Numero Luglio 2012

Transcript

Numero Luglio 2012
LUGLIO 2012
F I S AC
CG I L
C A S T E L L I
R O M A N I
ANNO SECONDO NUMERO 6
F I S AC A S T E L L I RO M A N I
per fare il punto della situazione...
...invitiamo tutti ad informarci su quanto accade presso le loro strutture contattandoci o inviando le
loro osservazioni a questo indirizzo: [email protected]
Abbiamo anche creato una pagina su Facebook che potrete raggiungere all’indirizzo
www.facebook.com/Fisac.Castelli. dove condividere tutte le informazioni che ci riguardano
GLI APPRENDISTI STREGONI
BCC - VALORE AL LAVORO
LA NAVE DEI FOLLI
Editoriale di Maurizio Delladio
Gli apprendisti stregoni di Unicredit
Ci troviamo a parlare spesso delle pressioni commerciali, condotte
a mezzo di email farneticanti ed offensive, di riunioni estemporanee
organizzate nella pausa pranzo o a fine orario di lavoro, di chat
persecutorie a cadenza non solo quotidiana ma oraria che
producono spesso in chi le riceve effetti contrari a quelli attesi...
Situazioni che denotano un atteggiamento spesso ai limiti del
comportamento antisindacale e che disattendono anche le più
elementari norme etiche professionali.
Ci troviamo questa volta a soffermarci con attenzione proprio
sull’aspetto relativo alle capacità professionali dei “dirigenti” che
tracciano le innovative linee guida di questa azienda.
Anche perché le attività appaltate, accentrate, delocalizzate e di
direzione, non sembrano subire gli “indispensabili” tagli a cui sono
esposte le strutture periferiche.
Alla compensazione di questi continui tagli di risorse nelle filiali, ormai ridotte a lumicino, sembrerebbe
concorrere l’attività di decanalizzazione di alcune operazioni quali bonifici e deleghe tributi.
Fin qui, restando nella pura teoria, tale scelta potrebbe sembrare se non saggia quantomeno inevitabile e
finalizzata a liberare il poco personale delle filiali da incombenze onerose. Un progetto partorito circa tre anni fa
dalle fervide menti dei nostri spiriti guida che sembra cominciare ad avere una parvenza di realizzazione pratica
solo negli ultimi mesi.
Un progetto ambizioso e non privo di difficoltà non solo operative: basti pensare alla laboriosa opera di
convincimento nei confronti dei clienti, generalmente restii a vedere con occhio positivo un lineare percorso
decanalizzato alle loro operazioni ed altrettanto poco creduli di ricevere a casa in tempi ragionevoli le contabili
di quanto richiesto. Ma si sa, le “innovazioni”, incontrano sempre diffidenza...
Il problema è che alla realizzazione di progetti e innovazioni dovrebbero essere preposte teste pensanti ma non
sempre questo accade.
Sintomatico è quanto avvenuto nel corso della seconda decade di giugno, in occasione del pagamento dell’Imu.
Era facilmente prevedibile che una tassa come questa avrebbe prodotto una discreta mole di lavoro. Noi però
abbiamo dalla nostra le “innovazioni”.
Coscienti delle nuove modalità operative di Branch One, abbiamo subito avuto la netta sensazione che tutto
sarebbe andato nel migliore dei modi. La decanalizzazione avrebbe risolto ogni problema ed avremmo potuto
dormire tra due guanciali.
In pedissequa adesione ai disposti aziendali ed alle pressioni in tal senso più volte ricevute dai nostri preposti,
abbiamo iniziato ad invitare tutti i nostri clienti ad addebitare in conto il pagamento dei tributi, procedendo alla
decanalizzazione.
Tutto bene fino a quando non siamo arrivati alla scadenza dell’imposta...
Sulla famigerata bacheca appare un primo messaggio che segnala la sospensione del servizio di decanalizzazione
per il 18 giugno.
Verrebbe intanto da chiedersi:
• perché partecipare questa difficoltà solo il giorno della scadenza, senza aver provveduto di giorno in giorno agli
addebiti?
• ci si è resi conto che l’arbitraria ed inattesa scelta di bloccare l’attività proprio in questa giornata ha
comportato un aggravio notevole di lavoro nelle filiali proprio nel giorno di maggiore affluenza?
Ma non finisce qui. Intorno alle 13:30 un’altra novità prende posto in bacheca: l’invito a “riportare in agenzia” la
lavorazione delle deleghe F24 già decanalizzate lo scorso venerdi 15 giugno”
Siamo alla follia. Non solo si è reso improvvisamente indisponibile un servizio ma si è anche ribaltata la sua
operatività sulle filiali. Se le deleghe in questione fossero state direttamente inserite dagli operatori,
probabilmente il carico di lavoro sarebbe stato diluito nella giornata di venerdi mentre, nella giornata successiva
alla scadenza, ci si è trovati a dover inserire tutte le deleghe con valuta antergata e tassativamente in quella
giornata. La possibilità infatti di operare con una data pregressa è relativa al solo giorno successivo.
Proprio le filiali che hanno fatto maggiormente ricorso alla decanalizzazione, come la Filiale di Rocca di Papa e
Cava dei Selci, hanno dovuto sostenere i maggiori carichi del disservizio. Presso la filiale di Marino Cava dei
Selci, nella giornata del 18, i colleghi sono usciti intorno alle 20:00. Presso la Filiale di Rocca di Papa l’incidente è
stato superato anche grazie alla fattiva collaborazione operativa della OBP del Territorio sig.ra Gualfetti che di
fronte alle dimensioni del problema si è posta materialmente a passare le deleghe per ben due giorni. Difficoltà
ovviamente amplificate si sono presentate in filiali di dimensioni meno modeste.
Verrebbe da chiedersi quale mente superiore e per quale recondito motivo, a fronte dell’incapacità del servizio di
assolvere alle sue incombenze, non abbia preso in esame l’ipotesi di potenziare temporaneamente il servizio
stesso, evitando di accollare ai già ridotti organici delle filiali i problemi rivenienti da errate valutazioni del
servizio preposto.
Sembrerebbe scontato che la sintesi fosse sempre preceduta dall’analisi. Ma questa logica lapalissiana sembra
continuamente confutata da Unicredit dove la parola analisi sembra essere ai più ignota.
Analisi necessaria in progetti che puntano a cambiamenti operativi che non possono prescindere da una
profonda conoscenza delle realtà.
Analisi necessaria nella scelta di compiti di direzione che sembrano essere attribuiti in maniera del tutto casuale
a generici e comparse, davvero poco adatti a rivestire ruoli significativi in opere non alla loro portata.
Banche di credito cooperativo.
Consolidare il sistema della
cooperazione di credito.
Dare valore al lavoro.
di Giovanna Tripodi
Mentre scriviamo ci arriva la proposta di Federcasse di riprendere dal prossimo 16 luglio le trattative per il
rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro.
Andremo a vedere.
Intendiamo verificare se la Controparte ha rivisitato le proprie
posizioni - che ci avevano indotto ad interrompere le trattative
– ma, in primo luogo, intendiamo effettuare quel confronto
analitico e puntuale sulle singole materie che ci consenta di
valutare se e a quali condizioni il rinnovo sia oggi possibile.
I Contratti nazionali sono scaduti il 31 dicembre 2010 ( CCNL
Aree professionali e Quadri direttivi; CCNL Dirigenti ).
Sono coinvolte circa 36.000 persone che lavorano alle
dipendenze delle banche e delle società del Movimento di
Credito cooperativo.
Sono le persone alle quali, in queste settimane, dopo
l’interruzione delle trattative, le Organizzazioni sindacali si sono rivolte in tutto il Paese per informare, discutere,
chiedere il sostegno e il mandato.
Flessibilità e riduzione dei costi. Questa la declinazione da parte di FEDERCASSE al tavolo delle trattative dei
propri obiettivi.
“Questa richiesta comporta dei costi”. Molto spesso questa è stata la risposta della Controparte alle
rivendicazioni contenute in Piattaforma.
Le Delegazioni sindacali trattanti del Credito cooperativo sono pienamente consapevoli che nell’universo PAESE
che ci circonda la situazione del lavoro è sempre più grave. La precarietà tracima e la disoccupazione dilaga.
La nostra CGIL è in prima fila nelle battaglie per cambiare le politiche sociali ed economiche.
La situazione sta superando ogni sorta di tollerabilità politica e sociale. In particolare nel Sud. Sappiamo che nel
2012 il Pil Italiano continuerà a diminuire. Dell’1,3 per cento (secondo le previsioni più ottimistiche) e del 2
(secondo quelle più pessimistiche). Con una differenza. Mentre al Nord la diminuzione sarà dello 0,8, al Sud
arriverà al 2,9 per cento. Ma proprio perché siamo quindi in presenza nel nostro Paese non solo di una drammatica questione
sociale ed economica, ma anche di una potenziale minaccia alla democrazia, qualsiasi ipotesi di maggiore
flessibilità e di riduzione dei costi per essere valutata, richiede chiarezza e comporta la necessità di precisi
contrappesi in termini di diritti normativi ed economici per i lavoratori, oltre che di comportamenti rigorosi e
coerenti da parte di chi rappresenta e amministra le Aziende.
La sapienza contadina insegna che “ nessuno è mai riuscito a succhiare e fischiare simultaneamente “.
Ebbene, se il Movimento intende consolidarsi, noi ci siamo.
Continuiamo a credere che l’economia abbia bisogno non soltanto di imprese con fine di lucro ma anche di un
solido tessuto di credito cooperativo a fini veramente mutualistici.
Ma tanto più ai lavoratori deve essere riconosciuto e confermato, in termini economici e normativi, un quadro di
diritti contrattuali troppo spesso messi in discussione o dimenticati anche quanto la “ barca andava “.
Tanto più chiediamo di conoscere, chiediamo che i lavoratori siano coinvolti nei “ cantieri “ aperti dal Movimento
per ristrutturarsi e riorganizzarsi.
Il Sindacato non può essere chiamato soltanto quando c’è da tagliare per effetto di gestioni non assennate ( non
pochi i casi di gestioni addirittura spregiudicate…. ).
Non si può “ firmare “ un Contratto di lavoro e poi scoprire che la sua applicazione diventa una “ variabile “ a
livello locale e/o di singola azienda.
Essere ragionevoli e responsabili non ha mai voluto dire essere arrendevoli.
Pertanto, si ritorna al tavolo di trattativa per trovare soluzioni da sottoporre ai lavoratori in tema di salario,
orario, inquadramenti, regole per la gestione e l’applicazione del contratto, assistenza e previdenza, comporto per
malattia, contrattazione integrativa.
Con un obiettivo privilegiato. Salvaguardare per tutti i lavoratori del Credito cooperativo le condizioni per una
occupazione qualificata e una prospettiva professionale; riconoscere ai lavoratori più giovani una condizione
reddituale e professionale adeguata allo straordinario impegno loro richiesto.
LA NAVE DEI FOLLI
di Giampiero Sacchi
Cari compagni,
urge una riflessione profonda sul futuro del sistema
bancario. I fatti di questi ultimi giorni sono di una tale
gravità da prefigurare una nuova crisi mondiale del
credito e delle banche, forse più grave di quella del
2008/2009 per le conseguenze sugli Stati, ma
sicuramente più grave di essa per le conseguenze che
ne deriveranno sui lavoratori tutti ed in primis sui
dipendenti delle banche.
Contrariamente a quello che ci hanno raccontato la
crisi delle banche e dei loro bilanci non è stata affatto
risolta nel 2008/2009 e le centinaia di miliardi di dollari
e di euro di denaro pubblico che sono stati spesi sia negli Stati Uniti che in Europa per evitare il fallimento delle principali
banche mondiali sono serviti unicamente a tamponare la situazione ed a rimandare nel tempo il momento in cui il fallimento
di una grande banca internazionale darà il via ad una crisi di dimensioni mondiali al cui confronto quella del 1929 sembrerà
una barzelletta.
La gravità della situazione è tale che nella riunione di fine Giugno dei capi di stato europei, convocata per fare il punto sulla
situazione della Grecia, di quest'ultima non si è parlato quasi per nulla, ma si è affrontato quasi esclusivamente il problema
degli interventi a favore delle banche spagnole, che rischiano di fallire non solo e non tanto perché i loro portafogli sono
pieni di titoli del debito pubblico spagnolo, bensì perché in quattro anni nulla hanno fatto per raddrizzare bilanci disastrati
dalle speculazioni sui titoli spazzatura e sui derivati o comunque quello che hanno fatto non è stato sufficiente ed il fiato
corto delle alchimie finanziarie ci riporta oggi alla stessa situazione di quattro anni fa.
La situazione è talmente grave e la dimensione dell'intervento della BCE e del Fondo salva Stati talmente enorme, che per
non affossare definitivamente lo stato spagnolo con un ulteriore incremento del suo debito hanno trovato una soluzione
brillantissima : i finanziamenti non saranno erogati allo Stato e poi da questo girati alle banche, ma saranno erogati
direttamente alle banche stesse, con il non trascurabile corollario che in questo modo sul prestito non vi sarà più la garanzia
dello Stato e quindi in caso di fallimento delle banche non ci sarà più nessuno a cui richiedere indietro i soldi.
In Italia la situazione non è per nulla più rosea, tant'è che se fino a qualche mese fa qualche anima ingenua ragionava ancora
in termini di creazione di nuova occupazione nel settore a fronte di una forte moderazione salariale, le banche non appena
incassato un contratto che gli da sostanzialmente mano libera nell'organizzazione del lavoro, hanno provveduto
immediatamente a chiarire le loro intenzioni buttando alle ortiche i precedenti piani industriali ed approntandone di nuovi
nel giro di sei mesi, che promettono lacrime e sangue per i lavoratori.
La prima ad uscire allo scoperto in maniera pubblica è stato il Monte dei Paschi, poiché tra le grandi banche italiane è quella
che al momento sta peggio, ma le altre seguiranno a ruota e produrranno dei piani industriali fotocopia perché la crisi è di
sistema e tutte le banche faranno le stesse cose : migliaia di esuberi, chiusura di centinaia di filiali, contratti di solidarietà di
vario tipo, disdetta degli accordi integrativi aziendali, esternalizzazione dei consorzi di back office e forse degli stessi centri
contabili, dato che la disdetta degli accordi integrativi serve proprio, come scopo principale, a far decadere gli accordi di
garanzia che prevedevano il rientro in azienda dei lavoratori dei consorzi in caso di cessione.
Ma non basta perché a causa della riforma Fornero che ha alzato l' età pensionabile anche fino a cinque anni, lo strumento
del Fondo Esuberi non ha più platea almeno per i prossimi tre/quattro anni e quindi è di fatto inutilizzabile, mentre al tempo
stesso il decreto di riforma del mercato del lavoro, una volta superato l' iter parlamentare, renderà più facili i
licenziamenti sostituendo il reintegro con l' indennizzo e riducendo contemporaneamente durata ed entità degli
ammortizzatori sociali.
1. Mi sovvengono alcune ardite riflessioni filosofiche :
2. ma tutto questo non era prevedibile sei mesi fa dai centri studi della sinistra e del sindacato ?
3. ma siamo sicuri che questo governo operi nell'interesse del paese e non magari nell'interesse dei banchieri ?
4. ma siamo sicuri che salvando le banche si fa l'interesse generale e non quello particolare degli azionisti delle medesime ?
5. ma come si fa a pensare che la crisi delle banche possa essere risolta da quegli stessi maneggioni che l'hanno creata e che
si continuano ad arricchire come nulla fosse ?
6. Ma perché il cetriolo deve sempre finire in culo all'ortolano ?
Nell'attesa che qualcuno, se ne ha voglia e tempo, provi a dare delle risposte concludo con un vecchio detto :
" se combattiamo possiamo perdere, ma se non combattiamo perdiamo di sicuro, quindi combattiamo ! "
Ecco cari compagni forse è giunto il momento di combattere, se ancora ci ricordiamo come si fa.
5 luglio 2012
Mps anno zero: Profumo di lacrime e sangue
di Lorenzo Dilena - da LINKIESTA
Il nuovo vertice di Mps ha annunciato una svolta radicale
nel mondo bancario italiano: riduzione delle dimensioni, dei
volumi, delle filiali e del personale nel tentativo di
riaccendere il motore del gruppo senese. Il rischio di
esecuzione è alto e almeno due importanti assunzioni
sembrano fin troppo ottimistiche. Ma già da ora il piano di
Profumo e Viola appare come un nuovo “benchmark” che
apre una fase di grandi, e dolorose, ristrutturazioni
bancarie in Italia.
Il paziente è in stato di coma a prognosi riservata. La cura
prevede una serie di interventi lunghi e di difficile esecuzione. Il successo, poi, dipende anche dall’assenza di
complicanze che sono però alquanto probabili, e su cui i medici nulla possono. Le premesse, insomma, sono
tutt’altro che favorevoli per il rilancio – ma sarebbe più realistico parlare di resurrezione – della Banca Monte dei
Paschi di Siena.
Le condizioni in cui i nuovi vertici del gruppo senese, il presidente Alessandro Profumo (uno degli ottanta soci de
Linkiesta) e l’amministratore delegato Fabrizio Viola, hanno preso in carico “il paziente” dalla gestione Mussari
sono oggettivamente disperate. Non solo per la mancanza di patrimonio che, nell’impossibilità di fare ricorso al
mercato dei capitali, verrà temporaneamente colmata ricorrendo ai prestiti di Stato (3,4 miliardi di euro di Grilli
bond, 1,5 miliardi al netto del rimborso dei precedenti Tremonti bond). Nella tesoreria c’è un buco di liquidità di
30 miliardi, per ora integralmente tamponato ricorrendo alla Bce. Ma il problema è che il motore gira a vuoto: l’attività bancaria tradizionale non fa utili, anche al netto delle
svalutazioni straordinarie dell’avviamento. L’errore fatale dell’ex presidente Giuseppe Mussari, l’acquisto di
Antonveneta per 10 miliardi decisa un weekend, è stato aggravato dalla responsabilità di non avere gestito
l’integrazione industriale. Nel 2011 il risultato operativo consolidato (540 milioni) sarebbe stato nullo o persino
negativo senza il margine netto (2% circa) ottenuto sul molto deprecato portafoglio Btp da 25 miliardi. Da un
lato, la crisi del debito governativo ha portato a minusvalenze implicite per le quali l’Eba ha chiesto il famoso
“cuscinetto” patrimoniale aggiuntivo di 3,3 miliardi. Dall’altro, appare chiaro che nel 2009-2010 la costruzione di
tale posizione in titoli governativi, che ha trasformato Mps in un hedge fund specializzato in carry trade – e su cui
Mussari è riuscito a sbagliare anche la copertura in swap –, è servito a rimpiazzare la scomparsa della redditività
caratteristica della banca. Oltre che patrimoniale e di liquidità, la questione è soprattutto industriale. Esacerbata nel caso di Mps, ma non
molto diversa, nella natura, per gran parte del sistema bancario italiano. Ancora troppo legato a un modello
distributivo e a un’organizzazione del lavoro basati su filiali territoriali superate dalla tecnologia e dal
cambiamento delle abitudini della clientela. La crisi, insomma, è strutturale: il paragone con il collasso
dell’industria siderurgica italiana nei primi anni ’80 non sembri esagerato.
I nuovi vertici di Mps hanno presentato un piano quadriennale che promette una svolta radicale all’insegna del
downsizing, un ridimensionamento che punta al recupero di produttività e redditività (630 milioni al 2015). La
parola d’ordine è riduzione: delle dimensioni, dei volumi, delle esigenze di liquidità, dei costi operativi (-565
milioni), della presenza territoriale, del personale, dei dirigenti (il 20% in meno), della retribuzioni (-5% per 12
mesi una tantum). Saranno chiuse 400 filiali e si procederà a dismissioni di controllate e rami aziendali (il polo
informatico). La necessità di finanziamento delle attività da cedere (6,3 miliardi per Consum.it e oltre 5 per il
leasing) renderà arduo trovare compratori. Il fatto che non ce ne sia stato uno per la “piccola
Antonveneta“ (marchio più 250-300 agenzie) la dice lunga. La buona notizia è che ieri è stata conclusa la cessione
Biverbanca per 203 milioni: era stata comprata nel 2007 da Intesa Sanpaolo per 390 milioni. A fine piano ci si attende un calo del personale di 4.640 unità dai 31.170 del 2011 (-14%). La gestione
dell’intervento si annuncia complicata, il timore di contratti di solidarietà e mobilità spinge i sindacati verso lo
sciopero. Il raggiungimento dell’obiettivo di incremento della produttività, con un piano che mira a piazzare
polizze assicurative dell’azionista e partner Axa – sostituendo quindi margine di interesse (previsto in calo) con le
commissioni – è tutto fuorché garantito. Servirà la collaborazione e la rimotivazione del personale, e il clima è
tutt’altro che sereno fra le mura di Rocca Salimbeni. Profumo ha parlato di un piano pensato in condizioni avverse “con il vento a prua”, contrario insomma alla
navigazione verso un porto sicuro. La sfida è titanica tanto più per un manager abituato a viaggiare con il vento
del mercati in poppa, fino alla brusca frenata imposta dalla crisi del 2007-2008. Ora, è vero che le assunzioni
macroeconomiche su cui il piano è formulato mettono in conto recessione e turbolenze varie. Ma va detto
anche che ci sono due scommesse piuttosto forti. La prima è che lo spread fra Btp e Bund si riduca
progressivamente fino ad toccare a 220 punti nel 2015 (dai 450 di fine 2011). La seconda è che negli anni a venire
ci sarà meno bisogno di accantonamenti sui crediti, con un costo del rischio (cioè, l’incidenza % degli
accantonamenti sul totale impieghi) in discesa allo 0,77%, una riduzione del flusso di nuove sofferenze e persino
un aumento del tasso di copertura delle sofferenze totali. Tutto questo in un contesto di riduzione dei volumi
degli impieghi. Due scommesse così oggi sono un azzardo. O testimoniano per lo meno un ottimismo della volontà utile per
iniziare un percorso di ristrutturazione che renderà il boccone Mps meno indigesto per il nuovo socio di
riferimento (Axa?). Entro l’orizzonte del piano, andrà trovato un partner che partecipi alla ricapitalizzazione della
banca (1 miliardo) e ne prenda il controllo, diluendo al Fondazione Mps al 15% o forse meno. Nel frattempo, di
dividendi non se ne vedranno: gli utili che verranno (per il 2012 è probabile una perdita anche per l’ulteriore
abbattimento dell’avviamento) saranno accantonati per rimborsare 3 miliardi di Grilli bond entro il 2015.
Riuscirci davvero è l’altra grande scommessa forte del piano, salvo che si faccia già conto su una conversione dei
prestiti statali che porterebbe il Tesoro nell’azionariato.
Ad ogni modo, con il piano di Profumo e Viola, il Montepaschi ha rotto il ghiaccio: in Italia è cominciata l’era delle
grandi, e dolorose, ristrutturazioni bancarie, che porteranno molti a ridurre le dimensioni. Strana nemesi per
l’uomo che per primo aveva pensato a modelli di gigantismo bancario che si sono poi mostrati fragilissimi al
vento della crisi. Leggi il resto su
Il perché di una tessera stracciata
Raccogliamo e con rammarico pubblichiamo lo sfogo di un nostro collega. Sperando che possa trovare presto i
motivi per recedere dalla sua scelta, non possiamo che tenere conto di quanto dice e delle sue legittime
perplessità.
Il nostro sindacato ha storicamente sempre offerto dei distinguo rispetto ad altre analoghe organizzazioni e non
ha mai puntato al tesseramento con la logica massonica dell’associazionismo di comodo e di potere. E perdere
un iscritto è per noi un problema di contenuto e non di numeri.
E’ bene quindi fare tesoro di quanto dice Marco e dalla riflessione approdare al superamento di un momento
sicuramente difficile nel quale tutti noi dobbiamo fare la nostra parte.
Un gesto sofferto, non è facile spiegare la tristezza e la disperazione presenti in questo gesto, ancora mi capita di ripensarci e
sinceramente ci sto male.
Ma in questo tipo di sindacato non mi riconosco più. Non mi ci riconosco per tanti motivi.
Non mi si venga a dire "si ma anche gli altri e quindi noi purtroppo.......", per me il sindacato è sempre stata la CGIL e basta,
di quello che fanno gli altri più o meno asserviti al potere non me ne frega niente.
Io sono entrato nel lontano 1981 e ricordo ancora con entusiasmo le lunghe e dure lotte di quei tempi, quando il sindacato
era presente tra i lavoratori e organizzava i turni di sciopero per non creare enormi disagi economici ai lavoratori, si
scioperava 2 ore per qualifica al giorno per settimane, sotto continue minacce da parte della dirigenza e l'esasperazione dei
clienti, ma si metteva in crisi la banca; io appena assunto partecipai sempre e con entusiasmo, e forse per questo mi sono
giocato il mio futuro in banca, ma non me n'è fregato mai niente perché credevo in quel che facevo e adesso non vivo di
rimorsi e di rimpianti.
"Si ma adesso è diverso, i giovani entrati adesso non sciopererebbero, non hanno coscienza sindacale", parole solo parole, la
coscienza si crea giorno dopo giorno, con la presenza e l'aiuto del sindacato e non lasciando che il berlusconismo dilagante
la faccia da padrone. La paura che possono avere le nuove generazioni va capita aiutata ed infine superata.
La partecipazione era massiccia e i risultati contrattuali arrivavano a pioggia, certo il mio sindacato lo toccavo con mano, mi
interpellava sempre prima che i fatti avvenissero, prima e non dopo, non mi diceva accontentiamoci in fondo abbiamo
rinnovato il contratto, non leggevo sempre e solo le notizie sulla mia mail con firme di persone che non so nemmeno se
esistono veramente, con comunicati sempre firmati unitariamente, ma che ho io a spartire con l'ugl? Mistero glorioso.
Con un comunicato unitario mi hanno avvisato che era stato firmato il pre accordo, con un altro mi hanno detto che le
assemblee post firma hanno dato risultati di assenso al contratto con percentuali intorno al 60%, nell'assemblea a cui ho
partecipato sempre dopo, i no sono stati 30 e i si 1. Ultimo comunicato unitario mi avverte di non fare spese perché il Vap
l'azienda ce lo concederà quando e se riterrà opportuno, questi sono i fatti il resto è solo noia come canta Califano.
Spero un giorno di iscrivermi di nuovo al mio sindacato e di poter mostrare la mia tessera con orgoglio, purtroppo adesso
non è cosi.
Marco Galieti - Unicredit Artena
Accadde a luglio
James Douglas "Jim" Morrison
(Melbourne, 8 dicembre 1943 – Parigi, 3 luglio 1971) è stato un cantautore
e poeta statunitense.
Leader carismatico e frontman della band statunitense The Doors, fu uno
dei più importanti esponenti della rivoluzione culturale degli anni
Sessanta, nonché uno dei più grandi cantanti rock della storia[3].
Impetuoso Profeta della Libertà e poeta maledetto, è ricordato come una
delle figure di maggior potere seduttivo nella storia della musica e uno dei
massimi simboli dell'inquietudine giovanile[4]. Era soprannominato il Re
Lucertola e venne paragonato a Dioniso, divinità del delirio e della
liberazione dei sensi.
Jim Morrison nacque a Melbourne in Florida da George Stephen Morrison, ammiraglio in servizio presso la Marina degli Stati
Uniti (deceduto il 17 novembre 2008), e da Clara Clarke (deceduta il 29 dicembre 2005), figlia di un avvocato del Wisconsin.
I genitori di Jim si stabilirono a Pensacola (Florida) nel 1942. A causa della professione del padre la famiglia dovette trasferirsi
diverse volte, e per questo motivo Jim visse i primi anni della sua vita in un clima di notevole "instabilità" essendo costretto a
cambiare spesso casa, scuola e amicizie. Nel 1946 la famiglia si spostò a Clearwater, sul Golfo del Messico e nel 1947 a
Washington prima, e ad Albuquerque poi. Nel 1948 la famiglia si trasferì a Los Altos (California) dove Jim cominciò la scuola
elementare. Con lo scoppio della Guerra di Corea (1950) il padre venne inviato con la flotta sul teatro bellico e nel 1951 la
famiglia tornò nuovamente a Washington. Nel 1952 la famiglia si stabilì a Claremont vicino a Los Angeles (California), dove
Jim frequentò la scuola elementare Longfellow, e nel 1955 traslocò a San Francisco, nel sobborgo di Alameda: Jim si iscrisse
all'ottavo anno di scuola; due anni più tardi cominciò il nono anno al liceo locale rivelandosi studente brillante e istrionico.
Nell'autunno del 1958 cominciò il decimo anno scolastico ma preferiva marinare la scuola e frequentare i locali Beatnik di
San Francisco, fra cui la celebre libreria City Light Books del poeta beat Lawrence Ferlinghetti. Dopo Natale la famiglia
Morrison si trasferì ad Alexandria (Virginia) e ci rimase due anni. Le letture di Jim divennero sfrenate, portandolo ad
accumulare centinaia di libri.[7] Venne iscritto al liceo George Washington, dove stupì gli insegnanti con l'ampiezza delle sue
letture e la notevole erudizione, ottenendo dopo il primo trimestre una menzione d'onore, forte di un quoziente
d'intelligenza fuori dal comune: ben 149. Nell'estate del 1960 il suo umore si fece più cupo e aggressivo, il look trasandato.
Jim Morrison arrivò all'UCLA di Los Angeles all'inizio del 1964, trovò un appartamentino vicino al campus, a Westwood, e
cominciò a condurre una vita in stile bohémien. Ai corsi di cinematografia conobbe Ray Manzarek, che nel luglio del 1965,
sulla spiaggia di Venice Beach, propose a Morrison di formare un gruppo dopo averlo sentito cantare alcune delle sue liriche,
tra cui Moonlight Drive. Nella band confluirono poi il chitarrista Robby Krieger e il batterista John Densmore; il nome The
Doors (Le Porte) fu scelto da Jim Morrison e deriva dal verso di una poesia di William Blake, ripreso a sua volta dallo
scrittore Aldous Huxley nel suo saggio "The Doors of Perception" sugli effetti della mescalina.
Nel marzo 1971Morrison si trasferì con Pamela Courson a Parigi, con l'intenzione di dedicarsi solo alla poesia e smettere di
bere. Il 3 luglio 1971 muore in circostanze mai chiarite del tutto nella casa in cui la coppia alloggiava da pochi mesi, l'ampia
camera di un palazzo Beaux Arts del XIX secolo situato al n. 17 di rue de Beautreillis, nel quartiere de Le Marais. Secondo la
versione ufficiale, viene trovato privo di vita nella vasca da bagno da Pamela. La sepoltura, nel Cimitero di Père-Lachaise,
avvenne tre giorni dopo, alla presenza dell'impresario dei Doors Bill Siddons, giunto frettolosamente dagli USA, di Pamela
Courson e della regista Agnes Varda, amica di Morrison.
A ventisette anni Jim trovò così la tanto decantata fine ("The End… my only friend, The End…"), lasciò tutto ciò che aveva
alla sua amata Pam, inclusa l'ingente mole di manoscritti e taccuini, molto del materiale letterario rimase tuttavia a Parigi.
Dopo la morte di Morrison si fece un gran parlare della maledizione del famigerato Club 27 e cominciarono a fiorire le
prime leggende: Jim fu "visto" a Parigi, Tangeri e New Orleans. I Doors superstiti realizzarono altri due album come trio e si
sciolsero nel settembre 1972. Per il trentennale della sua morte, nel 2001, è stato pubblicato un DVD, The Doors - 30 Years
Commemorative Edition, mentre per il quarantennale Manzarek e Krieger, con Dave Brock alla voce, hanno organizzato un
tour mondiale per onorare l'amico scomparso.
Camarillo’s Music Summer
by Camarillo Bruno Zee
Visto il periodo estivo e l’approssimarsi delle ferie, per questo numero, ho pensato di proporre un
passatempo da ombrellone. Buon divertimento! (le soluzioni saranno pubblicate col numero di settembre)
Across - 11
Across - 31
Down - 2
Down - 18
Bookpedia
by Maurizio Delladio
La Cina siamo noi
di Federico Fubini
Mondadori, pp. 204
Una indagine di taglio giornalistico localizzata in Campania e Calabria che
affronta i temi delle nuove “proposte” di lavoro indirizzate soprattutto ai
giovani.
Un panorama deprimente della balcanizzazione del nostro paese che si dipana
tra call center, sale bingo e vendite online. Che vede occupati precari retribuiti
con salari da fame. Una economia neanche tanto sommersa alla quale sono
approdati tycoon locali di una imprenditoria non legata a regole di sviluppo
tecnologico ma alle leve della compressione di diritti e salari.
Un quadro spaventoso di miseria e sottosviluppo spesso strettamente legato
ad organizzazioni criminali.
Un panorama al quale sono legate le multinazionali che nella logica di brutale
globalizzazione, non tendono ad accrescere la loro competitività attraverso
scelte tecnologiche ed innovative ma solo a delocalizzare per ridurre i costi,
sfruttando lavoro nero e flessibilità.
Federico Fubini lavora dal 2002 al "Corriere della Sera", dove attualmente è vice capo servizio della redazione economica. Si
occupa principalmente di economia e finanza internazionali ed ha coperto eventi come il G7-G8, gli incontri del Fondo
monetario internazionale, il World Economic Forum di Davos.
Quello che segue è un passo del suo libro:
̀
”E’ la delocalizzazione dei servizi all’italiana. Quando, qualche anno fa,Thomas Friedman del «New York Times» scoprì un fenomeno
del genere a Bangalore, in India, scrisse un saggio di successo intitolato The World Is Flat (Il mondo è piatto). Friedman ne era
entusiasta. Per fornire a basso costo i servizi immateriali del XXI secolo, qualunque cosa possa viaggiare su un cavo a fibre ottiche,
ognuno cerca le zone più arretrate del proprio impero scomparso. Lì il lavoro costa meno e la distanza dal punto di consegna non
significa più nulla. Le grandi aziende inglesi o americane o australiane hanno aperto i loro call center in India, dove milioni di ragazzi
parlano la lingua dell’antico potere coloniale; i francesi vanno in Marocco, Mauritania o Burkina Faso; gli spagnoli in Argentina o in
Messico.
Noi italiani, vista la miseria della nostra storia coloniale, andiamo in Calabria. O, come fa Vodafone, gruppo quotato a Londra e
presente in sessantasette paesi, apriamo un call center in subappalto a Gianturco, provincia di Napoli. «The world is flat», ma anche
l’Italia, nel suo piccolo, sta cercando di diventare piatta. È come se l’ex colonia noi ce la fossimo ricavata al nostro interno, nei territori
in cui non più di una persona in età da lavoro su due può vantare ufficialmente un’occupazione. Componete il numero del centralino
dell’Enel a Roma e vi risponderà Catanzaro, fate il 199 di Tim e vi risponderà sempre Catanzaro, fate il 184 di Vodafone e noterete
che l’accento è calabrese, e se poi ricevete una chiamata di Fastweb o di Sky che vi offre un nuovo servizio a un prezzo imbattibile,
anche quella verrà molto probabilmente dalle pendici della Sila. C’è una logica: è l’area dal reddito per abitante fra i più bassi nel
territorio dell’euro. Qui, per chi è sotto i trent’anni c’è sempre meno lavoro, dunque chi ne vuole deve accettarlo a qualunque
condizione.”
FISAC CGIL FEDERAZIONE ITALIANA SINDACATO ASSICURAZIONI E CREDITO
MODULO D’ISCRIZIONE
DA CONSEGNARE AL SINDACATO PROVINCIALE FISAC CGIL
PROVINCIALE DI:
COGNOME E NOME:
AZIENDA:
SEDE DI LAVORO:
CODICE FISCALE:
INDIRIZZO:
CITTA’ / COMUNE:
CAP
PROVINCIA
NATO/A IL
A
EMAIL AZIENDALE
EMAIL PRIVATA
CELLULARE
ALTRO TELEFONO
TITOLO DI STUDIO
DATA ASSUNZIONE
INQUADRAMENTO
TIPO DI ASSUNZIONE:
PART TIME
FULL TIME
SOMMINISTRATO / COCOPRO
APPRENDISTATO
TEMPO DETERMINATO
TEMPO INDETERMINATO
DATA
Il sottoscritto/a dà la sua adesione al Sindacato Fisac/Cgil e
autorizza la propria azienda a trattenere dalla sua
retribuzione, fino a revoca, l’importo del contributo sindacale
nelle misure e con le modalità che verranno segnalate alla
Direzione dell’azienda dalla Fisac/Cgil, direttamente o tramite
la competente Associazione delle Aziende. La presente
annulla ogni precedente delega da me concessa. L’eventuale
revoca autografa della presente iscrizione, da inviare alla
scrivente, comporta la restituzione della tessera rilasciata
nell’anno in corso.
FIRMA LEGGIBILE
INFORMATIVA SUL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI (art. 13 del decreto
legislativo n. 196/2003)
In osservanza di quanto previsto dal D. Lgs. 30 giugno 2003 n. 196, Le forniamo le
informazioni in ordine alle finalità e modalità del trattamento dei Suoi dati personali,
nonché l’ambito di comunicazione e diffusione degli stessi, la natura dei dati in nostro
possesso e del loro conferimento.
Finalità e modalità del trattamento dei dati.
La CGIL/Fisac Cgil, acquisisce dati relativi alla Sua persona per trattarli nell’ambito
della sua attività istituzionale e comunque per le finalità strettamente connesse
all’attività sindacale. La CGIL/Fisac Cgil, previo Suo consenso, tratterà i dati forniti
anche per erogarLe altri servizi di sua competenza, connessi alla tutela in ambito
lavorativo, fiscale, contabile, previdenziale ed assistenziale nonché per inviarLe
informative istituzionali sulla propria attività e su quella degli enti con o senza scopo di
lucro istituiti o costituiti dal sindacato stesso per il perseguito delle medesime finalità di
cui sopra. Ai fini dell’indicato trattamento, il titolare potrà venire a conoscenza di dati
definiti “sensibili”, quali quelli idonei a rivelare l’origine razziale o etnica, le condizioni
religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l’adesione al sindacato,
associazioni o organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico, lo stato di salute o
la vita sessuale. I dati verranno trattati nel rispetto degli obblighi di sicurezza e
riservatezza ad opera di soggetti a ciò appositamente incaricati, mediante strumenti
automatizzati e cartacei atti a raccogliere, registrare, memorizzare, gestire, elaborare,
comunicare ed archiviare le sue informazioni.
Natura del conferimento e conseguenze in caso di rifiuto
Il conferimento del dato è facoltativo. Tuttavia, qualora Lei si rifiuti di conferire i dati
richiesti, potrebbe essere impossibile perfezionare la Sua iscrizione al sindacato e,
comunque, potrebbe essere impossibile o particolarmente difficoltoso, con
conseguente Suo pregiudizio,
garantirle il corretto perseguimento delle finalità istituzionali.
Ambito di comunicazione e diffusione dei dati
Al fine di adempiere correttamente all’incarico conferito, i Suoi dati potranno essere
trasmessi e comunicati ad altri soggetti quali, in particolare, il Suo datore di lavoro o
ente pensionistico o ente bilaterale. In seguito a Suo specifico consenso, i Suoi dati
potrebbero essere comunicati, per consentirle di usufruire dei servizi offerti, o
comunque per essere informati sui servizi offerti, al Patronato Inca e al CAAF CGIL o,
comunque, a enti o persone giuridiche con scopo di lucro o liberi professionisti dei quali
il sindacato si avvale per il perseguimento dei propri scopi. La si informa altresì del fatto
che i Suoi dati personali potrebbero essere resi noti a tutti i soggetti, siano essi persone
fisiche o giuridiche, espressamente nominati come incaricati o responsabili del
trattamento, come tali tenuti agli stessi obblighi di riservatezza che competono al
sindacato e altresì espressamente istruiti sull’osservanza delle norme di sicurezza, così
come potranno essere saranno resi noti agli altri co-titolari del trattamento, quali le
federazioni nazionali, regionali o territoriali. Ove necessario i dati possono essere
inoltre comunicati ad enti paritetici contrattuali. I suoi dati personali non saranno in
nessun caso diffusi.
Diritti riconosciuti
Questo sindacato, ai sensi di legge, Le assicura l’esercizio di specifici diritti quali, in
particolare, il diritto di conoscere i dati trattati, l’origine, le finalità e le modalità di
trattamento nonché di ottenere l’aggiornamento, la rettifica, ovvero, quando vi è
interesse, l’integrazione dei dati. Lei potrà, in ogni momento, chiedere la cancellazione
o il blocco dei dati in violazione di legge od opporsi alla prosecuzione del trattamento.
Potrà inoltre opporsi alla prosecuzione del trattamento effettuato per finalità di
informativa di carattere istituzionale e promozionale o, comunque, finalizzato alla
ricerca di mercato o alla vendita diretta.
Titolare e responsabile
La CGIL/Fisac Cgil riveste la qualità di titolare del trattamento dei dati personali relativi
ai servizi erogati. Le si segnala che, alla luce di quanto dispone lo Statuto CGIL, la
CGIL nazionale è co-titolare del trattamento dei Suoi dati personali, unitamente al
sindacato di categoria e, comunque, alle federazioni regionali e territoriali. Potrà
conoscere l’elenco completo dei responsabili del trattamento, dietro richiesta, presso le
sedi relative.
Consenso al trattamento dei dati personali
letta l’informativa che precede, e consapevole che in mancanza di consenso la CGIL/
Fisac Cgil non potrà procedere al trattamento dei miei dati personali, trattandosi di dati
di loro natura sensibili,
presto il mio consenso
nego il mio consenso
al trattamento dei miei dati comuni e sensibili nei limiti dei dati e delle operazioni
strettamente necessarie per il perseguimento delle
finalità statutarie, nonché alla loro comunicazione ai soggetti indicati nell’informativa,
con particolare riferimento al datore di lavoro nonché agli enti previdenziali ed
assistenziali, agli enti bilaterali e, comunque, a tutte le articolazioni sindacali, nei limiti
in cui la comunicazione sia essenziale per il corretto e completo adempimento degli
scopi statutari nonché degli obblighi stabiliti dalla normativa vigente
2. In relazione alla predetta informativa, inoltre, prendendo atto che la prestazione del
consenso per attività estranee alla tutela del lavoratore o del pensionato non è
obbligatoria e che, in caso di rifiuto, non riceverei alcun pregiudizio,
presto il mio consenso
nego il mio consenso
- al trattamento dei miei dati per finalità di informativa istituzionale e/o promozionale da
parte della CGIL/Fisac Cgil del trattamento;
- alla comunicazione e al successivo trattamento dei miei dati personali comuni e
sensibili, nei limiti di quanto consentito dalla legge e dalle autorizzazioni generali del
Garante e, comunque, nei limiti dei dati e delle operazioni essenziali per l’adempimento
degli scopi istituzionali, alle federazioni nazionali, regionali e/o territoriali della CGIL/
Fisac Cgil, al Patronato Inca, al CAAF CGIL e,comunque agli enti e alle persone
giuridiche con scopo di lucro delle quali si avvale l’associazione sindacale per il
perseguimento
dei propri scopi statutari o, comunque, con essa convenzionate o affiliate, agli uffici
vertenze e/o di tutela individuale nonché a professionisti legali, fiscali e/o contabili da
me eventualmente incaricati di tutelarmi in sede amministrativa e/o giurisdizionale;
- al trattamento dei miei dati personali comuni, ai soggetti ai quali sono stati comunicati,
per finalità di informativa promozionale, commerciale e istituzionale nonché per il
compimento di ricerche di mercato
FIRMA LEGGIBILE
PARTE DA CONSEGNARE ALL’AZIENDA
FISAC CGIL
FEDERAZIONE ITALIANA
SINDACATO ASSICURAZIONI E CREDITO
Intendo aderire con la presente al sindacato Fisac Cgil e autorizza l’azienda a trattenere dalla retribuzione, fino a revoca, l’importo
del contributo sindacale nelle misure e con le modalità che verranno segnalate alla Direzione dell’azienda dalla Fisac Cgil
direttamente o tramite la competente associazione delle aziende. La presente costituisce revoca di qualsiasi precedente delega.
ALTRE ANNOTAZIONI
COGNOME E NOME:
AZIENDA:
SEDE DI LAVORO:
DATA
MATRICOLA
FIRMA LEGGIBILE