La concimazione delle piante in contenitore

Transcript

La concimazione delle piante in contenitore
17. La concimazione delle piante in contenitore
Alberto Pardossi, Paolo Marzialetti
Introduzione
Un razionale piano di fertilizzazione di una
pianta coltivata in vaso o comunque fuori terra
consiste nel somministrare un’adeguata quantità di
elementi nutritivi riducendo al minimo l’impiego
dei concimi. L’obiettivo è, chiaramente, quello di
ridurre il costo di produzione e, soprattutto, limitare il più possibile l’inquinamento ambientale
provocato dai nutrienti, come l’azoto e il fosforo,
veicolati dalle acque di drenaggio. Questo obiettivo non può prescindere dall’ottimizzazione dell’irrigazione che, di fatto, si realizza attraverso la
determinazione della frazione di drenaggio (Leaching Fraction o LF) ottimale sulla base della quale
può essere prima definito e poi controllato il regime irriguo. La tab. 1 illustra i passaggi necessari
per arrivare alla definizione completa del programma di concimazione.
Le esigenze nutritive delle colture
Le specie ornamentali, come tutte le piante coltivate, possono essere raggruppate in base ai fabbisogni di elementi nutritivi, soprattutto per quanto
riguarda l’azoto. Classificare le specie in almeno
tre categorie (con fabbisogno nutritivo basso, medio o alto) consente di scegliere il regime di fertilizzazione più adeguato dal punto di vista della
produzione quanti-qualitativa e della sostenibilità
del processo produttivo. La conoscenza delle esigenze minerali, poi, è importante anche a livello
organizzativo, soprattutto per le aziende vivaistiche caratterizzate da un mix produttivo molto
vasto, nelle quali può essere necessario suddividere
le aree di coltivazione in settori con specie simili
dal punto di vista dei fabbisogni nutritivi.
Purtroppo, non esistono in letteratura pubblicazioni che riportano in modo chiaro e univoco le
esigenze minerali delle tante specie d’interesse florovivaistico, anche perché queste sono influenzate
Tab. 1 - Schema logico per l’elaborazione di un programma di fertilizzazione
per colture ornamentali in contenitore
Obiettivo
Classi e tipologie di intervento
1. Classificazione delle specie coltivate
in funzione delle esigenze nutritive
• Fabbisogni nutritivi bassi
• Fabbisogni nutritivi medi
• Fabbisogni nutritivi alti
2. Determinazione della frazione di drenaggio
Piano di concimazione: concimazione pre-trapianto
Piano di concimazione: fertirrigazione
3. Monitoraggio della coltura
• Concimi a pronto rilascio
• Concimi a lento rilascio
• Fertirrigazione continua
• Fertirrigazione discontinua
• Acqua di drenaggio
• Substrato
184
QUADERNO
ARSIA
5/2004
Tab. 2 - Classificazione delle specie ornamentali in funzione del loro fabbisogno nutritivo,
stimato in base alla concentrazione fogliare (% sostanza secca) di macronutrienti
Nutriente
Azoto (N)
Fosforo (P)
Potassio (K)
Basso
Fabbisogno nutritivo della coltura
Medio
Alto
1,7 - 2,4
0,2 - 0,3
1,0 - 1,5
2,4 - 3,0
0,3 - 0,5
1,6 - 2,2
> 3,0
> 0,5
> 2,2
Tab. 3 - Intervalli di sufficienza (% sostanza secca) del contenuto minerale
delle foglie di alcuni gruppi di specie ornamentali (valori indicativi ricavati da testi diversi)
Specie
Azoto (N)
Fosforo (P)
Potassio (K)
Specie ornamentali in genere
Specie da vaso fiorito
Specie da bordura fiorita
Specie da fiore reciso
Arbusti ornamentali
Conifere
3,5 - 5,5
3,0 - 5,0
3,5 - 4,5
4,0 - 6,0
2,5 - 3,5
1,3 - 3,0
0,4 - 1,0
0,3 - 0,7
0,4 - 0,7
0,2 - 0,6
0,2 - 0,5
0,2 - 0,5
2,0 - 8,0
2,5 - 4,0
2,0 - 6,0
3,5 - 6,0
1,5 - 3,0
1,0 - 2,0
dalle condizioni di coltivazione e possono variare
da cultivar a cultivar. In generale, le latifoglie, le
sempreverdi, le piante coltivate in serra e in contenitore tendono ad avere esigenze superiori a quelle, rispettivamente, delle conifere, delle specie
decidue e delle piante coltivate a terra e in piena
aria (vedi Quaderno ARSIA 2/2004).
Di seguito si riportano alcuni criteri con cui i florovivaisti, anche sulla base di un’attenta osservazione
del comportamento delle piante, possono provvedere a una classificazione delle varie specie coltivate.
1. Consumi idrici. Esiste, in genere, una correlazione positiva tra consumi idrici e fabbisogni
nutritivi; una specie che richiede molta acqua normalmente si accresce rapidamente e, conseguentemente, ha necessità di quantità relativamente elevate di elementi minerali.
2. Contenuto fogliare di macroelementi. Un
valore relativamente alto della concentrazione ottimale di macroelementi nelle foglie è normalmente
indice di un notevole fabbisogno nutritivo della
specie in esame. Molti testi riportano questi dati
per numerose specie ornamentali (ad esempio,
Mills e Beton Jones, 1996). Le tabb. 2 e 3 consentono di suddividere le specie in tre gruppi diversi
in funzione della concentrazione ottimale di
nutrienti nelle foglie (Aendekerk, 1997). La tab. 4
riporta anche una classificazione di un certo numero di piante ornamentali ripresa da un testo pubblicato nel 2000 dalla Southern Nursery Association (SNA) della Florida.
3. Resistenza alla salinità. La resistenza alla
salinità, in genere, si esprime attraverso il valore
della conducibilità elettrica dell’acqua irrigua
(ECI) e/o del substrato di coltivazione (ECSUB) al
di sopra del quale inizia a manifestarsi un’evidente
riduzione del tasso di crescita. Le specie ornamentali sono considerate relativamente poco tolleranti
alla salinità del substrato e dell’acqua irrigua; esistono, comunque, notevoli differenze tra una specie e l’altra. Una pianta poco tollerante alla salinità
richiede, solitamente, una minore quantità di elementi fertilizzanti, come pure un frazionamento
spinto del rifornimento nutritivo, in modo da evitare un innalzamento eccessivo della salinità del
substrato.
Determinazione della frazione
di drenaggio
Nelle colture in contenitore i volumi irrigui
erogati sono normalmente superiori rispetto alle
effettive necessità fisiologiche della coltura per i)
consentire un’umidificazione uniforme della zona
radicale; ii) compensare la difformità nella portata
effettiva dei singoli erogatori (gocciolatori, irrigatori ecc.) e nella traspirazione delle singole piante;
iii) evitare nel substrato di coltura l’accumulo di
sali, presenti nell’acqua irrigua e/o aggiunti con i
concimi minerali. Di fatto, a ogni irrigazione, alle
piante viene distribuita una quantità di acqua tale
F L O R O V I V A I S M O : L’ A C Q U A
185
Tab. 4 - Classificazione di alcune specie ornamentali in funzione delle esigenze nutritive espresse
nella coltura in contenitore*
Esigenze ridotte
• Camellia japonica
• Camellia sasanqua
• Cortaderia selloana
• Eriobotrya japonica
• Hydrangea macrophylla
• Lantana montevidensis
• Liriope spp.
• Myrica cerifera
• Nerium oleander
• Pennisetum setaceum
• Plumbago auriculata
• Pinus spp.
• Prunus caroliniana
• Rhododendron spp.
• Taxodium distichum
Esigenze medie
Esigenze elevate
• Abelia x grandiflora
• Acca sellowiana (Feijoa)
• Acer rubrum
• Aucuba japonica
• Aspidistra elatior
• Butia capitata
• Buxus microphylla
• Chamaerops humilis
• Cycas revoluta
• Dietes vegeta
• Fatsia japonica (Aralia)
• Gardenia jasminoides
• Hedera helix
• Hemerocallis spp.
• Ilex x attenuata
• Liriope muscari
• Magnolia grandiflora
• Mahonia fortunei
• Nandina domestica
• Photinia x fraseri
• Pittosporum tobira
• Podocarpus macrophyllus
• Quercus laurifolia
• Quercus virginia
• Trachelospermum asiaticum
• Trachycarpus fortunei
• Ulmus parvifolia
• Viburnum spp.
• Viburnum suspensum
• Washingtonia robusta
• Ixora coccinea
• Juniperus chinensis
• Lagerstroemia indica
• Zamia floridana
• Buxus spp.
• Callistemon spp.
• Cuphea hyssopifolia
• Euonymus spp.
• Gelsemium sempervirens
• Hibiscus rosa-sinensis
• Hibiscus syriacus
• Ilex cornuta
• Ilex crenata
• Ilex vomitoria
• Ligustrum japonicum
• Lonicera spp.
• Spiraea spp.
* Le esigenze sono, comunque, fortemente dipendenti dal tasso di crescita, a sua volta condizionato dalle condizioni di coltivazione.
Fonte: SNA, 2000.
da portare il contenuto idrico del sistema substrato-contenitore al di sopra della sua capacità di
ritenzione idrica; così, dopo ogni intervento irriguo, c’è dell’acqua che percola dal fondo del vaso
(acqua di drenaggio).
La frazione di drenaggio LF rappresenta il rapporto (in genere, percentuale) tra il volume dell’acqua erogata (I) e quello dell’acqua di drenaggio (D):
LF = D / I
Eq. 1
Nelle colture in vaso, i valori di LF oscillano tra
il 0,2 e 0,5 (20-50%). La LF deve essere tanto più
alta quanto maggiore è la ECI e/o minore è la resistenza alla salinità della coltura.
Più è alta la LF, minori sono le differenze tra la
EC dell’acqua irrigua (ECI; presumibilmente è
quella ottimale per la specie in questione) e la EC
dell’acqua di drenaggio (ECD). La ECSUB è approssimativamente uguale alla media tra ECI e ECD. La
tab. 5 consente di determinare rapidamente la LF
in funzione di ECI e della tolleranza alla salinità
alla coltura, espressa come valore massimo di
ECSUB o di ECD. I valori di LF sono quelli (arrotondati) calcolati con la seguente equazione
(Reed, 1996):
Eq. 2
LF = ECI / [5 • (ECSUB - ECI)]
La concimazione
Le piante in contenitore possono essere fertilizzate attraversi interventi in pre-trapianto e in
copertura.
La concimazione pre-trapianto consiste nell’aggiungere una certa quantità di fertilizzanti, sia
solubili (cioè di pronto effetto) sia a lento rilascio
o CLR (molto diffusi, sono i concimi cosiddetti
incaspsulati; vedi Capitolo 15) al substrato prima
del trapianto/rinvaso, in modo da garantire una
certa riserva nutritiva. Le dosi non devono essere
eccessive sia per favorire una rapida formazione
delle radici dopo il trapianto, sia per evitare stress
salini. La concimazione pre-trapianto è integrata
durante la coltivazione con la fertirrigazione e –
pratica ancora molto diffusa – con la distribuzione
estemporanea di CLR, in genere per favorire la
ripresa vegetativa che normalmente caratterizza
l’ultima parte della stagione estiva.
Un esempio di piano di concimazione è riportato nella tab. 6.
La fertirrigazione consiste nel somministrare
una soluzione nutritiva con macro- e micronutrienti attraverso l’impianto di irrigazione, solitamente a goccia o a sorsi. La fertirrigazione può
essere continua, cioè il concime viene distribuito a
QUADERNO
186
ARSIA
5/2004
Tab. 5 - Percentuale di drenaggio (leaching fraction o LF) per colture
in contenitore con diverso gradodi tolleranza alla salinità*
Risposta della coltura alla salinità del substrato
(massimo valore di ECSUB o ECD , mS/cm)
ECI (mS/cm)
1,2
1,4
1,6
1,8
2,0
2,2
2,4
2,6
2,8
< 1,4
< 2,1
< 2,8
< 3,5
30%
40%
65%
15%
20%
30%
40%
50%
75%
105%
15%
20%
25%
30%
35%
45%
60%
80%
* Espresso come valore massimo della conducibilità elettrica del substrato, ECSUB, o dell’acqua di drenaggio, ECD,
in funzione della conducibilità elettrica dell’acqua di irrigazione o di fertirrigazione (ECI)
Tab. 6 - Piano di concimazione
Fabbisogno nutritivo della coltura
Concime minerale complesso con titolo equilibrato
(ad esempio, Nitrophoska Blu 12-12-17, + microelementi)
CLC con titolo equilibrato (ad esempio 15-10-12+micro)
• Trapianto in marzo-aprile: tempo di rilascio di 8-9 mesi
• Trapianto in aprile-maggio: tempo di rilascio di 5-6 mesi
• Trapianto in giugno-luglio: tempo di rilascio di 3-4 mesi
• CLC con titolo equilibrato (ad esempio 15-10-12)
e tempi di rilascio di 12-14 mesi nel caso di conifere
e specie sempreverdi
ogni intervento irriguo, o discontinua, in genere a
frequenza settimanale; nel secondo caso si usano
concentrazioni più elevate. La fertirrigazione deve
prevedere un’accurata acidificazione dell’acqua irrigua (consigliabile in ogni caso) per rendere gli
elementi nutritivi più solubili, facilitare l’assorbimento radicale ed evitare, infine, che per fenomeni di precipitazione chimica siano danneggiati gli
impianti irrigui.
I valori di pH ottimali sono i seguenti: 4,3-4,5
per le piante acidofile (azalee, rododendri, eriche…); 4,8-5,2 per le conifere; 5,5-6,0 (< 6,5) per
le altre specie.
Le soluzioni nutritive possono essere preparate
utilizzando dei sali semplici (comunque, prodotti
specifici per fertirrigazione, cioè con elevata purezza e solubilità) oppure dei concimi idrosolubili,
molto più costosi. Nella tab. 7 si riportano le dosi
indicative per diverse tipologie di coltivazione, di
nuovo in funzione delle esigenze delle piante. Il
Basso
Medio
Dose (kg/m3)
Alto
0,8
1,0
1,2
0,5 - 0,7
0,8 - 1,4
1,5 - 2,0
0,8
1,0
1,2
ferro e i microelementi possono essere forniti aggiungendo alla soluzione di fertirrigazione un prodotto a base di chelati in concentrazione pari a 2050 mg/L.
Il monitoraggio della coltura
Nelle colture su substrato irrigate a pioggia e
soprattutto a goccia o a sorsi, è di fondamentale
importanza il continuo monitoraggio del volume e
di ECD.
Il volume del drenaggio serve per determinare
l’effettiva LF e confrontarla con i valori prestabiliti.
Valori di LF superiori o inferiori a quelli previsti indicano la necessità di modificare il regime irriguo e,
prima ancora, di verificare il corretto funzionamento
dell’impianto di irrigazione: una riduzione della portata dei gocciolatori, ad esempio, potrebbe essere la
causa di una LF inferiore a quella desiderata.
187
F L O R O V I V A I S M O : L’ A C Q U A
Fig. 1 - Relazione tra
la frazione di lisciviazione
(LF) e il rapporto
tra la conducibilità
elettrica dell’acqua
di drenaggio (ECD)
e quella di irrigazione/
fertirrigazione (ECI).
Per valori del rapporto
ECA/ECI pari ad 1,
ECD è uguale a ECI
indipendentemente da LF
(la relazione è indicata
dalla linea più spessa).
Inoltre, per valori di LF
tendenti a 1, ECI, ECD
e quindi ECSUB (pari
alla media tra ECI e ECD)
tendono a coincidere
La misura di ECD può suggerire la necessità di
modificare il regime irriguo e/o la fertilizzazione,
prima che questo suggerimento arrivi dalla coltura
stessa, espresso dalla riduzione della crescita o dalla
comparsa di fisiopatie (necrosi, clorosi ecc.) più o
meno gravi.
La relazione tra ECD, LF e ECI è descritta dalla
seguente equazione (Sonneveld, 2000):
Eq. 3
ECD = [ECI – (1-LF) • ECA] / LF
to ECA è inferiore a ECI (il rapporto ECA/ ECI
oscilla tra 0,4 e 0,8). Questa differenza dovrebbe
essere intorno a 0,30 - 0,50 mS/cm, in ogni caso
mai superiore ad 1,0 mS/cm, in modo da evitare
una pericolosa salinizzazione del substrato. I valori massimi di ECD dipendono, ovviamente, dalla
resistenza della coltura alla salinità (vedi tab. 8).
La simulazione della fig. 1 è stata realizzata utilizzando l’Eq. 3. È evidente che sia la diminuzione
di LF, sia quella dell’assorbimento minerale delle
radici (cioè, di ECA e quindi del rapporto ECA/
ECI) determinano un aumento di ECD. Al contrario, la soluzione di drenaggio può risultare meno
concentrata rispetto a quella erogata, se LF è particolarmente bassa e, nel contempo, ECA è maggiore di ECI; più semplicemente, anche se in modo
ECA è la concentrazione (espressa come conducibilità elettrica) apparente dell’acqua assorbita
dalle radici, che dipende dalle caratteristiche fisiologiche della coltura legate alla specie, allo stadio
di sviluppo e anche alle condizioni ambientali.
Normalmente, ECD è superiore a ECI, in quan-
Tab. 7 - Concentrazioni nutritive e conducibilità elettrica dell’acqua di fertirrigazione (ECI)
in caso di interventi continui o settimanali (valori tra parentesi)
N
mg/L
P
mg/L
K
mg/L
Idrosolubile
20-10-20 mg/L
ECI*
(mS/cm)
VIVAIO IN PIENA ARIA O SOTTO OMBRARIO
Basso
Medio
Alto
40 (200)
80 (400)
120 (600)
10 (50)
20 (100)
30 (150)
30 (150)
60 (300)
100 (500)
200 (800)
400 (1600)
600 (2000)
0,3 (0,8)
0,6 (2,0)
0,8 (2,5)
SERRA
Basso
Medio
Alto
60 (400)
100 (360)
140 (480)
15 (75)
25 (125)
35 (175)
50 (250)
80 (400)
110 (550)
300 (1200)
500 (1500)
700 (2500)
0,4 (1,2)
0,7 (2,5)
1,0 (3,0)
Fabbisogno nutritivo della coltura
* I valori di ECI sono puramente indicativi; sono stati, infatti, calcolati sulla base della concentrazione del concime idrosolubile
e non tengono conto dell’acqua irrigua disponibile.
QUADERNO
188
ARSIA
5/2004
Tab. 8 - Valori massimi della conducibilità elettrica dell’acqua di drenaggio (ECD) nella coltivazione
in contenitore di specie ornamentali con diversa tolleranza alla salinità
Tolleranza alla salinità della coltura
max ECD (mS/cm)
Bassa
Moderata
Alta
Molto alta
1,3 - 1,5
1,8 - 2,0
2,5 - 2,8
2,8 - 3,0
Tab. 9 - Possibili cause e rimedi per un’eccessiva discrepanza tra i valori della conducibilità elettrica
dell’acqua di irrigazione/fertirrigazione (ECI) e di drenaggio (ECD)
ECD > ECI
Cause
Rimedi
• LF troppo bassa
• Controllare LF e impianto irriguo
(verificare l’eventuale perdita
di portata dell’impianto);
eventualmente, modificare il regime irriguo.
• Controllare ECI e il funzionamento
del fertirrigatore (ad es.: portata delle pompe
dosatrici, taratura delle sonde di EC);
ridurre ECI
• Aumentare LF e ridurre ECI, in modo da
dilavare il substrato
• ECI troppo alta (ECA < ECI)
• Rilascio di nutrienti da parte
dei CLC superiore al previsto
(ad esempio: per il caldo)
ECD < ECI
• ECI troppo bassa (ECA > ECI)
(fabbisogno nutritivo della coltura
superiore al previsto)
• LF troppo bassa
non del tutto esatto, se le piante assorbono gli elementi nutritivi con un tasso superiore a quello con
cui vengono alimentate.
Così, una marcata differenza tra ECD ed ECI, in
un senso o nell’altro, indica la necessità di modificare LF (quindi, il regime irriguo) e/o la concentrazione della soluzione di fertirrigazione. Se ECD
è maggiore di ECI, probabilmente il valore di LF è
troppo basso (cioè, stiamo sottostimando il fabbisogno idrico) o, se così non è, il rifornimento nutritivo è eccessivo rispetto alle esigenze della coltura in questione; occorre, quindi, ridurre la concentrazione della soluzione di fertirrigazione. Un
marcato, magari anche improvviso, aumento di
ECD potrebbe essere causato da un aumento della
velocità di rilascio dei nutrienti dal concime a lento
effetto aggiunto al substrato (ad esempio, in seguito a una stagione molto calda, considerando l’effetto della temperatura sul rilascio dei nutrienti dai
CLR; vedi Capitolo 15). Diversamente, un valore
di ECD inferiore a ECI è indice di un rifornimento
nutritivo insufficiente; in tal caso, appare opportu-
• Controllare ECI e il funzionamento
del fertirrigatore (ad es.: portata delle pompe
dosatrici, taratura delle sonde di EC);
aumentare ECI ed eventualmente LF
• Controllare LF e impianto irriguo
(verificare l’eventuale perdita di portata
dell’impianto); eventualmente,
modificare il regime irriguo.
no aumentare la concentrazione ( ECI) e/o il volume della soluzione nutritiva erogata, sempre che
LF non sia già troppo alta.
Inutile dire che, nel caso di un’eccessiva salinità
del substrato, questo deve essere dilavato aumentando la frequenza e i volumi irrigui. Vale la pena
ricordare, però, che nel caso di colture fertirrigate
non deve mai essere erogata solo acqua, ma sempre della soluzione nutritiva, pur con una concentrazione salina ridotta (indicativamente pari al 5030% di quella ottimale). Nella tab. 9 si riportano in
modo schematico le cause di un’eccessiva differenza (in un senso o nell’altro) tra ECI ed ECD e i relativi interventi correttivi.
Le analisi del substrato
In serra e in vivaio è spesso necessario analizzare i substrati di coltura per meglio gestire l’irrigazione e la concimazione e chiarire, eventualmente,
le cause di una crescita stentata delle piante o della
F L O R O V I V A I S M O : L’ A C Q U A
comparsa di una fisiopatia d’incerta eziologia. Non
sempre, però, è possibile ricorrere alle tradizionali
(e costose!) analisi di laboratorio, soprattutto
quando occorre avere una risposta “in giornata”.
Grazie alla ricerca scientifica e allo sviluppo tecnologico nel campo del monitoraggio ambientale e
industriale, oggigiorno sono disponibili in commercio dei veri e propri laboratori tascabili con i
quali è possibile misurare, in pochi minuti e in
modo sufficientemente accurato, il pH, la EC e il
contenuto dei principali elementi nutritivi dei substrati di coltura (vedi Capitolo 9). Un’analisi di
questo tipo, restringendo il campo d’indagine ai
parametri sopra elencati, costa solo pochi euro per
campione, includendo l’ammortamento della strumentazione, il cui costo si aggira al massimo intorno a un migliaio di euro.
Esistono due protocolli principali per l’analisi
rapida (on-farm) dei substrati, descritti nell’Inserto.
In entrambi i casi, le determinazioni analitiche sono
effettuate sulla soluzione acquosa derivata dall’estrazione del substrato (metodo dell’estratto acquoso) o
recuperata dal fondo del vaso dopo una leggera
innaffiatura con acqua deionizzata (metodo del percolato indotto, noto anche come Virginia Tech
Extraction
Method
o
pour-through;
http://pubs.caes.uga.edu/caespubs/horticulture/s
olublesalts.html). Il secondo metodo è apparentemente molto semplice, ma l’interpretazione è più
difficile che nel primo caso; indicativamente, i valori
dei vari parametri non dovrebbero essere superiori a
quelli dell’acqua di fertirrigazione. Il metodo, inoltre, richiede la standardizzazione del volume d’acqua
aggiunto al vaso; orientativamente, per un vaso del
18 sono necessari non meno di 150 mL, in modo da
raccogliere circa 100 mL di percolato.
Qualunque sia il protocollo utilizzato, occorre
Fig. 2 - Esempio
di registrazione dei valori
di conducibilità elettrica
(EC) dell’acqua
di drenaggio
in una coltura in vaso.
I dati raccolti
periodicamente
durante la coltivazione
sono posti a confronto
con i valori di riferimento:
ottimali, di attenzione
e di allarme
189
Coltivazione in contenitore di grandi esemplari
di alberi ornamentali (magnolie)
campionare almeno una decina di vasi, evitando di
raccogliere campioni di vasi con specie diverse e/o
riempiti con substrati diversi. Quel che è più importante è utilizzare questo metodo fin dalle primissime fasi di coltivazione; in pratica, il primo campionamento deve essere fatto subito dopo il trapianto,
quando presumibilmente i valori dei vari parametri
chimici (pH, EC, concentrazione di nutrienti) sono
190
QUADERNO
ARSIA
5/2004
quelli ottimali per la coltura in esame; in questo
modo è possibile determinare per ogni coltura i
valori di riferimento dei vari parametri.
Più in generale, le analisi in azienda dei substrati e/o delle soluzioni nutritive (erogate e di
drenaggio) dovrebbero essere inserite in un programma di monitoraggio della coltura che prevede
la registrazione dei risultati in una sorta di tracciato clinico, come quello della fig. 2. Nel grafico, i
dati raccolti durante la coltivazione sono confron-
tati con i valori ottimali, di attenzione e di allarme;
questi ultimi sono pari, indicativamente, al 10% e
20% in più o in meno rispetto ai valori ottimali, che
sono scelti per ogni coltura sulla base di informazioni bibliografiche e/o delle precedenti esperienze di coltivazione. Nell’esempio della fig. 2, in due
diverse occasioni sono stati superati i valori di
attenzione. I motivi, se noti, delle eventuali anomalie e le misure correttive adottate devono anch’essi essere accuratamente annotati.
Bibliografia
1. AENDERKERK T. (1997). Fertilization guide for nursery crops. Boomteelt Pratijkonderzoek, Boskoop
(NL).
2. MILLS H.A., BENTON JONES J. eds. (1996). Plant
Analysis Handbook II. Micromacro Publishing,
Athens, USA.
3. REED D.W. (1996), Water, media and nutrition for
greenhouse crops. Ball Publishing Book, Batavia, USA.
4. SOUTHERN NURSERY ASSOCIATION (2000). Best
management practices guide for producing containergrown plants. (Ver. 1). Atlanta, USA (www.sna.org)
5. SONNEVELD C. (1985). A method for calculating the
composition of nutrient solutions for soilless cultures.
Glasshouse Crops Res Exper. Sta., Naaldwijk, The
Netherlands.
6. SONNEVELD C. (2000). Effect of salinity on substrate
grown vegetables and ornamentals in greenhouse horticulture. Ph.D. Thesis, Wageningen University.
7. TESI R. (1992). Colture Protette: Ortoflorovivaismo.
Edagricole, Bologna, 1992.
F L O R O V I V A I S M O : L’ A C Q U A
191
INSERTO - L’analisi rapida dei substrati di coltura
In serra e in vivaio è spesso necessario analizzare i substrati di coltura per meglio gestire l’irrigazione e la concimazione o individuare le cause
di uno squilibrio della crescita delle piante. Di
seguito sono illustrati due protocolli per l’analisi
chimica rapida dei substrati di coltivazione, il
primo basato su di un estratto acquoso, il secondo sulla raccolta d’acqua fatta opportunamente
percolare dal vaso. Considerando la semplicità
delle operazioni, le analisi non comportano particolari rischi.
Metodo dell’estratto acquoso
L’attrezzatura necessaria è la seguente: un barattolo graduato da 1000 mL; un imbuto; carta da
filtro; una vaschetta di plastica (del tipo di quelle a
uso alimentare); un cucchiaio o una spatola; spruzzetta con acqua deionizzata. Per le determinazioni
analitiche sono necessari un pH/EC-metro termocompensato.
Operazioni
1. Mettere circa 300 mL di substrato nella vaschetta di plastica.
2. Umidificare il substrato aggiungendo lentamente acqua e agitando con il cucchiaio fino al
raggiungimento della capacità di contenitore,
cioè fino a quando non appare un sottilissimo
velo d’acqua sul fondo della vaschetta.
3. Aggiungere 400 mL d’acqua deionizzata a un
barattolo graduato da 1 litro e quindi il substrato umidificato in modo da portare il livello
della sospensione fino a 600 mL (estratto con
rapporto substrato:acqua di 1:2).
4. Tappare il barattolo, agitare energicamente per
un paio di minuti, attendere circa 15 minuti,
quindi filtrare con carta da filtro aiutandosi con
un imbuto.
5. Sulla soluzione di filtrazione, misurare il pH e
la EC con gli strumenti portatili, preventivamente calibrati.
Tab. 1 - Valori di riferimento per le analisi dei substrati di coltivazione condotto secondo il metodo
dell’estratto acquoso (rapporto volumetrico di estrazione 1:2, substrato:acqua)*
Fabbisogno nutritivo della coltura
Parametro
Basso
Medio
< 0,80
0,80 - 1,50
N-nitrato (mg/L)
< 30
30 - 70
> 70
N-ammonio (mg/L)
< 20
20 - 30
> 30
K (mg/L)
< 70
70 - 100
> 100
P (mg/L)
<3
3-6
>6
Ca (mg/L)
< 50
50 - 80
> 80
Mg (mg/L)
< 20
20 - 35
> 35
Na e Cl (mg/L)
< 20
20 - 80
> 80
Fe (mg/L)
< 0,2
0,2 - 1,0
> 10
Microelementi (mg/L)
< 0,01
0,01 - 0,03
> 0,3
pH
EC (mS/cm)
Alto
5,0 - 6,5
> 1,50
* Indicativamente, i valori dei vari parametri determinati nell’estratto acquoso sono inferiori di 2,5 (EC, concentrazione di K)
o 3 volte (approssimativamente) rispetto a quelli della soluzione all’interno del substrato di coltivazione.
192
QUADERNO
ARSIA
5/2004
Metodo del percolato
L’attrezzatura necessaria è la seguente: un
barattolo graduato; un cilindro graduato; un sottovaso pulito; una spruzzetta con acqua deionizzata; pH/EC-metro termocompensato. Il campione
di soluzione acquosa da analizzare deve essere raccolto alla fine di un’irrigazione, dopo aver lasciato
percolare l’acqua in eccesso.
Operazioni
1. Porre il vaso in un sottovaso e aggiungere lentamente dell’acqua deionizzata sulla superficie
del substrato (ad esempio, 150 mL per un vaso
di diametro 18).
2. Raccogliere il percolato dal sottovaso ed eventualmente filtrarlo.
3. Analizzare il percolato come nel caso dell’estratto acquoso.
Fig. 1 - Fasi di un’analisi rapida dei substrati condotta con il metodo del percolato:
A) aggiunta dell’acqua deionizzata al vaso precedentemente portato alla capacità idrica di contenitore;
B) raccolta dell’acqua di percolazione;
C) analisi della EC sul percolato
Tab. 2 - Valori di riferimento per il pH e la EC della soluzione acquosa raccolta
con il metodo del percolato indotto
pH
EC (mS/cm)
5,0 - 6,5
0,5 - 0,8 mS/cm (coltura fertirrigata di specie sensibili alla salinità)
0,8 - 1,5 mS/cm (coltura fertirrigata della maggior parte delle specie)
0,4 - 1,0 mS/cm (coltura fertilizzata con concimi a lento rilascio)