César Franck Panis Angelicus L`autore L`opera approfondimento
Transcript
César Franck Panis Angelicus L`autore L`opera approfondimento
approfondimento César Franck Panis Angelicus L’autore Il belga naturalizzato francese César Frank (Liegi,1822 – Parigi 1890) è stato una delle figure più importanti della musica francese nella seconda metà dell’Ottocento. Fu compositore, organista e docente di musica, prima in Belgio dove studiò al conservatorio di Liegi e poi in Francia ove diviene allievo di Antonín Reicha, il professore di Berlioz, di Liszt e di Gounod. Valente pianista e organista di fama, comincia negli anni quaranta la sua attività di compositore soprattutto di opere dalla forte intonazione religiosa (Ruth, 1845): «Spirito austero e riservato, Franck predilesse forme d’arte nobili e complesse, spesso attinenti più o meno direttamente alla religione. Quasi sempre egli intende che la sua musica abbia anzitutto un significato di preghiera e sia spoglia di ogni influenza edonistica» (Massimo Mila 1977, 354). A partire dal 1874 fino alla morte la sua creatività è costante e produce una serie numerosa di composizioni: oratori, tra cui le Beatitudini (1879), opere per pianoforte, quartetti d’archi, sonate per violino, balletti, poemi e variazioni sinfoniche, pièces diverse per organo. Nel 1885 riceve la Legion d’onore e diviene nel 1886 presidente della Società Nazionale di Musica di cui era stato con Bizet e altri uno dei fondatori. L’opera Panis Angelicus di César Franck, è stato composto nel 1872 per tenore, organo, arpa, violoncello e contrabbasso, incorporato poi nella sua Messe à troi voix (Op.12), è probabilmente la versione più nota del testo composto da Tommaso d’Aquino . 1 © Il Grande Mistero Marco Tibaldi Il testo Tratto dall’inno di Tommaso d’Aquino, Sacris Solemniis, (strofe 6-7) Panis angelicus fit panis hominum; dat panis caelicus figuris terminum; O res mirabilis: manducat Dominum pauper, servus et humilis. Il pane degli angeli diventa pane degli uomini; il pane del cielo dà fine a tutte le prefigurazioni: qual meraviglia! il servo, il povero e l’umile mangiano il Signore. Il commento musicale La melodia accompagna le parole dando particolare risalto ed enfasi ad alcuni passaggi. Dopo l’introduzione, la voce del maestro Bocelli sottolinea con accentuazioni particolari alcune parole come il “dat” il “manducat Dominum” così come “pauper servus et humilis” versetto ripetuto due volte. Nello stesso modo viene ripetuto l’intero brano con l’inserto, nel secondo, dell’accompagnamento del coro. Di nuovo notiamo le sottolineature del verso in cui si parla dei destinatari, “pauper, servus et humilis” del sublime messaggio. Il commento al testo Panis angelicus è la sesta strofa di un inno eucaristico composto da San Tommaso d’Aquino, parte della messa dedicata al SS. Corpo di Gesù (Corpus Domini) che il papa Urbano IV aveva chiesto al grande teologo per l’istituzione della festa omonima nel 1264. Era un periodo in cui da più parti si era messa in discussione la presenza reale del corpo e del sangue di Gesù nell’eucaristia. Il papa allora, anche in conseguenza del miracolo di Bolsena in cui in un’ostia consacrata da un sacerdote dubbioso erano apparse delle gocce di sangue, ora conservate nel corporale custodito nel Duomo di Orvieto, decise di istituire l’apposita solennità. Il nostro testo suscita però una domanda che molti si pongono anche oggi, cosa significa infatti «o cosa mirabile!/il servo povero e umile/si nutre del Signore»? Una risposta molto efficace ce la offre Benedetto XVI che durante una trasmissione televisiva ad una domanda sul corpo del risorto così risponde: «Nell’Eucaristia, il Signore ci dona il suo corpo glorioso, non ci dona carne da mangiare nel senso della biologia, ci dà se stesso (in quanto risorto, ndr); questa novità che Lui è, entra nel nostro essere uomini, nel nostro, nel mio essere persona […] e ci tocca interiormente con il suo essere, così che possiamo lasciarci penetrare dalla sua presenza, trasformare nella sua presenza. È un punto importante, perché così siamo già in contatto con questa nuova vita (la vita di Dio, la vita del paradiso, ndr), […..] Io penso che questo aspetto della promessa, della realtà che Lui si dà a me e mi tira fuori da me, in alto, è il punto più importante: non si tratta di registrare cose che non possiamo capire, ma di essere in cammino verso la novità che comincia, sempre, di nuovo, nell’Eucaristia». La musica e le altre arti Simboli eucaristici nella Sagrada Familia La Sagrada Familia è piena di riferimenti simbolici all’eucaristia. Vediamone uno attraverso le riflessioni del gesuita J.P. Hernàndez: «Gaudì organizza l’interno della Sagrada Familia come un “pullulare di alberi”. Ad ogni colonna-albero Gaudì attribuisce il nome di una diocesi. Esse costituiscono il giardino della Nuova Creazione. Il luogo dove l’Amato entra e si rallegra “mangiando i frutti”. Per i Padri della Chiesa questo 2 © Il Grande Mistero Marco Tibaldi “mangiare” è il banchetto eucaristico. Celebrare l’eucaristia è trovarsi già nella terra promessa, nel giardino dell’intimità di Dio. Così Cirillo di Gerusalemme descrive nella notte di Pasqua il passaggio dei catecumeni dal battesimo alla loro prima eucaristia: perciò la navata della Sagrada Familia è sovrastata da colorati pinnacoli che rappresentano i frutti della terra promessa. Essi sono alternati all’uva e al grano, simboli dell’eucaristia. L’eucaristia è la liturgia della nuova creazione. Per Sant’Ireneo portiamo nell’offertorio “tutta la creazione” sull’altare di Dio. L’eucaristia è dunque la “porta” attraverso la quale tutta la creazione passa a diventare “corpo di Cristo”, cioè presenza piena di Dio. In questo il pane e il vino sono riportati a quello che erano da sempre nel disegno di Dio e che il peccato aveva reso opaco. Nell’eucaristia, corpo di Cristo e creazione coincidono. Perciò nella pianta della Sagrada Familia la croce latina si stende a tutto il chiostro. È che in definitiva Gesù stesso è questa “terra” dove Dio e uomo si incontrano per non separarsi mai più. Egli è l’inizio della Nuova Creazione. Gesù inizia la sua Passione in un giardino (il Getsemani), viene sepolto nel “sepolcro nuovo” di un giardino, e appare a Maria di Magdala sotto l’apparenza di un giardiniere» (J.P. Hernàndez, Antoni Gaudì: la Parola nella pietra, Pardes Bologna 2007, 44). La simbologia del pane nella pittura Il pane è considerato l’alimento base dei popoli ed è quindi simbolo del nutrimento essenziale. In Israele in cui le forme del pane non erano tagliate, “spezzare il pane” significa mangiare assieme. Nella chiesa antica con questo nome si indicavano i pasti comuni tra i fedeli al termine dei quali si celebrava l’eucaristia. I discepoli di Emmaus vedono nello spezzare il pane di Gesù il ricordo dell’ultima cena e lo riconoscono (Lc 24,13-35). Nell’arte cristiana antica viene rappresentata la moltiplicazione miracolosa dei pani (Mt 14,15-21; 15, 32-38) con anche i pesci (catacomba di Alessandria; catacombe romane di Priscilla, S Callisto; cimitero dei Giordani; mosaici di sant’Apollinare Nuovo a Ravenna; mosaici di Monreale). Spesso nei pani viene raffigurata una croce. Il pane diviene segno anche del nutrimento spirituale sull’esempio di Gesù che definisce se stesso come il “pane della vita” (Gv 6,35) e della liturgia che lo definisce “nutrimento di vita eterno”. Viene sviluppata anche l’analogia tra la mietitura, la trebbiatura e la cottura del pane terreno con i tormenti e la morte dell’uomo, per cui il pane diviene simbolo del corpo trasfigurato per la vita eterna. Un’altra antica tradizione cristiana identifica il pane come simbolo della vita attiva mentre il vino di quella contemplativa. Il pane richiama anche la simbologia della manna che gli ebrei ricevevano di giorno in giorno come segno della provvidenza di Dio (Es 16) come si vede negli affreschi del cimitero di S Ciriaco a Roma. Dal Medioevo oltre alla manna, il pane viene associato al pasto eucaristico nonché all’incontro tra Abramo e Melchisedek e all’istituzione della Pasqua ebraica. (Trittico dell’ultima cena, Saint Peter, Lovanio; B. Luini, affresco, XVI sec. Brera Milano; Tintoretto, 1594, San Giorgio Maggiore, Venezia; Arazzo di Bruxelles, 1550, Kunsthistor. Museum, Vienna; Nicolas Poussen, Louvre Parigi 1639). Nell’affresco dell’XI sec. scoperto sotto la Scala Santa in Laterano viene raffigurato San Giovanni morente che riceve, come recitano gli Atti apocrifi di Giovanni, una pioggia di manna. 3 © Il Grande Mistero Marco Tibaldi Attualizzazioni Video Focus il Pane nella Scrittura di Andrea Ciucci Il senso dell’eucaristia in un racconto per i piccoli Per parlare della Pasqua Gesù spiega ai suoi discepoli il senso di quanto sta per accadere (Gv 12,20-33). La sua morte è difficile da accettare, non solo per gli altri ma anche per Gesù stesso. Eppure ormai gli è sempre più chiaro che solo morendo potrà far vedere tutta l’efficacia del suo amore, proprio com’è per il chicco di grano che se non cade in terra e non muore non può dare frutto. Fuga da Chiccoland C’era una volta una città molto succosa che si chiamava Chiccoland. Era la città dove vivevano i chicchi, sì, avete capito bene, i chicchi, ovvero tutte le varie specie di semi che servono per far crescere le piante. Le case erano a forma di spiga, alcune piccole e graziose con anche un bel giardinetto intorno si chiamavano spigosette. Altre erano invece molto grandi, altissime e venivano chiamate spigocieli perché arrivavano quasi a toccare le nuvole. E poi c’erano tutte le cose che puoi trovare in una città, cinema, supermercati, scuole, etc., esclusivamente a forma di spiga. Uno dei quartieri più famosi era quello occupato dai chicchi di frumento. Qui vivevano molte famiglie di chicchi: le mamme erano un po’ più rotondette dei papà, ma non troppo e i chicchi bambino erano ovviamente più piccoli e birbantelli degli adulti. A Chiccoland ci si preparava per diventare chicchi adulti: una volta ben cresciuti, si poteva essere presi dai contadini che abitavano negli enormi villaggi vicino alla città. Allora i chicchi sarebbero stati sparsi nei campi, per dare vita a nuove piante. Da sempre era questa la grande legge non scritta di tutta la città: “Ogni chicco un giorno verrà seminato e diventerà importante per aver dato origine ad una nuova e utile pianta”. Perciò lo scopo della vita di ognuna di quelle piccole creature era di crescere sane e robuste, per dare molto frutto. I chiccolini se lo sentivano ripetere da mamma chicco fin dalla più tenera età: – Vedrai, chiccolino mio, quando sarai pronto anche tu, verrai seminato e allora darai origine a una pianta molto bella! Su di te verranno addirittura gli uccelli del cielo a fare i loro nidi e forse, se sarai veramente forte, verranno al tuo riparo anche gli uomini, per rinfrescarsi all’ombra dei tuoi rami… – Ogni chicco cresceva con questo desiderio nel cuore: maturare al punto giusto per poter essere seminato e diventare una pianta bella e buona. Nella scuola della città si insegnava l’arte di diventare chicchi maturi (è lì infatti che hanno inventato l’esame di maturità a conclusione del ciclo scolastico), ma una strana vicenda aveva messo in moto delle ancor più strane voci. Pare che alcuni alunni si fossero ribellati ai loro insegnanti, dicendo: – Basta con tutte queste storie, non vogliamo più diventare chicchi maturi! – Ai chicchi insegnanti stupiti, i chicchi ribelli gridavano: – Vogliamo fare di testa nostra e goderci subito la vita! E poi, cosa sarebbe questa maturità? Andare a morire dentro un campo per far piacere ad un altro? E no, questa fine non ci piace! – E con questi ed altri slogan avevano cominciato a sobillare anche tutti gli altri chicchi, quelli che prendevano sempre “Ben fatto!” in tutte le materie. Anche i chicchi anziani, i più saggi ed esperti della città, si erano molto preoccupati. Nei giorni successivi, la ribellione tra i chicchi era aumentata al punto che alcuni avevano deciso di fuggire da Chiccoland, cosa che non era mai successa prima di allora. Si costruirono una piccola mongolfiera, fatta con un palloncino che un bimbo aveva dimenticato nel prato vicino alla città dei chicchi e di notte erano partiti. Quanta eccitazione all’idea di allontanarsi da Chiccoland: – Finalmente faremo di testa nostra! – dicevano – Ci divertiremo dall’alba al tramonto senza più pensare alla maturità! – Il gruppo dei fuggitivi era costituito da cinque chicchi. Com’era bella e ordinata, la loro città vista dall’alto! Dopo alcune ore si erano finalmente allontanati perciò decisero di atterrare, facendo scendere la loro mongolfiera su un morbido prato. Scesi a terra, cominciarono a rotolare di qua e di là, per esplorare il nuovo ambiente: non gli sembrava vero di avere tutto quel tempo a disposizione, senza compiti e senza niente da fare! Allora si sdraiarono nell’erba e si addormentarono soddisfatti. Il giorno seguente i chicchi si risvegliarono allegri e pieni di vita. – Cosa facciamo oggi? – si chiesero. – Assolutamente nulla! – rispose uno di loro e cominciò a rotolare di qua e di là. Gli altri lo seguirono soddisfatti, ma dopo un po’ di tempo cominciarono ad annoiarsi. – In questo prato non c’è nulla da scoprire – si dissero l’un l’altro – cerchiamo un po’ nei dintorni! – I chicchi uno dietro l’altro cominciarono a girare, ovvero a rotolare un po’ nei dintorni, finché arrivarono ad un villaggio 4 © Il Grande Mistero Marco Tibaldi di cicale. Quelle appena li videro si sfregarono gli occhi per la felicità e si buttarono su di loro per mangiarseli. – Presto, fuggiamo! – si dissero l’un l’altro dopo che il primo di loro era stato afferrato da una cicala: – Il maestro ce lo aveva detto che noi chicchi siamo desiderati da tutti perché siamo buoni da mangiare! Non è questa la nostra missione! – Allora fuggirono verso il ruscello, ma di nuovo non sapevano cosa fare. La noia continuava a crescere e a diventare insopportabile. Qualcuno ebbe l’idea di fare un bagno, una cosa di cui avevano sentito parlare ma che il maestro aveva sempre sconsigliato di fare, perché diceva: – Non è questa la nostra missione! – . Il primo di loro che scese in acqua non fece in tempo nemmeno a capire se l’acqua era calda o fredda, perché fu subito trascinato via dalla corrente. Allora gli altri tre chicchi capirono che forse i chicchi anziani avevano ragione, che non valeva molto la pena sprecare così la propria vita. Forse, entrare in un campo per diventare una bella pianta, era una missione per cui valeva davvero la pena vivere e morire…! Scheda catechetica n.1 Il pane degli angeli Obiettivi: • Realizzare un percorso di catechesi che parta dall’ascolto della musica • Presentare il tema dell’eucaristia • Collegare il brano ascoltato con alcuni approfondimenti sul tema del pane Destinatari: bambini /giovani/ adulti senza particolari competenze musicali Svolgimento 1 L’ascolto Si parte dall’ascolto in luogo adatto e con strumentazione adeguata. La guida in questa fase non deve introdurre il brano l’autore lo scopo ecc. che saranno ricavati dal percorso guidato. È molto meglio coinvolgere attivamente i destinatari nel processo di scoperta che renderli semplici spettatori o uditori di percorsi farti da altri. Si può ascoltare il brano più volte (2-3) fornendo al secondo ascolto anche il testo con la traduzione 2 Le domande per la comprensione del brano Per favorire la comprensione e la decodifica di quanto ascoltato la guida pone le seguenti domande: • Ti è piaciuto il brano ascoltato? • Descrivi in tre parole i sentimenti che ti ha suscitato • Hai già sentito altre volte musica di questo tipo? • Aiutandoti con la traduzione, su quali parole insite la voce dell’interprete? • A cosa serviva secondo te questa musica? 3 Il confronto Si può a questo punto confrontare quanto emerso nel dialogo con le osservazioni contenute nel commento musicale e nel commento al testo, che si possono leggere singolarmente o a piccoli gruppi. 4 Per proseguire la riflessione Dopo l’ascolto del brano e la sua decodifica la guida può proporre la visione del filmato Il pane nella Scrittura di don Andrea Ciucci per poi attivare una ricerca di gruppo, utilizzando gli altri due testi La simbologia eu5 © Il Grande Mistero Marco Tibaldi caristica nella Sagrada Familia e La simbologia del pane nella pittura attraverso le seguenti domande guida: • Ci sono degli elementi comuni ai tre tipi di materiali? • Su che cosa fa leva l’interpretazione di Gaudì? • Quali collegamenti vedi con il brano musicale? Scheda catechetica n.2 Fuga da Chiccoland. Il senso dell’eucaristia spiegata ai più piccoli Obiettivi: • Realizzare un percorso di catechesi che parta dall’ascolto della musica • Presentare il senso dell’eucaristia ai bambini Destinatari: bambini dell’iniziazione cristiana Le prime tre fasi sono identiche, con gli adattamenti che il catechista riterrà opportuni, a quelle descritta nella scheda 1. 4 Per proseguire la riflessione Leggere senza introduzione il brano Fuga da Chiccoland riportato nella sezione attualizzazioni e porre le seguenti domande: • Ti è piaciuta la storia? • Se sì, perché? • Perché i chicchi vogliono fuggire? • Cosa scoprono? • Qual è la loro missione? Leggere il brano del vangelo di Giovanni (Gv 12,20-33) e porre le seguenti domande: • Ti è piaciuto il brano letto? • Hai capito cosa vuol dire? • Quali somiglianze noti tra la storia letta e il testo del Vangelo? Al termine del percorso si può proporre di riascoltare il brano musicale ad occhi chiusi e chiedere se ci sono delle nuove sottolineature da condividere. 6 © Il Grande Mistero Marco Tibaldi