Amos: esposto all`Inps sui contratti

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Amos: esposto all`Inps sui contratti
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SANITÀ
10 NOVEMBRE 2015
IL SINDACATO UGL scrive alla previdenza perchè provveda a far applicare il “contratto nazionale
sanità pubblica” anche agli oltre mille dipendenti della società schermo di Aso e Asl
Amos: esposto all’Inps sui contratti
Per i lavoratori si fa concreta la possibilità di recuperare diritti e dignità delle prestazioni
CUNEO
E
magari, da qui a
non molto, almeno
per i dipendenti,
mille ed oltre, mica una realtà secondaria sul
piano occupazionale, si potrà finalmente aprire una
stagione nuova all’insegna
della dignità e della sicurezza del lavoro oltre che del
rispetto dei diritti. L’azienda Amos, cioè il clientificioconsulentificio il cui funzionamento abnorme abbiamo illustrato sugli scorsi
numeri di Cuneo7 individuando anche il profilo di
sostanziale illegittimità in
cui inspiegabilmente opera
da anni, è probabilmente arrivata ad una svolta. La mossa che potrebbe mettere fine
a questo gioco delle tre carte pagato interamente di tasca dei cittadini contribuenti
è quella del sindacato Ugl
che la scorsa settimana ha
esentato un esposto alla direzione provinciale Inps di
Cuneo per sottolineare l’assolutamente inspiegabile situazione in forza della quale Amos non applica ai suoi
dipendenti il contratto nazionale sanità pubblica e
conseguentemente chiedendo “l’iscrizione previdenziale alla gestione ex INPDAP”.
I nostri lettori trovano il testo dell’esposto pubblicato
in questa stessa pagina ma
va da sé che già il semplice
proporlo mette in mora Amos la cui natura “pacificamente pubblica” oltre che
discendere da qualsiasi valutazione di ordine logico è
già in innumerevoli atti dell’amministrazione pubblica
regionale e viene utilizzata
(ovviamente per comodità
d’occasione) dalla stessa Amos; a rendere però persino grottesca (se non fosse
invero gravissima sotto una
molteplicità di profili) tutta
la vicenda c’è pure la sentenza del Tar Piemonte, risalente addirittura al 2004,
che rende quanto già “pacifico” pure sancito in via giudiziaria. Quando infatti la
corte amministrativa mette
nero su bianco che “sono organismo di diritto pubblico
anche le società integralmente partecipate da società
a sua volta integralmente
partecipate da Regione"
sembra davvero fare la fotografia di Amos. Di talchè
veramente si resta stupefatti da tanta disinvolta inosservanza di regole, sentenze e pure buon senso. Diciamo che fino ad ora, complice un sistema sul quale
sarà inevitabile proporre nel
prossimo futuro qualche opportuno pprofondimento,
nella zona grigia dell’arbitrio implicitamente tollerato,
il clientificio-consulentificio
ha potuto prosperare per la
gioia e l’utilità di chi lo ha
sfruttato secondo le sue indubbie “potenzialità”. Ora
però l’esposto Ugl ha davvero tutte le sembianze della
classica buccia di banana
per un gigante dai piedi d’argilla.
Perché se è vero come è vero che ricondurre Amos nell’alveo che gli dovrebbe essere proprio da anni ed anni, ovvero di quello della società di diritto pubblico, si-
gnificherebbe mettere fine
all’andazzo abnorme per il
quale si assume senza concorso, si
compera senza bandi, si affidano consulenze che cubano milioni nella più piena
autoreferenzialità e senza
nemmeno il minimale controllo della pubblicità data
agli incarichi e non di meno
si svolgono prestazioni esorbitanti persino l’oggetto
sociale con implicita distorsione sia della natura pubblica del servizio sanitario
sia del corretto funzionamento del mercato, lo è altrettanto che questa “invenzione” aziendale in primo
luogo si concretizza in un
utilizzo assai scorretto di
manodopera e professionalità con palesi violazioni nei
diritti più elementari dei lavoratori. Ed è esattamente
a questa altezza del problema che si colloca ed interviene l’esposto Ugl. Applicare, come di dovere, il contratto della sanità pubblica
infatti farebbe giustizia da
subito di quella pluralità di
contratti privatistici surrettiziamente usati da
Amos quando, per utilità, ritiene di poter vestire i panni
dell’azienda privata. Capita
così che personale che lavora fianco a fianco nei laboratori, ma anche in radiologia (e pure radiologia è
un’attività “non primaria”
del servizio sanitario ospedaliero?), si veda diviso nella contrattualizzazione pur
svolgendo il medesimo identico servizio e per il medesimo identico padrone
(cioè le Asl-Aso); basta la
magica interposizione della
parolina Amos per consentire di applicare il contratto della sanità privata (Aiop)
anziché di quella pubblica.
Ma persino peggio, probabilmente, va per quei lavoratori della sanità pubblica
intermediati da Amos che
lavorano nelle attività di
mensa, di pulizia, di guardiania o che fanno i portantini piuttosto che gestire le
camere mortuarie. Per loro
si applicano generi ulteriormente diversi di contratti
privatistici come quello
“multiservizi” o del “turismo”. Ora, se il lavoro richiede e porta con sé il diritto ad una dignità di base,
quella va ricercata ed applicata proprio a partire dalla
parità di trattamento a parità di prestazioni; diversamente si cade nella discriminazione. E per quanto ci
sforziamo non riusciamo a
leggere diversamente, dal
punto di vista del rapporto
con i lavoratori, questa
realtà di Amos; che appunto
configura, fra le mille altre
problematiche che comunque propone, anche un’odiosa discriminazione sistemica implicitamente operata da amministrazioni pubbliche quali sono Asl ed Aso.
Discriminazione molto “comoda” sotto svariati profili
perché non va dimenticato
che, proprio sul piano dei
diritti, avere un contratto
pubblico od averlo privato
non è per niente la stessa cosa. Si pensi per esempio alla cosiddetta “clausola di
gradimento”. Un lavoratore
pubblico ovviamente non
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? L’esposto all’Inps firmato dal segretario provinciale Arnaudo
può esservi vincolato al contrario di un lavoratore privato. Tradotto, passando da
Amos per un lavoro da Oss o
da portantino o di qualsiasi
altro genere, il personale intermediato dalla società che
nel caso di specie ovviamente si mette il cappello
privato, può essere “rifiutato” dal “padrone” Asl con il
semplice ricorso alla clausola di cui sopra. E se non è
una situazione discriminante questa anche sul puro piano dei diritti…Per altro, dopo questo esposto, sarà curioso verificare come e perché un Inps sistematicamente a caccia di soldi, con
asseriti buchi di bilancio miliardari, in un territorio quale il cuneese che solo qualche settimana fa ha visto gli
ispettori occuparsi persino
della vigna di un viticultore
alle prese con una vendem-
mia realizzata in famiglia
con gli amici, si sia fino ad
ora così distratta su una
questione tanto eclatante e
dal peso specifico rilevantissimo. Per capirci: riqualificare con contratto pubblico gli oltre mille dipendenti di Amos non significherebbe solo sanare una
plastica situazione di illegittimità ma pure dare un
sostanzioso sollievo alle consunte finanze dell’ente previdenziale.Un’ultima nota:
ad oggi nessuna risposta è
giunta ai nostri quesiti pubblicamente posti al presidente di Amos. Ivi compreso
quello semplice semplice
sulla pubblicazione delle
consulenze pagate aalla sua
società. Che strano… Nel
dubbio di non essere stati
compresi, quindi, le riproponiamo pari pari…
Giuseppe Cortese
Gabriele Cavigioli presidente Amos