Campo de` fiori 71:1

Transcript

Campo de` fiori 71:1
Il mondo di
Jimmy
Fontana
Manuel
Frattini
ballerino e
interprete di
musical
Sfilata di
solidarietà in
ricordo di
Maria Chiara
Segato
Il palio di
Siena:
30 anni di
Marasma
2
Campo de’ fiori
SOMMARIO
Editoriale:
Tu come noi, un progetto una sfida...........3
L’intervista:
Jimmy Fontana......................................4-5
Manuel Frattini......................................6-7
Curriculum vitae:
Saggio spettacolo al Teatro Olimpico ........8
Cinema News:
L’uomo nell’ombra ...................................9
Lavoro e fatica.....................................11
Roma che se n’è andata:
Il ghetto di Roma...............................12-13
360° Horse..........................................14
Suonare Suonare:
L’AIR guitar.......................................16-17
Sfilata di solidarietà............................18
Primo memorial Osvaldo Prosperi.....19
Una “Fabrica” di ricordi:
La bottega di Assunta.............................20
Il Bio Postural Test ............................22
Le guide di Campo de’ fiori:
Valentano...............................................24
L’altro volto di Carosello.....................25
Le storie di Max:
Equipe 84...............................................26
Ass. Artistica IVNA:
Chi è Paolo Andreocci.............................28
30 anni di Marasma ...........................29
Il santo più amato da papa
Ratzinger.............................................30
Il Fumetto:
Bambole di carne....................................31
Ecologia e ambiente:
Lago di Vico una lenta agonia..................32
Come eravamo:
Soprannome de paese............................33
Cesare Borgia .....................................34
Non fatevi ingannare dagli eredi di
Nietzsche.............................................35
Il mondo del Jazz:
Chetney Baker........................................36
L’angolo Bon Ton
Il matrimonio..........................................37
Per ricordare Don Marciano
Ercolini............................................38-39
Che differenza c’è tra artrite e
artrosi..................................................40
Civita Castellana e il muro di Via del
Forte....................................................41
Il giornalino eco-bimbi..................42-43
Il diario dei girasoli.............................44
Fiera - esposizione zoo tecnica .........45
Oroscopo..............................................46
Niente forno per un dolce estivo........47
Agenda ................................................48
Messaggi..............................................50
Università della libera età - associazione ATAMO - Mostra Sarandrea ...51
I nostri amici ......................................52
Roma com’era.....................................53
Album dei ricordi.........54-55-56-57-58-59
Annunci Gratuiti ............................60-61
Selezione Offerte Immobiliari.......62-63
Incontriamoci su
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richiedete la
nostra amicizia e
vi terremo
aggiornati!!!
Grazie per essere in tanti...
continuate cosi’,
saremo
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Campo de’ fiori OGNI MESE E’: INTERVISTE IN ESCLUSIVA A PRO-
TAGONISTI DEL MONDO DELLA CULTURA, DELLO SPORT E DELLO
SPETTACOLO, VECCHIE STORIE E PERSONAGGI DELLA NOSTRA
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Campo de’ fiori
3
Tu come noi,
un progetto una sfida
La mia rivista e l’A.I.D.I. hanno già fatto tante cose per il sociale e grazie al contributo sincero
e spontaneo di tanti amici, abbiamo forse un po’ cambiato il modo di vedere e di considerare i
diversi almeno nella nostra zona d’influenza.
Vorrei fare, adesso, qualcos’altro di veramente utile! Perché allora non provare a raccogliere
testimonianze della vita di coloro che amano solo amore e regalano incondizionatamente a tutti
teneri, innocenti sorrisi? Voglio scuotere l’indifferenza per ricordare che spesso un falso pietismo, una prebenda assolutoria, esaltano quella falsa morale che, invece, alimenta il pregiudizio ed incentiva azioni discriminatorie e segreganti!
Umiliazioni inconsolabili sono spesso vissute con una dignità esemplare.
Come fanno a sorridere persone diverse, spesso ammalate, che sopravvivono con la sola pensione d’invalidità di 230,00 euro al mese?
Come fanno a sorridere coppie di anziani che non possono più uscire di casa perché le cinque
di Sandro Anselmi
rampe di scale sono senza ascensore?
Noi vediamo solo la metà della faccia degli altri, quella che riflette lo specchio, non quella che
si specchia nell’anima! Ciò che è offerto alla vista non è quello che alberga giù, nel fondo.
E’ troppo facile vedere il diverso come un prossimo senza disagi: è come voler vedere solo la metà della faccia, quella dello
specchio… e non quella dell’anima! Così lo facciamo sparire dalla vita felice della collettività!Per poter sensibilizzare al problema sempre più persone, intendo bandire un concorso fotografico e cinematografico, nella misura del corto, a carattere nazionale. Esso sarà denominato “Tu come noi” (già titolo di un mio brano musicale per i ragazzi speciali).
Le opere dovranno contenere testimonianze di vita reale o storie di fantasia. Esse verranno divulgate e pubblicizzate sulla
rivista e su tutti i nostri siti web e presentate durante importanti manifestazioni, oltre alla loro produzione commerciale. Il
periodo dell’evento e le eventuali, opportune, contestualizzazioni, avrò cura di pubblicarli quanto prima, assieme alle
modalità ed ai termini di partecipazioni.
Campo de’ fiori
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Oltre ad essere in teatro insieme ai figli Luigi ed Andrea,
continua a girare per le piazze di tutta Italia
Il mondo di Jimmy Fontana
“Rimpiango di non aver avuto una band tutta mia e di non essermi potuto
dedicare alla recitazione”
Oggi non c’è più possibilità di fare
musica attiva, un discorso, quindi,
che interessi la vendita. Oggi si bada
solo alla forma esteriore, ai presentatori, agli abiti, agli sponsor da
ricercare, all’odiens da registrare.
Non si dà più importanza primaria
alla musica, ma alle apparenze!
Finchè Sanremo ce l’avrà la in mano
la Rai non ci sono alternative. La Rai
lo tiene su solo per un fatto commerciale, non di musica, il fine dell’azienda è solo il ritorno economico.
Puoi presentare una bella canzone,
ma non conta più, viene scartata
perché la logica e i criteri da seguire
sono altri, che esulano ormai dalla
musica.
Chi di noi non ha mai pensato:
“Che sarà della mia vita”, oppure
non si è mai pronunciato, sospirando,
l’espressione “Eh… il
mondo..”, senza proseguire dicendo “non si è fermato mai un
momento”?
Be’, credo tutti, e questo lo dobbiamo a Jimmy Fontana, che con i
suoi due grandissimi successi, Il
mondo e Che sarà, è entrato nel
linguaggio comune! Quante volte,
allora, il nostro pensiero è stato
rivolto a lui e quante altre ci siamo
ritrovati a canticchiare questi bellissimi pezzi della musica italiana.
Io, finalmente, ho avuto l’opportunità di conoscerlo personalmente,
grazie ad un nostro amico comune, Marco Antonangeli, in arte
Marco Song’s, collaboratore di uno
dei quattro figli di Jimmy, Luigi,
anche lui con spiccate qualità artistiche di musicista.
Lo raggiungo nella sua villa alle
porte di Roma, per realizzare l’attesa intervista.
Ripercorriamo brevemente le
tappe più importanti della sua
lunga carriera, partendo proprio dall’origine del suo nome
d’arte: Jimmy Fontana. Ci racconti come è nato.
Il nome Jimmy è stato un omaggio al jazzista, tra l’altro bianco,
Jimmy Giuffre, che, pur non essendo
famosissimo, io, da appassionato di jazz
quale sono, ho apprezzato particolarmente. Il cognome Fontana, invece, l’ho scelto
insieme a quella che sarebbe diventata
mia moglie, Leda, sfogliando le pagine
dell’elenco telefonico di Roma. Di Fontana
ce n’erano tanti ed il nome di Jimmy
Fontana, così composto, suonava bene in
tutte le lingue, perchè a quei tempi si
sognava di andare a cantare all’estero e
diventare famosi in tutto il mondo. In quel
periodo, oltretutto, andava di moda usare
nomi americani, come, infatti, avevano
fatto anche Jonny Dorelli, Bobby Solo,
Little Tony e tanti altri.
Il suo primo vero e proprio successo,
quello che l’ha lanciata in tutto il
mondo, è stato appunto Il mondo,
nel 1965.
Si, questo brano era il frutto già di una
mezza carriera artistica, perché io ho iniziato effettivamente nel 1957. Ma all’epoca non era come oggi che se fai dei provini, magari per Sanremo, e non va bene,
sei subito scartato, non interessi più ai
media, alle case discografiche, ammesso
che ci siano. Prima, si provava con un
disco, poi con un altro, uno poteva avere
successo e l’altro no. Si tentava, ma si
rimaneva comunque in gioco. Le case
discografiche erano dei vivai dove si coltivavano i talenti.
A proposito di Sanremo, lei ha partecipato agli inizi della sua carriera a
diversi Festival ed ha chiuso nel ‘94
insieme al gruppo “I superquattro”.
Ecco, viste le sue esperienze, ed
osservando i Sanremo di oggi, come
è cambiato, secondo lei, il mondo del
Festival canoro più importante
d’Italia?
Nel ’71, poi, la grande delusione
che ha segnato la sua vita. Si è
visto soffiare da sotto il naso il
brano da lei composto, a cui
teneva particolarmente e destinato ad essere un successo
indiscusso: Che sarà.
Direi molto più che sotto il naso,
perchè io avevo già fatto l’80% di
quello che c’era da fare: la produzione del disco, il contratto col partener. Ormai, a soli venti giorni da
Sanremo, quando doveva debuttare
la coppia Fontana-Felisiano, la coppia venne cambiata. Ma io lì sono
stato un po’ scemo, perché se avessi insistito con la casa discografica
avrei potuto evitarlo. Il brano era ancora
nuovo e, da autore, avevo tutto il diritto di
farne ciò che volevo, mentre una volta
uscito non si può impedire a nessuno di
cantarlo. Se potessi tornare indietro lotterei con tutte le forze per presentarlo interpretato da me, con la convinzione di vincere.
E la scelta del gruppo de I ricchi e
poveri?
Io non c’entro niente, era la casa discografica che doveva lanciare questo giovane gruppo. Era un tentativo che poteva
anche andare male, ma non c’erano tante
incognite, visto che Felisiano era il migliore in campo in quel momento e la canzone parla da sola. Tutti mi dicevano di non
prendermela perché io continuavo ad
essere comunque l’autore, ma non consideravano quello che consideravo io e che
dovrebbero considerare tutti i cantanti: il
Campo de’ fiori
l’attore leggero, magari legato
Da sx: Jimmy Fontana
alla musica. Ho fatto esperienza
e suoi due figli Andrea
in teatro con la commedia all’itae Luigi
liana La voglia matta e non mi
sarebbe dispiaciuto continuare.
In questi anni avrà avuto
tante soddisfazioni, ma qual
è stata la più grande, quella
che ha particolarmente a
cuore?
Ho avuto celebrazioni importanti
soprattutto all’estero, ho vinto
diversi concorsi canori in tutto il
mondo. Sono state tutte grandi
soddisfazioni e la più bella,
credo, sia proprio quella di essere riuscito a far conoscere due
brani della musica italiana, come
Il mondo e Che sarà, ovunque.
Non è assolutamente facile.
risvolto del successo di una canzone, sta
nel fatto che essa deve portarti lavoro con
serate e spettacoli.
A proposito di serate. Lei continua a
girare per le piazze ed è ancora molto
amato.
Certo, in questo periodo di crisi, purtroppo
il lavoro è calato anche per noi. Anzi, forse
per me, che rappresento un repertorio
classico, è calato un po’meno che per altri.
Le faccio un paio di domande più personali. C’è qualcosa che avrebbe
voluto fare e che ancora non è riuscito a realizzare?
Nelle carriere degli artisti ci sono sempre i
sogni. Io onestamente non ho potuto mai
realizzare l’idea di poter cantare con una
band avendo una radice essenzialmente
jazzistica e musicale. Non tutti lo sanno,
ma ho iniziato in questo campo e prima di
approdare alla musica leggera, ero il
numero uno del jazz in Italia. Questo è
uno dei rimpianti. L’altro è che, durante la
mia carriera, buttata un po’ di qua e di là,
nelle piazze d’Italia e di tutto il mondo,
non ho mai considerato seriamente la possibilità di far teatro come si deve. Ho dei
risvolti per i quali avrei potuto fare anche
Adesso invece collabora con
due dei suoi figli, Luigi ed
Andrea, che hanno seguito
un la sua strada. Cosa state
preparando insieme?
Abbiamo esplorato il mondo del
teatro, portando in scena uno
spettacolo dove loro due raccontano la musica degli anni ’70 e ’80, ripercorrendo gli avvenimenti musicali principali, con particolare attenzione per la mia
carriera ed io entro in scena di tanto in
tanto, riproponendo alcuni dei più bei
brani dell’epoca. Mi piacerebbe molto portarlo avanti, ma ci siamo scontrati con
grossi problemi organizzativi, perché il
teatro, se fatto bene, costa molto e fino a
che non si arriva a certi livelli non ci si può
permettere di intraprenderlo. Purtroppo in
Italia non c’è una cultura radicata del teatro, se non per i piccoli teatri, o per il
teatro d’essay, al
contrario di quanto
avviene in Francia,
dove ce n’è almeno
uno per ogni paese.
Noi siamo abituati
alle piazze, che danneggiano gravemente il teatro.
Luigi, visto che c’è
anche lei, vuole
aggiungere qualcosa?
Come diceva anche
papà, oggi non c’è
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spazio per fare musica leggera nuova. Ci
sono solo tante meteore. Tendenzialmente
si prendono ragazzini di 16 anni che, a 20,
vengono già considerati vecchi, ma in realtà a quell’età non si può essere veri artisti,
soprattutto qui in Italia, a meno che non si
è un genio. Vengono proposte cose che si
consumano subito, perché non hanno gli
ingredienti per durare nel tempo. Questo
per quanto riguarda i dischi. Per il teatro,
invece, il problema è proprio quello di
riuscire a portare gente agli spettacoli.
Tutto è ammalato dalle feste di piazza perché si preferisce andare a vedere Jimmy
Fontana gratuitamente, piuttosto che
pagare in teatro. Noi facciamo parte,
come dico io, della “fabbrica del futile”
(n.d.r. le virgolette sono le mie), anche se
così non è, e la gente, se deve far a meno
di qualcosa, elimina subito i concerti, gli
spettacoli teatrali.
Aggiunge Jimmy: Altrimenti bisogna fare
la scelta di non tenere più concerti nelle
piazze per qualche anno, così chi ci ama è
incentivato a seguirci in teatro. Ma personalmente a questa età, e a questo punto
della mia carriera, non posso permettermi
di perdere anni in questo modo. Continuo
a cantare nelle piazze!
L’augurio, allora, è quello di poterlo rivedere presto in una delle piazze o dei teatri
della nostra zona, per poter ascoltare una
ventata di buona musica che non guasta
mai!
Ermelinda Benedetti
NOVITA’:Potrete ascoltare l’intervista integrale di Jimmy Fontana
sulle frequenze di Radio Punto Zero
Jimmy Fontana ed Ermelinda Benedetti
Campo de’ fiori
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Dopo Robin Hood e Peter Pan, è Pinocchio nell’omonimo musical scritto dai
Pooh. Presto vestirà i panni di Aladino
Sua “eminenza” il ballerino Manuel Frattini!
“Continuo a realizzare il mio sogno da bambino: interpretare musical...”
“Nasco come ballerino...ma ho fatto qualsiasi cosa per arrivare fin qui”
Un teatro affascinante: il Sistina di Roma.
Uno show entusiasmante per grandi e piccini: Pinocchio. Sua eminenza: il ballerino Manuel Frattini.
Ingredienti che ci spingono a raccontarvi
la storia dell’ambasciatore del musical italiano nel mondo… Dopo un appuntamento
preso alcune ore prima dell’ennesima
replica a Roma del musical Pinocchio
scritto dai Pooh, ed interpretato dalla
Compagnia della Rancia, lo stesso Manuel
ci spiega che per questo spettacolo ha
bisogno di molto tempo per prepararsi ad
entrare in scena.
“Eminenza! Ma mi fate arrossire!”
Beh, dopo i numerosi premi ricevuti,
tra cui l’ Arca d’Argento (2005) per la
straordinaria capacità di interpretare
e promuovere il musical in Italia…
“E’ una soddisfazione grandissima… ricevere questi premi che sono arrivati nel
corso della mia carriera e che considero
come valori aggiunti; Realizzare musical è
sempre stoto il mio sogno fin da bambino
e vorrei continuare su questa strada.
Nel 1991 l’esordio con la Compagnia
della Rancia in “A Chorus Line”…
“Io nasco esclusivamente come ballerino e
nel periodo della mia formazione non si parlava ancora di
musical; non c’erano scuole
che come oggi ti preparano al
canto ed alla recitazione. “A
Chorus Line” è proprio il musical per eccellenza e, per un ballerino quale inizio migliore….”
Hai fatto molta gavetta?
“Credo di aver fatto qualsiasi
cosa per arrivare fin qui e ne
vado fiero. Sono veramente
contento di tutto il mio percorso, delle cose belle, anche di
quelle brutte e, se posso dare
un consiglio a chi ancora sta
studiando, suggerisco di fare
qualsiasi tipo di esperienza perché poi ve la ritroverete nel
futuro ed andrà ad aggiungersi
al vostro bagaglio personale”.
Tra le tue interpretazioni
ricordiamo “Cantando sotto
la Pioggia”(‘96/‘97), Sette
Spose per Sette Fratelli
(1998), “Un’Americano a
Parigi” (2000), anche se il
sogno si è avverato quando
nel 2001 hai ideato “Musica
Maestro”
“E’ stata un’idea di Fabrizio
Angelini, un collega che ora è anche regista, e coreografo fantastico, oltre ad essere un attore molto bravo. In quel periodo
infatti, pensando a cosa avremmo potuto
fare, mi chiese di raccontargli un po’ della
mia vita artistica, come fossi cresciuto artisticamente, così abbiamo scritto e portato
sulla scena questo musical che racconta
proprio quella che è stata la mia ascesa
professionale; Detta così potrebbe sembrare uno spettacolo auto-celebrativo, in
realtà racconta il percorso che segue una
persona che vuole fare questo mestiere, e
lo fa in maniera molto divertente ed ironica.”
Oggi, invece, ritorni ad essere
Pinocchio… “Dal 2003 questo musical
viene replicato con grande successo e
quindi avrà sicuramente qualcosa di particolare! Se ha debuttato sette anni fa e
non ha avuto mai crisi (si dice la crisi del
settimo anno) un motivo ci sarà, e’ uno
spettacolo un pò magico, pieno di entusiasmo che si rinnova tutte le sere… Vi assicuro che ritornare in scena per interpretare questo Pinocchio e solcare la scena
del Teatro Sistina è sempre un’ emozione
incredibile… Il segreto dell’amore dei fans
verso la storia del burattino lascia sorpresi
anche noi, basta leggere i messaggi, le
mail, i commenti che provengono sia dai
grandi che dai piccoli, per rimanere meravigliati. Forse racchiude davvero qualche
formula magica a partire dalla musica dei
Pooh, alla regia di Saverio Marcone fino
ad arrivare al cast affiatatissimo… il tutto,
shekerato insieme, esplode nel vero senso
della parola!”
Dopo “Peter Pan” (2006) e “Robin
Hood” (2008) sta per arrivare
“Aladin” …
”Aladin, che da tempo era in stand-by,
credo sia un altro di quei personaggi che
possono calzarmi a pennello. Con orgoglio
posso dire che ritroveremo i Pooh, insieme
a Stefano D’Orazio, che ha curato anche il
testo dello spettacolo, e Fabrizio Angelini,
regista e coreografo, e mi auguro che
possa ripetersi un po’ la magia di
Pinocchio.”
Ti hanno paragonato al grande
Charlie Chaplin, un pò guitto, un pò
maschera, ma tu come definisci il tuo
stile da ballerino?
“Io sono sempre stato un istintivo condizionato da tutti i musical, daii film ameri-
Campo de’ fiori
cani degli anni ‘50, dal periodo
d’oro di Hollywood… Adoro Gene
Kelly, Fred Astaire e credo siano
stati dei grandi esempi che non sò
se rinasceranno di nuovo; Li considero dei miti, mi hanno ispirato…
Ecco, penso di aver preso un po’
da tutti loro!”
Dopo questa bella chiacchierata
ringraziamo Manuel Frattini per la
sua gentilezza e disponibilità e ci
andiamo a sedere in platea: si
apra il sipario!
Il ballerino e
interprete di musical
Manuel Frattini
nei panni di
alcuni dei suoi
personaggi
più famosi:
Pinocchio,
Robin Hood
e Peter Pan
Sandro Alessi e Manuel Frattini
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Campo de’ fiori
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CURRICULUM VITAE
Tutto è Show: Saggio Spettacolo al Teatro Olimpico
Questo mese vogliamo riservare la nostra
rubrica degli emergenti ad un intero
corpo di Ballo, quello della Santinelli
Dance Academy, che ho avuto il piacere di presentare insieme alla presentatrice RAI Vira Carbone al Teatro
Olimpico, in quello che è considerato
uno dei saggi più spettacolari di fine
anno. Più di duecento bambini e ragazzi,
dai 3 anni in su, si sono alternati sul palco
di fronte ad un teatro esaurito in ogni
ordine di posto.
“Tutto è show” il titolo dello spettacolo
che ha visto la presentazione in tre tempi
di Fame, Mamma Mia, Hanna
Montana, Cenerentola (le più piccoline) insieme ad un esempio di teatro in
Rugantino. Bravissimi gli allievi ballerini
coordinati e guidati da Paola e Stefania
Santinelli, ballerine un tempo e straordinarie insegnanti ora, affiancate da
Francesca Antonelli, Serena Di
Vincenzo, Micaela Lancione, Marika
Mazzacchera, Flavia Gianiorio, Irma
di Paola, Alessandra Caruso, Chiara
Chiaretti,
Francesca
Marafioti,
Stefania Calabrese. La scuola, presieduta da tantissimi anni da Gina e Walter
Santinelli,
presidente
della
Federazione Italiana Tecnici Danza
Sportiva, ha sempre avuto un suo stile
particolare per la formazione e tantissimi
allievi hanno raggiunto negli anni il successo.
Presenti in sala il coreografo di “Amici”
Marco Garofalo e la vincitrice dell’ultima
edizione Emma Marrone; Simona
Mastrecchia, coreografa della trasmissione di Simona Clerici “Io Canto”;
Pamela Petrarolo ex ragazza “Non è la
Rai” impegnata ora a Domenica 5; Micol
Olivieri dalla fortunata fiction “I
Cesaroni”;il piccolo Tommaso Olivieri
attore di “18 anni dopo” con Sabrina
Impacciatore.
Tanti i momenti di grande danza nello
show grazie alle straordinarie coreografie
di Paola e Stefania Santinelli oltre alle performance nella stupenda interpretazione
di piccoli e grandi esordienti in un
Rugantino
che
strappa
applausi!
Insomma una serata da ricordare e quattro ore di spettacolo
per un saggio da
non
dimenticare,
con qualche allievo
di cui sentiremo
sicuramente parlare
in seguito.
Sandro Alessi
Campo de’ fiori
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CINEMA NEWS
L’uomo nell’ombra
The Ghost Writer; USA,
Germania,
Francia,
2010. Regia: Roman
Polanski; sceneggiatura: Robert Harris,
Roman Polanski; intepreti: Ewan McGregor,
Pierce Brosnan, Kim
di
Cattrall,
Olivia
Maria Cristina
Williams,
James
Caponi
Belushi,
Timothy
Hutton, Eli Wallach, Tom Wilkinson,
Robert Pugh, Jaymes Butler, Daphne
Alexander,
Marianne
Graffam,
Nyasha
Hatendi,
Angelique
Fernandez, Glenn Conroy, Kate
Copeland, Jon Bernthal; fotografia:
Pawel Edelman; montaggio: Hervé De
Luze; scenografia: Albrecht Konrad,
Katharina Birkenfeld, Bernhard
Henrich; costumi: Dinah Collin;
musiche: Alexandre Desplat; produzione: R.P.Films, France 2 Cinema,
Elfte Babelsburg Film, Ruteam III
Ltd; distribuzione: 01 Distribution;
durata:
131
minuti
Vita difficile per i ghost writer dei politici,
soprattutto se il tuo predecessore è stato
ritrovato stecchito su una spiaggia dopo
aver banchettato con i pesci in fondo al
mare e dai profondi abissi non giunge una
soluzione razionale per una morte del
tutto irrazionale. Comunque, si proceda
con ordine. Nella sua ultima opera tratta
dall’omonimo romanzo di Robert Harris,
Roman Polanski escogita una sorta di trappola narrativa, quasi un moderno
“McGuffin” hitchcockiano che -per chi ne
fosse all’oscuro- è un’espressione ermetica
atta ad indicare un bersaglio qualunque
cui mira un personaggio all’interno di un
thriller. Qui si tratta della prima stesura
dell’autobiografia dell’ex primo ministro
inglese Adam Lang. Il timido personaggio
di Ewan McGregor sin da subito assurge al
ruolo di prigioniero dell’oceano, né più né
meno dell’agente Leonardo di Caprio visto
nel recente Shutter Island di Martin
Scorsese. La personalità di entrambe
le isole si manifesta nella metafora
dell’ “estraniamento dal mondo esterno” in quanto sinistra fonte di un’atmosfera che potremmo definire a dir
poco mortale. Non è un caso che in
ambedue le pellicole, una martellante
pioggia infernale minacci di continuo i
protagonisti, tenendosi appena un
passo fuori dal massacro di un Io
debole -sebbene il violento nubifragio
in qualche modo tenda a precederlo e
a preannunziarlo. L’uomo nell’ombra si presenta alla stregua di un
incubo realistico e insieme inverosimile poiché tutto sembra fin troppo calcolato, persino l’intervento accidentale del destino nell’insulso pre-finale. È il
caso di non andare oltre per evitare di svelare tutto ciò che Polanski ha filmato.
Questo thriller difetta fin troppo della
cosiddetta “sensibilità da montagne russe”
ovvero una percettività che è scissa in
istanti di stasi, cui vengono dietro i sucgut-spilling,
gut-wrenching
cessivi
moments (attimi di tensione). La prima
vera e propria scena di suspense del lungometraggio arriva addirittura solo dopo
un’ora. Giusto il tempo per un brusco
risveglio tra due atti deboli. Ritornando al
paragone con l’altro già citato campione di
opera incompiuta che passa sotto il nome
di Shutter Island, la lunga ombra della
noia condanna irrimediabilmente tanto la
prima parte della pellicola di Polanski
quanto la seconda sezione di quella di
Scorsese. Chissà, magari opportunamente
tagliate e ri-assemblate insieme le unità
migliori di ciascuno dei due film, potrebbe
uscire fuori un ibrido alquanto accettabile
-naturalmente, si fa tanto per dire, giacché
questa è solo una provocazione…
Nell’animo angariato dell’autore di
Rosemary’s Baby il principio dell’incertezza
fa sì che la sua mano esiti nel filmare la
solita congiura di colpevoli. Tutto si riduce
a un teorema di causa ed effetto, per una
vertigine alimentata solo da un’ottima scenografia e dalla seduzione di un’affascinante fotografia. Ma, forse, anche in questo caso Polanski calca troppo la mano,
tanto che si potrebbe rimpiangere una ben
più proficua economia dei mezzi. L’attore
scozzese Ewan McGregor s’impegna a
fondo, facendo del suo meglio per rendere credibile la figura di una povera vittima,
sempre pronta (abbastanza illogicamente)
a vuotare il sacco di fronte a chiunque gli
stia accanto, “angelo o demone” che sia.
Ad impersonare il leader carismatico accusato di crimini contro l’umanità, il cineasta
ha richiesto l’aplomb di Pierce Brosnan
che, purtroppo, non riesce granché a far
uscire dal campo visuale dello spettatore
l’immagine patinata di 007, l’eroe di
Fleming per cui è divenuto celebre in tutto
il mondo. In ruoli di contorno alcuni nomi
celebri del jet-set hollywoodiano come
James Belushi, Timothy Hutton e Kim
Cattrall (la Samantha della serie tv Sex
and the City). Ci sarebbe da chiedersi il
perché del riconoscimento alla regia all’ultimo Festival di Berlino; di sicuro, avrà
indorato la pillola degli arresti domiciliari in
Svizzera a cui l’artista è da qualche tempo
costretto per uno stupro commesso trent’anni fa.
Campo de’ fiori
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Lavoro & fatica – il lavoro è fatica?
“Guadagnerai il pane con il sudore della tua fronte”
LAVORO: in siciliano si
chiama “Travagghiu”; in
napoletano “Fatica”; in
milanese “Sgobada”; in
Latino “Labor” (fatica,
pena, disgrazia, malattia
più ancora che “lavoro”);
in Greco “Ergazomai” (da
cui “ergastolo” ed “ergaPaolo Balzamo
stolani”,
letteralmente
Responsabile
“lavoro” e “lavoratori”);
Formazione
in Francese “travail” (che
ed Informazione
significa anche travaglio
Centri Ottici Lisi
da parto), passando per
& Bartolomei
il Tedesco “Arbeitslager”
www.lisi- barto(campo “lager” di lavoro
lomei.com
“Arbeit”), il termine
“lavoro” quindi richiama
alla mente
punizione, travaglio, pena, fatica, dolore di
schiena … Ma davvero dev’essere così?
Forse un tempo, quando il lavoro era solo
una cosa da schiavi ed era sempre duro e
manuale. Oggi, che la maggior parte dei
lavori sono di tipo intellettuale, siamo però
lo stesso tanto culturalmente condizionati
dall’equazione lavoro = pena da non
pensare che della fatica e del disagio correlato ne possiamo fare facilmente a meno!
Arrossamenti oculari, sonno, stanchezza, bruciori agli occhi, mal di
testa, ma anche sonnolenza, scarso
rendimento, errori,
tutti disagi
legati
al
lavoro al
computer
o alla lettura,
li
conosciamo benissimo,
chi
più chi meno. Ma a creare tutti questi disagi non è il lavoro da vicino in se stesso, ma
la mancanza di una correzione visiva calcolata per quella distanza, la posizione scomoda e l’immobilità protratta per lungo
tempo. Sono tutti fastidi facilmente evitabili, se solo si sa come fare.
Il computer, nato come strumento di élite,
per pochi scienziati, oggi ha prepotentemente colonizzato ogni attimo della nostra
giornata, e delle nostre attività. Studio,
socialità, gioco, comunicazione, acquisti,
lavoro, svago, hobby; tutto è mediato dal
computer, ed anche in espansione è il mercato dei computer, non solo delle play stations, dedicati ai bimbi a partire dai due
anni di vita. L’impegno visivo da vicino inizia subito, e prosegue in modo esponenziale, ma i nostri occhi non sono fatti per lavorare a lungo da vicino, né tantomeno per
fissare schermi luminosi. Per sostenere
agevolmente lo sforzo, piccolo ma continuo, rappresentato da lettura, studio o
comunque applicazione al video, occorre un
aiuto espressamente calcolato. Studenti
che trovano lo studio faticoso, bimbi che
giocano con i videogames, giovani lavoratori che soffrono di mal testa, miopi che
usano per vicino gli stessi occhiali che
usano per guidare la sera, tutti hanno bisogno di un occhiale anti fatica, ben calcolato per l’impegno visivo specifico di ciascuno, non solo i presbiti.
Spesso nella misurazione della vista ci si
limita a determinare la lente che fa vedere
bene il tabellone da lontano, quando invece la fatica la si accusa dopo il lavoro da
vicino prolungato. Per questo nei nostri
centri poniamo un’attenzione particolare
alla misurazione della vista da vicino, perché è proprio da vicino, soprattutto per i
giovani, che nascono i problemi. L’occhiale
(Genesi, 3:19)
adeguato, con
lenti rilassanti e
selettive,
aumenta il contrasto, riduce le
emissioni dello
schermo e diminuisce la fatica
della lettura, e quindi consente di leggere
più a lungo, con meno errori e ricordando
meglio quello che si è letto: una marcia in
più per gli studenti.
E’ anche opportuno prendersi delle brevissime ma frequenti pause durante la lettura o il lavoro. Leggendo un libro o studiando, è utile, ad esempio, mettere un
segnalibro ogni due o tre pagine. Quando
lo si raggiunge, bisogna alzare lo sguardo e
guardare lontano, strizzare con forza tre o
quattro volte gli occhi, raddrizzare molto la
schiena alzando il più possibile la testa e
poi ritornare a leggere: in tutto dieci secondi ogni dieci minuti, ossia un minuto per
ogni ora di lavoro: non un spreco, ma un
gran risparmio di tempo, tenendo conto di
quanto, così facendo, aumenta il rendimento! Chi poi lavora al computer, digitando su un qualsiasi motore di ricerca
“reblink”, può scaricare un programmino
semplice, leggero ed assolutamente gratuito che ricorda, ad intervalli fissi e programmabili, di smettere qualche secondo per
ammiccare e fare i movimenti appena detti.
Se però avete bisogno di una vista “super”,
in grado di affrontare sforzi prolungati, allora occorre mantenere tonici ed attivi gli
occhi, con gli opportuni esercizi. Se ne sentite la necessità, nei nostri centri potrete
godere di una consulenza optometrica gratuita, per stabilire assieme gli esercizi più
opportuni per farvi leggere a lungo e senza
sforzo.
Campo de’ fiori
12
Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi
Il Ghetto di Roma. Memoria di un’epoca, storia di un popolo
- Bolognetti, realizzato nell’ottocento su
un’area precedentemente occupata da
alcune case facenti parte della c.d. Isola
Cenci di cui ci siamo occupati in altra
sede, il nome è dovuto all’unione di due
famiglie avvenuta nel 1772 tra i Conti
Bolognetti e Girolamo, unico erede della
Famiglia Cenci.
L’attuale Piazza delle Cinque Scole insiste
su un’area già divisa in due parti dal muro
del Ghetto, all’interno di questo confine
ricadeva Piazza delle Scòle e una parte
di Piazza Giudea, all’esterno il Vicolo dei
Cenci, Piazza dei Cenci e la rimanente
parte di Piazza Giudea che venne successivamente intitolata a Santa Maria del
Pianto; sulla piazzetta antistante il ricordato Palazzo Cenci - Bolognetti, insiste la c.d.
Fontana del Pianto fatta erigere da
Gregorio XIII, Ugo Boncompagni, 1572 1585 nella seconda metà del XVI secolo
su progetto di Giacomo Della Porta, affinché, questo il pensiero del pontefice:
“anche gli ebrei avessero refrigerio dell’acqua et abbellimento“. Collocata in prossimità del Palo dove si faceva Justitia degli
ebrei per i reati da questi commessi, era
originariamente abbellita da due draghi,
emblema
araldico
delle
famiglie
Boncompagni e Borghese, casate alle quali
appartenevano i pontefici Gregorio XIII e
Paolo V, Camillo
Borghese, 1605 1621, che gettavano
l’acqua nella grande
vasca e, da quì, per
mezzo di conchiglie
sulle quali era scolpito il Candelabro a
sette bracci, si riversava in due abbeveratoi; successivamenInnocenzo X,
te
Giovanni
Battista
Pamphili, 1644 1655, diede disposizioni affinchè la fontana fosse rimpiccioliPiazza delle Cinque Scole. Racc. A.. Ravaglioli
Dopo la soppressione
dell’antico Ghetto di
Roma, avvenuto nel
1870 e il raggiungimento dell’emancipazione da parte degli
ebrei
di
quella
Comunità,
ultimi
ebrei italiani ad ottenere i diritti di tutti gli
di Riccardo Consoli altri cittadini, il quartiere venne trasformato e totalmente ricostruito al punto che,
soltanto lo stile umbertino dei palazzi, ci
ricorda che si tratta di edifici costruiti per
sostituire le case fatiscenti del c.d. Recinto
degli ebrei, un orribile recinto che oggi è
possibile immaginare non senza fatica,
eppure, nonostante questa radicale trasformazione, quel luogo è più che mai
denso di memorie, restano le strade, i
vicoli, le pietre e i luoghi della sua lunga
storia.
Soffermiamoci su Piazza delle Cinque
Scole, il cui nome deriva dall’edificio situato nella medesima piazza che ospitava le
cinque Scuole ebraiche ossia: la Scola
Nova, la Scola del Tempio, la Scola
Siciliana di rito italiano, la Scola Castigliana
di rito spagnolo e la Scola Catalana; sul
lato meridionale della piazza Palazzo Cenci
Fontana delle Tartarughe, nel cuore del Ghetto
ta con la conseguenza che la decorazione
scomparve. Demolita all’epoca dei lavori di
trasformazione della zona, venne custodita nei magazzini comunali per un lungo
periodo, per l’esattezza fino all’anno 1930,
quando venne definitivamente collocata
nell’attuale posizione.
Altra fontana che insiste nel cuore del
Ghetto è la c.d. Fontana delle
Tartarughe costruita a partire dal 1581
su progetto di Giacomo della Porta per l’esecuzione dello scultore Taddeo Landini,
gli elementi che l’adornano erano inizialmente previste in marmo, ma successivamente si decise per il bronzo; le
Tartarughe che le danno il nome furono
aggiunte per volere di Alessandro VII,
Fabio Ghigi, 1655 - 1667, in occasione di
un restauro del 1658 ricordato da un’iscrizione su quattro cartigli in marmo.
Alimentata dall’acquedotto dell’acqua
Vergine, era stata inizialmente prevista
nella vicina piazza dove si teneva il mercato della Comunità ebraica, ma Muzio
Mattei esercitò tutta la sua influenza affinchè fosse costruita al centro della piazza
dove sorgevano i palazzi della sua famiglia.
Sulle condizioni igieniche all’interno del
Ghetto di Roma ci siamo soffermati in altra
occasione, semplicemente spaventose,
erano causa di frequenti epidemie anche
Campo de’ fiori
per dell’enorme affollamento
dovuto all’arrivo degli ebrei
espulsi dal Regno di Napoli e
da altre città pontificie, il
Ghetto era infatti, oltre ad
Ancona, l’unica località degli
Stati Pontifici ove fosse loro
consentito vivere.
Una superficie davvero piccola e decisamente insufficiente
a contenere il gran numero di
abitanti; a causa delle frequenti inondazioni del Tevere,
si rese via via necessario
aumentare il numero delle
unità abitative che, naturalmente, potevano svilupparsi
soltanto in altezza mediante
disordinate sopraelevazioni o
con la costruzione di ballatoi,
sovrappassi, scale esterne e ponti
aerei, accorgimenti questi che, con il trascorrere del tempo, divennero la regola
che caratterizzò il Ghetto di Roma per più
di tre secoli costituendo un agglomerato
urbano, sovraffollato, degradato, apportatore di malattie e di morte.
Oltre a tutte le altre discriminazioni, gli
abitanti del Ghetto dovevano sottostare a
diverse tradizioni e rituali umilianti come,
per esempio, quello del Carnevale
Romano, infatti, questa festa vedeva come
protagonisti gli ebrei nel senso che fungevano da somari cavalcati da popolani che
lottavano a Testaccio e a Piazza Navona,
mentre il lunedì grasso correvano un Palio
tutto loro durante il quale un certo numero di ebrei anziani erano costretti a correre lungo l’arteria centrale della città, mentre la folla li beffeggiava e lanciava loro
ogni sorta di rifiuti, come ricordato da
Giuseppe Gioachino Belli nel sonetto dal
titolo: Le curze d’una vorta.
“Antro che rrobbi-vecchi!, antro c’aèo! /
Don Diego c’ha studiato l’animali / der
Muratore, e ha lletto co l’occhiali / xuanti
libbri stracciati abbi ar museo,
“disce ch’er Ghetto adesso dà li palj / pe
vvia c’anticamente era l’ebbreo / er barbero de cuelli carnovali / a Testaccio e ar
piazzon der culiseo.
“Pe ffalli curre, er popolo romano / je spolverava intanto er giustacore / tutti co un
nerbo o una bbattecca in mano.
“E sta curza, abbellita da sto pisto, / l’inventò un Papa in memoria e in onore /
della fraggellazzion de Ggesucristo.
Queste disgustose servitù furono poi abolite, ma in compenso la Comunità ebraica
Via Rua In Ghetto By Roesler Franz
fu costretta a pagare un tributo di 851
scudi l’anno, da corrispondersi in occasione di quella festività.
Attorno al 1820 Leone XII, Annibale Della
Genga, 1823 - 1829, concesse un ulteriore allargamento dei confini del Ghetto,
inglobando un nuovo braccio compreso fra
Via della Reginella e Via di Sant’Ambrogio
fino a Piazza Mattei aggiungendo altri tre
portoni, quello della Reginella, di
Pescheria e il portone grande di Piazza
Giudia che dovevano rimanere chiusi dal
tramonto fino all’alba; chi usciva dal
Ghetto era obbligato ad indossare
una sciarpa o un cappello di colore
giallo in modo che si potesse distinguere
dal resto del popolo romano.
Il Ghetto di Roma determinò, tra l’altro,
una sostanziale differenza sociale, infatti,
le famiglie ricche abitavano nelle case
poste verso l’esterno del recinto e lontane
dal fiume dove vivevano i poveri; era questa la zona che per prima veniva invasa
dalle acque del Tevere e non soltanto in
occasione delle piene eccezionali, le abitazioni poi rimanevano spesso sommerse
fino ai piani alti e dopo era sempre molto
difficile liberare queste case degradate e
molto spesso prive di sole, dalla melma e
dall’umidità.
Nel 1848, anno in cui il governo papale
cadde, Pio IX, Giovanni Maria Mastai
Ferretti, 1846 - 1878, eliminò quella sconcezza rappresentata c.d. Serraglio ma soltanto nel 1870, il muro di recinzione e le
porte dell’odioso Recinto vennero abbattute. Da quel momento gli ebrei romani furono liberi di lasciare il quartiere e vennero
restituiti loro gli stessi diritti civili della
13
popolazione cristiana; con la
costruzione dei muraglioni e
l’apertura dei Lungotevere il
Ghetto di Roma fu definitivamente abolito e con l’attuazione del nuovo Piano
Regolatore la maggior parte
delle antiche strade, dei
vicoli e degli edifici furono
demoliti, scomparivano così
Via della Scuola Catalana,
Vicolo Capocciuto, Vicolo del
Pancotto, Via della Stufa, Via
delle Animelle e la pittoresca
Via della Rua.
Ma non tutto era finito, un
dramma se possibile ancora
più grande arrivò il 16 ottobre 1943, quando le S.S.
Naziste
rastrellarono
e
deportarono nei campi di concentramento più di mille ebrei, dei quali,
soltanto diciotto faranno ritorno, gli autocarri destinati al trasporto degli ebrei razziati si fermarono nel largo ora dedicato al
quel tragico 16 ottobre; in buona sostanza
fra le due guerre mondiali del secolo scorso il Nazismo aveva restaurato il Ghetto,
un luogo che serviva come contenitore per
il concentramento della popolazione ebraica, allo scopo di facilitarne il controllo; gli
abitanti del Ghetto furono tra i primi ad
essere deportati nei campi di sterminio
durante l’olocausto. In quel tragico giorno,
gli ebrei romani probabilmente si aspettavano che il Pontefice attraversasse il fiume
e scendesse nella piazza dell’antico Ghetto
per riaffermare il suo rapporto con i suoi
ebrei e per proteggerli dallo sterminio, ma
gli ebrei non erano più, per la Chiesa privata del potere temporale, gli ebrei del
Papa.
Idealmente il Ghetto finisce per sparire
definitivamente proprio in quei giorni.
Quello che fu il Ghetto di Roma è oggi un
piccolo quartiere che conserva un’atmosfera del tutto particolare, una miscela di
storia, architettura e tradizione; questo
luogo rappresenta una realtà sempre viva,
la Memoria di un’ epoca e la Storia di un
popolo. Qualche ristorante mantiene ancora viva la cucina giudaico - romanesca,
una tradizione vecchia di secoli che accomuna tipici piatti ebraici con le più antiche
ricette romane, fra cui i famosi carciofi fritti alla Giudìa; in alcuni di questi locali si
ricordano i c.d. Fagottari, ossia quegli
avventori che usavano portare il proprio
pasto in un fagotto e che, seduti al tavolo,
ordinavano soltanto il vino.
14
Campo de’ fiori
360° HORSE: IL PRIMO MEGASTORE
DEDICATO ESCLUSIVAMENTE ALL’EQUITAZIONE
Prossima apertura a Campagnano di Roma
A breve aprirà a
Campagnano
360°
HORSE,
il
primo
megastore tutto dedicato all’equitazione:
1800 metri quadri di
esposizione da far
perdere la testa a voi
appassionati
del
dell’Avv. Ilaria
cavallo!
Becchetti
All’interno troverete,
infatti, una variegata
offerta di merci, per soddisfare tutte le
necessità di cavalieri ed amazzoni: abbigliamento, selleria, integratori, cardiofrequenzimetri, gps, mangimi e una linea di
borse e cinte assolutamente originale e
soprattutto made in italy.
Un enorme spiazzale esterno ospita giostre e recinzioni, beverini e cariole, erpici,
trattori, trailer, lettiere e box.
Insomma 360° HORSE è davvero a misura
di cavallo anche perchè potrete raggiungerlo addirittura insieme a lui, lasciandolo
ad aspettarvi fuori, in “poste” apposita-
mente montate per il vostro amico.
I marchi trattati sono i più famosi ed
importanti del mondo dell’equitazione:
Podium, Equipe, Delgrange, Billy Cook,
Kingsland, Horseweare, Umbria, Garmin,
Polar, Las e molti altri.
Ad aspettarvi troverete personale altamente qualificato, in grado di consigliarvi
per il meglio, magari mentre sorseggiate
un caffè o una bibita fresca; il megastore
dispone infatti anche di un piccolo bar con
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sentire completamente a loro agio.
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360° HORSE vi aspetta!
Le difficoltà delle librerie indipendenti...
Le librerie indipendenti vengono così definite perché non sono di proprietà dei gruppi editoriali, ma si tratta di attività commerciali libere, senza altro interesse se non quello di vendere libri, tutti i libri! Questo tipo di librerie devono fare i conti con costi
di gestione sempre più alti, ma soprattutto con gli sconti indiscriminati sul prezzo di copertina, stabilito dall’editore, che vengono
praticati dalla grande distribuzione. Il libraio indipendente, pur non condividendo questa logica è costretto ad adeguarsi, altrimenti
si vede sottrarre gran parte della clientela da una concorrenza non corretta. La libreria subisce un danno irreversibile, a volte
sopravvive a stento e sempre più spesso abbassa la serranda in modo definitivo. Gli esempi nella nostra Penisola sono tantissimi.
Si sta assistendo ad una vera e propria desertificazione culturale con zone d’Italia totalmente prive di librerie, laddove storicamente esse avevano svolto un ruolo di servizio alle famiglie ed al Paese.
sconto del 15% sul
prezzo di copertina dei libri scolastici ordinati dalla clientela entro il mese
di Agosto. L’iniziativa è riproposta anche quest’anno!
Proprio per questo motivo la nostra libreria, già l’anno scorso, aveva praticato uno
Il fatturato scolastico, per una piccola libreria è fondamentale alla sua sopravvivenza, e siccome durante l’anno noi non vendiamo
frutta, pasta, salumi… ma libri, anche i cittadini devono fare la scelta di acquistare in libreria, senza precludersi di poter usufruire
del servizio offerto dalla libreria del proprio paese.
Vi aspettiamo come sempre numerosissimi!!!!!
Campo de’ fiori
16
di Carlo Cattani
L’ A I R
Nonostante la mia età sia, ormai, ben lontana dall’adolescenza, ho sempre riposta
nell’armadio, compressa tra giacche-camicie, cravatte e ….mutande, la mia fida “air
guitar”! Quale modello? Beh, dipende da
quello che “pompa” al momento il mio
stereo! Ho “air” suonato tante volte ,nei
miei anni d’oro più di oggi (sigh!), una “air
“Gibson Explorer per immaginarmi, bandiera sudista alle spalle, su di un palco
con gli americani Lynyrd Skynyrd, nell’acme degli assoli delle tre chitarre durante
l’esecuzione della loro mitica “Freebird”……
ho provato anche la “air” Gibson “ Les Paul
deluxe” per “Samba Pa Ti” di Carlos ….si,
proprio lui, Santana …..e che dire dell’
“air” Gibson SG “diavoletto” per stare dietro ad Angus Young degli AC/DC in Back
In Black? Potrei parlarvi della “air” Gibson
“double neck” mentre “air “ ,spesso, suonavo “Stairway to heaven“ imitando Mr.
Jimmy Page, oppure della mia “air”
Fender Stratocaster al seguito di Ritche
Blackmore in “Smoke On The Water” o
“Black Night” oppure dell’ “air “ Gibson”
sempre “diavoletto” di Mr. Tony Iommi
dei sulfurei Black Sabbath di, un brano
CLASSICO a caso?…… “Paranoid”, ovviamente! Insomma, più mi “sfrucuglio” e
più sono i modelli di chitarre che potrei
tirare fuori dalla mia “air” custodia per
arrivare a parlarvi di un ‘attività, l’AIR
GUITAR, che fino ad una decina di anni fa
Copertina libro Air Guitar
GUITAR …. ti mette le aliiii !
Ian Gillan, Deep Purple <mi è impossibile resistere ai riffs di Ritche (Blackmore)
e Steve (Morse)>
era una pratica “da camera” per molti di
noi amanti…….della musica e che, oggigiorno, è assurta a fenomeno di piazza,
con la disputa di veri e propri campionati,
anche a livello mondiale, davanti ad un
pubblico che è chiamato a votare il miglior
AIR GUITAR HERO! L’air guitar man è
colui che finge di suonare, agitandosi ben
bene durante l’uso, una chitarra immaginaria, assumendo
pose ed espressioni
facciali che cercano di essere quanto più
fedeli ai VERI guitar heroes …. quelli
con le chitarre fra le mani per intenderci,
mentre si ascolta “a tutta manetta” un
brano ANTHEMICO (che parolaccia per
dire …esaltante, trascinante, coinvolgente)! Naturalmente, si può “air” suonare
qualsiasi strumento e seguire un genere
musicale in dipendenza dei propri
gusti/ascolti così come si può “air” dirigere un’orchestra immedesimandosi, magari, in un “indiavolato” Herr Herbert von
Karajan alle prese con un’immaginaria
Filarmonica di Berlino “in picchiata” sugli
spartiti di una sinfonia di Beethoven!
Insomma di materia musicale da “air”
suonare ce n’é! In casa, chi non ha mai
messo lo stereo “a palla”, una superficie
riflettente a disposizione …. lo specchio di
un armadio o del bagno, lo schermo spento di un televisore...... meglio a diversi pollici … per entrarci quasi tutto (!), restituisce l’immagine dello scalmanato di turno,
solitario e, molto spesso, in canotta e
mutande, intento a brandire la sua “air
guitar” ben sincronizzato con un assolo di
Jimmy Page piuttosto che di Hendrix o
Joe Satriani. Ma, come si diceva, ormai la
pratica solitaria è primitiva: così come è
accaduto con il canto sotto la doccia evolutosi in una forma più tecnologica e condivisa, il karaoke, anche per la “suonata
solitaria” si è scesi in piazza e molti cultori della “chitarra invisibile” si sono organizzati in tribù di “air guitar musicians”
con propri siti web-blog-leghe-associazioni-campionati
interregionali-nazionalifederali-internazionali-universali…..fermatemiiii !!!! Dalla metà degli anni ’90 si
svolgono i campionati del mondo e la città
che li ospita da sempre, nell’ambito di un
più ampio festival, è Oulu in quel della
Finlandia .Quest’anno, in particolare, si
terrà la XV edizione e dal sito ufficiale
(www.airguitarworldchampionships.com)
gli organizzatori da tempo riscaldano il
clima per la finalissima del 27 agosto dove
si svolgerà lo scontro tra “titani“ di air
guitar del pianeta convenuti ad Oulu da
oltre 20 nazioni che, dopo aver sostenuto
durissime selezioni nei rispettivi luoghi di
origine verranno giudicati da una giuria di
….VERI CHITARRISTI in ragione della tecnica (di finzione), il look e la presenza sul
palco:in palio? Il titolo di “ the airiest of
them all “ …… come dire ……“ER PIU’ AIR
Campo de’ fiori
DI TUTTI!!!! E non finisce qui: ci sono siti
che vendono “air guitars” ed “air accessori“ per tutti i gusti (!!!) come è il caso di
www.air-guitars.net che pone tra tante
“air” cose in vendita anche delle “air
corde” di prima qualità realizzate con
materie prime ad alto contenuto
tecnologico
……..aria asportata dalle
prossimità di “aeroporti”
o di “autostrade” ! Vi
dirò di più: nel 2005 è
anche uscito un libretto (io
ce l’ho …. ma è stato un
acquisto assolutamente
imprevisto, “air” giuro!)
dal titolo originale “Better
living through air guitar”
pubblicato in Italia nel
2007 da Castelvecchi editore e tradotto semplicemente in “AIR GUITAR”
che
si annuncia nelle
intenzioni degli autori
come un libro “che spacca” e spiega filosofia e
regole da tenere per la
giusta “air” pratica musicale, con tanto di illustrazioni. Come nelle barzellette ,quelle per intenderci
che partono sempre con
“<c’è un Inglese… un
Americano…
un
Giapponese…>…. c’è anche un Italiano a
difendere la gloria Nazionale: tale Daniel
“Fahnderstruck” Faranna da Bolzano che
fino allo scorso anno deteneva il titolo
Italiano di “air guitar” e che aveva ben
figurato nel world champion 2008 piazzandosi al 13° posto: cercatelo su youtube
17
per rendervi conto, dai filmati della sua
esibizione, di cosa vi ho raccontato.
BRAVI, BRAVI, BRAVI…… ma de che ?
18
Campo de’ fiori
L’Associazione Arnies no profit raccoglie fondi per una scuola
nella Repubblica del Congo, in ricordo di Maria Chiara Segato
Sfilata di solidarietà
In passerella l’eleganza degli abiti dell’atelier Essenza Moda
A Maria Chiara sarebbe
senz’altro piaciuta l’idea
e si sarebbe impegnata
quanto più possibile
affinché tutto fosse
riuscito per il meglio e,
soprattutto, affinché si
raggiungesse l’ammirevole obbiettivo per il
quale è stato realizzato:
la fondazione di una
scuola che dia la possibilità a tanti poveri
bambini della Repubblica del Congo di avere
un minimo d’istruzione.
Maria Chiara è, però,
senz’altro fiera dell’ottima riuscita della serata
e, soprattutto, della
generosità di tante persone che l’hanno conosciuta o che hanno
semplicemente voluto
sposare questa causa,
credendo in questo progetto e contribuendo alla sua concretizzazione.
Dopo la sua tragica scomparsa, tutti i suoi
familiari e i suoi amici più cari hanno preso
il suo posto alla guida dell’Arnies, l’associazione no profit di cui lei era presidente,
che opera da anni nel campo della cooperazione tra i popoli, portando quanto a noi
sembra scontato, ai meno fortunati del
Congo, per i quali, invece, è indispensabile, tramite raccolte di fondi, ma anche
favorire l’integrazione aiutando quotidianamente gli immigrati e i disagiati locali.
Gioved’ 17 Giugno, nella splendida cornice
di una delle più eleganti ville della Tuscia
viterbese, messa a disposizione per l’occasione, ha avuto luogo la splendida sfilata
di solidarietà, grazie agli abiti da cerimonia
e agli abiti da sposa messi a disposizione
dall’atelier Essenze Moda di Santina
Menicocci, alla quale ha seguito, poi, l’originale sfilata dei coloratissimi e tradizionali abiti pakistani, proprio a sottolineare il
convivere di culture diverse nel nostro
paese, nel rispetto l’una dell’altra. I prota-
Campo de’ fiori
gonisti del musical La Divina Commedia,
nella rivisitazione di A. Spaziano, hanno
riproposto alcuni dei più bei brani del recital.
La serata, che si era aperta con un aperitivo a bordo piscina, si è conclusa con un
buffet di prodotti tipici, offerti da ristoranti e attività locali, allietato dalla musica del
Trio Essenza.
Trucco e parrucco per le modelle è stato
curato da Rosanna Montico, una delle
ideatrici dell’evento, Sara Iannoni, entrambe grandi amiche di Chiara, e Sofia. Il ricavato dei quattrocento biglietti venduti in
prevendita e delle molte altre offerte e
ingressi extra, verrà a breve consegnato
da Paolo e Gertrude Segato, i genitori di
Maria Chiara, e da Rosanna Montico, che si
recheranno personalmente in Africa, nelle
mani dell’Associazione non governativa
Kakasu di Kinshasa, impegnata a racco-
gliere i ragazzi di strada congolesi e fondata
del sacerdote Padre
Celestino, che è arrivato a Corchiano per
l’occasione, portando
la sua testimonianza e
ringraziando
tutti,
insieme al Sindaco
Dott. Battisti Bengasi,
anche lui impegnato in
prima persona.
Tutto era perfetto,
solo una cosa mancava: Chiara, in mezzo
alla mamma, al babbo e al fratello e in
mezzo a noi, ma tutti sapevamo che c’era,
perché la manifestazione non era di Chiara
o per Chiara, ma con Chiara, come ha precisato all’inizio il fidanzato Marco, e l’augurio è che si possa ripetere ogni anno, per
poter far sempre qualcosa di più!
19
Ermelinda Benedetti
Servizio fotografico realizzato da
Foto Eleven Focus
Corchiano
La IV° edizione di Sinfonia di solidarietà ha ospitato il torneo
dedicato al giovane di Corchiano scomparso poco tempo fa
I°Memorial “Osvaldo Prosperi”
Campo de’ fiori assegna la coppa alla terza qualificata
Si è conclusa lunedì 21 Giugno, la VI edizione di Sinfonia di Solidarietà, organizzata
dalla Parrocchia Santa Maria del Rosario di Corchiano e dall’Oratorio San Luigi Gonzaga,
a chiusura dell’anno catechistico. La manifestazione che si è svolta in quattro giorni,
aveva avuto inizio in realtà il 31 maggio, con il 1° Memorial “Osvaldo Prosperi”. Più
di 80 ragazzi di età compresa tra i 15 e i 23 anni si sono affrontati nel segno del rispetto e dell’amicizia. Tutti volevano arrivare in finale per onorare la memoria dell’amico
Osvaldo, venuto a mancare tragicamente poco più un mese fa. Le dieci squadre iscritte sono state divise in due gironi da cinque squadre ciascuno. Le prime due classificate di ogni girone si sono scontrate per accedere alla finalissima. In una palestra comunale gremita, domenica 20 Giugno alle ore 19.00, si sono affrontate la squadra dei
Fiorellini, guidata da Roberto Fioretti e la formazione all’Arrembaggio, guidata da Luca
Passini. Dopo un saluto rivolto ad Osvaldo, scritto dagli amici e letto dalla sorella
Mariella, c’è stato l’atteso fischio d’ inizio. Le due contendenti , sostenute da una gran
folla, hanno dato il meglio di sé, correndo e lottando su ogni pallone. E’ stata una bellissima partita, incerta fino alla fine, che si è conclusa con il risultato di 10 a 7 per i Fiorellini, al termine della
quale hanno avuto inizio i festeggiamenti per i vincitori. Alle ore 21.30, dopo il concerto del giovane gruppo musicale I Mille Miglia Oltre, tutti i partecipanti sono intervenuti alle premiazioni avvenute in piazza
San Biagio. Prima della consegna dei trofei, i familiari hanno voluto proiettare un video che ha ripercorso
la vita di Osvaldo… Un breve momento che ha toccato il cuore di tutti. Poi, i genitori, con grande commozione, hanno premiato le squadre in gara.
La serata precedente, invece, aveva visto protagonista il complesso degli Smarties, che ha tenuto a battesimo una nuova formazione musicale di giovanissimi di Corchiano, I Bo, alla loro prima uscita in pubblico.
A chiudere l’evento, nel giorno di San Luigi, è stato Don Giosy Cento con i Parsifal.
Massimo Benedetti
20
Campo de’ fiori
Una “Fabrica” di ricordi
Personaggi, storie ed immagini di Fabrica di Roma
La bottega di Assunta
5
“Bizerba” era la marca
della bilancia del negozio di Assunta. L’ago
fine che andava avanti
e indietro sui numeri,
superava poche volte il
100, che era la media
del peso dei prodotti
di Sandro Anselmi acquistati da ogni
famiglia. “Un etto di
mortadella, un etto di sgombro, un etto di
conserva…” chiedevano tutti, e gli occhi
erano inchiodati sull’ago che avanzava leggero per soffermarsi sul peso da segnare,
fino a bloccarsi come una pallina da roulette. Non c’era allora il registratore di
cassa né altre diavolerie moderne e l’unico
strumento “tecnologico” di tutto il negozio
era la bilancia. La bottega di Assunta era
l’ultima del paese, andando verso San
Rocco, e serviva, per lo più, le famiglie che
abitavano il Borgo, la Madonna della
Vittoria, l’ Amandoli e San Rocco. Gli altri
botteganti erano Eralda e Rosina, sempre
al Borgo, Tiziana e Giovannina in Via
Alberto Cencelli, poi Pozzo sulle scalette di
Piazza del Duomo, Mimma in Piazza di
Sotto, Ponti a For de’ Porta, Alba all’inizio
di Via della Fontanella, Ulisse alla Variana
e Apponina a Materano. C’era, invece, un
unico negozio di frutta e verdura perché le
famiglie, al novanta per cento contadine,
non mancavano certo di coltivarle direttamente. La frutteria era di Iolanda ed era
all’inizio delle scalette, prima di Pozzo, a
far angolo con la piazza.
Per tornare alla bottega di Assunta, io
ricordo che venivo comandato continuamente da mia madre e mia nonna per
andarci a fare la spesa. Vi andavo con la
bici che lasciavo ben appoggiata al muro
laterale del negozio, lungo Via delle
Scalette e, perché non scivolasse giù, met-
6
tevo anche un
sasso sotto la
ruota. Il carattere
aperto, deciso e
4
simpatico
di
3
Assunta allonta2
nava un po’ la
mia grande timi1
dezza, e visto che
io non ero carattere da attaccar
bottone con tutte
le donne che
1. Ofelia Cola, 2. Maria Adeladide De Mari, 3. Orietta Cola De Mari,
a p p r o f i t t a va n o
4. Assunta Cola, 5. Climene Cola, 6. Aristide Cola.
della spesa per
parlare e sparlalre un po’ di tutti, al mio turno era proprio
complimenti per la mia educazione, provolei che diceva “Tocca a Sandro”. Ho a
cando immancabilmente un visibile rossomemoria le scatole di sardine, sgombri,
re sul mio viso.
alici e conserva di pomodoro; la mortadelOggi si fa spesa ai supermercati, scorrenla, i formaggi e, tra tutti, l’invitante cioccodo col carrello tra gli scaffali, attratti e
lata a due colori, bianca e nera, da tagliadistratti dalle tante offerte. Tra i conoscenre a fette e comprare a peso (sempre quel
ti c’è appena il tempo di accennare un
famoso ettogrammo).
saluto, mentre nella bottega di Assunta, le
Una volta, quand’ero già un pochino più
donne facevano volentieri salotto.
grande, ma ancora molto timido, chiesi ad
Assunta di mettermi da parte i contenitori
Nota. Assunta Cola rilevò il negozio già di
di latta rotondi delle alici o del pomodoro,
zia Peppina e nonno Camillo e lo gestì dal
con i quali io e mio cugino avremmo
1949 per sedici anni consecutivi. Ha
costruito pesi da culturisti. Assunta, allora,
coperto, perciò, tutto l’arco della mia
incaricò di questo Giovannino, il marito,
infanzia e parte della mia giovinezza.
che me ne procurò in abbondanza.
La simpatica bottegante aveva sempre
pronta una serie di battute per tutti, ed a
me diceva “A Sa’, stai zitto perché te suda
la lingua?”. Era velocissima ad arrotolare i
cartocci di carta paglia a forma di cono
dove mettere la pasta che era riposta nei
cassetti incastonati a file parallele negli
scaffali.
C’era, mi ricordo, la moglie dell’avvocato
Migliarini che, lì, passava spesso del tempo
seduta a parlare e mi faceva sempre i
Campo de’ fiori
22
Il “Bio Postural Test”
La postura si cura
Richiedi oggi stesso
il Bio Postural Test
perché prevenire è meglio
che soffrire
La postura è, in senso generico, il mantenimento dell’equilibrio nei confronti della
gravità e delle informazioni che il nostro
corpo riceve dall’ambiente esterno.
Una corretta postura corrisponde ad un
idoneo allineamento scheletrico che non
generi tensioni muscolari e quindi sovraccarichi articolari.
La postura è la risultante di tutte le informazioni somato – sensoriali esterno e propriocettive che riceviamo dall’ambiente circostante, pertanto è fondamentale averne
cura.
È importante una
corretta postura
Certamente si, poiché ci consente di svolgere le nostre funzioni con il minor dispendio energetico.
Le informazioni che contribuiscono a mantenere una corretta postura provengono
da afferenze visive, uditive, vestibolari,
occlusali, linguali e dalla pianta del piede.
Un disturbo ad uno solo di questo livelli
crea disturbi a tutto il corpo.
Da un’attenta analisi del paziente ci si può
rendere conto dell’eventuale livello di alterazione del sistema posturale e intraprendere la giusta straregia terapeutica, attra-
verso trattamenti mirati (quali ad esempio
riequilibrio del piede con ortesi plantari,
fisioterapia, bite posturali ecc.).
Come si studia la postura
Attraverso un’indagine clinica strumentale
atta ad individuare il livello d’alterazione
del sistema posturale.
Questo tipo d’indagine, denominata Bio
Postural Test, consiste nel valutare globalmente le anomalie posturali del paziente
diagnosticando la situazione attuale e l’eventuale progetto terapeutico totale.
Con quali esami si
controlla la postura
Il Bio Postural Test è supportato da una
serie d’indagini biometriche digitali diagnostiche e non invasive, quali l’esame
dell’appoggio plantare (test barapodometrico), l’esame del corpo (test morfologico), l’esame dell’equilibrio (test stabilometrico), i cui dati permettono allo
specialista di monitorare l’esatta situazione
del paziente. I dati provenienti dall’esame
biometrico sono allegati alla cartella Bio
Posturale per documentare in maniera
chiara e dettagliata, al paziente, le caratteristiche delle alterazioni.
Un mal di schiena che persiste nonostante le cure o un dolore al ginocchio che
non ci permette di camminare bene può
dipendere da problemi ai denti.
Una rotazione verso l’esterno del piede
durante il cammino può essere originata
da un problema visivo.
Ecco perché se è a tutti noto che per
avere sotto controllo il proprio stato di
salute è importante sottoporsi periodicamente ad un Check-Up diagnostico, oggi
diventa fondamentale effettuare un Bio
Postural Test.
Dott. Daniele Cervoni
Laureato in Tecniche Ortopediche
Per maggiori informazioni
o appuntamenti:
Centro Ortopedico Flaminio
[email protected]
Tel. 0761.517744
Campo de’ fiori
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n
a
t
n
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l
a
V
Le guide di Campo de’ fiori
....continua dal n. 70
ITINERARIO TURISTICO Passeggiare
per le vie del centro
storico di Valentano è
un
vero
piacere.
Il cuore dell’antico ed
originario borgo è
di Ermelinda
imperniato
attorno
Benedetti
all’attuale
Piazza
Cavour, dove è sito il
palazzo comunale, e al Largo Paolo Ruffini.
Iniziamo
proprio
dal
Municipio.
Il Palazzo, la cui costruzione originaria,
realizzata verso il 1552, consisteva in un
porticato inferiore e in un primo piano, agli
inizi del 1700 venne ampliato per ospitare
gli uffici giudiziari che erano stati trasferiti
in questo centro dopo la distruzione di
Castro. La loggia a piano terra, sormontata da un artistico balcone con ringhiera in
ferro battuto del sec. XVII, ospita oggi
alcune importanti testimonianze storiche:
lo stemma civico del 1400 proveniente
dalla fontana di Acquaiela (un termine
alto-medievale che contraddistingueva
una sorgente di acqua gelida), lo stemma
di papa Martino V Colonna unito agli scudi
farnesiani (inserito nella porta principale di
accesso al paese nel 1417), uno stemma
quattrocentesco dei Farnese con i tradizionali sei gigli, lo stemma del pontefice Papa
Paolo III (Alessandro Farnese) eletto nel
1534
e
morto
nel
1549.
Una lapide a ricordo e memoria di
Giuseppe Garibaldi (1910) e la cosiddetta
“Lapide dei Caduti” eretta in memoria dei
soldati di Valentano periti nella Prima
Guerra. Piazza Paolo Ruffini, invece, termina con la Porta Magenta, edificata nel
1779 su disegno del Vignola, in sostituzione dell’antica Porta Romana, crollata nel
1774. Sulla sommità esterna della volta si
trova il celebre “Mascherone”, che, si dice,
si stato voluto dallo stesso artista per stigmatizzare qualche locale “linguaccia”, che
lo infastidiva.Per quanto riguarda le chiese, esse sono piuttosto numerose e dislocate in diversi punti del territorio comunale di Valentano. Edificata attorno all’anno
1000 in stile romanico, la Chiesa di San
Giovanni Evangelista, è stata più volte
ristrutturata sino a presentarsi nello
stato attuale, con facciata ricostruita attorno alla metà del
sec. XV con la collocazione
degli stemmi del Card.
Alessandro
Farnese,
(Valentano 1520 - Roma
1589), del Vescovo di
Montefiascone (Card.
Bentivoglio) e della
Comunità di Valentano
(immagine di S. Giovanni
Evangelista, che ha preceduChiesa
to l’altro stemma cittadino con
l’emblema dell’albero di ontano).
Nel 1253, per volere di papa Innocenzo
IV, gli venne attributo il titolo di pieve.
L’interno si presenta in tutto il suo splendore Barocco, così come si volle trasformare l’antico monumento, tra la fine del
1600 e gli inizi del 1700. Degli interventi
precedenti si è salvato un pregevole affresco della Crocifissione attributo a Marcello
Venusti. Della metà del sec. XVII è la pregevole statua lignea della Madonna
Assunta donata alla Chiesa dal sacerdote
G.B. Lazzari. Altre splendide tele sono
opera di Corrado Giaquinto (Madonna,
Bambino e anime purganti), di Pietro
Lucatelli (Madonna del Rosario con San
Domenico e Santa Caterina, del 1700).
Due tele dedicate al patrono San Giovanni
sono opera del pittore Pietro Padroni, fine
sec. XVIII, originario di Città della Pieve e
quindi dimorante in Valentano. Tra le altre
tele sono da segnalare quella di
Alessandro Mattia da Farnese, da taluni
definito il “pittore di Valentano” (Madonna
con Bambino e i Santi Pietro e Paolo, proveniente dalla Chiesa di S. Maria) e un’altra del pittore viterbese Francesco Maria
Bonifazi con San Francesco, Santa Lucia e
Sant’Agata del 1711 (opera questa in cattivo stato di conservazione). Sotto l’altare
maggiore si conserva l’urna artistica con le
reliquie del compatrono Giustino Martire.
La chiesa di Santa Maria, posta lungo la
via omonima (oggi Via Matteotti) ha origini antichissime, da far risalire almeno al
sec. XV. Si presenta oggi completamente
trasformata, secondo la ristrutturazione
eseguita dal 1736 al 1744 per iniziativa del
sacerdote Pietro Amari. Originariamente
di San Giovanni Evangelista
era
orientata
verso settentrione, al tempo dei Farnese
(ca. 1520) venne orientata verso levante
per allineare l’ingresso lungo la nuova Via
di Santa Maria, tracciata e realizzata da
Pier Luigi Farnese. Vi è un bell’affresco con
l’immagine della cosiddetta “Madonna
della Rosa”, di cui non si conosce l’autore
ma che appare come una delle primitive
immagini sacre venerate nella Chiesa. Di
rilievo oggi sono la ricostruita Immagine
lignea della Madonna della Coroncina
(verso il 1736), un “Ecce Homo” ligneo del
1700 e un dipinto ad olio su parete di S.
Cannucciari con la Crocifissione, del 1897.
La Chiesa di Santa Croce è una delle più
antiche del paese e vi si conserva un affresco pregevole, di scuola umbro-senese,
della metà del sec. XV: la Madonna con
Bambino e “flagellanti” o “battenti”, un
movimento penitenziale attivo in Umbria
sin dal 1200. La Chiesa, oggi, si presenta
in base alla ristrutturazione dell’antico
sacello di “Santa Maria dei Battenti” avvenuta verso la metà del 1600. Nell’alto della
collina di Montenero che sovrasta
Valentano, sorge la piccola Chiesa della
Madonna del Monte, o della “Madonna
della Pietà”, edificata attorno al 1853. Il
piccolo dipinto ad olio ivi venerato, raffigurante la Madonna con il Cristo morto fra le
braccia, della metà del sec. XIX, è conservato nella Collegiata.
Continua sul prossimo numero…
Campo de’ fiori
25
L’ALTRO VOLTO DI CAROSELLO
Dopo i siparietti di carosello una nuova epoca pubblicitaria si affaccia sul
panorama televisivo, stravolgendo gli schemi del suo grande antenato.
di Milena Romoli
Dott.ssa in Scienze e
Tecniche della
Comunicazione
Nel lungo viaggio
che ci porterà a scoprire il variegato
mondo televisivo la
prima cosa da fare,
in ordine di logica, è
proprio quella di tentare di conoscere al
meglio la nostra tv, la
stessa che ci fa
divertire e, perché
no,
dimenticare,
anche solo per un
attimo, il mutuo da
pagare.
Ebbene, detto questo, e illusioni a parte, è
d’obbligo sapere che i destinatari privilegiati di questa tv non siamo
di certo noi, bensì qualcun altro
chiamato “sponsor”.
Del resto, come contravvenire a tale
informazione di fatto? Esistono spot
all’inizio di un programma, alla fine,
nel mezzo di una fiction, prima di un
tg o di un cartone animato.
Oggi, infatti, nostro malgrado, la
pubblicità è inserita con continuità
nel palinsesto giornaliero, ed avendo
acquisito nel tempo una forte autonomia, oltre ad aver ridefinito e rafforzato la propria identità, conferisce
a noi spettatori la possibilità di poterla ormai considerare un vero e proprio genere televisivo alla pari di un
quiz o di una soap - opera.
Sono ormai lontani i tempi in cui essa
era relegata al Carosello, la trasmissione più longeva e più seguita della
storia della televisione, (durò infatti
vent’anni), che va in onda per la
prima volta la sera del 2 febbraio
1957. Ma cos’è stato Carosello?
E cos’è ancora oggi? Certamente un bel
ricordo per i bambini di allora che oggi, da
adulti, rimpiangeranno quelle storielle,
quei personaggi accodati che sfilavano
all’interno del programma in una mise di
autopromozione piacevole e non martellante agli occhi dei telespettatori.
“A letto dopo Carosello”, dicevano le
mamme, quasi fossero un premio quei 10
minuti d’allegria e canzonette, ma
Carosello era anche pubblicità, pubblicità
di prodotti di consumo nominati, però, solo
nel cosiddetto “codino” finale di 15 secondi, in quanto, saggia antichità, non si potevano nominare all’interno delle storielle. Il
nesso sostanziale, dunque, che lega oggi la
storia e il marchio lasciava spazio ad un
simpatico e conclusivo gioco di parole.
Nulla a che vedere con la pubblicità
odierna, onnipresente, veloce, ritmata, colorata e affascinante; il suo
scopo è quello di vendere il prodotto
ma non solo, pretende, infatti, che
esso giunga diritto alla mente e al
cuore dei consumatori adottando la
tecnica dell’emozione. Un bravo pub-
blicitario non vende un detersivo, un
giocattolo o un’automobile, un bravo
pubblicitario vende l’emozione che si
associa a quel prodotto.
Triste, ma doveroso ammettere, come la
pubblicità di oggi abbia capito fin troppo
bene come va il mondo tanto da assumersi, senza alcun permesso, il ruolo di ricreare e di presentare in maniera fresca e convincente quei modelli o quegli ideali che
tutti vorremmo condividere e ai quali tutti
aspireremmo.
Prendiamo la pubblicità della Mastercard,
un’organizzazione di proprietà di oltre
25000 istituti finanziari che emettono la
sua carta, e diventata ormai celebre per i
suoi spot (quanti di voi non hanno mai utilizzato l’espressione “Per tutto il resto c’è
Mastercard“?); analizziamone uno, ovvero
quello che mostra un ragazzo che suona la
tromba ad un matrimonio che si scoprirà
poi essere, da una voce fuori campo ironica quanto sarcastica, il matrimonio della
ragazza che lo ha lasciato.
Ebbene, diamo un’occhiata a cosa proclama questa pubblicità: un qualcosa che non
si può comprare, ovvero l’autostima.
Pensiamo, ancora, alla pubblicità della
Replay dove si vede un giovane uomo
tatuato, con un fare piuttosto trasgressivo,
che ricorda di andare a trovare i propri
genitori, etichettandoli come veri ribelli,”
prima che sia troppo tardi“. Davvero
abbiamo bisogno di una pubblicità, alias diavolo tentatore,
per ricordare, rivivere o manifestare quella sfera di valori in
cui crediamo? Davvero è diventata la pubblicità la paladina
dei nostri valori? Sta a noi non
permettere che questo accada;
i valori non sono prodotti da
vendere, le nostre emozioni
non possono cadere in mano ad
un gioco comunicativo che sà
di marketing aziendale.
Il mondo ideale creato dagli spot
non esiste, la realtà è un’altra,
basta guardarsi intorno per scorgere a pochi passi da noi l’impoverimento delle famiglie, la mancanza
di futuro per molti giovani promossi a dottori che vagano disperati alla ricerca di un
lavoro.
Stacchiamoci dal credere all’intenzione pubblicitaria che tenta di scacciare
il pessimismo e la sfiducia incoraggiando la vita e i consumi perché,
ragioniamo, se questi valori fossero la realtà non ci sarebbe poi così tanto bisogno di
invocarli...
Pensate, il colibrì, l’uccellino più piccolo del
mondo, grazie alla sua bussola interna,
vola senza perdersi per più di 8000 chilometri all’anno...E noi vorremmo perderci
nel mondo idealizzato della pubblicità?
Campo de’ fiori
26
Equipe 84
ie di
r
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s
Le
Max
I precursori del beat italiano
La nascita del vero
beat italiano degli
anni ’60, si può
attribuire ad un
gruppo di giovani
modenesi,
che,
come molti ragazzi
dell’epoca, si attrezzano per mettere in
di Sandro Anselmi
piedi un complesso
musicale proprio e imitare i già grandi del
momento, nella speranza di diventarlo
anche loro.
In quegli anni i sogni e le speranze di molti
si realizzeranno, quelli di altri rimarranno a
metà, ma l’entusiasmo e l’impegno è stato
uguale per tutti.
Il complesso di cui stiamo parlando, di
gavetta ne ha fatta davvero tanta. Nei
locali modenesi d’inverno e in quelli della
costa romagnola d’estate, li conoscevano
tutti. Erano solo in attesa che qualche nota
casa discografica li scoprisse e offrisse loro
un buon contratto.
Maurizio Vandelli, già appartenente al
gruppo I Giovani Leoni, Victor Sogliani,
Franco Ceccarelli e Alfio Cantarella, sono i
membri di un gruppo denominato I Gatti,
e già in precedenza chiamato I Marinos,
che tutte le sere si riuniscono per ascoltare attentamente la trasmissione radiofonica di Radio Luxembourg e per registrarne
con il loro Gelosino le novità discografiche
di tutto il mondo, per poi scopiazzarne lo
stile.
Con il loro repertorio di canzoni prevalentemente italiane, successi stranieri e
anche qualche rock’n’roll, si ritrovano
spesso presso il bar Grande Italia, dove si
raccolgono molti altri appassionati di musica per confrontarsi.
Siamo agli inizi del 1963, in piena esplosione beat generation e il gruppo si sente
pronto per spingersi oltre, approdare su
qualche importante palco, ed iniziare a
vendere, poi, dischi in tutta la Penisola.
Il primo passo da fare è trovare un nuovo
nome, più esplosivo, meno provinciale. Ci si rifà ad un gruppo
folcloristico tahitiano, Equipe
Tahitienne, al quale si aggiunge il
numero 84, che non è la somma
dell’età dei componenti in quel
momento, come molti hanno ipotizzato, ma più semplicemente la
cifra che accompagnava una nota
marca di cognac, lo Stock 84.
Ecco come nasce il nome completo dell’Equipe 84. Servono, però,
anche dei nuovi strumenti, più
professionali, e, per quelli, i
ragazzi devono impegnarsi economicamente, firmando un bel
pacco di cambiali per una cifra
complessiva di centodiecimila lire,
da saldare pagando cinquemila
lire al mese. Con i primi guadagni
si attrezzano, poi, anche di microfoni nuovi e luci giuste.
Nonostante il successo di pubblico e la evidente preparazione
musicale, nessuna etichetta sembra, ancora, interessarsene, fino
a che la quasi sconosciuta
Caravel, non propone loro di incidere l’inno per la squadra del
Modena che, in quell’anno, sarebbe tornata in serie A: Canarino va.
La proposta non li entusiasma di certo, ma
potrebbe essere l’opportunità per nuove,
importanti occasioni, tanto più che nel
retro del 45 giri, riesco a far inserire un
pezzo a loro certamente più congeniale
intitolato: Liberi d’amore. Il disco è, oggi,
praticamente introvabile, anche perché
venne realizzato per il circuito regionale.
Poco dopo vengono ingaggiati dal noto
locale riminese La Stalla, dove oltre a tanti
giovani che apprezzano sempre più il loro
singolare modo di usare le voci in falsetto,
accompagnati da due chitarre, un basso
ed una batteria, c’è il giornalista sportivo
Italo Cucci, che dedica al gruppo emergente un piccolo spazio sulla rivista Stadio.
Lo stesso giornalista procura loro anche un
provino presso la RCA, che però li scarta
subito.
Circa un mese dopo, nell’Aprile del ’64, è il
musicista-discografico Armando Sciascia,
titolare dell’etichetta Vedette, ad interessarsi di loro e ad offrire al gruppo il primo
vero contratto della carriera.
L’Equipe 84 ripropone i due brani scartati
dalla RCA: Papà e Mammà, versione italiana di Papa-Oom-Mow-Mow dei Rivingtons
e Quel che ti ho dato, splendida rivisitazione del brano Tell me dei Rollings Stones.
Questa volta il successo è assicurato e
sarà destinato a non arrestarsi.
Continua sul prossimo numero…
Campo de’ fiori
28
Associazione Artistica Ivna
CHI E’ PAOLO ANDREOCCI?
della Prof.ssa
Maria Cristina
Bigarelli
Personaggio della cultura contemporanea
alquanto poliedrico,
arguto,
riflessivo,
maturo, nel contempo
fresco e giovane intellettualmente, gradevolmente spontaneo,
immediato ed efficace!
La risposta ci viene
fornita dal sito personale www.paoloandreocci.it ed anche dopo aver letto il suo
ultimo Romanzo “EOS E TITONE”, andiamo ad informarci sui suoi dati biografici sul
risvolto di copertina del libro.
Nato a Roma, Paolo Andreocci, dopo gli
studi giuridici e filosofici, ha collaborato
con “Rinascita”, come african corrispondent (con lo pseudonimo di Paolo
Leonardo), “Democrazia e Diritto”, “Africa”,
eccetera. Ha vissuto la swinging London,
dove ha frequentato la … scuola internazionale di Speaker’s Corner ad Hyde Park,
fumando coi Figli dei Fiori. E ha partecipato ai “Sessantotto” di Roma, Parigi e
Praga. Infine è entrato nel mondo cosmopolita dell’industria petrolifera e c’è rimasto per più di trent’anni, viaggiando come
un pacco postale. E’ stato redattore capo e
quindi direttore editoriale della rivista
Ecos, la rivista dell’Eni, e per Ecos ha realizzato reportages in tutto il mondo. Ha
pubblicato un romanzo: La soglia della
Yurta (Il Ventaglio, 1988) e numerosi racconti, alcuni dei quali figurano in prestigiose antologie a cura di Gabriele La Porta.
Nel 2006 ha pubblicato Le ricette di nonna
Angelina (Davide Ghaleb, editore): un libro
di ricette, ma anche il racconto di un’atmosfera familiare e gastronomica del
paese di Vignanello (Tuscia), in un’epoca
non troppo lontana, quando non c’erano
ancora i supermercati e i piatti si preparavano solo con i prodotti della stagione e
del territorio. Come dirigente di En
Comunicazione si è occupato di Riviste,
Internet
e
Prodotti
Multimediali.
Ora si dedica ai suoi libri, alla gastronomia
e al giardinaggio. A tempo perso svolge
attività di consulenza per la comunicazione
e l’editoria. Nel 2010 ha pubblicato il
romanzo Eos e Titone (ed. Serarcangeli,
Roma). Dalle esperienze della sua vita
emergono i numerosi luoghi lontani dai
normali circuiti turistici, dalle sue attività di
scrittore possiamo attingere ai racconti, ai
romanzi, racconti nuovi di zecca, reporta-
ges gastronomici, ricette nostrane ed esotiche ed inoltre dalla sua passione personale di giardinaggio, qualche consiglio per
creare nel giardino l’angolo delle delizie.
Ha scritto diversi racconti “notturni”. La
notte, si sa, accadono cose speciali. Cose
apparentemente banali, che sembrano,
ma sono altro. Su questa doppiezza sono
basati i suoi racconti. Qui ne riproponiamo
alcuni: Metamorfosi, Black Out, Il figlio di
Obafemi, Il cielo di giada, La soglia della
Yurta, Eos e Titone.
In questo singolare romanzo si parla di
bellezza, di giovinezza, di vecchiaia, di
sesso e di spiritualità. Si narrano i fatti
inseriti in uno scenario di idillio dell’amore
che tanto sa di terreno, di corporeo, di lussurioso e sensuale quale è la bellezza di
Eos con rilanci spirituali concretizzati da
baci come “il bacio
sulla fronte” in occasione dell’ultimo atto
d’amore tra i due. Un
amore che subisce una
trasformazione, quella
fisica di Titone che
invecchia , un amore
che rimane eterno
nonostante il passare
del tempo, dello scorrere dei secoli, dei millenni. Questi sono i
pilastri di queste 261
pagine…Si parte da
uno dei più antichi miti
indoeuropei
e
greci…Eos è la dea
dell’Aurora, considerata nel mito una donna abbastanza libera e
procace, si innamora di Titone che è il fratello minore di Priamo troiano, e lo porta
nel mar orientale e l’amore tra loro due è
meraviglioso tanto che Eos chiede a Zeus
di rendere Titone immortale e i due amanti si illudono di poter vivere felicemente
sesso e spiritualità per sempre. Invece un
giorno Titone, che è immortale, comincia a
imbiancare e diventa vecchio, ma non
morirà mai, continuerà a vivere e ad invecchiare eternamente. Eos si era dimenticata di chiedere l’eterna giovinezza. Che
cosa possiamo dedurre, leggendo il vecchio mito? Che Eos è viva, la vediamo tutti
i giorni che sorge e passa sopra di noi.
Titone, essendo immortale, qualsiasi cosa
gli sia accaduta, non è morto e quindi è
qui da qualche parte. L’autore Paolo
Andreocci ci rende piacevolmente partecipi del fatto che lui “ha rintracciato Titone,
ha visto Eos sopra di noi e ha descritto la
loro vita, il loro amore drammatico da allora a oggi”. …Eos continuò ad arrazzare il
cielo col suo corpo luminoso… a sorgere
smagliante…”, Sono tremila anni di storia
di un amore che ci riguarda da vicino,
molto più di quello che ciascuno di noi
possa pensare. L’ eccellenza del sentimento indissolubile, che non si sfalda, non si
perde, non si distrugge, non si dissolve nel
tempo...anzi in esso si rafforza, si rinnova
nella caducità umana aleggiando su di
essa come FONTE SORGIVA DI SPERANZA. UN AMORE TRA GIOIA E DOLORE
quello di EOS e TITONE, TRA IL CARNALE
E LO SPIRITUALE che accompagna misteriosamente l’esperienza di
ciascuno di noi in un gioco
sottile di rilanci al chiaroscuro, alla luce e all’ombra,
alla perfezione e alla fragilità...
La Presentazione del romanzo di Paolo Andreocci “Eos e
Titone” segue un percorso a
tappe che ha avuto il suo
esordio anche su RAI
NOTTE con Gabriele La
Porta, anche al Teatro degli
Archi, Via Taro 33/a, 00199,
Roma, grazie all’ospitalità
dell’Associazione Culturale
MUSENCANTE di Ernesta
Galeoni. Non è stata la solita presentazione, ma uno
Show Culturale. Gabriele La
Porta e la Compagnia
Circolare hanno parlato di Eos e Titone e
dell’Amore in tutte le sue forme. Letture di
Gianni De Lellis, una mostra di selezionatissime opere dedicate all’Amore .
La presentazione del Romanzo EOS E
TITONE di PAOLO ANDREOCCI si realizza
anche a cura di IVNA Associazione
Artistica, recensita dal Dott. Livio Martini.
La serata arricchita da opere pittoriche a
tema, da musiche eseguite con violino e
pianoforte che hanno accompagnato le
ispirazioni poetiche recitate dall’attrice
Raffaella Aldrighetti, con lettura di due
brani del Romanzo , come omaggio all’
Eterno Amore di EOS e TITONE, come
richiamo a questo sentimento nei suoi vari
aspetti, non soltanto tragici, ma come un
‘Ode, un Canto nel quale si narra e si vive
anche gioia nelle sequenze storiche più
vivide …donate dalla scintilla di Paolo
Andreocci come un vero e proprio Inno
d’Amore!
Campo de’ fiori
29
Il 2 Luglio 1980, Mauro Matteucci, civitonico doc, soprannominato Marasma,
vinceva il Palio di Siena
30 ANNI DI MARASMA
Incredibile come a tutt’oggi il suo nome scateni ancora un mix di emozioni
di provenienza civito-senese.
Anche Civita Castellana è riuscita ad
aggiudicarsi un posto d’onore nell’ album
dei ricordi di uno dei pali più emozionanti
della storia, stiamo parlando del Palio di
Siena, la famosa competizione che vede
scontrarsi le diciassette contrade, o suddivisioni storiche della città, in una sorta di
giostra equestre a dir poco suggestiva e
allo stesso tempo molto popolare. Mauro
Matteucci, questo il nome del fantino civitonico che, il 2 luglio del 1980, vinse il
famoso palio nella contrada dell’Onda
scardinando tutte le previsioni che vedevano Miura, il cavallo montato da Mauro,
come il cavallo meno favorito. Ed ora, in
occasione del trentennale di un evento
supercitato anche nel web (basta , infatti,
digitare Mauro Matteucci nei più famosi
motori di ricerca per ritrovare un pezzo di
Civita anche nell’anonimo mondo della
rete), è Antonio Armagno, ex fantino professionista, amico fraterno dello storico
vincitore e suo compagno di battaglia nelle
tante gare negli ippodromi di zona, a voler
ricordare questo trionfo; un trionfo forse
inaspettato, ma che a tutt’oggi emette
ancora un’eco di emozioni in un continuum
che unisce il cuore dei civitonici a quello
dei senesi. Sarà per il suo carattere schivo,
o per quell’alone di umile bravura che lo
avvolge, che Mauro, soprannominato dai
senesi Marasma, desta ancora tenerezza
quanto solennità; non proprio il ritratto,
dunque, di un uomo spavaldo assetato di
vittoria, bensì tutt’altro. Chi ha vissuto
quei momenti ricorda bene come egli
abbia condotto la gara fin dall’inizio dimostrando doti non indifferenti come destrezza e possenza, quasi volutamente incurante delle oltre settantamila persone presenti unite in unico vociare assordante; come
se il suo carattere introverso si fosse metamorfosizzato in un altro più forte, così
forte da sfidare paure ed apprensioni
quasi dovute in un’occasione come il
famoso Palio di Siena. Come se la passione per i cavalli, che accompagnò Mauro fin
da bambino, lo avesse portato a rompere
quegli schemi ben definiti del suo essere,
facendo impazzire una miriade di persone
entusiaste di una vittoria forse poco
annunciata. All’età di quattordici anni,
infatti, Mauro, è già un assiduo frequentatore del galoppatoio di Renzo Fantera
dove viene scoperto dal capitano
Ferdinando Angellotti, che lo indirizza al
ruolo di allievo-fantino. Dopo le sue conti-
Mauro in testa ai fantini
nel Palio della vittoria
nue vittorie, Marasma
arriva a Milano dove le
sue grandi capacità lo
incoroneranno titolare di
importanti scuderie, nonché uno dei beniamini dell’ippodromo di San Siro.
Fu, però, l’incontro con
Peppe Gentili, veterano
del palio senese, che lo
fece approdare alla notorietà convincendolo ad
affrontare una nuova
avventura, invitandolo a
guardare oltre le varie gare disputate e
vinte nei più importanti ippodromi di allora e per le maggiori scuderie (Fiore e
Settimi di Anguillara, Peruzzi di Vignanello,
Gregori di Civita Castellana, Alessandrini di
Fabrica di Roma, solo per citarne alcuni).
La prima esperienza al famoso palio di
questo piccolo grande eroe civitonico,
però, riporta la data del 1979, quando
montando il cavallo Rimini per la contrada
del Bruco, cadde all’ultimo giro allontanandosi dal traguardo per poi tagliarlo il 2
luglio del 1980. E se oggi basta collegarsi
a youtube, il sito web per eccellenza che
ospita contenuti video caricati da tutto il
mondo, per rivivere gli attimi della vittoria
ed assaporare quell’euforia e quell’atmosfera unica e difficilmente descrivibile, ai
tempi di allora furono i telegiornali nazionali i paladini di queste immagini a dir
poco complete, perché non bisognose di
speaker e didascalie, ma allo stesso tempo
complesse se solo si pensa a tutto ciò che
una competizione tale può comportare in
termini di uomini, mezzi e quant’altro.
Mauro, secondo da sx, insieme
ad alcuni rappresentanti della
contrada dell’Onda
Antonio
Armagno, amico
di Mauro e,
anche lui,
ex fantino
professionista
Trent’ anni e non dimostrarli, direbbe qualcuno, perché l’emozione che quest’uomo
ha regalato all’Italia, ai cittadini di Civita
Castellana, e senz’altro ai suoi amici, parole non ne ha, è sempre fresca, vivace e
genuina.
Grazie ancora Mauro!!!
Milena Romoli
Campo de’ fiori
30
Chi è San Bonaventura da Bagnoregio
IL SANTO PIU’ AMATO DA PAPA RATZINGER
La polemica sugli ordini mendicanti
...continua dal numero
70
A complicar ancor più
le cose ci si mettono
anche le zuffe fra studenti, zuffe violente e
sanguinose.
Nel
corso di una di queste, interviene inopinatamente
la
“Guardia Cittadina” e
di Secondiano Zeroli dopo duri scontri ed
incandescenti colluttazioni, rimangono,
su quello che oggi si definirebbe il Campus
Universitario, diversi studenti feriti ed uno
addirittura agonizzante. Il consiglio universitario, riunitosi d’urgenza, delibera uno
sciopero sine die, inoltra una vibrata lettera di protesta al conte Alfonso, che governa in assenza del re Luigi IX, e chiede a
tutto il corpo insegnante di giurare di non
riprendere le lezioni fino a quando le autorità non avessero dato le più ampie garanzie sulla non ingerenza della polizia nei
fatti
che
accedevano
all’interno
dell’Università. Ad un tale giuramento
francescani e domenicani non vollero sottostare e continuarono anzi le loro lezioni.
Nemmeno il personale intervento di
Giovanni da Parma valse a placare gli
animi e a trovare una soddisfacente via
d’uscita. I frati regolari non intendevano
aderire alla serrata e allo sciopero, pur
deprecando fermamente l’inopportuno
intervento delle guardie in affari di non
loro competenza. Anche le loro lezioni
sono giocoforza sospese giacché i secolari
organizzano una vera e propria campagna
di denigrazione contro i “crumiri”, dipingendoli agli occhi degli studenti come il
pericolo maggiore per la cultura filosofica
e teologica e per l’autonomia e l’indipendenza dell’università. Con il montare di tali
proteste arrivano le scuse ufficiali dello
Stato e le severe punizioni inflitte ai poliziotti colpevoli. Il consiglio accademico,
con alle spalle i vescovi, profitta maliziosamente della favorevole occasione per far
passare uno statuto, secondo il quale nessun nuovo professore potrà da quel
momento iniziare il suo insegnamento,
senza aver prima giurato d’osservare tutte
le leggi dell’Università.
L’ultima
delle quali, di
nuovo conio, diceva che si dovevano
sospendere immediatamente
le
lezioni nel caso ci
fosse stato un’irruzione di gendarmi
nell’Università.
Anche in questo
caso domenicani e
francescani non
ritennero opportuno
aderire
e
l’Università con un
nuovo
decreto
decise di escluderli dal rango di dottori e li privò della
cattedra. A questo
punto fece sentire la sua voce il pontefice,
che comandò al vescovo di Evreux e al
maestro Luca Canonico di Parigi, di ridare
le loro legittime cattedre ai mendicanti,
con la minaccia di ecclesiastiche censure ai
renitenti. Spalleggiati dagli studenti i maestri secolari si ribellano apertamente ad
Innocenzo IV e gli stessi studenti affermano che sono pronti a perdere i loro privilegi riconosciuti dal Papa, piuttosto che
avere a che fare ancora con i maestri regolari. La bagarre si protrae per alcuni anni,
senza sblocchi. Nella primavera del 1256
viene organizzata una vera e propria caccia ai frati per le vie delle città; studenti si
sguinzagliano a caccia di religiosi. In un
rapporto del ministro generale dei domeni-
cani, facendo fede al Fabretti, si legge:
“Per le strade di Parigi non si odono che
latrati di cani, ruggiti di orsi, sibili di serpenti e nefandi insulti; non si vedono che
tumultuosi assembramenti. Ci sputano in
faccia, ci schiaffeggiano, ci maledicono …
Contro la nostra dimora, per mezzo di baliste viene scagliata una
pioggia di saette”.
Retorica e simbolismi
a parte, la situazione
era tutt’altro che rosea
per i mendicanti.
...continua sul prossimo
numero
Campo de’ fiori
31
“Il Fumetto”
LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA
BAMBOLE DI CARNE
di Francesca Da Sacco – edito da Edizioni Arcadia – volume unico
di
Daniele Vessella
Emozionante ed inquietante.
Questo fumetto tratta
un tema delicatissimo:
la pedofilia.
Ma Francesca orchestra
il tutto sotto forma di
fiaba, portando la storia
sui binari della discrezione dove mostra
qualcosa di brutalmente reale in maniera sur-
reale.
Ed è questo che colpisce il cuore.
L’autrice non ci fa vedere gli abusi subìti
dai bambini, bensì i piccoli perdono la loro
innocenza perché tramutati in bambole,
divenendo così il gioco dei grandi.
Troviamo il paese senza tempo e senza
nome, l’eroe nato in circostanze miracolose, una manciata di personaggi eccentrici,
fanciulle da salvare e il mostro da abbattere, ma l’atmosfera fiabesca non nasconde
il tema scottante.
Come ogni favola ha il suo contenuto horror sullo sfondo, anche Bambole di Carne
ha il suo, ma in quest’opera Cappuccetto
Rosso non viene salvata dal cacciatore…
anzi, il finale non è propriamente felice.
Il disegno si adatta perfettamente al genere di storia raccontata e i “colori” danno il
giusto senso di cupezza, senza essere
opprimenti… si parla pur sempre di bambini.
I personaggi sono caratterizzati in
maniera ineccepibile, tutti con le
proprie manie e i propri sogni che
si incastrano tra loro per comporre
un puzzle angosciante, ma pulsante di emozioni.
Emozioni, che senti vibrare più
intensamente man mano che prosegui la lettura.
Emozioni, che ti trascinano dentro
al fumetto procurandoti brividi per
quello che accade.
Emozioni, che ti danno una stretta
al cuore facendoti scendere qualche lacrimuccia. Emozioni forti.
Emozioni pure.
Emozioni, provocate dalla sensibilità di Francesca che, alla sua prima
opera da autrice completa, ha
creato un piccolo capolavoro.
Credo, però, che solo l’animo di
una donna poteva toccare un
tema così scottante con tanta dolcezza, ma questa è solo una mia
convinzione…
Lascio
l’indirizzo
del
mio
blog:
http://danielevessella.blogspot.com/
Campo de’ fiori
32
Ecologia e Ambiente
LAGO DI VICO, UNA LENTA AGONIA
Una nuova alga di colore rossastro e altre sostanze tossiche minacciano le sue acque
La leggenda vuole
che il lago di Vico
sia nato dopo una
gara di forza, nella
quale Ercole conficcando un grande
tronco nel terreno,
aprì la via alle
acque che a sua
volta allagarono la
di Giovanni
base del grande
Francola
cratere.
Questa
ovviamente è soltanto una leggenda, ma a differenza di
questa storia, ora, di questo bellissimo
specchio d’acqua, c’è ben altro da raccontare.
In questi ultimi anni questa stupenda e
suggestiva riserva naturale è sempre più
sottoposta ad un continuo inquinamento
da parte dell’uomo che per i suoi fini non
si accorge del male che sta provocando a
tutto l’habitat naturale. Infatti le sue
calme acque si colorano sempre più spesso di un colore rossastro, per colpa di un
alga
denominata “Plankthotrix
Rubescens”, in grado di determinare
gravissime patologie per la salute umana e
danno alla flora e alla fauna lacustri.
Quello che urge è capire questa esponenziale crescita di questa alga che ogni anno
è sempre più persistente, per evitare
situazioni di serio pericolo. Non è del tutto
facile provare scientificamente le cause di
tale fenomeno, di certo è che i trattamen-
ti chimici che vengono puntualmente utilizzati per tutte le piantagioni di nocciole
presenti sulle rive del lago, non rendono la
situazione migliore di quanto vorremmo.
Ricordo che molti anni fa, fare il bagno nel
lago era una gioia sia dei bambini che dei
loro genitori, mentre ora c’è soltanto la
paura che uscendo dall’acqua, si vada
incontro ad una qualsiasi allergia alla
pelle, cosa, questa, avvenuta già più volte
in passato.
Purtroppo questo lago è interessato
anche da altri tipi di inquinamento,
che rendono la situazione molto delicata.
Si è potuto riscontrare la presenza nelle
acque sia di metalli pesanti che di arsenico al di sopra dei valori e non solo, infatti
sarebbero presenti anche altre sostanze
tossiche e cancerogene, di norma estra-
nee alle acque del lago sono presenti
come: mercurio, idrocarburi policiclici aromatici, cadmio e nichel.
Credo che di fronte a questo scenario il
minimo che si possa fare è cercare di
monitorare ampiamente con ogni mezzo
questo specchio d’acqua, occorre quindi
un insieme di studi, sia delle acque che di
tutto il territorio circostante per avere un
quadro chiaro e trasparente sugli interventi eventualmente da porre in essere per la
salvaguardia della biodiversità a breve ed
a lungo termine. Mi auguro che le comunità che vivono a pochi chilometri da questo
meraviglioso lago, comprendano per intero l’importanza di tutelare per loro, e per
le future generazioni, un bene così importante e unico nel suo genere, interrompendo per sempre questa lenta agonia.
DA FABRICA DI ROMA ARRIVA GI.ON.GI.,
LA BICICLETTA PIU’ PICCOLA DEL MONDO
Dopo il Sunny, il piccolo scooter alimentato ad energia solare,
brevettato nel 2005 da Giovanni Francola, ideatore e coordinatore del progetto realizzato insieme ad un team di ricercatori
viterbesi, oggi, a distanza di pochi anni, nasce Gi.On.Gi., la bicicletta più piccola del mondo, che si propone come un ottimo contributo alla mobilità sostenibile. Grazie al suo peso, ed alle sue
dimensioni ridotte, il velocipede può essere tranquillamente
richiuso in pochi secondi per poi essere portato ovunque, compresi i più noti mezzi di trasporto come tram, taxi o metro. Un
guadagno, dunque, non solo per l’ambiente, che non può che
trarne giovamento, ma anche per la nostra salute, rappresentando questa piccola bicicletta, oltre che un simbolo della praticità, anche un affondo alla pigrizia. Ideatori di questo veicolo alternativo ed ecologico, oltre a Giovanni
Francola, già noto per aver messo a punto il Sunny, Giovanni Testa, esperto di elettronica, ed Onorio Pecoroni
Sciarrini, conoscitore di ingegneria meccanica. La speranza è quella che questa piccola bicicletta possa davvero rivoluzionare, presto ed in maniera capillare, la nostra mobilità urbana, salvaguardando l’ambiente in cui
viviamo e cambiando le nostre abitudini, forse fin troppo spesso radicate e poco al passo con i tempi.
Gi.On.Gi aperta
Gi.On.Gi chiusa
Campo de’ fiori
Come eravamo
33
Soprannome de paese, sì va bè ..., ma senza offese!
Man mano che vado
avanti nella ricerca e
nell’analisi dei soprannomi “civitonici”, mi
accorgo di essermi
imbarcato in un’impresa tutt’altro che semplice. La gente che incontro per strada mi
di Alessandro Soli
ferma, mi chiede, mi fa
notare che ho tralasciato qualche nome, quasi mi sgrida, ed
io a spiegare che non sono dimenticanze,
ma il frutto di una suddivisione cercata e
voluta per semplificare il tutto. Questa
volta vado sui diminutivi con finali in
etto,etta,ella,ello, che sono tantissimi,
ecco allora:
Ciuchetto, Zeppoletto, Stronzetto,
Cacetto, Trippaccetto, Biboletto,
Merluzzetto, Musetto, Magichetto,
Diavoletto,Picchietto,Caterinetto,Ch
ecculetto,Spaghetto,Sdrifoletto,Brus
chetto Bomboletto,
Stocchietto, Facioletto, L’arberetto,
Abbacchietto, Betto ed ancora;
Bazzichetta,
Trezzichetta, Bommetta, Mazzetta,
Pappetta,
Bocaletta,
Cazzetta,
Bicicletta, passiamo poi a: Pastacalla,
Cacarella, Luminella, Sgummella,
Puntella, Caramella, Buciardella,
Mosciarella,
Ruelle,
Treppelle,
Chiucchiuelle, Pistello, Sardarello,
Petello,
Lucibello,
Limoncello,
Fringuello.
Mentre trascrivevo quanto sopra, sono
stato assalito da mille ricordi, i soprannomi lasciavano il posto ai volti di questi miei
concittadini, veri e propri personaggi che
vorrei analizzare uno per uno, ma ragioni
di spazio mi impongono a focalizzarne solo
due e precisamente “Sgummella” alias
Antonio
Petroni,
e
“Cacarella”
quell’Alessandro Zitelli di datata memoria.
Il primo è stato per intere generazioni il
simbolo del motociclismo civitonico.
Una vita vissuta in tuta da meccanico, con le mani unte di grasso, sempre alla ricerca di una rettifica o di
una modifica da apportare ai bolidi
nostrani. Un amore immenso, disinteressato, che ha reso felici i tanti
giovani che avevano fatto della moto
la loro unica ragione di vita.
Personalmente lo ricordo insieme a
mio zio Vincenzo Tarducci, anch’esso
meccanico, passare ore e ore su
Rumi, Motobi, Gilere e Laverda,
smontando e rimontando motori e
studiando piccoli accorgimenti per
velocizzare quei mezzi. Lo ricordo in
corse varie e gimkane su al campo
Madami, quando noi ragazzini di
allora ci emozionavamo vedendo le
evoluzioni e le impennate di Antonio
“Sgummella” attorniato dai numerosi figli cresciuti tra l’acre odore dei
gas di scarico e le sinfonie “rombanti” che solo uno spartito a due o a
quattro tempi sa dare. Altra figura
indimenticabile è stata Lisandro
Zitelli, detto “Cacarella”. Il suo
Civita Castellana fine anni ‘50 - Piazza Matteotti
habitat era il Cinema Flaminio dove
Antonio Petroni “Sgummella” sulla moto con
ogni domenica pomeriggio aspettal’amico Sergio Topini.
va a piè fermo nella sala d’ingresso
l’orda barbarica di noi ragazzini, che
per rivederlo, noncuranti della fila formadopo spinte e pugni avevamo superato le
tasi all’esterno, in attesa del nuovo inizio.
porte a vetri e ci rovesciavamo verso la
Era allora che Lisandro “Cacarella” entrabiglietteria della signorina Ines. Il suo era
va in azione, riusciva a pizzicarti e a farti
un compito di arginamento ed incolonnauscire per liberare il posto. Aveva una
mento, facilitato dall’immancabile “frustino
memoria fotografica, era veramente difficidi bambù” che ci incuteva quel rispetto e
le sfuggirgli, anzi, la “cacarella” te la facequel timore che forse era all’origine del suo
va venire lui. Posso però confidarvi che io
soprannome. Poi, una volta entrati, controlqualche volta il film sono riuscito a vederlava la sala durante la proiezione del film,
lo due volte, specialmente i primi in
pronto a sedare piccole scaramucce e batCinema Scope. Ah dimenticavo, con questi
tibecchi sempre aiutato dalla sua arma econuovi 47, siamo arrivati ad un totale di
logica. Ricordo un piccolo particolare :
133 soprannomi.
quando il film era particolarmente bello e
interessante, non avendo altri divertimenti
continua sul prossimo numero....
alternativi, cercavamo di rimanere in sala
Campo de’ fiori
34
Cesare Borgia: il condottiero che amava dimorare
nel Forte Sangallo di Civita Castellana.
“Viva Giulio Cesare
Borgia” è un’iscrizione
tuttora ben leggibile
nelle volte del porticato
del Cortile Maggiore del
Forte Sangallo.
Lo stemma del Valentino
con
il
simbolo
di
Cancelliere della Chiesa
campeggia sull’architradi Francesco
ve del portale che dal
Peri
Cortile Minore immette
Architetto
negli spalti superiori del
Forte. Fino a qualche anno fa, sulla parete
frontale, in fondo al cortile minore, era
murata una stela marmorea che riproduceva la figura di Cesare Borgia, nello strano atteggiamento dell’ECCE HOMO.
Numerose sono le testimonianze che ricordano il secondogenito di Papa
Alessandro VI nel Forte!
Perché tanto amato? Perché tanto osannato? A Civita Castellana, ma anche in Italia!,
in Francia! In Spagna!Perché era colto,
raffinato, scaltro, bello ed intelligente,
aveva studiato a Perugia, poi all’Università
di Pisa, amava l’attività fisica, si diceva di
lui, ciò che si raccontava anche di
Leonardo Da Vinci,cioè che sapesse
piegare un ferro a forma di cavallo
con la sola forza delle braccia. Era
figlio del Papa, a sedici anni era già
Vescovo a diciotto addirittura
Cardinale! Aveva addirittura ucciso il fratello Giovanni per prendere il suo posto
politico e militare, spettante all’epoca al
primogenito.
I Colonna, gli Orsini, i Della Rovere, e altre
potenti famiglie della nobiltà pontificia ed
italiana tremavano solo a sentire pronunciare il nome di quel “diavolo d’uomo”.
Nel 1498 si reco’ in Francia dove sposò,
per scopi puramente politici, la dolcissima
e fedele Carlotta D’Albret, sorella del Re
di Navarra.
Al Re di Francia promise aiuto per il possesso del Regno di Napoli ed in cambio
ricevette il Ducato di Valentinois, (da
qui il Duca Valentino).
Con l’appoggio del Re Francese, il
Valentino, conquistò molte città romagnole: Imola, Forli’ Ravenna ed Urbino nelle
Marche. Il padre gli procurava i denari per
assoldare soldati, e lui occupava città e
Cesare Borgia (1475-1507)
terre con una decisione e una temerarietà
in uno dei suoi tanti ritratti
sorprendenti. Nulla lo fermava!
I principi lo odiavano, i cittadini di
Civita Castellana lo amavano, Lui
ma anche per la posa della prima pietra
Niccolo’
contraccambiava.
della sede municipale, sempre per mano
Macchiavelli applaudiva questo principe,
dell’architetto fiorentino Antonio da
nel quale vedeva un uomo, l’unico, in quei
Sangallo il Giovane.
tempi, capace di riunire l’Italia intera: si
Continua sul prossimo numero ....
narra che i due si fossero incontrati a Civita, nel Forte, più e più
volte. La sua morte fu epica,
leggendaria, da vero principe:
una sera inseguì fin sotto le mura
un drappello di soldati, improvvisamente venne circondato, si
difese come un leone, ma rimase
solo contro un semicerchio di spade. Alla fine
Cesare Borgia cadde
martoriato da decine di
ferite:
l’enigmatico
principe aveva solo
trentuno anni. Era il 12
Marzo
del
1507,
regnante Giulio II
della Rovere, il Papa
condottiero, ricordato a
Civita non solo per la
costruzione del Mastio
Ottagonale del Forte, Viva Cesar,Viva Alexander nelle grottesche del Cortile
Maggiore del Forte (Archivio Pulcini)
Il Valentino in un documento inedito del Cinquecento
Campo de’ fiori
35
Non fatevi ingannare…dagli eredi di Nietzsche.
Sono contraddittori e paradossali:
parlano di un cristianesimo senza religione.
del Prof.
Massimo Marsicola
Una volta c’erano
gli dei. Essi nascevano dalle idee
degli uomini in
cerca
di
un
Principio, di una
causa prima, trascendente,
in
grado di spiegare
ciò che altrimenti
era inspiegabile.
Gli dei sono stati
annientati
dalla
manifestazione del
Cristo.
Dopo il Cristo gli dei non sono più. Sono
dissolti dalla verità che questi ha proclamato attraverso il Vangelo. E le sue “spiegazioni” sono state accompagnate da
segni inequivocabili.
Solo il Figlio di Dio poteva sapere tali cose!
(segni di sapienza) Solo il Figlio di Dio
poteva fare certe cose! (segni di potenza)
Nessuno ha detto e ha fatto, nel corso dei
secoli, ciò che il Cristo ha detto e ha fatto.
Ciò, oltre che molto significativo, è di per
sé eloquente.
Eppure, in tempi a noi non troppo lontani,
un filosofo tedesco ha riproposto gli dei.
Peggio!
Ha detto che ognuno di noi, ogni uomo,
reinventando ogni giorno se stesso, è un
dio. Molti, anche inconsapevolmente, sono
caduti in questo errore. La esasperata
ricerca dell’originalità, l’individualismo, l’idea di dominare gli altri, spingono l’uomo,
indaffarato nella quotidianità, a dare un
senso, un contenuto alla vita prendendo
per utile tutto ciò che trova nell’immediatezza del presente.
Mentre i colti, che riprendono rilanciando il
pensiero di Nietzsche, dicono di essere dei
moderati, mostrano il volto di chi nega la
verità (degli altri) pretendendo di mettere
in bella vista la loro.
Comportamento paradossale. Sono vittime
del circolo dell’errore. L’insegnamento di
Nietzsche è sbagliato perché se fosse
accolto condurrebbe l’uomo in una condizione peggiore rispetto a quella in cui era
quando cercava gli dei. Porterebbe all’idolatria di se stessi.
All’innalzamento di sé, una creatura, a
livello divino. E tutti concordano nel vedere nel nazismo la realizzazione pratica di
questa idolatria. Nietzsche parla della
morte di Dio. Ma non parla della sua resurrezione. Ciò comporta che chi segue il filosofo tedesco sceglie di seguirlo nella
morte. In lui la morte viene innalzata al di
sopra della vita in un nichilismo irrazionale
e ributtante..
Chi segue il Cristo segue la sorgente stessa della vita. Segue il custode, il curatore,
il buon pastore dell’uomo. Colui che ti conduce su pascoli erbosi. Come si vede, i due
sono all’opposto. Per avere la vita è necessario rinunciare a mettere se stessi al centro e accogliere Dio.
Occorre svuotarsi di sé, occorre svuotarsi
dei poveri, limitati, asfittici pensieri umani,
per riempirsi di Dio.
Questo è il nobile compito che l’uomo ha
davanti a sé. Se fa questo è Dio stesso che
lo conduce alla divinità in piena coerenza
della parola biblica “siete dei”.
Questo è il lavoro che in se stesso deve
affrontare. Io ho mostrato e dimostrato
“razionalmente” tutto questo in un libro,
l’Egologia, che gli editori del nostro tempo
hanno sin ad ora voluto evitare di pubblicare. Persino Gianni Vattimo, pur dicendosi cristiano, abbraccia le idee di Nietzsche
e di Heidegger, condite con un po’ di marxismo, nella speranza, lui dice, di vincere
definitivamente la violenza che sta dietro
all’idea di verità, retaggio della metafisica.
La verità, non è mai violenza! Nel Vangelo
si legge infatti: “ la verità vi farà liberi”.
Cristo non era ambiguo.
E non era nemmeno diplomatico.
Non si potrebbe essere liberi con la violenza; le due cose sono in stridente contraddizione.
La libertà la si ha quando conosci come
stanno le cose e puoi scegliere!
Friedrich Nietzsche
Sei libero quando puoi chiamare le cose
con il loro nome. Solo allora le conosci e le
domini.
Altrimenti sei dominato dalle cose. Ma se a
qualcuno la verità dovesse sembrare violenza, io la paragonerei alla violenza santa
che si usa nei confronti di chi fosse impantanato nelle sabbie mobili e si trovasse,
perciò, in grave pericolo di vita.
Tirarlo fuori con forza è violenza, sì.
Ma violenza che salva la vita.
I veri violenti invece sono quelli che negano la verità.
Essi hanno presa sugli incolti, i nuovi poveri. E su quelli che cercano un appoggio
dagli uomini invece che da Dio.
di Riccardo Consoli
A partire dal 1940 il Jazz propone ai suoi
fans una serie di rivoluzioni, infatti, dopo i
famosi Boppers della California, un gruppo di musicisti bianchi accentua ancor di
più il distacco con il loro pubblico rendendo la musica, come dire, più intellettuale.
Assieme a questi innovatori operano
anche alcuni grandi artisti negri, primi fra
tutti, il trombettista Miles Davis e il pianista Lennie Tristano, ma sono soprattutto quattro musicisti bianchi che si fanno
notare; i sassofonisti Lee Konitz, Stan
Getz, Gerry Mulligan e il trombettista
Chet Baker.
La loro musica viene definita Cool Jazz Jazz freddo, ed è imparentato con talune
strutture musicali classiche europee e con
certi movimenti della pittura d’avanguardia, ma per quanto superficialmente affascinante, appare assolutamente sterile e,
infatti, viene in breve abbandonata.
Sono proprio due dei suddetti musicisti
che provocano un nuovo scisma, Gerry
Mulligan e Chet Baker che si riuniscono
in un quartetto e, senza l’impiego del pianoforte, danno vita ad una musica dinamica e divertente che qualcuno definisce
subito Neodixieland; tuttavia la voce
della tromba di Chet Baker rimane quella che era, conservando quelle caratteristiche di profondità e amarezza come il canto
del trombettista che, di tanto in tanto, si
compiace di interpretare canzoni sentimentali.
Chet Baker è senza dubbio un notevole
talento e il suo modo dolce e amaro di
suonare si integra perfettamente col
Sound di Gerry Mulligan, per quanto,
nessuna regola riesce ad adattarsi alla sua
complessa personalità.
Chet Baker nasce a Yale nell’Oklahoma
nel 1929, non è un virtuoso come Gizzy
Gillespie, non è un lirico come
Miles Davis, ma in alcune occasioni riesce a rappresentare una
parte della nuova gioventù degli
Stati Uniti meglio dell’uno e dell’altro; è un drogato, entra ed
esce dagli ospedali e, successivamente, dalle prigioni, tenta di
trasferirsi in Europa e vive a
lungo anche in Italia dove finisce
ospite del carcere di Lucca.
Fa ritorno negli USA e, dopo un
lungo periodo di silenzio, ricomincia ad incidere come tromba
solista di una grande orchestra
commerciale senza che venga
menzionato il suo nome; soltanto gli appassionati che non
hanno dimenticato le dolenti
cadenze della sua musica, sono
in grado di riconoscerlo allorquando, di tanto in tanto, incide
qualche disco.
Chet Baker conclude la sua esistenza da dimenticato, ma proprio per questo va ricordato, per
i suoi indiscutibili valori e per ciò
che ha rappresentato sul piano
umano, un tragico esempio che, purtroppo, nel mondo del Jazz non è rimasto l’unico.
Protegge i tuoi valori
Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25
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Campo de’ fiori
37
L’angolo del Bon Ton
Il Matrimonio
...continua dal numero 69
Continuiamo il nostro
discorso nelle tradizioni del matrimonio, ecco, infatti, tutto
quello che, sempre
secondo la saggezza popolare, gli sposi
di Letizia Chilelli
devono evitare di fare
prima del fatidico giorno “del si”.
Le fedi nuziali e l’anello
di fidanzamento non
devono essere acquistati lo
stesso giorno, gli anelli
nuziali verranno messi per
sempre al dito il giorno del
matrimonio e non prima,
eccezion fatta per il momento della prova in gioielleria.
E’ vietato dormire nella casa coniugale
la notte prima delle nozze.
Mai mostrare l’abito da sposa al futuro
marito prima delle nozze.
La sposa, nel giorno del
matrimonio, non dovrebbe
mai specchiarsi nel momento in cui è pronta per uscire,
se proprio non dovesse resistere
alla tentazione è consigliato,
prima di guardarsi allo specchio,
di togliersi una scarpa, o comunque un accessorio.
L’abito da sposa non deve essere mai cucito dalla sposa stessa.
La sposa non deve piangere prima
della funzione religiosa o civile, le lacrime
verranno riservate al momento successivo
al “sì”.
E’ vietato agli sposi parlarsi e vedersi
il giorno prima delle nozze e, la mattina prima della funzione vera e propria, la
comunicazione tra i due dovrà essere
effettuata tramite parenti o amici.
Lo sposo, una volta lasciata la sua casa
per andare in Chiesa o in Comune, per
nessun motivo deve tornare indietro:
per qualsiasi dimenticanza c’è il testimone.
Se durante la funzione una fede dovesse cadere, per scongiurare i litigi tra i
futuri sposi, l’anello dovrà essere raccolto
solo dal prete o dall’Ufficiale di Stato
Civile.
Per concludere questo piccolo excursus
sulle tradizioni popolari legate al giorno del
“sì”, passiamo in rassegna anche le
superstizioni che, per intere generazioni,
hanno accompagnato, accompagnano e
accompagneranno tutti i matrimoni.
Contrariamente a quanto si pensa, tutti i
mesi sarebbero favorevoli al matrimonio
eccetto Maggio tranne che per alcuni
giorni di questo mese, ovvero: il 2, il 4, il
13 e il 23.
Per essere fortunato un matrimonio non
va mai celebrato dopo il tramonto.
L’acqua marina indossata
il giorno del “sì” assicura
fedeltà e matrimonio felice.
Né di Venere, né di Marte
non si sposa… Secondo la
tradizione, infatti venerdì è il giorno in cui
secondo la cabala furono creati gli spiriti
cattivi, mentre il martedì è dedicato a
Marte, dio della guerra; in altre parti
d’Europa, soprattutto in Norvegia, i matrimoni vengono, però, celebrati proprio il
venerdì, giorno dedicato alla dea Venere
(dea dell’amore), giorno quindi fortunato
per eccellenza.
Un diamante portato
durante la funzione al
polso sinistro conserva l’amore coniugale, l’importante però è che sia stato
regalato.
La pioggia durante il matrimonio è portatrice di gioia, fortuna e abbondanza, ecco
il perché del detto “Sposa bagnata,
sposa fortunata”.
Suonare il clacson al “corteo nuziale”
porta fortuna, allontana gli spiriti poco
propizi per il matrimonio.
Per garantire agli sposi
ricchezza e gioia, alla
loro uscita dalla chiesa o
dal comune, è bene lanciare, oltre al riso,
monetine e confetti.
Porta sfortuna agli
sposi, e all’invitato, rifiutare o non mangiare
una fetta di torta nuziale.
Tutte le ragazze, di tutte le epoche, siano
state esse principesse o semplici dame,
hanno sognato il loro matrimonio con il
tanto amato principe azzurro… Credo, oggi
più che mai, in barba a tutte le tradizioni e
a tutte le superstizioni, che sia solo l’amore incastonato in un cuore puro e semplice, donato o dalle principesse o dalle semplici dame al cuore del principe azzurro,
che ci permetterà di continuare a sognare,
per sempre.
Campo de’ fiori
38
Per ricordare Don Marciano Ercolini
Ufficiale e Sacerdote
(quarta ed ultima parte)
...continua dal numero 70
La località emblematica per le celebrazioni
del disastro della
Galilea è situata nel
comune di Ragogna in
provincia di Udine;
di Arnaldo Ricci
[email protected] in questo comune
esiste una frazione
chiamata Muris dove sorge una chiesetta
dedicata alle celebrazioni religiose per
ricordare gli Alpini deceduti in tutte le
guerre.
Ebbene, il 28 marzo 1965, Don Marciano
fu invitato a Muris per celebrare una
messa in ricordo dei suoi commilitoni
deceduti in seguito all’affondamento della
Galilea.
In occasione di quell’evento, Don Marciano
pronunciò un discorso che egli aveva scritto di suo pugno qualche giorno prima.
Mi è risultato alquanto complicato decifrare la sua calligrafia; vi sono inoltre cancellature, correzioni ed aggiunte che aumentano la difficoltà di comprensione; dopo
giorni di lavoro per cercare di capire, sono
riuscito a decifrare chiaramente le sue
parole, alla fine è venuto fuori il suo inequivocabile nonché commovente discorso
che riporto integralmente sotto.
Frazione di Muris, comune di
Ragogna, prov. di Udine, ore 11.20
del 28 marzo 1965, Don Marciano inizia
a parlare durante la predica della Santa
Messa in corso, pronunciando le seguenti
testuali parole:
“…Ci siamo radunati in questa chiesetta
votiva per commemorare tutti gli Alpini
della divisione Julia ed in modo particolare
quelli che scomparvero nel naufragio della
“Galilea” il 28 marzo 1942. Questa data 28 Marzo 1942- resterà scolpita nei nostri
cuori, perché in quella notte perirono tragicamente tanti giovani che prima, sulle
balze nevose della Grecia, coi loro sacrifici
In questa foto scattata il 28 marzo 1965 a Muris nel comune di Ragogna in provincia di Udine, si
vede Don Marciano mentre pronuncia il discorso citato, in onore ai suoi commilitoni caduti.
tero di Prevesa, molti nel seno del mare
e con il loro valore, avevano resa leggenIonio, ma la loro presenza aleggia oggi in
daria la gloriosa divisione “ Julia”.
mezzo a noi e conserveremo per loro un
Essi morirono nel nome e con la benediricordo ed un amore imperituro, proprio
zione di Dio. Quando sulla tolda della
come diceva il poeta: “ prima divelte, in
nave, già colpita da siluro nemico, io mi
mar precipitando, spente nell’ imo stridevidi circondato da tutti i soldati; benché
ran le stelle, che la memoria e il vostro
fossi impietrito dal dolore, ebbi la forza di
amor trascorra o scemi” ………………beati
pronunciare le estreme parole di conforto
perché parevan dire morendo - o patria
e di incoraggiamento. Soldati, commilitoni
mia la vita che mi desti ecco ti rendo”
– dissi con voce rotta dall’emozione- sol…………Iddio benedica questi umili e
dati, eleviamo il nostro pensiero affettuomagnifici Alpini della divisione Julia.
so ai nostri cari, che forse ci aspetteranno
Nel fango delle trincee, sulle vette del
invano; alla patria che abbiamo servito
Golico e del Piredo, nella immensità del
con lealtà ed onore, a Dio perché abbia
mare e nelle steppe sterminate della
pietà e misericordia di noi.
Russia, il supremo sacrificio della loro resiDal profondo dei nostri cuori salga a Dio,
stenza accenda nel cuore degli italiani,
un atto di pentimento per le nostre debouna fiamma inestinguibile di amore di
lezze!
patria………………….fate che il vostro sacriChe spettacolo commovente! Tutti ingificio, non sia stato compiuto invano!
nocchiati in coro, recitammo l’atto di doloNoi cademmo col pensiero a Dio ed il
re – mio Dio mi pento dei miei peccacuore alla famiglia, col santo nome della
ti…….e poi si udì la
Patria sulle labbra……………………”
voce del Cappellano –
la mia voce – che diceAd un certo punto del suo discorso, Don
va: ego vos absolvo ad
Marciano, cita alcune parole di un poeta
omnibus
peccatis
senza specificarne il nome. Ebbene, dalle
vestris, in nomine patri
mie ricerche, risulta che quel poeta è
et fillis et spiritus sancGiacomo Leopardi che le scrisse nella sua
tis.
opera intitolata “I Canti” e precisamente
Purtroppo molti all’innel canto primo dedicato a l’Italia.
domani
mancarono
Don Marciano, sempre nel suo discorso,
all’appello. Molti dorafferma, inoltre, che molti Alpini deceduti
mono nel piccolo ciminel naufragio, sono sepolti nel cimitero
della cittadina di Prevesa; i loro corpi venChiesetta di Muris, una
nero in quel luogo sepolti perché la corfrazione nel comune di
rente li trascinò verso la costa, nei pressi
Ragogna in provincia di
di quel centro abitato ed il mare continuò
Udine
Campo de’ fiori
a restituire i corpi per circa un mese su
quelle spiagge!
Negli anni successivi alla guerra, la maggior parte di quelle salme vennero riportate in Italia. Non sono in grado di dire con
sicurezza se tutti quei corpi attualmente
sono rientrati in patria.
Dopo la guerra, Don Marciano, trascorse
lunghi mesi di convalescenza dopo essere
stato ricoverato in diversi ospedali militari;
quando la sua salute lo consentì, egli continuò ad esercitare la funzione di
Cappellano, ovviamente non più Militare,
presso il nostro ospedale Andosilla; quando dico “ nostro “ lo dico con grande
rispetto, ma anche con grande affetto.
Egli aveva una camera al primo piano
(dove per tanti anni è stato ubicato il
reparto medicina) vicino alle cucine, arredata spartanamente con un letto ed un
comodino esattamente uguale a quello
degli ammalati ed una piccola scrivania;
praticamente dormiva all’interno dell’ospedale.
Aveva anche un suo appartamento a Civita
Castellana in corso Bruno Buozzi N°40,
esattamente sopra al negozio di
Marcellina, dove si era trasferito verso
metà anni ‘60; precedentemente abitava
con il suo papà in via di Corte N°65, di
fronte a Baiocco.
Comunque, quando non veniva chiamato
(era sempre reperibile 24 ore su 24 )
andava a trascorrere qualche ora pomeridiana al circolo ricreativo ubicato nel
palazzo Trocchi, proprio di fronte alla sua
abitazione. Il circolo, che non era pubblico
ma privato, veniva chiamato in dialetto dai
civitonici: “o circolo di signori”.
Mi ricordo che un civitonico, una volta,
disse a Don Marciano: “………a Don
Marcià…. si amico de tutti…….si amico de
tutti……ma stai sembre liddo circolo di
signori!.....” Egli, che aveva sempre ed
immancabilmente una risposta pronta,
disse: “……. “ o signori o nun zignori ce
vò perché me sta davandi casa…..e me fa
commido “.
Don Marciano, in realtà aveva amicizie con
tutti (come direbbe Totò a prescindere) e
quando parlava con i civitonici, utilizzava
sempre il dialetto.
Il nostro personaggio, il quale, nel contempo si sentiva Ufficiale e Sacerdote,
quando si recava a Roma per vari motivi,
non mancava mai all’appuntamento del
pranzo con altri suoi ex colleghi presso la
mensa del circolo Ufficiali in congedo, ubicata a piazza Barberini.
Egli morì, presso il suo ospedale Andosilla
dove aveva prestato preziosissima opera di
Cappellano per lunghi anni fra le braccia
del nipote Gratiliano Angeletti il 15 settembre 1990, un giorno prima di compiere
81 anni.
La cerimonia del funerale si svolse presso
la chiesetta del citato ospedale; ero presente anch’io; ricordo ancora con estrema
chiarezza il piccolo e commovente discorso di addio pronunciato dal suo amico
Maresciallo Falchi (Maresciallo A.M. in pensione anche lui, ex combattente).
39
La sua figura, oltre che meritare il giusto
ricordo fra gli Alpini della Julia, merita
anche quello doveroso di tutti i civitonici e
della popolazione dei paesi limitrofi, avendo anche segnato la storia del nostro
ospedale nella seconda metà del ventesimo secolo.
Fine
Don Marciano in una foto scattata agli inizi
degli anni ‘80
Campo de’ fiori
40
Che differenza c’è fra artrite e artrosi?
Spesso vengono confuse, ma sono patologie ben diverse, che vanno curate in modo molto differente
Quasi sempre si
pensa che dire
«artrite» o dire
«artrosi» sia sostanzialmente la stessa
cosa. Ed è comprensibile visto che il
risultato, in fondo, è
sempre lo stesso:
dolgono le «giuntua cura del Dott.
re». Ma, in realtà, si
Patrizio Lazzarini,
tratta di due patolofisioterapista
gie molto diverse
fra loro, con cause e
cure
differenti.
L’artrosi è particolarmente diffusa tra la
popolazione che ha superato i 65 anni. È
causata dal progressivo assottigliamento della cartilagine che riveste i capi
ossei delle articolazioni. Il deterioramento
della cartilagine, provocando un crescente
attrito tra le ossa dell’articolazione, produce la formazione degli osteofiti, ovvero
degli “speroni ossei”, che causano un irrigidimento progressivo dell’articolazione,
fino
all’immobilità
completa.
Normalmente l’artrosi colpisce le articolazioni maggiormente sollecitate come
ginocchia, anche, spalle, mani, piedi e
colonna vertebrale. Il dolore è accompagnato da deformazione ossea, tumefazione articolare, e progressiva limitazione del movimento. L’artrite, invece, può colpire qualsiasi fascia d’età e le
cause possono essere di origine metabolica, traumatica, infettiva, autoimmune,
idiopatica. Ne esistono di diversi tipi, ma
quella più diffusa è senz’altro l’artrite reumatoide che colpisce più spesso le donne
tra i 40 e i 60 anni di età, ma che può colpire anche i bambini (artrite giovanile).
Tutti i tipi di artrite sono accomunate dallo
stesso fenomeno infiammatorio a carico del tessuto sinoviale, ovvero il rivestimento delle articolazioni incaricato di
produrre il liquido necessario alla lubrificazione delle giunture ossee. L’artrite causa
rigidità dell’articolazione, dolore,
calore, tumefazione articolare e dei tessuti circostanti e rossore; in alcuni casi
anche stanchezza, febbre, anemia. Fra
le numerosissime artriti
in campo medico sono
state prevalentemente
studiate per l’artrite
batterica, l’artrite enteropatica, l’artrite fungina, l’artrite gottosa,
l’artrite mutilante (la
forma più distruttiva),
l’artrite psoriasica, l’artrite reattiva, l’artrite
reumatoide,
l’artrite
settica, l’artrite tubercolare........Un’ulteriore
differenza tra le due
malattie reumatiche è
data dalla tipologia del
dolore che le caratterizza. Il dolore causato dall’artrosi è infatti di tipo meccanico,
mentre quello tipico dell’artrite è di tipo
infiammatorio. Il dolore meccanico
dell’artrosi tende ad aumentare con l’attività fisica o a causa di posture che sollecitano la parte interessata. Si riduce con il
riposo ed è causa di una temporanea rigidità mattutina che va attenuandosi dopo
circa una mezz’ora dal risveglio. Il dolore
infiammatorio dell’artrite si manifesta
con più facilità durante la notte e le prime
ore del mattino. E’ sempre associato a rigidità articolare. Riguardo al trattamento
possiamo dire che per l’artrosi il calore va
bene, mentre per l’artrite essendo una
patologia infiammatoria è controindicato.
Trenta anni di Semi di Pace
L’Associazione tarquinese festeggia il suo anniversario e cambia sede
Il 12 giugno in occasione della Giornata Mondiale contro il lavoro minorile Semi di Pace International ha
festeggiato il suo 30° anno di fondazione. In tutti questi anni l’Associazione ha realizzato, nel mondo, molteplici progetti umanitari al fianco ed in aiuto di bambini in difficoltà. Una data scelta non casuale perchè
Semi di Pace sente forte l’impegno di salvaguardare i diritti dell’infanzia ed intende affermarlo con decisione anche per il futuro. E’ stata una data importante anche per un altro aspetto: l’inaugurazione della
nuova Sede dell’Associazione nel Monastero delle Benedettine, luogo denso di storia e di spiritualità. Sono
stati presenti oltre all’On. Carlo Casini, Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento
Europeo e Presidente del Movimento Per la Vita Italiano, anche alcuni ambasciatori degli Stati dove Semi
di Pace opera nel mondo, tra cui quelli di Cuba e della Repubblica Dominicana presso la Santa Sede.
L’evento del 12 giugno è stata un’occasione in più per ribadire non solo una decisa presa di posizione contro lo sfruttamento dei minori ma l’essere consapevoli che l’educazione, cure mediche, accoglienza sono
di fatto la barriera di protezione più efficace affinchè questi bambini del mondo non cadano nella rete dello
sfruttamento, ma vedano, invece assicurato il loro diritto ad avere un futuro sereno.
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LEGGI
Campo de’ fiori
E PASSA PAROLA
Campo de’ fiori
41
CIVITA CASTELLANA E
IL MURO DI VIA DEL FORTE
Un documento, rinvenuto in un importante archivio romano, ci permette di conoscere una storia ormai dimenticata e lontana nel tempo che si svolge a Civita
Castellana nell’Ottobre del 1867:”….. le
attuali questioni insorte con la magistratura di Civita Castellana con tutte che conosciute, giuste e ragionevoli per parte del
comune, qui tuttavia formano un dispiacere e rammarico fra gli attori che sono sempre quelli dell’istessa città e tendenti nell’unità di bene amministrare, reggere e
governare ognuno nel proprio officio.
E che trovandosi scisse fra di loro recano
grave danno, dispendio e disdoro al pubblico della città ed uno scandalo alle persone ed ai limitrofi paesi.
La seconda scabrosa ed inconciliabile questione è quella della chiusura della pubblica Piazza di Massa, dico inconciliabile giacchè promossa dalla popolazione e dalli
limitrofi abitanti della Via del Governo, e
non dalla magistratura giacchè questa non
si è data alcun carico, ha fatto l’indifferente ed ha chiuso gli occhi alla chiusura e se
la causa ha progredito fu per ordine della
suprema congregazione presso li giusti
reclami avanzati dalli abitanti della Via del
Governo quali si pretende rinchiuderli in
un pozzo, rendendolo un vicolo cieco,
privo del trapasso di genti, di legna e aria,
oppure lasciarla un piccolo viottolo…..non
conoscendosi il piano di esecuzione della
intrapresa chiusura, quei poveri abitanti
mai si calmeranno e potrebbe darsi il caso
che uniti ad altra gente della popolazione,
venissero a passi dispiacentissimi, e clamorosi gesti intrapresi dalla disperazione,
che oltre ad essere naturalmente un vicolo privo di sole e di aria, chiudendolo o
ristringendolo, memori degli anni 1864 e
65.
Perché ivi ebbe principio e fece strage il
colera per due anni consecutivi ecco perché si disse scabrosa ed inconciliabile ed
anche scabroso il piano che se intrapreso
sarebbe di qualche dispendio.
Per il palazzo Petroni, sarebbe di grande
utilità riunire alla fabrica una buona por-
zione della piazza, ma
sarebbe bene lasciare
una fetta almeno di quattro metri, che dalla via
del forte mettesse alla
Via del Governo, comprare una picciola casetta
dalla vedova Masciolini
con sottoposta stalla
dello spedale a ridosso
della parte di levante del
palazzo, tagliare una
fetta dell’orto del governatore e formare un vicolo che dalla strada del
forte mettesse alla corriera incrociando la strada del governo.
Questa nuova apertura
darebbe un giro di aria
maggiore agli abitanti di
quella via e allo stesso palazzo e così si
placherebbero gli abitanti reclamanti e si
quieterebbe l’intera popolazione per l’interrotto giro delle solenni processioni che
ivi potrebbero passare.
Su tali spese potrebbe supplire anche il
comune in via di conciliazione…..”
Il documento in esame evidenzia che era
stato sviluppato il progetto di chiusura di
Piazza di Massa, mediante la realizzazione
su via del forte di un’alto muro, in modo
da creare un giardino attiguo al Palazzo
Petroni, ma chiudendo, nel contempo, l’attuale Via del Governo Vecchio con grave
danno degli abitanti della stessa via.
Ma per capire in che modo si è sviluppato
il piano, bisogna collegarsi ad un altro
importante documento:”... “Passammo
davanti al monte Soratte, le cui nevi sono
state cantate da Orazio, e il nostro quartiere notturno si mostrò ai nostri occhi con
antiche mura coperte di muschio, quasi
nascoste dalle piante rampicanti.
L’acqua spumeggiava bianca sui blocchi di
roccia.
Civita Castellana è una di quelle città belle
se viste di passaggio, ma un orribile luogo
per sostare.
di Enea Cisbani
Scendemmo all’albergo Croce di Malta, un
antico convento francescano trasformato
in locanda.
Dalla strada entrammo direttamente nella
stalla a volta, che sembrava essere stata
in passato una sala di preghiera.
Un’altra, ripida scala portava alle stanze
per gli ospiti; gatti e galline correvano in
giro. Le porte si reggevano solo su un cardine, o mancavano del tutto.
Le donne di casa stavano sedute a intrecciarsi i capelli e non sapevano se accoglierci o no…………………..
Indovina... indovinello...
Ho gambe ma non cammino. Una forte
schiena ma non lavoro. Due buone braccia
ma non reggo nulla. Un posto a sedere ma
non mi siedo e nulla attendo. Cosa sono?
II primi 3 che comunicheranno in redazione al
numero 0761.513117, la risposta esatta riceveranno un regalo dal Covo della Bomboniera.
Inoltre... per ogni 30 € di spesa un
piccolo regalo ai clienti
42
Campo de’ fiori
Il giornalino
Inserto speciale di Campo de’ fiori dedicato ai più piccoli
(Anno 2010 – N. 2)
Coordinatore del progetto: Giovanni Francola.
Responsabile del gruppo: Stefania Tabacchini.
Gruppo di lavoro: Teresa Noviello, Patrizia Caprioli, Elisa Ermini, Marcello Ernoni.
Grafica: Monia Tamburi.
Il mondo pulito di Alice
Campo de’ fiori
43
o “Eco-bimbi”
Ingredienti: 500 gr di farina, 250 gr di zucchero, 150 gr di burro,
L’ANGOLO DEL PROF.
A cura di Patrizia Caprioli
Mini spazio dedicato a siti, portali, risorse in rete
(gratis!), da poter usufruire come supporto
didattico per gli insegnanti interessati a dare
sempre nuovi input ai loro piccoli studenti.
“DOCENTE ONLINE”:
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Guida per insegnanti e non solo all’uso del personal computer e di internet
3 uova, 1 bicchiere di latte, 1 pizzico di sale, scorza lavata e grattiggiata di limnoe, 100 gr di zucchero a granella, 1 bustina di lievito vanigliato, 172 kg di farina.
Preparazione: sulla spianatoia disporre la farina a fontana e,
fatto un buco nel mezzo, versarvi lo zucchero, il burro ammorbidito tagliato a pezzetti, i tuorli d’uovo, il sale, la scorza di limone ed
il latte intiepidito a piccole dosi. Aggiungere da ultimo il lievito vanigliato, avendo cura di distribuirlo uniformemente. Lavorare l’impasto fino ad ottenere un composto omogeneo e lasciarlo riposare
per 20 minuti. Prendere, poi, una piccola porzione di pasta, formare un bastoncino e lavorarlo con le mani, arrotolandolo e dandogli
la forma di un cornetto, fino a che non sia esaurito l’impasto.
Spennellare le ciambelline con le chiare di uovo sbattuto, cospargerle con lo zucchero a granella, disporle su una placca ricoperta
di carta d’alluminio e inserirle nel forno tiepido. Lasciarle cuocere
per 30 minuti a temperatura moderata.
Campo de’ fiori
44
Il diario dei
Giras
questa è la pagina dei ragazzi speciali
li
Sabato 22 maggio al Boschetto c’è stata una gran festa. La pista
di pattinaggio era piena di persone, come non la si vedeva da
tempo.
Presenti i ragazzi del Centro Socio Educativo “Rosa Merlini Frezza”
accompagnati da operatori e familiari, gli alunni del Liceo Artistico
“Midossi” insieme ai professori (Coppola e Primanni), al tecnico di
laboratorio (Vittori) e al preside Chericoni; una nutrita rappresentanza dell’amministrazione comunale, che ha patrocinato il progetto, e gente comune intervenuta per l’occasione. Tutti accorsi
per ammirare l’opera installata all’entrata del Parco I Maggio: un
pannello in ceramica realizzato dai ragazzi con disabilità in collaborazione con alcuni studenti dell’Istituto “Midossi” tramite il progetto “Incontriamoci facendo arte”. Mesi di incontri, cooperazione,
camici sporchi, risate, colori e lavorazione dell’argilla. E’ stata
un’esperienza formativa, di vera integrazione ed abbattimento
della barriere mentali, che spesso sono più alte di quelle architettoniche.
L’opera è stata apprezzata da tutti gli intervenuti. In mostra tante foto che testimoniavano il lavoro di squadra effettuato presso i laboratori del Liceo Artistico. C’è stato anche
un gradito buffet offerto dalle famiglie dei ragazzi con l’aiuto del Centro sociale Anziani
del Boschetto. Insomma tanti i soggetti coinvolti: il sindaco Angelelli nel suo intervento
ha ringraziato tutti ed ha sottolineato come l’abbellimento del Boschetto per mezzo del
pannello è solo l’inizio, in quanto sono stati stanziati in bilancio oltre 200 mila euro per
la rivalutazione dell’area verde. L’assessore ai servizi sociali Gasperini e Daniela Pelosi,
coordinatrice del Cse, hanno concordato sul fatto che questo sia stato solo il primo ottimo risultato raggiunto, ne seguiranno altri: l’integrazione passa innanzitutto attraverso
la conoscenza e la valorizzazione delle capacità di ciascuno, per una realtà in cui ci sia
spazio e rispetto per ogni persona. E’ questo, in fondo, il messaggio più importante che
l’opera vuole esprimere. “Ma cosa vuol dire <Nel mondo di GiuDaNeSe>? hanno chiesto in molti: semplicemente sono le iniziali di Giuliana-Daniele-Neno-Sergio, gli artisti del
Cse “Merlini Frezza”!
Le attività subacquee sono
alla portata delle persone
diversamente abili
HSA Italia – Associazione Nazionale Attività Subacquee e Natatorie per Disabili – ONLUS è stata voluta, fondata e promossa da Aldo
Torti sin dalla metà degli anni 80 unitamente a tantissimi amici che hanno condiviso e continuano a condividere con lui le motivazioni di fondo. Questo ha permesso di superare le tante difficoltà iniziali creando le condizioni per lo sviluppo dell’associazione che oggi
è diventata un ampio, forte e strutturato movimento specifico costruito da istruttori, medici, volontari, supporter. HSA Italia opera in
qualità di agenzia indipendente di formazione e certificazione subacquea; i prestigiosi programmi di educazione subacquea sono riconosciuti internazionalmente e ineguagliati nel settore. Si tratta di programmi elaborati all’origine in collaborazione con le più grandi
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Campo de’ fiori
45
Dopo l’istituzione della Cattedra Ambulante,
la Fiera Esposizione Zootecnica a Civita Castellana
Ideata nel 1910 per premiare i migliori soggetti equini, bovini, ovini e suini
allevati nelle aziende agrarie della provincia
Nel 1910 la cattedra
Ambulante d’Agricoltura di Civita, il cui
direttore era il dott.
Mario Fantozzi, viste le
migliorate condizioni
economiche delle classi
lavoratrici (il consumo
di
di carne era sensibilFrancesca Pelinga
mente
aumentato
tanto che l’Italia da esportatrice era diventata importatrice) creò insieme al sindacato
degli allevatori di bestiame bovino una
società anonima cooperativa per azioni fra i
possidenti e gli allevatori di questo tipo di
bestiame e, coll’aiuto economico del
Ministero di Agricoltura Industria e
Commercio, una stazione di monta taurina
con toro di razza maremmana a Rignano
Flaminio. Ma eravamo ancora lontani dall’aumentare e migliorare il bestiame, bisognava aumentare la produttività delle terre
per coltivare più foraggio, bisognava anche
riprodurre bovini di buona taglia, c’era bisogno di sceltissimi tori e ottime fattrici per
creare un’ aristocrazia di bovini con albero
genealogico. Per questo da qualche anno
era nata la Fiera - Esposizione Zootcnica
per premiare i migliori soggetti equini, bovini, ovini e suini allevati nelle aziende agrarie della provincia (facevamo parte della
provincia di Roma), per sviluppare un uso
più razionale e moderno delle diverse razze
e si teneva a Civita. Nel 1910 vi parteciparono molti allevatori di bestiame sollecitati dal concorso a premi indetto dalla
Cattedra, dal Ministero d’Agricoltura dall’onorevole Deputazione Provinciale, dalla
Camera del Commercio di Roma, dal
Comune e dai Consorzi Agrari di Civita e
Castelnuovo di Porto. La giuria era composta dal prof. Mario Fantozzi direttore della
cattedra ambulante, Pietro Ferrauti, dal
Cav. Avv. Felice Franchetti, Ascanio Morelli,
dott. Riccardo Riccioni, Umberto Severini,
prof. Giulio Strambelli. Nella fiera – esposizione zootecnica che si tenne l’8 maggio
1910 gli animali erano divisi in classe
Seconda - Equini con cavalle di tre anni
ed oltre seguite da redo o coperte da un
cavallo stallone governativo:
vinse
Montanari Filippo con la razza indigena un
premio di L.75, oltre al diploma, l’agente
era Cavalieri Rinaldo. Nella Sezione Puledre
nate nel 1908, e destinate alla riproduzione
sempre razza indigena, vinse il primo premio di L.50, con diploma, la cavalla di
Tarquini Domenico, al secondo posto i F.lli
Vanni con un premio di L.30 il cui agente
era Pistola Francesco, al terzo posto
Montanari Filippo con un premio di L.20, al
quarto posto Magnanti Vito con un diploma
di merito. Nella Classe Terza Sezione UnicaVerri e Scrofe pregne con lattonzi di razza
jorkshire il primo premio andò a Tarquini
Domenico, il quale vinse L.10, il diploma e
una solforatrice Bidoli, il secondo classificato, fu con razza indigena, Magnanti
Vincenzo, che ricevette L.10 e un diploma,
il terzo posto fu vinto dai F.lli Vanni che ricevettero L.5 di premio. Nella Classe IV
Sezione Unica - Gruppi di pecore con arieti
vinsero il primo premio F.lli Vanni, Tarquini
Domenico e Quirino Marino; ricevettero una
solforatrice Bidoli e diploma. Nella sezione
I - Gruppi di vacche e vitelli di razza
maremmana (tale razza era rustica e frugale, resistente alle malattie, alle difficoltà climatiche, e si adattava ai foraggi scadenti,
ha contraddistinto per secoli le zone paludose della Maremma, si dimostrava particolarmente adatta all’allevamento allo stato
brado in ambienti marginali) vinse il primo
premio Santina ved. Galiani che ricevette
L.30, Quirini Marino, con L.20, al terzo
posto Basili Francesco, agente Tancredi
Pizzi con premio di L.10, al quarto posto
Zefferino Orazi, agente Biondi Angelo.
Nella sezione III- Pariglie di Buoi da lavoro
il primo premio andò a Montanari Filippo,
agente Cavalieri Rinaldo, ricevette L.30, al
terzo posto il prof. Giulio Strampelli, agente
Melchiorri Venanzio, con L.10. Infine nella
sezione IV - Tori e Torelli da monta Basili
Francesco ricevette il quarto premio con un
diploma di merito. Nella classe II – Gruppi
di Giovenche e Giovenchi vinse il Conte Ugo
Feroldi De Rosa, agente Moscioni
Domenico. Si cercavano cosi le premesse
per far ritenere alla gente che il sogno
poteva realizzarsi e che la cattedra
dell’Agricoltura era uno dei pochi strumenti
che potesse permettere alle classi contadine di sperare in un avvenire migliore, peccato che ad usufruire dei vantaggi fossero
sempre le stesse persone.
Campo de’ fiori
46
Oroscopo di Luglio
Ariete Sarà un mese
caldo, ma voi lo sarete
ancor di più. Il vostro spirito di iniziativa e il vostro
brio vi permetteranno di
godervi a pieno questo
meritato periodo di riposo insieme al partner. Non azzardate spese che non potrete
sostenere, siate prudenti.
Toro Siete ancora tanto
impegnati nel lavoro, che
vi offrirà grandi opportunità. Trovate un po’ di
tempo, però, anche per
cercare le persone con cui trascorrere questi mesi di sole. Ci saranno sorprese molto
gradite da qualcuno a cui avete fatto del
bene.
Gemelli Vi sentite un po’
insoddisfatti a causa di un
desiderio di concretezza
che recalcitra dentro di voi
da tempo e di qualche
incomprensione col partner! Ma non perdete tutto quello che l’estate sta mettendo
a vostra disposizione. Attenzione al sole!
Cancro Scompariranno le
nubi del mese scorso.
Venere vi offrirà tenerezza,
romanticismo e felicità da
condividere con il partner.
Sarete
affascinanti!
Rimarrà qualche tensione sul lavoro che
però saprete tenere a bada, al contrario
della vostra dieta!
...dall’
Leone
Riuscirete
ad
affrontare molti problemi e
questioni delicate, che
coinvolgono anche persone
a voi care. Siate concreti e
smettetela di inseguire chimere. In amore lasciatevi andare e guidare dalle emozioni! Mettete da parte la
pigrizia!
Vergine Ritroverete finalmente la grinta e l’energia
di cui avete bisogno. La
passione con cui affronterete le cose coinvolgerà
anche chi vi sta intorno, che, però, non
vuole essere trascurato. Prendetevi una
pausa dal lavoro, siete troppo stressati!
Bilancia Sarà un mese di
alti e bassi, ma non lasciatevi innervosire, rischierete
di arrabbiarvi per cose futili
e passeggere, compromettendo i rapporti con chi vi
ama. Cercate di rilassarvi ma attenzione a
chi vi avvicina solo per sfruttare le vostre
capacità.
Scorpione Finisce un
periodo da incubo e inizia
un’estate perfetta. Saprete
farvi amare dal partner e
trascorrere momenti indimenticabili. Raccoglierete
buoni frutti anche nel lavoro. Non fatevi
rovinare le vacanze da chi vuole rifilarvi
qualche fregatura.
by Cosmo
Sagittario Siete ancora in
tempo per reagire ad una
situazione pesante che vi
soffoca. Le persone che vi
amano vi sosterranno.
Siate decisi e concreti e attenzione a non
ripetere vecchi errori. Luglio vi porterà
tante novità in campo lavorativo.
Capricorno Siete dei
grandi sognatori, ma questo è il momento buono
per realizzare i vostri progetti. Sarà un mese intenso, che vi porterà grandi soddisfazioni, ma
non pensate solo al lavoro. Approfittate
delle belle giornate per divertirvi con la
vostra famiglia.
Acquario Sarete ancora
un po’ troppo agitati e
spesso anche polemici nei
confronti del partner. Solo
a fine mese arriverà una
vera e propria rinascita in
tutti i campi. Non perdete le occasioni ma
non fatevi coinvolgere in situazioni che
potrebbero risultare spiacevoli.
Pesci Il mese inizierà un
po’ sottotono, ma l’estate
poi si rivelerà piena di emozioni e occasioni. Il lavoro,
nonostante i successi dei
mesi passati, vi darà qualche preoccupazione, che saprete come affrontare. Una
vacanza al mare, con il partner, è ciò che
ci vuole.
Album dei ricordi dello scorso numero
Vi riproponiamo la presente foto, già
pubblicata sul numero 71 di Campo
de’ fiori, a pagina 59, corredata dei
nomi esatti dei ritratti, grazie alla cortese collaborazione ed attenzione di
un nostro affezionato lettore,
il Sig. Elio Arpini.
Nepi - Castel Sant’Elia
Famiglia Arpini
In alto da sx:
Mauro, Celeste, Tommaso.
Fila centrale, da sx:
Maria, Rosa, Quintilia, Pasqua,
Giuseppe, Ottavio.
In prima fila seduti da sx:
Petronilla, Valeria, nonna Angela Maria
Argenti, Elisa, Elena.
Campo de’ fiori
47
Niente forno per un dolce estivo
Perché la cucina è
combinazione di
ingredienti e procedimenti, condita
con la conoscenza
delle tecniche e
delle attrezzature;
altresì la pasticceria è tutto questo
e anche di più.
di Giulia Mancini
Come in nessuna
altra sezione della
gastronomia la rilevanza che la fisica e la
chimica assumono nell’arte dolciaria diventa
preponderante. Per questo motivo pasticceri non ci si improvvisa, ma bisogna seguire
nel dettaglio le ricette e i passaggi, pesare
gli ingredienti e controllare le temperature.
Combinando e lavorando gli ingredienti in
apertura danno luogo al gelato! Ma chimicamente cosa è in realtà? È una soluzione
se intendiamo il sistema omogeneo decomponibile con mezzi fisici; è una dispersione
se pensiamo che le fasi disperse sono eterogenee; è una sospensione perché i componenti sono finemente dispersi, così da
non sedimentare velocemente; è un’emulsione di piccolissime bollicine d’aria in un
fluido immiscibile; è un piacere per il palato
che rinfresca i pensieri e aggrada lo spirito.
Dunque il gelato è costituito da aria e dalla
miscela base, durante la lavorazione vengono inglobate minuscole bolle d’aria alla base
rendendo così il prodotto finale soffice,
voluminoso e palatabile. Essenzialmente
possiamo suddividere i componenti in due
categorie: liquidi (acqua) che possono congelare e dar luogo alla formazione di cristalli di ghiaccio e solidi (zucchero e grassi):
alcuni solubili in acqua abbassano il punto di
congelamento in proporzione alla loro presenza e altri non idrosolubili -grassi- ritardano lo scioglimento del gelato. La giusta proporzione tra le due componenti migliora la
tessitura del prodotto: un elevato tenore di
liquidi provocherebbe la formazione di scaglie di ghiaccio rendendolo duro, privo di
corposità e veloce a sciogliersi. In particolare lo zucchero (saccarosio) se in quantità
bassa rispetto alla ricetta indurisce il gelato,
troppo lo rende molle e stucchevole. In
alcuni casi si utilizza anche lo zucchero
invertito (circa 20% zucchero totale) per la
sua azione riducente che favorisce la conservazione del prodotto e anti cristallizzante
perché assorbe molecole di acqua evitando
la formazione di cristalli troppo grandi. Nella
ricetta del gelato alla vaniglia Maurizio
Santin ha previsto l’utilizzo del latte in polvere. Questo ingrediente apporta proteine
del latte aggiuntive rispetto a quelle apportate dal latte e dalla panna; così facendo
aumenta il tenore proteico al fine di evitare
la diminuzione di volume del gelato durante
la conservazione, innalza il punto di fusione
della miscela in modo che, una volta servito, mantenga l’aspetto vellutato e mantecato.
Fin qui la chimica degli ingredienti base, ma
in che modo la fisica migliora un gelato?
In questa considerazione partiamo da un
presupposto: cosa ci fa ritenere un gelato
migliore di un altro, al di là dei gusti personali? Ci aspettiamo che abbia un aspetto
cremoso e vellutato, che in bocca sia giustamente pastoso, che non si sciolga al contatto con il calore della lingua ma nemmeno
che il freddo la anestetizzi impedendoci di
sentirne il sapore; vorremmo che non si
sciolga troppo velocemente sporcando le
mani ma che non sia un unico blocco di
ghiaccio, desideriamo che la sua consistenza accarezzi dolcemente il palato senza
lasciare la sensazione sabbiosa.
Nei gelati industriali questi scopi vengono
raggiunti mediante l’utilizzo di additivi alimentari (emulsionanti e stabilizzanti); per
quanto non siano nocivi alla salute e impiegati secondo il rigido disciplinare che li regolamenta il nostro scopo è quello di ottenere
un buon gelato in casa senza il loro impiego. Quindi di seguito riportiamo alcune
brevi considerazioni sui principali passaggi
di lavorazione, per mettere in luce gli aspetti igienici e organolettici del prodotto in
opera:
- Scelta degli ingredienti: come per tutte le
ricette il successo proviene in primo luogo
dall’uso di materie prime fresche e di qualità.
- Pastorizzazione: passaggio indispensabile
per abbattere la flora microbica patogena
con il calore, senza tuttavia variare il gusto
degli ingredienti.
* Bassa pastorizzazione – miscela portata a
65°C per 30 minuti, successivamente raffreddata velocemente a temperature inferiori ai 5°C.
* Media pastorizzazione – miscela portata a
75°C per 15 minuti, poi raffreddata velocemente a temperature inferiori ai 5°C.
* Alta pastorizzazione – miscela portata a
82°C per 5 minuti e raffreddata velocemente a temperature inferiori ai 5°C.
Per ovvie motivazioni di misurazione delle
temperatura e di tempo consigliamo sempre
l’ultima ipotesi. La carica batterica non
viene completamente eliminata, quella residua è paralizzata dalla bassa temperatura di
conservazione.
- Omogeneizzazione: data la natura degli
ingredienti è evidente ritenere che i globuli
di grasso, non solubili in acqua, debbano
essere frantumati quanto più possibile per
ottenere una dispersione omogenea nel
liquido. Questo passaggio in casa è garantito dall’azione meccanica delle fruste nelle
prime fasi di lavorazione e successivamente
dall’azione della clocea della gelatiera.
- Maturazione: in questa fase il composto
del gelato riposa in frigorifero a temperatura intorno ai 4°C. questo passaggio consente di inserire nella gelatiera un preparato
con densità maggiore in grado di inglobare
quanta più aria possibile nella mantecazione.
- Mantecazione: una volta riposta la miscela nella gelatiera avviene l’ultimo e decisivo
passaggio di lavorazione. Essenzialmente
quello che avviene è un raffreddamento dai
4°C ai -15°C in un tempo relativamente
breve (dipende dalle caratteristiche dell’apparecchiatura), si immette aria sotto forma
di minuscole bollicine che si disperdono
nella miscela, aumentandone il volume e
dandole morbidezza, e il continuo mescolamento della pala riduce la crescita dei cristalli di ghiaccio, favorendone l’aumento in
numero e non in dimensioni, così da avere
una consistenza pastosa e liscia.
Un gelato cremoso contiene al suo interno
cristalli di ghiaccio piccolissimi, quindi
durante la conservazione bisogna evitare di
riporre in prodotto in freezer dopo che si sia
sciolto; questa disattenzione porterebbe
inevitabilmente alla formazione di cristalli
più grandi, cioè a consumare la volta
seguente un gelato duro e sabbioso. Inoltre
è bene segnalare che le componenti grasse
sono particolarmente abili nell’assorbire
odori dall’ambiente circostante per cui è
bene sigillare il nostro prodotto con apposita carta alimentare.
Gelato gusto fiordilatte
Ingredienti:
450 g di latte
200 gr di panna fresca
180 g di zucchero semolato
Procedimento: in una casseruola preferibilmente in acciaio riscaldare il latte e 100 g
di panna; giunti a ebollizione allontanare dal
fuoco. Aggiungere la restante panna e lo
zucchero; mescolare con un cucchiaio fino a
quando lo zucchero sarà completamente
sciolto. Avviare una seconda cottura a fuoco
basso, mescolando con una frusta a mano.
Appena si accenna nuovamente il bollore
allontanare dalla fonte di calore. Trasferire il
composto in una bacinella e, sempre con
l’aiuto della frusta a mano, lasciar raffreddare. Coprire con la pellicola da cucina e riporla in frigorifero per ultimare il raffreddamento. Ultimare la preparazione del gelato nella
gelatiera secondo i modi e i tempi indicati
dal vostro elettrodomestico. Questa semplice preparazione può essere aromatizzata
con la polpa di un baccello di vaniglia
aggiunta al latte prima del riscaldamento o
con scaglie di cioccolato fondente, inserite
prima del passaggio in gelatiera, per il gusto
stracciatella.
Campo de’ fiori
48
AGENDA
Tutti gli appuntamenti più importanti
“Circolo polivalente il
boschetto”
3° Festa del
Bambino
10/11 Luglio – Campo Primo
Maggio (Boschetto)
Sabato 10 Luglio
Ore 15.00. Inizio giochi tradizionali(tiro alla fune, ruba bandiera, corsa al sacco, scuola di ballo). Musica dal vivo con dj Emix
e la partecipazione esclusiva di Alessandro Marcucci. Durante
la manifestazione sarà allestito uno stand per ragazzi diversamente abili “SOI”, campioni d’Europa di bocce a coppia.
Ore 17.00. Apertura stand gastronomico (panino con salsiccia,
wurstel, bruschetta con pomodoro e bevande).
Ore 17.30. Simulazione primo soccorso Croce Rossa Italiana.
Domenica 11 Luglio
Ore 15.00. Giochi tradizionali (tiro alla fune, ruba bandiera,
corsa al sacco, scuola di ballo).
Ore 17.00 Torneo di pallavolo “Memorial Baccanali Cascinai”.
Ore 18.00: Apertura stand gastronomico con menù a sorpresa. Musica dal vivo con dj Emix e “il tamburino senza tamburo”
Alessandro Marcucci.
Brindisi di arrivederci
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Campo de’ fiori
49
PE’ FRANCESCO E IDA VINCENZINA OGGI SPOSI
Du’ parole scritte in versi, io l’ho fatte a tutti,
pe’ ogni occasione,
stavorta che ‘o faccio pe’ Francesco e Ida Vincenzina,
me scuserete ‘na certa emozione!
Parlà d’amore, oggi po’ sembrà ‘na cosa strana,
poi, uno ce ripenza,
e si ce crede, ringrazia a Provvidenza!
‘A vita che edè? E’ un teatro,
da la sera, a la mattina:
Francesco è Arlecchino e Ida è Colombina.
Arlecchino sarta e balla pe’ mannà avanti la baracca,
Colombina innamorata, de amallo mai se stracca!
Er monno va così : gioie e dolori,
ce stanno i fiji, che poi saranno genitori.
E’ ‘na rota che gira e nun se ferma mai,
oggi è festa, lasciamo pèrde i guai!
A Francè, mò che Ida stà co’ te,
de’ padroni, dovrai servirne TRE!
Francesco Soli (figlio del nostro collaboratore
Alessandro) e Ida Vincenzina Ruggiero
il giorno del loro matrimonio.
Auguri con tutto il cuore,
da…… papà
Civita Castellana li 5 Giugno 2010
Visita il nostro sito
www.campodefiori.biz
La Redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri
Tanti auguri a
Matteo Longo
che il 10 Giugno
ha festeggiato i
suoi 3 anni, dalla
mamma,
il papà, i nonni e
le cugine.
I migliori auguri ad
Emili Pacelli e
Alessio Roncoloni
che il 16 maggio si
sono uniti in matrimonio, dalla sorella Alessandra, i
genitori Natale e
Norina, i cugini, gli
zii e i nonni.
Piccola Trilli,il 24
giugno hai compiuto
4 anni e gli zii
volevano farti un
mare di auguroni.
Sei la nostra piccola stellina,un bacione grande da zio Marco e da zia Elisa.
Tanti auguri al
piccolo Federico
che ha ricevuto
il sacramento
del Battesimo il
6 Giugno, da
mamma Siumona,
papà Mario,
tutti i parenti e
lo staff di Campo de’ fiori.
aggi
s
s
e
M
re
d’amo
Ogni anno
nasce una
stella e il
cielo si riempie di luce…
ma solo tu sei
capace di
scaldare l’universo con la
tua dolcezza,
con la tua simpatia e con il
tuo essere speciale.
Auguri amore mio per i tuoi
17 anni. Da “Piccola Tua”.
E così il nostro piccolo
Riccardo è arrivato ai
suoi cinque mesi di
vita, un trenino colmo
di baci e coccole dai
suoi zii Giovanni,
Teresa, nonna Maria e i
cuginetti Linda e Niki.
Tanti,
tantissimi
auguri a
Serena
Basili che
il 29 giugno compie gli anni da Luisa.
Amore,è il nostro 8° anniversario e a me non sembra ancora
vero, con te un anno è come un minuto, e io sono innamorata più che mai. Questo è il mio modo per farci gli
auguri e per dimostrarti quanto ti amo, per sempre tua
..... per sempre mio .... per sempre .......
Tanti auguri a
Alessio Sabatini
che compie 18
anni il 5 Luglio
dalla mamma,
papà, il fratello,
la nonna, gli zii e
i cugini.
Tanti auguri a Laurina
di Civita Castellana
che il 30 Giugno
compie gli anni, da
Carla e Teresa.
Auguri a Giacomo Ricci
di Capraola che ha
compiuto 100 anni il 6
Giugno dalla figlia
Elvira, da tutti i parenti, gli amici e lo staff
di Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
51
Fabrica di Roma. Università della libera età
Concluso il primo corso dedicato all’apprendimento della lingua inglese
Circa un anno fa è stata fondata a Fabrica di Roma, ad iniziativa di
alcuni cittadini volenterosi ed amanti della cultura, l’Università Falisca
della Libera età; essa opera, senza fini di lucro, nel settore del volontariato e della promozione sociale, ai sensi della legge n. 383/2000;
agisce come onlus e si ispira alla carta dei valori dell’Auser, senza
discriminazioni di età, genere, cultura, religione, cittadinanza. Il presidente di questa organizzazione è il sig. Ferdinando Melissano ed i
soci sono alcuni cittadini di Fabrica.
L’iscrizione ai corsi è aperta a tutti, pagando una semplice quota simbolica che va a coprire, tra l’altro, anche le spese di assicurazione alla
persona. Le aule sono messe a disposizione dalla struttura scolastica
pubblica, per gentile concessione del Preside Dott. Mariano Ghirighini
e vengono riconsegnate pulite dopo la fine di ogni lezione a cura dell’organizzazione dell’Università. Il primo corso svolto è iniziato il 1
marzo scorso e si è concluso il 17 maggio. L’argomento trattato
riguardava la lingua inglese di primo livello, il tutto con un impegno
di quattro ore settimanali. L’insegnante di madrelingua è stata la Le quattro allieve, l’unico allievo e l’insegnante, nel momento della
sig.ra Daniela Bultrini che ha svolto le lezioni con estrema profes- consegna dei diplomi, rilasciati durante una cerimonia svolta presso il
sionalità e pazienza; all’inizio erano presenti circa dodici allievi, ma centro anziani di Fabrica. Da sinistra a destra: insegnante sig.ra
solo cinque di loro hanno avuto la costanza di continuare e di ter- Daniela Bultrini, allieva sig.ra Lucia Gagliardi, allieva sig. ra Bianca
minare con successo il corso secondo le norme dettate dal regola- Onori, allieva sig.ra Anna Francola, allieva sig.ra Francesca
mento, precedentemente stabilito dall’organizzazione della stessa Mecarelli, allievo sig. Mario Marcelli.
Università. La redazione di Campo de’ fiori esprime i suoi complimenti agli “studenti” per la costanza applicativa dimostrata, nonché ai soci organizzatori per la serietà nel portare a termine gli impegni assunti nell’atto costitutivo della suddetta Università. Chiunque fosse interessato ai futuri corsi dell’Università Falisca della libera età,
può rivolgersi al Presidente sig. Ferdinando Melissano presso il centro sociale tel. 0761 569733.
Arnaldo Ricci
Una nuova Combo per l’ATAMO
di Civita Castellana
MOSTRA DEL PITTORE PIETRO
Moltissimi cittadini si chiederanno che esito abbia avuto la lotteria promossa dalla società di pesca sportiva “I due laghi”, che prevedeva di
devolvere una buona parte del ricavato a favore dell’ Associazione ATAMO
(Associazione per la Tutela e l’Assistenza dei Malati Oncologici) di Civita
Castellana, per l’acquisto di una nuova autovettura da adibire al trasporto
dei malati in chemio o radioterapia.
Ebbene, la risposta dei cittadini di Civita Castellana e dei paesi limitrofi,
siano essi casalinghe, operai, imprenditori, artigiani o commercianti è
stata davvero straordinaria; la solidarietà espressa infatti, è andata oltre
ogni più rosea aspettativa. L’intensa partecipazione inoltre, ha dato maggior coraggio e slancio alle volontarie che hanno operato in stretta collaborazione con i promotori della manifestazione. Ad iniziativa conclusa, c’è
da dire che il bilancio è stato eccellente, sia come esperienza umana sia
come risultato economico. Grazie al ricavato (ottenuto dalla vendita di
migliaia di biglietti), la società “I due laghi” ha messo generosamente a
disposizione dell’Associazione ATAMO la cospicua somma di 12.000,00 €
per procedere all’acquisto di una solida e comoda autovettura, una Opel
Combo 1400 cavalli a benzina, adatta al trasporto di persone.
La pratica per l’acquisto è già stata avviata, anche se i tempi della consegna sono piuttosto lunghi: come ci è stato detto, l’attesa si protrarrà per
circa quattro mesi. E’ per questo motivo che abbiamo voluto anticipare la
notizia a tutti coloro che ci hanno sostenuto ed aiutato, con la promessa
che alle cerimonie d’inaugurazione, alla presenza delle autorità civili e religiose, saranno invitati
a partecipare indistintamente tutti i cittadini della nostra meravigliosa città, oltre a
quelli dei paesi vicini.
Successo della mostra di Pietro Sarandrea a Sutri
Galleria Irtus, il 12 Giugno scorso, grande
affluenza di pubblico. Interventi dello stesso artista, dell’esperta d’arte Paola Lamonica e del critico d’arte Giorgio Palumbi.
Inoltre Sarandrea inaugurerà sabato 17 Luglio
un’altra mostra presso il Comune di Capranica
(VT) Piazza San Francesco alle ore 19:00, rimarrà
aperta fino al giorno 24 dalle 17:00 alle 20:00.
Nella foto 2 il critico Giorgio Palumbi mentre spiega le opere.
L’ATAMO di
Castellana
Civita
SARANDREA
Campo de’ fiori
52
Campagna contro l’abbandono degli animali
L’avvicinarsi della tanto agognata estate e delle vacanze porta ogni anno il solito problema. Vogliamo in qualità di associazione animalista dare un contributo di sensibilizzazione contro l’abbandono di animali che aumenta vertiginosamentein questa stagione. Qualcuno pensa che abbandonare un animale, quando non si ha più la voglia o la possibilità di
occuparsene, sia quasi dargli un’opportunità di farsi un’altra vita... È invece solo un modo per assolvere la propria coscienza, convincendosi che qualcun’altro lo prenderà e lo accudirà. In realtà il cane o il gatto ha tantissime probabilità di morire di stenti o sotto le ruote di un autoveicolo o, ancora, una volta catturato, di andare ad aumentare l’elevatissimo numero
di animali già stipati nei canili. . Se si assiste a un caso di abbandono è bene
segnalarlo alle autorità giudiziarie (Carabinieri/Polizia di Stato/Corpo
Forestale/Polizia
Urbana o Veterinari ASL e
Sono DIANA
Associazioni), perché abbandonare gli animali è un
l'ultima
trovatella...
reato.
forse
ho
nel mio
Art. 727. - (Abbandono di animali). - Chiunque abbandona
DNA
anche
qualanimali domestici o che abbiano acquisito abitudini della
cosa
di
un
cane
da
cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’amcaccia...
Mi
vuoi
menda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena sogadottare?
giace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili
Tel.
3391123663
con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze.
Mi chiamo MAYA e sono una
lupetta piccola piccola.
Amorevole e che abbia voglia di
perdere un pò di tempo con me
perchè voglio giocare...
Tel. 3391123663
Sono PIPPO, il setter, sono
stato raccolto in condizioni
disperate... .Vorrei una famiglia disposta ad aprirmi casa
e cuore.. Tel. 3391123663
Io sono BELLA, sterilizzata, giovane e
giocherellona...Sono un incrocio tra un
lupo e un rottweiller in....miniatura.
Cerco una casa magari con un giardino
e ho tanta voglia di giocare.
Ovviamente sono stata abbandonata
cucciola.Tel. 3391123663
STELLINA, ormai "addomesticata" ha conosciuto solo il
canile... Attualmente in pensione
a pagamento come la maggior
parte dei cani salvati
dall'Associazione.
Tel. 3391123663
Mi chiamo SID, ho circa due anni. Ero felice,
tanto felice,,Voglio tornare ad essere un cane
allegro. Sono a Civita Castellana.
Tel. 3391123663
Sono KIKKA e non conosco ne collare
ne guinzaglio... Sono giovane e sterilizzata e
anche un pò diffidente.
Sono a Fabrica di Roma.
Tel. 0761577122 (orario negozio)
Vuoi partecipare alla classifica di
Campo de’ fiori del Guinness dei primati dei
cani della nostra regione? Il più grasso, il più
vecchio, il più brutto, le orecchie più lunghe e
qualsiasi altra caratteristica che lo renda
protagonista. Inviare foto e descrizione a:
[email protected]
Per altre proposte di adozione visitate il sito:
www.incrociamolezampe.org
Campo de’ fiori
53
Roma com’era
Autosalone FIAT
(Fabrica Italiana
Automobili Torino).
Maggio 1964.
Presentazione di una delle
vetture che ha fatto storia!
La mitica 850, auto dei
signori perbene e sogno di
tanti ragazzi dell’epoca.
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54
Album d
Campo de’ fiori
Civita Castellana - Scuola elementare anni ‘60. In alto da sx: Vasco Marchetti, …Sansonetti, Maestro Bramini, … , Sandro Balducci, …, …, …,
…, …, Mario Meraglia, Vittorio Rossi, Fabio Mozzicarelli, … Sisti, Antonio Armagno,… Nando Mariani, Giuseppe Annesi, … Manoni.
Campo de’ fiori
Civita Castellana. Galoppatoio. Metà anni ’70. Da sx: Mauro Lazzaroni, … Becchetti, Antonio Armagno, Renato Lazzaroni, Pierino Pavan
Campo de’ fiori
dei ricordi
“Foto a puntate” - Questa foto viene pubblicata a sezioni per poter evidenziare i volti delle tante persone
che in essa compaiono. Il resto alle prossime uscite.
Civita Castellana - foto della signora Verena Baldassi
55
Campo de’ fiori
56
Album d
Fabrica di Roma.
Anno 1952.
Classe II elementare.
Foto della Sig.ra Rina
Tabacchini
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma.
Anno 1931.
In alto da sx:
Francesca Anselmi,
Laura Alessi, Lavinia
Censi.
Al centro da sx:
Antonia Narduzzi, ...,
Vittorina Pacelli,
Fernanda Narduzzi.
In basso da sx: Ugo
Pacelli, Quinto
Pacelli, ..., Renato
Pacelli
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma - anni ‘40. Paolo Carosi e Rosa
Anselmi
Campo de’ fiori
57
dei ricordi
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma.
Giugno 1976.
Infiorata del Corpus
Domini.
Da sx: Fernanda
Narduzzi, Iolanda Ricci,
Marietta Tabacchini,
Lavina Censi,
Nina Mastrantoni,
Teresa Pacelli.
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma - anni ‘50. Classe maschile della Maestra Annunziata Cencelli.
Campo de’ fiori
58
Album d
4
3
5
6
2
1
Corchiano 1965.
Classica colazione in
oratorio dopo la
Prima Comunione.
1. Maria Fioretti,
2. Franca Crescenzi,
3. Edvige Profili,
4. Don Domenico
Anselmi,
5. Gelsira Agostini
6. Albertina Prosperi
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Corchiano - anni ‘60. In piedi da sx:Ernesto Di Giuseppe, Maria Di Giuseppe, Elena Di Giuseppe, Marianna Di Giuseppe, Natalina Di Giuseppe,
Domenico Di Giuseppe. Seduti da sx: Teodoro Di Giuseppe, Rosa..., Francesco Di Giuseppe, Carmela...
Campo de’ fiori
59
dei ricordi
Campo de’ fiori
Carbognano 1970 - Reduci della Prima Guerra Mondiale
Carbogano
1931
Foto di
gruppo dei
bambini
dell’asilo
Campo de’ fiori
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asporto. Ottimo affare.Prossimità
nuova zona commerciale.
Cod. At41
Negozio centrale di tessuti,
tendaggi, mobili e oggettistica
Fabrica di Roma
Parco Falisco ultimo lotto edificabile
ca. 1000 mq. Ottimo investimento
Cod. V19
Centro Commerciale Falerii Novi
Negozio di 50 mq completo di
arredamento per attività di profumeria. Ottimo investimento.
Cod. V02
Locale commerciale 284 mq+39 mq
soppalchi+41 mq tettoia chiusa.
Cod. V20
Cod. At42
Fabrica di Roma
Attività di pizzeria al piatto e da
asporto. Avviatissima.
Cod. At43
Negozio di abbigliamento da cerimonia uomo/donna con merce e
stigliatura. Avviatissimo.
Trattative riservate.
Cod. At45
Chiosco di fiori 4x3 mt
con tettoia esterna.
Cod. At44
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