tim burton - Cardarelli

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tim burton - Cardarelli
INFLUENZE ESPRESSIONISTICHE E GOTICHE
TIM BURTON
INFLUENZE ESPRESSIONISTICHE E GOTICHE
Valeria Molara
Tesina per l’esame di Stato
Istituto Superiore Statale Cardarelli
La Spezia - Liceo Artistico
Anno scolastico 2011/12
TIM BURTON
INFLUENZE ESPRESSIONISTICHE E GOTICHE
Valeria Molara
Relazione esame di maturità
Istituto Superiore Statale Cardarelli
-La Spezia- Liceo Artistico
Anno scolastico 2011/12
INDICE
Tim Burton, biografia e filmografia essenziali.............................................6
I movimenti gotico e espressionista............................................................13
L’influenza dell’espressionismo
e le matrici gotiche nelle opere di tim burton.............................................. 17
Il mistero di sleepy hollow........................................................................... 20
La sposa cadavere ....................................................................................23
Conclusioni ............................................................................................... 28
Bibliografia e sitografia .............................................................................. 29
TIM BURTON
TIM BURTON, BIOGRAFIA E FILMOGRAFIA ESSENZIALI
Tim Burton (nome d’arte di Timothy William Burton) è un regista, sceneggiatore,
produttore cinematografico, animatore e disegnatore statunitense contemporaneo, noto per il suo stile cinematografico dalle ambientazioni gotiche, fiabesche,
poetiche e fortemente malinconiche, incentrate molto spesso su temi quali l’emarginazione e la solitudine, caratterizzato da una forte bizzarria creativa.
INFLUENZE ESPRESSIONISTICHE E GOTICHE
Nasce il 25 agosto 1958 a Burbank, un sobborgo di Los Angeles, in California.
Al contrario di quello che si possa immaginare, cresce in un ambiente assolutamente normale in un quartiere tipicamente americano, in una famiglia che è
un concentrato di middle class: gioca, esce e va al cinema esattamente come i
suoi coetanei. Unica bizzarria sono le uscite notturne nel cimitero a pochi isolati
da casa sua. Questa normalità è però quasi un salasso per il giovane Tim che
sviluppò una forma di alienazione verso questa quotidianità opprimente, tanto da
abbandonare presto il nido familiare, con cui intratterrà degli scarsi legami affettivi,
e di trasferirsi dalla nonna. Lui stesso afferma di aver avuto l’impressione che “la
gente sentisse il bisogno improvviso di lasciarmi solo e prosegue, che”non aveva
tanti amici, ma c’erano tanti di quei film strani in giro che potevi passare il tempo anche senza” (Ferenczi A. p.8). Ed è proprio grazie a quel filone di B-movies
proiettati in sala, ovvero di quei film appartenenti al genere fantastico-horror girati
in piena Guerra Fredda per smorzare la paura nei confronti del pericolo atomico,
che il giovane sviluppa un particolare interesse per il cinema
Appena diciottenne entra alla “CalArts” (California Institute of the Arts), grazie
ad una borsa di studio, per poi essere assunto dalla Disney come animatore. Qui
inizierà la sua carriera nella Character Animation, dove incontrerà Henry Selick
(il regista di The nightmare before Christmas), con cui stabilirà fin da subito un
sodalizio artistico. L’ambiente degli Studios Disney è però frustrante: disegna a
getto continuo ma le sue idee, inadatte ai fini produttivi dello studio, non vengono
mai prese in considerazione. A detta di Burton stesso, il suo stile troppo oscuro
e gotico non si sposa bene con l’impronta “chic e sentimentalistica” della Disney,
tanto che la collaborazione porterà solo alla realizzazione dei personaggi di Taron
e la pentola magica e Red e Toby.
Due dirigenti, però, notano il talento artistico di Tim e gli permettono di finanziare
Vincent (1982), il primo cortometraggio in stop-motion della sua carriera; il film successivo Frankenweenie (1984) nel quale Burton trasforma il celebre racconto di Mary
Shelley in una favola per bambini viene, invece, prodotto dalla Disney.
TIM BURTON
Nel 1985 esce il primo lugometraggio di Tim Burton, Pee-wee’s big adventure,
seguito a distanza di tre anni da Beetlejuice. Nel 1989 Burton porta sul grande
schermo il celebre fumetto Batman e nello stesso anno, galvanizzato dai successi, Burton fonda la Tim Burton Production. Edward mani di forbice (1990) è
il primo film coprodotto dallo stesso Burton, dove per protagonista incontriamo il
giovanissimo Johnny Deep, attore più volte scelto da Burton per i suoi eclettici
personaggi.
Un eccentrico e anziano inventore vive da solo in un castello in cima a una piccola montagna. Passeggiando in mezzo alle
proprie macchine, un giorno, ha l’intuizione di sfruttarne una per creare un essere umano vivo e vegeto. In poco tempo, quest’uomo riesce nel proprio intento, e chiama Edward il ragazzo a cui dà la vita.
Mentre ultima le modifiche sull’insolito “figlio”, l’inventore gli trasmette nozioni di galateo, di buona educazione, e di luoghi comuni. Una tragedia improvvisa, però, incombe su entrambi: il vecchio uomo muore prima di dare alla creazione un paio di mani,
al posto delle quali ha un insieme di forbici e lame molto taglienti.
Molti anni dopo, una rappresentante di cosmetici, Peggy, raggiunge il castello, che da tempo la incuriosisce. Superato lo
spavento iniziale dovuto alle insolite mani di quella strana creatura, Peggy porta a casa con sé Edward
Il ragazzo incontra il marito e il piccolo figlio della gentile signora, con cui instaura buoni rapporti sebbene essi risultino un po’
impacciati dalla sua presenza. Il giovane inizia presto a farsi strada come giardiniere, dando a piante e a siepi le forme di fantasia
più originali.
Di ritorno dal campeggio in montagna, la figlia di Peggy, Kim, incontra questo insolito gentiluomo, da cui rimane impaurita, ma
solo inizialmente. Seguiranno istanti in cui lei, anziché paura, proverà verso di lui imbarazzo. Il suo ragazzo, invece, Jim, figlio
di un ricco uomo, vorrebbe approfittarsi della sua ingenuità e della sua gentilezza per mettere a punto un furto nella sua stessa
casa (dato che oltre la possibilità di utilizzare le sue lame come giardiniere e parrucchiere, poteva anche aprire le porte senza
scassinarle).
Sempre più benvoluto e apprezzato come giardiniere e parrucchiere, Edward accetta di aiutare Kim, credendo solo di favorirli
nel legittimo recupero di cose che alcuni ladri avevano loro rubato.
A sorpresa, la polizia irrompe nella casa, ma arresta solo Edward, poiché Jim è scappato trascinando con sé la riluttante Kim,
che avrebbe voluto salvare Edward.
Rilasciato a seguito di un breve periodo di detenzione (in quanto un esame psicologico aveva stabilito che aveva compiuto
quel gesto solo perché l’aver vissuto tanto in isolamento non gli aveva dato modo di capire la differenza tra giusto e sbagliato),
Edward ritorna a casa di Peggy, ma la gente gli ha già voltato le spalle, ritenendolo non solo un diverso, uno storpio, ma addirittura un mostro spaventoso e incontrollabile .
Dopo aver ferito inavvertitamente Kim e graffiato Kevin nel tentativo di salvarlo da un incidente (anche se invece tutti credono
che lo avesse aggredito), Edward ha uno scontro con Jim, che ferisce a un braccio. Scappato nuovamente nel castello di suo
padre, Edward decide di concludere per sempre con gli uomini normali, ma viene seguito da Kim, l’unica a provare un sincero
senso di colpa verso di lui. Al castello giunge anche Jim, furibondo. Colto dalla rabbia si scontra con Edward che alla fine infilza il
giovane, uccidendolo. Solo allora la ragazza bacia Edward e gli dichiara il suo amore. Infine, decisa ad aiutarlo, Kim comprende
che è meglio che lui rimanga nuovamente solo, come prima dell’arrivo della madre Peggy. Lo fa così credere morto a tutti coloro
che l’avevano prima amato e poi odiato.
INFLUENZE ESPRESSIONISTICHE E GOTICHE
A queste opere seguono Batman, il ritorno (1992) e Tim Burton’s Nightmare
before Christmas (1993), favola in chiave grottesca che ha come protagonisti dei
pupazzi animati realizzati dallo stesso Burton.
Successivamente sarà la volta di Ed Wood (1994), protagonista è la figura del
controverso regista borderline Edward D. Wood Jr., che fu definito come “il peggior
regista di tutti i tempi” e nel 1996 del surreale Mars Attacks! e di Il mistero di Sleepy
Hollow (1999).
Mars Attacks! è un film del 1996 diretto da Tim Burton. La pellicola è una commedia nera, una
parodia con toni macabri della fantascienza (soprattutto film di serie B) degli anni cinquanta. La storia,
l’ambientazione e la fisionomia degli alieni sono basate su una vecchia celebre serie di figurine, in
omaggio ad un tipo di caramelle in voga negli anni sessanta. Il film presenta un cast ricchissimo, vi
sono numerosi camei e apparizioni speciali: Danny DeVito, Michael J. Fox, Tom Jones, Pam Grier,
Jack Black e molti altri.
TIM BURTON
In seguito dirige il capolavoro Big Fish – Le storie di una vita incredibile (2003),
storia di Edward Bloom, un uomo per cui il confine fra fantasia e realtà è una linea
sottilissima.
Edward Bloom è solito narrare, fra lo stupore
di chi lo circonda, storie fantastiche e assurde
riguardanti la sua vita: dall’incontro con un
uomo alto 5 metri, a quello con una strega con
un occhio di vetro, fino al celebre racconto del
pesce incatturabile preso proprio nel giorno
della nascita del figlio. Suo figlio William, però,
non apprezza questa sua presunta mancanza
di serietà e per questo con il tempo si allontana
da suo padre.
Quando Edward si ammala gravemente Will
torna alla casa dei genitori, e attraverso ricordi e
dialoghi, intraprende un personale viaggio alla
scoperta della vita del padre per cercare di dividere la realtà dalla fantasia. Tutto ciò lo porterà
a scoprire il gusto del racconto e che le storie
raccontate dal padre hanno più verità di quanta
se ne potesse immaginare.
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INFLUENZE ESPRESSIONISTICHE E GOTICHE
Lavori successivi sono La fabbrica di cioccolato (2005), La sposa cadavere
(2005), Sweeney Todd: Il diabolico barbiere di Fleet Street (2007) e l’ultimo, Alice
in Wonderland (2010), trasposizione cinematografica della favola di Lewis Carrol.
Tim Burton ha anche scritto un libro di fiabe illustrate dal titolo Morte malinconica
del bambino ostrica e altre storie (2007): una
raccolta di poesie struggenti che racconta la
storia di bambini fragili, emarginati e a volte
soccombenti al mondo degli adulti, dai tratti
grotteschi e fiabeschi.
Le storie del libro
Amore Ardente (Stick Boy and Match Girl in Love)
Quel Bidone di un Bambino (Robot Boy)
La Bambina che fissava (Staring Girl)
Il Bambino con i chiodi negli occhi (The Boy with Nails in His Eyes)
La Bambina con molti occhi (The Girl with Many Eyes)
Il Bambino Supermacchia (Stain Boy)
Morte malinconica del bambino ostrica (The Melancholy Death of
Oyster Boy)
La Bambina Vudù (Voodoo Girl)
Il Natale Speciale del Bambino Supermacchia (Stain Boy’s Special
Christmas)
La Bambina che si tramutò in un letto (The Girl Who Turned into a
Bed)
Persico, il Bambino Tossico (Roy, the Toxic Boy)
James (James)
Le Feste di Natale del Bambino Fuscello (Stick Boy’s Festive Season)
Il Bambino Fontina (Brie Boy)
Il Bambino Mummia (Mummy Boy)
La Bambina Spazzatura (Junk Girl)
Durante il remake de Il pianeta delle scimmie (2001) conosce Helena Bonham Carter, attrice che
diventerà sua compagna nella vita e in molti suoi progetti cinematografici.
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INFLUENZE ESPRESSIONISTICHE E GOTICHE
II MOVIMENTI GOTICO E ESPRESSIONISTA
Giunta Pisano. Crocifisso. 1250-54. Tempera su tavola. Bologna,
Chiesa di San Domenico.
Il gotico nasce, come nuovo movimento artistico, nel 1250 in Francia per poi
irradiarsi nel continente europeo. Il cosiddetto gusto gotico, che pervade in quegli
anni e che scaturisce da una ricerca di nuove forme estetiche proiettate verso
delle sperimentazioni in campo architettonico, verrà inizialmente aspramente disprezzato in quanto espressione di un linguaggio poco raffinato nonché discordante rispetto all’arte classica. Lo stesso Giorgio Vasari, nel 1500, conia il termine
gotico in senso dispregiativo ad indicare qualcosa di barbarico, in contrapposizione alla ripresa del linguaggio classico greco-romano del Rinascimento.
(settemuse.it)
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Il Gotico - Architettura Facciata della Cattedrale di Notre-Dame,1200-1250
A livello architettonico si tende ad enfatizzare l’altezza delle nuove cattedrali,
che si configuravano come veri e propri intrichi di costoloni, archi rampanti, pinnacoli e trafori innalzati quasi a sfidare la forza di gravità. La propensione alla spazialità dinamica, che si sviluppava in una verticalità delle forme, non solo serviva
per incrementare il virtuosismo costruttivo ma aveva, soprattutto, una connotazione simbolica: il gotico voleva stupire, convincere e inibire, poiché doveva essere
il riflesso del potere religioso dell’epoca. Insomma dove l’arte Classica era ben
ordinata, semplice, pura e strutturata con precise regole, il gotico si presentava
come un caos contornato di eccessi e di esagerazione, quasi come se fosse il
prodotto uno stato selvatico e incivile.
Solo a partire dalla seconda metà del Settecento in poi, in Inghilterra e in Germania, la connotazione negativa di tale espressione cesserà di esistere: non solo
l’arte gotica verrà interamente rivalutata ma ci sarà un vero e proprio revival (ov
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(Cricco G. e Di Teodoro F. p.553)
(Campanella P. fotoartearchitettura.it)
(Punter D., Byron)
INFLUENZE ESPRESSIONISTICHE E GOTICHE
vero il Neogotico) soprattutto in campo letterario con la nascita del cosiddetto
romanzo gotico.
Il romanzo gotico o “romanzo nero” è un genere letterario che venne concepito, soprattutto in origine, per suscitare spavento nel lettore. Tra le ambientazioni
figurano, ad esempio, castelli medievali diroccati (spesso infestati da fantasmi),
cimiteri e lugubre abbazie. Le caratteristiche dei personaggi spaziano da una personalità ambigua, inquietante e misteriosa, afflitta per pene d’amore, ad una più
tormentata e diabolica che mirava ad intaccare il pudore di giovani fanciulle.
Il piacere verso l’orrore, il mistero e il sovrannaturale (e quindi il sublime) si
fondono con elementi di sentimentalismo e romanticismo, come rivolta contro il
razionalismo illuminista e come angustia verso l’industrializzazione.
Fra gli esponenti più noti spicca la figura di Mary Wollstonecraft Shelley (Londra, 1797-1851), autrice di Frankenstein, or the modern Prometeus (Frankenstein, o il moderno Prometeo, 1817): storia di uno scienziato affascinato dalle
nuove possibilità in campo scientifico che, tramite processi elettrochimici e parti
sottratte a cadaveri, riesce a dar vita ad una creatura gigantesca.
Un’altra voce importante di tale movimento letterario si sviluppa in area statunitense con lo scrittore e poeta Edgar Allan Poe (Boston, 1809-1849). Nonostante
le sue opere siano datate posteriormente rispetto al periodo del romanzo gotico
vero e proprio e siano svincolate dalle tipiche ambientazioni gotiche, echeggiano
elementi onirici e atmosfere cupe e deliranti, tratti caratteristici per questa corrente letteraria.
(settemuse.it)
http://it.wikipedia.org/wiki/RHYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/Romanzo_
gotico”omanzo_gotico
http://doc.studenti.it/podcast/frankenstein-mary-shelley.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Edgar_Allan_PHYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/Edgar_Allan_Poe
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TIM BURTON
L’Espressionismo è una corrente artistica d’avanguardia, particolarmente feconda di contenuti sociali e drammatici, che nasce attorno al 1905 in Francia e
Germania. Paradossalmente proprio la guerra appena conclusa influenza notevolmente il pensiero e l’ideologia del nuovo corso intellettuale. L’espressionismo
nasce come corrente soprattutto pittorica e teatrale, come “espressione” di insurrezione alle certezze e al materialismo della borghesia liberale all’interno della
Repubblica di Weimar: i pittori esprimevano il loro crescente “disagio della civiltà”
e la loro alienazione nei confronti del mondo, carichi di idee filosofiche derivanti
dalla tradizione gotica di fine Ottocento, abbandonando la pittura accademica per
favorire la ricerca della pittura volitiva. Infatti la volontà di rivoluzionare il linguaggio artistico era uno dei principi dell’espressionismo tedesco10.
L’Espressionismo, però, non si configura esclusivamente all’interno delle arti
figurative, ma avrà risvolti anche in letteratura, in campo musicale, in teatro, in
architettura e soprattutto in scenografia.
Il cinema dell’epoca sarà caratterizzato da un forte impatto emotivo. Proprio
per il fatto che i film espressionisti venivano all’ndomani della guerra, le pellicole
avevano un forte valore politico e sociale: l’ uso di modalità stilistiche esasperate e
deformate erano l’emblema di un periodo socialmente instabile per cui l’angoscia
dell’esistenza, il pessimismo cosmico e l’orrore nei confronti di un mondo svuotato
di senso si fondono anche con principi derivanti dalle teorie di Freud, che proprio
in quegli anni stavano prendendo piede in tutta Europa. Da qui nasce il bisogno
di ricreare realtà distorte e allucinatorie in cui si adattavano temi legati al mistero
e al sovrannaturale.
Le profondità dell’inconscio, in particolar modo la pulsione di morte, emergono
dalle profondità dell’anima ed investono l’ambiente circostante, coinvolgendo la
messa in scena, i fondali distorti (simili a ghirigori ornamentali), le riprese fisse con
angoli acuti, gli oggetti, i giochi di luce e ombra, l’uso del primo piano con effetti
demoniaci e persecutori o, viceversa, vittimistici e perseguitati e infine le espressioni tenebrose e caricaturali dei personaggi (truccati e vestiti in consonanza con
tale stile). Viene messa in scena l’ineluttabilità del male, capace di investire l’intero
mondo, partendo dal dominio della nostra anima. Il pessimismo si avvale delle
teorie psicoanalitiche, sottolineando l’intervento schiavizzante della nostra volontà
profonda e inconscia sulle nostre azioni11.
http://www.ondacinema.it/film/recensione/gabinetto_del_dottor_caligari
10
http://www.settemuse.it/arte/corrente_espressionismo.htm
11
(http://guide.supereva.it/filosofia/interventi/2010/11/il-gabinetto-del-dottor-caligari-e-lespressionismo-nel-cinema)
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INFLUENZE ESPRESSIONISTICHE E GOTICHE
L’INFLUENZA DELL’ESPRESSIONISMO E LE MATRICI GOTICHE
NELLE OPERE DI TIM BURTON
In questo capitolo cercherò di spiegare come, e in che modo, sia il movimento
gotico che l’espressionismo abbiano influenzato in maniera così incisiva l’intera
opera di Burton.
Per la sua produzione cinematografica Tim Burton riprende alcuni degli elementi legati al cinema espressionista tedesco (come l’utilizzo del chiaroscuro,
l’uso evocativo delle ombre e un’impressione claustrofobica opprimente) ma ha
fatto sue, soprattutto, quelle che erano le principali tematiche del movimento gotico e ne ha plasmato i protagonisti dei suoi film: da una parte riprende e rielabora
alcuni testi della letteratura gotica come in Vincent (1982), Frankenweenie (1982)
e Edward mani di forbice (1990); dall’altra ne recupera alcune caratteristiche ambientali e architettoniche.
Del movimento gotico ritroviamo alcuni fili conduttori comuni quali il rifiuto verso
il conformismo e la negazione del modello familiare per gli adolescenti (vedi per
esempio Vincent, del 1982) (FOTO); nonché la lotta tra il mondo della fantasia
(solitamente macabro) contro il mondo della ragione. Tutto viene condito da una
narrazione fiabesca ma sempre oscura, firma caratteristica di Burton.
I personaggi sono caratterizzati da personalità complesse: insicuri, fragili e
spesso condizionati da forti traumi psicologici infantili, Burton esplora la maschera della normalità che si cela attraverso un contesto urbano e sociale apparentemente idilliaco e fa sua l’idea che il male sia inestricabilmente connesso con la
condizione umana.
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TIM BURTON
Viene ripreso il modello gotico della vendetta e della doppia personalità associato con il dottor Jekyll e Mr. Hyde: personaggi dotati di una natura frammentaria
che lottano per costruirsi una propria identità in un mondo complesso (ovvero
l’archetipo del cosiddetto eroe gotico).
Un altro aspetto importantissimo nei lavori di Burton è il colore: bianco e nero e
colori sgargianti si mischiano e rappresentano un’impronta distintiva dei suoi film
come ne La sposa cadavere nel quale, come vedremo in seguito, un aldilà ricco di
colori e di allegria si contrappone esteticamente al mondo dei vivi, dove la predominanza di colori scuri incute malinconia, e ideologicamente al concetto classico
che si ha dell’oltretomba.
A volte i personaggi stessi sono contraddistinti da colori forti e significativi: nel
Mistero di Sleepy Hollow l’attrice Cristina Ricci appare col suo pallore radioso nel
cuore di un racconto noir mentre Edward, adolescente bardato di cuoio in Edward mani di forbice (1990), è una visione “gotica” che scende a oscurare le tinte
pastello del quotidiano (Ferenczi A. p 26): ancora una volta si contrappongono i
colori esagerati del tranquillo paese e il cupo castello gotico in cui Edward vive,
sottolineando la differenza di carattere tra il “dolce” Edward e il suo inventore gentile e le pugnalate alle spalle dei vicini, che si nascondevano sotto maschere di
ipocrisia (http://nadiapetruso.blogspot.it/)
Ma non sono solo gli aspetti psicologici e astratti a caratterizzare il cinema (e
non solo) del nostro regista: le impronte gotica ed espressionistica sono forti anche nelle ripresa delle architetture e delle ambientazioni oscure, grottesche e macabre.
I paesaggi ricreati dalla fantasia di Burton abbracciano molte delle caratteristiche delle famosa avanguardia del ‘900 come le forme audaci e taglienti, i giochi di
luce e ombra; dal cinema Espressionista estrapola la capacità di trasmettere allo
spettatore emozioni con una sola scena cinematografica; le atmosfere deliranti e
le inquadrature fisse creano una sorta di bidimensionalità quasi asfissiante; strade
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INFLUENZE ESPRESSIONISTICHE E GOTICHE
serpentine diventano vicoli ciechi e con personaggi che recitano col volto pesantemente mascherato dal trucco, trasportano il film in un mondo a parte, al di fuori
della quale non esiste niente. In Beetlejuice (1988), i bizzarri fondali realizzati per
le sequenze delle scene nell’aldilà, sono chiaramente ispirate a “Il gabinetto del
dottor Caligari” del 1920 (film muto diretto da Robert Wiene, simbolo del cinema
espressionista) (http://it.wikipedia.org/wiki/Cinema_espressionista.
Mentre per Sweeney Tood: Il Barbiere di Flee Street (2007) l’influenza dell’espressionismo cinematografico si identifica con l’utilizzo di una bassa illuminazione e
alle atmosfere cupe che caratterizzavano lo stile di vita dei personaggi principali.
Un altro aspetto di rilievo è il mostrare il lato malvagio e criminale di una città come
Londra, ponendo il protagonista come un anti-eroe che uccide per vendetta.
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TIM BURTON
IL MISTERO DI SLEEPY HOLLOW
Il mistero di Sleepy Hollow
Titolo originale Sleepy Hollow
Lingua originale Inglese
Paese USA
Anno 1999
Durata 110 min
Audio sonoro rapporto 1,85:1
Genere fantastico, horror
Regia TIm Burton
Soggetto Kevin Yagher, Andrew Kevin Walker
Dal racconto di Washington Irving
Sceneggiatura Andrew Kevin Walker
Produttore Celia D. Costas, Mark Roybal, Scott Rudin, Adam Schroeder, Kevin
Yagher, Andrew Kevin Walker
Produttore esecutivo Francis Ford Coppola, Larry J. Franco
Casa di produzione Paramount Pictures, Mandalay Pictures, American Zoetrope, Karol FilmProductions
Distribuzione (Italia) Cecchi Gori, Cecchi Gori Home Video
Fotografia Emmanuel Lubezki
Montaggio Chris Lebenzon
Effetti speciali Mitchell J. Coughlin, Ron Ottosen, Gary J. Tunnicliffe, Joss Williams
Musiche Danny Elfman
Scenografia Rick Heinrichs
Costumi Colleen Atwood
New York, 1799. Il tribunale spedisce Ichabod Crane, giovane poliziotto, nel nebbioso paesino di Sleepy Hollow con il compito di indagare su una serie di efferati omicidi che ne stanno sconvolgendo la vita
quotidiana. Le teste dei più facoltosi abitanti rotolano una dopo l’altra nella terra umida del bosco limitrofo.
Alcune testimonianze affermano che a tagliarle è un misterioso cavaliere senza testa armato di una spada
affilata. Crane dice di non credere a queste leggende e comincia ad interrogare alcuni notabili del villaggio,
ma ben presto gli omicidi riprendono: prima un padre poi il figlio e una vedova. Cedendo alle insistenze,
Crane va nel bosco a vedere l’albero dove si dice che vengano deposti i morti senza testa. Rimane ferito,
vede arrivare e subito scomparire nella nebbia il cavaliere imprendibile, si convince che qualcosa di più
profondo unisce le disavventure che capitano alle persone più in vista: il dottore, il reverendo, il notaio, il
magistrato. Aiutato da Katrina Van Tassel, la figlia dell’uomo più ricco di Sleepy Hollow, di cui si è innamorato, Crane riesce, tra mille difficoltà, a dipanare l’intricatissima matassa: la matrigna di Katrina era una
strega, che per vendicarsi dei soprusi ricevuti aveva ridotto il cavaliere in proprio potere, governandone
la volontà. Crane recupera la testa, la restituisce al cavaliere, che torna in vita e si porta via la matrigna.
Crane e Katrina arrivano a New York come marito e moglie.
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Il mistero di Sleepy Hollow è una trasposizione cinematografica del 1999, liberamente ispirata al romanzo gotico americano di Washington Irving (La leggenda
della valle addormentata) del 1820 e filtrata attraverso il talento visionario di Burton.
Il film è ambientato nel 1799 e quindi in un periodo in cui la scienza e il pensiero
razionale stavano subentrando al posto delle superstizioni della rivelazione cristiana, ponendo un forte dibattito teologico.
La trama ruota attorno alla figura di Ichabod Crane, un giovane detective dotato
di una fervente devozione verso la scienza, che si serve di tecnologie elaborate
dallo stesso e di metodi investigativi deduttivi particolarmente insoliti per l’epoca.
A causa di una sua critica nei confronti del sistema giudiziario penale, ancora
legato a metodi di indagine medievali, viene trasferito nello sperduto villaggio di
Sleepy Hollow (dove le vittime venivano insolitamente decapitate) a risolvere il
mistero di efferati omicidi. Gli abitanti più influenti della città spiegano al detective
che il colpevole è un mercenario demoniaco di inaudita violenza, soprannominato il Cavaliere Senza Testa, risorto dalla tomba per vendicarsi di essere stato
decapitato a sua volta. Se in un primo tempo vedremo Crane rimanere fedele ai
propri principi scientifici, in seguito vedremo l’abbandono del ragionamento logico
per abbracciare il soprannaturale e la magia e quindi lo scontro tra l’irrazionale
visione del mondo della fantasia e quella razionale, poetica ricorrente all’interno
dell’opera burtoniana.
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TIM BURTON
Ed è proprio grazie a questo che il detective riesce finalmente a risolvere il caso:
il Cavaliere Senza Testa era stato evocato da una strega del paese per vendicarsi
dei soprusi subiti in gioventù, continuando la sua triste funzione di mercenario
anche da non morto, rendendo le sue esecuzioni funzionali ad un ben più sordido
e intricato complotto a base di lussurie, doppi giochi, lotte per l’eredità.
In questo film vediamo molte delle ambientazioni e delle tematiche gotiche,
quest’ultime amplificate dalla presenza di alcuni tratti del cinema dell’Espressionismo tedesco del ‘900: l’utilizzo di chiaroscuri e i colori spenti e opachi danno
al film un aspetto quasi monocromatico, in cui l’unico tono che risalta è il rosso
del sangue dei cadaveri, così come le inquadrature fisse. Questi elementi contribuiscono a dare al film non solo un atmosfera cupa e oscura, ma anche una
sensazione claustrofobica di terrore: come se non ci fosse via di scampo, aspetto
ripreso dal romanzo gotico e che assume l’aspetto di una favola macabra, venata
da una comicità grottesca.
Il regista si serve dei giochi di luce e ombre sia per dare una fisionomia ai luoghi
e ai personaggi e sia per dipingere l’inesorabilità dell’azione del Cavaliere senza
testa, oscura creatura soprannaturale evocata dal passato del villaggio. La magia
partecipa all’azione, bianca e nera, per proteggere o uccidere, mentre la religione
è dipinta come l’oppressiva e bigotta negazione di tutto ciò che è fuori dagli schemi. Burton riprende qui alcuni dei suoi temi tradizionali, come il tema del mostro
come diverso/buono già visto in Edward mani di forbici ed in Nightmare before
Christmas.
Più di un particolare infatti suggerisce come l’essere malvagio non sia il cavaliere (che fu sì malvagio nella sua vita umana) ma la mano (umana) che lo comanda.
Il messaggio di Burton, quindi è sempre quello: il mostro è solo un diverso, il vero
mostro si cela dietro la natura umana.
http://ilvasodpandora.forumfree.it/?t=52462036
http://www.acmi.net.au/2010-09/the-gothic-imagination-of-tim-burton.pdf
pag 32-34
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INFLUENZE ESPRESSIONISTICHE E GOTICHE
LA SPOSA CADAVERE
Titolo originale Corpse Bride
Lingua originale Inglese
Paese USA - Anno 2005
Durata 74 min
Genere animazione, commedia, drammatico
Regia TIm Burton, Mike Johnson
Soggetto John August, Pamela Pettler, Caroline Thompson
Sceneggiatura John August, Pamela Pettler, Caroline Thompson
Produttore Allison Abbate, Tim Burton, Derek Frey, Tracy Shaw
Produttore esecutivo Jeffrey Auerbach, Joe Ranft
Casa di produzione Warner Bros. Pictures, Tim Burton Animation Co., Laika
Entertainment, Patalex productions, Will Vinton Studios
Distribuzione (Italia) Warner Bros
Art Director Nelson Lowry
Fotografia Pete Kozachik
Montaggio Jonathan Lucas, Chris Lebenzon
Effetti speciali Mackinnon & Saunders Moving Picture Company (MPC)
Musiche Danny Elfman
Scenografia Alex McDowell
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TIM BURTON
Victor è il promesso sposo di Victoria. I due non si conoscono minimamente, ma i rispettivi genitori hanno
pianificato il matrimonio pensando di riuscire a renderlo, per le rispettive famiglie, un affare d’oro. Finalmente arriva il giorno in cui Victor e i genitori si recano a casa di Vittoria per fare le prove della cerimonia
di nozze. Durante l’incontro con il pastore Galswells, Victor, però, non riesce a pronunciare e memorizzare la propria parte delle formula. Il matrimonio non potrà aver luogo fino a quando lo sposo non la avrà
imparata. Victor è affranto, si è innamorato di Victoria e si rifugia nel vicino bosco per provare le proprie
battute. Durante le prove della formula, però, infila l’anello in un ramo rinsecchito che spunta dal suolo. In
realtà non si tratta di un ramo, ma della scheletrica mano di una sposa deceduta poco prima di riuscire a
sposarsi. La promessa di matrimonio è valida, e la Sposa Cadavere trascina Victor, il proprio sposo, nella
Terra dei Morti...
La Sposa Cadavere è un film d’animazione girato in stop-motion, interamente
registrato con camere/inquadrature fisse. Il film tratta la storia di una famiglia borghese arricchitasi dalla vendita di pesce che, per aggiudicarsi un posto più alto
nella scala sociale, decide di combinare in matrimonio il figlio Victor Van Dort con
Victoria, primogenita della famiglia Everglot, nobile ma alla completa bancarotta
economica ma che trarrebbe un vantaggio finanziario da questa transazione sentimentale.
Nonostante il matrimonio combinato i due giovani promessi sposi scoprono di
avere affinità in comune e si innamorano, ma l’insicurezza e la rimidezza del carattere di Victor sono fatali: il giovane infatti non riesce a pronunciare le fatidiche
promesse e fugge spaventato nell’inquietante foresta vicino al suo paese. Qui, per
rimediare al suo errore, ripete più volte il suo giuramento:
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INFLUENZE ESPRESSIONISTICHE E GOTICHE
“Con questa mano dissipo i tuoi affanni
Il tuo calice non sarà mai vuoto perché io sarò il tuo vino
Con questa candela illuminerò il tuo cammino nelle tenebre
Con questo anello ti chiedo di essere mia.”
Per rendere perfetto il rito, infine, infila l’anello nuziale in quello che crede un
semplice rametto. Quello che sbuca dal terreno invece si rivela essere lo scheletrico dito di una misteriosa sposa cadavere. La “sposina” pretende così di far valere i
suoi diritti di moglie, e trascina il malcapitato nel Regno dei Morti. Lì le cose vanno
diversamente da quanto si potrebbe credere, mentre la sventurata Victoria attende il ritorno del suo amato, gli insensibili genitori già organizzano nuove e frettolose nozze con il losco Barkis Bittern, che si è trovato nel posto giusto al momento
giusto per ottenere la mano di Victoria. Il giovane Victor sfodererà il suo coraggio
per ricongiungersi alla sua amata e alla fine riuscirà perfino a liberare la Sposa
Cadavere dalla sua maledizione. La Sposa Cadavere non è una storia d’orrore,
come il titolo suggerisce, bensì il racconto dolce e visionario di un amore perduto.
In un periodo in cui la maggior parte delle pellicole d’animazione scelgono con
forza di rivendicare la cittadinanza dell’intera tavolozza cromatica, quella di Burton
rimane in bilico fra due inaspettate gamme di colori
http://www.fantasymagazine.it/film/5580/la-sposa-cadavere/
La pellicola è ispirata da un racconto popolare russo in cui Burton rimane fedele alla narrazione di base, trasposta in una immaginaria epoca simile all’epoca
vittoriana.
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TIM BURTON
Una delle caratteristiche salienti di questa interpretazione cinematografica è
l’umorismo delicato che aleggia nel film e la compassione fiabesca della sua rappresentazione, ad esempio quando Emily (la Sposa cadavere) si trova pateticamente felice nel momento in cui Victor sembra ricambiare finalmente il suo amore.
Il corpo in putrefazione della Sposa Cadavere evidenzia la disintegrazione e la
degenerazione della morte. Ella si sente orribile e cerca a tutti i costi di esaudire
il suo desiderio di essere accettata, tentando di assomigliare il più possibile alla
ragazza affascinante che era una volta, come se fosse ancora nel mondo dei vivi
dove l’apparenza è più importante di qualsiasi altra cosa. Ma nonostante la larva
che fuoriesce dal suo occhio, e la sua decomposizione evidente, la ragazza appare con un carattere molto più coraggioso e ottimista del protagonista Victor.
Nella scena in cui Victor incontra per la prima volta la Sposa Cadavere, Burton
estrapola molte delle convenzioni associate con l’orrore gotico: una selva oscura
con alberi inquietanti, corvi, suono drammatico di una tempesta, una mano che
emerge dalla tomba, una donna svolazzante in un abito bianco traslucido, un cimitero.
Tuttavia, una volta che Victor entra nel mondo dei morti, l’immaginario convenzionale associato con la morte lascia il posto ad un colorato e pazzo luogo pieno
di musica e divertimento. Qui troviamo il ribaltamento della percezione di mostruosità. E’ il mondo dei vivi ad esalare morte e putrefazione e ad opprimere con i suoi
colori monocromatici; il mondo infero è, invece, colorato e pieno di vitalità.
Le figure eccentriche che popolano il mondo dei morti sono rappresentate con
un carattere allegro e dolce, essi sono felici perché riescono ad accogliere la propria diversità, come se gli abitanti fossero stati liberati dai vincoli e dall’ipocrisia
della morale borghese. Perfino il cuore ormai fermo della Sposa Cadavere, ha palpiti d’amore per il suo Victor. (memorabile la battuta del perfido Bittern: un cuore
può ancora spezzarsi dopo che ha smesso di battere?)
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INFLUENZE ESPRESSIONISTICHE E GOTICHE
Corpse Bride può essere considerata la pellicola più completa dell’opera cinematografica di Burton. Il film rappresenta un’esplorazione del rapporto tra la
vita e la morte e propone una rappresentazione particolarmente ludica e positiva
dell’idea di aldilà: la vita e la morte sono due aspetti dell’esperienza umana inestricabilmente intrecciati tra loro.
http://www.acmi.net.au/2010-09/the-gothi
http://www.acmi.net.au/2010-09/the-gothic-imagination-of-tim-burton.pdf,
Pag 29- 31
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TIM BURTON
CONCLUSIONI
Tim Burton è essenzialmente un creatore di mondi e di personaggi outsider che
lottano contro i perbenismi borghesi, le istituzioni e il conformismo in cui è immerso il mondo reale.
Al di là di ogni valutazione sulla struttura drammaturgica dei suoi film, non si può
non riconoscere al regista la capacità di aver inserito nell’immaginario collettivo
un’intera popolazione di micro-esistenze, di paesaggi e ambientazioni visionari ma
immediatamente riconoscibili. E’ un mondo in cui dolore e allegria si rincorrono,
in cui la crudele realtà si permea dei colori della favole, per respingerli e trattenerne solo i toni più cupi. Tim Burton descrive il presente con tratti di matita e colori
nostalgici, le sue vernici affiorano leggere e romantiche, catturano particolari della
realtà per catapultarli in nuovi mondi.. Ma, soprattutto, Tim Burton ama l’auto-ritratto. C’è sempre lui nello sfondo delle sue opere, nelle sue favole, nei suoi tratti
di matita, nelle sue pennellate. C’è una personalità scissa che si moltiplica e si
dona attraverso i media e attraverso l’arte. L’io timburtiano assurge a stile di vita,
ad una maniera vendibile di approcciarsi all’esistenza.
Tutti gli attori feticci di Tim Burton hanno caratteristiche immediatamente riconducibili al loro regista; tutti i mostriciattoli di Tim Burton presentano un tratto fisico
del loro autore. A cominciare da Vincent: quel ragazzino dai capelli ricci, grigi e
spennacchiati che vorrebbe tanto diventare un poeta del male, pittore dei risvolti
cupi dell’animo umano e delle dimensioni della morte. E proprio la morte è uno
dei tanti temi affrontati dalle opere di Burton. Esorcizzata attraverso il gioco, attraverso la commistione di violenza e commedia, di horror e favola, la morte è vista
dall’artista come un’ulteriore dimensione, l’unica in cui i suoi altri mondi sono possibili, l’unica a contrapporsi in maniera definitiva alla pesantezza della vita reale.
http://www.teknemedia.net/magazine_detail.html?mId=7688
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INFLUENZE ESPRESSIONISTICHE E GOTICHE
BIBLIOGRAFIA
-Burton T., 1997, Morte malinconica del bambino ostrica, Traduzione di Nico
Orengo, Enaudi Stile libero, Torino, pp. 1-137.
-Ferenczi A., 2010, Maestri del cinema – Tim Burton, Cahiers du
Cinema,Parigi, pp. 1-103.
-Serenellini M., 2012, Tim Burton – Sono l’amico dei mostri, in La Domenica di
Repubblica, Repubblica 18 Marzo 2012, n. 368, pp. 29-31.
-Spanu M., 1997, Tim Burton, Il castoro cinema, Milano, pp. 1-174.
SITOGRAFIA
I siti utilizzati per reperire informazioni e immagini sono citati nel corpo del
testo
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Un breve percorso attraverso l’opera dello straordinario Tim Burton e sui contatti che le sue creazioni hanno con il gusto gotico ed il cinema espressionista

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