imprenditore Gianpaolo Tarantini interrogato a Napoli nel carcere di Poggioreale A sinistra i suoi legali
Alessandro Diddi e Ivan Filippelli
04/09/2011
Il Giornale - Ed. Nazionale
Pag. 37
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Nuovi servizi dai dentisti italiani
Procedure, prezzi certi, tempi operatori sono i punti che bisogna migliorare
Luigi Cucchi
Già da qualche anno si sente parlare di turismo odontoiatrico: pazienti che si sobbarcano un viaggio in un
Paese dell'est ed un soggiorno più o meno lungo in una città lontana, pur di ottenere una cura odontoiatrica
ad un costo ridotto (in questi paesi i prezzi sono ben più bassi che da noi, compresi quelli dei dentisti). Ma
che garanzia si ha sull'esperienza degli specialisti che svolgono l'attività in questi studi? Il medico a cui ci si
rivolge merita effettivamente una fiducia tale da giustificare questi viaggi? «È una domanda che vale la pena
porsi», afferma Emilio Francini Naldi, dottore in medicina chirurgia e odontoiatria a Milano, Firenze, Roma e
Udine (www. efran.it - tel. 055-890610). «Mi sono documentato con attenzione sulle procedure, i contatti, i
tempi operatori degli specialisti di questi Paesi, e sono arrivato alla conclusione che qualcosa da imparare, da
questi colleghi dell'Est, effettivamente c'è. Innanzitutto, la certezza del prezzo: tutti i pazienti desiderano
sapere con precisione quale sarà il costo delle cure, in modo da iniziare la terapia con tranquillità. Si tratta di
un'esigenza che merita senz'altro di essere presa in considerazione. Ecco perché oggi anche in alcuni studi
italiani la spesa è certa: dopo aver esaminato la documentazione radiologica, aver visionato lo stato della
bocca e, soprattutto, aver sostenuto un accurato ed esauriente colloquio con il paziente per chiarire quali
sono le sue esigenze e le sue aspettative, viene fornito un preventivo che non cambierà, nemmeno nel caso
in cui fosse richiesta qualche cura in più rispetto a quanto preventivato. L'errore, infatti, in questo caso,
sarebbe solo dell'odontoiatra, che si è lasciato sfuggire qualcosa o che ha considerato non necessarie alcune
terapie che poi si sarebbero rivelate utili: non è giusto che ciò ricada sulle tasche del paziente. Sempre
riflettendo sul fenomeno del turismo odontoiatrico, mi sono reso conto di quanto un paziente che cambia città
per effettuare una visita medica possa sentirsi spaesato e a disagio, specie se deve occuparsi di trovare
hotel, strade, indirizzi. Di qui l'idea di attivare anche in Italia un servizio di assistenza per i pazienti, che
vengono prelevati alla stazione ed accompagnati in alberghi scelti, i cui prezzi sono convenzionati e talvolta
compresi in quello della terapia. Gli spostamenti vengono gestiti sempre dalle auto dello studio e, per quanto
riguarda i ristoranti, vengono indicati e consigliati quelli di più alta qualità e, se richiesto, di minor prezzo».
Aspetti negativi della cura all'estero che il rivolgersi ad uno specialista italiano consente di evitare? «É ovvio
che, in caso di complicanze o di re-interventi, lo spostamento diventa problematico, costoso, difficile da
organizzare», osserva lo specialista. «La vicinanza, e, soprattutto, il non dover cambiare nazione rende tutto
più semplice». Spesso, tuttavia, in Italia i tempi tradizionali delle terapie odontoiatriche richiedono un impegno
e uno stress notevole da parte del paziente, con sedute ripetute che talvolta assommano a qualche decina.
«Anche questo è un aspetto che si può decisamente rivedere: con i mezzi che abbiamo oggi a disposizione,
e potendo contare su un team di specialisti delle varie discipline odontoiatriche (conservativa, endodonzia,
ortodontia, implantologia), come la moderna odontoiatria suggerisce, le cure fondamentali possono essere
effettuate in poche ore, o al massimo in una sola giornata. Le protesi provvisorie fisse vengono posizionate
nello stesso giorno, restituendo alla bocca un aspetto ideale fin dall'immediato», assicura Francini Naldi. «In
conclusione: si possono ottenere denti a posto in tempi brevi (e, soprattutto, senza periodi di bocca in
disordine), per di più potendo apprezzare tutto ciò che offrono in Italia le città d'arte più belle del mondo,
come Firenze. I costi probabilmente non saranno così bassi come quelli dell'Est, ma si tratterà comunque di
prezzi onesti, ed adeguati al prodotto».
Foto: FRANCINI NALDI «Tutti i pazienti desiderano conoscere con precisione l'efficacia delle cure che stanno
per iniziare e la spesa che dovranno affrontare»
SANITÀ NAZIONALE
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
PAESI DELL'EST Le ragioni del «turismo odontoiatrico»
04/09/2011
Il Gazzettino - Ed. Nazionale
Pag. 14
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Pronto soccorso, basta code
La Regione chiama i primari per varare un piano: diplay per le attese, medici "consorziati" per evitare i codici
bianchi. Asl, la giungla degli accessi
Via alla rivoluzione dei Pronto Soccorso. Il pareggio di bilancio che ogni anno si gioca sul filo di lana, passa
attraverso una severa riorganizzazione dei "punti caldi" degli ospedali. Revisione che da una parte dovrebbe
portare a maggiori risparmi e dall'altra ad un abbattimento delle liste d'attesa. Ma ci sarà anche una maggiore
trasparenza per il cittadino che al Pronto Soccorso, grazie a dei display, potrà sapere quanto deve ancora
attendere e a che punto è la sua "pratica" (ad esempio tempi d'attesa degli esami). É ormai luogo comune
che quando ci si presenta al Pronto Soccorso ci si debba armare di santa pazienza: anche 5 o 6 ore di attesa.
E la colpa è tutta dei "codici bianchi", cioè di quelle prestazioni che si sarebbero potute tranquillamente fare
dal proprio medico di base. Su un milione e 800mila accessi in Veneto, 600mila sono infatti codici bianchi,
900mila codici verdi, 300mila gialli e 30mila rossi, cioè davvero urgentissimi. Ma in questo mare di numeri
ogni Asl fa storia a se. Quello che la Regione vuole scongiurare per il futuro. Il governatore Luca Zaia ha dato
mandato al segretario generale Domenico Mantoan di leggere le carte, incontrare i primari dei Pronto
Soccorso e mettere fine a questa giungla. Ci sarà pure una spiegazione al fatto che a Thiene ci sono 0,16
accessi al Pronto Soccorso per abitante, che nella limitrofa Arzignano diventano 4 volte di più, come a
Belluno o Bussolengo, o ancora Chioggia? E ci sarà un motivo per cui con una media regionale del 25 per
cento di codici bianchi sul totale degli accessi, Belluno ha il 13 per cento, Pieve di Soligo il 60, Rovigo il 46 e
Thiene il 48? Solo per fare alcuni esempi. L'obiettivo della Regione è quello di arrivare a definire una delibera
che codifichi definitivamente i codici bianchi, investendo in questo processo i medici di famiglia. Martedì
l'incontro con i primari per perfezionare il percorso, ma buona parte delle linee sono già state tracciate.
Percorsi che devono essere condivisi, ma chiari. Ad esempio la quota economica aggiuntiva che i medici di
medicina generale ricevono dalla Regione sarà legata all'attuazione delle medicina di gruppo che sarà
obbligatoria e non più facoltativa. In pratica il cittadino avrà a disposizione un medico dalle 8 di mattina alle 20
e se deciderà di andare al Pronto Soccorso pur avendo un codice bianco, pagherà e aspetterà. Niente di
punitivo, solo un po' di ordine per evitare a chi in ospedale ci va perchè ha veramente bisogno, di aspettare
ore. Processo che vale per i medici di base, ma anche varrà pure per i pediatri. In effetti si è visto che
laddove la medicina di base si è organizzata (vedi Thiene) su 187mila abitanti ed un ospedale con 400 posti
letto, gli accessi sono i più bassi della regione. Ma nelle diverse Asl non è solo il numero degli accessi a fare
la differenza: anche il numero delle prestazioni che vengono erogate ha il suo peso (più complessa è la
patologia di chi arriva, più necessita di esami). A Dolo, ad esempio, la media degli esami a cui viene
sottoposto chi entra al Pronto Soccorso è di 8,90. 9,72 a Mirano, 7,77 a Thiene, 8,87 a Cittadella, 9,38 a
Padova in Azienda e addirittura 10,25 all'ospedale Sant'Antonio. A Montagnana doventano però 2,74; 2,78 a
Venezia, 3,23 a Zevio o 2,46 a Montecchio. © riproduzione riservata
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Daniela Boresi
04/09/2011
Il Secolo XIX
Pag. 15
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Ospedali, banche e grande finanza, gli uomini all'Opera
Lo Ior azionista di Carige, operazione fallita
CHI SONO gli uomini dell'Opus a Genova e dove lavorano? La prima cosa che colpisce è la presenza ai
vertici delle banche, delle Fondazioni bancarie, dei grandi ospedali e dei gangli della finanza e delle attività
produttive. Vincenzo Lorenzelli , economista e docente universitario, a lungo presidente di Fondazione
Carige, non ha mai nascosto la sua appartenenza: membro sovrannumerario. E la continuità nell'era del
cavalier Flavio Repetto (cattolico ma non schierato) è garantita dal vicepresidente Pierluigi Vinai , anche lui
sovrannumerario. FONDAZIONI E BANCHE Controllare le Fondazioni bancarie significa avere il controllo di
erogazioni milionarie: dal 2006 a oggi, Fondazione Carige si è trovata a distribuire annualmente qualcosa
come 150 milioni, 26,5 milioni di euro all'anno. Per chi è cattolico, l'appartenenza a un'Opera riconosciuta
dalla Chiesa è una garanzia di serietà. Per chi diffida della Chiesa, al contrario, è inevitabile il sospetto che
l'appartenenza al gruppo sia finalizzata a una logica di lobby. Dalle Fondazioni alle banche il passo è breve.
Ma, nei palazzi degli istituti di credito, aumenta la discrezione. Anche perché il nome dell'Opus si proietta su
un'operazione fallita, quella dell'entrata dello Ior (la banca Vaticana presieduta dal "sovrannumerario" Opus
Ettore Gotti Tedeschi ) in Carige. Avviata con l'acquisto (deciso con l'assenso di Cesare Geronzi dopo una
lunga contrattazione diretta tra il cavalier Repetto e il segretario di Stato Tarcisio Bertone ) di una quota
milionaria di obbligazioni Carige convertibili nella primavera del 2010. L'operazione doveva passare
(necessariamente) attraverso la benedizione di Fondazione Carige che aveva diritto di prelazione
sull'acquisto di quelle obbligazioni. E aveva rinunciato ad esercitarla, lasciando posto allo Ior ma anche alla
Cassa di risparmio di Torino. La rinuncia era finalizzata ad aprire uno scenario futuro in cui, convertendo le
obbligazioni in azioni, lo Ior si sarebbe trovato ad essere il quarto azionista Carige con il 2,3% delle azioni.
Come è noto, l'operazione non è andata in porto e Gotti Tedeschi ha rivenduto le obbligazioni vaticane dopo
aver ritirato la sua cedola di interessi del primo anno. GLI IMPRENDITORI Nel mondo riservato che è
l'aristocrazia degli affari a Genova, molti ricordano le serate culturali ispirate dall'Opus nella villa di Gianni
Scerni , l'imprenditore già presidente del Genoa e oggi presidente del Registro Navale. E Scerni si irrigidisce,
quando gli si accenna a una ormai lontana serata attorno all'ospite d'onore Ettore Gotti Tedeschi, già
vicinissimo all'Opus molto prima di diventare presidente dello Ior. «Siamo tutti vicini e tutti lontani. Non sono
un membro dell'Opus - premette Scerni - so che ci sono tante persone vicine, personalmente ho fatto quel
poco che potevo». Legittimo, giusto, in che modo? «Ho dato contributi in denaro per attività come il Campus
biomedico di Roma. Sono vicino a persone che sono membri dell'Opera, sono amico di Gotti Tedeschi dai
tempi del Sanpaolo. E ho cercato di dare una mano per attività meritevoli come la Residenza delle Peschiere.
Bisogna smitizzare, se faccio i nomi di chi si riuniva per l'Opus Dei le vengono i capelli dritti». Li facciamo noi:
Flavio Repetto, Giovanni Berneschi, Davide Viziano , l'editore Gianfranco De Ferrari . Però anche persone
non cattoliche perché le serate a invito erano "culturali". Opus o non Opus? «Io mettevo a disposizione un
salotto e due tartine, tutto qui. E ho avuto rapporti con persone legate a un'organizzazione che ho ritenuto
degna di essere sostenuta in modo trasparente. Da credente, credo che avvicinare massoneria e Opus sia
una cosa indegna». Massoneria e Opus sicuramente sono realtà diversissime per quello che riguarda il
background etico, filosofico, culturale. Paolo Di Cara , maestro venerabile della loggia Trionfo Ligure, dà la
sua versione: «Ci sono voci più o meno scabrose attorno all'Opus, io ne ho un'immagine pessima come
l'uomo della strada l'ha di noi. So che fanno proselitismo in ambienti culturali e economici». Non ha mai
nascosto la sua vicinanza all'Opera il costruttore Davide Viziano che ha dato il suo contributo, nel nome delle
figlie, proprio alla costruzione della residenza Capo di Faro a Carignano. Racconta volentieri di quella volta in
cui, affrontando un intricato problema di lavoro che stava andando avanti a carte bollate e ricorsi davanti a un
giudice, si era rivolto al santo quasi con sfida. «Era suonato il telefono: tutto risolto. Se sia stata una
coincidenza o no, io non lo posso dire, certo la cosa mi aveva colpito». Però, con laico disincanto, Viziano
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I MEMBRI AI VERTICI DELLA SANITÀ E DEL MONDO DEGLI AFFARI
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non nasconde nemmeno i pericoli di deviazioni dagli ideali. ««L'Opus non è un'associazione alla quale uno si
iscrive e riceve un tesserino - premette - è una proposta di vita: il lavoro non è una galera, ma un'attività
quotidiana nella quale ogni uomo può santificarsi, comportandosi in maniera etica e curando anche interessi
di carattere religioso e culturale». L'obiettivo proposto dal santo è stato raggiunto? «Può sicuramente essere
accaduto, nell'Opus ma anche in molte associazioni cattoliche o non cattoliche - risponde - che qualcuno
abbia interpretato le aspirazioni ideali in modo distorto. Come dire: c'è chi invece di santificarsi lavorando,
crede di fare affari andando all'Opus». SANITÀ E NUOVO GALLIERA Ancora, a livello centrale l'Opus ha
dedicato sforzi e persone nel mondo della sanità. Così a Milano la crisi economica e gestionale di un grande
ospedale come il San Raffaele è stata interpretata laicamente come uno scontro (smentito e negato dai diretti
interessati) tra l'Opus e Comunione e Liberazione. Mentre a Roma la prelatura ha dato vita a quella realtà di
eccellenza che è il Campus Biomedico. A Genova , dove due grandi ospedali sono sotto l'ala protettrice
dell'arcivescovo, le nomine degli uomini che governano la sanità sono (anche) uno specchio degli equilibri in
Curia. Al Gaslini, la transizione dagli anni di Bertone all'era Bagnasco è avvenuta nel segno della continuità
garantita da Vincenzo Lorenzelli , questa volta come presidente del consiglio di amministrazione dell'Istituto.
Al Galliera, la discontinuità segna invece un passo in avanti dell'Opus: il vicepresidente era (negli anni della
presidenza Bertone) il manager Giuseppe Profiti che lo stesso Bertone aveva poi portato con sé a Roma, nel
2008, a guidare il Bambin Gesù. Chi è l'uomo di fiducia che il cardinale Angelo Bagnasco ha chiamato al suo
posto? L'ex prefetto Giuseppe Romano , cattolico e sicuramente persona di alto profilo. Romano, pur non
essendosi mai schierato pubblicamente, è (anche) persona molto vicina all'Opus. E già negli anni in cui era il
rappresentante del governo in città, in prefettura si tenevano riunioni private e riservate su temi etici e morali.
Opus o non Opus? «Partecipo ad alcune attività - risponde - e mi sento vicino agli ideali del fondatore: la
santificazione della vita attraverso il lavoro, quelle riunioni avvenivano con questo spirito». Pure lui
insospettabilmente, ispirato dagli ideali di San Escrivá. E per chi si avvicina con spirito scettico e laico (quello
che il sociologo cattolico Massimo Introvigne chiama la "teoria del complotto") è facile collegare la presenza
della prelatura nel cda a manovre aperte e sotterranee che si svolgono nel mondo imprenditoriale in vista del
bando per il Nuovo Galliera. Un affare da 180 milioni. Tra i membri effettivi dell'Opus si contano docenti
universitari come Gianfranco Ricci , ordinario di diritto processuale civile (ex presidente della Fondazione De
Mari della Cassa di risparmio di Savona) e Stefano Massucco ordinario di Gestione e controllo di sistemi
elettrici e impianti ospedalieri. Specializzazione sicuramente utile per le trasformazioni in corso nel mondo
della sanità genovese. È ingegnere civile il responsabile amministrativo della residenza delle Peschiere,
Fabio Doppierio , numerario come Paola Postogna , responsabile della residenza femminile Capo di Faro.
Chi sono gli uomini
SERGIO ROSSI
DAVIDE VIZIANO
VINCENZO LORENZELLI
G.FRANCO RICCI
GIUSEPPE ROMANO
FABIO DOPPIERIO
PIERLUIGI VINAI
STEFANO MASSUCCO
GIANNI SCERNI numerario, è medico del lavoro e direttore della Residenza universitaria delle Peschiere
sede del ramo maschile Opus cooperatore, è imprenditore e politico. Ha sostenuto l'Opus e collaborato alla
nascita della residenza femminile Capo di Faro numerario, è rettore dell'Università Campus BioMedico di
Roma, ex presidente di Fondazione Carige e presidente Gaslini sovrannumerario, è ordinario di diritto
processuale civile e ex presidente della Fondazione "De Mari della Cassa di Risparmio di Savona
cooperatore, vicepresidente del cda del Galliera e ex prefetto di Genova, si dice vicino allo spirito di San
Escrivá de Balaguer. numerario, è consulente fundraising dell'Università Campus Bio-Medico di Roma e
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membro dello staff di direzione delle Peschiere sovrannumerario, presidente dell'Anci Liguria (associazione
dei Comuni) è vicepresidente di Fondazione Carige e politico Pdl numerario è professore ordinario di
Gestione e controllo dei sistemi elettrici e impianti ospedalieri della facoltà di Ingegneria cooperatore,
imprenditore, già presidente del Genoa e oggi presidente del Registro navale. Ha aiutato (da cattolico) attività
dell'Opus.

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