gocce biografiche 2102_ associazione vispa

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gocce biografiche 2102_ associazione vispa
Gocce biografiche
Storie di vita e piccoli episodi di volontariato
La Vispa Teresa è sostenuta:
La Vispa Teresa ringrazia Nanà con Luciano Casagrande,
Lia Venturini e il Consiglio di Quartiere Don Bosco.
Ringraziamenti
Si ringrazia chi ha raccolto le storie,
chi le ha donate e chi le ha messe in scena
Introduzione
Molti sono i motivi per raccontare una storia, almeno tanti
quanti quelli per ascoltarla. È nel tempo del silenzio,
in uno spazio di mezzo, accogliente ma senza confini che si
ritrovano tutti i suoi protagonisti per percorrere e intessere
insieme la storia.
…perché sono le storie, le storie delle persone e del proprio
contesto di vita, i piccoli episodi della vita di tutti i giorni,
che contribuiscono a costruire la Storia.
Sono molti anche i modi per raccontare una storia,
noi abbiamo scelto una dimensione onirico simbolica e
relazionale, dalla scoperta delle storie degli altri in punta di
piedi, alla loro rappresentazione pubblica durante un pranzo
di quartiere.
Ecco aperto il sipario: “Le storie abbiano inizio””
Progetto
È da alcuni anni che l’Associazione la Vispa Teresa si
occupa, all’interno del proprio mandato sociale e culturale,
di STORIE DI VITA, sia come semplice momento per
stare insieme sia come approfondimento reciproco sulle
rispettive vite, dai singoli episodi ai grandi avvenimenti.
Nell’anno 2011 il Comune di Bolzano tramite l´Assessorato
alle Politiche sociali e ai giovani ha promosso un concorso
sul tema del Volontariato, delle Generazioni e dello Sviluppo
di Comunità.
Una volta accreditati, è iniziato il nostro percorso dalla
storia di un rione (Ortles-Casanova) alle storie per riportare
la storia di una comunità.
01. Percorso formativo
Autobiografia
biografia
interviste
02. Il gruppo Gocce Biografiche
Al lavoro
03. Raccolta storie
Sul volontariato in zona Ortles
04. Nasce la storia di quartiere
05. Storia
Mostra collettiva della storia
06. Teatro di comunitá
Rappresentazione delle storie raccolte
Storie in tavola
P ubblica zione G o cce Biog ra f iche
le storie,
la nostra,
la comunità
01
Volontaria per passione
Ho scelto di fare l’intervista sul volontariato a Laura,
un’appassionata. Quando le ho chiesto se era disponibile,
ha risposto subito di sì. È un suo classico.
Il problema era quello di trovare il momento in cui non fosse
impegnata contemporaneamente in 10 attività delle diverse
associazioni fra cui distribuisce il suo tempo. Trovare lo spazio
di alcune decine di minuti per l’intervista è stato difficile,
ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
Parla Laura.
L’incontro col volontariato.
C’è da premettere che in famiglia (sia in quella d’origine
che in quella costruita) il ruolo di una donna si colloca
sempre in una rete di relazioni di aiuto. E quindi il volontariato diventa poi un’espansione ed evoluzione di questa
modalità già allenata nel corso della vita.
Così è successo a me, quando ancora lavoravo come insegnante.
Poi, con la diminuzione degli impegni familiari e lavorativi, il volontariato ha occupato spazi sempre maggiori nel
mio quotidiano.
Quali settori.
In particolare in questi:
Il Nostro Spazio/EinPlatzfueruns, associazione di accoglienza ai malati psichici e di cultura della sofferenza
psichica. All’inizio mi sono avvicinata per l’interesse di
capire maggiormente questa sofferenza, di cui nella mia
famiglia c’è stato un caso. Poi, si è aggiunto il piacere di
collaborare in attività ludiche (tipo: viaggi, gite, teatro,
ecc.) che l’associazione propone e che soddisfano il mio
gusto godereccio.
Le Formiche, associazione che sostiene una cultura di solidarietà con il Sud del mondo, promuovendo attività di
commercio equo e solidale. Ci sono entrata diversi anni fa
per il gusto di collaborare con colleghi ed alunni alla vendita natalizia di prodotti nelle bancarelle del mercatino.
Poi, ho accolto anche altri ruoli ed impegni.
La Vispa Teresa. Ho conosciuto l’associazione partecipando ad un “cammino di Santiago”.
Ne ho apprezzato molto il progetto di sviluppo di comunità, ho iniziato a collaborare e, quando c’è stato bisogno di
un direttore, ho accettato questo incarico.
Ad ognuna di queste associazioni ci sono arrivata per una
circostanza concreta ed abbastanza casuale. Ma poi, la
scelta di restare e di lasciarmi coinvolgere maggiormente, si è ancorata a motivazioni più profonde.
Da un lato c’è il piacere (di conoscere tante persone diver-
se, fare cose, vivere nuove esperienze, incontrare continuamente qualcosa di nuovo, ecc.),
dall’altro l’interesse per un cammino di crescita, individuale e di gruppo, attraverso un continuo scambio reciproco.
Luci ed ombre.
Incominciamo con le ombre: troppe cose.
Mano a mano, gli impegni che ho accettato sono aumentati, si sono moltiplicati, hanno prolificato. Ed io sono
continuamente strattonata fra l’uno e l’altro, tirata di qua
e di là. D’altra parte, non so scegliere che cosa lasciare,
non sono capace di “mollare” qualcosa, mi sembrerebbe di
tradire, di lasciare delle cose incompiute. Forse solo una
cosa potrebbe impormi di lasciare qualche attività: la nascita di un nipotino.
E adesso arriviamo alle luci: la gratificazione, il piacere.
Stare sempre con persone diverse, vivere situazioni nuove, mettermi continuamente alla prova
sono la mia linfa vitale.
Alcuni giorni dopo questa intervista a Laura, Bolzano ha
ospitato l’adunata nazionale degli alpini.
Aprendo l’Alto Adige e sfogliandolo, mi è capitata sotto
gli occhi una foto.
Anzi, 3 foto, di 3 persone del gruppo “Gocce biografiche”,
con in testa il cappello di alpino.
Sotto le foto, il titolone: “I nostri volontari, sempre pronti” ad assistere e rifocillare gli alpini attendati nel rione.
Fra loro, unica donna, c’era Laura. Un sorriso raggiante,
sotto il cappello di alpino.
Basta guardare questa foto per non avere alcun dubbio
se prevalgono le luci e le ombre nel rapporto di Laura col
volontariato. Piacere, allo stato puro.
Mariella Bolzano
24 settembre 2012
02
Voci sul volontariato
Per le interviste sul volontariato, come ambito ho scelto
l’associazione in cui sono volontaria da tanti anni,
“il Nostro Spazio – EinPlatzfueruns” e l’attività
dell’associazione che si svolge nel quartiere Ortles,
“ facciamo teatro con Emilio Frattini”.
Per la scelta degli intervistati ho optato per una persona
che offre servizio ed una che ne usufruisce.
Di Laura, la volontaria, ho già parlato nel testo precedente.
Adesso tocca ad Alessandra, una “nostra amica”,
nel linguaggio del Nostro Spazio. Ho pensato a lei perché
manifesta entusiasmo nella partecipazione
Alessandra
e il Nostro Spazio
Alessandra ha 54 anni.
Vive con i genitori (figlia unica), ma con indipendenza.
Ha lavorato saltuariamente, collaborando nell’ufficio del
padre.
Quando la nostra conversazione passa da un ambito più
personale, di autopresentazione, all’incontro con l’associazione Il Nostro Spazio, Alessandra, che prima era un
po’ riservata nelle risposte, si entusiasma e lo sguardo le
si illumina. Adesso prende in mano lei il filo del discorso.
Parla Alessandra.
L’incontro con il Nostro Spazio è avvenuto abbastanza
casualmente, diversi anni fa, intorno al ’99.
Stavo uscendo da un corso di yoga, al Centro Lovera,
quando una volontaria del Nostro Spazio mi ha invitata ad
entrare nella sala grande, dove si stava svolgendo un corso di ballo. All’inizio ero impacciata, ma presto ne sono
rimasta coinvolta. E da cosa nasce cosa.
Il corso di ballo, poi il teatro, poi il corso di computer, abbinato alla redazione della rivista “Spaziosissimo” (far
parte della redazione di un giornale era sempre stato il
mio sogno!).
Poi gli incontri di scrittura creativa e, da quest’anno,
quelli di canto popolare.
Prima dell’incontro col Nostro Spazio, avevo frequentato
dei corsi (es. yoga, computer, ecc.), ma l’esperienza era diversa, più circoscritta, finiva lì.
E invece, l’esperienza col Nostro Spazio è stata un imput
per andare avanti un’esplosione, un big bang.
È stato come in quel gioco giapponese, in cui cade un birillo e da ciò nasce una successione di movimenti.
Mi ha aiutato a sbloccare la mia personalità, a superare
dei blocchi precedenti: la timidezza, la paura di sbagliare,
la sensazione di inadeguatezza.
Mi sono accorta che potevo esprimere delle idee e che
venivano accolte.
Potevo esprimere le mie potenzialità ed utilizzarle in
modo concreto.
Col teatro ho imparato anche ad accettare i cambiamenti,
gli imprevisti. Ad accettare inoltre che un mio progetto
non passasse e al tempo stesso a non vivere ciò come un
insuccesso.
Un insegnamento importante che ho tratto è:
la forza del teatro è quella di essere flessibili.
Grazie, Alessandra,
di questa tua preziosa testimonianza.
Mariella Bolzano
07 giugno 2012
La forza del teatro
è quella di essere
flessibili
03
Meraviglioso quartiere Casanova
Il valore del mio vissuto per il mio quartiere
È bellissimo svegliarsi al mattino in una
casa bella e accogliente, affacciarsi alla
finestra: da una parte, giardini ben curati e dall’altra vigne e campi a perdita
d’occhio e in fondo le montagne imbiancate.
È bellissimo vivere in un condominio insieme a tante persone di tante nazionalità diverse, aspettando l’occasione di
conoscersi, di raccontarsi…
È bellissimo svegliare il mio bambino e
vederlo sorridere, fare la colazione insieme e gioire della nuova giornata.
È bellissimo parlare con i miei genitori in
Romania e pensare che primo o poi ci potremo rivedere di persona e ad abbracciarci.
È bellissimo portare il mio bambino a
danza e vederlo felice, fare i biscotti con
lui, osservarlo a giocare al parco con i
suoi amichetti.
È bellissimo stare bene, dopo tanti problemi di salute e affrontare le fatiche e
le corse delle giornate.
È bellissimo avere un lavoro che mi da
tante soddisfazioni e colleghe attente e
disponibili.
Non
è
stato
sempre così...
Mi chiamo Ionela
Nel 2000 ho lasciato i miei genitori,
amici e parenti in Romania per venire qui a Bolzano.
Ero in uno dei primi gruppi di infermiere a intraprendere questa avventura. Non era facile; prima 40 giorni di
studio intensivo dell’italiano, poi il lavoro nel reparto, la
nostalgia di casa e il problema con i permessi di soggiorno da rinnovare periodicamente. La famiglia mi mancava
tanto e le colleghe non mi mostravano tanta comprensione, come avevo già detto: ero tra le prime infermiere
straniere…
Nel frattempo mi ero sposata e nel 2004 è nato nostro
figlio Alex. Dopo la maternità volevo tornare al lavoro,
ma la cooperativa mi aveva spostata a Taio in Val di Non.
Decidemmo di cambiare città e trovammo lavoro e casa
a Brescia. Non ci siamo trovati bene; abbiamo resistito
per 4 mesi, poi abbiamo lasciato tutto e siamo tornati in
Romania.
Passati 6 mesi con le nostre famiglie abbiamo preso con
sofferenza la decisione di lasciare nostro figlio dai mie
e tornare a lavorare qui a Bolzano.
Per 4 anni abbiamo vissuto così, il mio bambino si era
affezionato moltissimo ai miei genitori, e loro a lui, e
quando lo abbiamo riportato qui ci eravamo resi conto
che noi non conoscevamo il nostro bambino e lui non conosceva noi. Lui piangeva e voleva la mamma che in realtà era sua nonna, la nostra relazione reciproca era da
ricostruire dal principio.
Alex compie tra un mese 8 anni. Su consiglio della psicologa non siamo più tornati in Romania. Abbiamo lavorato
tantissimo, abbiamo pianto e sofferto, ma vediamo anche dei frutti.
Alla fine del 2011 abbiamo avuto la bellissima sorpresa
di aver diritto a una casa in affitto a tasso agevolato nel
quartiere Casanova, e da gennaio 2012 abitiamo qui.
Tutte queste vicissitudini hanno segnato la mia vita, e
vorrei essere un’incoraggiamento per tutte le mamme,
vorrei dire a tutti che è molto importante tenere vicini
i propri bambini, anche se questo comporta spesso dei
grandi sacrifici. Nel nostro palazzo vivono tante persone straniere, io sono molto felice di questo, ma so anche che tante mamme si troveranno in grande difficoltà
come lo ero io, quando Alex era ammalato e io dovevo
andare al lavoro, o quando io ero ricoverata, e non sapevo dove lasciarlo. Vorrei essere d’aiuto, dove e come
posso; ma mi piacerebbe anche semplicemente giocare
e ridere insieme ad altri bambini e le loro mamme, fare
dei lavoretti e…magari dei biscotti per delle occasioni
speciali!
Bolzano maggio 2012
04
Piccole storie di condominio
Il valore dell’accoglienza!
Siamo due cognate e veniamo dall’India.
I nostri mariti ci avevano precedute, lavorando prima in
Germania e poi qui in Italia. Abbiamo trovato casa in un
piccolo condominio nel quartiere Casanova a Bolzano, dove
abitiamo con i nostri 4 figli. I nostri mariti hanno trovato un
buon lavoro che ci permette di stare bene.
Io mi chiamo Kamaljeet,
sono nata Mumbai,una grande città sul mare arabico, dove ho trascorso la mia gioventù e gli
anni di studio. Nel 2002 ho lasciato i miei genitori, i parenti e amici e sono venuta in Italia.
Non conoscevo neanche una parola di italiano, non era facile. Poco dopo sono nati mia figlia
Shubhneet e poi mio figlio Robin.
Il mio nome è Harpreet,
io sono nata al nord dell’India, nel Punjab. Mi ricordo ancora benissimo quel giorno nell’agosto
del 2005, quando potevo finalmente congiungermi con mio marito. Mio figlio si chiama Bavnajot, lui frequenta la 1. classe e la piccola Palak va ancora all’asilo. Noi abbiamo trovato casa in
via Buozi, ma lì non c’è un parco, e i mie figli disturbano le persone che abitano sotto di noi.
Così viviamo praticamente da mia cognata, solo mio marito ed io torniamo a casa la sera tardi.
Dopo le gravidanze soffrivo molto di male alla schiena. Fatte alcune visite, - sempre accompagnata da mio marito, per via della lingua – mi diagnosticavano un’ernia al disco. Dovevo essere
ricoverata; per fortuna che c’era Harpreet, che badava ai miei bambini
Il ricovero di Kamaljeet durava solo pochi giorni, e tornata a casa, aveva bisogno di tanto riposo e cure. Un giorno i nostri mariti avevano deciso di andare tutti insieme al nostro tempio
a Brescia, per pregare per la guarigione di mia cognata. Io avrei voluto restare per assisterla,
ma mio marito non voleva.
Così mio marito aveva chiesto alla signora del piano di sotto, se poteva prendersi cura di me,
per quella giornata – e lei lo faceva con molta sollecitudine. Più volte saliva per vedere se
avevo bisogno di qualcosa, e mi teneva un po’ di compagnia – anche se non era semplice, non
riuscendo a comunicare.
A volte è capitato che, o per un’impegno, o per la malattia di uno dei nostri bambini non potevamo lasciarli a casa da soli. Incoraggiati dal fatto che la signora non si lamentava mai,
neanche quando i nostri figli giocano e saltano, le abbiamo chiesto se poteva badare lei, e lo
ha fatto sempre con molto piacere.
...
Due anni fa circa la signora Bruna si era rotta la gamba. Più di un mese doveva stare ferma. Era
ovvio che anche noi le offrissimo il nostro sostegno. Ma la signora è una donna molto fortunata, perché ha vicino i suoi figli e nipoti, così non aveva tanto bisogno del nostro aiuto.
Abbiamo trovato una buona accoglienza anche nelle scuole dei nostri figli,
le maestre fanno di tutto per far sentire noi e i nostri bambini accettati e compresi.
Da un anno frequentiamo insieme un corso di lingua italiana.
Piano, piano incominciamo a sentirci un po’ più sicure. Ci piace molto riuscire a rispondere
alle domande che a volte ci vengono rivolte riguardanti i nostri abiti e le nostre tradizioni.
Mia cognata Harpreet è un po’ timida, io non mi preoccupo più se parlando faccio degli errori,
perché quasi sempre trovo persone gentili che mi correggono e mi aiutano a capire
Adesso vorremmo trovare una casa un po’ più grande per le nostre famiglie, e continuare
a vivere qui a Bolzano o dintorni, perché ci sentiamo bene qui!
M
i chiamo Bruna, e sono
felice di essere stata
nominata tante volte in
questo racconto; ma più di questo ancora mi rallegro di aver potuto essere una protagonista di
questa storia. Avere come vicine
queste due famiglie ha arricchito la mia vita, e quella della mia
famiglia, e se fosse per me, vorrei che restassero qui ancora per
tanti anni!
Bolzano maggio 2012
05
chiede Claudia19@ risponde Renato@
Finalmente, eccomi qui ad intervistarti, come promesso.
Prima di entrare nel vivo per la quale l’intervista è finalizzata
ti chiedo di parlarmi un po’ di te .....
Renato@
buongiorno, chiedo scusa per la tardiva
risposta, ma sono stato impegnato da
alcune urgenze del servizio. Dunque, in
questa prima fase direi che dovrebbero
bastare nome, cognome e numero di matricola? :-)
Mi chiamo Renato, sono nato in questa
città il 24 Gennaio 1954. Ho 3 sorelle e
sono sposato con D., nata a Pavia, ma
trasferitasi a Bolzano al seguito del padre ufficiale dell’esercito; ho altresì due
figli trentenni, uno dei quali sposato e
con due bimbe. Dopo gli studi artistici ho
lavorato alcuni anni come disegnatore di
interni presso ditte occupate nel settore dell’arredo; successivamente sono
entrato in Comune e, da oltre un ventennio, svolgo il mio servizio presso una biblioteca di quartiere.
Claudia19@
Una volta parlando in generale mi hai
raccontato che andavi a suonare con tuo
papà nei locali, mi puoi raccontare questa tua esperienza...
Renato@
Claudia19@
Ciao, non è esatto. Mio padre era un fisarmonicista dilettante (nel senso che non suonava per professione), ma ha
spesso suonato in pubblico per le più disparate occasioni.
Quando ero piccolo, attorno ai 6-8 anni, a volte mi ha portato al seguito e così mi sono esibito. È un fatto marginale
molto lontano nel tempo, pensi veramente possa essere
di qualche interesse? Ne riparliamo?
“Il volontariato c’è stato” protesti raccontarmi la tua
prima esperienza? e raccontami quello che vuoi che si
sappia. Se non si raccontano le proprie esperienze ,tralasciando la modestia, è difficile far sapere agli altri quello
a cui una persona è stata o è disposta a fare per gli altri ed
è questo lo scopo dell’intervista , mettere a conoscenza
un certo tipo di pubblico sulle esperienze del “volontario”.
Claudia19@
Renato@
Mi sembra che sia abbastanza importante, nel senso che
puo’ dimostrare un piccolo inizio di volontariato...che ne
dici?
Ciao e scusa il ritardo, ma son stato preso da cose di servizio. Dun que, diciamo che una certa qual propensione a
“dare una mano” è un tratto caratteriale. In famiglia siamo più o meno tutti così, mio padre portava allegria suonando nelle case di riposo - ovviamente gratis - anche ad
un’età di poco inferiore a quella degli ospiti stessi. Ma,
a parte il quotidiano privato, e sporadici episodi in gioventù, diciamo che il primo rapporto continuativo con il
mondo del volontariato l’ho avuto, insieme a mia moglie,
collaborando con l’associazione Il Girotondo. I due progetti principali di cui si occupava erano il risanamento
di un orfanotrofio in Romania, e la ricerca di famiglie in
regione disposte ad ospitare uno di quei bambini per un
mese d’estate.
Abbiamo quindi iniziato dando una mano in sede quando
serviva, per poi aderire alla richiesta/bimbo ospitando un
ragazzino per alcuni anni.
Tra l’altro, un viaggio in pullman di due giorni per riaccompagnare i piccoli ospiti in Romania è stata un’esperienza
umana enorme.
Successivamente mia moglie Daniela ha aderito alla richiesta dei Servizi Sociali, proponendoci come famiglia
affidataria; in questo ruolo sono seguiti diversi anni di
impegno, interrotti solo per la difficoltà oggettiva di
seguire le nostre nipotine, offrendo nel contempo tutto
Renato@
Ciao, non lo chiamerei proprio volontariato. Cantare mi
piaceva; ero intonato, a casa mia c’erano sempre musicisti con i quali mio padre suonava e componeva. Mi divertiva. Ma forse non mi sono ancora chiare le finalità dell’intervista, per poter circoscrivere gli argomenti a fatti
davvero di qualche interesse per gli altri, oltre che per me
stesso. Il volontariato c’è stato, in forme diverse, in anni
più recenti, e lo sanno coloro con i quali mi son trovato a
toccare questi temi. Ma non lo userei come argomento
da stampare; in parte perchè alcuni aspetti richiedono
discrezione, e in parte perchè non vorrei apparire (o sembrare di voler apparire) più virtuoso di quanto io non sia.
Non potresti elencarmi una serie di argomenti sui quali
vorresti notizie, e poi, dopo la mia risposta, redigere tu il
tutto in forma di intervista? Pensaci.
“dare una mano”
è un tratto caratteriale
l’impegno necessario a compiti tanto delicati, quali spesso spettano ad una famiglia affidataria .
È tutto.
Claudia19@
Ci ho pensato anch’io, insieme a mio marito di prendere un
bimbo in affido,però abbiamo accantonato l’idea perchè
lui aveva paura di affezionarcisi troppo. A te è successo?
Renato@
Diciamo che un paio di premesse sono d’obbligo. Per
quanto riguarda l’esperienza con Il Girotondo, nell’incontro tra le potenziali famiglie e gli psicologi era chiaramente emerso che si trattava di offrire a dei bambini un’opportunità lontana dalle loro prospettive (con il nostro
siamo stati a Gardaland, siamo andati al mare), ma che la
vita della famiglia doveva scorrere normale, dato che noi
non dovevamo sentirci responsabili della loro situazione
e che, anzi, un mese di vita “normale” (pasti regolari, vestiti, un letto pulito ecc.) era pur sempre meglio di quella
che facevano. Un legame affettivo è stato inevitabile, ma
l’ ospitalità era limitata ad un mese all’anno.
Il discorso con i Servizi Sociali è diverso, perchè le necessità possono essere brevi, o molto lunghe (abbiamo tenuto un bimbo piccolo solo pochi mesi, e tre fratelli per alcuni anni). Bisogna essere pronti a mantenere rapporti con
i/il genitore/i affrontare le diverse situazioni familiari e
non in cui il bambino è inserito. Nel nostro caso, la composizione familiare (figli nostri) e la professione di mia moglie (insegnante) sono sembrate presupposti sufficienti
per accettarci. E devo dire che a volte è stato faticoso, ma
venire fermati per strada per un saluto da alcuni di loro è
molto bello. Diciamo che in primis si deve pensare a cosa
è meglio per loro (di solito fare una vita quotidiana “normale”) e in questo contesto si possono anche sviluppare
“devo dire che a volte è stato faticoso,
ma venire fermati per strada
per un saluto da alcuni di loro
è molto bello”
delle affettività. Se vuoi sapere altro, chiedi pure.
Claudia19@
Devo farti i miei complimenti per come hai gestito la tua
esperienza. Devo ammettere che anch’io nel mio piccolo
(ho fatto il doposcuola per alcuni anni) ho trovato la tua
stessa soddisfazione nel sentirmi salutare per strada da
alcuni dei miei “ragazzi”.
Mi sembra di ricordare che hai fatto anche parte del “Bivio” mi puoi accennare qualcosa al riguardo?
Ti ricordi che avevamo parlato anche di volontariato pagato? Mi interesserebbe approfondire questo problema.
In attesa ti saluto
Renato@
Ciao, rispondo ora che ho un po’ di tempo. Per quanto riguarda Il Bivio mi sono limitato, come iscritto, ad aderire
alle loro iniziative, ma questo molti anni fa. Non ho mai
“dipende unicamente
da quanto “cuore” ci metti”
avuto alcun ruolo “attivo” nel circolo. La questione del
volontariato “pagato” è l’argomento sul quale avrei fatto
oggi stesso una postilla alla mia mail. Infatti alla collaborazione con i Servizi Sociali viene riconosciuto un compenso per l’impegno e le spese sostenute.
Trattandosi di Ente Pubblico, la disponibilità dei soggetti risulta di fatto essere una prestazione d’opera, anche
perchè i termini di azione sono stabiliti dai Servizi, e ci
si deve attenere alle direttive indicate da loro, e concordare eventuali variazioni. Ma ti dirò che non è possibile
svolgere bene questa funzione, se lo si fa per il compenso. In questo caso nessuno ti saluterà per la strada, per il
semplice fatto che l’aspetto empatico (o feeling, se vuoi),
scatta perchè si sente l’altro realmente interessato a noi;
e questo vale soprattutto per l’ipersensibilità dei bambini. Per tornare a bomba ti dirò che nel nostro caso erano
previsti i pasti (ma non ti si dice cosa devi fare, pertanto
dipende da te come far mangiare e cosa ai piccoli), inoltre
mia moglie - insegnante per quasi trent’anni - costituiva
un valore aggiunto oserei dire senza prezzo, dato che in
quel periodo tutti e tre i bambini, in età scolare, hanno
migliorato il loro rendimento. E questo non è previsto negli obblighi. Insomma, si riceve qualcosa perchè ci si deve
dedicare a questo impegno, ma il suo valore può essere
ben maggiore del compenso, e dipende unicamente da
quanto “cuore” ci metti. Io, nel limite del mio tempo, ho
sostenuto mia moglie come ho potuto, facendomi carico
delle incombenze da bassa manovalanza (autista, lavapiatti, facchino ecc.), o distraendo l’uno o l’altro coi giochi,
mentre mia moglie si dedicava agli altri e la scuola. Dipende tutto da chi ti affidano, dal perchè (le ragioni possono
essere molto diverse), dalla sua età. Ma si può fare molto.
I bambini ringraziano.
Claudia19@
Sei stato molto esauriente nel rispondermi, penso comunque che ci siano altre attività di volontariato pagato
più “scandalose” .
Per finire in bellezza questa intervista ti vorrei chiedere
di raccontarmi un paio di aneddoti divertenti dei tuoi due
gatti anch’essi adottati.
Renato@
Chiedo venia. Dato che le due prox settimane sarò assente spero con queste ultime righe di aver fatto la mia
parte. Dunque, la gatta bianca (Mila), ha oltre dieci anni
e l’abbiamo presa dal veterinario Gallmetzer. È piuttosto
fifona, ha lo sguardo “mite” e le piace giocare con le nostre ciabatte, come se fosse ancora piccola (solo che, allora, riusciva ad infilarcisi). Non ha un buon rapporto con
l’altra perchè le ha tolto la leadership in famiglia, in quanto ha una personalità più decisa e tende a far compagnia
come un cane (dove siamo noi si trova anche lei). L’abbiamo presa da una cucciolata a Renon circa 8 anni fa, ed è in
parte un Main Coon, ovvero quella razza di gatto che non
miagola (fa solo un mini miao appena percettibile), e con i
peli sotto le zampe, che nel nord America chiamano anche
piccolo orso (pesa quasi 7kg). La sua caratteristica è che
si apre da sola le porte scorrevoli dell’armadio (sia che si
trovi fuori, che dentro), per sdraiarsi sui nostri abiti a fare
la pennichella di solito mi dilungo ma la posta elettronica
non mi ha permesso di farlo per quanto rivelatasi comunque un buon mezzo di comunicazione fra noi, quindi mi
sembra tutto ora ti saluto.
Mi sembra tutto, ora vi saluto.
06
Emanuela
Ciao, Emanuela, oggi avrei bisogno di un favore e spero che
tu me lo faccia , ma non voglio crearti problemi: se non te la
senti rispondimi tranquillamente di no.
Il mio subconscio aveva scritto di... sì.
S
e posso esserti utile, mi risponde, mi metto a
tua completa disposizione, ma dimmi almeno di
che si tratta.
Desidero farti in’intervista e tu sei l’intervistata assistita da me.
Devo essere sempre assolutamente sincera, anche a
costo di…
Assolutamente sincera.
Vieni al più presto che cominciamo.
In 10 minuti sono da te.
Arrivo e ci abbracciamo, come è ormai d’abitudine con
molto trasporto e ci mettiamo subito al lavoro.
Ti ricordi la prima volta che sono venuta a trovarti?
Sì, era il giorno del tuo anniversario di nozze, io avevo richiesto l’intervento di una volontaria della Lilt e
avevo preso appuntamento con te per le 15, ma poi era
venuta la mia parrucchiera e dopo averti salutato frettolosamente mi ero dileguata per finire di farmi bella e
ti avevo fatto aspettare per oltre 40 minuti.
Tu al mio ritorno eri visibilmente indispettita, ma io
feci finta di niente.
Tu mi facesti le solite domande come per prendere
tempo e ritrovasti la tua calma e finalmente ti apprestasti ad accogliermi. Sapessi quante volte mi è tornato in mente quell’incontro e come mi faceva ridere la
mia provocazione che tu avevi gestito con tanta diplomazia.
Decisi che mi piacevi e che potevo considerarmi privilegiata per averti incontrato. L’unico neo: avevi molti
più anni di me, ma eri frizzante come l’idolitrina. Per
qualche anno avresti retto così, poi chissà…
Quando ti ho dimostrato che potevi fidarti di me?
Dopo solo poche uscite. Eri attenta ai miei disturbi, rispettosa delle mie decisioni, anche se cercavi di indurmi alla riflessione prima di rifiutare le cure tradizionali,
e quando io ho deciso di fare di testa mia, come ho quasi sempre fatto, talvolta sbagliando, tu non mi hai mai
abbandonato e adesso credo di sapere quanto questo
ti sia costato.
Adesso che il male si è ripresentato, che pensi di fare?
Ora sono un po’ più saggia e mi preoccupo per i miei ragazzi, che hanno bisogno di crescere con la presenza
della mamma. Il papà è un po’ assente…Quindi mi sottoporrò alle cure del caso, ma mi pesa molto doverlo
fare, perché credo che non siano più utili.
Quando ti ho proposto di andare insieme dall’oncologo
e di chiedergli eventualmente un’alternativa, cosa hai
pensato?
Che speravi che io accettassi le cure senza alternativa,
ma non te l’avrei data vinta.
Però la tua disperata speranza mi commuoveva: spiacente non mi avresti convinto. Ci avevo ripensato: niente cure del caso ma qualche alternativa.
Perché hai poi deciso di accettare in toto le sue proposte?
Perché ti voglio bene e non voglio deluderti.
Un po’ bugiarda… E poi perché?
Perché i miei bambini sono la cosa più importante che
ho e voglio sentire sul mio corpo ancora le loro carezze,
il più a lungo possibile.
Allora quelle che ti faccio io e che tu definisci così benefiche sono superflue?
Non dirlo neanche per scherzo! Mi leniscono l’anima
anche al solo ricordo, mi fanno vivere bene fino al tuo
ritorno e saranno un dolce pensiero mentre mi incamminerò all’ultima dimora.
A proposito ti ha suggerito niente …Quello là?
Un nodo di commozione ci aggredisce e qui termino
l’intervista perché non sarebbe più obiettiva.
“Decisi che mi piacevi e
che potevo considerarmi
privilegiata per averti
incontrato. L’unico neo:
avevi molti più anni di
me, ma eri frizzante come
l’ idolitrina”
07
Intervista a Mara
Ecco io sono Antonietta e per il progetto riguardante
il volontariato oggi ho il piacere di intervistare Mara e per
prima cosa le chiedo di presentarsi:
chi sei Mara?
Bene allora io sono Mara Cescatti, una ragazza e mi definisco tale nonostante
i miei prossimi 40 anni, che vive a Bolzano
quasi dalla nascita,perchè sono nata in val
di Non ma poi subito dopo ho raggiunto la
mia famiglia,abito nel quartiere Casanonva, ho una bambina di 5 anni e mezzo e un
compagno.
il mio primo lavoro. Di questo sottolineo
perchè ne vado fiera e orgogliosa e per
quanto riguarda la mia famiglia ho ancora
la mamma qua a Bolzano e 2 fratelli, mia
sorella, invece, con la sua famiglia vive
a Viterbo.Il papà l´ho perso quando ero
piccolina e quindi questa esperienza è un
qualcosa che mi manca nella mia vita, però
sto un po´recuperando nei confronti di mia
figlia che invece, insomma, c´ha un eccellente papà.
Ho la fortuna di avere un lavoro, lavorare
come contabile in uno studio di dottori
commercialisti da ben 24 anni, quindi è
Per quanto riguarda i piaceri della vita mi
piace vivere a Bolzano e utilizzare le ciclabili, sono nata praticamente con la (risata)
• Intervista registrata e trascritta
letteralmente
bicicletta. Mia madre subito, anche perchè la macchina non
c´era, mi ha insegnato ad andare in bicicletta e quindi da età
infantile l´ho utilizzata e tutt´ora la utilizzo come spostamento e mezzo di locomozione. Uso anche le
gambe perchè (risata) quelle le utilizzo soprattutto in montagna, a me piace tantissimo la montagna è un piacere che
condivido con la mia famiglia e quando c´è occasione con i
miei amici.
Per quanto riguarda poi la famiglia ho tanti nipoti piccoli e
grandi, che però fanno la loro vita, però comunque ci sono
quando ci sono i compleanni e le ricorrenze. E poi, con il mio
trasferimento al Casanova è da sottolineare appunto la conoscenza della Vispa Teresa che è da 3 anni praticamente
che frequento, se prima diciamo come partecipante sempre
nell´ambito famiglie perchè io l´ho conosciuta in modo attivo con la frequenza nello spazio famiglie e questi ultimi mesi,
invece, in prima persona come tra “virgolette” volontaria
perchè un volontariato lo vedo anche in un altro modo però
questo comunque è un´approccio e ne sono fiera, contenta
perchè sulla base di questo ho iniziato a conoscere una serie
di persone sia appartenenti alla Vispa, quindi diciamo delle
persone un po´ più mature rispetto a me che invece, tramite
la Vispa, famiglie, quindi vicini di casa.
Il quartiere invece lo conoscevo non tanto come Casanova,
come Ortles Similaun perchè circa 20 anni fa lo frequentavo come ragazza,quindi non è stato proprio una novità trasferirmi al quartiere, conoscevo l´esistenza dell´Ortles Similaun e adesso appunto Casanova perchè perchè ci vivo e
quindi un po´ al momento è questa la mia
presentazione.
Antonietta: hai parlato di una visione di volontariato, hai
voglia di... di chiarirlo?
Mara: di chiarirlo sì, allora volontariato è quello che faccio
... mmm... è sempre diciamo una messa a disposizione del mio
tempo nei confronti degli altri, però prima di avere questo
approccio ..mm..sotto forma appunto di
volontaria della Vispa, volontariato lo vedevo una cosa un
po´ piuu... più impegnativa, più presente forse un po´ più a
scopo benefico. Questa era un po´ più la mia visione di prima. Per quello che dico volontariato tra parentesi cioè tra
virgolette perchè il... il mio tempo è dedicato al momento al
martedì pomeriggio anche se devo dire che per arrivare al
martedì pomeriggio dedico altro tempo per la preparazione
dei lavoretti perchè lo spazio famiglie che attualmente viene
dedicato il martedì pomeriggio è a... è proprio per i bambini
di età ehhh... scuola chiamiamola e dell´infanzia e prima e seconda della primaria, nei lavoretti manuali, perchè quello che
stiamo, diciamo, un po´ progettando come punto d´incontro.
Quindi per me è più un divertimento che unnn... che l´ottica
di volontaria come messa a disposizione del mio tempo con
più tempo, è un tempo limitato, se non anche, devo dire, che
forse un po´ di più appunto si sta sviluppando per dei progetti che magari Andrea o Raffaella appunto ci avevano
chiesto proprio come abitanti del Casanova per sviluppare o
l´anno scorso e quest´anno mi hanno interpellato per essere
lt r e
a
e
l
n
o
c
o
h
che
“ l´ approcecioè la socializzazione, ”
f a m i g li p o m e r i g g i o a s s i e m e
p ass a r e u n
presente alla fiera del...del bambino,che con l´anno scorso
è partita e quest´anno appunto si è rinnovata e quindi ho
messo a disposizione del mio tempo. Però appunto ancora
l´ottica di volontariato lo vedo proprio nei confronti degli
altri forse più bisognosi anche se invece lo spazio che noi dedichiamo, che io dedico è più di compagnia tutto sommato
alle famiglie.
Però l´ottica di volontariato lo vedo ancora di volontariato
con la Vuu diciamo maiuscola lo vedo proprio diciamo a più
tempo e alle persone bisognose proprio in difficoltà, lo vedo
da questo punto di vista...
Antonietta: non pensi che comunque anche in un.. in un
quartiere così nuovo le persone (si sovrappone M. : serva sì ..
sì) le persone siano bisognose di aggregazione
Mara: sperò forse quello che sto frequentando, principalmente appunto spazio famiglie, è più un discorso di socializzazione leggera nel senso che non ci sono problemi, diciamo,
che la mia presenza può aiutare, diciamo è un
conoscersi e un socializzare tramite i bambini perchè, alla
fine, il filo conduttore sono i bambini, perchè se io non avessi
la mia bambina non sarei così vicina, diciamo, all´associazione,
perchè io sono entrata proprio tramite, dico, la bambina. Poi
magari se non l´avessi avuta sarei entrata sotto altre forme,
non lo so. Io conoscevo per sentito dire la Vispa Teresa,ma
non mi sono mai avvicinata: uno perchè non ero del quartiere
fino a 3 anni fa e non la conoscevo meglio di adesso, e pertanto per quello che dico il volontariato adesso che sto approcciando è un po´ superficiale non problematico perchè io
ho questo pensiero che il volontariato è più concentrato a un
aiuto vero e proprio ai bisognosi in difficoltà.
Adesso siamo, diciamo, un...un quartiere in via d´espansione
e difficoltà ognuno di noi ce le può avere però al momento
l´approccio che ho con le altre famiglie è la socializzazione,
passare un pomeriggio assieme,che questo poi ha sviluppato delle amicizie... amicizie,magari non proprio amicizie...
però conoscenze che magari col tempo proprio perchè siamo nuovi siamo tutte famiglie nuove si trasformerà anche
magari appunto grazie alla Vispa in un´amiciziaaa vera e
propria. (Antonietta... e non pensi... ) È un bisogno relativo
nel senso che adesso quello che io sto vivendo è proprio una
conversazione, un dialogo, uno scambio però, diciamo, problemi non li vedo ancora, ci sono... però io sono anche molto
positiva quindi io apprezzo quello che ho, io vedo il bicchiere
sempre mezzo pieno non mezzo vuoto, quindi quel poco che
ha il quartiere lo... lo sfrutto, quindi per quello ti dico i problemi ce ne sono però io vedo invece le cose che il quartiere
offre...
Antonietta:
sì questo è anche, penso,un´ottimo...
un´ottima motivazione da... da condividere eee... non pensi
che il tuo ottimismo, il bicchiere mezzo pieno sia non solo per
te, ma anche per chi ti avvicina un... un veicolo per dare un
senso al volontariato?
Mara: ma eeee... è difficile poi affiancarsi come volontariato nel senso che io le famiglie che frequento rispetto a me
hanno tutti 2 figli quindi loro utilizzano, diciamo, il martedì
pomeriggio come occasione d´incontro, macoinvolgerli di
più diventa difficile, io, al momento, ho solo una bambina
anche abbastanza grande e quindi mi permette di muovermi
poi ho la disponibilità comunque dei nonni se c´è bisogno o
del compagno se c´è bisogno e di entrare nel volontariato...
loro apprezzano, diciamo, la mia disponibilità perchè comunque mi impegno a cercare di far gruppo perchè da 3 anni che
sono qui, il primo anno è andata bene perchè io ero partecipante e quindi c´era qualcun altro che gestiva un po´questo
spazio, la novità, quindi, ben venga dopo di che c´è stato
un po´ il passaggio dei bambini da... chiamiamolo asilo che
mi viene più pratico (risata ) asilo/elementari e lì si è un po´
persi perchè la partecipazione appunto si è dileguata perchè
le attività che la scuola elementare propone è diversa da
quella appunto dell´asilo, all´asilo si è più spensierati, scuola
elementare diventa anche più impegnativo da parte del genitore col discorso compiti.
Poi, oltre i compiti, c´è di mezzo le altre attività che il bambino frequenta, quindi il martedì pomeriggio, nel mio caso,
me lo sono proprio lasciato libero perchè ho ritenuto importante la condivisione di questo spazio con altre famiglie, solo
che mi sono ritrovata, tra virgolette, sola,assieme a Tiziana
che era un´altra volontaria che frequentava con sua figlia,
ma sua figlia adesso anche lei son 2 anni che va a scuola elementare e poi c´è anche il grande che frequenta il centro
giovani,quindi si è vista lei e io e quindi se noi vogliamo ci frequentiamo in separata sede, c´è stato poi, quindi, diciamo,
l´abbandono del martedì pomeriggio. Poi hanno
progettato, se prima era un discorso libero, quindi proprio
chi voleva venire veniva hanno provato gli operatori a impostare....
Mara:... ecco dicevo che appunto ci si è un po´ persi : Tiziana e io eravamo le uniche che in un certo senso ci si
incontrava,e abbiamo detto: manca e allora sulla base un
po´di quest´anno... dell´anno appunto passato un po´così
gli operatori hanno pensato di trattare degli argomenti specifici nei mesi per vedere se con l´arrivo anche di nuovi abitanti ci fosse un riscontro. Così non è stato per i primi mesi,
diciamo, dell´anno scolastico in corso, settembre/ottobre
avevano proposto yoga, ma non c´era un numero, diciamo, di
iscrizioni sufficienti per far partire questo corso e invece un
po´ il riscatto c´è stato con Natale con i lavoretti che quindi
bene o male avevo contattato quelli del rione che conoscevo
e con gennaio mi sono messa proprio con il cellulare in mano
a mandare proprio un invito ufficiale,perchè nonostante il...
il... cos´era... il...
come si chiama... il... mi sfugge, comunque il programma del
quartiere io appunto mi sono messa con il cellulare alla mano
e lì ho avuto un riscontro, oltre le mie conoscenze di un passaparola, quindi con dei lavoretti, grazie a Gianni che ci ha
fatto, poi mi sono dedicata alla cucina giusto per lasciare anche Gianni un po´a riposo, sono andata avanti con i lavoretti
e adesso stiamo andando avanti con i lavoretti nonostante il
tempo, perchè si diceva con qualche mamma magari quando
fa troppo caldo i bambini stanno al parco, sono più interessati a stare al parco invece che venire alla Vispa, però, invece,
che... ho visto che c è qualcuno che rimane alparco,qualcuno
no, il riscontro ce l´ho lo stesso, chiaro che non è lo stesso
numero che avevo a gennaio/febbraio quando faceva un
po´più freddo, però io ritengo comunque che sia una cosa interessante anche per me perchè è un modo per stare proprio
con mia figlia dedicarmi il martedì pomeriggio, non dedico il
mio tempo ad altro, vado in Vispa, preparo la sala, facciamo
la nostra merenda e poi ben venga con questi lavoretti.
Quindi è vero che è comunque una forma di... di volontariato
perchè questo unisce il quartiere e cè bisogno proprio perchè appunto siamo tutti nuovi e quindi se non c´è un qualcosa
che ci accomuna rischiamo di essere solo un numero. Adesso
che, diciamo, sono un po´ più dentro lo considero sempre un
po´ leggero, però, più avanti si va,effettivamente, frequentando anche, magari, le cene la sera che penso effettivamente se non ci fosse il volontario tutto questo non ci sarebbe
effettivamente ci vuole anche del tempo perchè adesso
sono ancora fresca come volontaria per quello la vedo ancora perchè nello stesso tempo come volontaria mi sento anche partecipante...no! Impegnativo sotto certi aspetti perchè quando ho fatto quei martedì che ero sola che avevamo
10 bambinicon 5/6 mamme, preparare la sala, stare dietro, io
he avevo pensato al lavoretto diventava impegnativo. Infatti avevo esposto la questione,sapevano anche loro sia Raffaella che... che Andrea della cosa. Queste ultime settimane
ogni tanto veniva Lorenza che è un´altra operatrice giusto
per vedere per aiutarmi, perchè, ripeto, è impegnativo come
gestione. Adesso son un paio di volte c´è anche Raffaella
quindi mi sento anche già più sollevata.
Ho chiesto di nuovo a Gianni di aiutarmi perchè col mio lavoro, adesso lavorando in uno studio di commercialisti, sto
lavorando tanto, quindi anche la preparazione dei lavoretti
io non... non sono così pratica perchè non ho esperienza e
quindi mi devo proprio documentare in un certo senso perchè comunque devo creare un lavoretto per i bambini dove
sono in grado con l´aiuto della mamma o anche senza, quindi
ci vuole anche del tempo, però io adesso mi sento anche un
po´più sollevata perchè ho il supporto di Raffaella che viene
e anche di Gianni che in questi 2 martedì è lui l´ideatore dei
lavoretti. Però il discorso del volontariato ehhh mi soddisfa
perchè comunque col fatto di essere positiva ehh... e mettere a disposizione il mio tempo ho riscontro se appunto le
famiglie vengono, però più avanti vado vedo che effettivamente se non c´è qualcuno che si attiva non si fa niente.
Questo lo vedo anche negli altri ambiti, sia con gli amici che
se non sono io (ride) che alzo la cornetta e mi attivo per fare
le nostre domeniche, è difficile trascinare le persone fuori
casa perchè ognuno di noi c´ha la propria vita e quindi se non
c´è qualcuno che... che si dedica agli altri non si fa niente, o
anche al lavoro se non c´è la buona volontà nel far le cose,
cioè aspettare che qualcuno suona il campanello è difficile,
bisogna darsi da fare insomma. La vedo così... però sono contenta di questo... di essere... di essere parte diciamo un po´
attiva, perchè prima ero appunto partecipante poi Tiziana
quando già magari si proiettava il discorso di un subentro
perchè a sua volta a lei le era stato proposto di essere volontaria al centro giovani avendo il figlio più grande,solo che
lei non se la sentiva perchè era diciamo del gruppo famiglie.
Mi era stato così proposto, tra le righe, da Tiziana: dai dai fai
te. Però io non ero pronta,perchè ero ancora... a parte che la
bambina era un po´ più piccola,quindi...poi non conoscevo un
po´ la cosa,adesso mi sento un po´più parte integrante anche perchè mi hanno invitato a fare altre cose quindi si sta
un po´ampliando la cosa.Parte sempre dal presupposto che
io ho il piacere di farlo oltre che appunto abitare al Casanova
quindi questo è stato il fatto di abitare al Casanova è venuto
un pospontaneo il tutto e di questo adesso più vado avanti
più sono contenta perchè più vado avanti più c´è il riscontro,
oltre lo spazio del martedì c´è anche Andrea che mi... che mi
interpella per altre cose, o anche Raffaella e poi anche co-
nosco altri volontari e quindi da cosa nasce cosa e di questo
appunto ne sono orgogliosa perchè da un niente... perchè
nessuno mi conosceva, quindi da un niente... proprio ricordo
benissimo quando c´è stato l´approccio alla Vispa: era un...
appunto un martedì pomeriggio che mia suocera mi teneva
la bambina e è tornata a casa con il volantino delle programmazioni delle settimane successive e quindi sulla base di
questo il martedì dopo mi sono presentata, quindi senza un
invito ufficiale perchè non conoscevo nessuno con questo
opuscolo sono... sono andata lì, mi sono presentata e... quindi è andata avanti così, ho conosciuto Tiziana e altre mamme che poi altre mamme col fatto che non erano proprio
del quartiere si sono allontanate anche perchè poi i bambini
sono andati alle elementari.
Invece con Tiziana tuttora ci si vede e poi nel frattempo appunto altro giro altra corsa perchè adesso ci sono altre mamme nuove però questo appunto ripeto è bello perchè è una
ruota che gira. Al momento sono dentro, vediamo, adesso
con l´estate poi c´è anche il progetto di questo tendone stabile nel lotto C, quindi anche questo quando parlo con le altre
mamme : ah bello, insomma dovrebbe essere una cosa che
coinvolgerà altre persone. Io poi sempre nei limiti delle mie
possibilità vorrei rimanerci insomma no, chiaro con l´aiuto
anche di qualcun altro perchè, ripeto è comunque impegnativo gestire uno spazio da soli, se invece si condivide, solo
che il fatto che tutte le altre mamme hanno bambini piccoli
e quindi averne 2, la disponibilità me l´hanno data per quanto riguarda il parco, perchè loro hanno anche detto: guarda
Mara non ti preoccupare quando farà caldo poi magari faremo qualcosa all´aperto, anche lì, magari, possiamo farlo assieme, quindi confido anche in questo, che qualche mamma
insomma, nonostante 2 bambini, essendo all´aperto, diventa
anche già più gestibile, invece al coperto devi proprio star lì
a pensare cosa fare e loro ovviamente tempi diversi. Però
dico al momento fino a che la situazione è questa io volentieri vado avanti e mi rendo partecipe e nel mio piccolo a far
qualcosa insomma
Antonietta: è molto interessante quello che dici perchè
mi dà l´idea proprio della possibilità, quando si è motivati,
della possibilità di creare rete di creare proprio sviluppo, che
poi è l´obiettivo della Vispa, sviluppo di comunità, che non è
un parolone a se stante, ma proprio qualcosa di molto concreto, no! E fatto da chi ? Da chi come noi abita nel quartiere dove si opera. E ti è capitato, a proposito di quartieri, ti
è capitato di parlare con persone di altri quartieri della tua
esperienza?
Mara: ehhh non di altri quartieri, più che altro le colleghe
d´ufficio, perchè son con loro che magari condivido perchè
le amicizie sanno perchè le amicizie bene o male abitano qua
nel quartiere,chi ha figli e chi no, comunque sanno che mi dedico... che ho quest´impegno. Le colleghe ehhh che però una
collega è grandi, i figli sono grandi, anche lei a modo suo è volontaria in un´altra associazione con un altro scopo completamente diverso ehhh sa appunto di questa mia partecipazione e poi gli amici, ma gli amici frequentano cioè sono del
quartiere quindi... Fuori dal quartiere mio fratello e mia cognata, hanno 2 bambini piccoli abitano Oltrisarco. In un modo
o nell´altro sanno che con la Vispa qualcosa faccio e altro...
fuori quartiere no perchè comunque a Don Bosco son qui nel
vecchio quartiere non ho contatti no no perchè gli amici ce li
ho da 20 anni a questa parte che frequento ancora erano già
qua, perchè il mio compagno era di via Resia, nativo di qua.
Antonietta: la domanda che ti ho fatto era proprio perchè
un altro modo di allargare a macchia d´olio queste cose qui è
incontrarsi con persone che non sono a stretto contatto di
via di casa, ma che conosci per altre cose, per
lavoro o amici di scuola che si sono trasferiti in altre parti
della città proprio per divulgare, virgolette, quest´idea di
sviluppo di comunità perchè non rimanga nell´immaginario
delle persone un progetto un po´in aria per quello ti domando perchè...
Mara: beh, come quartiere, io forse mi sono allargata perchè Firmian lo considero comunque quartiere Don Bosco.
Delle mamme dell´asilo che abitano al Firmian sanno di questo... di questa iniziativa ecco però io la considero sempre
facente parte anche se in realtà loro mi dicono: e voi siete
fortunati perchè comunque c´è già una struttura ben avviata noi invece di là siamo ancora un po´...
Antonietta: e tu che risposta hai dato?
Mara: siamo fortunati, dico beh sì dico però è da 20 anni che
c´è, nel senso nel nostro caso è un´ampliamento di un quartiere già esistente,il loro invece è partito da 0..0..
Antonietta: cosa ti sentiresti di proporre loro se nascesse l´esigenza di cominciare ad avere un percorso similare
Mara: cosa potrei suggerire?
Antonietta: cosa ti sentiresti di suggerire?
Mara: embè bene o male bisogna avere una struttura, per-
chè se non si ha una struttura in quartiere decade tutto.
Quindi una volta che c´è quella ovviamente costituirsi in volontari e quindi cercare appunto con l´aiuto anche ovviamente delle istituzioni perchè sempre da soli non è facile. Cioè
un conto è il discorso parrocchiale come adesso c´è lì c´è già
qualcosa però una struttura che vada oltre deve essere sostenuta ovviamente dalle persone più
in alto di noi però sempre il discorso della voglia di fare
Antonietta: e non ti è sembrato che loro magari avessero
l´intenzione di contattare la struttura che c´è già per vedere
quali possibilità ci possono essere per il Firmian?
Mara: ehh no non ancora perchè loro, ad esempio sto pensando al parco, perchè, ripeto il filo conduttore è la famiglia,
vengono giù al parco Ortles e quindi utilizzano quel parco
perchè l´asilo dove vanno i nostri figli che è il Gulliver, non
è posizionato a fianco a un parco, quindi il più vicino dove la
maggior parte dei bambini della sezione dove ci si frequenta,
vanno lì, quindi quelle 2/3 mamme che magari sono di quel
quartiere cercano di venire ogni tanto da noi, però questo
coinvolgimento nel chiedere cosa si può fare per portare
anche da noi non si è arrivati perchè comunque al momento
si utilizza diciamo il parco e qualche mamma magari quando
viene viene lì in Vispa...
quando si hanno più bambini avere il tempo e l´iniziativa diventa più difficile, anche perchè son piccoli i bambini e quindi al momento si aspetta che qualcun altro lo faccia,magari
utilizzano anche loro le iniziative che ci sono, le poche che ci
sono le utilizzano,però coinvolte nel chiedere qualcosa di più
no
Antonietta: è una cosa che si può mettere in campo quando necessita
Mara: adesso non se se magari con il discorso della parroc-
chia si svilupperà qualcosa, anche perchè appunto la struttura sta terminando quindi un po´ con quella un po´con la
scuola che è in costruzione, forse sulla base di
questo si creeranno degli spazi quindi da cosa nasce cosa è
solo una questione di tempo penso ma soprattutto anche
per una mancanza di una struttura,anche se qualche negozio
vuoto c´è perchè in realtà lì negozi vuoti ci sono però ripeto
partire da 0 deve esserci proprio la voglia di fare
Antonietta: un gruppo promotore sicuramente ci vuole
come c´è stato per la nascita della Vispa
Mara: eh sì perchè ovviamente ci deve essere qualcuno che
abbia iniziativa
Antonietta: auguriamoci che la gente di lì ci rifletta, domandi, il domandare, chiedere, informarsi e poi se il gruppo
Don Bosco/Casanova e andato vuol dire che c´è la possibilità di... E anche altri quartieri di Bolzano. Un altro quartiere
popoloso è Oltrisarco, un´altro interessante sono i Piani e
non dimentichiamo il centro città che è un po´ dimenticato
anche lì qualche famiglia cè, non ce ne è molte di famiglie
giovani, coppie di una certa età e il lavoro sarebbe altro. Nel
mio immaginario lo vedo come tutto un propagarsi di reti che
hanno i loro fili che si intrecciano, si intersecano, si toccano
che condividono perchè apparteniamo tutti alla stessa città
anche se ci sono differenze tra un quartiere e l´altro come
tipologie delle persone che ci abitano come cultura anche
perchè dipende da come è formato il quartiere.
Però se nel piccolo riflettiamo quello che è nel grande territorio andiamo avanti Europa, andiamo avanti mondo deve
essere un fermento perchè come dici tu, l´immobilità non
serve,bisogna attivarsi con le abilità che si hanno ognuno
con le sue specifiche senza pretendere di fare grandi miracoli, ma si fa sempre un piccolo miracolo ogni giorno quando
ci si impegna. Non sarà il miracolo cheti va alle cronache,non
ha importanza, è importante che tu l´abbia fatto nel posto in
cui stai, nel posto in cui tu condividi la tua vita quotidiana. Io
ho questa motivazione che mi accompagna. Bene sei stata
molto... non sintetica... perchè ti ho sentita molto prolifica di
idee quindi se a te non vengono in mente cose da aggiungere io direi che quello che io ho sentito è molto esauriente di
quello che tu fai e sei all´interno dello sviluppo di comunità
Mara: io dico solo che appunto anche in altre occasioni vi
ringrazio, sarà banale, però che esista la Vispa perchè penso
sempre che c´è qualcuno che
pensa anche a me,come io sono arrivata,ma io sono arrivata
perchè qualcuno ha pensato a me e quindi ringrazio di questo
perchè comunque volendo offre tante cose, bisogna coglierle quindi ripeto grazie, banale, perchè grazie non vuol dire
niente e vuol dire tutto nello stesso tempo, questo grazie
proprio a chi ha fondato la Vispa e chi tuttora la sta accompagnando sia come volontari che come operatori,qualcuno
che pensa a noi e quindi :
GRAZIE ALLA VISPA DI ESISTERE!
Antonietta: e sull´onda di questi ringraziamenti ringrazio
Mara per la sua disponibilità
Mara: grazie a voi
08
Graziella
Salve io sono Antonietta e oggi ho il compito di intervistare
una persona nella fattispecie mia sorella.
Ciao sono Graziella
la sorella maggiore di Antonietta risponderò volentieri alle domande che
mi farai.
Le domande avranno come argomento
il volontariato e la prima è questa: visto
che tu fai volontariato, mi puoi raccontare come ci sei arrivata?
Io vado una volta in settimana nella
casa di riposo di via della Roggia, mi ha
contattato la segretaria del centro anziani di don Bosco chiedendo se ero di-
sponibile per fare dei lavori manuali con
le signore, ho accettato e ogni mercoledì dalle 9 alle 10 vado in via della Roggia
e lavoro con alcune signore.
ero un po´ curiosa
di vedere l`ambiente
delle case di riposo
che non conosco
Quali sono le motivazioni che ti hanno portato
dentro un progetto di volontariato?
Prima di tutto volevo dare una mano alle signore che mi
avevano chiesto la disponibilità e poi ero un po´ curiosa
di vedere lambiente delle case di riposo che non conosco.
In quale campo si svolge il tuo volontariato?
Con le signore che hanno ancora abilità manuale e che
ci vedono abbastanza bene facciamo dei lavori, dei lavoretti con la stoffe di decorazione e altri tipi di hobbistica a seconda del periodo dell´anno: per Natale per
Pasqua, per Carnevale.
E senti di poter realizzare le tue
potenzialità facendo volontariato?
Sì ho scoperto anche che lavorare con delle persone anziane dà molto perchè ero un po´ prevenuta invece sono
delle signore molto allegre e hanno da raccontare tante
cose e si appassionano a quello che fanno come se fossero dei ragazzini.
Ti è costata fatica rispondere
a qualche domanda e se sì a quale?
No perchè in genere poi io spiego soltanto come si fanno
i lavori e lascio che siano le signore che raccontano degli
episodi della loro vita, che trovo sempre molto interessanti. Bene ti ringrazio per la disponibilità e ci sentiamo
presto. Arrivederci .... eh tutto qua?
antonietta
09
Marta racconta
Conosco Marta da molto tempo e la intervisto chiedendole
di dirmi quale conoscenza ha del volontariato.
Si, posso,
posso parlarti
del volontariato
che ho saputo.
Posso dire che le persone che lo fanno,
per loro ho una grande stima perché
sono persone che lo fanno per rendersi
disponibili verso gli altri. È quasi un bisogno loro di dare aiuto morale e psicologico! Il mio primo volontariato è stato
in un ospedale da campo militare a Bolzano. Allora, avevo sedici anni a guerra
finita nel 1945. Per sei mesi ho dato una
mano a una mia amica; ero molto giovane. Nell’età adulta sono stata presa nel
dare, e di questo ho fatto tre anni.
Aspetta… c’è l’avevo davanti. Si, adesso ricordo. È stato quando mi prestavo
a rispondere a persone disponibili all’ascolto; erano persone che avevano bisogno di confidarsi.
Le persone erano quasi tutte angosciate nel bisogno di raccontare dei loro figli nelle prese della droga, o dai mariti
dall’alcool. Io, ero contenta di ascoltare
“Però, se potessi ritornare
indietro col tempo,
lo rifarei”
la persona che mi chiedeva una parola di conforto, anche se commuovendosi singhiozzava. C’erano persone
che non erano disperate ma, la solitudine spingeva a
prendere il telefono per cercare una parola, un amico disponibile all’ascolto per dare uno sfogo. Questo servizio
era nel più assoluto anonimato, per cui, non potevi dare
soluzioni o consigli a tuo giudizio. Di tanto in tanto… il
direttore riuniva spesso noi volontari, ci invitava a non
dire i nostri nomi con chi parlavamo, di stare molto vicini a loro moralmente, con sentimento con l’altro capo
del telefono e nello stesso tempo restare lontani confidenzialmente, visto che le stesse persone chiamavano
spesso e per questo motivo cambiavamo spesso turni.
Io, rimanevo ferma come uditrice, anche perché non
conoscevo chi fosse la persona; certo, alcune storie
commuovevano, però dovevo ritornare a casa tranquilla
dalla mia famiglia, perché tutte le sere c’erano nuove
storie.
Ricordo di storie, o non storie, o delle cose di poca importanza. Esempio:
Una assidua signora avanti con l’età che viveva da sola,
lei, telefonava verso sera per raccontare la sua giornata; anche un piccolo pettegolezzo. Poi diceva, che dopo
avere raccontato andava a letto contenta. C’erano persone che parlavano di cose di poca importanza.
ah! Si. L’esempio di una donna che perde un pezzo di vita
per un uomo per amore sapendo che non sarebbe dura-
to, controcambiato.
Un altro: Un uomo chiamava spesso verso sera dalla stazione ferroviaria al telefono amico. Capivo la provenienza della telefonata, perché sentivo i rumori dei treni e i
loro fischi. ------Se vuoi sapere dai giovani…
Mma…giovani, poco avevano bisogno, i giovani, e poi i
giovani non chiedevano aiuto, per lo più chiamavano persone che avevano sulle spalle una buona parte della vita,
i loro problemi.
Magari vorresti sapere se tornerei volentieri al telefono
amico… E...son passati trenta anni da quando ho lasciato. A questa età? Nooo…perché sono di un altro tempo,
pur avere accumulato esperienza della vita e sapere
ascoltare un po’ di più. Però, se potessi ritornare indietro col tempo, lo rifarei. È stata un’esperienza costruttiva anche per me ascoltare i problemi degli altri. Dopo
tutto… oltre avere dato, ho ricevuto.
• Intervista fatta con l´uso del registratore
Grazie Marta,
hai raccontato le tue esperienze
vissute da volontaria fin da
giovanissima.
Persone come te,
sono preziose nella vita
10
Paolo, il volontario
Conosco Paolo. Gli chiedo se posso un’intervistarlo riguardo
al volontariato. Accetta con entusiasmo la proposta,
raccontandomi i suoi venti anni vissuti da volontario.
Mi chiamo Paolo.
Ho 37 anni. Sono nato a Bolzano. Da
tre anni abito in via Nicolò Rasmo nel
rione Casanova. Ho iniziato a fare volontariato non retribuito venti anni fa
con il gruppo giovani della Croce Rossa
fino a che non sono stato chiamato negli Alpini per il servizio militare. Dopo
il congedo, m’inserii negli alpini della
Protezione Civile. Lasciato il gruppo,
da sette anni sono Vigile del Fuoco volontario di Oltrisarco, Aslago. Da quattro anni il ritorno alla Croce Rossa.
Certamente, prima di essere un buon
volontario sono stato addestrato per
operare facendo accurati corsi della
specialità. Le specialità sono diverse
e nel loro fine si assomigliano, portano
al soccorso. Il mio impegno in loro è di 3
ore, 3-4 volte alla settimana. Rimango
in servizio al venerdì o al sabato sera
fino al mattino in caserma di Oltrisarco a rotazione con la Croce Rossa.
Fare ciò che faccio, cioè, per primo: la
passione di fare il vigile del fuoco è di
non avere paura di niente.
Se hai paura non fai il vigile del fuoco. Nel secondo caso
come soccorritore della Croce Rossa è: la possibilità
di fare il soccorritore in ambulanza e come esperienza personale portare soccorso alle persone negli incidenti stradali, soccorsi in casa, altri tipi di soccorsi e
malesseri alle persone. A volte arriviamo noi Pompieri
prima delle ambulanze e diamo la prima assistenza al
posto della C. R. Come vedi le due cose-. Pompieri e C.
R. hanno assolutamente la stessa importanza.
Io vivo il volontariato come un lavoro. Praticamente...
non vengo ripagato in denaro, bensì in soddisfazioni di
aiutare le persone che hanno bisogno ed è così che vengo ripagato.
Nell’ambito del soccorso, il volontariato serve tanto. La
Provincia di Bolzano è al top a livello nazionale. Di noi
soccorritori c’è sempre bisogno...serve, serve sempre
ed è un aiuto alle istituzioni, li dove non arrivano con
uomini e mezzi. Ho vissuto molte esperienze e quella
che mi ha colpito di più sono stati i dieci giorni vissuti
come volontario della C. R. a l’Aquila dopo pochi giorni
dal terremoto. Ho operato con mansioni di soccorritore
e tutto fare. Lì, ho vissuto una esperienza a contatto
della gente del luogo vivendo le emozioni nella città dal
vivo con tutte le sue macerie, guardando i disastri in un
panorama. Di loro mi hanno colpito i racconti le paure, i disagi della gente di quei giorni che non si possono
dimenticare che ancora vivono nei miei ricordi in una
esperienza personale.
Chi da venti anni mi ringrazia onestamente di avere ricevuto, dò volentieri il mio tempo e questo mi appaga,
incominciando dalla C. R. per essere arrivati in tempo
in un posto di un incidente stradale, ai Vigili del Fuoco
per finire. Quando finisco il turno di sevizio, dopo avere
spento un incendio sono stanco, però penso le persone
che abbiamo salvato, animali, cose, con i miei compagni
di viaggio, di avventura.
In queste cose non mi sento servo degli altri, ma servitore qualificato preparato attraverso i corsi, per
esempio: esercitazione di squadra di pronto intervento
della Croce Rossa N. B. C. R. ( Nucleare, Batteriologico, Radiologico, Chimico. ) Sabato sera abbiamo fatto
un’esercitazione dei vigili del fuoco.
Sono disposto a continuare questa strada fino a che
sarò abile e avrò la forza.
Paolo ha finito di raccontarmi le cose più importanti da
lui vissute. Io l’ho ringraziato da parte mia e dall’Associazione La Vispa Teresa augurandogli di continuare a
dare il contributo a chi ne ha bisogno.
“in queste
s e r v o d e g l c o s e n on m i
qualificato i altri, ma ser sento
p r ep a r a t o v it o r e
”
Storie in tavola
La piazzetta Anne Frank, nel cuore del rione Ortles-Similaun,
è stata teatro del primo esperimento di Teatro di Comunità:
titolo “Le storie in tavola”.
È da alcuni anni che l’Associazione la Vispa Teresa si occupa
(anche) di storie di vita, sia come semplice momento per
stare insieme sia come approfondimento reciproco sulle
rispettive vite, dai singoli episodi ai grandi avvenimenti.
Ed è così che questo progetto è proseguito con la
pubblicazione di “Gocce biografiche”.
Backstage e manifesto del progetto
“Storie in Tavola”
a cura di D.Falzone
Storie sospirate, ascoltate, desiderate, conquistate e
scritte, storie liberate su un palco di quartiere…e la Vispa
Teresa continua nella caccia di storie ed emozioni in volo
a cura di:
Linda Martini e Andrea Sacchet
Grafica:
ONLUS